Ed
Egli soggiunse: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo
mondo, io non sono di questo mondo».
Gv 8 Vs 23
Titolo: Il
criterio di appartenenza.
Argomenti: L'intenzione
con cui rivestiamo la creazione ci esclude dall'oggettività di Dio. La
separazione tra il mondo di Gesù e il nostro. L'invito
a passare dal quaggiù al lassù. Non
è necessario uscire dal mondo per entrare nel Suo. Cosa determina in noi l'appartenenza a un mondo. È nel pensiero che si determina il criterio di
appartenenza. Il
nostro pensare è sempre o Dio o l'io (creazione). Al centro del cielo c'è il Pensiero di Dio, al centro
della terra il pensiero dell'io. Apparteniamo
a Dio, in quanto dedichiamo il nostro pensiero a Dio.
14/Aprile/1985
Fossano.
Queste
sono parole che Gesù dice ai farisei, a coloro che avevano pensato che Gesù si
volesse uccidere.
Abbiamo visto domenica scorsa come
questi giudei proiettino
sulle Parole di Gesù la loro intenzione.
Loro
avevano intenzione di uccidere Gesù e sentendo dire da Lui: "Io me ne
vado, voi mi cercherete e morirete nel vostro peccato" interpretano questo
suo parlare come una dichiarazione di suicidio.
Abbiamo
visto come l'intenzione che portiamo in noi, diventi una chiave di lettura e
quindi d'interpretazione del mondo che esperimentiamo attorno a noi.
Questo ci
ha fatto capire come, a un certo momento, tutto il mondo sia rivestito della
nostra intenzione, non soltanto il mondo ma anche tutte le parole che giungono
a noi.
E questo
vuole dirci escluderci totalmente dalla Verità, perché il Regno di Dio è il
Regno dell’oggettività.
Dio essendo
trascendente è indipendente da noi, quando invece noi vediamo tutta l'opera di
Dio in relazione all'intenzione che portiamo dentro di noi, evidentemente noi
ci chiudiamo fuori del Regno di Dio e della Verità.
Ed è su questa mentalità che Gesù
qui dice: "Voi
siete di quaggiù, io sono di lassù, voi siete di questo mondo ed Io non sono di
questo mondo".
Anche qui
noi dobbiamo chiederci quale sia il significato profondo, quale sia la lezione
per la nostra vita personale di questa dichiarazione, di quest’affermazione di
Gesù.
Gesù qui
dichiara apertamente una distinzione, una separazione tra il suo e il nostro
mondo.
Lui
arriverà talmente a distinguersi da dire: "Il Dio mio e il Dio
vostro", non dice mai "Dio nostro".
Dobbiamo chiederci
il significato di questa separazione fra il Suo mondo e il nostro mondo.
Troviamo
qui una sanzione? Troviamo qui un giudizio? Troviamo un’esclusione?
Gesù
dicendo queste parole e sono Parole di Dio, afferma una netta separazione tra
il nostro mondo e il suo mondo.
Ma
affermando questa separazione ci fa pensare che ci sia l'impossibilità di
passare dal nostro mondo al suo mondo.
Qui Gesù
sta affermando, scavando un abisso invalicabile fra i due mondi?
Noi
sappiamo che tutte le parole di Gesù, sono parole del Verbo di Dio incarnato e
appartengono quindi alla Volontà di Dio e la Volontà di Dio è che tutti si
salvino e giungano a conoscere la Verità, quindi anche queste parole dobbiamo
vederle nell'intenzione centrale di Dio, quindi anche queste parole sono dette
per la nostra salvezza.
Abbiamo letto in questi giorni San
Paolo che dice: "Se
siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù", il che ci fa pensare
che sia possibile passare dal "quaggiù" al "lassù".
Se San
Paolo (in San Paolo abbiamo la Parola rivelata, la
Parola di Dio) dice questo, evidentemente c'è la possibilità, c'è l'offerta di
passare dalle cose di quaggiù alle cose di lassù, c'è la possibilità di passare
da questo mondo al mondo di Dio.
Dico
possibilità, perché San Paolo stesso antepone una premessa, una condizione:
"Se siete risorti con Cristo".
Gesù
quindi non dice queste cose per affermare una separazione o per escludere la
possibilità di un passaggio ma anzi, per invitarci a passare.
Facendoci
notare la situazione in cui ci troviamo (quaggiù), ci offre la possibilità di
passare dal quaggiù al lassù, se in noi c'è interesse per Lui, c'è sempre quel
"se".
Se una
persona che ci ama, mette in evidenza una situazione di differenza tra noi e
lei, evidentemente proprio in quanto ce lo dice nell'amore, ci invita a
superare questa situazione in cui noi ci troviamo, per venirci a trovare nella
situazione in cui essa si trova.
Se in noi
c'è interesse per Dio, se in noi c'è amore per Dio, di fronte a queste parole
di Gesù, noi troviamo la proposta, noi troviamo l'invito da parte di Gesù a
passare dal nostro mondo al suo mondo.
Cosa si
deve intendere per "essere di questo mondo" e "non essere di
questo mondo".
C'è una
proposta e c'è quindi un invito a passare dal nostro mondo al suo mondo e la
prima domanda che si affaccia è se dobbiamo lasciare il nostro mondo, cioè
dobbiamo trascurare tutto il nostro mondo?
Quando
Gesù diceva queste parole, dichiarava apertamente: "Io sono di
lassù", però teniamo presente che Lui lo diceva qui in terra, il che vuole
dire che era quaggiù.
Gesù
evidentemente queste parole la diceva nel nostro mondo, era sulla nostra terra,
quindi era quaggiù, eppure affermava di essere di lassù.
Considerando
la sua presenza fisica, noi dovremmo dire che la sua era una bugia, una
menzogna.
Intanto ci
fa capire che si può essere nel mondo e non essere del
mondo.
Ecco la
prima grande distinzione che questa dichiarazione di Gesù ci fa capire.
Non è
necessario uscire dal mondo per entrare nel suo mondo.
Lui
stesso, essendo nel nostro mondo, dichiara apertamente: "Io sono di
lassù".
Tutte le
cose che Lui dice, le dice come Verbo incarnato ed in quanto le dice come Verbo
incarnato le dice per noi.
Noi siamo
sollecitati da Lui a entrare in questo Spirito, in modo da potere dire noi
stessi le sue stesse parole, da potere dire noi: "Noi siamo in questo
mondo ma non siamo di questo mondo".
E allora il problema assume un
altro aspetto,
se si può essere in questo mondo ma non essere di questo mondo, quale è il
criterio di appartenenza?
Il tema di
oggi è questo: il criterio di appartenenza.
Che cosa è
cioè che determina in noi l'appartenenza a un mondo anziché a un altro?
Che cosa è
che determina la nostra appartenenza quaggiù, anziché lassù?
Se si può
essere in questo mondo e non essere di questo mondo, già questo ci fa pensare
che il mondo esterno, il mondo in cui ci troviamo non è criterio di
appartenenza.
Cristo è
nel mondo eppure Lui che è la verità che parla, dichiara apertamente a noi:
"Io non sono di questo mondo", quindi invita anche noi a fare
altrettanto, a dire altrettanto, a essere altrettanto.
Questo ci
fa capire che l'essere nati in una famiglia, in un popolo, in una società, il
trovarci in un luogo piuttosto che nell'altro, l'essere in una istituzione,
l'essere nati in una istituzione piuttosto che in un altra, non è criterio di
appartenenza.
Statisticamente
noi possiamo dire di appartenere alla tale famiglia, al tale popolo, alla tale
istituzione ma in realtà non è così.
Noi stiamo
andando alla ricerca di qual è il vero criterio di appartenenza, perché non
basta essere in un luogo per appartenere a quel luogo e allora cosa è che ci fa
appartenere a-?
Se le
condizioni esterne in cui ci troviamo non determinano l'appartenenza,
evidentemente noi dobbiamo entrare dentro di noi.
Cioè il
criterio di appartenenza non possiamo trovarlo fuori di noi e allora dobbiamo
cercarlo dentro di noi.
E dentro di
noi non in quel mondo che entra in noi attraverso i sensi, poiché il mondo che
entra in noi attraverso i sensi, è sempre il mondo esterno.
Se dentro
di noi, noi escludiamo tutto quel mondo che appartiene ai nostri sensi, noi
troviamo soltanto più il pensiero.
Allora è nel pensiero che noi
dobbiamo trovare il criterio di appartenenza.
Possiamo
dire che è nel pensiero che noi determiniamo ciò cui vogliamo appartenere.
Nel
pensiero le cose si semplificano molto, poiché il nostro pensare è sempre o Dio
o il nostro io.
Il nostro
pensiero si caratterizza in quanto si dedica a-, cioè ha un oggetto a cui
rivolgersi, a cui pensare.
Nella
dedizione del nostro pensiero si rivela ciò cui noi apparteniamo.
Non è il
nascere in un luogo che determina la nostra appartenenza, non sono le
condizioni esterne a determinare la nostra appartenenza ma, la nostra
appartenenza deriva da ciò cui dedichiamo il nostro pensiero.
E il
nostro pensiero noi lo possiamo dedicare a Dio o al nostro io.
In realtà
noi dedichiamo il nostro pensiero a ciò cui rivolgiamo la nostra vita.
Cioè,
dedicando la nostra vita a un determinato fine, noi determiniamo il criterio
della nostra appartenenza.
Noi
finiamo di appartenere a ciò per cui viviamo.
Noi
vivendo per una cosa, dedichiamo il nostro pensiero a quella cosa.
E
dedicando il nostro pensiero a quella cosa, determiniamo in noi l'appartenenza
a quella cosa.
Gesù qui
dice: "Voi siete di quaggiù, Io sono di lassù", allora questo lassù e
questo quaggiù, noi non dobbiamo cercarli nelle condizioni esterne.
Non
dobbiamo identificare il quaggiù con l'essere noi qui in terra e il lassù con
la nostra morte quando andremo in cielo, poiché abbiamo visto che il criterio
di appartenenza non è determinato dalle condizioni esterne.
Allora noi
dobbiamo cercare questo quaggiù e questo lassù, dentro di noi, cioè nel nostro
pensiero.
Dentro di
noi quando è che noi siamo di quaggiù e quando è che noi siamo di lassù?
Gesù pur
essendo tra noi in terra, diceva: "Io sono di lassù".
Lui
interiormente, nel suo pensiero, Lui era di lassù e apre la strada anche a noi
per essere di lassù.
Però
dobbiamo chiarire cosa voglia dire dentro di noi essere di lassù.
Questo lassù o il cielo, è quello
che è al di sopra di
noi, che trascende noi ed essendo al di sopra di noi, non è esperimentabile da
noi, appunto perché ci trascende.
Il lassù è
il Regno della Verità e la Verità non dipende da noi, non è in relazione a noi,
ci trascende.
Noi
possiamo trascurare o dimenticare la Verità, possiamo offenderla ma, certamente
essa non dipende da noi, è soltanto aderendo ad essa che noi entriamo nella
Verità.
Al centro
del lassù, c'è Dio, c'è il Pensiero di Dio.
Quindi il
lassù, è tutto quello che è secondo la Verità di Dio.
Il quaggiù,
è ciò che è in relazione al nostro io, ciò che è esperimentabile dal nostro io.
Per cui al
centro del quaggiù, c'è il pensiero del nostro io.
Allora noi
apparteniamo al quaggiù, non in quanto siamo qui in terra ma, in quanto
dedichiamo il nostro pensiero a noi stessi, in quanto viviamo pensando a noi.
È il
pensiero del nostro io che determina il quaggiù.
Ed è il
Pensiero di Dio che determina il lassù.
Se noi
dedichiamo il nostro pensiero a Dio, noi determiniamo qui il nostro criterio di
appartenenza a Dio, allora noi siamo di lassù, anche se noi siamo immersi qui
in terra, anche se siamo immersi in questo mondo qui ma, il nostro amore, il
nostro pensiero, la dedizione nostra è Dio e quindi la nostra appartenenza è
Dio.
Se invece
noi viviamo pensando a noi, fossimo anche in cielo, fossimo anche nell'ambiente
più religioso e nelle condizioni migliori di spiritualità, noi siamo quaggiù.
E allora
quando San Paolo scrive: "Se siete risorti con Cristo", qui si fa
chiaro il criterio di questo "se", di questa resurrezione.
Cioè:
"Se siete morti a voi stessi, se non pensate più a voi, cercate le cose di
lassù, cioè cercate le cose secondo Dio".
Anche la
nostra terra è secondo Dio, però attualmente noi la vediamo come autonoma da
Dio, non vediamo essa in rapporto a Dio.
Infatti
noi nel Padre nostro diciamo: "Sia fatta la tua Volontà, come in cielo,
così in terra".
Quindi noi
siamo chiamati a contemplare tutte le cose in Dio, per vederle secondo Dio e
contemplare che cosa?
Tutte le
cose che noi attualmente non vediamo secondo Dio ed è la nostra terra.
Ecco,
"Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù", cioè cercate
le cose secondo Dio.
Allora noi
apparteniamo a Dio, pur essendo nel mondo.