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Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Gesù soggiunse: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!"

Gv 8 Vs 39


Titolo: Educazione a diventare figli di Dio.


Argomenti: I figli si riconoscono dalle opere che fanno. Paternità naturale e spirituale. Ogni uomo è schiavo. Scoprire la situazione in cui ci troviamo. Quando si è veramente figli di Dio. Il "fare" dei figli di Dio: penetrare la Parola di Cristo. Il vero fare è porre mente. La paternità spirituale richiede la nostra partecipazione (scelta). Il campo d'interessi determina il campo d'ascolto. I figli di Dio conoscono ciò che fa il Padre.


 

22/Dicembre/1985  Casa di preghiera Fossano.


Siamo al versetto 39 qui i farisei che sono in un dialogo con Gesù dicono a Gesù: "Il padre nostro è Abramo".

Gesù soggiunge: "Se siete figli di Abramo fate le opere di Abramo".

Prima aveva detto: "Voi fate quello che avete imparato dal padre vostro", qui dice: "Se siete figli di Abramo fate le opere di Abramo".

Abbiamo lo stesso verbo: "Fate" ma, con significati molto diversi.

Abbiamo visto nel versetto precedente quel: "Voi fate quello che avete imparato dal vostro padre", è una dichiarazione di una realtà che Gesù constata perché dice: "Voi cercate di uccidere Me in quanto le mie Parole non penetrano in voi, voi fate quello che avete imparato dal padre vostro".

Evidentemente i farisei hanno capito perfettamente a cosa Gesù volesse alludere con quel "padre vostro", per questo loro dicono: "Il nostro padre è Abramo".

Gesù aveva posto in dubbio che il loro padre fosse Abramo e qui Gesù adesso, adopera un altro padre dice: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo".

Qui abbiamo un fare che è esortativo da parte di Gesù, è un invito a fare le opere di Abramo, quasi come segno di una figliolanza della vera figliolanza.

Qui evidentemente Gesù sta dichiarando che i figli si riconoscono in questo: dalle opere che fanno.

Cioè soltanto in quanto uno fa le opere che fa il padre, allora è veramente figlio.

Abbiamo accennato la volta scorsa come due sono le paternità nella nostra vita, così come due sono le nascite, due sono le vite, due sono i cibi.

Abbiamo una paternità naturale e una paternità spirituale.

La paternità naturale è data a noi senza di noi ed è creazione di Dio, appartiene alla creazione di Dio, a quello che è dato noi senza di noi e abbiamo invece la paternità spirituale che come tutte le cose spirituali non è data a noi senza di noi.

Ora però, nella paternità spirituale, c'è una paternità proposta da Dio stesso Creatore e questa paternità proposta è fondata sulla giustizia: Dio è il nostro Padre, poiché Dio è il Creatore.

Però abbiamo detto che fra la creazione e la paternità c'è un passaggio.

Il passaggio è che la creazione viene a noi senza di noi, mentre la paternità non viene a noi senza di noi.

Però abbiamo detto che nella paternità spirituale c'è una paternità che ci è proposta, sul piano della Verità, sul piano della giustizia: Dio che è il Creatore si afferma come nostro Padre e poi abbiamo invece una paternità che viene eletta da noi.

E tutte le complicazioni avvengono qui.

Il tema di oggi è l'educazione a diventare figli di Dio.

Gesù sta parlando in tutte le cose, in modo particolare in questa conversazione qui con i farisei per far toccare con mano a loro che non sono figli di Abramo, poiché essi si vantavano di essere figli di Abramo.

Notiamo questo che, il loro vanto di essere figli di Abramo li escludeva dall'accoglienza del messaggio del Cristo.

Tutto il discorso è partito dal fatto che Cristo a un certo momento dice: "Sarete veramente miei discepoli se vi stabilirete nelle mie Parole, allora conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi".

Loro si sono irrigidito su questo "vi farà liberi" perché hanno detto: "Noi siamo liberi".

È un po' l'opinione comune di tutti gli uomini quella di essere liberi e naturalmente a colui che si ritiene libero, non si può parlare di liberazione, non sa cosa farsene.

Si parla di liberazione a chi è in catene, a chi è schiavo e loro si giustificano dicendo: "Noi siamo figli di Abramo ed essendo figli di Abramo siamo liberi, non abbiamo mai servito nessuno".

Due sono gli argomenti da cui si era partiti.

Questa affermazione, questa dichiarazione di  essere figli di Abramo e la dichiarazione di essere liberi.

Gesù aveva incominciato a smontare il secondo argomento dichiarando: "Chi fa peccato è schiavo del peccato".

Con ciò dichiarava apertamente che siccome ogni uomo è peccatore, ogni uomo è schiavo, nessuno quindi si può vantare di essere libero, è come se si vantasse di non avere mai peccato.

Basta un peccato solo per rendere l'uomo schiavo e quando uno è schiavo, non può essere liberato se non scende il Figlio di Dio dal cielo di Dio a liberarlo.

"Sarete veramente liberi se il Figlio di Dio vi avrà liberati".

In caso diverso non c'è nessun mezzo, non c'è nessuna creatura, non c'è nessun uomo, non c'è nessuna istituzione, autorità o nazione che possa liberare l'uomo.

Gesù aveva incominciato a smontare questa loro sicurezza: "Noi siamo liberi".

E poi era passato a smontare l'altra sicurezza: "Noi siamo figli di Abramo, posterità di Abramo".

Abbiamo visto la volta scorsa che tutto questo Gesù lo fa, non per giudicare, per condannare ma, per salvare, per salvare anche questi farisei ai quali sta parlando, per salvare noi a cui sta parlando.

Quando non si riconosce la Verità, non c'è altro mezzo, è necessario essere portati a costatare la situazione in cui noi veramente ci troviamo.

Questi che si vantavano di essere figli di Abramo, è necessario che siano portati a scoprire che non sono figli di Abramo, perché soltanto scoprendo questo, a un certo momento possono riconoscere il loro errore e aprirsi a quella Parola di salvezza che attualmente stanno rifiutando.

Questo rifiuto li porterà poi dopo proprio a uccidere Cristo: "Voi cercate di uccidermi, perché la mia Parola non penetra in voi".

È per questo che Lui adesso sta arrivando a quest'argomento dicendo: "Se siete", "Se", quindi mette in dubbio che siano figli di Abramo, in quanto dice "Se", evidentemente fa pensare che non siano figli di Abramo: "Fate le opere di Abramo", fa pensare che non facciano le opere di Abramo.

Abbiamo detto che questa è un'esortazione, è un imperativo: "Fate le opere di Abramo se siete figli di Abramo" e quindi collega l'essere figli di Abramo con il fare le opere di Abramo.

Qui ci rivela una grande cosa.

Il tema di oggi è l'educazione a diventare figli di Dio, all'essere figli di Dio.

Ora Gesù sta parlando questi argomenti, non per punire, non per giudicare ma per, aprirli alla consapevolezza di come e quando si è veramente figli di Dio.

Noi generalmente ci riteniamo figli di Dio perché diciamo il padre nostro, perché crediamo in Dio, perché abbiamo ricevuto il battesimo, perché ci comportiamo in un certo modo, come allora si ritenevano figli di Abramo.

Gesù qui pone ben altro parametro per evidenziare come e quando si è figli.

Dicendo: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo", pone l'accento sul "fare".

Dichiara apertamente che non si è figli di Dio in quanto si crede in Dio, in quanto si invoca Dio, in quanto si desidera essere figli di Dio o in quanto si è convinti di essere figli di Dio.

Non bastano le nostre convinzioni per far essere una cosa.

Non si è figli di Dio perché altri ci dicono che tu sei figlio di Dio.

Qui dice: " Se siete figli di-, fate".

Si è figli di quanto si fa.

Ma cosa vuol dire questo "fare"?

Lo dice Gesù stesso dicendo quello che loro non fanno, dice: "Le mie parole non penetrano in voi".

Ecco quello che loro non fanno.

Quando le parole di Dio non penetrano in noi, non siamo figli di Dio.

Il vero fare non è quindi un fare esterno ma è un fare interno, è quel porre mente di cui parla Gesù nella parabola del seminatore.

Chi fa veramente è colui che ricevendo la Parola di Dio (il seme) pone mente.

Quindi porre mente è il vero fare e Gesù qui lo precisa dicendo che loro non sono figli di Abramo perché cercano di uccidere Lui e cercano di uccidere Lui perché la sua Parola non penetra in loro.

Quindi il vero fare è questo penetrare nella Parola di Dio, è questo lasciare penetrare la Parola di Dio.

Abbiamo visto che questo penetrare la Parola di Dio vuol dire penetrare nella Parola di Dio per giungere al Pensiero di Dio. Questo è il vero fare che è richiesto a ogni uomo e che caratterizza l'uomo.

Lo caratterizza al punto tale da far capire che a seconda di quello che uno fa, rivela colui al quale appartiene.

Abbiamo detto che la paternità spirituale si forma in noi, attraverso la partecipazione nostra, perché non si forma in noi senza di noi, quindi richiede la partecipazione nostra e questa partecipazione nostra come avviene?

Avviene attraverso la vita stessa che stiamo facendo.

Vivere vuol dire scegliere.

La vita è una scelta continua.

Noi scegliendo, quindi mettendo prima di tutto, noi determiniamo la paternità spirituale di cui noi siamo figli, di cui noi diventiamo figli.

Noi definiamo il nostro padre, attraverso le scelte che facciamo giorno per giorno, attraverso ciò cui noi ci dedichiamo come interesse principale.

C'è un piatto di lenticchie (Esaù) nella vita di ogni uomo e questo rivela, definisce la paternità a cui ogni uomo appartiene.

Attraverso queste scelte che noi facciamo, giorno per giorno, si delinea in noi questa dipendenza.

Ma è una dipendenza che un certo momento ci porta a un fatto molto singolare ed è questo che Gesù stesso dice: "La mia parola non penetra in voi".

E perché non penetra?

"Perché avete un altro padre".

Noi scegliendo definiamo la paternità di cui noi diventiamo figli ma, si forma in noi una delimitazione ben precisa che è il campo d’interesse quindi il campo d'ascolto.

Noi siamo capaci di ascoltare in base a ciò che ci interessa in modo particolare.

Ma questo campo di interesse è determinato dal nostro padre, da ciò che noi abbiamo come padre.

Quindi man mano che noi dipendiamo da-, definiamo il campo di interesse per cui la nostra anima, il nostro cuore è aperto o sono aperti a quegli interessi che riguardano il padre nostro.

Evidentemente se noi non abbiamo come padre Dio, gli interessi della nostra vita vengono definiti da ciò che noi abbiamo come padre.

Ora questo campo d’interessi determina in noi il campo di ascolto cioè la capacità di ascolto.

Il che vuol dire che un certo momento, noi diventiamo incapaci di ascoltare se non ciò che riguarda il padre nostro e se il padre nostro non è Dio, noi diventiamo incapaci di ascoltare la Parola di Dio.

E arriviamo a questo punto di cui sta parlando qui Gesù: "La mia Parola non penetra in voi".

Quindi la Parola di Dio può penetrare soltanto là, dove c'è Dio come padre.

Ma là, dove Dio non è padre, la Parola di Dio non penetra più e non potendo penetrare non opera più.

Ora è qui che la Parola del Cristo ci apre alla scoperta di cosa vuol dire essere veramente figli e quand'è che noi abbiamo veramente Dio come nostro padre.

In quanto dice: "Fate le opere di Abramo", ci fa capire che se Dio è nostro padre, noi dobbiamo fare le opere del Padre.

Ma fare le opere del Padre vuol dire fare ciò che piace al Padre e per fare ciò che piace al Padre bisogna conoscere ciò che fa il Padre.

Ecco i figli di Dio si caratterizzano in questo: conoscono ciò che il Padre fa e che cosa fa il Padre?

Il Padre genera il suo Figlio.

Il Padre genera il Verbo.

Infatti il Padre dice: "Questi è mio Figlio nel quale mi compiaccio".

Ecco il Padre si compiace nel suo Figlio.

Chi cerca di fare ciò che piace al Padre deve conoscere ciò che il Padre opera e soltanto conoscendo ciò che il Padre opera, è fatto capace di fare ciò che il Padre fa.

Quello che caratterizza i figli è questo, i figli conoscono ciò che il Padre fa  e come il Padre lo fa anch'essi  sono in grado di farlo.