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Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché è da Dio che sono uscito e sono venuto; perché non sono venuto da me stesso, ma è lui che mi ha mandato.

Gv 8 Vs 42


Titolo: La differenza tra l'ascolto e il vedere e la funzione del Figlio di Dio.


Argomenti: La capacità di amare Cristo. "Padre" è ciò in cui noi giustifichiamo la nostra vita. Le conseguenze di eleggere un padre diverso da Dio. Noi non possiamo dare significato alle cose. La perdita del senso della vita. Per amare Cristo bisogna avere Dio come padre. Cambiare la paternità spirituale. I due ascolti. I segni di Dio arrivano ovunque. I segni di Dio ci convocano alla Presenza di Dio attraverso il pensiero. Si va al Figlio per vedere quello che si è ascoltato dal Padre.


 

12/Gennaio/1986  Casa di preghiera Fossano.


Siamo al versetto 42 del capitolo ottavo.

Gesù disse loro: "Se Dio fosse vostro padre mi amereste, perché è da Dio che sono uscito e sono venuto, giacché non sono venuto da me stesso ma è Lui che mi ha mandato".

Anche qui dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato abbiano per la nostra vita personale, queste Parole di Gesù, questa dichiarazione, questo "se": "Se Dio fosse vostro padre mi amerete".

Cioè dicendo "se", già ci annuncia una condizione.

Una condizione che condiziona l'amore.

Poiché qui Gesù dichiara apertamente che per amare Lui bisogna avere Dio come padre.

Ѐ l'argomento di oggi: proprio questa condizione qui.

Per cui già ci rivela che noi non siamo liberi di amare.

Abbiamo visto le volte scorse, come a seconda di ciò o di chi noi abbiamo come padre, sia determinato, si determini il nostro campo d’interesse, il nostro campo di ascolto e quindi la nostra capacità di ascolto.

Qui scopriamo che a seconda di ciò o di chi noi abbiamo per padre, si determina in noi la capacità di amore.

E se noi non abbiamo Dio come padre, non abbiamo la capacità di amare Cristo: "Se Dio fosse vostro padre mi amereste".

E qui già si prospetta un problema grosso che poi vedremo.

Intanto dobbiamo precisare che cosa si debba intendere, che cosa s'intenda per "padre".

Padre è ciò che giustifica la nostra vita, ciò in cui noi giustifichiamo la nostra vita.

Noi riceviamo la vita non per opera nostra, non per iniziativa nostra.

La vita la riceviamo, per cui c'è un padre naturale da cui noi riceviamo la vita, l’esistenza.

Poi vivendo noi, a poco per volta, finiamo di dedicare la nostra vita a ciò cui ci applichiamo, soprattutto a ciò cui noi dedichiamo il nostro pensiero.

Ne deriva a un certo punto un capovolgimento, è quello che molte volte abbiamo annunciato, dicendo che diventiamo figli delle nostre opere, cioè noi vivendo per-, diventiamo figli di-.

Ciò per cui noi viviamo, a un certo momento diventa nostro padre e diventando nostro padre ci condiziona.

Ci condiziona il campo d’interesse, ci condiziona il campo d'ascolto, ci condiziona il campo dell'amore.

Ѐ un capovolgimento e noi finiamo di avere come padre quello che vogliamo noi, quello che desideriamo noi: "A ognuno sarà dato ciò che avrà voluto avere".

Soprattutto a ognuno sarà dato il padre che avrà voluto avere.

Ma se questo padre qui ci condiziona, evidentemente qui si crea un rapporto di dipendenza che si chiude in un cerchio.

Gesù poi lo precisa: "Chi fa il peccato resta schiavo di esso".

Si chiude un cerchio per cui noi veniamo tagliati fuori, tagliati fuori dalla Verità.

Poiché in verità, noi dovremmo essere figli di Colui che vuole noi e non avere come padre colui che vogliamo noi o ciò che vogliamo noi.

Cioè, noi dovremmo avere come padre il Creatore che ha dato a noi l'esistenza, allora noi qui resteremmo nella Verità e noi dovremmo essere figli di Colui che ha dato a noi l'esistenza.

Se invece noi vivendo per-, diventiamo figli di-, noi qui abbiamo come padre il nostro prodotto, è qui che avviene l'inversione di marcia, un capovolgimento.

Ora succede che facendo così, noi seminiamo in noi un seme di svuotamento di tutta la nostra vita.

Svuotamento prima di tutto della nostra anima è poi anche svuotamento del senso, del significato, di tutta la nostra esistenza.

Poiché noi non possiamo dare il significato alle cose come vogliamo noi.

Il significato è una scoperta che noi possiamo fare ma, non è un attributo che noi possiamo dare.

I segni arrivano a noi senza di noi ma, il significato delle cose non arriva a noi senza di noi però, non è "invenzione" nostra.

Noi non possiamo attribuire alle cose il significato che vogliamo, noi possiamo scoprire il significato.

Il significato viene dalla Verità e soltanto in quanto una cosa è fondata sulla Verità noi possiamo trarre il significato.

Ma quando i nostri rapporti di vita, non sono fondati sulla Verità noi, non possiamo dare significato alle cose.

Noi possiamo giustificarci con il lavoro e a un certo momento il lavoro diventa nostro padre e noi viviamo per il lavoro e il lavoro dà il significato alla nostra vita ma noi, non ci rendiamo conto che abbiamo seminato un principio di annullamento di valori nella nostra vita.

Come vivendo per mangiare: il mangiare non dà significato alla nostra vita, poiché si mangia per vivere ma, si vive per che cosa?

Noi mangiamo per vivere ma, se capovolgiamo i termini e finiamo di vivere per mangiare, noi annulliamo il significato della nostra stessa vita e annullando il significato della nostra stessa vita noi a un certo momento ci rendiamo la vita invivibile, poiché non possiamo vivere cioè, non possiamo volere quelle cose che non hanno più senso, che non hanno più significato per noi.

Ecco per cui la maggior parte degli uomini vivendo, poco per volta viene ad assistere allo svuotamento del senso della propria vita e quindi all'impossibilità di vivere: la vita perde di significato, la vita perde senso.

Portato alle estreme conseguenze, questo deriva dal fatto che abbiamo messo come padre altro da Dio.

Dio solo è la Verità e soltanto partendo da Dio come Principio e quindi ponendo Dio come principio, quindi come padre, noi abbiamo la possibilità di restare nel significato delle cose, nel significato di vita, perché siamo fondati sulla Verità e quindi la vita diventa visibile.

In caso diverso la vita diventa insopportabile.

Abbiamo detto che Gesù dicendo qui: "Se Dio fosse vostro padre mi amereste" ci apre un problema, un dilemma grave, poiché ci fa pensare che per amare Lui bisogna già avere Dio come padre, cioè bisogna essere figli di Dio.

D'altronde già precedentemente Lui aveva detto che solo chi ascolta il Padre, può ascoltare Lui, può seguire Lui, può intenderlo.

Solo chi è attratto dal Padre può andare a Lui.

Per questo dirà poi dopo ai farisei: "Per questo voi non potete sopportare le mie Parole perché non siete da Dio".

Ora il fatto di essere da Dio, vuol dire avere Dio come padre.

Il fatto di avere Dio come padre, vuol dire essere figli di Dio.

Il problema grosso, il dilemma è questo: se la condizione per amare, per seguire, per intendere, per ascoltare il Cristo, è quello di essere già figli di Dio qui è un altro cerchio che si chiude.

Abbiamo detto che ciò o colui che noi abbiamo come padre ci condiziona nella capacità di ascolto, ci condiziona nella capacità di amare, quindi o si è figli di Dio e allora si ha la possibilità di riconoscere tutto quello che è da Dio, si ha la possibilità di intendere e di vedere ciò che viene da Dio o non si è figli di Dio, cioè se si ha un altro padre, non si ha assolutamente la possibilità di riconoscere ciò che viene da Dio.

Gesù lo dice: "Se Dio fosse vostro padre mi amereste", cioè non si ha la possibilità di amare Gesù e se non si ha la possibilità di amare Gesù, cioè non si ha la possibilità di riconoscere che Lui viene da Dio, non lo si può seguire, non si può intendere e quindi non si può essere salvati e qui è un altro cerchio che si chiude, poiché ci si viene a trovare nell'impossibilità di seguire il Cristo il quale è venuto per salvarci.

Ma è venuto per salvare solo i figli di Dio?

Se coloro che lo possono riconoscere, ascoltare, amare debbono essere figli di Dio, perché coloro che non sono figli di Dio non lo possono ascoltare e non lo possono amare, se coloro che lo ascoltano sono già figli di Dio, sono da Dio, non hanno bisogno di essere salvati.

Chi è figlio di Dio, non ha bisogno di trovare il Figlio di Dio per diventare figlio di Dio, evidentemente, sarebbe un assurdo.

D'altronde chi ha un altro padre, evidentemente viene tagliato fuori, non ha la possibilità di riconoscere ciò che viene dal Dio.

E non avendo la possibilità di riconoscere ciò che viene da Dio, non ha la possibilità di essere salvato, perché ognuno può essere salvato solo attraverso ciò che viene a noi da Dio.

Cioè la salvezza è tale in quanto ha l'iniziativa in Dio, non l'iniziativa in noi.

Ma per riconoscere che l'iniziativa è in Dio bisogna essere da Dio.

Però noi sappiamo che Dio vuole salvare tutti.

Dicendo tutti non vuole intendere soltanto i figli suoi e d'altronde i figli suoi non hanno bisogno di essere salvati ma, dicendo "tutti" intende tutti, soprattutto quelli che hanno un altro padre allora qui il problema diventa questo: è possibile quando si ha un padre cambiarlo?

E per cambiarlo quali sono le condizioni?

Avendo un padre diverso da Dio, non si ha la possibilità di vedere ciò che arriva a noi da Dio, poiché il campo d'interesse si restringe.

Già questo ci fa intuire il rischio grande in cui si trova ogni creatura che è fatta per la salvezza: il rischio di essere tagliata fuori, di essere tagliata fuori dalla Verità, poiché si diventa impotenti a riconoscere ciò che viene da Dio.

Siccome la salvezza viene solo da Dio, si può diventare impotenti a riconoscere la via per arrivare a Dio.

Ecco come si prospetta sulla strada di ogni uomo il concetto d’irreversibilità.

Per cui si resta chiusi fuori e non sia più la possibilità di uscirne.

Ci si trova davanti a una porta chiusa senza avere la possibilità che questa porta si apra.

C'è questa prospettiva e già lo si intuisce appunto perché noi non siamo liberi.

Qui è chiaro che noi non siamo liberi di amare ma, se la condizione per poter giungere alla salvezza è quella di amare, evidentemente se non siamo liberi di amare, non possiamo giungere alla salvezza.

Non siamo liberi perché siamo condizionati da ciò che noi abbiamo come padre.

Abbiamo detto che Dio vuole salvare tutti.

Ora Gesù qui ha una parola nel Vangelo, dice: "Chi ha ascoltato il Padre viene a Me".

Dobbiamo tenere presente che Dio essendo onnipotente, ha la possibilità di far arrivare la sua Parola a tutti.

Dio si annuncia a tutti.

Dio anche nell'inferno si annuncia e anche il dannato, anche il demonio non lo possono smentire.

La Verità s'impone su tutti.

Però alla Verità bisogna accedere non quando essa s'impone, bisogna accedere quando abbiamo la possibilità di eleggerla e di eleggerla interiormente.

Cioè Dio si annuncia ovunque e quindi si annuncia a tutti, ma l'annuncio non è la conoscenza di Lui, l'annuncio è un segno.

I segni di Dio arrivano a tutti, anche coloro che hanno altri padri, anche ai morti dice la Bibbia, anche nelle tombe i segni di Dio penetrano e arrivano.

Non c'è luogo, né in cielo, né in terra o nell'inferno, dove non si odano i segni di Dio.

E Gesù dice: "Chi ha ascoltato".

Dunque Dio si fa ascoltare da tutti (con i segni) però Gesù dice: "Chi ha ascoltato", evidentemente c'è una differenza tra Dio che si fa ascoltare e poi questo: "Chi ha ascoltato".

Perché Gesù dice: "Chi ha ascoltato il Padre viene a Me".

Quindi non è che l'uomo sia libero di andare a Cristo, non è libero di amare abbiamo detto, è libero chi ha ascoltato il Padre.

L'ascolto, il verbo "ascoltare" ha due aspetti.

C'è quell'ascolto che arriva a ogni uomo senza di lui: Dio fa sentire i suoi segni ovunque, si fa ascoltare da tutti, anche nell'inferno ma, questo è un ascolto che arriva all'uomo senza l'uomo.

Per cui l'uomo non può non ascoltare, non può dire non ho udito.

La Parola di Dio s'impone come segno.

E poi c'è l'ascolto dell'uomo che, avendo ricevuto il segno vuole ascoltare.

Qui abbiamo adesso l'uomo che si dedica, che applica la sua attenzione.

E qui abbiamo quel: "Chi ha ascoltato il Padre", avendo sentito il segno di Dio si è aperto ad ascoltare, allora c'è quest’apertura.

Questa possibilità, quest’apertura Dio ce la dà se teniamo presente che i segni di Dio, essendo Parole di Dio, ci convocano alla Presenza di Dio.

Dio facendo i segni di Sé, si fa pensare.

Dio si fa pensare da tutti.

Infatti, Dio è Colui che nessuno può ignorare.

Perché noi diciamo che Dio è Colui che nessuno può ignorare?

Perché i segni di Dio arrivano ovunque.

Quindi Dio è Colui che il diavolo non può ignorare, che gli angeli non possono ignorare, che nel purgatorio nessuno può ignorare, che sulla nostra terra nessuno può ignorare.

Dio può essere bestemmiato, trascurato, però nessuno lo può ignorare, perché i segni suoi arrivano dappertutto.

I segni di Dio sono trascendenti, quindi non dipendono dalla creatura.

Ma se i segni di Dio non possono essere ignorati da nessuno, in quanto giungono alla creatura, in quel punto, quando giungono alla creatura convocano la creatura a pensare Dio.

La creatura è convocata alla Presenza di Dio.

I segni di Dio ci convocano alla sua Presenza.

Come ci convocano?

Ci convocano soltanto attraverso il pensiero.

Solo attraverso il pensiero perché, solo attraverso il pensiero noi, abbiamo la possibilità di uscire dal mondo in cui ci troviamo, di cui noi siamo schiavi, di cui siamo dipendenti, dall'ambiente in cui troviamo.

L'unica possibilità che noi abbiamo di uscire, l'abbiamo col pensiero.

Ma questa possibilità del pensiero non è libera cioè, questa possibilità del pensiero l'abbiamo soltanto quando la Parola di Dio arriva a noi, quando il segno di Dio arriva a noi.

Quindi il segno di Dio arrivando a noi convoca il nostro pensiero alla presenza di Dio.

Ma allora qui abbiamo una proposta da parte di Dio (fino a un certo punto), perché se ci libera facendoci arrivare i suoi segni, se ci libera dalla situazione in cui non ci troviamo, ci libera anche dalla situazione di dipendenza dalla paternità in cui noi attualmente ci troviamo.

E portandoci alla Presenza di Dio ci offre la possibilità di una crisi nella nostra paternità e di un riconoscimento della vera paternità.

Per cui Gesù dice: "Chi ha ascoltato".

Allora chi è stato convocato alla Presenza di Dio, in quanto ha ricevuto il segno di Dio ed è stato convocato alla Presenza di Dio e alla Presenza di Dio adesso ascolta, allora questi ha la possibilità di andare a Cristo, perché la possibilità di andare a Cristo viene dal Padre.

La possibilità di riconoscere Colui che viene da Dio, viene a noi da Dio, in quanto l'abbiamo come padre.

Ma noi non possiamo averlo come padre se Dio stesso non ci manda il suo segno, quindi se non ci convoca alla sua Presenza.

Convocati alla sua Presenza non è che noi siamo già figli di Dio.

Ascoltare non è ancora vedere.

Se noi adesso abbiamo ascoltato la Verità che ci viene annunciata attraverso i segni di Dio, noi l'abbiamo ascoltata, abbiamo posto mente, abbiamo qui adesso la possibilità di mettere in crisi la nostra paternità, la paternità che noi abbiamo voluto nella nostra vita dedicandoci alle cose un mondo e di eleggere, di riconoscere un'altra Paternità.

A questo punto qui noi, non è che siamo diventati figli di Dio, perché altrimenti Gesù non avrebbe detto: "Chi ha ascoltato il Padre viene a Me", quale sarebbe lo scopo di andare al Figlio di Dio se fossimo già figli di Dio?

Se Gesù dice: "Chi ha ascoltato il Padre viene a Me", per quale motivo noi dovremmo andare a Lui?

Avendo ascoltato il Padre, perché si va al Figlio?

Si va al Figlio per vedere quello che si è ascoltato.

Quindi c'è una differenza tra l'ascoltare e il vedere.

Quando arrivano i segni di Dio ci convocano col pensiero alla Presenza di Dio ma, noi non vediamo Dio, non lo possiamo smentire ma non lo vediamo.

Quindi noi ascoltiamo il rumore di Dio ma non vediamo la sorgente del rumore.

Però se noi abbiamo ascoltato il rumore di-, questo desiderio di vedere la Sorgente, adesso ci conduce al Cristo.

Allora è il desiderio di vedere il Padre che si è annunciato a noi, che conduce noi al Cristo, al Figlio di Dio affinché il Figlio di Dio ci conduca a vedere il Padre.

Soltanto vedendo il Padre adesso si ha la possibilità di nascere dal Padre e si diventa figli di Dio.

Per cui quanti hanno ascoltato il Figlio di Dio, a costoro il Figlio dà la possibilità, la potenza di diventare figli di Dio.

Quindi questa diversità che c'è tra l'ascolto e il vedere è la funzione del Figlio di Dio che raccoglie però, soltanto coloro che hanno ascoltato il Padre.