E gli dicono: "Maestro, questa donna è stata
sorpresa in flagrante delitto d'adulterio.
Gv 8 Vs 4
Titolo: La
lettera e lo spirito.
Argomenti: Nella notte si forma la
capacità di dedizione a Dio. Le due anime che escono dalla notte. Apparenza e realtà.
La Realtà è Dio che parla ad
ogni uomo. Nel
fine si rivela lo spirito. Non tenere conto di Dio nei nostri problemi. Dio
è la componente principale di tutti i nostri problemi. Trascurando
il Fine, trascuriamo lo Spirito. L'uomo ha la possibilità di
astrarre. L'uomo tende a rubare a Dio
e priva così le cose del loro Valore.
La legge del contrappasso.
5/Febbraio/1984
Fossano.
Qui scribi e farisei,
giungono alla presenza di Gesù e conducendogli quella donna che avevano
sorpreso nella notte in flagrante adulterio gli dicono: "Questa donna è
stata colta in flagrante delitto di adulterio".
Anche qui dobbiamo
chiederci quale lezione e quale significato Dio vuole dare noi per la nostra
vita personale, nei nostri rapporti con Lui, presentandoci questi scribi e
questi farisei che gli conducono una donna colta nel delitto, colta
nell'adulterio.
Abbiamo detto che tutti
escono da una notte e vengono tutti quanti a trovarsi di fronte all'alba di
fronte al Verbo che ammaestra tutti gli uomini, perché tutti gli uomini sono
ammaestrati da Dio.
Verrà il giorno in cui
tutti saranno ammaestrati da Dio ma quel "verrà" (futuro) è rivelazione
di ciò che già oggi avviene, poiché presso Dio non esiste passato, non esiste
futuro ma esiste la rivelazione di quello che Dio è ed a cui ogni uomo è
chiamato a giungere; ora se Gesù dice che verrà un giorno in cui tutti saranno
ammaestrati da Dio, questo vuole dire che verrà un giorno in cui ognuno
prenderà coscienza di essere sempre stato in tutto ammaestrato da Dio, fin dal
primo giorno della sua esistenza.
Quel "verrà" è da
applicarsi non a Dio ma alla creatura, quindi verrà un giorno in cui (Parola di
Dio) noi prenderemo coscienza che in tutto nella nostra vita è sempre stato Dio
ad ammaestrarci, perché uno solo è il Creatore e uno solo è il Signore.
Parlando della notte
abbiamo visto che questa ci viene data per raccogliere nell'unità tutti i dati
che Dio ci fa arrivare e abbiamo visto che due sono le grandi tappe del nostro
cammino prima di arrivare all'alba; abbiamo la tappa delle cose che arrivano a
noi senza di noi, i segni, i segni di Dio.
Tutto ciò che arriva a noi
senza di noi non è comprensibile da noi, noi vediamo i segni, riceviamo le
impressioni che le cose provocano su di noi ma non comprendiamo il significato
di queste cose e questo è il giorno della creazione di Dio, creazione che
continua nella nostra vita e poi c'è invece il tempo in cui ognuno di noi è
chiamato a raccogliere tutto quello che gli è dato, per intenderlo nel
Principio e qui abbiamo l'intelligenza delle cose, abbiamo il significato delle
cose.
Questo significato si
attinge proprio in quanto si riporta o si ritorna ogni dato ricevuto nel
Principio che è Dio Creatore di tutte le cose attraverso cui manifesta Se
Stesso e questa è la notte, la notte in cui ognuno di noi è chiamato a
raccogliere i dati del giorno nel Principio Creatore.
Abbiamo visto che in questa
notte che si forma la capacità di dedizione
all'ascolto di Dio, cioè, questa capacità si forma nella misura in cui noi
investiamo Dio del suo Regno.
Abbiamo ricordato la
parabola delle mine in cui quel signore, una volta distribuite le mine se ne va
in un paese lontano per ricevere l'investitura del regno, ecco questo paese
lontano rappresenta proprio la nostra notte, Dio che si allontana da noi come
creazione, cessa di creare, in attesa di essere investito del suo Regno da noi
per tutto quello che Lui ci ha fatto arrivare.
Quindi Dio ci manda tutti i
suoi segni poi si allontana nella notte e qui abbiamo la creazione che si
allontana da noi in attesa (pausa di silenzio) di ricevere l'investitura di
sottomettere cioè tutte le cose a Lui.
Investire di un regno, vuole
dire sottomettere tutte le cose a colui che regna.
Dio è Colui che regna e
chiede ad ognuno di noi di sottomettere tutto ciò che Lui ci manda a Lui, al
suo Pensiero e nella misura in cui noi sottomettiamo le cose a Lui, siamo fatti
capaci di dedizione al suo ascolto quando Lui si presenterà per parlarci non
più di segni, non più per parlarci di cose della terra ma per parlarci di cose
del cielo.
Senz'altro arriva
quest'alba in cui Dio parlerà a noi di Sé e delle cose del suo cielo e non più
delle cose della nostra terra e lì si richiederà a noi questa capacità di
dedizione all'ascolto, in caso diverso noi non potremo portare i suoi argomenti
e non potremo sopportare i suoi argomenti.
Ecco allora che da questa
notte noi abbiamo due tipi di uomini che escono
e che si incontrano con Gesù.
Abbiamo coloro che escono
dalla notte e che si incontrano con Lui avendo l'anima preparata, capace di
ascolto ed abbiamo invece anime che giungono a Lui portando quello che hanno
raccolto nella loro notte attorno al pensiero di se stessi.
Dalla notte dell'uomo
escono due tipi di anime: l'anima che nella notte si è formata alla capacità
dell'ascolto di Dio e l'anima che invece porta con sé quello che ha trovato
nella sua notte.
Qui ci troviamo con questi scribi
e questi farisei che nella loro notte non hanno formato la capacità di
ascoltare il Maestro ma, hanno trovato una donna, sorpresa in flagrante
adulterio.
Venivano a Gesù in nome
della legge.
Teniamo presente che questi
scribi e farisei, il giorno prima erano stati invitati da Nicodemo ad ascoltare
Gesù in nome della legge e adesso loro vengono ad interrogare Gesù, sospinti da
quello che hanno trovato nella notte, in nome della legge.
Apparentemente stanno
attuando quello che Nicodemo aveva loro invitato a fare il giorno prima.
Apparentemente si rivolgono
ad ascoltare Gesù.
Dico
apparentemente poiché la realtà è molto diversa.
Questo fatto che ci sia una
apparenza ed una realtà diverse fra loro, ci conduce a riflettere su quella che
è la lettera e quello che è lo spirito.
Nella legge c'è la lettera
e c'è lo spirito.
Nella vita di ogni uomo c'è
la recitazione e c'è la vita vera, c'è l'apparenza e c'è la realtà.
Come mai c'è questa
apparenza, come mai c'è questa lettera? E come mai c'è questo spirito e che
rapporto c'è tra uno e l'altro?
E come mai sopratutto
l'uomo può scindere la lettera dallo spirito? E quando lo fa, quale è la
responsabilità dell'uomo in questo?
Prima di tutto dobbiamo
chiederci cosa è lo spirito, cosa è l'apparenza e cosa è la sostanza.
Il Signore dice che Dio è Spirito e che Uno solo è il Creatore, la Realtà è
questa, la Realtà è Dio che parla con ogni uomo.
Dio è il Creatore ed è
Colui che parla nella nostra vita ed è Colui che opera nella nostra vita,
questa è la realtà: Dio è Colui che parla con te.
Lo spirito significa l'intenzione con cui un essere opera e questa intenzione si
rivela sopratutto nel fine.
Siccome tutte le cose
arrivano al fine, certamente arriva un giorno nella nostra vita in cui noi
saremo messi di fronte allo Spirito che opera in tutto, cioè con il Fine per il
quale il Creatore ha operato nella nostra vita in tutto.
Nel fine si rivela lo
spirito.
Prima di giungere al fine,
l'uomo ha la possibilità di trascurare qualcosa di quello che gli è dato.
L'uomo non può ignorare Dio, però può trascurare Dio.
L'uomo può non tenere conto
di Dio e vediamo quanto poco conto di Dio ogni uomo faccia nella sua vita e
sopratutto nei suoi problemi principali.
Siamo immersi nel caos e
nella confusione e schiavi di mille cose ma mai si sente porre il problema del
rapporto, della situazione in cui veniamo a trovarci noi personalmente o come
mondo, con Dio, si considerano i fatti e gli avvenimenti ma senza mai porli in
rapporto a Dio e questo è il grande peccato del mondo e il grande peccato di
ogni uomo.
In tutti i nostri problemi
e in tutte le nostre questioni, noi cerchiamo sempre delle soluzioni
orizzontali, cerchiamo sempre di darci tanto da fare, però trascuriamo il dato
principale che sta a fondo di tutti questi nostri problemi: Dio.
I nostri problemi non sono
problemi economici o sociali, sono problemi metafisici, cioè sono problemi
creati dal nostro rapporto sbagliato con Dio e questi problemi si risolvono
soltanto tenendo conto di Dio.
Dio è la componente
principale di tutti i problemi in cui noi ci
troviamo.
Per cui soltanto tenendo
conto di Dio, noi abbiamo la possibilità di uscire da questi problemi qui, in
caso diverso no.
Questo ci fa però capire
una cosa: noi possiamo trascurare il problema di Dio.
Cioè noi possiamo trascurare
il fine di tutte le cose create e di tutte le cose che accadono, possiamo
considerarle senza tenere presente il Fine. Trascurando il fine, noi trascuriamo lo spirito e allora ci fermiamo alla lettera delle
cose, ci fermiamo all'apparenza, ci fermiamo alla materialità.
Qui questi scribi e questi
farisei si erano fermati alla lettera della legge.
Ma qui il problema è
dell'uomo che ha la possibilità di astrarre, di non tenere
conto cioè di certi dati e non tenendo conto di certi dati, perde lo spirito.
L'uomo non deve mai
separare quello che Dio ha unito a Sé e siccome tutto è opera di Dio, l'uomo ha
il dovere e la responsabilità di riconoscere che tutto è opera di Dio.
Ma se tutto lo riconosce
come opera di Dio, in tutto deve cercare lo Spirito, cioè il fine per cui Dio
parla e opera, quale Pensiero Dio vuole significare in tutte le cose che fa.
L'uomo è quindi tenuto a
guardare ogni cosa nel Pensiero di Dio e nel Fine per cui Dio opera le cose.
Solo così, l'uomo,
attraverso la sua notte forma in sé questa capacità che è grazia di Dio, di
dedizione a Dio.
Ma se noi trascuriamo il
Fine per cui Dio opera, noi non investiamo Dio del suo Regno ma anzi rubiamo a
Dio e sottomettiamo al pensiero del nostro io tutto ciò che Dio ci manda.
Ecco la ragione, il motivo
per cui l'uomo trascura, astrae dal Fine le cose che Dio gli presenta.
Tutte le cose sono buone se
sono finalizzate nell'Intenzione di Colui che opera queste cose.
L'uomo tende a rubare le
cose a Dio, a sottrarle a Dio per incentrarle su
di sé ma, ogni cosa ha valore in quanto ha un Fine e se noi astraiamo le cose
dal Fine per cui sono state create, noi togliamo valore a tutte le cose.
Noi togliamo valore alle
cose per possederle, cioè isolandole dal Fine noi le togliamo dalla loro
destinazione.
Tutte le cose ci vengono
date per un certo Fine: Dio e noi nel pensiero del nostro io le sottraiamo al
loro fine per unirle a noi.
Nel pensiero del nostro io,
noi tendiamo a possedere tutte le cose, a unirle al
pensiero del nostro io, soltanto che proprio unendole al pensiero del nostro
io, noi le priviamo del loro valore e private del loro valore, noi siamo
ridotti all'impotenza di volerle, di amarle e di desiderarle, è la legge del
contrappasso.
Noi priviamo e distraiamo
le cose dal loro Fine per finalizzarle al nostro io, quindi per ottenere
maggiore vita ma la conclusione è che le cose unite a noi, ci rendono impotenti
e incapaci di desiderare, di amare e di volere e quindi ci privano della vita.
F.: La notte è
per Dio.
Luigi:
La notte è una pausa, un silenzio, Dio continua a parlare ma, anche il silenzio
fa parte della Parola di Dio.
C'è una Parola di Dio che
arriva a noi attraverso la creazione, i fatti e poi c'è il momento del silenzio
per darci la possibilità di assimilare il segno che è arrivato a noi. La notte
dà a noi la possibilità di capire.È
Per questo dico che la
notte a un certo momento diventa Luce.
Perché è nella notte che si
capisce, è nella pausa, nel silenzio che si capisce quello che Dio ha fatto
arrivare a noi nel giorno.
Siccome noi siamo molto
lenti ad accogliere e a riportare le cose nel Principio è necessario questo
tanto silenzio, questa lunga notte nella nostra vita.
È Dio che si allontana da
noi, per dare a noi la possibilità di questa partecipazione a ciò che Lui
ha detto a noi.
L'intelligenza nelle cose
di Dio, non si forma in noi senza di noi.
La creazione arriva a noi
senza di noi.
La luce dei fatti giunge a
noi senza di noi ma l'intelligenza dei fatti non arriva a noi senza di noi.
L'intelligenza si ha in quanto
si riporta ogni cosa nel suo Principio.
Se noi non colleghiamo il
segno con il Principio, noi non abbiamo l'intelligenza delle cose.
Noi abbiamo il mistero,
abbiamo le sensazioni, abbiamo le impressioni, però non abbiamo l'intelligenza
delle cose.
L'intelligenza si ha
soltanto nel Principio.
Quindi quanto più
recuperiamo il Principio, tanto più noi entriamo nella Luce.
Questo recupero del
Principio avviene nella notte, quando c'è la pausa di tutte le cose.
Ed è uno dei momenti
principali della nostra vita questo.
Attraverso quello, noi
arriviamo all'intelligenza dei segni di Dio.
Arrivare al significato dei
segni di Dio, quindi all'intelligenza è un momento fondamentale.
Altrimenti, tutte le cose
che arrivano a noi ci disperdono.
F.: Il
significato sarebbe l'ascolto?
Luigi: È
la ricerca del Pensiero di Dio.
Il Pensiero di Dio si
ritrova in Dio, nel Principio.
"In Principio era il
Verbo", era il Pensiero di Dio.
Dio fa tutte le cose per
Sé, quindi abbiamo anche la scoperta del Fine, qui abbiamo lo Spirito con cui
Dio opera.
Conoscendo lo Spirito con
cui Dio opera, adesso noi abbiamo la possibilità di intendere, perché lo
Spirito mi fa intendere i segni, i segni non mi fanno intendere lo Spirito.
Noi possiamo passare dallo
Spirito ai segni ma non dai segni allo spirito.
Avendo presente lo spirito,
il fine possiamo capire.
Se noi trascuriamo lo
spirito o separiamo le cose dal fine per cui le ha volute il Creatore, noi
imponiamo alle cose un nostro fine.
Cioè distogliamo le cose
dal loro Fine, per farle servire al nostro fine, qui abbiamo il lavoro, la
fatica nostra, per cui il mondo diventa sotto un certo aspetto faticoso,
contrario.
Noi tendiamo a distogliere
le cose dal loro fine, per cui tutto è fatto, tutto è già pronto, la creazione
di Dio è fatta molto bene per il Fine ma, se noi le distogliamo da quel Fine
lì, per rivolgere tutta la creazione ad un altro fine, noi ci sobbarchiamo una
fatica che è la fatica di distogliere le cose, di privarle della loro anima,
per riuscire a convergerle in un nostro fine.
F.: Ed è una
fatica infruttuosa.
Luigi: Il
risultato è la morte.
Abbiamo proprio un processo
di degradazione di valori.
Tanto più noi priviamo le
cose della loro anima, della loro finalità, tanto più queste cose qui diventano
solo più superficiali, diventano solo più scorza.
A questo punto noi
riusciamo a impossessarcene ma come ce ne impossessiamo, credendo di trovare in
esse le vita, noi perdiamo la vita.
Troviamo la morte nelle
cose che possediamo, perché perdiamo la possibilità di volerle.
Tutte le cose sono
finalizzate a farci conoscere Dio.
Dio opera per farsi
conoscere.
Se noi non rispettiamo
questo fine, apparentemente possiamo avere una vita religiosissima ma non
orientata al Fine, non orientata alla conoscenza di Dio e noi troviamo la
morte.
Per cui apparentemente
abbiamo una vita molto religiosa ma è solo apparenza, come qui apparentemente
rispettavano la legge.
Apparentemente andavano
incontro a Gesù, andavano a interrogare Gesù.
F.: Ma non ci può
essere pace nell'apparenza.
Luigi:
Non ci può essere pace nell'apparenza, come non ci può essere Luce.
Noi nell'apparenza non
troviamo la vita ma la morte, però abbiamo la "vita recitata".
Non è più vita vissuta,
abbiamo vita recitata.
Allora facciamo tutto per
dovere ma dentro ci accorgiamo che siamo vuoti.
C'è questo sdoppiamento ma
a fondo è perché noi abbiamo astratto le cose dal loro Fine.
E allora la nostra vita
diventa tutta un astrazione, non è più realtà, la realtà è Dio.
È Dio che opera in tutto.
F.: La funzione
della creazione è "solo" quella di formare in me la capacità.
Luigi:
La capacita di portare la presenza di Dio, la conoscenza di Dio.
F.: La capacità
di ascoltare Dio.
Luigi:
L'ascolto è vita eterna.
L'ascolto intelligente di
Dio, con la capacità di intendere le cose di Dio, quello diventa vita eterna.
La vita eterna è
conoscenza.
Se in noi rispettiamo il
Fine per cui Dio crea tutte le cose, per farsi conoscere, noi già iniziamo la
vita eterna.
Mentre se invece noi
distogliamo le cose dal loro fine, noi inauguriamo qui una vita che si conclude
con la morte, cioè con lo svuotamento di tutti i valori.
Noi nel pensiero del nostro
io, svuotiamo tutte le cose di spirito, quindi le svuotiamo di valore, ciò che
dà valore alle cose è il fine.
Ma se noi sottraiamo il
Fine alle cose, le svuotiamo anche di valore.
Ma le cose svuotate di
valore, non sono più desiderabili da noi, per cui noi possediamo delle cose che
non sono desiderabili da noi.
E come noi possedendo le
cose non le desideriamo più, noi esperimentiamo la morte, la non più vita.
L'uomo ha questa terribile
possibilità, quella di togliere valore a tutte le cose.
A un certo momento viene a
trovarsi di fronte alla vita che non ha più senso.
Non c'è più niente
che gli dica qualcosa, sei tu che hai tolto valore alle cose, perché non le hai
mantenute unite a chi le ha fatte, perché non le hai considerate nel loro fine.
Se noi non riportiamo tutte
le cose a Dio, noi perdiamo di vista il Fine in cui tutte le cose sono fatte.
Naturalmente perdendo di vista
il Fine, consideriamo tutte le cose in rapporto al nostro io, tutto è sempre
finalizzato al pensiero del nostro io e lì incomincia la rovina.
F.: Sembra
impossibile che noi si disgiunga dal suo Fine.
Luigi: Nella
realtà noi facciamo quello, non soltanto ma arriviamo al punto in cui
apparentemente recitiamo una vita religiosissima e non ci rendiamo conto che
noi addirittura strumentalizziamo Dio, Lui padrone di tutto, lo facciamo servo
dei nostri fini.
Per cui noi siamo molto
religiosi per far servire Dio ai nostri fini, alla nostra morte.
Cioè vogliamo che Dio ci
aiuti a realizzare la nostra morte.
È il capovolgimento che si
forma in noi, eppure apparentemente siamo religiosissimi.
Tutto perché dimentichiamo
che siamo stati creati per conoscere Dio.
Crediamo di essere stati
creati per realizzarci o realizzare nel mondo e allora invochiamo Dio che ci
aiuti in questo errore.
P.: Lo Spirito è
l'Intenzione con cui Dio crea le cose per condurci a conoscere Lui.
Luigi: Però
questa intenzione non sono le cose a rivelarcela ma è Lui stesso.
P.: Quindi la
lettera, la legge è un mezzo. Quindi l'apparenza sono i segni.
Luigi: Sono
segni dello Spirito, però non ci danno l'intelligenza dello Spirito.
Lo Spirito ci dà l'intelligenza
dei suoi segni ma se non abbiamo presente lo Spirito, i segni certo non ci
rivelano lo Spirito.
I segni dipendono dallo
Spirito, lo Spirito non dipende dai segni.
Per questo è necessario
riportare tutto al Principio, perché soltanto con il Principio noi tendiamo
all'intelligenza ma questo riportare al Principio non avviene senza di noi, non
avviene senza la nostra notte.
P.: Il Principio
Creatore dei segni, solo Lui ci può illuminare i segni.
Luigi: Solo
Lui.
P.: E noi abbiamo
la possibilità di riportarli al Principio Creatore.
Luigi:
La possibilità e il dovere.
Se noi riportiamo i segni a
Dio, Dio ci rivela l'intenzione.
P.: Cioè noi
sappiamo che Lui opera con una certa intenzione, però per vedere questa
intenzione nel segno dobbiamo riportare il segno a Lui.
Noi invece
leggiamo le cose in relazione ai nostri fini.
Luigi:
Trascurando il fine di Dio, automaticamente convertiamo le cose ai nostri fini.
L'uomo fa questo quando non
tiene conto di Dio, finalizza le cose a sé.
P.: Quindi
trasforma l'apparenza, la lettera da mezzo a fine.
Luigi:
No, trasforma da mezzo che serve a Dio a mezzo che serve al suo io.
N.: Qualche volta
si illude però di farlo fine.
A un certo punto
dice a qualcosa o qualcuno: "Quello è tutto, l'unica cosa che conta".
A un certo punto
assolutizza la cosa.
Luigi:
Ma a fondo di tutto c'è il pensiero del nostro io.
Solo che per subordinare le
cose al pensiero del suo io le deve spogliare degli altri valori, deve togliere
l'anima alle cose, per cui a un certo momento quello che possiede non ha più
valore, gli resta soltanto più la scorza.
L'anima delle cose non la
può possedere, quindi perde l'anima e resta con il guscio vuoto, è come se lei
trattenesse un cadavere, lo spirito le è sfuggito.
Tutto il nostro lavoro è ridurre
a cadavere quello che Dio ci fa arrivare come vita, per possederlo noi ma noi
all'ultimo possediamo un cadavere.
P.: La prima
responsabilità dell'uomo è quella di non trascurare ciò che sa, non deve
trascurare Dio Creatore.
Luigi: Deve
tenerne conto e tenerne conto vuol dire mantenere sempre unito il segno con lo
Spirito.