Gv 8 Vs 22.
Titolo: L'uccisione di
Cristo nei nostri pensieri.
Argomenti: L'intenzione
in noi, diventa chiave di lettura dell'esterno. Giudicare, anziché cercare di capire il Pensiero di Dio. Si uccide Cristo quando si applica a Lui la nostra
intenzione. Il male è separare
l'opera di Dio da Dio. Chi
fa il Male, resta schiavo di esso.
Ciò
che non raccogliamo in Dio, in noi diventa intenzione. La depressione è l'affacciarsi del Giudizio di Dio. Man mano che viviamo, tutto diventa pensiero. O diventiamo tutto Pensiero di Dio o tutto pensiero del
nulla.
31/Marzo/1985
Fossano.
Anche qui
dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato Dio ci vuole dare,
presentandoci questi giudei che di fronte alla Parola di Gesù: "Dove io
vado voi non potete venire", ritengono che Gesù si voglia uccidere.
Sembra
strano vedere questa dichiarazione dei giudei e metterla in relazione con
quanto Gesù aveva detto prima.
Ci viene
da chiederci come mai sia saltato in mente a questi giudei questo pensiero.
Gesù aveva
parlato del Padre, aveva parlato di un luogo dove Lui andava ed evidentemente
non aveva parlato di suicidio, aveva detto piuttosto: "Voi morirete nel
vostro peccato".
Forse
questo "andare" di Gesù, per loro significava un morire?
Qui si
entra nel secondo atto del distacco da Dio.
Abbiamo
visto che nel primo atto l'anima viene a trovarsi nell’impossibilità di seguire
Gesù, di seguirlo dove Lui va.
Perché,
abbiamo visto domenica scorsa che Lui va al di là delle frontiere del nostro io
e l'uomo non può andare al di là delle frontiere del suo io.
Le
frontiere del nostro io sono determinate da quelle presenze alle quali noi ci
siamo legati quando non abbiamo unificato in Dio, quando non abbiamo raccolto
in Dio.
C'è un
linguaggio del Signore che è comprensibile a noi, fintanto che si riferisce a
queste presenze ma quando il Suo linguaggio va al di là di queste presenze, noi
non lo possiamo più seguire.
Abbiamo
visto come seguire Gesù voglia dire capire.
Quando
Gesù parla di cose che noi non abbiamo più la possibilità di avere presenti nel
pensiero del nostro io, noi non possiamo più seguirlo, per seguirlo è richiesto
andare al di là delle frontiere del nostro io.
Però il
problema che qui si presenta è come possa sorgere nella mente di quei giudei e
quindi di ogni uomo questo pensiero: "Che si voglia uccidere?".
Certamente
questo pensiero non è il Pensiero di Dio.
Poiché il
Pensiero di Dio lo troviamo nel Verbo di Dio e il Verbo di Dio ci parla del suo
andare al Padre.
Presso il
Padre c'è la pienezza della vita, quindi non c'è la morte.
Questo
pensiero quindi non viene da Dio ma, allora da donde viene?
Questo ci fa capire che se loro dicono: "Che si voglia
uccidere?" è perché avevano in se stessi
l'intenzione di ucciderlo.
È da
quello che abbiamo dentro di noi che scaturisce la lettura delle cose che
arrivano a noi.
Qui
abbiamo un secondo atto ed è proprio in questo secondo atto che noi troviamo
l'argomento di oggi: l'uccisione del Cristo in noi, nei nostri pensieri.
L'intenzione
che portiamo dentro di noi, diventa una chiave di lettura delle parole, dei
fatti, delle cose che arrivano a noi dall'esterno.
Tutto
quello che arriva a noi, è opera di Dio e tutta l'opera
di Dio si sintetizza, si raccoglie in Cristo e l'intenzione che portiamo
dentro di noi, diventa per noi chiave di lettura del Cristo stesso, chiave di
interpretazione delle sue parole.
Qui a questo punto ci accorgiamo che l'intenzione che portiamo
dentro di noi non è più desiderio di capire il Pensiero di Dio ma diventa per
noi motivo di giudizio del Pensiero di Dio.
Qui stanno giudicando, non stanno cercando il Pensiero di Gesù, lo
stanno giudicando ed è da questo giudizio che nasce il delitto e la morte,
perché noi uccidiamo Cristo quando, anziché cercare il suo Pensiero, noi
applichiamo a Lui il nostro pensiero.
Noi siamo
tutte creature di Dio e come può in una creatura di Dio, sorgere un pensiero
contro Dio?
Addirittura un pensiero, un’intenzione che uccide Dio.
Abbiamo
già accennato al fatto che il male sia essenzialmente dentro di noi e non fuori
di noi e come questo male stia nel non riportare a Dio tutto quello che arriva
a noi.
Tutto è di
Dio, tutto appartiene a Dio e tutto va interpretato secondo il Pensiero e lo
Spirito di Dio.
Però per
conoscere il Pensiero, lo Spirito di Dio, è necessario dentro di noi
interrogare Dio, cioè raccogliere quelle parole, quei segni, quei fatti che Dio
fa giungere a noi, raccoglierli nel suo Spirito, per conoscere in essi il suo
Pensiero.
Perché il
suo Pensiero nasce soltanto dal Padre, discende a noi dal Padre e se noi non
raccogliamo le sue parole, i suoi segni, le sue opere nel Padre, noi non
possiamo conoscere il suo Pensiero.
E allora dentro
di noi si forma questa frattura fra lo Spirito di Dio, la
presenza di Dio e le Parole di Dio che sono arrivate a noi.
Queste Parole di Dio, non raccolte
in Dio in
noi, cioè separate da Dio sono il Male in noi.
Fare il
Male è dividere le opere di Dio da Dio e chi fa il Male resta schiavo di esso.
Quindi noi
facendo questo Male, non unificando in Dio, non cercando il Pensiero di Dio
nelle sue Parole, noi seminiamo dentro di noi questo Male, questo errore che ci
rende schiavi e schiavi di che cosa?
Proprio per la passione di
Assoluto che portiamo
in noi, tutto quello che noi non raccogliamo in Dio, ci rende affascinati da
esso, cioè forma in noi un’intenzione di vita.
Noi
incominciamo a vivere per quelle cose che non abbiamo raccolto in Dio, che non
abbiamo visto nel Pensiero di Dio.
Il nostro
io si sposa con il suo amore possessivo a esse, nasce quindi l'interesse per
queste cose poiché noi portando la passione d'Assoluto, tendiamo a trasformare
in Assoluto tutto quello che, arrivando a noi, noi non portiamo in Dio.
Se noi
portiamo le cose in Dio, questa passione d'Assoluto è rivolta a Dio ma se noi
non portiamo in Dio i segni di Dio, tutto quello che non portiamo in Dio,
diventa per noi oggetto di passione d'Assoluto, quindi diventa per noi oggetto
d’interesse di vita, intenzione di vita.
Quando una
cosa in noi diventa intenzione di vita, incomincia a diventare chiave di
lettura di tutti i fatti e di tutte le cose.
Diventa
per noi un motivo di scelta e noi incominciamo a scegliere in base a questa
intenzione che portiamo in noi, questo interesse di vita diventa in noi
pensiero.
Adesso
questo pensiero ci porta a leggere e quindi a interpretare tutte le cose così,
come conduce questi giudei a leggere, a intendere le parole di Gesù secondo
quello che portavano dentro il loro cuore, per cui si domandano: "Che si
voglia uccidere?".
Questo
pensiero che diventa in noi chiave di lettura, non essendo Pensiero di Dio, ci
fa leggere in modo errato tutte le cose.
Facendoci interpretare tutte le cose in modo errato, ci conduce
a delle scelte di vita sbagliate di cui noi possiamo già intravedere la
conclusione.
La
conclusione sarà il fallimento, una vita sprecata, un
senso di vuoto.
Tant'è
vero che quanto più noi ci fermiamo a pensare, tanto più noi incominciamo a sentire
la depressione che si affaccia, che incomincia a bussare alla porta della
nostra vita.
Quella che
noi chiamiamo depressione, per la costatazione del vuoto, del nulla della
nostra vita, non è altro che l'affacciarsi del Giudizio verso di noi.
Quel pensiero
che noi abbiamo seminato in noi staccandoci da Dio e che abbiamo quindi unito
al pensiero del nostro io, diventa esso stesso per noi motivo di giudizio.
Motivo di
giudizio perché ci fa costatare il nulla, il vuoto del nostro vivere, al punto
tale che noi sentiamo dire o noi stessi diciamo che dobbiamo cercare di
sfuggire al pensare.
Dobbiamo
stordirci di rumore, dobbiamo magari immergerci nel lavoro, nell'azione, nel
movimento per non pensare.
Perché se ci
fermiamo a pensare, subito la depressione si affaccia in noi, quando questa
depressione non ci conduce all'angoscia che è peggio.
Noi tendiamo a sfuggire al nostro
pensiero, però dobbiamo
tenere presente che, man mano che viviamo, tutto diventa pensiero.
Il mondo
esterno perde sempre più di significato e acquista soltanto più il significato
del nostro pensiero.
Per cui è
fatale: noi saremo costretti a pensare.
Per quanto
noi cerchiamo di sfuggire al pensare, magari attraverso l'attività, il rumore,
la compagnia, per non dovere pensare, la partita è persa: certamente arriva un
giorno in cui noi saremo messi di fronte al nostro stesso pensiero.
A quel
pensiero che ci farà costatare il vuoto e il fallimento di tutta la nostra
esistenza.
Appunto
perché ci siamo lasciati guidare dall'intenzione che non era l'Intenzione di
Dio, ci siamo lasciati guidare da un pensiero che non era il Pensiero di Dio.
Noi uccidiamo in noi il Pensiero
di Dio in quanto
non lo cerchiamo, anzi arriva un giorno in cui ad Esso noi applichiamo il
nostro stesso pensiero e i suoi schemi.
Noi
arriviamo al punto in cui, per la legge del contrappasso, noi siamo condannati
dal nostro stesso pensiero.
Perché
questo nostro pensiero diventa l'elemento dominante in noi, al quale non
potremo sfuggire.
All'inizio,
dominante in noi è tutto il mondo esterno, è tutto quello che arriva a noi, la
"realtà" del nostro mondo ma, man mano che noi viviamo, tutto
s’interiorizza e man mano che s’interiorizza, tutto diventa pensiero.
E man mano
che diventa pensiero tutto diventa motivo di lettura, quindi tutto diventa
motivo di trasformazione di tutto il mondo esterno in chiave del nostro punto
di vista.
Già qui
possiamo capire come noi stiamo diventando tutto pensiero.
La
conclusione è semplice: o diventiamo tutto Pensiero di Dio o diventiamo un
tutto pensiero che non fa altro che contemplare la propria morte, il vuoto, il
proprio nulla.
È questo
pensiero che proietta se stesso su tutto, cioè in tutto noi vediamo il nostro
io e l'errore, lo sbaglio che abbiamo fatto nel non cercare il Pensiero di Dio.
Uccidendo
Cristo noi uccidiamo la nostra stessa vita, svuotiamo la nostra stessa vita di
ogni valore e quindi di ogni significato.
Dicevano
perciò i Giudei: «Che si
voglia uccidere, perché dice: Dove vado io, voi non potete
venire?».
Gv 8 Vs 21-22. Riassunti
Riassunti
Argomenti: Applicare le
nostre intenzioni ai segni di Dio – La presenza provvisoria ed eterna – La glorificazione di
Gesù dal Padre – I tre insegnamenti di Gesù – Le frontiere del pensiero dell’io – Peccato e morte – Non si sopporta ciò che
non si capisce – Proiettare il pensiero dell’io su tutto – Cercare l’intenzione di
Dio – Il desiderio puro di Dio – La distrazione -
7/Aprile/1985
Fossano.