Ma
all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio e tutti accorrevano a Lui ed Egli
seduto li ammaestrava.
Gv 8 Vs 2 Primo tema.
Titolo: Il
ritorno nel tempio.
Argomenti: L'ultima parola è di Dio. Il campo d'ascolto. I due tempi della Parola
di Dio. Le due visite della Luce.
25/Dicembre/1983 Fossano.
Siamo al versetto due del
capitolo ottavo, dove si dice: "Ma all'alba Gesù tornò di nuovo nel tempio
e tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava".
Anche qui dobbiamo cercare
la lezione, il significato per la nostra vita personale che Dio vuole darci,
vuole dirci in questa scena qui, in questa scena del Figlio Suo che ritorna
all'alba, di nuovo nel tempio ad ammaestrare.
Quale è il significato di
questo ritorno?
Apparentemente sembrerebbe
una ripetizione.
Si parla di ritorno in un
luogo in cui il giorno prima era avvenuto un certo fatto.
Il fatto è stato il rifiuto
da parte dei capi dei sacerdoti e dei farisei, della Luce che li aveva
sfiorati.
La Luce li aveva sfiorati proponendo loro l'ascolto del Figlio di Dio.
La Luce fu rifiutata e
ognuno se ne tornò a casa sua, cioè ritornò alla sua vita di prima, nelle sue
ragioni di prima e nei suoi argomenti di prima, nei suoi motivi di vita di
prima.
Il mondo invecchia quando
noi non approfittiamo della Luce che giunge a noi e che ci propone i suoi
argomenti.
Il mondo vecchio ci
riassorbe.
"Fintanto che Io sono
nel mondo Io sono Luce per il mondo" e apparentemente sembrerebbe che qui
la Luce ritorni e faccia ancora un tentativo, forse per convincere coloro che
il giorno prima l'hanno rifiutata. Gesù stesso dirà, rivolto a Gerusalemme:
"Quante volte ho cercato di raccogliere i tuoi figli, come una gallina fa
con suoi i pulcini!".
Quindi questo: "Quante
volte", fa pensare a questi ritorni di Gesù, per cercare di recuperare
anche il tempio.
Apparentemente sembra una
ripetizione ma profondamente qui la situazione è molto cambiata.
Non c'è ripetizione nelle
opere di Dio.
Abbiamo accennato l'altra
sera al fatto che il tempo passa a senso unico.
E se passa a senso unico,
noi non possiamo ritrovarci in una esperienza già vissuta.
Il tempo è come un fiume,
noi non possiamo bagnarci due volte nella stessa acqua, il fiume scorre, noi
possiamo immergerci nello stesso fiume ma non nella stessa acqua.
Il tempo è Dio che viene a
noi, è il Regno di Dio che si avvicina ma, proprio perché passa a senso unico,
ci rivela che non c'è ripetizione.
Dio non di ripete.
E allora quale è il
significato di questo ritorno di Gesù a Gerusalemme, dopo essere stato
rifiutato nel tempio?
Nel tempio nel senso che i
capi dei sacerdoti e i farisei, lo avevano respinto.
La Luce, in quanto si
presenta all'anima, propone i suoi argomenti e se l'anima rifiuta questi
argomenti, si direbbe che l'anima della persona umana dice l'ultima parola.
La Luce è giunta, l'anima
non l'ha accolta e questa è la parola definitiva, sembrerebbe così.
Ma nel Regno di Dio,
l'ultima parola non è mai dell'uomo, l'ultima parola è di Dio.
L'uomo può uccidere Cristo,
l'uomo può uccidere la Parola di Dio che arriva a lui, l'uomo può rifiutare la
Luce ma, questa non è l'ultima parola, l'ultima parola è di Dio.
In che cosa consiste allora
questa ultima Parola di Dio?
Questo Dio che ritorna per
dire questa ultima parola.
Evidentemente Dio dice
l'ultima parola, dopo che l'uomo ha detto la sua parola.
Dopo la morte di Cristo
abbiamo la resurrezione di Cristo, ecco, abbiamo Dio che sulla parola detta
dagli uomini (uccisione di suo Figlio) scrive una ultima sua parola: è Cristo
risorto.
Per capire bene in cosa
consista questa ultima Parola di Dio, dobbiamo ritornare a un argomento di cui
abbiamo già parlato e cioè il campo di ascolto dell'uomo.
Abbiamo visto che l'uomo
non è libero di ascoltare quello che vuole e non è libero di non ascoltare
quello che non vuole ascoltare.
Arriva un certo momento in
cui l'uomo è costretto ad ascoltare quello che non vuole ascoltare.
Tutto questo abbiamo visto
che è una conseguenza del fatto che solo quando la Luce sfiora l'uomo, dà all'uomo
la possibilità che è grazia, di ascoltare e di seguire la Luce.
Se la Luce non parla,
l'uomo non può seguire le cose dello Spirito.
L'uomo è schiavo delle
presenze.
Ed è costretto a vivere e
ad ascoltare quello che costituisce il suo mondo presente e soltanto quando in
questo suo mondo presente, la Luce si rende presente e gli parla, gli dà la
possibilità di ascoltare le cose della Luce, poiché l'uomo può volere soltanto
ciò che ha presente.
L'uomo qui ha la
possibilità di occuparsi delle cose della Luce, non è detto che lo faccia,
perché Dio non lo costringe.
La Luce si propone e diventa quindi una possibilità.
Ma se l'uomo non accoglie
questa possibilità e ritorna al suo mondo di prima, l'uomo perde la possibilità
dell'ascolto.
Il campo di ascolto
dell'uomo, è una funzione di quell'unica cosa necessaria o di quell'amore che
lui ha posto dentro di sé.
Quindi ciò che definisce,
che determina il campo d'ascolto, è ciò che noi portiamo dentro di noi come
motivo di vita.
E il nostro motivo di vita
è ciò cui noi dedichiamo la nostra esistenza, la nostra vita, sopratutto è ciò
cui dedichiamo il nostro pensiero.
Questo determina in noi il
campo di ascolto oltre il quale non possiamo andare, se arriva a noi qualcosa
che è fuori di questo campo d'ascolto, quindi che è fuori di questo campo
d'interesse (ciò che noi riteniamo necessario per la nostra vita), noi ci
accorgiamo che lo sopportiamo a malapena.
Le parole ci stancano, non
riusciamo a portarle in noi e a un certo momento siamo costretti a scappare.
Le parole che sono fuori di
questo campo, non penetrano, non possono penetrare in noi.
Gesù riguardo a questo ha
parole molto chiare perché dice che ognuno può ascoltare soltanto ciò che si
riferisce a suo padre.
Chi ha come padre, come
motivo determinante della sua vita altro da Dio, non può ascoltare, non può
sopportare, non può lasciare penetrare in sé le Parole di Dio.
Soltanto chi è da Dio
ascolta Parole di Dio.
Chi non è da Dio, ascolterà
parole di altri ma certamente a un certo momento avrà a noia e non potrà
sopportare le Parole di Dio o le parole che riguardano Dio.
Per questo dico che l'uomo
non è libero di ascoltare quello che magari vorrebbe ascoltare ed è costretto
ad ascoltare quello che magari non vorrebbe ascoltare.
È proprio qui che noi
troviamo l'ultima Parola di Dio.
L'ultima Parola di Dio,
sulla parola che ha detto l'uomo.
Dio viene per far ascoltare
all'uomo ciò che l'uomo non vuole ascoltare.
Ciò che l'uomo non vuole
ascoltare perché non lo ha voluto.
L'uomo che ha rifiutato la Luce,
è un uomo che non vuole ascoltare la Luce.
Arriva un giorno in cui la
Luce costringe l'uomo ad ascoltarla.
Cosa succede in questa
costrizione della Luce?
Noi vedremo in tutto questo
capitolo ottavo che cosa succederà a quei capi dei sacerdoti e a quei farisei
che saranno costretti da Gesù ad ascoltare parole che essi non vogliono
ascoltare.
Proprio su quell'argomento
(la legge) nel quale essi si ritenevano sapienti e giusti.
Abbiamo visto che proprio
di fronte a Nicodemo avevano ammonito Gesù ad approfondire, a conoscere e a
studiare la legge.
Proprio sull'argomento per
il quale loro avevano rifiutato la Luce, adesso il Verbo di Dio li costringerà
ad ascoltare quello che essi non vorrebbero ascoltare, per cui saranno
costretti a scappare.
Ecco perché Gesù ritorna,
il giorno dopo all'alba nel tempio ad insegnare.
Gesù li attendeva per dire
a loro l'ultima parola.
Per ultima parola s'intende
la Parola di Dio su quella parola che loro avevano detto.
Questo ci fa capire che
l'opera della luce di Dio è duplice.
Abbiamo l'opera della luce
che arriva a noi prima delle nostre parole e allora arriva a noi come proposta
e abbiamo l'opera della Luce che arriva a noi, dopo che noi abbiamo parlato,
cioè dopo che noi abbiamo rivelato il nostro animo, di fronte alla Luce.
La Luce arriva a noi, prima
che noi abbiamo manifestato il nostro animo.
Noi non possiamo
manifestare il nostro animo se la Luce per prima non giunge a noi con le sue
proposte: l'iniziativa è sempre di Dio.
Quando la Luce arriva a noi
ci propone Dio, ci propone ad impegnarci in Dio, ad ascoltare Dio e c'impegna
quindi a una risposta e noi non possiamo non rispondere, perché in un modo o
nell'altro noi rispondiamo di fronte alla proposta che riceviamo.
Quindi in un primo tempo La
Luce arriva all'uomo proponendo i Suoi argomenti e l'uomo dà una risposta e
dando una risposta rivela il suo cuore, rivela il suo pensiero, rivela il suo
animo.
Adesso l'uomo ha rivelato
il suo animo, ha parlato e Dio su questa parola dell'uomo abbiamo un secondo
tempo della Luce.
È la Luce che viene adesso
per raccogliere la parola che l'uomo ha detto verso la Luce, se è stato un
"Sì", per confermarlo, oppure per dimostrare l'errore, la confusione,
la colpa che l'uomo porta in sé se c'è stato un "No".
Di fronte alla Luce due
sole sono le parole che l'uomo può dire: o sì o no.
Sia sul si che sul no, la
Luce di Dio arriva una seconda volta, per raccogliere questo "Sì" e
quindi portarlo consapevolmente alla conoscenza della Verità ed abbiamo la
nascita dallo Spirito, oppure arriva per confondere le ragioni, i motivi per
cui l'uomo ha detto no alla Luce.
Se ci sono due visite della
Luce, ci sono due nascite da parte dell'uomo.
Abbiamo la prima nascita
all'incontro con la Luce che è orientamento a-, la Luce viene per orientarci,
essendo proposta viene per darci l'orientamento e l'orientamento non avviene
senza di noi.
La Luce arriva a noi senza
di noi e ci fa la proposta del Fine, dell'Unica cosa necessaria,
dell'Essenziale, se noi aderiamo e lo riconosciamo come vero, qui abbiamo
l'orientamento al Fine ed è questa prima nascita in cui l'uomo incomincia a
camminare verso la Verità e poi abbiamo la seconda visita della Luce.
La prima visita, essendo
proposta, avviene in un campo diverso dalla Luce stessa, perché se la Luce ci
propone una cosa, evidentemente in quanto ce la propone, è diversa dalla nostra
realtà, è diversa dalle cose che noi vediamo.
Quindi la Luce ci propone
qualcosa di diverso da quella realtà che è di fronte a noi.
La seconda visita della luce,
è presentazione della realtà di ciò che noi abbiamo creduto.
Per cui la Luce nella
seconda visita ci fa vedere come realtà, quello che noi abbiamo creduto.
Nella prima nascita noi
abbiamo la fede a ciò che la Luce ci propone, perché non la vediamo ancora come
realtà, se crediamo a ciò che la Luce ci propone e quindi incominciamo a
camminare verso quello, andiamo incontro alla seconda visita della Luce in cui
la Luce stessa ci confermerà e ci farà vedere la realtà di quello che abbiamo
creduto.
Se invece non abbiamo
creduto alla Luce, questa seconda visita, diventa motivo di giudizio.
Quindi la Parola di Dio che
viene a noi in un primo tempo non per giudicare ma per salvare, nel secondo
tempo, viene a noi per giudicare se noi non abbiamo aderito alla proposta.
Se invece abbiamo aderito
alla prima Luce, questa viene a noi nel secondo tempo, per farci vedere la
realtà di ciò che noi abbiamo creduto.
Luigi: Bisogna
tenere presente che qui i farisei, avevano rifiutato di ascoltare Cristo in
nome della legge, mentre Nicodemo invitava ad ascoltare Gesù: "La legge
può forse condannare qualcuno senza averlo prima ascoltato?". Invitava ad
ascoltarlo.
I farisei non lo
ascoltarono dicendo: "No, noi non lo ascoltiamo perché Costui viene dalla
Galilea e non può essere il Messia". Lo rifiutavano per il luogo di cui
era originario. Non si può condannare un uomo perché viene dal meridione o dal
settentrione, da occidente o da oriente: è sbagliato.
Qui condannavano Gesù,
rifiutavano cioè l'ascolto del Messia in nome di quello che era scritto nella
legge e cioè che il Messia doveva nascere in Giudea.
Qui abbiamo Gesù che
ritorna e proprio con la legge li condannerà: "Chi è senza peccato scagli
la prima pietra".
Loro si ritenevano sicuri,
trincerandosi dietro la legge: "La legge ci ordina di condannare le donne
come lei".
Tutto quello che avviene
nel Vangelo, è rivelazione di quello che avviene nella vita di ognuno di noi.
Ogni uomo è stato creato
per conoscere Dio, per cui la Luce di Dio opera con ogni uomo e come opera?
In un primo tempo opera
invitandolo con la sua proposta, perché se Dio non propone, l'uomo non può
volere.
L'uomo non è libero di
volere, l'uomo può volere solo quello che gli si presenta.
Tu puoi volere un vestito
solo in quanto lo vedi, in vetrina o in tv o altrove ma se non lo vedi non puoi
volerlo e così è lo stesso anche nei riguardi della Verità, noi non possiamo
volere la Verità prima che questa ci visiti e ci proponga Se Stessa.
La Verità proponendosi a
noi, dà a noi la grazia e la possibilità di volerla, non è detto che noi la si
voglia, perché noi possiamo essere interessati ad altro e avere altri motivi di
vita, però questa è la prima visita della Luce, se noi aderiamo noi avremo una
seconda visita della Luce che ci farà vedere come realtà quello che abbiamo
creduto, se invece noi abbiamo rifiutato la Luce, arriverà la Luce che ci
confonderà, perché ci farà vedere come non realtà quello che noi credevamo
realtà.
Dio ci fa vedere in questa
scena queste due visite appunto per salvarci e per evitarci che il secondo
tempo sia di giudizio.
Il secondo tempo è
giudizio, è porta chiusa, è fuga, l'anima è costretta a fuggire.
Se noi meditiamo sulla
parola del Signore, il Signore ci fa vedere questi due tempi prima che questo
secondo tempo avvenga nella nostra vita.
La Parola del Signore
meditata, è anticipo di quello che avverrà o che può accadere, è anticipo per
evitarci che avvenga.
A.: Lei ha parlato di porta chiusa, quando l'uomo costata di avere
rifiutato la Verità, non ha più possibilità di aggancio con la Verità?
Luigi: Non
c'è più la possibilità di aggancio.
A.: Allora si precipita nella confusione?
Luigi: Certo
è logico.
N.: Io ho l'impressione che qui Cristo schematizzi molto la situazione,
perché Cristo accoglie molti nostri no e molti nostri rifiuti, Lui perdona
settanta volte sette prima di arrivare a condannarci. In una nostra giornata
quante volte salta fuori il nostro egoismo? Quante volte io rifiuto Dio in nome
di altro? Ma vivo sempre nella speranza di cambiare e arriverà il momento in cui
l'azione di Dio mi fermerà, se non prima almeno in punto di morte. La morte è
l'ultimo segno e poi non ci sarà più possibilità.
Quella prima proposta della Luce, io credo che in realtà ne comprenda in se
stessa molte altre.
Luigi: Qui
abbiamo i termini ridotti al minimo, schematizzati come dici tu, però dobbiamo
anche tenere presente che in Dio non c'è mai ripetizione e andando avanti la
situazione o si aggrava o si alleggerisce, non si ripassa mai per lo stesso
punto.
Lei non può fare il bagno
nella stessa acqua, nello stesso fiume due volte, perché l'acqua scorre e così
è il tempo che passa; noi non possiamo recuperare un avvenimento, un fatto
passato, noi non possiamo trovarci nello stesso avvenimento due volte.
Il che vuole dire che ogni avvenimento
che arriva a noi, provoca da parte nostra una certa risposta, in conseguenza di
questa risposta, Dio opererà su questa risposta.
Dio anche dal nostro male
riesce a ricavarne un bene, se noi mettiamo Dio al di sopra di tutto, sia
chiaro.
Però il bene che Lui
recupera dal nostro male, non è mai il bene che poteva esserci prima che ci
fosse il nostro male, non so se rendo l'idea.
È come se in una orchestra
un musicista facesse una nota sbagliata e il direttore riuscisse a costruire
tutta una orchestrazione diversa su quella nota sbagliata: c'era una musica
precedente, c'è stata una nota sbagliata e adesso il direttore d'orchestra
ricostruisce tutta una musica nuova su quella nota sbagliata.
Dio in continuazione sta
ricamando sulle nostre colpe, sui nostri peccati, sui nostri errori, sui nostri
rifiuti pur di salvarci, è logico, però non passiamo mai sullo stesso punto,
non si recupera la musica di prima come era stata scritta originariamente da
Dio.
Però certamente andiamo
verso questi due punti estremi, queste due grandi nascite: la prima nascita che
è orientamento a Dio ed è la Luce che propone le cose di Dio, la seconda visita
invece ci fa costatare che resta soltanto la Realtà di Dio, tutta l'altra
realtà scompare.
Dio è presente in tutto e
in tutti e costatando questo, se abbiamo accettato la proposta di Dio veniamo
confermati se invece noi abbiamo rifiutato di credere a Dio perché avevamo
argomenti umani che ci stavano più a cuore, questi argomenti umani qui, con la
seconda venuta vengono annullati e allora noi restiamo confus, perché Dio non
lo avremo, gli argomenti per cui noi avevamo rifiutato Dio ci vengono annullati
e restiamo con nulla in mano.
Per questo dico che la Parola di Dio ha due tempi anzi
Gesù stesso lo dice: "Il Padre non giudica nessuno ma ha lasciato il
giudizio al Figlio" e il Figlio è la Parola di Dio. Eppure il Figlio dice
che la Parola di Dio non è venuta per giudicare, la Parola di Dio viene per
salvare, quindi Dio parla per salvarci, non per giudicarci, se però noi non
crediamo, noi restiamo giudicati dalla Parola udita.
Quindi la Parola che noi abbiamo udito e che non abbiamo
creduto, quella stessa Parola ci giudicherà, perché ci giudicherà?
Perché arriva un secondo tempo della Parola di Dio, in cui
questa mi annulla tutte le altre ragioni, tutti gli altri motivi per cui ho
rifiutato di credere, mi pare sia chiaro.
N.: Se ci sarà l’adesione, ci sarà anche il
recupero di tutta quell’acqua passata, se ci sarà l’adesione alla Verità.
Luigi: Bisogna intendersi su cosa voglia
dire quell’adesione. Noi dobbiamo sempre tenere presente che le vergini stolte
si trovano di fronte a una porta chiusa, non possiamo cancellare questa scena.
Le vergini stolte vengono a trovarsi di fronte a una
porta chiusa, è Parola di Dio, bussano e non gli viene aperto, chiedono di
entrare e si sentono rispondere: “Non vi conosco” e la porta rimane chiusa.
Gesù stesso dice: “Dove io sono, voi non potete venire”,
“Mi cercherete e non mi troverete”, questo dobbiamo tenerlo presente e non
possiamo quindi dire che Dio ci recupera sempre: Dio non recupera sempre.
P.: Questa ultima Parola come la prima la dice
per salvarci.
Luigi: Questa ultima parola che dice
qui, in questa scena che ci presenta, la dice per salvarci, qui ci presenta un
giorno prima e un giorno dopo. Abbiamo il Verbo di Dio che ritorna nello stesso
luogo, però gli animi sono diversi.
Dice questo a noi oggi, per dirci quello che può avvenire
nella nostra vita.
P: Gesù qui torna nel tempio dopo la notte che
rappresenta il rifiuto.
Luigi: No, no, la notte non è rifiuto,
c’è una notte che è rifiuto e c’è una notte che è piena di speranza, è la notte
che attende l’alba, è la notte dell’anima che sospira l’incontro con la persona
amata, è ancora notte perché Lui non si è ancora presentato. La notte può
essere sogno, quindi la notte non sempre è colpa e rifiuto.
La notte è la situazione dell’uomo che non ha ancora
incontrato la Luce, altrimenti Dio avrebbe creato la colpa, perché Dio ha
creato l’universo a periodi di giorno e di notte.
Dio non ha creato la colpa, quindi la notte di per sé non
è colpa.
La notte è preparazione al giorno.
La Luce si annuncia in quanto ci propone i suoi
argomenti, ci propone Dio, ci propone di occuparci di Dio, di ascoltare Dio e
in quanto ci propone di ascoltare Dio, dà a noi la possibilità di ascoltare
Dio.
Fintanto che la Luce non si annuncia a noi, noi non
possiamo, siamo nella notte, non capiamo niente ma non è colpa, perché la Luce
non ci ha ancora visitati.
Ma nel momento in cui la Luce ci visita, offre a noi la
possibilità, (non ci costringe) di ascoltare Dio.
Se noi ascoltiamo Dio, quindi se seguiamo questa Luce, se
ci dedichiamo avremo la seconda visita della Luce che ci farà vedere come
realtà quello che noi abbiamo creduto, per cui ciascuno di noi, vedrà Dio per
quello che avrà creduto, ma se noi non avremo creduto a Dio, noi non vedremo né
Dio né l’altra realtà, noi infatti a giustificazione del nostro non credere a
Dio diciamo: “La realtà è diversa, la realtà è questo mondo”, questo mio mondo
sparisce e Dio lo non lo vedrò perché non lo ho creduto.
Per vedere la Realtà c’è bisogno di una componente
soggettiva che scatta quando Dio ci propone la sua Luce.
Se non c’è questo anticipo qui, poi la Realtà viene e
abbiamo la seconda visita, in questa seconda visita, quello che la Luce ci
aveva presentato diventa la realtà. Ma questa realtà può diventare confusione,
per cui quello che per me magari è giorno, per gli altri può essere notte. Qui
abbiamo una notte ma una notte colpevole, la confusione, per gli altri quello
invece è giorno.
P.: Non si può dire allora che questa seconda
venuta è per salvare, è per confermare gli uni e condannare gli altri.
Luigi: È una evidenziazione della Verità.
Tutta l’opera di Dio è per salvarci, anche questo è per salvarci, anche questo
dirti che la cosa è irreversibile, te lo dice per salvarti. Te lo dice prima
che accada, per evitarti che accada. Quando piange su Gerusalemme, dice anche
che adesso non è più tempo: "Se tu avessi conosciuto il giorno in cui sei
stata visitata, adesso non è più tempo".
Perché dice che non è più tempo?
Non è più tempo per noi, mica Lui condanna Gerusalemme
come città, la città è un segno, sono le anima che contano, Lui adopera Gerusalemme
come scena per ognuno di noi.
Ognuno di noi è questa Gerusalemme e condannandola, dice
a ognuno di noi che non è più tempo. Quando la visita, visita Gerusalemme in un
secondo tempo.
Questi farisei e questi capi dei sacerdoti, non hanno
conosciuto l'ora in cui sono stati visitati dalla Parola di Dio, Cristo è la
Parola di Dio. Sono stati invitati da Nicodemo ad ascoltare la Parola di Dio:
"La legge non condanna un uomo senza averlo prima ascoltato",
Nicodemo invitava ad ascoltare Gesù. Loro non hanno ascoltato e adesso, a un
certo momento dovranno scappare, giudicati da Cristo. Loro erano arrivati con
la legge per condannare una donna che, secondo la legge andava uccisa, volevano
lapidarla e Lui li fa scappare.
Qui Gesù fa vedere ai farisei che non hanno colto lo
Spirito della legge e che non avessero capito lo spirito della legge lo avevano
rivelato il giorno prima. Se loro avessero capito lo spirito della legge,
ammoniti da Nicodemo ad ascoltare il Cristo, lo avrebbero dovuto ascoltare.
Dio ha dato la legge non per fare un tribunale, non per
condannare gli altri ma per salvare noi, la legge ci è data per salvare noi,
non per giudicare gli altri.
Noi usiamo la legge per fare del mondo un tribunale e
condannare gli altri, ecco che non abbiamo lo spirito della legge.
P.: Quindi se Dio ci dice oggi questa parola è
per evitare che a noi avvenga questo, quindi ogni volta che sentiamo questa
parola vuole dire che per noi c'è ancora tempo. Se io oggi sento questa parola,
è perché Dio mi vuole salvare.
N.: Sta cercando un po' di consolazione!
P.: Non voglio consolarmi voglio capire, ho
capito giusto?
Luigi: Sì, la Parola che arriva a noi
arriva sempre prima per evitarci che avvenga il fatto.
N.: È terribile il fatto che tu non puoi sapere
quale è l'ultima volta, ti sorprende come un lampo.
Luigi: Non possiamo dire che questa
ultima parola coincida con la morte fisica. La disperazione può arrivare molto
prima della morte.
P.: Quest'ultima Parola, quest'ultimo ritorno di
Dio è preceduto da tanti altri ritorni e da tante altre parole.
Luigi: Abbiamo tutta una fase dell'opera
di Dio che è proposta a noi dell'Essenziale. Questa è la prima visita della
Luce. In questa prima visita, Dio ti propone l'essenziale: "Una sola cosa
è necessaria, tu sei stato creato per conoscere Dio, non preoccuparti del
mangiare, del vestire e di ogni altra cosa, cerca prima di tutto il Regno di
Dio", questa è la prima visita della Luce.
P.: E i vari ritorni sono sempre nell'ambito di
questa prima visita.
Luigi: Sempre in questa prima visita.
Sempre in questa ricerca di raccogliere, come fa la gallina con i suoi pulcini,
di raccoglierci nell'essenziale, cosa vuol dire? Noi ci stiamo disperdendo in
tante cose, quindi disperdiamo i nostri pensieri, la nostra vita, il nostro
tempo dietro a tante cose e Gesù viene per raccoglierci nell'unica cosa
necessaria: "Lascia perdere tutto, tutto è già fatto, tutto è già pronto,
preoccupati solo di conoscere Dio, perché tu sei stato creato per partecipare a
questo pranzo di nozze, non preoccuparti di null'altro, è già tutto fatto, è
già tutto pronto". Noi siamo sempre lì a dire: "Devo ancora fare
quello e quell'altro".
Tu uomo sei stato creato per occuparti di Dio, questa è
la prima visita, la prima parola della Luce che si presenta in tempi diversi
per raccoglierci qui, per cui Gesù dirà: "Quante volte ho cercati di
raccoglierti", non siamo in questa scena qui.
P.: Invece il secondo ritorno di Dio avviene
una volta sola.
Luigi: Questo ritorno definitivo può
avvenire anche tante volte, poiché è una dimostrazione che può maturare poco
per volta, per cui noi veniamo ad esperimentare di trovarci di fronte a una
porta chiusa, è una conferma crescente.
Per cui possiamo andare di Luce in Luce e costatare
sempre più la Realtà che abbiamo creduto oppure costatare sempre più di
trovarci con una porta chiusa.
P.: Ma la situazione qui non è ancora
irreversibile, c'è ancora una speranza di salvezza.
Luigi: La reversibilità c'è fintanto che
questa porta chiusa è letta come scena. Dio nella parabola delle vergini ci
annuncia che c'è questa possibilità della porta chiusa, in quanto ce lo
annuncia, ce lo annuncia per evitarci che questo avvenga.
Giuda a un certo momento s'impicca ma non s'impicca
perché noi abbiamo a commiserarlo o condannarlo, s'impicca per evitare a noi di
fare la sua opera e morire disperati.
Giuda è morto disperato per evitare a noi il tradimento
della Luce prima e poi per evitarci di morire disperati.
P.: Finché Gesù mi presenta una scena è per
aiutarmi e per evitarmela ma, nel caso di una persona che esperimenta sempre
più di trovarsi di fronte a una porta chiusa, esperimentando questo percepisce
che va verso l'irreversibilità? Ha la possibilità di invocare?
Luigi: Ma guardi che quelle vergini
stolte invocavano: "Signore aprici...".
P.: Ma loro hanno aspettato che fosse
mezzanotte.
Cosa vuole dire quella "mezzanotte"? Non
possiamo noi lavorare di fantasia. Noi dobbiamo restare nelle parole del
Signore. Le parole del Signore sono queste.
P.: Ma quelle vergini stolte hanno invocato
quando oramai la cosa era irreversibile.
N.: Dio non vuole perdere nessuno ma ci può
mica portare controvoglia in paradiso. Lei ragiona come se uno fosse sempre
libero di pensare tutto quello che vuole ma noi arriviamo a un certo punto in
cui la nostra mente non funziona più. Dopo essere stati tutta la vita nella
confusione, anche la nostra mente precipita nella confusione.
Luigi: Non dobbiamo noi lavorare di
fantasia nostra, dobbiamo sempre restare nelle parole del Signore. La Parola
del Signore ci presenta una scena di vergini che sono preparate ad entrare
quando arriva lo sposo. Gesù stesso dice: "Nessuno può venire al Padre se
non per mezzo di Me e aggiunge: "Mi cercherete e non mi troverete, dove Io
sono, voi non potrete venire". Mentre nei vangeli sinottici abbiamo questa
scena di vergini che bussano e a cui non è aperto, in San Giovanni abbiamo
questa affermazione: "Mi cercherete e non mi troverete, dove io sono voi
non potete venire" ed è la stessa cosa.
Quando Lui dice: "Dove Io sono, voi non potete
venire", certo che lo dice per salvarci ma se dice questo vuol dire che
può darsi che questa situazione avvenga, perché altrimenti non lo direbbe.
Qui abbiamo delle vergini stolte che non vanno a
divertirsi ma che vanno in fretta a bussare alla porta e invocano:
"Aprici" e Lui non apre, si rifiuta, perché questo? Non dice questo
per farci una poesia ma lo dice per presentarci una realtà. Quindi questa
realtà qui va contemplata, non possiamo escluderla. È Parola di Dio. È Parola
di Dio: "Beati i poveri" ma è anche Parola di Dio questa: "Mi
cercherete e non mi troverete, via da me, non vi conosco" e dobbiamo
contemplarla. Se vogliamo mettere Dio al centro di tutto, dobbiamo contemplare
tutto, non contemplare quello che ci fa comodo e mettere da parte quello che
non ci piace. No, raccogli quello che ti piace e quello che non ti piace e se è
una parola dura e severa, raccogli anche quella. Noi siamo condannati da quello
che avremo escluso, non siamo mica condannati da quello che abbiamo raccolto.
Tutto quello che abbiamo raccolto, quello lo vedremo ma è la Pietra scartata
che diventa una pietra d'inciampo per me. Pietra d'inciampo vuole dire che
m'impedisce di entrare nella Luce.
È soltanto quello che noi rifiutiamo che ci impedisce di
entrare nella Luce. Tutte le parole del Signore vanno tutte accolte meditate e
custodite perché sono parole del Signore, sono Parole di Dio, del mio Creatore,
allora devo custodirle con cura. se noi le custodiamo con cura Lui certamente ci
salva, Lui non si diverte mica a farci tribolare, è Lui che ci ha creati e ci
ha creati per salvarci, per portarci nella Luce, però noi dobbiamo raccogliere
le sue Parole con attenzione e con cura.
P.: Dopo che c'è stato il primo annuncio di
Luce, se uno ricade nella notte c'è il rischio di guardare più la notte che non
la lezione che il Signore dà anche tramite la notte.
Luigi: C'è notte e notte come dicevo
prima. C'è la notte che finisce e c'è la notte che non finisce. Quando si
aderisce al Signore, si aderisce all'annuncio: "Sì, è vero", Dio
essendo il Creatore è Colui che merita la centralità della nostra vita, Non
solo, Dio si presenta come proposta e poi Lui cammina davanti a noi per
sollecitarci, ora quando Lui va avanti, noi esperimentiamo la notte, cioè
esperimentiamo la sua assenza, perché ci sono momenti in cui noi esperimentiamo
la gioia di essere con Lui e ci sono momenti in cui esperimentiamo l'aridità,
non è porta chiusa, è Dio che va più avanti per sollecitare noi ad andare
avanti. Anche questa apparentemente è una notte, apparentemente è notte ma in
realtà non è notte, quindi bisogna essere attenti a questo fatto qui.
Con Dio non bisogna mai disperare perché Dio va avanti
nel cammino, per sollecitarci a cercarlo ma, se in noi sentiamo il bisogno di
cercarlo, vuol dire che in noi c'è questo desiderio, c'è questa centralità.
P.: In noi c'è il desiderio di trovarlo ma c'è
anche la colpa e su cosa dobbiamo soffermarci di più?
Luigi: Sul desiderio certamente perché se
mi metto a girare intorno alla colpa, vuole dire che c'è il pensiero del mio io
di mezzo. Abbiamo la parabola della zizzania che chiarisce tutto. La parabola
della zizzania e il grano, non preoccuparti di togliere la zizzania,
preoccupati di fare crescere il grano e il grano rappresenta il desiderio di
Dio e il desiderio di conoscere Dio. Preoccupati tanto che questo cresca e
questo desiderio cresce quanto più tu conosci il Signore. Perché il desiderio
di una cosa, cresce in rapporto diretto con la conoscenza di quella cosa,
quindi più noi conosciamo e più noi desideriamo. Se noi desideriamo poco Dio, è
perché lo abbiamo ancora conosciuto poco. Chi non desidera Dio è perché non lo
conosce affatto ma, chi lo conosce molto, non può fare a meno di desiderarlo.
Il tanto desiderio è effetto di conoscenza, l'amore è effetto di conoscenza,
quindi se vuoi crescere nel desiderio, preoccupati di far crescere la
conoscenza.
Non preoccuparti delle colpe o del male, anche quella
prostituta di Magdala, se si fosse preoccupata del suo male non sarebbe mai
arrivata al Cristo, lei andata al Cristo con tutto il suo male addosso e Lui
l'ha liberata dai sette demoni, immagina un po'.
Non dobbiamo mai ripiegarci sulle nostre colpe. In
qualunque situazione tu ti trovi, fossi anche nell'abisso più nero, hai sempre
la possibilità di occuparti di Dio e se ti occupi di Dio vuol dire che tanto o
poco superi il pensiero di te stesso, perché è il pensiero del nostro io che ci
fa ripiegare sulla colpa e che a un certo momento ci porta alla disperazione.
X.: Quella porta può essere chiusa e noi non
averne coscienza.
Luigi: No, la coscienza c'è, perché
quelle vergini che bussano alla porta esperimentano di trovare la porta chiusa,
quindi uno esperimenta la porta chiusa.
Si entra nel Regno di Dio, non per iniziativa nostra o
per volontà nostra ma si entra in quanto si è in ascolto di Lui. È Lui che
parlando a noi ci fa entrare. È la sua Parola che ci fa entrare. Non è il
nostro desiderio che ci fa entrare, il Signore stesso dice: "Mi cercherete
e non mi troverete, dove Io sono voi non potete venire", quindi non basta
il nostro desiderio per entrare. Chi ci fa entrare è Lui, quindi è ascoltando
Lui che noi entriamo ma il l'ascolto di Lui presuppone in noi la disponibilità
all'ascolto.
È Lui che conduce, soltanto che bisogna avere la pazienza
di ascoltarlo, fino al punto in cui ci conduce a Pentecoste, perché Lui parla
per condurre noi alla conoscenza del Padre e del Figlio che abitano in noi.
Dobbiamo però sapere questo che si entra attraverso Lui
che parla con noi, non basta quindi il nostro sentimento, queste vergini stolte
avevano il sentimento, il desiderio ma il desiderio non fu sufficiente.
Dio è tutta misericordia e dice di perdonare settanta
volte sette al giorno, eppure ci presenta questa parabola di vergini chiuse
fuori.
Dio ci parla della parabola del figliol prodigo e della
grandezza d'animo del padre eppure Dio ci presenta questa parabola delle
vergini stolte e noi dobbiamo raccogliere anche questa parabola, non possiamo
escluderla, anche questa è Parola di Dio, Parola di Dio che mi fa entrare, in
quanto è Parola di Dio per me, è Parola di Dio per farmi entrare se io la
raccolgo in Dio se invece la escludo diventa veramente una porta chiusa. Tutto
quello che noi rifiutiamo ed escludiamo, quello ci impedisce di entrare ma
tutto quello che invece noi cerchiamo di raccogliere perché è Parola di Dio,
tutto quello ci fa entrare.
Noi vedremo realmente quello che avremo creduto.
La Luce quando arriva a noi ci invita a credere, se noi
crediamo, alla seconda visita noi vedremo come realtà, quello che avremo
creduto. Quello che invece noi non avremo creduto, quello ci impedirà di
entrare.
X.: Quindi anche se uno ha creduto pochissimo,
in questa seconda visita già costata? Già vede?
Luigi: Certamente, ognuno vedrà in
proporzione a quello che avrà creduto.
La seconda visita è visione della realtà di quello che
uno ha creduto.
Ma
all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio e tutti accorrevano a Lui ed Egli
seduto li ammaestrava. Gv
8 Vs 2 Secondo tema.
Titolo: L'alba.
Argomenti: La notte nel
disegno di Dio. La parola e il silenzio. La notte del peccato.
Le due notti sfociano nella stessa alba.
1/Gennaio/1984 Fossano.
Domenica scorsa abbiamo
riflettuto sul significato di questo ritorno di Gesù nel tempio di Gerusalemme
a insegnare, dopo che i farisei e i capi dei sacerdoti erano stati sfiorati dal
suo richiamo e dalla sua Luce, erano stati invitati all'ascolto ma avevano
rifiutato di ascoltarlo.
Abbiamo visto come questo
ritorno di Gesù rappresenti il fatto che l'ultima parola non è mai degli uomini
ma è di Dio, poiché sulla parola che dicono gli uomini a Dio, Dio aggiunge una
sua Parola e questa sua Parola è un giudizio.
Ora dobbiamo vedere quando
avviene questo ritorno, perché tutto nel Vangelo è Parola di Dio rivolta personalmente
a ognuno di noi e quindi tutto è carico di significato.
Qui è detto all'alba e
dobbiamo chiederci che cosa significhi quest'alba nella nostra vita spirituale
e personale.
Gesù dice che dodici sono
le ore del giorno e dice che poi viene la notte quando nessuno può operare,
operare vuole dire anche parlare.
Gesù dice anche che il
Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre.
Il Padre è la sorgente
della Luce.
La caratteristica del
Figlio di Dio è di vedere tutto nella luce del Padre e i figli di Dio si
caratterizzano in questo che in tutto si lasciano guidare dallo Spirito di Dio.
Quando dice: "Viene la
notte in cui nessuno può operare", intende anche: "Nessuno può
parlare".
Invece noi vediamo tanti
uomini che nella notte operano e parlano ma, il loro parlare è vanità, è nulla
e anche il loro operare serve a niente, vale soltanto ciò che è fatto nella
Luce, abbiamo letto un salmo che dice:"Inutilmente voi sorgerete prima
della Luce".
Bisogna vegliare in attesa
della Luce, perché è soltanto la Luce che dà anima alle nostre parole e dà
significato alle nostre parole e al nostro operare.
Ogni notte sfocia in un
alba e qui si dice che all'alba, Gesù ritorna: Gesù che ritorna è Dio che
ritorna.
C'è questo concetto di Dio
che va, Dio che viene, Dio che ritorna e non va inteso nel senso che Dio si
sposti da un luogo all'altro, poiché Dio è Colui che è presente, è sempre
presente, Dio è il presente
Quando sentiamo parlare di
Dio che si rende assente, Dio che va, Dio che viene, Dio che ritorna, non dobbiamo
pensare a uno spostamento di Dio ma, dobbiamo pensare piuttosto a una parola
detta a noi e il mutamento se non avviene in Dio, evidentemente avviene in noi:
siamo noi che siamo mutati, siamo noi che mutiamo.
Anche la notte, anche
l'alba e anche il giorno quindi non è un mutamento che avviene in Dio ma è un
mutamento che avviene in noi.
Se l'alba è lo sfocio di
ogni notte dobbiamo cercare il significato di questo mutamento che avviene in
noi dopo la notte.
Cosa è la notte?
Perché c'è la notte?
A cosa serve la notte?
E che cosa è l'alba?
Quando
si parla di notte e di tenebre si riferisce questo all'uomo ma,
Dio ha creato il giorno e la notte prima di creare l'uomo e prima che l'uomo
peccasse, non dobbiamo quindi ritenere la notte una espressione o un segno del
peccato originale.
La notte, nel disegno di
Dio è indipendente dal peccato dell'uomo e va contemplata quindi nel Pensiero
di Dio, indipendentemente dal peccato dell'uomo, poi ci sarà anche una notte
che è effetto del peccato dell'uomo.
La notte, ricordiamo sempre
che è un mutamento che avviene in ognuno di noi, la notte voluta da Dio,
rappresenta il silenzio di tutte le creature, il silenzio di tutti i segni.
Durante il giorno ci sono
le creature che giungono a noi e sono i segni di Dio che si presentano a noi,
sono Parole di Dio che arrivano a noi durante il giorno, poi viene la notte e
la notte rappresenta il silenzio, creature che si allontanano da noi, parole
che tacciono che non si fanno più sentire, perché questo?
È il tempo della pausa,
anche nella musica c'è il suono e c'è la pausa, il suono rappresenta il giorno
e la pausa rappresenta la notte, perché? Proprio la pausa dà maggior valore a
quello che è il suono.
E così anche nella Parola di Dio,
tutta la creazione di Dio è un opera musicale ed è fatta di
parole e di silenzi.
La parola è necessaria ma
anche il silenzio è necessario, perché? Per evidenziare la parola affinché
l'uomo possa prendere coscienza di quello che ha ascoltato della Parola di Dio
che gli è arrivata.
Quindi abbiamo Dio che
parla ed abbiamo Dio che tace affinché l'uomo prenda coscienza di quello che ha
udito.
La notte quindi è fatta per
questo, affinché l'uomo raccolga nel Pensiero di Dio, quello che ha udito
durante il giorno.
Questa è la notte che
procede dall'ascolto di Dio.
Ma c'è anche una notte che
non procede dall'ascolto di Dio e qui abbiamo il
peccato, quando l'uomo non ascolta Dio durante il giorno quando la Luce giunge
a lui.
Abbiamo visto che la Luce
che giunge all'uomo, essendo Parola di Dio è sempre proposta che Dio fa
all'uomo, affinché l'uomo si apra all'interesse per le cose di cui Egli gli
parla.
Se l'uomo non ascolta la
Parola di Dio, introduce nella sua vita un altra notte.
La notte che introduce
l'uomo nella sua vita, è quella nella quale lui cerca di subordinare tutte le
cose al pensiero del proprio io.
L'uomo rifiuta l'ascolto di
Dio, in quanto su di lui prevale il pensiero di se stesso. Nel pensiero del
proprio io, l'uomo inaugura una sua notte, la notte attraverso la quale, Lui
tende a subordinare ogni cosa al pensiero di se stesso.
Come nella notte senza
peccato (quella che deriva dall'ascolto di Dio), l'uomo tende a subordinare
tutto al Pensiero di Dio e a raccogliere tutto nel Pensiero di Dio, per vedere
in tutto il Pensiero di Dio, così anche nella notte del peccato, l'uomo tende a
raccogliere, vedere e ordinare tutto nel pensiero di se stesso, compreso anche
il Pensiero di Dio.
Perché il Pensiero di Dio
appartiene a questo "tutto" che è dato all'uomo, fra tutte le cose
che sono date all'uomo, c'è anche il Pensiero di Dio.
L'uomo
che ascolta Dio, tende a subordinare tutto al Pensiero di Dio
mentre l'uomo che non ascolta Dio, tende a subordinare tutto, compreso il
Pensiero di Dio al suo io.
Le due notti, tutte e due
sfociano nel Pensiero di Dio, sia la notte che ascolta e sia la notte del
peccato, perché la notte di colui che ascolta, tende a ordinare tutto al
Pensiero di Dio per conoscere il Pensiero di Dio e a un certo punto viene a
trovarsi di fronte al Pensiero di Dio, perché quello è l'oggetto della sua
ricerca e qui abbiamo l'alba, l'incontro col Pensiero di Dio con la
partecipazione dell'uomo rappresenta l'alba nella quale sfocia la notte
dell'uomo ma, abbiamo anche la notte del peccato che sfocia in un alba e
quest'alba è ancora determinata dal Pensiero di Dio, poiché l'uomo, tendendo a
subordinare tutto al pensiero del suo io, arriva al punto in cui s'impegna per
subordinare il Pensiero di Dio al pensiero del suo io.
Non c'è nessuno che sia più
attratto da Dio che l'ateo, ogni uomo resta attratto da ciò che rifiuta, perché
proprio rifiutando tende a subordinare ciò che ha rifiutato al pensiero di se
stesso.
All'ultimo l'uomo si vede
impegnato a subordinare, a far dipendere il Pensiero di Dio dal pensiero del suo
io, quindi a cercare di capire il Pensiero di Dio come prodotto del pensiero
del suo io, noi abbiamo inevitabilmente la notte del peccato e anche qui
abbiamo un alba.
Abbiamo due tipi di notte
che concludono tutti e due con questa alba: l'uomo di fronte al Pensiero di
Dio.
C'è però di fronte a questo
Pensiero di Dio una grande differenza: l'uomo che ascolta Dio e che quindi in
tutto cerca il Pensiero di Dio, ordinando tutto al Pensiero di Dio, viene a
trovarsi in un rapporto di verità e sfocia nell'alba con l'intelligenza, tutto
in realtà è subordinato al Pensiero di Dio e Dio in tutto rivela il suo
Pensiero e colui che in tutte le cose cerca il Pensiero di Dio, arriva
all'intelligenza del Pensiero stesso di Dio.
Colui che opera invece
nell'ingiustizia e che tende a subordinare tutto al pensiero di se stesso,
compreso quindi il Pensiero di Dio, arriva a un certo momento in cui viene a
trovarsi di fronte all'impossibilità di giustificare il Pensiero di Dio nel
pensiero del suo io, poiché il rapporto è ingiusto, quindi viene a trovarsi di
fronte alla impossibilità di capire.
Questa è la situazione
delle due albe in cui sfociano le due notti.
Colui che ascolta Dio viene
a trovarsi in un alba con intelligenza.
Colui che non ascolta Dio, viene
a trovarsi in un alba di giudizio, di confusione.
Gesù dice che il giudizio
sarà questo: "La Luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le
tenebre".
Quando l'uomo è sfiorato
dalla Luce ma non l'accoglie e quindi non si dedica a ciò che la Luce gli
propone preferisce le tenebre e preferendo le tenebre conclude sempre davanti a
Dio ma, si conclude con la confusione, con la impossibilità di capire.
Questo ci fa capire che se
le due notti sfociano nel Pensiero di Dio, tutti gli uomini buoni o cattivi,
saranno condotti alla Presenza di Dio. Ci troveremo tutti alla presenza del
Pensiero di Dio con però questa grande differenza: gli uni avranno possibilità
di intelligenza, gli altri si troveranno nella impossibilità dell'intelligenza.
E.: Chi raccoglie
nel Pensiero di Dio va verso albe sempre più luminose mentre chi raccoglie nel
pensiero del proprio va sempre più verso la confusione.
Il problema di
Dio si pone anche per colui che non crede in Dio.
N.:
Quest'alba ha più l'aspetto di una cosa definitiva, la prima alba corrisponde
proprio a quella veglia infinita quando tutti i segni sono venuti a decadere,
quando tutta quella che era la Parola di Dio in terra, l'incarnazione ha finito
la sua funzione. Arrivati alla fine dei segni, noi rimaniamo in attesa della
Rivelazione di Dio.
Il campo dei
segni è il campo della fede, siamo arrivati al compimento. A un certo punto
quando tu nella fede sei arrivato a un punto tale di convinzione, per cui i
segni ti ripetono le stesse cose e non aggiungono più niente di nuovo, tu hai
solo più bisogno della rivelazione di Dio, della Pentecoste.
Anche l'anima
che raccoglie nel pensiero del proprio io, arriva a un certo punto
all'irreversibilità, cioè non c'è più un altra alba dopo, c'è solo più quella.
Noi tendiamo
sempre a pensare che Dio è buono, buono e buono e che vada all'infinito con il
suo amore per noi.
Dio ci amerà
ancora, fino quando saremo arrivati all'irreversibilità però per noi non ci
sarà più la possibilità di un alba diversa, di un alba nuova.
Luigi: Veniamo
cioè a trovarci nella impossibilità di giustificare il Pensiero di Dio nel
pensiero del nostro io.
N.: A quel
punto arriveremo a quel dubbio eterno in cui non sappiamo se è Dio che pensa
noi o noi che pensiamo Dio.
P.: Giustificare
vuole dire dare ragione, cioè cercare di capire?
Luigi: Certo,
farlo derivare da-: "Sono io che penso Dio".
Il pensiero del nostro io
può dipendere da Dio, Dio non può dipendere dal pensiero del nostro io.
P.: Non posso
convincermi che sono io che penso Dio ma, al tempo stesso non posso convincermi
che il mio io deriva da Dio.
Luigi: Soltanto
se io ho Dio come punto fisso di riferimento e subordino tutto a quello, allora
qui arrivo alla luce, all'intelligenza ma se non riferisco tutto al Pensiero di
Dio qui ho la confusione, l'impossibilità di capire, di giustificare.
Comunque l'alba è
determinata dal Pensiero di Dio e ogni notte sfocia in quest'alba qui: Pensiero
di Dio, l'ultima Parola è di Dio.
Direi che tutte le nostre
notti sfociano di fronte a questo Pensiero di Dio. Il Pensiero di Dio è Luce ma
la Luce può essere Notte. Il mezzogiorno in cui noi entriamo può essere una
mezzanotte.
N.: Gesù dice
anche: "Verranno alla mia Presenza o per un giudizio di condanna o per un
giudizio di resurrezione"
Tutti, volenti o nolenti,
giungeremo alla sua Presenza.
P.: Quindi l'alba
è rappresentata dalla sua Presenza.
Luigi: Dalla
Presenza del Pensiero di Dio. Presenza del Figlio, non del Padre, perché il
Padre non giudica nessuno, ha dato il giudizio al Figlio.
P.: Il Pensiero
di Dio è il mediatore tra noi e il Padre.
Luigi: Certo.
P.: L'alba è la
manifestazione della Verità che prima nella notte si annuncia, però si arriva a
un certo punto in cui la Verità si manifesta.
Luigi: Precisiamo,
la Luce arriva a noi durante il giorno e la notte è questo lavoro che Dio
chiede all'uomo: raccogliere tutti gli annunci di Dio ricevuti durante il
giorno nel Pensiero di Dio.
L'alba è lo sfocio della
notte, l'alba di un nuovo giorno.
La notte è fatta per raccogliere.
Per raccogliere che cosa? Raccogliere quello che Dio ha fatto arrivare a noi
durante il giorno. Quando Dio parla abbiamo il giorno, però quando Dio parla,
noi non abbiamo l'intelligenza. Perché l'intelligenza deriva dal raccogliere
quello che Dio ha detto a noi nel suo Pensiero e allora qui ci vuole una pausa
perché questo non avviene senza di noi.
Quindi Dio fa arrivare a
noi tutte le cose e poi ci dice di portarle a Lui, affinché Lui le illumini,
affinché Lui ti faccia capire il suo Pensiero ora, questo avviene di notte, nel
silenzio di tutte le cose.
Dio si ritira con il suo
parlare, entra nella notte, tutte le creature non fanno più sentire la loro
voce durante la notte, nella notte si tratta di portare a Dio quello che
abbiamo ricevuto durante il giorno, perché Dio ce lo illumini e questa notte
sfocia nell'alba della Presenza eterna di Dio.
L'alba è determinata dalla
Presenza del Pensiero di Dio.
P.: Quindi chi ha
raccolto in Dio certamente trova il Pensiero di Dio in tutto ciò che ha raccolto.....
Luigi: Trova
la Presenza del Pensiero di Dio. Questa è l'alba.
Gesù è il Verbo di Dio, è
il Pensiero di Dio che viene ma questo suo venire può essere motivo di gioia o
di rovina.
E.: Per chi
raccoglie in Dio nella notte, come risposta alla proposta che Lui ha fatto
all'anima avviene sempre alla Presenza di Dio.
Luigi: Si
capisce, è logico, però uno costata che ancora non capisce, ha ricevuto dei
doni ma ancora non capisce il significato di questi doni, quindi c'è tutto
questo lavoro di offerta da fare per cui la nostra mente diventa il vero altare
su cui fare i nostri sacrifici a Dio.
La creatura avendo visto
qualche segno di Dio, adesso chiude gli occhi e fa silenzio per pregare
veramente.
Chiudiamo gli occhi verso
il mondo fuori, per poter portare a Dio dentro di noi, quello che Dio ci ha
fatto arrivare dal di fuori di noi.
Quindi abbiamo sempre un
fuori e un dentro, ciò che è al di fuori è quello che Dio fa arrivare a noi
senza di noi, il riportare dentro invece non avviene senza di noi. Per cui c'è
questo distacco dalle cose esterne per potere operare dentro di noi questo
rapporto con Dio.
P.:Tutto questo è
un po' schematizzato perché c'è tutta la nostra vita in questa notte e in
quest'alba.
Luigi: Noi
non dobbiamo identificare questo con i giorni e le notti in cui ci troviamo
perché nel giorno solare noi possiamo chiudere gli occhi per cercare il
Pensiero di Dio.
Il vero concetto di notte
sta in questo bisogno di entrare in silenzio e in preghiera per raccogliere nel
Pensiero di Dio quello e quelle Parole che Dio ti ha fatto arrivare.
Attraverso questo lavoro
che è notte, tu ti stai preparando all'alba.
"Viene l'ora in cui
tutti quelli che sono nelle tombe udiranno...".
N.: La nostra
condanna starà nell'impossibilità di giustificare il Pensiero di Dio nel
pensiero del nostro io.
Luigi: Senz'altro.
Ci troveremo di fronte a
una Realtà, a una Verità e nell'impossibilità di restare in questa Verità,
perché per restare bisogna capire e lo vedremo in questi farisei che
nell'impossibilità di capire Gesù dovranno scappare.
N.: È matematico
che l'infinito non può entrare nel finito.
Luigi: Il
pensiero di noi stessi lo possiamo derivare da Dio ma Dio non lo possiamo
derivare dal pensiero del nostro io.
Il pensiero del nostro io è
un verme che non muore, in quanto non muore, noi saremo sempre coscienti di
esserci e se io ci sono, cosa è questo Pensiero di Dio? Ma intanto mi rende
impossibile fare entrare il Pensiero di Dio nel pensiero del mio io, pur non
potendo smentire il Pensiero di Dio.
P.:Ma non posso
far entrare e giustificare niente con il pensiero del mio io, perché neppure il
filo d'erba l'ho fatto io.
Luigi: Però siccome tutto quello che appartiene al pensiero non avviene senza di
noi, noi sappiamo di non essere noi a fare il filo d'erba ma ci illudiamo
di essere noi a fare i nostri pensieri, ci illudiamo di essere noi a pensare.
Se noi non partiamo da Dio,
è impossibile capire che quando io penso non sono io che penso ma è Dio che mi
fa pensare, tutto si gioca fra il pensiero del mio io e Dio.
Vivendo nel pensiero del
tuo io tu sei nella impossibilità di capire e finisci nella confusione e nella
confusione di tutte le cose.
Ora se il filo d'erba non
l'ho fatto io a maggior ragione il mio pensiero non l'ho fatto io e quindi non
posso giustificare nulla nel mio pensiero.
La prima notte è
determinata da chi ascolta Dio e la seconda notte è determinata da chi non
ascolta Dio.
La notte è notte perché
ancora non vediamo, però avendo ascoltato Dio, se si ascolta Dio, si cerca il
Pensiero di Dio.
Allora la prima notte è
determinata da chi, avendo ascoltato Dio cerca il Pensiero di Dio perché ha
ascoltato Dio.
Avendo ascoltato una
persona, adesso cerco il pensiero di quella persona, cerco di capire che cosa mi
vuole dire quella persona attraverso quella sua parola, quel suo gesto o quella
sua opera.
Io cerco il pensiero di una
persona se l'ho ascoltata. Questa è la prima notte, la notte di colui che ha
ascoltato Dio non è nella confusione, va verso la Luce, perché ha stabilito un
rapporto giusto, faticherà quello che deve faticare ma arriverà alla Luce
perché sta subordinando tutto al Pensiero di Dio. Se invece cerca di unificare
tutta la creazione nel pensiero del suo io, questo lo porta verso la confusione,
arriverà anche per lui l'alba, si troverà davanti al Pensiero di Dio ma non
capirà nulla e si troverà nella notte.
G.: Quindi la
notte del giusto può essere lunga.
Luigi: Può
essere lunga la notte però c'è la speranza perché il rapporto è giusto e presto
o tardi vedrà l'alba. Mente la seconda notte, quella del peccato a un certo
punto sfocia nella disperazione. In un primo tempo l'uomo tende a subordinare
tutto al pensiero del proprio io e magari ci riesce infatti la grande fatica di
ogni uomo è quella di subordinare tutto al proprio fine, al pensiero di se
stesso: attraverso il lavoro, la trasformazione, l'industria si cerca di
trasformare la creazione e subordinarla al pensiero del nostro io ma a un certo
punto tutte le cose convergono verso il Pensiero di Dio e lì l'uomo si trova in
difficoltà.
H.: E a un certo
punto si entra nel silenzio di Dio.
Luigi: Ma
il silenzio di Dio c'è anche per chi ha accolto la Luce, perché la Luce che
arriva a noi è la Parola di Dio. Se noi ascoltiamo la Parola di Dio, non è detto
che la inteleggiamo, che la intendiamo, per intenderla dobbiamo vederla nel
Pensiero di Dio.
H.: Purché non la
rifiutiamo.
Luigi: Importante
è non rifiutarla. Qui l'hanno rifiutata, Nicodemo ha invitato questi capi dei
sacerdoti ad ascoltare Gesù: "La legge non condanna un uomo senza averlo
prima ascoltato", Nicodemo invitava all'ascolto. L'anima di tutta la legge
sfocia nell'ascolto. Se noi fossimo attenti alla legge, arriveremmo ad
ascoltare Gesù e a interrogare, come quel giovane ricco che avendo ubbidito a
tutti i comandamenti, arriva ad interrogare Gesù sulla vita eterna, si arriva
ad ascoltare Gesù, quindi a interrogare Gesù. Questo è lo sfocio naturale della
legge.
Quando invece noi
utilizziamo la legge per giudicare e condannare gli altri, facendo del mondo un
tribunale, priviamo la legge dell'anima e allora la legge non ci porta ad
ascoltare e ad interrogare Gesù.
Questa è la situazione in
cui si sono venuti a trovare questi capi che sono stati sfiorati dalla Luce,
sono stati quindi invitati ad ascoltare la Luce, hanno rifiutato e hanno fatto
un atto di superbia, adesso gli avvenimenti li condurranno davanti a Gesù con
argomento la legge, si troveranno davanti a Gesù Giudice, non potranno restare
alla Sua Presenza, saranno condannati.
Loro sono arrivati per
condannare e si sono ritrovati condannati proprio sul loro argomento: la legge;
Gesù qui non poteva più parlare di Dio, poiché Dio loro lo avevano già
scartato, qui Dio parlerà loro nel campo d'ascolto nel quale loro si trovano.
Avendo scartato Dio, loro avevano definito il loro campo d'ascolto: la legge:
loro vengono per condannare attraverso la legge e si vedono condannati.
H.: Lei ha detto
che l'uomo resta attratto da ciò che rifiuta, quest'attrazione dovrebbe
portarli all'amore.
Luigi: E
no! Non basta l'attrazione può diventare motivo di confusione. Siamo tutti
attratti da Dio, anche nell'inferno si è attratti da Dio ma ci si trova nella
impossibilità di conoscere Dio.
Dio è il massimo centro di
attrazione, siamo tutti attratti da Dio ma non tutti potranno restare alla
presenza di Dio, perché potranno restare alla Presenza di Dio soltanto coloro
che potranno conoscere Dio, che potranno capire Dio.
La pietra scartata, diventa
pietra angolare, quello che tu hai scartato diventa un centro di attrazione,
però non la puoi capire, non ci puoi più costruire sopra perché l'hai scartata;
prima di scartarla tu potevi costruirci sopra ma come l'hai scartata questa
pietra diventa per te motivo di inciampo perché oramai a quella pietra lì è
associato il pensiero del tuo rifiuto e non puoi più adoperarla.
Subisci una passione,
quindi patisci senza avere più la possibilità di intendere. È attratto ma non
può capire.
L'uomo anche se si impegna
nel mondo, se si impegna a lavorare, per poco che si impegni a lavorare, lui è
portato via dal pensiero di se stesso. Noi diventiamo figli delle nostre opere
e quando noi facciamo una scelta, noi diventiamo figli di questa scelta qui: se
io faccio un rifiuto, io divento figlio del mio rifiuto.
N.: Il rifiuto a
Dio, non è paragonabile al rifiuto di una cosa qualunque o di una creatura, è
rifiuto di Dio è una cosa ben diversa.
E.: Noi nella
vita facciamo continuamente delle scelte.....
N.: Dio nei
nostri confronti non è la stessa cosa della giacca che indosso, Dio è l'elemento
che mi determina, è Dio che mi ha creato.
Luigi: Dio
ci provoca tutti i giorni, Dio parla con noi tutti i giorni. Dio in quanto
parla ci provoca, ci propone cioè Se Stesso e quando Lui mi propone Se Stesso e
io lo trascuro, io in realtà lo rifiuto.
Abbiamo un solo Creatore,
non ce ne sono diversi, abbiamo solo Dio che parla personalmente con ognuno di
noi.
In quanto parla, non fa
altro che proporre Se Stesso: tutta la creazione e tutti i fatti che ogni
giorno incontriamo, non è altro che Dio che parla con noi, che propone Se
Stesso, non fosse altro che farci magari vedere la vanità di tutte le cose.
Negli avvenimenti, nella
malignità degli uomini, nella vanità del tutto, nel tempo che passa, in tutte
le cose, Lui non fa altro che parlarci di Sé non fa altro che presentarci Sé.
Dio ci ha creati per Sé e
lungo tutta la nostra vita, Lui non fa altro che ripresentarci Se Stesso,
proporre Se Stesso, trascurarlo vuole dire rifiutarlo.
Di fronte a una offerta noi
possiamo solo dire o si o no. Con il si lo accogliamo, con il no lo rifiutiamo,
noi crediamo di giustificarci con altre parole, in realtà le parole che l'uomo
può dire sono due: si o no.
La luce quando ci sfiora è
una proposta. Nicodemo dicendo ai farisei di ascoltare Gesù perché la legge non
condanna nessuno senza averlo prima ascoltato, fa una proposta e di fronte a
questa proposta loro danno una risposta e non possono non darla una risposta.
Noi ci qualifichiamo
proprio nel rispondere alla proposta.
Noi non abbiamo una nostra
personalità, la nostra personalità si forma attraverso le risposte che diamo
alle proposte che riceviamo da Dio. Il nostro nome si forma lì.
Noi saremo conosciuti per
quello, per tutte le parole che Dio ci avrà detto e per tutte le risposte che
noi avremo dato a queste parole.
Il Pensiero di Dio è in
noi, Dio è in noi i segni che Lui ci fa arrivare durante il giorno, sono delle
"mutazioni" che Lui provoca in noi ma, queste mutazioni sono solo
delle sollecitazioni a cercare il Pensiero suo. Questa ricerca del Pensiero suo
non avviene senza di noi.
I segni di Dio arrivano a
noi senza di noi, la conoscenza del Pensiero di Dio non avviene in noi senza di
noi, pur avendo presente in noi il Pensiero di Dio, noi non conosciamo il
Pensiero di Dio senza di noi, allora c'è questo passaggio dai segni che Dio ci
fa arrivare al Pensiero di Dio.
Dio attraverso i segni non
fa altro che parlaci di Sé, proporci Sé perché Lui solo è, quando noi diciamo
che Dio è uno solo, vuole dire che Dio ci parla solo di Sé, non può parlarci di
altro.
Dio crea tutto per Sé, per
manifestare Sé, per far conoscere Sé.
Non ci sono due creatori,
per cui Dio non opera per un altro.
Dio opera unicamente per Se
Stesso.
Opera per Se Stesso, perché
Lui è la Verità e in Lui abbiamo la Luce, la Gioia, la Vita, abbiamo tutto.
Dio ci presenta Se Stesso
affinché noi abbiamo a vivere.
La nostra vita è nascosta
in Dio.
Lui parlandoci di Sé ci
offre la Vita, la Vita non è in noi, noi non siamo viventi, noi siamo
vivificabili.
In potenza siamo vivi ma,
siamo vivificabili e Dio per farci partecipare alla Vita ci parla di Sé.
La nostra vita è
partecipazione a ciò che Dio è.
La nostra vita è conoscenza
di Lui.
Quando Gesù parla di vita
eterna, la oppone alla nostra vita transitoria che non è vera vita.
Questa vita eterna è la
Vita vera e la vita vera è conoscere Dio.
Nella conoscenza di Dio,
noi abbiamo la vita vera.
La vita che stiamo
sviluppando senza conoscere Dio, quella non è vita vera, è solo un segno della
vita vera.
E.: Nel Giorno di
Dio si entra quando la conoscenza di Dio è totale?
Luigi: Quando
questa conoscenza è totale oppure quando la conoscenza diventa impossibile.
Abbiamo le due situazioni
estreme.
E.: Prima di
arrivare al giorno di Dio, l'anima passa attraverso un alternarsi di notti e di
albe.
Luigi: Certo.
E.: Sempre crescente
e in rapporto al suo raccogliere in Dio l'alba diventa più luminosa o più
oscura.
Luigi: Fino
ad arrivare ai punti estremi Dio o io.
Tutti noi stiamo camminando
verso questa grande meta, il Pensiero di Dio e anche il pensiero del nostro io
deve essere subordinato al Pensiero di Dio. Subordinando tutto al Pensiero di
Dio a un certo momento sentiamo il bisogno di raccogliere anche il pensiero del
nostro io nel Pensiero di Dio.
E proprio subordinando il
nostro pensiero al Pensiero di Dio, qui arriviamo alla Presenza di Dio,
arriviamo a scoprire la presenza di Dio in noi.
Quando Dio ci offre il
pensiero del nostro io, come segno da raccogliere in Dio, qui siamo alle porte
della Pentecoste. Ma prima noi raccogliamo tanti altri segni, dalla creazione a
tutti i fatti che accadono e che ci accadono, fino ad arrivare a questo punto
di maturazione in cui Dio stesso ci fa capire che il pensiero del nostro io è
ancora una parola sua e ci invita quindi a capire il pensiero del nostro io nel
Pensiero di Dio.
E.: Quindi il
pensiero dell'io ha la sua espressione più alta e più completa solo nel
Pensiero di Dio, noi pensando a noi stessi crediamo di creare e invece....
Luigi: Invece
ci distruggiamo.
Dio parlando con noi, parla
per farci essere, invece noi pensando a noi stessi, perché crediamo di
affermarci, ci stiamo distruggendo con le nostre mani.
E.: Distruggiamo
la possibilità di partecipare all'essere di Dio. L'uomo potesse distruggersi si
distruggerebbe ma non può mica annullarsi.
Luigi: Noi
non possiamo andare contro a quello che Dio ha voluto e Dio ci ha voluti
eternamente, fuori del tempo.
N.: C'è chi
sperando di annullarsi si suicida.
Luigi: È
un illusione, un utopia, non può.
Noi siamo per volontà di
Dio e siccome la volontà di Dio è fuori del tempo, noi siamo immortali.
Noi siamo immortali, noi
siamo eterni.
Noi non siamo per volontà
nostra, noi siamo per volontà di Dio.
La volontà di Dio è fuori
del tempo, fuori del tempo vuole dire eternità.
Noi non possiamo
distruggerci.
Questa nostra eternità può
diventare confusione eterna.
P.: E
raccogliendo il nostro pensiero nel Pensiero di Dio,cercando cioè il Pensiero
di Dio nel nostro pensiero...
Luigi: No,
cercando il nostro pensiero nel Pensiero di Dio.
P.: Lei prima ha detto:
cercando di capire nel Pensiero di Dio il nostro pensiero.
Luigi: Deve
capire bene cosa vuole dire quello.
Il pensiero del nostro io è
un segno, è una parola, è una Parola di Dio.
Non è la parola che
illumina lo spirito, è lo spirito che illumina la parola.
Non è il segno che mi
illumina lo spirito, è lo spirito che mi illumina il segno.
P.: Io ad esempio
cerco il Pensiero di Dio nell'albero, cerco il Pensiero di Dio in tutti i
fatti, quindi anche nel pensiero del mio io.
Luigi: In
quel senso lì va bene.
P.: Allora cosa
capisco cercando il Pensiero di Dio nel mio io? Capisco che il mio pensiero è
fatto per unirsi a Dio?
N.: Questo
modo di parlare può generare della confusione, perché io non cerco il Pensiero
di Dio recato dal segno nel segno ma, lo cerco nel Pensiero di Dio. Non lo
cerco nel segno.
Luigi: Certo.
N.: Non si può
cercare il Pensiero di Dio nel pensiero del nostro io, perché sarebbe un
assurdo.
Luigi: È
come se lei andasse a spaccare l'albero per trovare il Pensiero di Dio.
P.: Certo che no,
riportare a Dio vuole dire riportare anche l'albero nel Pensiero di Dio.
Luigi: Che
cosa Dio vuole significare di Sé attraverso questa figura che le presenta. Se
noi ci mettiamo a sezionare il nostro corpo, non troviamo mica l'anima.
P.: Cosa mi vuole
dire Dio di Sé attraverso il pensiero del mio io?
Luigi: Non
le posso dire niente.
P.: È personale
questo?
Luigi: Certamente.
P.: È una cosa
che non si può comunicare a parole?
Luigi: Certo
che no, il nome è personale.
P.: Nella nostra
vita abbiamo molte notti e molte albe attraverso le quali stiamo maturando
l'alba definitiva.
Luigi: Il
tempo passa in modo irreversibile.
P.: Certo però
Dio mi dà tanti giorni, non uno uguale all'altro....
Luigi: I
giorni sono le sue Parole, l'universo è fatto di tante Parole.
P.: E mi dà tante
notti e tante albe.
Luigi: L'ho
detto prima che la creazione è un concerto, una sinfonia, quindi ogni nota è
seguita da una pausa e anche ogni Parola di Dio è seguita da una notte.
Dio ha fatto la creazione a
tempi di giorno e di notte.
P.: Tutte queste
albe vengono dopo che io ho riportato in Dio le cose, i segni che Dio mi ha
fatto arrivare. Questa è la consacrazione attraverso cui Dio rivela il suo
Pensiero, l'uomo si accorge se sta andando verso un alba di luce o di tenebre?
Luigi: Non
se ne accorge, per accorgersene bisogna avere la Luce.
P.: Si accorgerà
all'ultimo.
Luigi: All'ultimo
sì. L'uomo può arrivare alla confusione essendo sicuro di essere nella luce.
Lui ieri parlava di quel suo
amico che gli diceva che la vita sta nell'andare a divertirsi, nell'andare
sulla costa azzurra, non certo in Dio, quello andava a passare la notte di
capodanno a Nizza convinto che la vita vera fosse in quello e quanta gente è
convinta che la vita stia nel viaggiare, nel divertirsi e nel godere il più
possibile dei piaceri che la vita terrena può offrire?
Coloro che vivono in questo
modo sono convinti di essere nel giusto e attualmente non sono confusi,
tutt'altro.
P.: Però
nell'ultima alba sì.
Luigi: Nell'ultima
alba certamente scopriranno la loro confusione, perché si troveranno nella
impossibilità di potere capire ma prima di arrivare lì hai voglia!
P.: Chi invece
raccoglie in Dio si accorge di crescere nella conoscenza di Dio, fino ad
arrivare all'alba definitiva.
Luigi: Può
anche approdare a delle notti, perché ci sono anche delle notti e delle
difficoltà sulla strada verso Dio, perché Dio fa molto tribolare.
Nella tribolazione Dio
affina la nostra anima, Dio sta costruendo la nostra anima perché sia in grado
di portare la Verità e l'affinamento avviene attraverso la croce, le prove, i
dolori, attraverso tante notti ma l'anima deve sapere che questo è opera di Dio
per formare l'anima capace di portare quella Luce che Lui gli vuole dare:
"Ho tante cose da dirvi ma per il momento non le potete portare".
Ma
all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio e tutti accorrevano a Lui ed Egli
seduto li ammaestrava.
Gv 8 Vs 2 Terzo tema.
Titolo: La
sintonia.
Argomenti: La venuta di Dio
avviene nella creatura, non in Dio. Cosa vuole dire
ammaestrare? Il problema di colui che
insegna. Il problema di colui che ascolta. La lunghezza d'onda è determinata dal
principio. La
rivelazione del Principio.
7/Gennaio/1984 Fossano.
Nell'alba di questo giorno
ci troviamo con questa scena di Gesù che ritorna nel tempio e tutti accorrono a
Lui ed Egli seduto li ammaestra. Ma tra tutti questi che accorrono a Lui ci
sono due grandi categorie di persone.
Due grandi categorie che
arrivano attraverso due notti diverse.
Due sono le notti dell'uomo
e tutte due queste notti sfociano in una unica alba.
C'è la notte dell'uomo che
si è rifiutato di ascoltare Cristo, la Parola di Dio che si incarna e parla al
di fuori di noi e che è la rivelazione di tutta l'opera che Dio fa attorno a
noi.
Nel Cristo noi abbiamo la
rivelazione di tutto quello che opera Dio.
Ed abbiamo la notte di
quelle persone che invece si sono aperte all'ascolto del Cristo.
La notte di coloro che si
sono rifiutati di ascoltare il Cristo significa la notte dell'uomo nella quale
l'uomo cerca di sottomettere tutte le cose al pensiero del suo io.
La notte dell'uomo che si è
aperto all'ascolto di Cristo significa l'opera di quelle persone che tendono a
sottomettere tutte le cose al Pensiero di Dio.
Abbiamo detto che queste
due notti sfociano in una unica alba.
L'alba è determinata
dall'incontro a tu per tu con il Pensiero di Dio, sia la notte di coloro che
tengono a sottomettere tutto al pensiero di se stessi, sia la notte di coloro
che tendono a sottomettere tutto al Pensiero di Dio.
Entrambe le notti sfociano
di fronte a questo Pensiero di Dio.
Perché il Pensiero di Dio è
una realtà presente in noi e siccome l'uomo porta in sé questa passione d'Assoluto
che è passione per l'unità, tende a raccogliere tutto in una unità.
Tutta la realtà che l'uomo
ha presente tende a raccoglierla in una unità e in questa realtà che l'uomo ha
presente c'è anche il Pensiero di Dio.
Sia coloro che tendono a
sottomettere tutto al pensiero di sé, sia coloro che raccolgono tutto nel
Pensiero di Dio, a un certo momento vengono a trovarsi di fronte a questo
Pensiero di Dio.
L'alba è determinata da
questo, da questa venuta del Pensiero di Dio, da questo a tu per tu, da questo
rendez-vous con il Pensiero di Dio.
Punto d'incontro per tutti,
perché qui dice che tutti accorrevano a Lui e dicendo tutti, s'intende nessuno
escluso, sia coloro che accettano l'ascolto, sia coloro che lo rifiutano, sia i
buoni che i cattivi, sia i giusti che gli ingiusti, tutti vengono a trovarsi di
fronte al Pensiero di Dio.
Noi diciamo che l'alba è
determinata dalla venuta del Pensiero di Dio, sono frasi umane, perché non è
che Dio si sposti da un luogo all'altro: Dio è il presente, Colui che è sempre
presente, quindi questa venuta del Pensiero di Dio non è un mutamento in Dio ma
è un mutamento che avviene nella creatura, un
mutamento che Dio opera nell'uomo.
Da che cosa è causato
questo mutamento?
È causato dalla
sottomissione di tutti i valori al Pensiero di Dio, oppure dall'annullamento di
tutti i valori.
Annullamento che avviene
nella vita di ogni uomo.
Man mano che la nostra vita
passa, Dio opera questo sconvolgimento di valori, Dio opera questo annullamento
di valori, per cui l'uomo, volente o nolente, viene a trovarsi di fronte
all'unica realtà che gli rimane: il Pensiero di Dio.
Il Pensiero di Dio che è
presente in noi senza di noi o nonostante noi.
Qui ci troviamo di fronte
al Pensiero di Dio, quindi ci troviamo di fronte all'eterno.
Qui è detto che Egli seduto
li ammaestrava, quel "seduto" rappresenta proprio l'immutabilità, la
stabilità, l'eternità.
Abbiamo il Verbo di Dio che
dalla sua eternità istruisce l'uomo.
Abbiamo detto che in questa
alba, l'uomo viene a trovarsi di fronte all'eterno, all'eterno che ammaestra.
Cosa vuole dire "ammaestrare"?
Ammaestrare vuole dire
insegnare e insegnare vuole dire condurre a vedere.
Condurre a vedere colui che
ascolta e che ancora non vede.
Il Verbo ammaestrando,
conduce a vedere quello che ancora noi non vediamo.
Il Verbo di Dio, ci conduce
a vedere il Padre.
Ma qui ci sono delle
persone che possono venirsi a trovare nella impossibilità.
Parlando di campo di
ascolto, abbiamo detto che l'uomo determina il suo campo di ascolto in base
alle scelte che fa e può darsi che di fronte a questo ammaestramento del Cristo
vengano a trovarsi nella impossibilità di ascoltarlo.
Dobbiamo soffermarci sul
problema di chi insegna e il problema di chi
ascolta.
Chi insegna, per potere
insegnare deve vedere, avere presente, ciò a cui vuole condurre colui che
ascolta.
Ma non basta che abbia
presente ciò a cui vuole condurre l'allievo, deve anche avere presente la
situazione di colui che ascolta, il punto in cui si trova colui che ascolta.
E non basta ancora.
Deve avere anche presente
tutto il cammino che c'è da fare, dal punto in cui si trova colui che ascolta
fino al punto al quale lui vuole condurre a vedere colui che ascolta.
Quindi colui che insegna deve
avere presente il punto d'arrivo, il punto di partenza di colui che ascolta e
la strada da percorrere tra i due punti.
Se non ha presente questo
non può condurre colui che ascolta a vedere quello che lui vede.
Se manca uno solo di questi
tre dati non può ammaestrare.
Gesù dice che un cieco non
può essere guida di un altro cieco.
E per questo dice di non
dare a nessuno il nome di maestro, perché uno solo è il Maestro.
Essere maestro significa
avere presente il punto d'arrivo, il punto in cui si trova la creatura e la
strada fra i due punti e questo l'ha presente solo il Verbo di Dio.
"Nessuno può salire al
cielo se non Colui che discende dal cielo".
Questo è il problema di
colui che insegna.
Il problema di colui che ascolta è quello
di avere la possibilità di seguire colui che insegna.
Un cieco non può essere
ammaestrato sui colori, non ha la possibilità di capire i colori.
Quindi non c'è pura
passività in colui che ascolta.
Da cosa è data questa
capacità di seguire colui che insegna?
La capacità di seguire
colui che insegna è data dall'avere presente in sé, in colui che ascolta lo
stesso principio che ha presente colui che insegna.
Quando abbiamo parlato di
ascolto, abbiamo visto che l'ascolto è essenzialmente un accordo.
Chi è in grado di ascoltare
è in grado di ascoltare perché è in grado di accordare, quando non si è in
grado di accordare si è sordi, quindi si è incapaci di ascoltare.
L'accordo richiede una
partecipazione tra ciò che è in noi e ciò che arriva a noi senza di noi, è
necessario che ciò che arriva a noi senza di noi faccia vibrare ciò che è in
noi, questo affinché si stabilisca un accordo.
Perché faccia vibrare si
richiede che ciò che arriva a noi sia sulla stessa lunghezza d'onda di ciò che
è dentro di noi.
La lunghezza d'onda è
determinata dal principio.
Ciò che arriva a noi senza
di noi, noi diciamo che è esterno a noi.
Invece ciò che è interno a
noi è in noi ma non senza di noi.
Ora, ciò che è esterno a
noi, senz'altro non è opera nostra, ha un altro principio da noi.
Quindi tutto quello che
arriva a noi senza di noi, cammina su una certa lunghezza d'onda che non è
certamente la lunghezza d'onda del nostro io.
Perché ci sia la
possibilità di accordo e quindi di ascolto, è necessario che quello che è
dentro di noi parta dallo stesso principio da cui parte quello che è esterno a
noi.
Se dentro di noi le cose, i
pensieri partono da un principio diverso (pensiero del nostro io) certamente
c'è impossibilità di accordo tra quello che arriva a noi senza di noi (Parola
di Dio) e quello che noi portiamo in noi: questo ci rende sordi.
Resi sordi vuole dire
essere ciechi: non possiamo essere istruiti sui colori.
Se siamo sordi non possiamo
essere istruiti sull'armonia delle cose.
Così si determina in noi la
sordità e quindi l'incapacità di potere seguire il Cristo che ci ammaestra
circa il Padre.
Quale è dunque il problema
di colui che ascolta?
Il problema di colui che
ascolta è quello di avere dentro di sé lo stesso principio che parla fuori di
lui.
Se il principio che è in noi
non coincide con il principio creatore di tutte le cose che opera fuori di noi,
in noi c'è l'assoluta impossibilità di seguire l'ascolto del Cristo che parla
con noi.
Questo Principio che opera in
tutto, arriva un certo momento in cui si rivela ed è il
Pensiero di Dio in noi.
Si rivela in quest'alba.
Se però in noi non abbiamo
messo Lui al centro della nostra vita, prima che si riveli, questo non fa altro
che farci costatare la nostra impossibilità a seguirlo e quindi non fa altro
che giudicarci.
Noi restiamo giudicati
dallo stesso Pensiero di Dio quando si evidenzia in noi.
Quel Pensiero di Dio che
parla a noi in tutto e che invitava noi a metterlo dentro di noi, là in quel
campo in cui le cose non avvengono senza di noi (il nostro interno), quello
stesso Principio, quello stesso Verbo diventa per noi motivo di giudizio.
Gesù lo dice chiaramente
che il Giudizio sta in questo: "La Luce splende fra le tenebre ma gli
uomini hanno preferito le tenebre alla Luce".
Preferire le tenebre alla
Luce, vuole dire non desiderare di capire.
Vuole dire rifiutare la
Verità.
La Verità si annuncia a
noi, si annuncia a noi senza di noi.
Ma la Verità invita noi ad
interessarci di Sé.
Chi alla Verità preferisce
le tenebre, preferisce cioè non capire, rifiuta la Verità.
In questo rifiuto alla
Verità, nasce, sorge il Giudizio.
P.: L'ascolto è
essenzialmente un accordo tra ciò che l'uomo porta in sé e ciò che gli arriva,
ciò che ascolta.
La lunghezza
d'onda è data dal Pensiero di Dio.
Luigi: È
determinata dal principio.
N.: È determinata
dall'attrazione del Padre.
Luigi: La
lunghezza d'onda viene dal principio.
La lunghezza d'onda è
determinata dalla causa, dal principio da cui parte la luce.
P.: Quindi non è
determinata dal Pensiero di Dio quando ascolto altre cose.
Luigi: Ho
un altra lunghezza d'onda.
Questa lunghezza d'onda che
porto dentro di me non vibra su quella lunghezza d'onda laggiù.
Due cose uguali si fondono
insieme, due onde sulla stessa lunghezza d'onda si fondono in una cosa sola, si
captano.
Con Dio è lo stesso, quello
che c'è dentro di noi, se vibra sulla stessa lunghezza d'onda di quello che
arriva a noi si fonde e allora qui abbiamo l'ascolto.
Avviene cioè
l'interiorizzazione di quello che arriva, altrimenti no.
Sostanzialmente noi
dobbiamo avere presente in noi ciò che Colui che ammaestra noi vuole condurci a
vedere presente.
Un cane ad esempio non può
essere istruito su Dio.
Fintanto che l'uomo è
appassionato di cose diverse da Dio e quindi non ha messo Dio al centro della sua
vita non può essere ammaestrato da Dio.
Il maestro non fa altro che
raccogliere la nostra dispersione in ciò che noi abbiamo presente
N.: L'attrazione
del Padre è questo comune denominatore, perché l'attrazione per il Padre è il
motivo dominante in Cristo e deve essere il motivo dominante in noi. D'altra
parte tutta la nostra vita è segno di questo, noi passiamo da momenti di
ascolto perché in quel momento lì sentiamo la necessità di conoscere Dio e
allora il Verbo parla, il Verbo parla sempre ma non sempre noi possiamo
ascoltarlo e abbiamo invece i momenti di silenzio di Dio che non corrispondono
a questa alba, però sono già segno di questa alba.
Sono segno di un
momento in cui la capacità di ascoltare ci sarà tolta completamente.
Adesso noi
andiamo avanti in fasi di ascolto e fasi di silenzio, fasi di sordità ma
arriverà il tempo della sordità completa, in cui il nostro rifiuto di Dio, fa
si che saremo giudicati dal Verbo. Direi proprio che la base è l'attrazione del
Padre, del Dio Creatore.
Luigi: Sì
ma l'attrazione del Padre non è in noi se noi non mettiamo Dio come principio.
Ognuno di noi è attratto da ciò che mette come proprio principio.
Questa lunghezza d'onda è
il principio.
"Quando mi metterete
in alto, attrarrò tutto a Me".
Essendo Dio il massimo
centro di attrazione, arriverà il momento in cui tutti quanti saremo attratti
da Lui ma qualcuno potrà venirsi a trovare nell'impossibilità di capirlo.
È necessario che ci sia
questa attrazione per partecipazione nostra e questo richiede che noi mettiamo
Dio come principio, come motivo della nostra vita, al di sopra di tutto, perché
questa è la condizione per potere ascoltare Cristo.
Noi dobbiamo imparare a
vivere in ascolto, perché è l'ascolto di Dio che ci forma, in quanto ci
accorgiamo di non essere più in ascolto di Dio, dobbiamo recuperare questo come
cosa essenziale della nostra vita.
Dobbiamo imparare a
camminare nell'ascolto di Dio.
E.: Ogni anima
passa attraverso a questa notte, sia l'anima che lega ogni cosa al Pensiero di
Dio, sia l'anima che lega ogni cosa al pensiero del proprio io e giunge dinanzi
a quest'alba che non è più Parola di Dio ma è Pensiero di Dio, è la Verità.
Luigi: Però
non è conoscenza del Padre.
E.: L'alba è
introduzione al giorno ma non è ancora giorno.
In che modo il
Verbo di Dio ci ammaestra? Hai parlato della necessità di sintonizzare.
Luigi: Ci
ammaestra in quanto ci conduce a vedere quello che Lui vede.
E.: Il problema
nostro è quello di tenere presente il Principio da cui il Maestro ci parla, è
necessario cioè avere presente il Padre.
Hai parlato di
ciò che deve avere presente Colui che insegna.
Luigi: Deve
avere presente sopratutto la situazione di colui che ascolta, in quanto deve
adeguarsi sempre a ciò che colui che ascolta ha presente. Perché uno può essere
istruito solo circa ciò che ha presente.
E.: Ma essendo
Dio onnipotente Lui può tutto.
Luigi: Sì
ma è per noi che magari qualche volta ci riteniamo maestri.
E.: Ma il
problema non è tanto del Docente ma di colui che ascolta. Colui che ascolta è
nella condizione migliore per recepire l'insegnamento del docente se accorda al
principio, tutte le parole che gli giungono.
Noi immaginiamo
la strada come un qualcosa di diritto, che non ha ostacoli o altro ma da parte
di chi ascolta deve esserci uno sforzo di pensiero per accogliere e capire la
Parola del Maestro. Uno sforzo costante di collegamento di ogni segno con il
Principio, altrimenti questo accordo, questa sintonia non si verifica.
Luigi: Perché
questo si verifichi, chi ascolta deve avere lo stesso principio di colui che
insegna.
Dentro di noi le cose non
ci sono senza di noi, quindi si richiede da parte nostra questo volere mettere
Dio come nostro principio, perché altrimenti noi mettiamo altro come nostro
principio e questo ci rende sordi e un sordo non può certo essere condotto ad
ascoltare.
Sì, può darsi però che ci
troviamo già di fronte al Pensiero di Dio ma davanti questo Pensiero di Dio ci
troviamo già classificati: o abbiamo la possibilità di seguirlo oppure no.
Seguendolo Lui ci conduce a
vedere il Padre ed a vedere come Lui nasce dal Padre, perché solo vedendo come
Lui nasce dal Padre, scopriremo anche la nostra nuova nascita, la nascita dello
Spirito.
Fintanto che noi non
vediamo come il Figlio di Dio nasce dal Padre, noi non possiamo nascere dal
Padre, perché i figli di Dio nascono consapevolmente e chi ci istruisce circa
questo "come" è il Figlio.
Però ci sono delle
categorie che non possono seguire il Verbo di Dio in questo cammino.
Soltanto vedendo come il
Figlio nasce dal Padre, anche noi lì capiamo come si nasce consapevolmente dal
Padre.
E.: Questo è un
processo precedente la Pentecoste?
Luigi: No,
quella è la Pentecoste.
E.: Quindi è la
conclusione del cammino quella?
Luigi: Certo.
P.: La conoscenza
di questo rapporto è conoscenza del Padre.
Luigi: La
conoscenza del Padre e del Figlio è la premessa alla Pentecoste.
A un certo momento bisogna
raccogliere il Pensiero di Dio nel Padre stesso.
Proprio questo
raccoglimento fa capire a noi come si nasce dal Padre.
N.: Noi sovente
insegniamo e non abbiamo presente dove è colui che ascolta.
Luigi: Magari
abbiamo presente noi, cosa vediamo noi ma non abbiamo presente la situazione
dell'altro e l'altro non ci può seguire.
N.: Noi non
sappiamo adeguarci alla situazione dell'altro. Cristo con la sua incarnazione
ha saputo giungere al livello di ognuno di noi e noi sappiamo arrivare al
livello di un altro che ci ascolta.
Luigi: Noi
non possiamo essere maestri.
N.: Noi
possiamo solo umilmente indicare il Cristo.
R.: Gesù
ammaestra solo quelli che sono usciti dalla notte. Quindi quelli che sono
usciti dalla notte, sono usciti comunque.
Luigi: Comunque.
R.: Sia quelli
che hanno messo prima di tutto il Pensiero di Dio, sia gli altri.
Luigi: Sia
gli altri, perché gli altri vengono a trovarsi di fronte all'annullamento di
tutti i loro valori. È Dio che annulla i loro falsi valori, per cui l'unica
cosa che rimane è il Pensiero di Dio. L'unica realtà, perché quella è l'unica
realtà.
Ci troveremo tutti di
fronte al Pensiero di Dio.
R.: C'è però
quindi una risposta diversa.
Luigi: Certo,
a secondo di quello che uno ha interiorizzato.
N.: Si direbbe
che lì Dio non possa più adeguarsi alla situazione degli uomini.
R.: Il
problema sta sempre nell'uomo.
Luigi: Il
problema sta sempre nell'anticipo.
Bisogna cioè non lasciarsi
sorprendere da questo avvenimento.
R.: Sì, bisogna
agire nella notte.
Luigi: Il
problema sta nell'anticipo.
Altrimenti viene a trovarsi
di fronte a una porta chiusa.
Ci troviamo di fronte al
Verbo, al Pensiero di Dio che ammaestra noi ma noi non lo possiamo seguire.
È come se fossimo ciechi e
trovassimo uno che ci parla dei colori, non possiamo capire quello che dice: è
un linguaggio straniero per noi.
Quello che dà a noi la
possibilità di seguire il Cristo è avere lo stesso suo principio.
R.: La soluzione
quale è?
Luigi: La
soluzione è quella: o giudizio o vita eterna.
O confusione o vita eterna,
non c'è niente da fare.
A un certo momento le
situazioni diventano irreversibili.
C'è la fuga da Dio, perché
non si può restare alla sua presenza.
N.:
L'ammaestramento di Dio all'uomo nell'alba, non trova più quella condizione di
adeguamento della parola all'ascoltatore.
L'ammaestramento
di Cristo è una opera inutile per l'anima che non lo può seguire.
Luigi: Questa
alba qui è già la conseguenza di una giornata precedente di istruzione e di una
notte, quindi ha un valore in questo senso.
N.: Mi pare di
poter dissentire sulla parola: ammaestramento.
Dio stesso sa che
è inutile ammaestrare in quelle condizioni lì.
Luigi: Dio
parla sempre la Verità e proprio questo suo parlare la Verità può costituire
l'inferno per una creatura se la creatura non è capace di sopportare questo
parlare.
Dio è sempre presente e se
uno non è capace di sopportare questa presenza e convivenza abbiamo l'inferno.
N.: Uno ammaestra
nella speranza di insegnare qualcosa a qualcuno. Dio nei confronti di chi l'ha
rifiutato per tutta la vita, trova uno non più in grado di accogliere il suo
insegnamento. Chiamarlo insegnamento è inesatto, perché la verità si afferma,
senza poter dire più nulla di positivo per quell'uomo lì.
Luigi: No,
è sempre lezione di Dio, perché ammaestrare vuole dire condurre alla presenza e
Dio parlando con noi ci conduce alla sua presenza e condotti alla sua presenza
non è detto che noi possiamo conoscere.
Lui ammaestrando conduce un
anima, uno spirito alla sua presenza.
Tutta l'opera di Dio è una
conversazione eterna e quando è conversazione convoca alla sua presenza,
soltanto che l'anima convocata a questa presenza, non è detto che sappia
restare con questa presenza.
Quindi l'anima scappa dalla
presenza di Dio, perché non la può capire. Se non si può capire si scappa ma
Dio continua a convocarci alla sua presenza.
Convocati alla sua presenza
c'è chi può capire, conoscere e c'è invece chi non può rimanere.
Non è che la presenza di
per sé sia conoscenza, noi possiamo avere presente un albero e non sapere cosa
sia, possiamo avere presente una creatura, l'abbiamo presente ma non la
conosciamo.
Dio ammaestrandoci ci
conduce alla sua presenza e su questo non ci piove perché è tutta opera di Dio
che conversando con noi ci conduce a vedere la sua presenza. Però vedere la sua
presenza non vuole dire poterla sopportare.
E.: Dio comincia
ad ammaestrare all'alba?
Luigi: Nell'alba
l'anima è a tu per tu con il Pensiero di Dio.
E.: Ma allora che
senso ha l'ammaestramento?
Luigi: L'ammaestramento
c'è in quanto Lui ci parla del Padre. Quindi ci convoca alla sua presenza
(Pensiero di Dio)....
E.: L'alba non è ancora
la Pentecoste?
Luigi: No,
non è Pentecoste, è presenza a tu per tu con il Pensiero di Dio.
È un essere a tu per tu con
il Pensiero di Dio, crollano cioè tutti gli altri valori e in noi ci resta il
Pensiero di Dio.
Adesso di fronte al
Pensiero di Dio, c'è l'anima che vuole sottometterlo al pensiero del suo io e
non lo può seguire.
L'anima incentrata nel
pensiero del suo io, non può certo giustificare il Pensiero di Dio nel pensiero
del suo io, perché il pensiero del nostro io si giustifica in Dio ma non
viceversa. Il nostro io è un effetto.
Il nostro io è
caratterizzato dalla passione d'Assoluto che è un effetto, se noi non vediamo
l'origine, il principio, la causa, non possiamo certo capire cosa sia questo
Pensiero d'Assoluto che portiamo in noi.
Nella nostra passione
d'Assoluto noi non possiamo giustificare Dio.
E.: Stavo
pensando all'anima che giunge a questa alba.
Luigi: Giunge
volente o nolente, è costretta.
C'è l'anima che giunge per
elezione e c'è l'anima che giunge perché costretta e quando si è costretti non
si può conoscere, però costata una presenza, non può dire a Dio: "Tu non
ci sei".
E.: L'anima qui
si trova in una situazione di irreversibilità? Non può più riannodare le fila
con il Pensiero di Dio?
Luigi: Certo
sì.
E.: Quindi è un
giudizio di condanna.
Luigi: Questo
è approdo dalla istruzione di un giorno precedente e di una notte. Quindi
Cristo ha parlato, il giorno precedente ha parlato in parabole e di fronte a
queste parabole abbiamo l'anima che può aprirsi o può rifiutare.
C'è l'anima che si
interessa per capire e c'è l'anima che rifiuta di capire, perché a lei non
interessa la Verità.
Avendo rifiutato l'ascolto
l'anima ha la sua notte e in questa notte riferisce tutto al pensiero del
proprio io, anche il Pensiero di Dio nell'alba. Si arriva a questo punto qui ma
di fronte al Pensiero di Dio, l'anima a un certo momento resta giudicata.
E.: È una
situazione difficile da capire, perché l'anima giunge in questa situazione di
condanna dopo che ha rifiutato l'ascolto, quindi l'ammaestramento. Quindi ci
sono due ammaestramenti da parte di Dio.
Luigi: Certo
infatti Gesù parla in parabole e parla apertamente del Padre.
Quando parla in parabole
parla adeguandosi al livello nostro e se noi abbiamo desiderio di capire
entriamo, infatti poi: "A voi che siete dentro tutto è rivelato",
"dentro" è colui che ha desiderio di capire. Chi non ha desiderio di
capire, sostanzialmente non ha interesse per la Verità: "Io ho altro da
fare", sostanzialmente disprezza la Verità, costoro non gusteranno la Cena
di Dio, "Costoro non gusteranno la mia cena".
Quindi quando Gesù parla in
parabole c'è l'invito, se la risposta è: "Io ho i buoi, i campi e la
moglie", si disprezza questo invito. Chi disprezza l'Amore a un certo
momento viene disprezzato dall'Amore.