Gesù
rispose: "In Verità, in Verità vi dico: chiunque commette peccato è
schiavo del peccato. Gv 8 Vs 34
Titolo: La
fonte del peccato.
Argomenti: La Via per la salvezza è
una sola. I
due concetti di libertà. La libertà che è effetto di ignoranza. La libertà che viene dalla conoscenza. La tristezza di Gesù. Peccato è deviare dal
proprio destino. Il peccato mortale. Il peccato è una omissione. La vera opera
della fede. Si
è schiavi quando non si ha la possibilità di cercare il Pensiero di Dio. La libertà sta nel potere
passare dai segni al significato.La vera libertà.
3/Novembre/1985
Casa di preghiera. Fossano.
Siamo
al versetto 34 del capitolo ottavo di San Giovanni.
Gesù
rispose: "In Verità, in Verità Io vi dico, chiunque commette il peccato è
schiavo del peccato".
Queste
Parole le disse a quei "molti che credettero" in Lui a cui Gesù aveva
detto: "Se vi stabilirete nella mia Parola sarete veri miei discepoli,
conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi".
Costoro
avevano risposto: "Noi siamo posterità di Abramo è mai siamo stati schiavi
di alcuno, come puoi Tu dire: Voi diverrete liberi?".
Quasi
a dire che essi non sapevano che farsene del dono della libertà, come
conseguenza della conoscenza della Verità che Gesù prometteva loro e a tutti
coloro che si fossero stabiliti nelle sue Parole.
L'uomo
nel suo orgoglio, nel suo io, lasciandosi guidare soltanto dal sentimento,
ritiene di essere libero, si vanta di essere libero.
E
Gesù di fronte a quest'affermazione di orgoglio, di superbia, smentisce questo
vanto dichiarando apertamente che chiunque commette il peccato è schiavo del
peccato.
Con
ciò afferma che ogni uomo, essendo peccatore, è in una situazione di schiavitù
e se è in una situazione di schiavitù, ha bisogno di un liberatore.
Questa
liberazione però passa solo attraverso la conoscenza della Verità e per giungere a questa conoscenza della Verità la via
è unica, è una sola.
Gesù
lo dichiara apertamente: "Se vi stabilirete nella mia Parola".
Quindi
esclude ogni altra via.
Non
ci sono mille vie che conducono alla Verità, ce n'è una sola, quella che
dichiara qui Gesù: "Se vi stabilirete della mia Parola conoscerete la
Verità e la Verità vi farà liberi", quindi non c'è altra liberazione.
Abbiamo
visto domenica scorsa che due sono le libertà, i concetti di libertà.
Abbiamo
la libertà di cui parla Gesù che viene dalla
conoscenza della Verità e abbiamo anche una libertà che viene dal sentimento,
da quello che l'uomo sente in sé, delle impressioni, dalle sue convinzioni cioè
da quello che procede dal suo io; questa è una libertà falsa perché è
conseguenza della lontananza da Dio quindi dell'ignoranza.
Trovandoci
lontani da Dio noi ci troviamo lontani dalla Verità e quindi riteniamo di
essere autonomi ed esistenti indipendentemente da Dio, appunto perché siamo
lontani da Dio.
Per
quella passione di Assoluto che portiamo in noi, attribuiamo l'Assoluto e
quindi l'autonomia (l'Assoluto è autonomo) a tutte le creature e quindi anche
al nostro io e quindi ci attribuiamo anche la libertà, per questo ci vantiamo
di essere liberi ma, questa libertà è una conseguenza dell'ignoranza della
Verità, quindi vi è una libertà che sorge dall'ignoranza ed è sentimento e
questo ci tradisce.
E
c'è invece una libertà che viene dalla conoscenza della
Verità, questa è la vera libertà, quella che ci promette e ci concede Cristo
attraverso la conoscenza del Padre, attraverso la conoscenza di Dio.
Qui
Gesù dice e lo dice con una profonda tristezza:
"Chiunque commette peccato è schiavo del peccato".
Abbiamo
detto che il concetto di libertà che procede dall'ignoranza, viene dal
sentimento dell'uomo: l'uomo si lascia guidare da ciò che non è desiderio di
Verità, si lascia guidare da quelle che sono le sue impressioni e quindi
fondamentalmente si lascia guidare dal pensiero del proprio io.
Questa
via conduce l'uomo a trovarsi sempre più lontano da Dio fino ad arrivare al
rifiuto di ogni proposta di Dio, fino ad arrivare a uccidere il Cristo.
Per
questo dico che Gesù di fronte a costoro che si vantavano di essere liberi, di
essere autonomi (presso Dio nessuno è autonomo, nella Verità quindi nessuno è
autonomo), Gesù vedeva già il suo calvario,vedeva la sua morte in croce.
Per
questo dico così che sono Parole che Lui dice con grande tristezza, perché
riconosce la schiavitù in cui l'uomo viene a trovarsi e in quanto schiavo,
impotente a dedicarsi a Dio.
Abbiamo
detto che la vera libertà non sta nel fare ciò che
si vuole ma è interiore a noi e sta nel cercare e nel poter cercare quello che
si deve volere.
Cioè
la vera libertà sta nella possibilità di pensare a ciò che piace a Dio, sta
nella possibilità di cercare in tutte le cose il Pensiero di Dio e quando non
c'è questa possibilità interiore di cercare il Pensiero di Dio l'uomo viene a
trovarsi schiavo e in quanto schiavo è paralizzato, quindi resta dominato dalle
impressioni del mondo, dai suoi sentimenti, da quello che dicono gli altri,
dalle sue paure, quindi impotente ad accogliere e a riconoscere le proposte di
Dio che lo sollecitano a superare il mondo e occuparsi per cercare la
Verità al di sopra di tutto.
Ora
qui dobbiamo chiederci, poiché mette in rapporto la schiavitù con il peccato,
che cosa è questo peccato, perché l'uomo possa fare il peccato e quali sono le
conseguenze di questo peccato.
Per
capire che cosa è il peccato dobbiamo metterlo in relazione a quello che è il destino dell'uomo, poiché ogni cosa prende valore
dal fine e soltanto conoscendo il fine per cui l'uomo è stato creato, noi
possiamo renderci conto di che cosa sia veramente il peccato che può fare
l'uomo.
Quale
sia il destino dell'uomo, lo dichiara qui Gesù stesso in quanto dice:
"Conoscere la Verità", quindi l'uomo è stato creato per conoscere la
Verità.
Dice
ancora San Paolo ed è sempre Parola di Dio per noi: "Dio vuole che tutti
si salvino e giungano a conoscere la Verità".
La
Verità è Dio, l'abbiamo visto le volte scorse, quindi l'uomo è stato creato,
predestinato a conoscere la Verità, cioè a conoscere Dio.
Allora
tutto ciò che devia l'uomo da questo destino è peccato.
Peccato
cioè deviazione dell'uomo dal suo fine.
L'uomo,
questo fine per il quale è stato creato non lo raggiunge senza l'uomo:
"Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te", Colui
che si annuncia senza di te in tutte le cose non si fa conoscere senza di te,
per cui la Verità è conosciuta soltanto da coloro che si dedicano a cercarla.
Siccome
questo fine, questo destino, al quale Dio ha predestinato ogni uomo non si giunge,
non si raggiunge senza l'uomo, ecco che c'è la possibilità che l'uomo devi da
questo fine o perlomeno si metta degli ostacoli.
Il
peccato sorge qui: deviazione dalla fine.
Quando
di fronte all'invito al pranzo di nozze, gli
invitati dicono: "Io ho i buoi, i campi, la moglie e non posso venire,
abbini per giustificato", qui di fronte a questa prospettiva noi ci
troviamo di fronte a un peccato mortale.
Gesù
stesso lo dichiara in quanto mentre fa entrare e manda a entrare, costringe a
entrare zoppi, ciechi, poveri, miseri, peccatori, tutti coloro che ha trovato
lungo le strade, dice a tutti quelli che sono stati invitati e che si sono
scusati di non aver tempo per venire: "Questi non assaggeranno la mia
cena", la cena di Dio è Dio stesso, quindi non conosceranno Dio.
Quindi
qui abbiamo una dichiarazione di Gesù che ci fa capire qual è l'ostacolo
mortale che impedisce a noi di accedere al nostro destino, cioè a giungere alla
conoscenza della Verità, alla conoscenza di Dio.
Visto
in questa prospettiva non ci rendiamo conto che il peccato è essenzialmente una
omissione, non sta quindi nel fare qualche cosa ma sta
nel non fare qualche cosa.
L'uomo
essendo stato creato con il destino di conoscere Dio, è fatto per raccogliere
tutto in Dio e il peccato sta nel non riportare a Dio tutto quello che Dio ci
fa arrivare, perché tutto quello che Dio ci fa arrivare, ce lo fa arrivare in
funzione del nostro fine.
Dio
opera tutto, ha operato tutto e continua a operare ancora oggi tutto, per
aiutarci a raggiungere il nostro fine, per aiutarci cioè a conoscere Lui che è
vita eterna,cioè vita vera.
Ora
aiutandoci, portandoci in questo, Lui tutte le cose che ci presenta ce le
presenta come mezzi affinché noi li offriamo, li riportiamo a Lui, quindi
credendo in Lui, ricevendo tutto da Lui, dalle sue mani, noi abbiamo il compito
di riportare, di raccogliere tutto in Dio, perché soltanto riportando in Dio
tutto quello che Dio fa arrivare noi, noi abbiamo la possibilità di concludere
il cammino e quindi di arrivare a conoscere Dio.
Perché
Dio si conosce soltanto attraverso le Parole di Dio, quelle che Gesù stesso
dice.
Per
questo dico che il peccato è essenzialmente una omissione ma qui Gesù dice che
chi fa il peccato resta schiavo di esso.
Non
basta accogliere tutto da Dio, non basta credere in Dio, anche costoro avevano
creduto in Cristo, non basta credere che Dio è il Creatore che fa le cose, non
basta accettare tutto dalle mani di Dio, bisogna accogliendo tutto da Dio,
riportare tutto a Dio.
La
fede che salva è questa, quella che ci fa fare ritorno a Colui dal quale
arrivano a noi tutte le cose.
Dei
dieci lebbrosi che hanno ricevuto tutti e dieci la guarigione, uno solo fece
ritorno e a questo uno solo Gesù disse: "La tua fede ti ha salvato",
tutti furono guariti ma uno solo giunse alla salvezza, alla conoscenza cioè
della Verità di Dio.
E
fu colui che ebbe la fede che lo fece ritornare.
La vera opera della fede in Dio sta in questo ritornare al
Principio, riportare ogni cosa nel suo Principio, recuperare il Principio.
Per
questo dico che è un peccato di omissione: sta nel non riportare indietro, nel
non riportare in questo Principio.
Ogni
cosa che noi non riportiamo a Dio, Gesù dice che ci rende schiavi, cioè noi
restiamo schiavi delle nostre omissioni.
Tutto
ciò che noi accogliamo da Dio o anche non accogliamo da Dio se non crediamo in
Dio ma, tutto ciò che arriva noi, se noi non lo riportiamo in Dio, ci rende
schiavi di sé, perché noi restiamo schiavi delle sensazioni, dalle impressioni,
dei sentimenti che le opere di Dio provocano in noi.
E
diventando schiavi di questi sentimenti noi diventiamo passione per essi.
Ora,
diventando passione delle creature, evidentemente noi spegniamo la passione per
Dio, per il Creatore.
Le
creature moltiplicano i nostri amori e moltiplicando i nostri amori, noi
soffochiamo il vero Amore.
Ne
deriva che ci impoveriamo sempre di più del tempo, della disponibilità
interiore per il per cercare e per il conoscere Dio.
Ecco
la schiavitù, perché come abbiamo detto che la vera libertà è interiore la vera
schiavitù e anche interiore.
E si è veramente schiavi in quanto interiormente non si
ha la possibilità di cercare di conoscere il Pensiero di Dio nelle opere che
Dio ci manda o nelle Parole che Dio ci manda.
Quando
ci troviamo nell’impossibilità di conoscere il Pensiero di Dio vuol dire che
noi siamo schiavi, è un semaforo che ci denuncia che portiamo questa schiavitù
interiore che è la vera schiavitù, per cui noi siamo paralizzati nel nostro
pensiero.
Perché
l'uomo che è libero nel pensiero,
ha la possibilità sempre di passare dai segni al significato, dai segni
all'Intenzione di Dio, al Pensiero di Dio.
Invece,
quando diventiamo schiavi, succede che nelle nostre intenzioni, nei nostri
desideri, nei nostri sentimenti noi portiamo altro, siamo schiavi del peccato,
quindi schiavi delle creature, schiavi delle nostre paure, del nostro mondo e
questo impedisce a noi il contatto con la Verità di Dio.
Noi
abbiamo visto in Maria Maddalena che proprio quello che lei portava nel suo
desiderio, nel suo pensiero (stava cercando il corpo di Gesù) le impediva di
vedere la Presenza della Persona di Gesù risorto.
Così
anche nei discepoli di Emmaus, abbiamo visto che quello che essi portavano nel
loro sentimento, impediva loro di vedere la Presenza di Gesù risorto che li
stava accompagnando.
I
farisei che presentano a Gesù l'adultera, interrogandolo direttamente sul suo
pensiero, perché Lui riveli il suo pensiero circa il giudizio verso questa donna,
abbiamo visto come essi fossero chiusi a ricevere la rivelazione del Pensiero
di Dio, proprio perché portavano nel loro sentimento la lettera della legge.
Quindi
tutto questo ci fa capire che quando l'uomo è schiavo, si lascia guidare
dominare dalle sue opinioni, dei suoi sentimenti, dalle sue impressioni e
quello che porta nelle sue intenzioni, questo lo acceca nei riguardi della
Presenza di Dio.
Quando
uno è accecato verso la Presenza di Dio, naturalmente resta dominato, quindi
schiavo delle altre presenze, perché soltanto la Presenza di Dio ci offre, ci
dà la possibilità di una liberazione.
Quando
noi non vediamo la Presenza di Dio, noi necessariamente siamo schiavi delle
altre presenze, non possiamo farne a meno.
E
allora ecco che lì, capiamo perché Gesù dice: "Chi fa il peccato resta
schiavo di esso".
Il
tema di oggi è la fonte della schiavitù.
La
fonte della schiavitù è quest’omissione, è questo non cercare di raccogliere le
opere di Dio in Dio, è questo non cercare l'Intenzione di Dio, non cercare il
Pensiero di Dio in tutto ciò che Dio fa.
Per
cui quando noi diciamo: "Ma io sono convinto così, io sento così"
oppure ci lasciamo guidare da quelle che sono le autorità degli uomini, da
quello che dicono gli altri, tutte le nostre parole valgono assolutamente
niente e non giustificano assolutamente niente.
Perché
chi giustifica, è Dio e soltanto in quanto noi possiamo giustificare le cose,
non nel nostro io, non nei nostri sentimenti, non nelle nostre convenzioni, ma
in Dio, solo lì noi possiamo attingere a questa conoscenza nel Pensiero, nello
Spirito nell'Intenzione di Dio, noi possiamo attingere la vera libertà, in caso
diverso noi siamo schiavi.
Gesù
rispose: "In Verità, in Verità vi dico: chiunque
commette peccato è schiavo del peccato. Gv 8 Vs 33 - 34
Riassunti
Argomenti: Assoluto e autonomia – Libertà di
conoscenza o ignoranza – Cercare ciò che
piace a Dio – Passare dai segni al
pensiero di Dio – La prigione del
pensiero – Volontà e libertà – La Parola rende liberi – Il bene viene solo da Dio – Il parlare
di Dio – Parola parlata e
scritta – Il demonio – Il deserto -
10/Novembre/1985 Casa di
preghiera. Fossano.