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Queste parole disse Gesù nel tesoro  insegnando nel tempio. E nessuno lo prese, perché la sua ora non era ancora venuta. Gv 8 Vs 20 Primo tema.


Titolo: Parole nel tesoro.


Argomenti: Quello che dà valore alle parole è il luogo in cui sono dette. Il significato spirituale del tesoro del tempio. Dio è presente nel tesoro del tempio. Le parole dette da Gesù nel tesoro del tempio possono essere intellette solo lì. La purificazione di mente, necessaria per vedere la realtà corrispondente a quelle Parole. La creazione acquista significato se messa a contatto con la presenza di Dio.


 

27/Gennaio/1985  Fossano.


Le parole dei versetti precedenti, quindi Gesù le ha dette nel tesoro del tempio.

Se le ha dette e se le ha dette in quel luogo, certamente c'è un significato per la nostra vita personale.

E allora dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato per la nostra vita interiore, Dio ci vuole comunicare attraverso questa dichiarazione dell'evangelista: "Queste parole le disse nel tesoro del tempio".

Il tesoro del tempio era una stanza, un luogo particolare, quindi Gesù insegnava nel tempio e in quella stanza particolare del tesoro.

Cosa ci può significare questo?

In quanto ci viene detto, ci fa pensare che ci sono delle parole che non sono dette nel tesoro del tempio.

Quindi abbiamo parole dette nel tempio e parole dette fuori dal tempio e abbiamo parole dette nel tesoro del tempio e parole dette fuori dal tesoro del tempio.

E tutto questo ha un significato per ognuno di noi, per farci capire qualche cosa.

Il primo argomento su cui ci dobbiamo soffermare è che cosa significhi parlare in un luogo.

Le parole che sono dette in Italia, non sono comprensibili in Francia o in altre nazioni, è vero che le parole italiane possono essere dette anche in Francia, però è sempre evidente che queste parole si riferiscono al luogo Italia.

Questo ci fa capire che le parole acquistano significato nel luogo in cui sono dette, perché in quel luogo lì, quelle parole, corrispondono a una ben precisa realtà.

Forse quelle stesse parole come segni, dette in un altro luogo sono sempre valide, però corrispondono a un’altra realtà.

Questo ci fa capire che quello che dà valore alle parole è il luogo in cui sono dette.

Tenendo presente che per luogo s'intende quell’uguaglianza che è posta tra segno e realtà, per cui a una certa realtà corrisponde una parola (segno) e a un altra realtà corrisponde un altra parola.

Così evidentemente quando ci viene detto che queste parole Gesù le disse nel tesoro del tempio, c'è un significato profondo, perché sono parole che in questo luogo acquistano un certo significato, cioè corrispondono a una realtà e una realtà ben precisa.

Allora qui dobbiamo chiederci che cosa può significare il tesoro del tempio.

Perché se le parole acquistano significato in questo luogo, è importante comprendere che cosa s’intenda per questo luogo, perché è da questo luogo che corrisponde il significato della parola.

Il tesoro del tempio era il luogo in cui erano fatte le offerte a Dio, dove venivano presentati a Dio i doni.

C'è anche nel Vangelo quell'episodio di quella vecchietta che getta due monete nel tesoro del tempio e Gesù dice che ha fatto più di tutti gli altri.

Comunque il tesoro del tempio è il luogo in cui si fanno le offerte a Dio.

Il tempio materiale è solo un segno di un’altra Realtà, di ben altra Realtà.

Il vero tempio in cui si fanno le vere offerte a Dio è dentro di noi.

Perché se noi ci fermiamo alle offerte esteriori, a un certo momento tutto diventa ripetizione, recitazione e non si realizza.

Noi dobbiamo capire che Dio è Chi parla in tutto, è Colui che regna in tutto: "Sono Io che parlo con te", questa è la prima Luce che illumina tutto il nostro mondo e abbiamo visto come noi siamo fatti essenzialmente per l'ascolto e quindi siamo tenuti a cercare sempre di capire nel Pensiero di Dio le cose che ci giungono.

Quindi anche il tempio materiale che Dio ci presenta è carico di significato per ognuno di noi.

Però il tempio materiale non dobbiamo mai scambiarlo per Realtà, è segno, è parola.

Abbiamo visto che i segni e le parole, acquistano significato dal luogo in cui sono dette.

Le stesse parole dette in un luogo hanno un significato e in un altro luogo hanno tutto un altro significato.

Questo ci fa capire che le parole e i segni e quindi tutto il nostro mondo esterno, di per sé è ambiguo e quello che dà valore, significato a questi segni, è sempre il luogo in cui sono dette, a cui si riferiscono.

Tutto questo tempio materiale si riferisce al tempio interiore ed è qui che acquista significato la parola.

Qui stiamo osservando il significato del tesoro del tempio.

Questa stanza nel tempio, questo luogo dove venivano presentate le offerte a Dio, è ancora segno di un altro tesoro nel nostro tempio interiore e noi questo dobbiamo individuare, per capire la portata del significato di queste parole dette da Gesù nel tesoro.

Il tesoro interno dentro di noi, è quel luogo in cui vengono fatte le offerte, e quali offerte?

È il luogo in cui noi dedichiamo i nostri pensieri, al quale consacriamo la nostra vita, al quale sottomettiamo tutto il resto.

Gesù dice: "Dove è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore, lì è il tuo interesse, lì è la tua vita" quindi tu devi stare attento a quel tesoro che tu porti o che tu hai eletto dentro di te e al quale tu fai le tue offerte.

Ognuno di noi fa delle offerte a un dio che porta dentro di sé e che può essere un idolo.

Comunque questo tesoro nel tempio è il luogo in cui noi facciamo le offerte a Dio o le offerte ai nostri idoli, il tempio è il nostro mondo interiore.

Ed è qui che prendono significato le parole, i segni.

È qui che prendono significato tutte le nostre opere, prendono significato le parole che diciamo.

Le parole che noi diciamo e anche le opere che facciamo possono essere ambigue fintanto che non si rivela l'intenzione.

L'intenzione con cui noi operiamo, parliamo, scegliamo ha sempre la sua sorgente in questo tesoro interiore.

Questo è il luogo in cui noi diciamo le nostre parole ed è il luogo che dà colore e significato a tutto di noi.

Questo tesoro per noi può essere Dio o possono essere degli idoli ma, evidentemente la Realtà è soltanto Dio e soltanto in quanto noi portiamo le nostre offerte a Dio, presentiamo le nostre offerte a Dio, qui in questo Tesoro avviene il fatto meraviglioso.

Se questo è il luogo in cui noi possiamo presentare le nostre offerte a Dio (rendere presente), ciò significa che Dio è presente qui ed essendo presente qui, noi possiamo giungere con le nostre offerte alla sua presenza.

Le offerte sono tutti i segni, sono tutte le cose che Dio ci presenta: attraverso il mondo, attraverso il nostro io, tutto quanto.

Tutte le cose è Dio che ce le mette nelle mani e poi ci dice: "Adesso tu portale a Me", ma portarle a Lui dove?

Non sacrificando buoi e pecore, non con atti esteriori ma "Portale a Me nel tuo tesoro interno".

Dio pone nelle nostre mani tutte le cose, tutti i segni, tutte le opere che Lui fa senza di noi, affinché noi le portiamo in questo tesoro.

Portandole in questo tesoro succede la cosa meravigliosa, perché qui vengono portate alla presenza di Dio.

Dio è presente in noi in questa stanza interiore del tesoro, in cui vengono fatte le offerte.

Le cose essendo presentate qui, acquistano significato da Colui che è presente e solo qui prendono significato.

Quando Gesù dice: "Se conosceste Me conoscereste anche il Padre mio" e poi ci viene precisato che queste parole sono state dette nel tesoro del tempio, è per farci capire che solo qui in questo tesoro, queste parole possono essere intellette, fuori non sono intellette, oppure sono fraintese.

Come hanno frainteso questi farisei.

Non avevano portato quelle parole che Gesù faceva arrivare a loro, non le avevano portate nel tesoro del tempio, nel tesoro del loro tempio interiore e non avendole portate qui, non potevano intenderle.

Queste parole dette nel tesoro, sono come parole dette in Italia, possono essere intese soltanto in quel luogo in cui sono dette, perché qui in questo luogo corrispondono a una realtà ed è la realtà che dà valore alle parole.

Portate in un’altra nazione, quelle stesse parole o corrispondono a un’altra realtà e quindi vengono fraintese o non si capiscono.

Ora, le parole che Gesù ha detto nel tesoro del tempio, possono essere intellette solo nel tesoro del tempio.

Portate altrove o fintanto che non le portiamo in questo tesoro, non possono essere intellette.

Domenica scorsa noi abbiamo detto che queste parole sono un test, che Dio ci offre per la nostra vera conoscenza di Dio, per la conoscenza del Padre e del Figlio.

Soltanto in quanto è dato a noi conoscere questa Realtà del Padre e del Figlio, noi scopriremo di intendere queste parole, prima non le intendiamo o perlomeno le intendiamo a livello terra terra: capiamo che Gesù qui vuole mettere un rapporto tra la conoscenza di Lui e la conoscenza del Padre, però non possiamo capire come.

Il "come" qui Gesù ce lo dichiara, Avendo detto queste parole nel tesoro del tempio, il "come" può essere inteso solo nel tesoro del tempio.

Allora queste parole che vengono dette in questo luogo, creano in noi se le teniamo presenti, una purificazione sopratutto di mente, una purificazione interiore tale da rendere la nostra mente, il nostro occhio interiore talmente puro da vedere a un certo momento quella Realtà che è presente in noi e che corrisponde a quelle parole.

E fintanto che il nostro occhio non diventa talmente puro da vedere questa realtà, le parole restano per noi senza significato, restano cioè per noi interrogazione.

La meraviglia avviene proprio in questa stanza del tesoro, in quanto in questa stanza del tesoro, le cose vengono messe a contatto con la presenza di Dio.

E a contatto della presenza di Dio, acquistano significato dalla presenza stessa di Dio.

Dio a questo punto dice: "Questo è mio, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue".

Ci rivela cioè come quelle parole o quelle offerte che noi abbiamo portato in questo tesoro sono segni suoi o di suo Figlio.

Perché proprio in questo tesoro, Dio ci rivela il rapporto che passa tra Lui Padre e suo Figlio, quindi è qui che avviene la vera consacrazione.

Ho detto molte volte che ognuno di noi è il vero sacerdote dell'universo, perché soltanto dentro di noi avviene la vera consacrazione e questa non avviene senza di noi.

Attraverso questa consacrazione, le cose in noi vengono messe a contatto con la presenza di Dio che è presente in noi ed acquistano significato da Essa.

Qui avviene un capovolgimento straordinario perché basta pensare che quello che per noi è silenzio di Dio, lì diventa Parola di Dio, quella che è assenza di Dio, lì diventa segno di presenza di Dio, quello che è interrogazione o ricerca diventa incontro.

Tutto questo avviene in questa stanza del tesoro.



 Queste parole le disse Gesù nel tesoro insegnando nel tempio. E nessuno lo prese, perché la sua ora non era ancora venuta. Gv 8 Vs 20 Secondo tema.


Titolo: L’offerta per entrare nel tesoro del tempio.


Argomenti: Parole e luogo in cui sono dette – Parola e realtà – Entrare nel tempio – Il luogo in cui Dio si trova – Il tempio interiore – L’illusione di essere religiosi – Portare le offerte – Il pensiero può dedicarsi solo a una realtà trovata – Scoprire la presenza di Dio  - Andare a- o ricevere da- La rivelazione del mistero delle parole dette da Gesù nel tempio -  


 

3/Febbraio/1985  Fossano.


Gesù dicendo queste sue parole nel tesoro, ci ha fatto pensare che ci sono parole dette in luoghi diversi: parole dette nel tesoro, parole dette nel tempio e parole dette fuori del tempio.

Abbiamo visto che una parola è detta in un luogo, in quanto è intelleggibile in quel luogo.

Quindi Dio parla per darci la possibilità di capire le sue parole.

E in quanto dice delle parole in un luogo, è per dare a noi la possibilità d’intendere le sue parole.

Ogni parola è intelleggibile nel luogo in cui è detta.

Intellegibile vuol dire che in quel luogo, noi possiamo trovare la realtà a cui si riferisce quella parola.

Una parola è intellegibile in quanto dà a noi la possibilità di riferirla ad una realtà, a una cosa.

Là dove invece noi una parola non la possiamo riferire ad una realtà, quella parola non è intelleggibile.

Dunque ci sono parole dette fuori del tempio, parole dette nel tempio e parole dette nel tesoro del tempio, come queste ultime che ha detto Gesù.

Se queste parole vengono dette in luoghi diversi, è perché le persone si trovano in luoghi diversi.

Questo ci fa pensare che noi possiamo essere fuori del tempio, nel tempio o nel tesoro del tempio.

Si è fuori del tempio, quando noi riteniamo che ciò che vediamo con i nostri sensi è la realtà e in conseguenza, noi viviamo di questa realtà e per questa realtà, cioè quando noi scambiamo per realtà, tutto quello che si riferisce al nostro io, che si riferisce a quello che esperimentiamo con i nostri sensi.

In questa realtà sensibile, noi possiamo magari ritenerci religiosi e illuminati, poiché noi siamo soddisfatti, in quanto tutte le cose che vediamo le riteniamo vere, poi arriva un momento in cui questa realtà si mette in movimento e le cose che prima erano vere diventano non più vere, cioè le cose e le creature mutano, ci deludono, muoiono.

E tutto questo ci sospinge alla ricerca di un altra realtà, poiché noi non possiamo vivere nella “non realtà”, poiché siamo passione d’assoluto e abbiamo in noi la presenza dell’assoluto stesso.

Tutto questo mondo che in un primo momento riteniamo vero e reale ma che è soltanto relativo ai nostri sensi, ad un certo momento ci sospinge alla ricerca di qualcosa di diverso, poiché ci delude come realtà.

Cioè ci sospinge ad entrare nel tempio.

Quindi noi ci troviamo con parole che vengono dette fuori del tempio, nel tempio o nel tesoro del tempio, perché ci sono persone che si trovano in questi luoghi diversi.

Però tra un luogo e l’altro c’è un movimento, cioè le parole dette fuori del tempio, si concludono in un verbo, cioè si concludono in una parola che c’invita ad entrare nel tempio.

Cosa vuole dire entrare nel tempio?

Entrare nel tempio vuol dire capire la realtà cui si riferisce il significato delle cose che avvengono fuori del tempio.

Tutte le cose che avvengono fuori del tempio, ci annunciano prima di tutto che non si sono fatte da sé, cioè un Altro le ha fatte e poi in esse c’è un verbo che c’invita a scoprire Colui che ha fatto e che fa tutte le cose.

Il fatto che ci si annunci che tutte le cose sono fatte da un Creatore, sono fatte da Dio, non dà a noi la possibilità di trovare Dio, fintanto che non ci viene data la possibilità di conoscere il luogo in cui Dio si può trovare.

Non basta sentire parlare di una cosa per trovarla, dobbiamo sapere il luogo dove si può trovare quella cosa.

Ogni cosa si trova in un suo luogo.

Tutto è segno, per dire a noi che anche Dio si trova in un suo luogo.

E allora le parole che sono dette fuori del tempio, ci annunciamo l’esistenza di Dio, c’invitano a cercarlo e ci segnalano il luogo in cui Dio si trova.

Dio che parla in tutto, abita in un luogo ben preciso e quel luogo è dentro di noi.

Dio abita nell’uomo interiore.

Tutto il mondo esterno ci invita ad entrare in questo tempio interiore che siamo noi stessi, ed in cui si può trovare il Creatore di tutte le cose.

Noi entriamo nel tempio, in quanto troviamo la realtà di questa presenza di Dio in noi.

Realtà che è segnalata da tutte le cose ma che nessuna cosa ci può far conoscere, fintanto che noi non facciamo questo passaggio dalle cose esteriori alle interiori, cioè fintanto che non entriamo nel tempio.

Ognuno di noi è il tempio di Dio.

Dio abita dentro di noi.

Però anche questo è un annuncio, un annuncio quindi è una parola, un segno che noi sentiamo nel mondo esterno.

Ora, non basta che noi sentiamo questa parola, questo segno, è necessario che noi troviamo la realtà corrispondente a questo segno.

Fintanto che noi non troviamo la realtà che corrisponde a questo segno, noi non intendiamo il segno, quindi non entriamo nel tempio.

Ma anche nel tempio, noi possiamo fare lo stesso errore che possiamo fare fuori del tempio, nel mondo esterno.

Noi nel mondo esterno possiamo scambiare per realtà, tutto quello che vediamo, tutto quello che tocchiamo e crederci magari religiosi, ma indubbiamente tutta la nostra religiosità, consisterà in fatti esteriori.

Per cui se noi faremo molti riti, funzioni, comportamenti corretti, noi riterremo di essere religiosi, perché per noi la realtà è il mondo esterno e quindi vivere nel mondo esterno secondo certe regole, può dare a noi l’illusione di essere religiosi.

Così, altrettanto può succedere nel tempio.

Nel tempio, noi possiamo adorare Dio ma avere un altro tesoro.

Cioè noi possiamo sapere, essere convinti che Dio abita in noi, credere in esso, tenerlo presente, però possiamo portare le nostre offerte ad altro o ad altri  da Dio.

Portare le offerte, vuole dire soprattutto dedicare il nostro pensiero a-.

Il luogo in cui si portano le offerte, in cui si dedica soprattutto il nostro pensiero, è il tesoro della nostra vita.

Noi possiamo essere nel tempio ed avere come tesoro, altro da Dio.

È lo stesso errore che si fa nel mondo esterno, quando crediamo in Dio Creatore ritenendo però che la realtà sia quella che esperimentiamo con i nostri sensi.

E anche lì allora si crea questo sdoppiamento.

Teniamo presente che noi possiamo recare le nostre offerte solo a ciò che abbiamo scoperto come presenza.

Fintanto che una cosa a noi non è presente, noi non possiamo portare le nostre offerte, dedicare il nostro pensiero.

Noi possiamo dedicare il nostro pensiero, solo a ciò che abbiamo scoperto, trovato come reale, come presente.

E allora adesso capiamo qual è il verbo che si dice nel tempio di Dio.

Nel tempio di Dio entriamo in quanto scopriamo la presenza di Dio in noi, ma avendo scoperto la presenza di Dio, adesso abbiamo la possibilità di fare le nostre offerte a Dio, perché abbiamo scoperto la presenza di Dio.

Scoprire la presenza di Dio dà a noi questa possibilità, cioè rivela a noi questo verbo: è il verbo che si dice nel tempio di Dio: Dio è presente in te, reca a Lui, presenta a Lui le tue offerte.

Come tutta la creazione si sintetizza in un verbo, così tutte le offerte della creatura si sintetizzano in una dedizione del nostro pensiero a-.

Avendo trovato la presenza di Dio in noi, abbiamo adesso la possibilità di dedicare il nostro pensiero a questo Essere che è presente in noi.

Solo se noi dedichiamo il nostro pensiero e quindi portiamo a questa presenza i nostri doni, noi adesso entriamo nel tesoro del tempio.

Ecco le distinzioni che dobbiamo tenere presente, perché tutto può servire per la nostra vita interiore, per la nostra vita spirituale.

Se Gesù ha detto queste sue parole nel tesoro del tempio, è per rivelare a noi un significato profondo per la nostra vita, è per farci capire che soltanto se entriamo in questo tesoro del tempio, è data a noi la possibilità di capire le parole che Lui ha detto.

Cioè queste sue parole sono intellegibili soltanto in questo luogo: nel tesoro del tempio.

Pero nel tesoro del tempio si entra solo in quanto si è entrati nel tempio ma non è sufficiente, perché una volta entrati nel tempio c’è la possibilità di fare le offerte, entrati nel tempio, bisogna adesso presentare le nostre offerte, cioè presentare i nostri pensieri a Dio.

La caratteristica del tesoro rispetto al tempio sta nel fatto che nel tesoro del tempio si riceve da Dio la Luce su ciò che noi presentiamo a Lui.

Nel tempio è un andare verso, mentre invece nel tesoro si riceve da-.

E soltanto in questo tesoro, qui in questo luogo abbiamo la possibilità d’intendere le parole che Gesù dice nel tesoro del tempio.

Quindi abbiamo parole di Dio che vengono dette fuori del tempio, nel tempio o nel tesoro del tempio, tra un luogo e un altro c’è un verbo.

Soltanto scoprendo questo verbo noi facciamo il passaggio da un luogo all’altro, fino ad arrivare al tesoro del tempio.

Nel tesoro del tempio, noi troviamo la rivelazione del mistero delle parole che Gesù dice qui nel tesoro, per renderci partecipi della presenza in noi del Padre e del Figlio e quindi dello Spirito Santo.

 


Queste parole disse Gesù nel tesoro insegnando nel tempio. E nessuno lo prese, perché la sua ora non era ancora venuta. Gv 8 Vs 20 Terzo tema.


Titolo: Il tempo interiore.


Argomenti: Dio si mette nelle nostre mani  - La difficoltà a com-prendere Dio – Il tempo si Dio esterno ed interno – Far dipendere le cose da Dio – Il presente non possiamo trattenerlo – Frammenti interni e tempo esterno – Si entra nel tempio offrendo i frammenti – Raccogliere è far dipendere da Dio – Il vero possesso è solo nel tesoro del tempio – Portare al Padre il Pensiero di Dio in noi – L’Ascensione – La morte di Dio precede la morte di Cristo -


 

10/Febbraio/1985  Fossano.


Abbiamo visto la prima parte di questo versetto, adesso ci rimane da considerare la seconda parte.

Qui ci sono due perché che dobbiamo cercare di approfondire.

Il primo perché è quando si dice che nessuno lo prese perché Gesù aveva detto queste cose insegnando nel tesoro del tempio.

Il secondo perché è la dipendenza di questo fatto: “Nessuno lo prese, perché la sua ora non era ancora venuta”.

Qui si direbbe che c’è uno stupore nel fatto che nessuno l’abbia preso, dal momento che Gesù disse queste cose nel tesoro del tempio.

Come mai c’è questo stupore che non l’abbiano preso e perché?

Nella fine del capitolo settimo, noi abbiamo incontrato i farisei che mandano delle guardie per prendere Gesù.

E queste guardie non lo prendono, giustificandosi dicendo che nessuno mai ha parlato come Lui.

Adesso qui Gesù si trova nel tempio, anzi nel tesoro del tempio insegnando.

Quei farisei che mandarono le guardie per prendere Gesù, adesso hanno praticamente Gesù in casa loro.

Gesù si è messo nelle loro mani, eppure adesso che l’hanno in mano non lo prendono.

Dobbiamo chiederci il significato di questo.

Il primo significato è che non basta che Dio si metta nelle nostre mani perché noi lo si possa prendere.

In realtà Dio si è messo nelle nostre mani fin dall’inizio della nostra vita, eppure noi ci accorgiamo quanta difficolta abbiamo a prenderlo, quanta difficoltà abbiamo a portarlo, a comprenderlo.

E allora dobbiamo chiederci da cosa è data questa difficoltà.

Forse non basta che Dio si metta nelle nostre mani?

Non basta cioè che Dio abiti in noi, per dare a noi la possibilità di prenderlo, di conoscerlo?

E allora ecco il secondo perché.

“Nessuno lo prese, perché la sua ora non era ancora venuta”.

Anche qui c’è un significato.

Non basta che Dio si offra a noi, non basta che Dio si metta nelle nostre mani, bisogna che la sua ora sia venuta.

Cioè noi possiamo avere il desiderio, la volontà di prenderlo ma i tempi sono di Dio.

Non basta allora che Lui si metta nelle nostre mani, non basta il nostro desiderio, la nostra volontà di prenderlo, bisogna che la sua ora sia venuta.

E allora dobbiamo chiederci in cosa consiste questa ora.

Noi esteriormente possiamo capire quale sia stata la sua ora: l’ora in cui Lui si è consegnato per essere mandato a morte.

Però tutto quello che avviene esteriormente è segno di quello che avviene interiormente.

Dio ci fa provare prima un impotenza a prenderlo, per farci scoprire che quando Lui si concederà, l’opera non sarà nostra.

Perché verrà un giorno in cui Lui si concederà.

Verrà il giorno in cui noi potremo fare di Lui tutto quello che vorremo, però in quel giorno noi toccheremo con mano che l’opera non è nostra ma che è concessione di Dio, dono di Dio.

Quindi abbiamo una parola di Dio che arriva a noi prima di noi e ci fa esperimentare l’impotenza a prenderlo.

Cioè se Dio per primo non si concedesse a noi, nelle nostre mani, noi non potremmo desiderare di prenderlo, non potremmo desiderare di conoscerlo, ma questo non è sufficiente.

Questo ci fa provare il desiderio e nello stesso tempo l’impotenza.

Quando Lui si concederà e noi lo potremo portare o prendere, uccidere o conoscere, il dono sarà suo e non sarà opera nostra.

C’è un tempo quindi esterno in cui Dio si concede a noi in Cristo, fino alla morte e alla morte in croce, ma questo è segno di un tempo interno.

Perché tutto quello che avviene nell’esterno è sempre rivelazione di un fatto che è avvenuto, che avviene o che avverrà dentro di noi.

E allora dobbiamo chiederci cosa significhi questa sua ora non ancora venuta dentro di noi.

E quand’è che questa sua ora è venuta.

Quello che avviene esteriormente avviene senza di noi, è tutta opera di Dio.

Quello che avviene interiormente è ancora tutta opera di Dio, però non avviene senza di noi.

Per cui abbiamo tutto un mondo esterno, compresa la morte di Cristo e il tempo della nostra vita, in cui tutte le cose accadono senza di noi, sono opera del creatore, di Dio.

Ma tutto questo è segno di fatti che debbono avvenire dentro di noi (opera di Dio) e che non avvengono senza di noi.

E allora quand’è questa sua ora dentro di noi?

Intanto questa sua ora è opera di Dio, però non avviene in noi senza di noi.

Questo è rivelazione che quel “non senza di noi”, richiede da parte nostra la dedizione del nostro pensiero.

Solo quando l’ora di Dio è venuta, noi possiamo prenderlo, prenderlo spiritualmente vuol dire comprenderlo, conoscerlo.

Ma questa sua ora non avviene senza di noi.

È sua ora sempre ma però non avviene senza di noi.

Cioè non avviene senza la dedizione del nostro pensiero a Dio.

Senza cioè far dipendere le cose dentro di noi da Dio.

Far dipendere le cose da Dio, vuole dire raccogliere, unificare in Dio.

Dentro di noi, tutte le cose che avvengono sono frammenti, segni.

Tutti i segni arrivano a noi e dicono a noi: “Portaci a Dio, perché noi apparteniamo a Dio”.

Questi frammenti che arrivano a noi, segni, quindi cose finite che rappresentano tutte le cose nel tempo.

Tutto quello che appartiene al tempo non può essere da non trattenuto, per questo noi esperimentiamo il tempo.

Noi possiamo vivere di ricordi o di futuro ma il presente non lo possiamo trattenere ci sfugge e proprio così noi esperimentiamo il tempo,

Tutto quello che esteriormente non possiamo trattenere e quindi appartiene al tempo, interiormente è rappresentato da questi frammenti, da questi segni che non vengono unificati in Dio senza di noi, senza la dedizione del nostro pensiero a Dio, senza cioè senza far dipendere le cose da Dio.

Ora, se noi non raccogliamo in Dio, il difetto è nostro, l’opera è nostra e restiamo con i frammenti.

Raccogliere vuole dire far dipendere da Dio e allora riconosciamo che l’opera è di Dio e quindi entriamo nel tesoro di Dio, perché nel tesoro di Dio si entra soltanto facendo l’offerta.

L’offerta di che cosa?

Proprio facendo l’offerta dei frammenti.

Ma facendo l’offerta dei frammenti, i frammenti non sono più frammenti, vengono riportati nel tutto di Dio.

E questa è opera di Dio.

Allora qui abbiamo l’ora di Dio.

Poiché è soltanto nel tesoro del tempio che le cose si posseggono veramente, si prendono veramente.

Noi possediamo le cose soltanto in Dio ma soltanto in Dio in quanto le abbiamo raccolte in Dio e quindi le abbiamo fatte dipendere da Dio.

Abbiamo visto che si entra nel tesoro del tempio soltanto facendo l’offerta, quindi consacrando a Dio, quindi soltanto nel tesoro del tempio si posseggono le cose e quindi abbiamo la possibilità di prendere, comprendere Dio.

Fuori del tesoro del tempio le cose non si posseggono, non si possono prendere e allora qui abbiamo l’ora che non è ancora venuta.

Abbiamo visto che c’è un momento in cui Dio si concede, si concede al punto da lasciarsi uccidere, segno di quell’altro fatto che avviene dentro di noi, al punto che noi possiamo uccidere Dio in noi, possiamo fare fuori Dio dalla nostra vita.

Però quello che avviene, il Cristo che muore per opera nostra e che risorge, questo che avviene esteriormente, fuori di noi, nel campo dei segni, non è sufficiente per darci la conoscenza di Dio, per comprendere Dio.

Questo ce lo rivela chiaramente Gesù quando morto e risorto dice a Maria: “Non mi trattenere, non mi prendere, non mi abbracciare, perché non sono ancora salito al Padre”, qui abbiamo la vera rivelazione della sua ora.

Quindi quello che è avvenuto esteriormente come sua ora, morte e resurrezione, non ancora quell’ora in cui noi possiamo comprendere, portare il dono di Dio, conoscere Dio: “Non sono ancora salito al Padre”.

Ora evidentemente questo: “Non sono ancora salito al Padre”, si riferisce a Maria, non si riferisce a Gesù, tutto quello che Gesù dice, non lo dice mica per Sé, lo dice per noi, perché Lui è una cosa sola con il Padre.

Quindi questo “salire al Padre” non era per Lui ma era per Maria, per noi: “In quanto in te, non sono ancora salito al Padre”.

Cosa vuole dire questo “in te non sono ancora salito al Padre”?

Quello che avviene esternamente è soltanto segno di quello che deve avvenire dentro di noi, che però non avviene senza di noi.

Quel: “Io non sono ancora salito al Padre”, è un invito a Maria e quindi ad ognuno di noi, a portare al Padre il Cristo, cioè il Pensiero di Dio in noi.

Perché soltanto qui, abbiamo la sua ora.

E soltanto in questa sua ora, noi avremo la possibilità adesso di comprenderlo.

Quindi abbiamo l’Ascensione al Padre nel campo esterno, che rappresenta l’Ascensione del Pensiero di Dio  al Padre che deve avvenire dentro di noi, perché per noi giunga la sua ora e noi possiamo a questo punto prendere con noi il Pensiero di Dio, prendere con noi Cristo, conoscere Dio.


Queste parole disse Gesù nel tesoro  insegnando nel tempio. E nessuno lo prese, perché la sua ora non era ancora venuta. Gv 8 Vs 20 Riassunti


RIASSUNTI


Argomenti: La passione d’assoluto nel pensiero dell’io – Proiettare la passione d’assoluto nel relativo – Il negativo esterno e il positivo interno – L’impotenza umana a prendere Dio – L’ora della glorificazione del Figlio dipende dal Padre e richiede la nostra dedizione – La lezione di Cristo morto in croce – Il centro d’infezione – Il mio male interiore, Dio lo fa creazione sua – Il nostro io deve diventare una dipendenza di Dio – Glorificare Dio -


 

24/Febbraio/1985  Fossano.