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Ora invece voi cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità quale ho udita da Dio, Abramo non fece così.

Gv 8 Vs 40


Titolo: Riconoscere la Verità di quello che il Figlio ci dice.


Argomenti: Il criterio per riconoscere i figli di Dio. Il criterio per conoscere la Verità di quello che ci viene detto. Cị che rende responsabile l'uomo è la possibilità di conoscere. Dedicarci a cị che la parola annuncia. Seguire l'annuncio. La responsabilità dell'uomo sta nell'impegnarsi o meno nella Parola di dio che gli è giunta. Verificare la Parola che ci è annunciata. Restare nel dubbio.


 

29/Dicembre/1985  Casa di preghiera Fossano.


Siamo al versetto 40.

Gesù qui dice ai farisei: "Ora invece voi cercate di uccidere Me che vi ho detto la Verità, quale ho udita da Dio, Abramo non fece così".

Domenica scorsa abbiamo visto il criterio per riconoscere i figli di Dio e abbiamo osservato che questo criterio sta in quello che Gesù dice.

"Fate le opere di-", "Se siete figli di-,  fate le opere di-"

I figli di Dio si riconoscono in questo: fanno l'opera di Dio.

Fanno quello che vedono fare a Dio.

Fintanto che non abbiamo la possibilità di vedere quello che fa Dio e come lo fa Dio, noi non possiamo fare quello che fa Dio, non possiamo fare le opere di Dio e quindi non possiamo essere figli di Dio.

Gesù che è venuto per dare per dare a tutti gli uomini la possibilità di diventare figli di Dio, è venuto a dare a tutti gli uomini la possibilità di vedere, di conoscere, di contemplare quello che fa il Padre.

In modo da poter avere la nostra ragione, la nostra giustificazione nel Padre, in Dio e non in altro.

Perché ognuno di noi, l'abbiamo visto domenica scorsa, vivendo finisce col diventare figlio di un padre, di eleggere il proprio padre.

Ed ognuno elegge come suo padre cị cui dedica il suo interesse principale nella sua vita.

Vivendo giorno dopo giorno per un determinato interesse, noi senza rendercene conto, scegliamo un padre di cui noi diventiamo figli.

E abbiamo notato che avendo un padre si è condizionati dal campo d’interessi del padre e il campo d'interesse è poi quello che determina il nostro campo di ascolto, la nostra capacità di ascolto, per cui si è fatti incapaci di ascoltare altro.

Man mano che viviamo, noi scegliendo un certo padre, diventiamo sempre più capaci d'ascoltare solo cị che riguarda questo padre e incapaci d'ascoltare altro.

Stiamo andando verso una grande unificazione, o unificazione in Dio o un'unificazione in cị che non è Dio.

Ora avendo visto il criterio attraverso il quale possiamo riconoscere i figli di Dio, adesso abbiamo la possibilità di approfondire il criterio per conoscere la Verità di quello che ci viene detto.

Poiché Gesù qui dice: "Vi ho detto la Verità che ho udito da Dio".

Qui Gesù dichiara: "Voi cercate di uccidere Me", già precedentemente aveva detto: "Voi cercate di uccidere Me, perché la mia Parola non penetra in voi".

Adesso dicendo: "Voi cercate di uccidere Me che vi ho detto la Verità che ho udita da Dio" ci fa capire come la sua Parola è la Verità quale Egli ascolta dal Padre, ascolta da Dio.

Questo lo dice Gesù.

Il fatto che lo dica Lui non significa che le sue Parole siano vere.

Lui dice questo ma, noi dobbiamo chiederci quei farisei, cioè coloro che allora lo stavano ascoltando e noi stessi oggi, come possiamo riconoscere che le Parole che Gesù ci dice siano la Verità che Lui ha ascoltato da Dio?

Non basta che Lui lo dica, anche un pazzo potrebbe dire: "La mia parola e verità.

Questa Parola vincola, in quanto è accessibile a colui che ascolta.

Quindi non basta che ci sia uno che dica queste cose, bisogna che queste cose, le possa riconoscere colui o coloro che le ascoltano.

In quanto Gesù dice: " Vi ho detto la Verità come l'ho udita o come l'ascolto dal Padre" evidentemente questa Parola qui, vincola e rende responsabili della risposta coloro che ascoltano.

In quanto coloro che ascoltano la possono riconoscere come Parola ascoltata da Dio.

Gesù stesso sulla croce dice: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno" e ci fa capire come il fatto di non conoscere possa essere una giustificazione, possa ottenere il perdono.

Pe dice anche altrove rivolto a Gerusalemme: "Gerusalemme Gerusalemme quante volte ho cercato di raccogliere i tuoi figli, ora questo tempo per te è finito perché non hai conosciuto l'ora in cui sei stata visitata" e quindi qui apparentemente c'è una contraddizione, perché mentre da una parte rivolto al Padre dice: "Perdona loro perché non sanno quello che fanno", qui invece condanna Gerusalemme e Gerusalemme rappresenta l'anima di ogni uomo.

Condanna Gerusalemme perché non ha conosciuto.

E allora qui dobbiamo andare a fondo perché abbiamo detto che ogni volta che c'è una contraddizione, c'è un invito che il Signore ci fa ad approfondire, perché presso la Verità non ci sono contraddizioni.

Evidentemente il non conoscere, a un certo momento diventa colpa ma quando questo non conoscere diventa colpa in noi?

Noi ci chiediamo: avevano la possibilità di conoscere che la Parola che Gesù diceva l'aveva ascoltata dal Padre, da Dio?

Avevano la possibilità di riconoscere che era la Verità?

Chi riconosce la Verità non pụ fare meno di amarla e allora come mai qui Gesù dice: "Voi cercate di uccidermi?".

C'è un fatto a monte della conoscenza, qui ci dobbiamo chiedere: avevano la possibilità di conoscere?

Quello che rende responsabile l'uomo non è mica la conoscenza ma, è la possibilità di conoscere.

C'è una differenza tra la possibilità di conoscere e il conoscere.

Qui ci chiediamo, costoro che stavano ascoltando (e quindi anche noi) queste Parole che diceva Gesù: "La Verità che ho ascoltato dal Padre", avevano la possibilità di capire che le Parole che Lui diceva erano la Verità udita da Dio?

Qui dobbiamo riflettere e pensare su che cosa è una parola.

La parola è un segno e come segno ci richiama sempre a ciò che essa significa, a ciò che essa annuncia, ci fa pensare a-.

Ora la parola in quanto giunge a noi e giunge a noi senza di noi, ci conduce a pensare a ciò che essa annuncia, altrimenti non la capiamo.

Il fatto di farci pensare a ciò che annuncia, a ciò che la parola annuncia, ci porta alla presenza di questo.

Ѐ proprio di fronte a questa presenza che noi possiamo impegnarci in ciò che essa annuncia o possiamo non impegnarci.

In questi giorni abbiamo visto l'annuncio (la Parola quindi) nella notte ai pastori che vegliavano sul gregge nei pressi di Betlemme.

E l'annuncio degli angeli è stato: "Vi dico, vi annuncio una grande gioia, nella città di Davide, oggi è nato il Salvatore che sarà motivo di gioia per tutte le genti".

E abbiamo visto come questi pastori, avendo ricevuto l'annuncio (la parola), siano partiti, lasciando il loro gregge per andare a vedere, potevano non andare a vedere.

Ora l'annuncio ha detto loro, ha annunciato, ha fatto pensare loro che nella città di Davide che era Betlemme, era nato il Salvatore.

Loro di fronte a quest’annuncio, hanno valutato, hanno scelto tra la cura del loro gregge su cui essi vegliavano durante la notte e l'andare a vedere cị che la Parola di Dio avevano annunciato loro.

Ma il Vangelo ci dice che essi partirono, andarono a Betlemme e trovarono il bambino Gesù con sua madre.

Videro.

Ecco la Parola di Dio quando arriva a noi senza di noi, ci fa pensare a ciò che Essa annuncia ma, pensando a quello che Essa ci annuncia, noi adesso possiamo impegnarci in questo o meno.

In questo momento qui scatta la responsabilità e siamo sempre in un tratto precedente alla conoscenza.

Se ci impegniamo in quello che la Parola ci annuncia, allora possiamo conoscere, possiamo vedere e vedendo allora esperimentiamo e allora riconosciamo la verità di ciò che c'è stato detto.

Quei pastori andando Betlemme videro Gesù e Maria sua madre e quindi constatarono la verità di quello che era stato loro detto.

Se essi non fossero andati a verificare la Parola, l'annuncio ricevuto non sarebbe stato annullato ma, in loro sarebbe sempre rimasto il dubbio: "Era vero oppure era un sogno?"

E nessuno li avrebbe potuti liberare da questo dubbio, poiché essi non hanno esperimentato ciò che è stato detto, non hanno verificato la verità della Parola che era arrivata loro.

La Parola è la Parola di Dio è la Parola di Verità, pe non è sufficiente che arrivi a noi.

Noi per verificare che questa Parola sia vera, noi dobbiamo andare a vedere quello che ci è stato annunciato e possiamo non andare.

Se non andiamo, non annulliamo la Parola, la Parola rimane, pe non esperimentiamo la Verità di essa e quindi restiamo nel dubbio.

Quando si è nel dubbio si cade poi balia di tutti sentimenti, di tutte le cose che si dicono nel mondo, di tutte le impressioni e non si è liberi.

La libertà ci viene data soltanto quando la Parola di Dio arriva a noi, ci offre la possibilità.

Qui la Parola di Dio ai pastori ha annunciato la nascita di Gesù a Betlemme.

Qui la Parola di Gesù parla di Dio e in quanto parla di Dio, fa pensare a Dio.

In quanto coloro che ascoltano sono condotti dalla Parola (che arriva loro senza di loro), la Parola offre loro la possibilità di partire, per andare a vedere quello che è stato annunciato.

Se uno parte e va, allora vede e vedendo riconosce: "Questa Parola mi aveva detto la verità" e allora riconosce che è Parola di Dio.

Ma senza questa nostra partenza, senza questa nostra dedizione a cị che è stato annunciato, ci rimane il dubbio: "Ma chi mi assicura che questa Parola qui sia vera?".

Allora noi vorremmo toccare, vedere, prima ancora per poter credere e faremmo un errore grossolano perché non arriveremmo certamente a vedere.

La condizione per arrivare a vedere è quella di credere alla Parola, di partire, di impegnarci in quello che la Parola ci annuncia.

In quanto qui ci annuncia Dio, soltanto se noi ci occupiamo di Dio, da Dio (ecco per cui c'è una relazione con i figli di Dio) noi possiamo adesso, vedere che questa Parola qui e Verità, riconoscere che quello che Gesù ha detto è vero.

Cioè la Verità si riconosce soltanto nella Verità e dalla Verità, solo i figli di Dio possono riconoscerla.

Solo in quanto si nasce da Dio, si vede l'opera di Dio, si può riconoscere la Verità di quello che ci viene annunciato.

In caso diverso non restiamo nel campo degli annunci ma, nel campo degli annunci, quando noi personalmente non abbiamo esperimentato quello che ci viene detto, noi restiamo nel campo del dubbio e nel campi del dubbio, pur non potendo annullare la Parola di Dio che ci è arrivata (perché la Parola di Dio è superiore a noi), noi restiamo schiavi del mondo.

La Parola di Dio non la possiamo annullare, peṛò non la possiamo verificare perché, per poterla verificare bisogna nascere da Dio cioè bisogna occuparci di cị di cui la Parola ci parla e occuparci al punto da vedere questa Parola che nasce da Dio.

Soltanto in quanto noi la vediamo nascere da Dio come l'ha vista il Figlio di Dio, Gesù, soltanto così noi possiamo riconoscere la Verità di quello che Lui ci dice.