"Conoscerete
la Verità e la Verità vi farà liberi".
Gv 8 Vs 32 Primo tema.
Titolo: Il passaggio dalla passione
dell'Assoluto alla passione della Verità.
Argomenti: La condizione per essere
discepoli di Cristo. Applicare la mente alla Parola di Dio. La conoscenza della Verità è possibile. L'uomo è schiavo. Cercare Dio in terra di
schiavitù. La
Verità ci libera. Una
sola è la via per giungere alla Verità. Il nostro pensiero trascende il mondo. Desiderare i doni maggiori di Dio.
La passione d'Assoluto è anonima. L'esperienza dell'errore. L'importante è conoscere. La passione della Verità è specifica. La passione della Verità, è una maturazione della
passione d'Assoluto.
22/Settembre/1985
Casa di preghiera. Fossano.
Siamo
al versetto 32 Gesù dice: "Conoscerete la Verità e la Verità vi farà
liberi".
Ѐ
la continuazione di quanto Gesù aveva affermato prima, rivelando la condizione
per essere suoi discepoli.
Aveva
detto: "Se vi stabilirete nelle mie Parole, sarete veri miei discepoli,
conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi".
Queste
parole Gesù le disse nel tempio a coloro che avevano creduto in Lui, poiché qui
dice: "A questi che credettero a Lui, Gesù parlava".
Abbiamo
visto come in quei "molti che credettero in Lui", in quei
"molti"" non ci fosse la fede vera, pur credendo in Lui, c'era
la fede facile, che corrispondeva al Dio che è creduto perché fa quello che
piace a noi.
Ѐ
un punto di contatto, di aggancio con Dio, per sentire da Lui Parole ulteriori,
Parole che ci vogliono condurre alla fede difficile e cioè a quella fede che ci
fa cercare quello che piace a Dio.
Perché
soltanto cercando quello che piace a Dio si giunge a conoscere l'Intenzione di
Dio, il Pensiero di Dio, la Verità.
Per
questo Gesù disse a costoro: "Se vi stabilirete nelle mie Parole, sarete
veri miei discepoli".
Il
che, abbiamo detto fa pensare che pur credendo in Lui, costoro non fossero suoi
discepoli però, Gesù fa l'invito a fare il passo successivo, a fare il passo cioè
per essere suoi discepoli.
Intanto
rivela a noi qual è la condizione per essere suoi
discepoli.
La
condizione è quella di stabilirsi nelle sue Parole.
Abbiamo
anche visto come lo stabilirsi, sia determinato dal fine, perché ognuno di noi
vivendo diventa stabile nel fine per cui vive, diventa stabile in ciò per cui
vive.
Allora
invitandoci a stabilirci nelle sue Parole, Gesù ci invita ad avere le sue
Parole come fine della nostra vita.
Una
cosa è fine della nostra vita, in quanto è oggetto di dedizione del nostro
pensiero, della nostra mente, quindi è un invito a dedicare la nostra mente, i
nostri pensieri alla Parola di Dio, alle sue Parole, perché?
Perché
soltanto dedicando la nostra mente alla Parola di Dio, noi andiamo in
profondità.
Le
Parole di Dio non restano in noi in quanto le registriamo, in
quanto le cantiamo, in quanto le ricordiamo, in quanto le scriviamo,
restano veramente in noi, in quanto applichiamo in esse la nostra mente.
Abbiamo
ancora visto che applicare la mente, vuol dire rapportare ogni cosa al suo
principio.
Applicare
la mente alle Parole di Dio, vuol dire riportarle nel loro Principio, il
Principio è il Padre.
Ѐ
qui, in questo Principio che si vede il Pensiero di Dio.
Soltanto
nel Pensiero di Dio noi troviamo il vero Fine delle cose, da qui la possibilità
di accedere alla Luce, perché la Luce e la Verità che sono annunciate in tutta
la creazione, ci sono date soltanto dal Padre: il Padre è la Sorgente della
Luce.
Dopo
aver detto questo, cioè la condizione per essere veri suoi discepoli, Gesù
aggiunge una parola che è molto importante, una grande promessa, dice:
"Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi".
Qui
abbiamo uno squarcio grande sopra il problema essenziale della nostra vita.
Prima
di tutto abbiamo detto che c'è una promessa:
"Conoscerete la Verità".
Si
dice "conoscerete" a chi ancora non conosce.
Questo
fa capire che noi non conosciamo la Verità.
Effettivamente
noi non conosciamo la Verità.
Tutti
quanti soffriamo questa mancanza di Luce: osserviamo la creazione, l'universo,
la storia, la vita degli uomini, gli avvenimenti di ogni giorno ma, tutto è
sempre avvolto in un velo di mistero; quale sia il significato, quale sia lo
scopo, a che cosa tenda tutto questo, quale sia il pensiero che opera in tutto,
questo sfugge sempre a noi.
Quindi
ci troviamo in una situazione di tenebre, di notte ed è la situazione dell'uomo.
L'uomo
nella sua vera dimensione è un cieco, è un mendicante, è un povero che è
avvolto dalle tenebre.
Peṛ in questa situazione di notte c'è la Parola
di Dio che
giunge come una promessa, la promessa di un'alba: "Conoscerete la
Verità".
Teniamo
presente che in quanto c'è una promessa e una promessa di Dio, c'è una
garanzia.
La
garanzia è questa: giungeremo a conoscere la Verità.
Quindi
la Verità è possibile, la conoscenza della Verità a noi uomini è possibile:
Parola di Dio.
Cị
significa che dire che la Verità (la Verità è Dio) è impossibile
conoscerla, è porre uno scandalo nella vita dell'uomo, perché l'uomo è stato
creato per un fine: il fine è la conoscenza della Verità che è la vita eterna.
In
questa conoscenza della Verità c'è la salvezza dell'uomo, Parola di Dio:
"Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità".
Quindi
nella conoscenza della Verità, c'è la salvezza: Dio vuole che tutti si salvino.
Nella
conoscenza della Verità c'è la salvezza.
Qui
Gesù dice che c'è la liberazione: "La Verità vi farà liberi".
La
conoscenza della Verità vi farà liberi.
Dire
impossibile la conoscenza di Dio, la conoscenza della Verità, è mettere
scandalo nella vita dell'uomo, perché?
Perché
rendere impossibile, vuol dire togliere la speranza di giungere a quel destino,
a quella meta per la quale Dio ci ha creati ed è un'offesa grande a Dio, poiché
se Dio ci ha creati per una meta, Lui ha fatto tutte le cose per renderci
possibile il raggiungimento di questa meta: se è arrivato a morire per noi, è
arrivato a morire per renderci possibile la conoscenza di Lui.
Abbiamo
detto ieri sera che proprio la morte del Cristo è una porta spalancata per noi,
per i nostri passi, verso la conoscenza di Dio, verso la conoscenza della Verità.
Quindi
guai a coloro che scandalizzano, cioè che mettono inciampo, perché tolgono la
speranza all'uomo di raggiungere la Verità.
Togliere
la speranza all'uomo, vuol dire togliere all'uomo l'impegno verso la conoscenza
della Verità.
L'uomo
non può impegnarsi in ciò che dispera di raggiungere.
Tolto
questo allora l'uomo, si rivolge a delle mete accessibili e quindi si rende
schiavo del mondo.
Qui
Gesù dicendo: "Conoscerete la Verità" dice anche una conseguenza di
questa conoscenza della Verità, poiché dichiara: "La Verità vi farà
liberi".
Come
abbiamo detto che promettendoci la conoscenza, rivela che
attualmente, noi non conosciamo la Verità (non si promette una cosa a uno che
l'avesse già) così, anche dicendo: "La Verità vi farà liberi", ci rivela
che noi non siamo liberi.
E
allora qui abbiamo un altro errore da denunciare: è un errore dire che gli
uomini sono liberi ed è un errore ritenerci liberi.
Noi
non siamo liberi e quando non si è liberi, si è schiavi.
Schiavi,
vuol dire che si è dominati dalle impressioni, dei sentimenti, dalla figura, da
cose esteriori ma, che non si può vivere secondo ciò di cui si è convinti in
coscienza.
Si
è costretti a servire altro.
Altro
che ci frustra, altro che ci fa servire non a Dio ma, a ciò che ci avvilisce e
distrugge la nostra vita.
Peṛò qui c'è un fatto molto importante da mettere
in evidenza
ed è questo, che Gesù dicendo "Conoscerete la Verità e la Verità vi farà
liberi" quindi fa dipendere la liberazione dalla conoscenza della Verità,
ci rivela anche che in terra di schiavitù, noi abbiamo la possibilità di
conoscere la Verità.
Perché
se la Verità, la conoscenza della Verità ci fa liberi e quindi la nostra
libertà dipende dalla conoscenza della Verità, c'è una condizione sola che ci
rende accessibile la conoscenza della Verità, è quella di potere cercare e
conoscere la Verità in terra di schiavitù, cioè anche quando si è schiavi.
Il
che vuol dire che anche se noi siamo schiavi del mondo, delle creature, dei sentimenti, di tutto quello che
vogliamo, non siamo schiavi totalmente, al punto da essere schiavi anche nel
pensiero.
A
meno che, a meno che noi vogliamo proprio renderci schiavi di ciò di cui noi
siamo schiavi cioè, renderci schiavi col pensiero, cioè, dedicare il nostro
pensiero a ciò di cui noi siamo schiavi ma, allora qui c'è una colpa.
Ma
se in noi c'è la fede in Dio, noi abbiamo in terra di schiavitù la possibilità
di occuparci e quindi di cercare la Verità e di conoscerla, perché solo
conoscendola, avremo la possibilità di essere liberi.
Ѐ
quindi la conoscenza della Verità che dà a noi la forza
della liberazione da tutto ciò che ci rende schiavi.
Quindi
è un errore dire: prima dobbiamo cercare la libertà da-, e poi conoscere la
Verità.
L'ordine
non è questo, prima dobbiamo cercare di conoscere la Verità e poi, conoscendo
la Verità avremo la forza per essere liberi, cioè per liberarci da tutto quello
che ci trattiene schiavi.
Il
che vuol dire che è la Verità che ci libera, è Dio che ci libera, Dio è il vero
liberatore.
Allora
Dio noi lo possiamo anche cercare in terra di schiavitù.
La
Verità si trova solo conoscendola.
Dicendo
che la Verità si trova solo conoscendola, noi escludiamo il
pluralismo delle vie, non ci sono tante vie per arrivare a conoscere la Verità.
Anche
qui ci sono molti errori da denunciare e da eliminare dalla nostra via.
Alla
Verità non si accede attraverso il sentimento, come non si accede attraverso il
mangiare in un modo piuttosto che in un altro, non si accede vestendoci in un
modo piuttosto che in un altro.
Non
si giunge alla Verità, sottomettendoci a una regola piuttosto che a un'altra.
Alla
Verità non si accede appartenendo a un'istituzione piuttosto che a un'altra.
Alla
Verità si accede soltanto conoscendola e la conoscenza avviene attraverso l'intelligenza,
avviene attraverso la dedizione del pensiero.
Abbiamo
detto che anche in schiavitù, noi abbiamo la possibilità di cercare di
conoscere la Verità.
Cioè
anche là, dove noi siamo schiavi, noi abbiamo la possibilità di dedicare il
nostro pensiero alla ricerca di Dio, a pensare Dio.
Anche
in terra di schiavitù.
Questo
ci fa capire un'altra grande cosa: non c'è nessuno nel
mondo che possa renderci schiavi nel pensiero.
Nel
mondo c'è chi può renderci schiavi nei sentimenti, nel nostro tempo, nel nostro
comportamento, nelle azioni esterne, può renderci schiavi nel senso che può
lottare ed entrare in guerra per tutti i beni che noi abbiamo, portarceli via,
però non c'è nessuno al mondo che possa rendere schiavo il nostro pensiero, se
noi stessi non lo rendiamo schiavo.
Il
nostro pensiero appartiene a un ordine trascendente il mondo.
Non
c'è nessuna condizione al mondo che possa rendere schiavo il nostro pensiero, a
meno che noi stessi sottomettiamo il nostro pensiero ma, allora qui c'è la
colpa.
Dio
ha posto in noi quest’atto nobilissimo del pensare, attraverso il quale noi
possiamo accedere alla conoscenza della Verità e conoscendo la Verità, noi
possiamo avere quella forza in noi da liberarci di tutto.
Noi
potremmo anche chiederci perché qui Gesù fa questa promessa di Verità e quindi
di liberazione, mentre potrebbe darci la Verità e liberarci.
Abbiamo
detto molte volte che la Parola di Dio è sempre una promessa e la promessa è
sempre un impegno rivolto alla creatura, rivolto all'uomo, rivolto a noi, per
dedicarci a ciò che Egli ci promette.
Dio
attraverso le sue Parole ci promette dei beni che ancora
noi non abbiamo e non possiamo avere nella situazione in cui ci troviamo ma, ce
li promette per farceli desiderare, affinché desiderandoli noi possiamo ottenerli.
Ci
sono dei beni che Dio ci dà senza di noi, senza cioè che noi li desideriamo,
senza che noi li vogliamo: la nostra vita, l'universo stesso, anche la fede
stessa, la nostra volontà, l'intelligenza, la mente, tutto il mondo che ci sta
intorno è dato a noi senza di noi, senza che noi stessi lo desideriamo.
Ma
ci sono dei beni e sono i beni maggiori, quelli che sono riservati
personalmente a ogni uomo, che Dio dà solo a coloro che li vogliono e li
desiderano.
E
allora ecco, se noi non li conosciamo ancora e se ci vengono dati soltanto in
quanto li desideriamo, come potremmo noi desiderare una cosa che non conosciamo
se quella cosa non ci fosse promessa?
Dio
parla a noi promettendoci una cosa che ancora non abbiamo, affinché se crediamo
in Lui, la desideriamo e desiderandola noi veniamo ad appartenere a quei poveri
dello spirito, a colori che cercano.
Il
Signore dice che viene dato a coloro che cercano, a coloro che bussano, a
coloro che chiedono.
Dio
promette affinché noi chiediamo, invochiamo, cerchiamo, desideriamo.
E
desiderando quei beni maggiori, possiamo giungere a ottenerli.
I
doni maggiori vengono dati soltanto a coloro che li desiderano, che li
vogliono.
Qui
abbiamo la scoperta di un grande passaggio: il passaggio
dalla passione di Assoluto alla passione della Verità.
L'uomo
si caratterizza per questo, è una passione di Assoluto: tutto ciò che egli
cerca, che egli desidera, che egli ama, lo vuole con la passione dell'Assoluto
cioè, vuole che sia Assoluto, perché porta con sé l'impronta della Presenza di
Dio.
Però questa passione d'Assoluto è
anonima, tant'è vero che lui non sa cosa sia questo Assoluto e lo confonde con
tutto ciò che vede, con tutto ciò che gli si presenta.
Attraverso
questa passione di Assoluto, l'uomo fa una terribile
esperienza ed è l'esperienza dell'errore.
L'uomo
prende delle grandi cantonate, perché desiderando con la passione d'Assoluto
ciò che è relativo, prende sempre cantonate, resta deluso, resta ingannato.
"Se
avessi saputo”, è sempre il secondo atto di una scelta.
Prima
l'uomo fa una scelta, nel secondo atto dice: "Se avessi saputo".
Quindi
questa passione di Assoluto gli fa costatare un'infinità di errori ma, cosa
succede?
Attraverso
questa verifica di questi errori continui che egli fa nella sua vita, a poco
per volta si forma in lui questa consapevolezza, questa convinzione: la cosa
veramente importante è sapere, è conoscere, è capire.
A
un certo momento l'uomo capisce che quello che bisogna cercare prima di tutto è
la Luce, la conoscenza.
Qui
ritorniamo con le prime frasi del Signore: "Cercate prima di tutto il
Regno di Dio, non preoccupatevi di altro".
L'uomo
preoccupandosi di altro, siccome porta la passione d'Assoluto,
prende grandi cantonate ma, attraverso tutti questi errori, a poco per volta,
matura in lui questa convinzione: l'importante è conoscere.
E
come matura in lui questa convinzione: l'importante è
conoscere, in lui c'è questo passaggio: la passione di Assoluto diventa
passione di Verità, diventa una passione qualificata e soltanto quando diventa
passione di Verità adesso, l'uomo esclude da sé tutto quel campo di errori che
gli faceva confondere l'Assoluto con quello che è relativo.
Qui
scopriamo il rapporto che passa tra la passione della Verità e la passione
dell'Assoluto, la passione della Verità è uno stato di
maturazione della passione di Assoluto.
Abbiamo
detto che alla Verità si accede solo attraverso la conoscenza.
Non
si trova la Verità in modo diverso e qui abbiamo l'uomo che, a questo punto,
avendo maturato in sé la passione della Verità, essendo giunto a questa
maturità, arriva a quella sete, a quella fame specifica di conoscere Dio che
gli dà la possibilità di ottenere ciò che Dio li promette: il compimento della
promessa.
Luigi: La conoscenza della Verità ci
libera sopratutto dal pensiero del nostro io.
La
Verità è proprio effetto di conoscenza, non accedi alla Verità in altro modo,
non arrivi alla Verità facendo ginnastica.
La
passione d'Assoluto deve maturare in passione di Verità, perché solo la
passione di Verità è definita, specifica.
Soltanto
quando la Verità è desiderata, diventa conoscibile.
Prima
no.
La
Verità viene data solo là, dove è desiderata e desiderata personalmente e a
quel livello tale per cui si può portare questa Verità. O la creatura matura in
passione di Verità ed esclude tutte le altre passioni, smette di cercare
l'Assoluto nelle cose esteriori, ormai lo esclude perché si rivolge tutta al
pensiero.
Infatti
Dio è conoscibile soltanto nel suo Pensiero.
Dio
trasformandoci in passione di Verità, ci trasforma in Pensiero di Sé e nel
Pensiero di Dio c'è la conoscenza di Dio ma, solo nel Pensiero di Dio.
Quella
passione di Verità è una passione personale, non soltanto personale ma, diventa
proprio oggetto del pensiero.
Perché
noi possiamo pensare di Dio solo con il Pensiero di Dio, soltanto in quanto
abbiamo la possibilità di unirci al Pensiero di Dio e soltanto nel Pensiero di
Dio c'è la conoscenza di Dio e noi possiamo accedere alla Verità.
Qui,
a questo punto la creatura dà il massimo valore al Pensiero di Dio.
Al
Pensiero di Dio che porta in sé.
Quindi
esclude ogni altra cosa, punta tutto su quello.
Diventa
un raggio laser un raggio che acquista una direzione ben precisa mentre prima, con
la passione di Assoluto si disperdeva verso tutto ciò che vedeva e toccava,
perché riteneva che forse la sua felicità stesse in quello.
Noi
subiamo la passione di Assoluto e infatti non sappiamo mica che cosa sia.
Sbagliando,
per la nostra passione di Assoluto, noi diciamo dopo ogni errore: "Ah se
avessi saputo" ma, appunto dicendo: "Se avessi saputo"
constatiamo che la cosa più importante per noi è sapere, è conoscere.
Se
tutte le volte che sbaglio dico: "Se avessi saputo", vedi che qui la
cosa matura in passione di Verità.
Tu
ti stabilisci nelle Parole di Dio, in quanto ti impegni a cercare il Pensiero
che c'è in quelle Parole.
Noi
restiamo nelle Parole, in quanto le approfondiamo, in quanto ci dedichiamo con
la nostra mente a quelle Parole e noi restiamo in quanto dedichiamo la nostra
mente a-, ma dedicare la nostra mente alle Parole del Cristo che cosa vuole
dire?
Vuol
proprio dire cercare di approfondirle per arrivare al Pensiero che è contenuto
in esse, ciò che Lui ci annuncia.
E
Lui ci parla del Padre.
Il
che vuol dire che il nostro pensiero, la nostra mente è ciò che di più nobile
portiamo in noi e qui si compiono i veri sacrifici a Dio, qui abbiamo il vero
atto d'amore.
Se
noi dessimo a Dio tutte le altre cose ma, non dessimo il nostro pensiero, noi
offenderemo l'amore di Dio.
Perché
la parte più nobile di noi stessi sta nel pensiero.
Noi
possiamo cercare la Verità quando siamo in terra di schiavitù e non possiamo
fare in modo diverso.
La
liberazione è una conseguenza della conoscenza, quindi o possiamo trovare la
Verità in terra di schiavitù, oppure non possiamo trovare niente.
Perché
la liberazione è effetto di conoscenza.
"Se
conoscete la Verità, la verità vi farà liberi".
Quindi
se noi siamo schiavi, vuol dire che ci deve essere questo passaggio, questa
via, sarà stretta, sarà difficile, tutto quello che si vuole però,
ci deve essere la possibilità in terra di schiavitù di conoscere la Verità.
E
questo noi lo constatiamo: uno può anche essere in galera, imprigionato,
schiavo di tutto però, nessuno gli può togliere il pensiero, nessuno all'infuori del
nostro io può rendere schiavo il nostro pensiero.
Ma
allora qui c'è il pensiero del nostro io che preferisce la schiavitù alla
libertà.
Preferisce
l'errore alla Verità.
Allora
qui troviamo il peccato.
In
caso diverso se si crede in Dio, Dio dà a noi, in qualunque luogo la
possibilità di conoscerlo.
Nessun
uomo ti può portare via il pensiero.
Per
cui è meglio sottomettersi, ubbidire piuttosto che contendere con tuo fratello,
perché in questo caso tu distrai il tuo pensiero da Dio per lottare contro il
fratello, allora Dio ti dice concedigli tutto perché quello non ti chiede mica
il pensiero.
Il
mondo ti chiede altro, non sa cosa farsene del tuo pensiero.
È
lei può sbucciare le patate e pensare a Dio o, può fare dei conti e pensare a
Dio.
Il
nostro pensiero è trascendente, non c'è niente al mondo che lo possa
rendere schiavo a parte il pensiero del nostro io.
E
allora il nostro pensiero qui si distrae da Dio per appassionarsi in quello o
in quell'altro per la propria gloria personale.
E
se dentro col nostro pensiero non abbiamo tradito, stia tranquilla che al mondo
non c'è niente che ci faccia tradire.
Pụ
venirsi a trovare in mille occasioni ma, lei non tradisce se dentro di sé non
ha già tradito.
In
noi c'è una forza più forte di tutto quello che avviene nel mondo ma, se si
noi, avendo la possibilità di essere liberati, non ci lasciamo liberare allora
vuol dire che entra in gioco il pensiero del nostro io che vuole continuare a
essere schiavo.
Quindi
in qualunque luogo si può occupare di Dio, non aspettare di essere in pensione
per occuparti di Dio, perché quella pensione ĺ non ti arriverà mai.
Se
tu oggi non approfitti della situazione in cui ti trovi, sulla strada in cui
tutti trovi per pensare Dio, per cercare Dio, certamente domani non arriverai a
conoscere Dio.
Domani
non avrai più quella libertà che ti permette di pensare Dio anzi, sarai sempre
più condizionata.
Ogni
problema rinviato diventa un problema appesantito.
D.: La nostra intelligenza corrisponde al
nostro pensiero?
Luigi: Sì, corrisponde alla dedizione del
nostro pensiero, cioè dedicando il nostro pensiero a-, diventiamo intelligenti
in-. Dedicando il nostro pensiero.
Perché
noi diventiamo intelligenti nella misura in cui dedichiamo il nostro pensiero a
una causa.
Più
conosciamo quella causa e più diventiamo intelligenti.
E
se la causa poi è infinita, è Dio, arriviamo all'intelligenza infinita.
Per
cui l'intelligenza si riceve dalla causa.
Quanto
più questa causa è elevata, tanto più rende noi intelligenti e se noi
conosciamo soltanto delle cause relative, la nostra intelligenza è relativa: se
so come si pianta un cavolo, la mia intelligenza è relativa al piantare il
cavolo.
Se
noi ci dedichiamo invece a una causa infinita, a Dio allora qui abbiamo
un'intelligenza divina.
L'intelligenza
viene dalla causa.
Ogni
uomo nasce con la passione dell'Assoluto perché questa è conseguenza della presenza
di Dio in ogni uomo.
La
presenza di Dio in noi senza di noi.
Per
cui quello è un effetto.
La
passione dell'Assoluto e un effetto della presenza di Dio in noi, non dipende
da noi.
D.: Ogni uomo nasce con una capacità di
pensare.
Luigi: Ś.
D.: Anche questa non dipende da noi.
Luigi: No, non dipende da noi.
D.: Dipende da Dio.
Luigi: Certo.
D.: Peṛ noi non
nasciamo con la passione della Verità.
Luigi: No.
D.: Quindi alcuni hanno questa passione per
la Verità e altri non ce l'hanno.
Luigi: Si.
D.: E questo dipende da noi?
Luigi: Questo si forma attraverso noi.
Ma
si forma sulla passione di Assoluto.
La
passione di Assoluto è il terreno, il sottofondo da cui ha poco per volta
spunta la pianticina della passione per la Verità.
D.: E questo sarebbe il principio
dell'intelligenza con cui dobbiamo applicare il pensiero?
Luigi: Certo, cioè la passione per la
Verità mi fate dedicare il pensiero a una cosa ben precisa: a conoscere la
Verità, a cercare la Verità e il Signore dice che chi cerca trova.
Con
la passione di Assoluto io cerco tutto.
D.: Anche applicando il pensiero?
Luigi: Sì certo.
D.: Quindi io posso applicare il pensiero a
Dio e non avere questo desiderio specifico?
Luigi: Se applico il pensiero a Dio,
allora qui Dio mi forma la passione per la Verità, perché non è che io debba
arrivare a formare la passione per la Verità attraverso prove negative, cioè
attraverso nasate, questo in conseguenza dell'errore.
Noi,
quanto più dedichiamo il nostro pensiero a Dio, tanto più noi conosciamo la
passione della Verità, perché questa si forma in positivo conoscendo Dio,
quanto più uno cerca Dio o tanto più si forma questo amore per la Verità che
diventa passione di Verità. Due sono le vie per giungere alla Verità o la via
dell'intelligenza e la via dell'intelligenza dipende dall'oggetto cui noi
applichiamo il pensiero, oppure la via della sofferenza ho sofferenza
attraverso gli errori che esperimentiamo ma, anche questa ha un aspetto
positivo, anche i nostri errori, anche i nostri peccati, anche le nostre colpe
hanno un aspetto positivo, perché fanno maturare in noi, evidenziano a noi
quello che veramente manca in noi.
Quindi
evidenziandoci quello che manca a noi, ce lo fanno desiderare.
Dobbiamo
precisare in che cosa consiste la salvezza perché si parla di salvezza a uno
che sta perendo, che è in rischio di perire. Qual è il vero rischio in cui ci
troviamo noi?
Il
rischio è quello della chiusura nel pensiero del nostro io.
Quindi
la liberazione è la liberazione dal pensiero del nostro io.
La
grande schiavitù, il posto di blocco è il pensiero del nostro io.
Noi
abbiamo bisogno di essere salvati dall'ossessione del pensiero del nostro io.
Noi
abbiamo bisogno di superare il pensiero del nostro io.
È
il pensiero del nostro io che impedisce a noi la conoscenza di Dio.
Dio
si trova soltanto nel Pensiero di Dio e noi nel pensiero del nostro io non
possiamo conoscere Dio.
Dio
si trova soltanto in Dio ma, per conoscere Dio in Dio, dobbiamo superare il
pensiero del nostro io.
Per
trovare Dio dobbiamo superare ogni altro pensiero, soprattutto il pensiero del
nostro io.
Il
nostro io rischia di diventare un cerchio chiuso perché come c'è in Dio un
cerchio chiuso, così il pensiero del nostro io ci fa correre il rischio di
chiudere il cerchio sul pensiero di noi stessi.
Per
cui noi facciamo tutte le nostre decisioni e le nostre scelte in funzione di:
"Questo mi piace, questo non mi piace, questo mi conviene, questo non mi
conviene".
E
a un certo momento il cerchio si chiude.
Noi
abbiamo bisogno di essere salvati da questo cerchio che si sta chiudendo
attorno a noi, nel pensiero di noi stessi.
Per
aprirci all'infinito di Dio.
Per
questo c'è la morte del Cristo, la morte del Cristo è per insegnare a noi a
morire a noi stessi.
Soltanto
morendo a noi stessi, il nostro pensiero si libera da tutto ciò che fa perno,
che ha per centro il pensiero del nostro io e può occuparsi di Dio.
"Conoscerete
la Verità e la Verità vi farà liberi".
Gv 8 Vs 32 Secondo tema.
Titolo: Il terzo
paradosso dell'uomo.
Argomenti: L'importanza della
conoscenza. La
Verità si trova solo desiderandola. Cercare la Verità è
necessario ma non sufficiente. Stabilirsi nelle Parole di Gesù. Le promesse di Dio. Le caratteristiche della Verità. Realtà materiale e
spirituale. Trovare
senza conoscere. "Tu non mi cercheresti se non mi avessi già
trovato". La
Verità si trova solo conoscendola. Trovare la Verità. Il superamento del mondo esterno. La passione per la Verità, diventa passione per Dio.
29/Settembre/1985
Casa di preghiera. Fossano.
Restiamo
ancora nel versetto 32, in cui Gesù dichiara a coloro che credono in Lui, che
se si stabiliscono nella sua Parola saranno veramente suoi discepoli e
giungeranno a conoscere la Verità e la Verità li farà liberi.
Abbiamo visto la volta scorsa come
per giungere a conoscere la Verità, sia necessario desiderare la Verità, essere
passione della Verità.
L'uomo essendo costituito dalla
presenza di Dio, porta in sé una passione che è la passione dell'Assoluto.
Ma questa passione è una passione
informe.
Per cui Lui confonde l'Assoluto
con tutto ciò che incontra, con tutto ciò che vede, con tutto ciò che tocca.
Abbiamo anche visto che nella vita
dell'uomo, nel tempo che passa c'è un'opera di Dio
che tende a far passare l'uomo dalla passione dell'Assoluto alla passione per
la Verità.
L'uomo è passione di Assoluto per
cui confonde per Assoluto tutto ciò che incontra, tutto ciò che vede, tutto ciò
che tocca e c'è un'opera di Dio in tutto ciò che l'uomo vede, in tutto ciò che
l'uomo tocca, in tutto ciò di cui fa esperienza, c'è un'opera di Dio (il
divenire nella nostra vita, è il tempo stesso che passa) attraverso la quale
Dio, porta l'uomo a questa convinzione: a scoprire l'importanza del conoscere.
Abbiamo visto che l'uomo
scambiando per Assoluto tutto ciò che vede e tutto ciò che tocca e che quindi
Assoluto non è, l'uomo prende delle solenni cantonate, delle delusioni.
Dio sta operando nella nostra vita
per liberarci dall'errore che noi, dominati dalla passione dell'Assoluto
commettiamo.
Dalla passione d'Assoluto, non
possiamo assolutamente liberarci, poiché è una conseguenza della presenza
stessa di Dio in noi.
Dio non possiamo eliminarlo dal
nostro pensiero, dalla nostra esistenza, dalla nostra vita, perché è Lui stesso
che forma noi, è Lui il Creatore nostro, quindi essendo trascendente noi, noi
non possiamo niente contro di Lui.
Dio sta operando per liberarci da
tutti questi errori quindi, attraverso il processo di delusioni, Lui ci
convince della importanza della conoscenza.
È qui che si fa il passaggio dalla
passione dell'Assoluto alla passione della
Verità.
Quando l'uomo comprende
l'importanza del conoscere, incomincia a desiderare questo.
La Verità e uno di quei doni
maggiori che si possono trovare soltanto in quanto sono desiderati
personalmente.
Ci sono nella nostra vita dei doni
minori e dei doni maggiori, l'abbiamo visto parecchie volte.
I doni minori sono tutti quei doni
che Dio dà a noi senza di noi: la nostra esistenza, l'universo stesso, tutti i
fatti che accadono nella nostra giornata, nella nostra vita, nella storia,
eccetera.
Tutto questo fa parte di questi
doni minori e rappresenta tutto ciò che Dio dà a noi senza di noi.
Ma tutti questi doni sono soltanto
un preambolo per giungere ai doni maggiori, i quali non possono (non possono
nemmeno da Dio) essere dati all'uomo se l'uomo non li desidera.
Qui si comprende perché Dio operi
nella nostra vita per formare in noi il desiderio
della Verità, cioè il desiderio di un dono maggiore che solo in quanto è
desiderato, voluto, cercato, può essere ottenuto.
Gesù stesso dice: "Cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto, domandate e vi sarà dato".
Perché?
Perché viene aperto a chi bussa
trova chi cerca viene dato a chi domanda. Questo dice Gesù.
Peṛ
abbiamo anche in altri
luoghi Gesù stesso che dice: "Mi cercherete e non mi troverete".
E c'è la parabola delle vergini,
in cui le vergini stolte a un certo momento bussano a una porta chiusa che si
rifiuta di aprire.
Ancora Gesù dice: "Quando il
padrone di casa si sarà alzato e rientrato in casa avrà chiuso l'uscio, invano
voi busserete a una porta che non si apre".
Contraddizione?
Apparentemente sì.
Perché se prima dice:
"Cercate e troverete" e promette quindi che colui che cerca trova,
poi dopo dice: "Mi cercherete e non mi troverete", apparentemente è
una contraddizione.
Ma tutte le contraddizioni che ci
sono poste davanti agli occhi, ci sono poste affinché noi approfondiamo.
C'è sempre in profondità un'unità
in cui la contraddizione si scioglie.
E anche qui, andando in
profondità, noi scopriamo che questa contraddizione apparente rivela una
condizione, cioè ci rivela che il cercare è una condizione necessaria per
trovare ma, non è sufficiente.
Per questo Gesù per farci capire
che non è sufficiente dice anche: "Mi cercherete e non mi troverete".
Che cosa sia sufficiente ce lo
rivela qui Gesù quando dichiara: "Se vi stabilirete nelle mie Parole,
conoscerete la Verità".
Ecco, è necessario cercare ma,
cercare stabilendoci nelle sue Parole.
Abbiamo visto cosa vuol dire
questo stabilirsi, perché ognuno di noi si stabilisce in ciò per cui vive, in
ciò a cui dedica il suo Pensiero, la sua mente.
In quanto questo stabilirsi vuol
dire vivere per-, dedicare la propria mente a-, e qui dice: "La mia
Parola", quindi in quanto uno dedica la propria mente alla Parola di
Cristo, qui abbiamo la vera ricerca che ottiene la conoscenza della Verità, che
ottiene la promessa.
Abbiamo detto che Dio promette, quindi dice prima (promettere vuol dire prima) una
cosa, affinché noi la possiamo desiderare e desiderandola possiamo giungere al
compimento di quello che Lui promette.
Per cui non è che le promesse che
fa Dio si realizzino automaticamente, le promesse che fa Dio non si realizzano
automaticamente, si realizzano con noi ma, non si realizzano senza di noi.
Per cui la promessa di Dio può
restare soltanto nel campo dei sogni: una cosa promessa ma non ottenuta.
Abbiamo Elisabetta che quando
saluta Maria dice: "Beata te che hai creduto nella Parola di Dio, perché
in te si compirà la promessa".
Ecco la promessa si compie là,
dove c'è questa fede nella Parola di Dio, dove c'è questa ricerca ma questa
ricerca nella Parola di Dio, in quanto uno applica la mente.
Torniamo sempre alla parabola del
seminatore, dove bisogna applicare la mente alla Parola, al seme, che viene
seminato nella nostra terra se non vogliamo perdere il seme stesso.
Quindi è attraverso la mente che
cerca che si giunge al compimento della promessa.
Qui allora possiamo capire come lo
scopo di tutti i doni minori che Dio dà a noi senza di noi, sia quello di
condurre noi a desiderare una cosa ben precisa.
A mettere una cosa al di sopra di
tutto, ad avere cioè la passione per la Verità.
Abbiamo detto che quando si parla
di passione per-, desiderio di, è applicazione di mente, è pensare a-.
Noi non possiamo desiderare una
cosa se quella cosa non l'abbiamo presente nel nostro Pensiero, almeno come
valore, come importanza.
Noi non potremmo desiderare la
Verità, senza pensare la Verità e questo richiede già una certa presenza di
questa Verità nel nostro Pensiero.
Noi in realtà sappiamo già tante
cose quando parliamo di Verità, della Verità stessa.
Noi sappiamo ad esempio che la
Verità non è condizionata dal luogo: quello che è vero, è vero sia qui in
Italia, sia in America o in Cina.
Questo ci fa capire la Verità non
è condizionata dal luogo.
La Verità è universale.
Sappiamo che la Verità non è
condizionata dal tempo: non è che quello che era vero 2000 anni fa non sia più
vero oggi.
La Verità trascende il tempo, non
è condizionata dai tempi, non è che una cosa sia vera perché sia stata detta
oggi e domani non sia più vera, la Verità è al di sopra di tutto.
Qui facciamo un'altra scoperta: se
la Verità è al di sopra del tempo, conoscere la Verità è conoscere l'Eternità.
Qui Gesù dice che la Verità
libera, quindi conoscere la Verità è trovare la nostra liberazione, per cui
fintanto che non conosciamo la Verità noi siamo schiavi, schiavi delle
impressioni, schiavi dei sentimenti, schiavi dei giudizi degli altri, schiavi
di quello che dicono gli uomini.
Quindi la Verità è liberatrice.
Inoltre capiamo anche che la
Verità essendo trascendente i luoghi e i tempi, non appartiene e quindi non si
trova in quello che è il mondo esterno.
Gesù dice: "Non aspettatevi
di vedere il Regno di Dio (il Regno di Dio è il Regno della Verità) tra le cose
esterne tra le cose apparenti".
Le cose esterne, le cose apparenti
sono quelle che cadono sotto i nostri sensi, che sono esperimentabili dei
nostri sensi e questo ci fa capire che la Verità non può essere esperimentabile
dei nostri sensi.
Noi non possiamo trovare la Verità
correndo per il mondo, non possiamo aspettarci di trovare la Verità sulle
strade del mondo.
La Verità non è oggetto dei nostri
occhi, non è oggetto di quello che noi possiamo
esperimentare con i nostri sensi.
E allora c'è un punto solo in cui
noi possiamo trovare la Verità: nel pensiero e nel pensiero che la pensa.
Abbiamo detto che noi non possiamo
desiderare, non possiamo volere una cosa, se questa cosa, in qualche modo non
la vediamo col pensiero.
Certo quando noi cerchiamo delle
cose materiali, delle cose che sono oggetto dei nostri sensi, noi le abbiamo
presenti col pensiero.
Se uno cerca una cassetta, ha
presente col pensiero quello che cerca, quello che
vuole.
Peṛ
non è sufficiente averla
presente col pensiero.
Lui sarà contento e soddisfatto
soltanto quando la vedrà con i propri occhi, quando la toccherà con le proprie
mani.
Quando cerchiamo una cosa, noi l'abbiamo
presente nel pensiero, se non l'avessimo presente nel pensiero, non potremmo
assolutamente cercarla.
Peṛ
noi generalmente
cerchiamo delle cose materiali, delle cose del mondo esterno e allora non ci
accontentiamo di averle presenti nel pensiero, noi siamo contenti e soddisfatti
quando quella cosa che noi abbiamo presente nel pensiero la incontriamo nel
mondo esterno, cioè la possiamo toccare con le nostre mani, la possiamo vedere
con i nostri occhi.
Ma questo in quanto noi riteniamo
che la realtà sia quella materiale, sia quella esterna e noi siamo soddisfatti
in quanto la cosa la vediamo, la tocchiamo con i nostri sensi.
Peṛ
Gesù abbiamo visto che
dice anche a noi: "Non aspettatevi di vedere la Verità tra le cose
esterne".
E allora questa pace, questa
soddisfazione che noi sperimentiamo quando cerchiamo una cosa del mondo esterno
e ci dichiariamo soddisfatti quando l'abbiamo trovata esteriormente,
evidentemente non è il vero trovare, perché la Verità non si trova nel mondo
esterno.
Questo ci fa anche capire che
tutto quello che noi troviamo nel mondo esterno lo troviamo senza conoscerlo.
Abbiamo già visto la volta scorsa
che invece la Verità non si può trovare senza conoscerla.
Allora tutto quello che noi
troviamo senza conoscere è tutto quello che appartiene ai sensi.
Tutto quello che cade sotto i
nostri sensi, noi lo troviamo.
Infatti, abbiamo detto che quella
povera donna che aveva smarrito la moneta, la cerca, mette tutto in aria, poi
finalmente la trova e allora esulta: "L'ho trovata".
Quindi l'aveva presente nel
pensiero e l'ha cercata e quando l'ha trovata, è stata contenta.
Peṛ
Gesù ci fa capire che
tutto quello che noi troviamo nel mondo esterno, lo troviamo senza conoscerlo.
Noi lo esperimentiamo con i nostri
sensi, lo vediamo con i nostri occhi però, non sappiamo che cosa
sia.
La Verità invece, abbiamo detto che trascende tutto il mondo esterno e ha questa
caratteristica: la si trova solo conoscendola.
Non si può trovare prima.
Qui succede questo fatto, che quando
noi cerchiamo la Verità e quindi siamo desiderio, siamo passione di Verità, in
quanto la cerchiamo, dobbiamo averla presente, non certamente esteriormente.
Quando noi cerchiamo la Verità, in
quanto la cerchiamo, dobbiamo averla presente in qualche
parte di noi.
Non certamente nel mondo esterno,
perché abbiamo detto che nel mondo esterno non vediamo la Verità.
L'unico luogo è il nostro
pensiero.
Se la Verità non fosse presente
nel nostro pensiero noi non potremo cercare la Verità, perché non possiamo desiderare,
cercare una cosa che non abbiamo presente, una cosa non vista da noi non può
essere voluta da noi.
Così anche lo stesso per la
Verità.
Ma allora qui c'è un fatto strano
ed è quello che abbiamo detto è il terzo paradosso dell'uomo, è quello che il
Signore stesso dice a Sant'Agostino: "Tu non mi cercheresti se non mi
avessi già trovato".
Il paradosso sta qui che l'uomo
cerca una cosa che ha già trovato.
E allora in che cosa consiste?
Il trovare la Verità, se l'uomo l'ha già presente quando la desidera, consiste soltanto nel
prendere conoscenza di ciò che egli desidera.
Il trovare la Verità è trovare la
Realtà in cui è la ragione di tutto ciò che esiste, in cui c'è il Principio e
il Fine di tutto ciò che esiste.
Basta porla in questi termini, per
capire come la Verità sia Dio, la Realtà in cui è la ragione di tutto ciò che
esiste.
Noi proprio per la presenza di Dio
che portiamo in noi, portiamo già in noi questa passione per Lui e se portiamo
questa passione per Lui è perché abbiamo già in noi la conoscenza di quello che
cerchiamo e di quello che vogliamo trovare.
Diciamo allora che cosa manca a
noi se l'abbiamo già presente?
Che cosa manca
a noi?
Quello che manca noi è proprio il
superamento di tutto il mondo esterno, noi confondiamo per realtà, quella
moneta che cercava quella vedovella.
Noi fintanto che riteniamo che
troviamo veramente quello che cerchiamo soltanto in quanto arriviamo a vederlo
con i nostri occhi, a esperimentarlo con i nostri sensi, noi non possiamo
conoscere la Verità che già portiamo con noi e che già è presente in noi.
Ѐ necessario che ci rendiamo conto
che esteriormente non possiamo trovare la Verità, che la Verità si trova solo
nel nostro pensiero e quindi Dio si trova soltanto nel nostro pensiero.
Cioè si tratta di maturare in noi
questo stato di coscienza, questa presa di coscienza di quello che già portiamo
in noi, di conoscere quello che noi vogliamo.
A questo punto, quella passione per la Verità, diventa passione per Dio.
Noi abbiamo visto, quando abbiamo
parlato del Pensiero di Dio, abbiamo visto che il Pensiero di Dio conosce Se
stesso guardando Dio, perché è Pensiero di Dio, conosce Se stesso come opera
del Padre e lì abbiamo la conoscenza della Verità.
La conoscenza della Verità che è
la conoscenza proprio del rapporto che passa tra il Pensiero di Dio e Dio
stesso, è la conoscenza del Pensiero di Dio in Dio e la Verità diventa quella
Realtà che dà significato, che giustifica quella realtà che abbiamo presente e
che per noi è senza significato perché non sappiamo che cosa sia.
E.:La Verità fa parte
dei doni maggiori e come tale va desiderato e cercato personalmente. La Verità
però coincidendo con Dio non è l'unico dono che
riassume tutto?
Luigi: Ѐ
uno dei doni nel senso che la Verità si presenta a noi come esigenza, prima
ancora di precisare che la Verità sia Dio.
Ѐ ancora un fattore intermediario
per formarci.
Noi prima esperimentiamo l'errore
di ritenere come Verità quello che noi vediamo con i nostri occhi.
Poi a un certo momento abbiamo Dio
che opera in questa realtà esterna.
Il bambino ritiene che sia
Assoluto tutto quello che vede con gli occhi.
Dio operando sulla realtà esterna,
mutandola, attraverso le delusioni ci fa capire che questa non è la Verità e
intanto forma in noi il desiderio di sapere cos'è la Verità.
La Verità noi la confondiamo con
la realtà esterna, poi a poco per volta, comprendiamo che la realtà esterna non
può essere la Verità e allora andiamo alla ricerca e allora si forma il desiderio,
la passione per la Verità ma è un desiderio della Verità senza ancora sapere
che cosa sia.
Prima che si formi in noi questo
desiderio di Dio, è necessario fare questo passaggio intermedio.
A.: Quindi il
desiderio della Verità fa parte già di quei doni superiori.
Luigi: Ś.
E.: Quei doni
superiori sono la premessa per giungere ad avere Dio.
Luigi: Certo,
essendo dono maggiore, si può ottenere soltanto in quanto viene desiderato e
desiderato in modo specifico. Altrimenti noi abbiamo la passione per l'Assoluto
e facciamo sempre una proiezione esterna.
E.: Il termine stesso
di dono, lo qualifica ancora sempre come mezzo, perché Dio è il fine non è un
mezzo.
Luigi: Peṛ quando noi diciamo desiderio di-, questo desiderio diventa
pensiero per-, dedizione di pensiero.
Ѐ proprio attraverso questa
maturazione di pensiero per-, che quanto più noi pensiamo a-, tanto più si
precisa in noi quello che portiamo già nel pensiero.
Perché nel pensiero lo portiamo
già, l'importante è passare dall'esterno al pensiero.
Nel pensiero la Verità c'è già.
Adesso si tratta di prendere
coscienza.
La Verità si conosce solo
attraverso il Pensiero della Verità stessa.
È ĺ che si precisa e poi diventa
Dio.
Diventando Dio, diventa Pensiero
di Dio e nel Pensiero di Dio poi dopo ha la possibilità in noi, di conoscere la
generazione del Padre, di conoscersi come generato dal Padre.
Quindi conosce il rapporto che
passa tra Dio Padre e Dio Figlio.
Ma questo solo il Pensiero di Dio
lo può fare.
Qui abbiamo la scoperta che la
Verità è la conoscenza del rapporto che passa tra Dio e la sua opera, tra Dio e
suo Figlio.
E.: C'è un passaggio
di Sant'Agostino che dice che noi non cercheremo la Verità se già dentro di noi
non ha sentissimo.
Peṛ noi più che
la Verità chiara e distinta, avvertiamo l'effetto di questa presenza e non
tanto la Verità.
Per cui avvertendo gli
effetti, non finiamo di cadere nel vago, com’è nel vago la passione di
Assoluto?
Luigi: No,
noi nel Pensiero della Verità abbiamo già proprio la Verità: "Tu non mi
cercheresti se non mi avessi già trovato".
Approfondendo questo, non ci
accorgiamo che noi non possiamo desiderare, cercare una cosa se non l'abbiamo
presente.
Noi l'abbiamo presente nel
pensiero.
Una cosa che non ho presente, non
posso certamente cercarla.
Soltanto che io la cerco
esteriormente, perché identifico ancora la realtà con il trovare la cosa
sensibile.
Allora io l'ho presente nella
mente, nel pensiero ma non sono soddisfatto fintantoché non la vedo con gli
occhi.
Allora dico: "L'ho trovata".
Nel campo della Verità no.
Perché già ho capito che quello
che vedo con gli occhi non è la Verità, quindi non posso dire: "L'ho
trovata".
Ma allora se non posso desiderare
la Verità se non l'ho presente nel pensiero e se non posso materializzare la
Verità in una presenza esterna da vedere con gli occhi, perché questo già è
escluso, allora questa presenza della Verità coincide con la Verità stessa.
Questa presenza nel pensiero
s'identifica con la Verità stessa.
E.: Voglio dire però che è una presenza così debole che non s'impone sulle altre verità, sulle false verità che noi
consideriamo realtà.
Luigi: Ma
non è debole in Sé e per Sé, è debole per noi.
Ma la nostra debolezza è data
dalla nostra incapacità di sostare nel Pensiero della Verità e nello stesso
tempo nell'essere disturbati dalle presenze che vediamo con gli occhi.
E.: Hai detto bene che
possiamo trovarla solo nel pensiero
Luigi: Solo
nel pensiero.
E.: Possiamo trovarla
solo trascendendo tutto il mondo esterno.
Luigi: Noi
la trascendenza l'abbiamo solo attraverso il pensiero.
E.: Peṛ trascendendo il mondo esterno dove si fissa
il pensiero perché la Verità sia oggetto della ricerca.
Luigi: Si
fissa sull'oggetto che io desidero.
Io desidero la Verità, cioè desidero
la Verità stessa, per cui la Verità è rivelatrice di Se stessa.
E.: Ma vedi il più
delle volte la Verità è qualcosa di vago e indistinto che non è neanche
configurabile in qualcosa di preciso e di appetibile intellettualmente.
Luigi: Io
ti dico guarda questo registratore qui è la Verità tu ci credi? E ĺ no?
Dico che la pietra è la Verità tu
ci credi? No.
Allora vuol dire che hai distinto
in te cos'è la Verità.
E.: No.
Luigi: Se
io ti presento tante cose e tu di fronte a tutte queste cose mi dici che non
sono la Verità...
P.: Ma non so cosa
sia la Verità però.
Luigi: Se
lui mi dice: "No, no, no", vuol dire che ce l'ha presente la Verità,
altrimenti non mi direbbe no.
P.: Ma non so che
cosa sia.
E.: Se tu m'interroghi
su cos'è la felicità, io non so dirti che cosa è, però io so esattamente quando sono infelice.
Questo non vuol dire
che io sappia cosa fare per cercare la felicità.
Luigi: Giusto
non sai cosa fare.
E.: Lo stesso problema
si porta sul piano della Verità.
Luigi: No,
una cosa è dire che cosa devo fare per arrivare alla Verità, un'altra cosa è
dire che la Verità l'ho presente.
E.: Non c'è nessun
dubbio, cioè sento gli effetti della Verità, così come sento gli effetti
dell'Assoluto ma non so cos'è la Verità.
Luigi: No,
no, tu lo sai nel pensiero, sai cos'è la Verità.
Se ti presento tutto ciò che non è
Verità, tu mi dici: "Non è questo che io cerco", e come fai a dire
che questo non è quello che tu cerchi? Come fai a dirlo?
Se tu hai presente una persona nel
pensiero e ti presento tutte altre persone, tu mi dici non è questo che tu hai
presente, non è questo che tu vuoi.
Quel tale è specifico nel tuo
cercare, quindi vuol dire che l'hai presente.
E.: E cos'è che
m'impedisce allora di aderire a un bene sommamente desiderabile?
Quando io magari resta
attaccato a dei beni che non sono desiderabili, che cosa m’impedisce?
Luigi: Ѐ
quello.
E.: Ma se ho presente
la Verità?
Luigi: La
Verità ce l'hai presente perché dici: "Non è questa la Verità, non è
questa la Verità, non è questa la Verità".
Quindi sai tutto quello che non è
Verità, non puoi dire che non è Verità una cosa, se non da un rapporto, da un
confronto e per fare un confronto deve averlo presente ciò a cui rapportare le
cose.
Adesso che cos'è che m'impedisce
di individuare la Verità e dire: "Ѐ questa la Verità"?
Noi diciamo debolezza del nostro
pensiero, è l'instabilità, è il disturbo delle realtà che vediamo intorno a
noi, per cui è necessario questo raccoglimento nella Verità pura, nella Verità
in Sé e la Verità sola è rivelatrice di Sé.
Ma bisogna che noi pensiamo la
Verità in Sé, perché al di fuori della Verità non c'è nient'altro che mi dia la
Verità.
Tutto mi annuncia la Verità, tutte
le creature mi dicono di non essere la Verità, quindi me lo annunciano ma, chi
mi rivela la Verità è la Verità stessa.
Quindi devo pensare la Verità in
Sé.
Pensando alla Verità in Sé, questa
mi conduce a scoprire che la Verità è Dio.
E.: Ma questo è il
passaggio difficile perché la Verità in Sé è qualcosa di difficilmente
pensabile.
Luigi: La
Verità è ciò che giustifica, che ha la ragione di tutto ciò che noi vediamo e
che tocchiamo e che non è Verità.
E.: Questo per fede.
Luigi: No.
Quando il bambino ritiene che sia vero
quello che lui vede materialmente o le persone che vede fisicamente con gli
occhi e poi dopo vede che mutano, cambiano e quindi va a cercare altro, è
perché quello non era Verità.
Vuol dire che lui l'ha presente la
Verità.
L'ha presente perché se noi non
avessimo presente la Verità, noi non potremmo assolutamente cercare la Verità.
Non soltanto siamo fatti per la
Verità ma, dobbiamo già averla presente prima di trovarla, perché se non
l'abbiamo presente, non possiamo cercarla.
E.: E cos'è che
c'impedisce di aderire alla Verità?
Nella Verità noi
abbiamo la salvezza, eppure non vi aderiamo, eppure l'abbiamo presente: siamo
in una contraddizione estrema e lacerante.
Luigi: Ѐ
il terzo paradosso dell'uomo.
L’uomo sta cercando una cosa che
ha già a disposizione.
Quando noi troveremo Dio, noi
piangeremo perché l'avevamo già a disposizione fin dall'inizio.
Perché noi piangeremo?
Piangeremo perché riconosceremo
tutto il nostro torto.
"Tutti i giorni Tu hai sempre
parlato con me, io ti ho sempre guardato e non ho mai capito che eri Tu".
Altrimenti non piangeremo mica,
perché noi faremmo una scoperta all'ultimo e saremmo contenti.
Noi ĺ faremo la scoperta di Uno
che è stato sempre con noi fin dall'inizio e allora ĺ subisci il dramma del
pianto e il rammarico.
Evidentemente quindi questa Verità
deve essere già presente in noi, come Dio è presente in noi.
Dio è presente in noi, noi lo
cerchiamo, per cercarlo dobbiamo averlo presente, perché non posso cercare una
cosa che non ho presente, eppure non riusciamo a trovarlo.
Ѐ la contraddizione dell'uomo.
Mi trovo nella incapacità di poter
dire: "Questa è la Verità", perché sono disturbato.
E.: Ѐ in me, ne sento
d'esigenza ma non l'ho presente perché ho altre presenze.
Luigi: Appunto
sono le altre presenze che rendono debole il pensiero.
Nel mio pensiero è presente la
Verità.
Io devo prendere coscienza di
quello che ho presente, in quanto io desidero la Verità, necessariamente devo
sapere cos'è la Verità: il mio pensiero lo sa.
Peṛ
c'è qualche cosa in me che
non arriva a entrare in questa coscienza, a prendere coscienza di quello che
porto in me: non sappiamo quello che effettivamente noi desideriamo.
Fintantoché che io ritengo che una
cosa sia vera in quanto la vedo, allora dico: "Ma questo lo penso
soltanto".
Invece Dio ci sta conducendo a
scoprire come Realtà, Realtà maiuscola quello che portiamo nel nostro pensiero,
non quello che vediamo e tocchiamo.
Fintantoché io dico che la realtà
maiuscola è quella che io riesco a vedere, tutto quello che porto nel pensiero
non mi soddisfa, fintanto che io non lo vedo con gli occhi.
Allora cerco di vedere la Verità
con gli occhi e corro a destra e sinistra per incontrare la Verità con gli
occhi e questo m'impedisce, m'indebolisce.
Ѐ questa duplicità di cose che
porto in me: ritenere che la cosa è vera soltanto in quanto riesco a vederla
con gli occhi.
Allora questo m'impedisce di
scoprire questa grande Realtà che è Realtà già nel pensiero.
Perché il mio pensiero non
potrebbe desiderare la Verità, come il Pensiero di Dio è Pensiero del Padre.
Il Pensiero di Dio non dice:
"Io il Padre lo devo trovare esternamente" no, il Padre lo vede e lo
vede dentro di Sé, non lo vede mica fuori di sé.
Anche noi se morendo ci
immaginiamo di trovare Dio con gli occhi, noi non lo vedremo mai Dio, nemmeno
dall'altra parte.
Dio lo possiamo trovare soltanto
dentro di noi e cioè nel nostro stesso pensiero.
Fintantoché noi riteniamo che la
realtà sia extra pensiero, noi certamente non troveremo né la Verità, né Dio.
E.: Anche se Dio è
trascendente il pensiero stesso.
Luigi: Dio
è trascendente certamente, è trascendente e immanente allo stesso tempo.
Tant'è vero che come dico:
"Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato" è profondamente
vero questo fatto qui.
Eppure noi cerchiamo una cosa che
abbiamo già trovato, una cosa che abbiamo tra le mani noi la cerchiamo ancora.
Noi cerchiamo Dio ma un giorno noi
comprenderemo che Dio l'avevamo già ma, non fissavamo il nostro sguardo su di
Lui.
E.: Un altro concetto
molto bello e molto utile è quello che la ricerca della Verità è necessaria ma
non è sufficiente.
Le vergini andavano
incontro allo sposo ma mancavano d'intelligenza.
Questo è molto
importante.
Luigi: L'intelligenza
è proprio questa dedizione di pensiero.
Ha ragione San Tommaso d'Aquino
che dice che alla conoscenza di Dio si arriva attraverso l'intelligenza, non
attraverso il sentimento, non attraverso i sensi.
Sentimenti e sensi sono tutti
rapporti con cose esterne.
Ś, certo noi attraverso i sensi esperimentiamo
delle cose ma, tutto quello che noi sperimentiamo attraverso i sensi o che
vediamo con i nostri occhi, non sappiamo che cosa sia, quindi lo troviamo prima
di conoscerlo mentre la Verità non possiamo trovarla senza conoscerla.
Cioè nel punto in cui la
conosciamo, l'abbiamo trovata ma, noi troveremo una cosa che avevano già
presente in noi.
Siamo noi che siamo crearti per
salire a prendere consapevolezza di quello che già Dio ci ha dato.
F.: Lei prima diceva
che a noi manca il superamento di tutto il mondo esterno.
Luigi: Quando
uno cerca una cosa l'ha presente col pensiero però,
non è soddisfatto di averla presente nel pensiero.
Quella donna che cercava la moneta
perduta, la moneta l'aveva in testa, l'aveva nel pensiero ma non era mica
soddisfatta di averla nel pensiero: è stata soddisfatta quando l'ha vista, l'ha
toccata, l'ha trovata con gli occhi.
Per lei la realtà maiuscola non
era quella del pensiero era quella sensibile.
Invece nel campo della Verità, nel
campo del doni maggiori, la realtà non è quella esterna dei sensi, la realtà è
quella che portiamo dentro di noi nel pensiero stesso e Dio lo troviamo solo
nel pensiero, dentro di noi.
F.: Quindi non
superiamo il mondo esterno, quando la realtà esterna ci soddisfa, quando noi
troviamo l'insoddisfazione nella realtà esterna...
Luigi: Siamo
in movimento.
F.: Peṛ non è avvenuto il
superamento.
Luigi: Non
è avvenuto, il superamento non è ancora avvenuto.
F.: Il superamento avviene
nel momento in cui noi prendiamo coscienza di questa Realtà che portiamo in
noi.
Luigi: No,
in quanto desidero già appartengo.
In quanto ho interesse, desidero,
già appartengo.
In quanto ho capito che la Verità
non può trovarsi nel mondo esterno.
Gesù dice chiaramente: "Non
aspettatevi di vedere il Regno di Dio tra le cose apparenti, perché resterete
sempre delusi".
Ed è logico, la Verità non si può
vedere fuori, la Verità è dentro di noi.
In quanto uno è convinto di
questo, a questo punto cessa di cercare soddisfazione sua nelle cose esterne ma
la cerca dell'interno.
Qui già appartiene.
Perché in quanto uno cerca, ha
interesse per-, appartiene già a-.
Non è detto che giunga, perché per
giungere, ci vuole quella purezza, quella dedizione di pensiero tale di poter
prendere consapevolezza di quello che il pensiero stesso porta in sé.
F.: Questo vuol dire
permanere nelle Parole?
Luigi: Questo
è il mezzo per arrivare: "Se resterete, se vi stabilirete nelle mie
Parole", il che vuol dire che la Parola di Dio e quindi la Parola che
viene a noi da Dio, che ci parla di Dio è il mezzo, è la strada, è la via.
F.: Che si conduce,
ma non sappiamo quale mezzo ci conduce.
Luigi: Noi
dobbiamo impegnarci in questa Parola, perché la parola è Parola di Dio, quanto
mi parla di Dio.
Dio è il rivelatore di Se stesso.
La Verità è rivelatrice di Se
stessa ma, in quanto è un impegno in quella.
F.: Ma noi non
sappiamo chi sia il Pensiero di Dio.
Luigi: Noi
non sappiamo certo, però se dedichiamo la nostra mente, il nostro
pensiero alla Parole di Dio, per
capire il Pensiero di Dio sì.
Perché io m'impegno in una parola
in quanto cerco di capire il pensiero di colui che me la dice.
E se la parola è Parola di Dio in
quanto mi parla di Dio, io sto in questa parola in quanto dedico il mio
pensiero a questa parola, per arrivare a capire quel qualche cosa di Dio che la
Parola di Dio mi significa.
Non devo rivestire la Parola di
Dio del mio pensiero, perché altrimenti certamente ĺ non arrivo.
Devo desiderare la Verità, perché
la Verità si concede soltanto a coloro che la desiderano.
Devo cercare la Verità nelle
Parole della Verità stessa, nelle Parole di Dio, soltanto attraverso quelle, in
caso diverso io cerco ma non trovo.
F.: Ma come io vengo
condotta da queste Parole allo Spirito, alla conoscenza, alla liberazione, io
non lo so.
Luigi: Lei
non sa, perché quando giungerà, saprà.
Adesso non sa, sa soltanto che
s'impegna per conoscere il Pensiero di Dio, quello lo sa.
La Parola di Dio è Parola di Dio,
in quanto mi parla di Dio, in quanto quindi mi fa pensare Dio mi rivela qualche
cosa di Dio.
F.: Siccome non so
questo mezzo come sia, chi sia, io per rimanere in questa devo rimanere solo
nell'Intenzione si Dio.
Luigi: Io
resto in quanto ho prima di tutto la passione per ciò che mi viene detto,
quindi sono attratto, desidero e poi ho il mezzo, il sentiero, la strada, la
Parola stessa, la Parola stessa che mi dice qualche cosa di Dio che ancora io
non capisco, però so che mi dice qualche cosa di Dio.
"Conoscerete
la Verità e la Verità vi farà liberi". Gv 8 Vs 32
Terzo tema.
Titolo: Il senso del pensiero
del nostro io nel cammino della Verità.
Argomenti: Porre mente alla Parola. Passaggio dalla passione
d'Assoluto alla passione per la Verità. Passaggio dalla passione per
la Verità alla passione per Dio. La passione si concretizza in pensiero. I doni minori e i doni maggiori. La giustificazione nel
pensiero dell'io. La necessità di superare il pensiero del nostro io. La funzione del pensiero del
nostro io.
6/Ottobre/1985
Casa di preghiera. Fossano.
Restiamo
ancora nel versetto 32, qui Gesù dice: "Conoscerete la Verità e la Verità
vi farà liberi".
Abbiamo
visto quanto grande sia questa promessa che Gesù fa a
tutti coloro che si stabiliscono nella sua Parola.
Non basta
quindi credere in Gesù, perché abbiamo visto che qui molti credettero in Lui e a
questi molti, Gesù precisa che saranno suoi discepoli, solo se si stabiliranno
nella sua Parola.
Quindi non
basta credere in Lui, bisogna imparare a stabilirsi nelle sue Parole.
Ci si
stabilisce nelle sue Parole in quanto si cerca il Pensiero suo nelle Parole che
Lui ci dice e il Pensiero suo è il Pensiero di Dio.
Solo a
questa condizione noi restiamo nelle Parole, altrimenti se non poniamo mente
alle Parole di Gesù che sono Parole di Dio, noi le perdiamo, non possiamo
restare in Esse e i problemi del mondo, le questioni del mondo e le parole
degli uomini invadono la nostra anima, invadono la nostra vita e ci confondono
le cose.
Si è
discepoli e pone qui un segno ben preciso, si è discepoli soltanto a questa
condizione e allora dice a questi discepoli, a coloro che si stabiliscono nella
sua Parola, Lui promette: "Conoscerete la Verità e la Verità vi fare
liberi".
Abbiamo
visto che dichiarando ciò, afferma che gli uomini non sono liberi e quindi non debbono
vantarsi di essere liberi fintanto che non giungono a conoscere la Verità.
Perché la
vera libertà, l’uomo la ottiene solo nella conoscenza della Verità, è Parola di
Dio.
Abbiamo
visto domenica scorsa come tutte le opere di Dio, siano rivolte a far passare l'uomo dalla passione dell'Assoluto alla
passione della Verità.
L'uomo è
una passione dell'Assoluto, ogni uomo è una passione d'Assoluto, poiché porta
in sé l'Assoluto.
L'uomo è
fatto in coppia con Dio.
Dio è
l'Assoluto.
L'uomo
essendo portatore di quest’Assoluto dentro di sé, nella sua stessa coscienza, è
una passione di Assoluto.
Ma questa
passione di Assoluto, siccome gli è data senza di Lui, è una passione anonima,
l'uomo non sa che cosa sia e proietta questa sua passione verso tutto ciò che
ama, verso tutto ciò cui guarda come fine della sua vita.
Tutta
l'opera di Dio è rivolta a farci passare dalla passione di Assoluto alla
passione della Verità.
La
passione della Verità è già una maturazione della passione dell'Assoluto, è la
passione d'Assoluto che prende forma dentro di noi e questa forma non la prende
senza di noi.
Qui
abbiamo già un passaggio che richiede la nostra partecipazione.
La
passione d'Assoluto è in noi senza di noi, la passione della Verità non può
essere in noi senza di noi, richiede già una certa partecipazione nostra.
Ma la
Parola di Dio non si ferma qui, l'opera di Dio non
si ferma qui, attraverso questa passione della Verità, Dio opera ogni cosa, per
condurre noi alla passione per Dio.
Tutta
questa maturazione di passioni, questo passaggio da una
passione all'altra, è per condurre noi a essere Pensiero di-.
Quando si
è passione di Verità, si è Pensiero della Verità, perché la passione, l'amore,
l'interesse si concretizza in pensiero per qualche cosa.
E qui
l'uomo diventa veramente autentico.
L'uomo non
ama quello che dice a parole, ama veramente ciò cui rivolge il suo pensiero,
ciò cui dedica il suo pensiero, e Dio operando nella nostra vita, attraverso
tutte le lezioni che ci dà, per farci toccare con mano l'importanza della
conoscenza e quindi per trasformarci in passione di Verità, opera per far
rivolgere a noi la mente alla ricerca della Verità.
E poi di
qui per far rivolgere a noi la mente all'interesse per conoscere Dio.
Ѐ soltanto
a questo punto, nel Pensiero di Dio che abbiamo la possibilità di conoscere il
volto della Verità, di conoscere il volto di Dio, poiché solo il Pensiero di
Dio conosce il suo Principio, il Pensiero di Dio conosce il Padre e guardando
il Padre conosce Se stesso.
Qui
abbiamo il cerchio che si chiude e qui abbiamo il pensiero che conosce, abbiamo
l'anima che contempla il suo principio.
Abbiamo
già detto che l'uomo nasce da un Principio e poi deve passare tutta una vita
per imparare a nascere dal suo Principio.
Ed è
proprio in questo punto che la nostra anima, la nostra mente può contemplare la
Verità.
La Verità
appartiene a quelli che abbiamo detto, essere i doni maggiori.
Ricordiamo
sempre che nella nostra vita ci sono i doni minori e i doni maggiori.
I doni minori
sono quelli che ci vengono dati senza di noi, tra questi doni minori c'è tutta
la creazione, la nostra esistenza, c'è l'intelligenza, c'è anche la fede, c'è
anche il Pensiero di Dio, il Pensiero dell'Assoluto in noi.
Tutto ciò
che è dato noi senza di noi, appartiene a questa categoria dei doni minori.
Invece i
doni maggiori sono quelli che non possono essere dati a noi senza di noi, cioè
sono quelli che richiedono da noi l'interesse, la ricerca, il pensiero di-.
Lo scopo
dei doni minori è quello di far maturare in noi l'interesse, il desiderio di
quei doni maggiori che non possono essere dati a noi se non sono cercati,
desiderati, pensati in modo consapevole.
Deve
essere una ricerca consapevole.
Quindi
abbiamo tutto questo processo di maturazione dell'opera di Dio, verso questa
ricerca di ciò che Egli vuole dare, di ciò per cui Lui ci ha creati, perché Lui
ci ha creati per farci ottenere questi doni maggiori, cioè la conoscenza della
Verità.
Dalla
conoscenza della Verità noi attingiamo la nostra liberazione, la nostra
salvezza, la nostra vita vera, quindi la vita eterna.
La vita
eterna sta nel conoscere Dio come vero Dio.
Ora noi
generalmente tutte le cose le giustifichiamo in
quanto le vediamo così.
Diciamo:
"Questo è vero perché io lo vedo così, questo esiste perché io lo tocco,
perché io lo sento".
Cioè
giustifichiamo tutto ciò che esiste in funzione del pensiero del nostro io.
Evidentemente
questa giustificazione non può essere vera, perché il pensiero del nostro io
non è il principio creatore.
Le cose
non esistono perché le vediamo noi, perché le tocchiamo noi, perché le sentiamo
noi o perché le capiamo noi.
Non è la
nostra convinzione che fa esistere le cose, non è la nostra conoscenza, non
esiste soltanto quello che conosciamo, esiste anche quello che non conosciamo,
esiste anche quello di cui noi non siamo convinti ed è un errore ritenere che
esista soltanto quello che noi capiamo, quello che noi conosciamo, quello che
noi tocchiamo, quello che noi esperimentiamo.
Perché
tutto questo fa riferimento al pensiero del nostro io.
Noi
diciamo: "Questo esiste perché io...".
Il nostro
io non è creatore.
Non è
creatore quindi di tutti quei doni minori che vengono a noi dati.
I doni
minori vengono dati a noi senza di noi ed in quanto vengono dati senza di noi,
sono avvolti nel mistero, appunto perché arrivano a noi senza di noi, non
hanno in noi la giustificazione di sé.
Noi
esperimentiamo le cose, noi tocchiamo le cose, noi vediamo gli esseri, le
creature, non possiamo smentire l'esistenza di Dio però,
non sappiamo (non
possiamo neppure smentire che esista una Verità), non possiamo dire che cosa
siano e non possiamo dire questo perché non abbiamo in noi stessi, nel pensiero
del nostro io le giustificazioni di questi.
E non abbiamo
la giustificazione di quelli perché non siamo noi il principio di quelli.
Il
principio è un Altro.
Quindi
quando noi diciamo: "Questo esiste perché io lo vedo", noi
fondamentalmente diciamo un errore.
Qui noi
possiamo capire perché molte volte si richiami la necessità di superare il pensiero del nostro io
per accedere alla Verità: per accedere alla conoscenza di quei doni maggiori
che Dio vuole dare a noi, si richiede necessariamente il superamento del
pensiero del nostro io.
Perché il
pensiero del nostro io ci illude di capire, di conoscere il perché delle cose e
non ci rendiamo conto che noi diciamo che le cose sono valide soltanto perché
noi le esperimentiamo così.
Ma a
questo punto noi dobbiamo chiederci: ma allora perché Dio ha dato a noi il pensiero
del nostro io?
Se questo
è un ostacolo o se questo addirittura ci illude di conoscere le cose e ci porta
nell'errore, ci confonde al punto che a un certo momento noi restiamo talmente
confusi e incerti, nel dubbio se esista veramente Dio.
Poiché il
dubbio è questo nel pensiero dell'io: "Sono io che penso Dio, oppure è Dio
che si fa pensare da me?".
Se il
pensiero del nostro io è un tale ostacolo sulla via della conoscenza di Dio, sulla
via della conoscenza della Verità e se Dio ha creato l'uomo per conoscere Lui e
solo Lui, poiché Dio solo è il Principio che fa tutte le cose per Se stesso e
non può farle per altro, perché Dio solo è Colui che è, a questo punto noi
dobbiamo chiederci perché? Quale è il senso dell'esistenza del pensiero del nostro io?
Perché Dio
ha dato a noi il pensiero del nostro io che è un intralcio tale che a un certo
momento noi stessi ci rendiamo conto della necessità di andare oltre, di
superare, di morire al pensiero del nostro io?
Cristo è
morto in croce proprio per insegnare a noi a morire al pensiero di noi stessi e
per poter camminare verso la conoscenza della Verità.
Qui
dobbiamo tenere presente che il pensiero del nostro io va superato e in quanto
va superato, non è la stessa cosa come se il pensiero del nostro io non ci
fosse dato.
Colui che
vince una tentazione non si trova nella stessa situazione di colui che non ha
provato la tentazione.
Quindi il
pensiero del nostro io c’è dato ma, per una
funzione ben precisa.
C’è dato
per essere superato, perché soltanto superandolo noi, acquistiamo quella
potenza tale di dedizione a Dio, di dedizione alla Verità, che altrimenti non
potremmo avere.
Come colui
che ha vinto una tentazione diventa talmente forte, talmente libero, da
distinguersi completamente da colui che non ha ancora esperimentato quella
tentazione.
Quindi il
nostro io c’è dato come potenza di lancio, per acquisire quella capacità
d'amore, quella capacità di dedizione alla Verità, alla conoscenza di Dio che è
la condizione per poter accedere ad Essa, con quella purezza, con quella
nettezza tale, con quella semplicità tale, in cui noi diventiamo trasparenti
alla Verità stessa, trasparenti come trasparente è il Pensiero di Dio.
Perché nel
Pensiero di Dio, essendo Pensiero di Dio, abbiamo la massima trasparenza nella
Verità.
Tant'è
vero che diciamo che Dio si concede solo al suo Pensiero e solo se in noi
portiamo il Figlio di Dio, cioè se portiamo il Pensiero di Dio, solo a questo
punto la nostra anima, il nostro pensiero, la nostra mente diventa trasparente
alla Luce della Verità, da poter vedere la Verità che porta già con sé.
Poiché
abbiamo visto la volta scorsa che noi non potremmo cercare Dio, non potremmo
cercare la Verità, se questa Verità non l'avessimo già trovata dentro di noi.
Qui c'è
tutto un lavoro di trasposizione da fare.
Come prima
nel pensiero del nostro io ogni conoscenza, ogni esperienza, ogni fatto veniva
rapportato al pensiero di noi stessi e noi giudicavamo in funzione di questo, per
cui una cosa valeva in quanto corrispondeva o in quanto soddisfaceva il
pensiero del nostro io, a questo punto, avendo superato il pensiero del nostro
io, noi dobbiamo riportare tutte le cose a Dio, a Dio come Principio.
Quindi
partendo da Dio come Principio avendo superato il pensiero del nostro io, noi
adesso non ci accontentiamo più di tutte quelle conoscenze che possiamo
acquisire attraverso i nostri sensi e non possiamo più dire che una cosa esiste
perché io la vedo con i miei occhi.
Noi
andiamo alla ricerca a questo punto, del perché la cosa esista e questo perché
l'abbiamo soltanto nella conoscenza della Verità.
Perché la
Verità è ciò che ha in Sé la ragione di tutto ciò che esiste.
Quella
ragione che noi non potremmo trovare nel pensiero del nostro io, perché noi non
eravamo e non siamo principio di nulla.
Adesso
riportando le cose in Dio che è il vero Principio, noi abbiamo la possibilità
di trovare la ragione di tutto ciò che esiste.
Non
soltanto la ragione tutto ciò che esiste, perché a questo punto il Pensiero di
Dio non cerca soltanto la ragione di ciò che esiste, non andiamo soltanto a
dire: "Quest’albero, questa creatura esiste perché Dio l'ha voluta",
non c'è soltanto questo, c'è Dio Principio di tutto, c'è la cosa e ci siamo noi
che vediamo la cosa, per cui c'è Dio che presenta a noi quello che noi vediamo
e allora a questo punto, noi cerchiamo presso Dio il significato, la ragione
per cui Lui presenta a noi questo.
In questo
dialogo, in questo riportare tutte le cose a Dio, nel superamento del pensiero
del nostro io, si realizza quell'unificazione, quel raccoglimento, quella
semplicità di fine, in cui le cose diventano trasparenti alla Luce di Dio.
"Conoscerete
la Verità e la Verità vi farà liberi". Gv 8 Vs 32
Quarto tema.
Titolo: Verso la scoperta di
Colui che è presente.
Argomenti: Superare il pensiero del
nostro io. Acquistare
potenza d'amore. Quello
che arriva a noi senza di noi non è conosciuto da noi. La Verità si trova solo nel suo Principio. Cercare
il Pensiero di Dio. Attribuire le
nostre intenzioni alla creazione.
La
Verità è oggettiva. "Non
mi cercheresti se non mi avessi già trovato". L'incontro
di Maria con Gesù risorto. Prendere coscienza di Colui
che abbiamo presente. Quello che Maria
cercava, le impediva di vedere Gesù.
L'impedimento dei discepoli
di Emmaus. "Se Io non me ne vado, non
può venire in voi la Verità". Il desiderio impediva a
Maria di vedere Gesù. Dio deve essere concepito per
quello che è. La
Parola illumina.
13/Ottobre/1985
Casa di preghiera. Fossano.
Siamo sempre
nel versetto 32 in cui Gesù dice: "Conoscerete la Verità e la Verità vi
farà liberi".
Abbiamo
visto come il pensiero del nostro io sia un posto
di blocco sul cammino della Verità e proprio perché è un posto di blocco, è
necessario superarlo per poter proseguire il cammino, perché noi corriamo il
rischio di restare fermi e fermi per tutta la vita e potrebbe darsi anche fermi
per l'eternità in questo posto di blocco.
Ci siamo
anche chiesti perché ci sia questo posto di blocco sul cammino della Verità,
nella nostra stessa vita, cioè perché Dio abbia posto il pensiero del nostro io
in noi che è così rischioso per noi sul cammino della Verità.
Abbiamo
visto come solo superando il pensiero del nostro io, noi acquistiamo quella potenza d'amore, di dedizione
di mente alla Verità di Dio, da poter essere fatti capaci di conoscere Dio.
Perché
fintanto che non superiamo il pensiero del nostro io, l'attrazione per Dio è sì
un'attrazione ma, è un'attrazione debole e fintanto che quest'attrazione è
debole, noi non possiamo attingere la Verità in Sé, né conoscere Dio.
È
necessario che quest'attrazione debole diventi un'attrazione forte e
l'attrazione diventa in noi forte, proprio in quanto noi superiamo il pensiero
del nostro io e quindi paghiamo e paghiamo in modo molto elevato, perché
superando il pensiero del nostro io, noi dobbiamo superare anche tutto quello
che si riferisce al pensiero del nostro io: sensi, sentimenti del nostro mondo,
i nostri affetti, i nostri rapporti con gli altri, la società, tutto quanto, il
nostro stesso mondo.
Dobbiamo
superare tutto per poter avere la nostra abitazione interiore nel cielo di Dio.
E soltanto
coloro che abitano nel cielo di Dio hanno la possibilità di conoscere Dio, gli
altri sono fuori e chi è fuori è immerso nelle tenebre, disperso e non ha la
possibilità di conoscere Dio.
Tutte le
cose che arrivano a noi, arrivano a noi nel pensiero del nostro io e arrivano a
noi senza di noi, li abbiamo chiamati doni minori: è tutta l'opera che Dio
svolge ed è la sua stessa opera di rivelazione della sua Verità, l'annuncio
della sua Verità, della sua Presenza, è la Luce che splende nelle tenebre,
tutto questo arriva al pensiero del nostro io perché Dio essendo trascendente
noi, superiore a noi, si fa sentire da noi prima che noi lo conosciamo.
Succede
così che Dio è per noi, Colui che non possiamo ignorare anzi, Dio è Colui che
nessun uomo può ignorare, proprio perché Dio si annuncia.
Ma non
ignorare Dio non vuol dire conoscere Dio.
Fra il non
ignorare Dio e il conoscere Dio c'è un abisso e quest’abisso è possibile
valicarlo proprio in quanto uno vende tutto quello che ha compreso il pensiero
di se stesso.
Come
quando Gesù dice a quel giovane ricco del Vangelo di vendere tutto quello che
ha, per potere conoscere quello che lui desiderava, conoscere ovvero la vita
eterna, la vita eterna è conoscere Dio.
Non si
tratta soltanto di ricchezze materiali, molte volte si tratta anche di cultura,
si tratta anche di sentimenti, si tratta anche di regole, si tratta anche
d’istituti, si tratta di tutto un nostro mondo che va superato per poterci
liberamente dedicare alla conoscenza di Dio.
Perché
tutto ciò che arriva a noi senza di noi, è in rapporto soltanto al pensiero del
nostro io ed essendo in rapporto al pensiero del nostro io, siccome s'impone a
noi senza di noi non è conosciuto e non è conoscibile da noi.
Quindi
tutto quello che arriva a
noi senza di noi, non è conosciuto da noi.
Noi sì, lo
avvertiamo come sensi, come sentimenti per cui dico: "Questa cosa qui la
vedo, questa cosa qui la sento" ma, è sempre riferita al pensiero del
nostro io, perché c'è un vincolo fra ciò che Dio dà a noi senza di noi e il
pensiero del nostro io e noi il più delle volte riteniamo che sia vero quello
che noi sentiamo, quello che noi vediamo, quello che noi conosciamo ma, questa
non è Verità e non può essere Verità.
Perché
conosce la Verità solo Colui che ha in se stesso la giustificazione delle cose
che vede, che conosce: la giustificazione!
Tutte le
cose che arrivano a noi senza di noi, non hanno in noi la giustificazione di
sé, perché arrivano a noi senza di noi.
Quindi non
avendo in noi una giustificazione noi, non le conosciamo.
Noi le
conosciamo soltanto in quanto: "Io le vedo e le tocco" ma, anche
quando diciamo: "Questo lo conosco", questo non è Verità.
La Verità
non è ciò che noi conosciamo, come non è ciò che sentiamo, come non è ciò che
noi vediamo, questo non è Verità.
La Verità
è superiore a noi, trascende noi, quindi non è relativa a quello che noi
conosciamo.
Noi conosciamo
per parti dice San Paolo, quello che noi vediamo è soltanto una parte.
Ѐ
l'impressione che l'opera di Dio, la Verità di Dio lascia di Sé in noi, questa
non è la Verità.
La Verità si trova soltanto in
quanto noi la conosciamo nel suo Principio.
Noi
conosciamo cioè la giustificazione non soltanto delle cose che esistono ma,
anche perché sono in rapporto con noi.
Cioè
soltanto in quanto noi conosciamo perché Dio presenta quelle cose che presenta
a noi.
Cioè quale
sia il motivo, il perché Dio presenta noi le cose, le notizie, gli annunci che
fa giungere a noi.
Ora per
conoscere il motivo, l’intenzione, il pensiero, evidentemente noi dobbiamo
cercare presso Dio, perché soltanto presso Dio noi possiamo conoscere
l'Intenzione per cui Lui fa arrivare a noi certe cose.
Siccome
tutto quello che arriva a noi senza di noi, è
opera della creazione di Dio noi, per poter conoscere la Verità delle cose
dobbiamo cercare il Pensiero dobbiamo cercare l'Intenzione di Dio.
Quando noi
diciamo cercare il Pensiero di Dio, cercare l'Intenzione di Dio, evidentemente
qui vediamo che momento essenziale è proprio quello del superamento del
pensiero di noi stessi.
Nel
pensiero del nostro io, noi sempre
guardiamo le cose, guardiamo agli avvenimenti attribuendo a loro le nostre
intenzioni, i nostri pensieri e i nostri sentimenti ma, abbiamo detto che
fintanto che noi conosciamo il mondo in relazione a noi stessi certamente qui
non apparteniamo a Dio, certamente qui non siamo nella Verità.
La Verità esiste indipendentemente
da noi, la Verità è oggettiva.
Il nostro
io conta assolutamente niente di fronte alla grandezza della Verità Assoluta di
Dio.
Fintanto
che noi riteniamo di essere nella Verità in quanto diciamo: "Io sono
convinto così, io questa cosa qui la conosco perché la vedo così, la sento
così", noi siamo fuori della Verità.
La Verità
si trova soltanto in Se stessa superando il pensiero del nostro io e dobbiamo
quindi trovare una cosa che è giustificata in Sé, indipendentemente da noi,
come se noi non ci fossimo e fintanto che non arriviamo a questa conoscenza,
noi non attingiamo la Verità in Sé.
La volta
scorsa abbiamo detto che come noi superiamo questo posto di blocco del pensiero
del nostro io, ci troviamo alla ricerca di Dio, cosa vuol dire questa ricerca
di Dio?
Mentre
prima noi vivevamo di tutte le cose in quanto stabilivamo un rapporto tra le
cose e il pensiero del nostro io, qui avendo superato questo posto di blocco,
cioè avendo superato il pensiero del nostro io, adesso noi andiamo a cercare un
altro rapporto, cioè non ci accontentiamo più di dire: "Le cose sono così
perché io le vedo così".
Noi, a
questo punto avendo superato questo posto di blocco abbiamo capito che questo
giudizio è un giudizio che non vale e non testimonia assolutamente niente e
allora andiamo a cercare la giustificazione in un altro principio, cioè noi
stiamo andando alla ricerca del rapporto che hanno le cose e gli avvenimenti
con Dio, con il Pensiero di Dio.
Ma abbiamo
visto che quando noi ci avviamo al di là di questo posto, sul sentiero della
Verità, ci troviamo con questa meravigliosa dichiarazione di Dio che dice: "Tu non mi cercheresti se
non mi avessi già trovato".
Proprio
questa Parola ci fa pensare che nella ricerca della Verità si suppone già la
presenza della Verità stessa e noi infatti, non potremmo desiderare una cosa se
questa cosa non fosse già presente a noi.
Noi
possiamo volere, noi possiamo desiderare, solo in quanto abbiamo presente ciò
che noi desideriamo, per cui il Signore dice: "Se tu mi cerchi è perché mi
hai già trovato", cioè: "Tu mi hai già visto".
Ma allora
qui sorge il problema: se noi cerchiamo, non è che noi abbiamo trovato, cos'è
che impedisce a noi di prendere consapevolezza di questa Parola che Dio fa
arrivare a noi?
Noi
possiamo prendere come scena per la nostra
riflessione sull'argomento l'incontro di Maria Maddalena con Gesù risorto.
Maria
Maddalena cercava Gesù, lo vede nell'orto ma lo confonde con l'ortolano.
Dobbiamo
chiederci cosa c'era in Maria da impedirle di riconoscere Gesù.
Lei cercava
Gesù quindi aveva il desiderio di Gesù.
Il che
vuol dire che aveva superato il pensiero di se stessa, perché stava cercando
Lui, quindi siamo in quel rapporto in cui la nostra anima sta cercando Dio
avendo superato il pensiero di se stessa.
Dio è
presente, Gesù era presente, però noi lo confondiamo.
Ecco il
problema di questa sera è questo.
Ecco per
cui noi stentiamo a renderci conto e a capire le Parole che Dio dice: "Tu
non mi cercheresti se non mi avessi già trovato".
Maria Maddalena
era davanti a Gesù, l'aveva trovato eppure non l'aveva trovato.
Anche i
discepoli di Emmaus erano con Gesù, camminavano con Lui, eppure dice il Vangelo
che i loro occhi erano impediti dal vederlo.
Erano
discepoli di Gesù, eppure erano impediti.
Cosa è che
impediva a Maria Maddalena e che impediva ai discepoli di Emmaus di
vedere Colui che avevano presente?
L'avevano
presente e non lo vedevano, non se ne rendevano conto.
Abbiamo
detto che il problema è quello di prendere coscienza
di Colui che abbiamo presente: "Tu non mi cercheresti se non mi avessi già
trovato".
Quindi
queste Parole ci invitano a prendere coscienza di quello che già abbiamo
presente in noi e che è Dio stesso e che noi non sappiamo.
Ritornando
a Maria Maddalena, aveva presente Gesù e lo confonde con l'ortolano.
Cosa c'era
in lei che lo faceva confondere con l'ortolano?
Cercava il
corpo di Gesù.
Era
proprio questo che lei cercava che le impediva di vedere Gesù.
Qui
facciamo una scoperta: può darsi che noi cercando il corpo di Gesù, ci
impediamo di vedere Gesù.
Così anche
i discepoli di Emmaus stavano parlando di Gesù e tutta la
loro ansia, il loro problema era attorno a Gesù, il loro Maestro di cui
erano discepoli, eppure i loro sentimenti impedivano loro di vedere Gesù, Colui
che avevano presente, Colui che era con loro.
Qui
abbiamo la Parola di Gesù che chiarisce bene le cose perché Gesù disse:
"Se Io non me ne vado, non può venire in voi la
Verità".
"Se
Io non me ne vado", è proprio questa presenza fisica, è questo corpo di
Gesù: è necessario che se ne vada perché altrimenti Lui stesso, Lui che è Dio
tra noi, Lui dice: "Non può venire in voi la Verità".
Ora Lui è
la Verità, è Lui che ci conduce allo Spirito di Verità che è Lui Stesso.
A un certo
momento noi, perdiamo il contatto con Lui persona magari cercando Lui corpo.
Questo è
un errore in cui noi possiamo incappare proprio nulla ricerca di Dio, già al di
là di questo posto di blocco senza rendercene conto.
Ed è Dio
che opera perché tutto è scena per noi sia in Maria Maddalena, sia nei
discepoli di Emmaus e sia in queste stesse Parole con cui Gesù illumina il
perché noi non vediamo Colui che è presente dicendo a noi: "Se Io non me
ne vado non può venire a voi la Verità".
E ancora
"Il mondo non può ricevere la Verità perché non la vede e non la
conosce".
Tutto il
problema di Maria Maddalena era un problema di
desiderio.
Lei nel
suo desiderio cercava il corpo di Gesù e nei discepoli di Emmaus lo stesso:
problema di sentimenti.
Nei loro
sentimenti erano impediti di vedere quel Gesù che era con loro.
Allora qui
il problema è questo per poter vedere Colui che già abbiamo trovato, che già è
con noi, che già è davanti a noi perché altrimenti non lo cercheremo, è
necessaria la purificazione dei nostri desideri, la purificazione dei nostri
sentimenti.
È
necessario andare al di là di questi, è necessario che
nel nostro stesso desiderio, avvenga questa purificazione.
Ѐ
necessario che nel nostro desiderio Dio sia concepito per quello che è, non per
quello che desideriamo, quindi al di là di ogni sentimento, al di là di ogni
altra cosa, perché soltanto così noi possiamo trovare noi possiamo verificare
quello che dice Gesù: "Tu non mi cercheresti se non mi avessi già
trovato".
Cos'è che
un certo momento ha fatto scattare, ha fatto prendere coscienza a Maria
Maddalena della presenza di Colui che aveva presente?
Ciò che ha
fatto scattare il lampo e ha fatto prendere coscienza a Maria Maddalena è stata
la Parola.
Ѐ quella Parola che l'ha
illuminata, quella Parola
che in un attimo le ha fatto capire chi era Colui che lei già aveva presente e
che i suoi sentimenti travisavano in ortolano.
Ѐ stata la
Parola ed è ancora la Parola e solo attraverso la Parola, la Parola di Dio che
avviene in noi la purificazione dei nostri desideri, dei nostri sentimenti,
della nostra ricerca di Dio.
Quella
purificazione che è la condizione necessaria perché in noi si formi la
coscienza della presenza di Colui che abbiamo presente e quindi che noi
possiamo individuare.
"Conoscerete
la Verità e la Verità vi farà liberi". Gv 8 Vs 32
Riassunti
Argomenti:
Il superamento del pensiero dell’io – L’anticipo –
La mente che si dedica alla Parola – L’impossibilità
di conoscere Dio – La schiavitù dell’uomo – I doni
minori e i doni maggiori – Passione d’assoluto e di verità – I tre paradossi dell’uomo – La verità non è
condizionata da luogo e tempo – La Verità è nel
pensiero – Sottomettere o sottomettersi –
Dalla passione al pensiero di Dio – Giustificare in Dio o nell’io – Il significato del pensiero dell’io – Tu non mi
cercheresti se non mi avessi già trovato – Fede
facile e fede difficile -
20/Ottobre/1985
Casa di preghiera. Fossano.