"Ora,
io rendo testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato,
mi dà testimonianza".
Gv 8 Vs 18
Titolo: La
testimonianza del Padre.
Argomenti: Dio/io/la
creazione. Valutazione-significato-intenzione-ciò che abbiamo
presente. Macchiare i segni di Dio. Leggendo
la creazione nel pensiero dell'io, tronchiamo il dialogo con Dio. Dare un
nome (un'intenzione) alla creazione. I
rapporti con il mondo esterno devono essere riportati nel mondo che ci
trascende. Ricevere la testimonianza del Padre.
30/Dicembre/1984
Fossano.
Quest’affermazione
è da collegare con quanto Gesù aveva detto nei versetti precedenti, soprattutto
gli ultimi due.
Gesù qui
ha affermato: "Se Io giudico, il mio giudizio è vero, perché Io non sono
solo, avendo con Me il Padre che mi ha mandato ed è scritto nella vostra legge
che la testimonianza di due persone è vera. Io rendo testimonianza di Me stesso
e rende testimonianza di Me anche il Padre che mi ha mandato".
Anche qui
noi dobbiamo chiederci il significato di quanto Gesù qui afferma, perché è
importante per la nostra vita essenziale la lezione che Dio vuole comunicare a
noi, sopratutto che cosa Lui ci vuole rivelare della vita eterna cioè della
conoscenza di Dio.
In tutte
le Parole di Dio, noi dobbiamo sempre cercare quello che Dio dice di Sé a noi.
Siamo
stati creati per raccogliere tutte le comunicazioni di Dio e nella misura in
cui noi raccogliamo queste comunicazioni, siamo fatti partecipi di ciò che Dio
è.
Essere
fatti partecipi di quello che Dio è, è conoscerlo e conoscere Dio è vita
eterna.
Questo ci
significa che man mano che noi raccogliamo le comunicazioni che Dio ci fa
giungere e le intendiamo secondo il suo Pensiero noi cresciamo nella vita
eterna.
È quello
che dice: Gesù: "Chi con Me raccoglie", con "Me" precisa,
quindi la raccolta va sempre fatta nel Pensiero di Dio, non basta ascoltare le
Parole di Dio o interpretarle secondo la nostra intenzione o farne delle
applicazioni nostre
Le Parole
di Dio vanno intese nel Pensiero di Dio, cioè bisogna cercare il Pensiero di
Dio: "Chi con Me raccoglie riceve mercede di vita eterna", riceve
conoscenza di Dio.
La vita
eterna è un crescendo che comincia già quaggiù e nella quale tutti noi siamo
invitati di entrare: "Sforzatevi di entrare", perché chi non si
sforza di entrare oggi, certamente non potrà entrare domani.
A ognuno
sarà dato ciò che oggi avrà voluto avere.
Dio è il
Creatore di tutto, Dio è Colui che opera in tutto, Dio è Colui che regna in
tutto.
Tutto è
manifestazione sua, tutto è Parola sua, Dio parla personalmente con ognuno di
noi.
Per l'opera di Dio noi veniamo a
trovarci con la sua Presenza in noi, la coscienza del nostro io e tutto il mondo attorno a
noi.
Tra questi
tre termini intercorrono dei rapporti molto stretti, c'è un rapporto tra il
mondo esterno e Dio e c'è un rapporto tra Dio e il nostro io ed è tutta opera
di Dio e noi non dobbiamo disprezzare nulla.
Dio
siccome ci sta educando al rapporto essenziale tra i nostri pensieri e Lui,
attraverso tutto il mondo esterno Dio opera per dare a noi delle lezioni, in
modo da saperci comportare nei suoi riguardi secondo il suo Pensiero, tutto è
scuola di Dio.
Nei
rapporti tra il mondo esterno e il nostro io, Dio tiene delle lezioni e abbiamo
visto che in queste lezioni c'è il suo Verbo che parla con noi, in cui
significa quello stesso rapporto che dobbiamo avere tra noi e Lui.
Il
rapporto tra il nostro io e il mondo esterno è un rapporto che è determinato da
fatti che accadono a noi indipendentemente da noi.
Noi siamo
sorpresi ogni giorno dal tempo che passa, dalla vita, dagli avvenimenti, dalla
storia dalla cronaca, però non ci chiediamo mai quale significato abbiano tutte
queste cose per la nostra vita essenziale, sopratutto che cosa Dio ci vuole
significare di Sé in tutte queste cose.
L'errore grosso che noi facciamo è
quello di fermare
tutti i fatti e gli avvenimenti che accadono al nostro io e di interpretarli
secondo le nostre intenzioni.
Tutti i
fatti che giungono a noi vengono da noi valutati e noi non possiamo fare a meno
di dare una valutazione a tutto ciò che vediamo, ed è una prima scelta che
avviene in noi.
In base a
queste valutazioni una cosa per noi è più importante per cui magari la mettiamo
al primo posto dei nostri pensieri e dei nostri interessi ed un altra cosa la
lasciamo cadere, non la guardiamo nemmeno e così si crea tutta una selezione di
fatti che entrano nella nostra ma, noi dobbiamo essere attenti, perché se la
valutazione dei fatti dipende da noi, questa valutazione viene sempre a
dipendere dal significato che noi diamo agli avvenimenti stessi.
Uno stesso
avvenimento che magari non ci tocca, perché è letto in un certo significato, se
poi scopriamo che deve essere letto in un altro significato, magari ci tocca
molto da vicino.
Tutto
dipende dal significato che noi diamo alle cose, però il significato dipende
dall'intenzione con cui noi guardiamo le cose e l'intenzione dipende a sua volta
da ciò che noi abbiamo presente.
A questo
punto noi possiamo avere presente o Dio o il nostro io.
L'intenzione è quella che sempre
deriva da un essere: l'Intenzione
di Dio è caratteristica di Dio, l'intenzione del nostro io è caratteristica del
nostro io.
Ogni
essere ha una sua intenzione.
Se noi
abbiamo presente Dio, noi allora abbiamo presente l'Intenzione di Dio e in base
all'Intenzione di Dio cerchiamo il significato delle cose secondo Dio e
facciamo una certa lettura e quindi una certa valutazione delle cose che
arrivano a noi.
Ma se
anziché avere presente Dio noi abbiamo presente il nostro io, noi leggiamo
tutte le cose con un altra intenzione.
E
l'intenzione con cui noi leggiamo le cose, è sempre una proiezione del nostro
io.
Qui accade
che noi finiamo nel pensiero del nostro io di macchiare tutte le cose, quindi
tutte le opere di Dio, del pensiero di noi stessi.
A questo
punto tutti i segni a noi non dicono più niente,
diventano soltanto segni di noi, diventano cose per noi.
Anche le
persone diventano cose per noi, cioè diventano segni del nostro io.
Ma quando
noi macchiamo una cosa del pensiero del nostro io, noi tronchiamo un dialogo,
noi ci priviamo di un dialogo, perché le cose non dialogano più con noi.
I segni,
essendo parole di un Essere dialogano con noi, le cose non dialogano più con
noi.
Succede
che macchiando tutte le cose del pensiero del nostro io, noi ci chiudiamo, ci
isoliamo in un silenzio, in una solitudine e nell’incomunicabilità.
Noi ci
priviamo della possibilità di ascoltare l'Altro.
E questa è
una conseguenza del fatto che abbiamo letto, abbiamo valutato le cose in
funzione del pensiero del nostro io.
Anche Dio stesso per noi diventa
una cosa da
utilizzare nel pensiero del nostro io ma, non dialoga più con noi.
Questa è
la conseguenza dell'errore che noi facciamo quando proiettiamo su tutti i segni
che Dio ci presenta, l'ombra del pensiero del nostro io e leggiamo le cose in
funzione della nostra intenzione e del nostro interesse.
Invece per
restare nella Verità noi dobbiamo leggere tutte le cose secondo l'intenzione di
Colui che le fa.
Certamente
non siamo noi che facciamo le cose.
Certamente
a leggere le cose nel pensiero del nostro io noi commettiamo un errore perché
le cose non sono fatte da noi.
Tutti i
giorni noi siamo sorpresi dalle cose che ci accadono e se siamo sorpresi, vuole
dire che non siamo noi che le facciamo, è un altro che le fa quindi vanno lette
e valutate in funzione dell'Intenzione di Colui che le fa.
Se noi
guardiamo le cose, osserviamo le cose secondo l'Intenzione di Dio, succede che
in tutte le cose, anche sul pensiero del nostro, noi ci troviamo in dialogo con
Dio o meglio noi ascoltiamo il parlare di Dio con noi.
Dio parla
con noi.
Mentre
nella prima situazione noi ci creiamo l'isolamento e il silenzio, nella seconda
se cerchiamo di capire le cose nell'Intenzione di Dio, noi esperimentiamo il
dialogo con Dio in tutte le cose.
Stiamo
andando verso un universo che è tutto significazione di-, tutto riceve una
intenzione.
Le cose che
sono segni non arrivano a noi e non durano in noi senza ricevere un’intenzione.
O ricevono
l'intenzione del nostro io o ricevono l'Intenzione di Dio.
Cioè,
tutte le cose arrivano a noi come Dio le presentò ad Adamo.
Affinché
noi diamo a loro il nome.
Quello che è avvenuto in Adamo è quello che avviene in ognuno di
noi, perché tutto è rivelazione di quello che avviene nella nostra vita
personale.
E se ad
Adamo, come primo uomo, Dio presentò tutta la creazione, affinché Adamo desse a
essa e a tutte le cose il nome, questo è segno che Dio ancora oggi, ad ognuno
di noi presenta tutta la sua creazione, affinché noi diamo ad essa un nome.
Deve
essere il vero nome, cioè deve essere il nome secondo l'Intenzione di Dio.
Se noi
diamo il nome, le cose acquistano una significazione, diventano parole, quindi
diventano dialogo di Dio con noi.
Tutte le
cose sono segni, non restano come segni ma, come arrivano a noi, ricevono un
nome, ricevono un significato.
Per cui
noi stiamo andando verso una situazione di o tutto silenzio di Dio e quindi
isolamento totale nel pensiero del nostro io oppure tutto presenza di Dio e
tutto dialogo di Dio con noi.
Il
rapporto vero è quello di riportare sempre tutto quello che Dio ci fa accadere,
a Dio, di interiorizzarlo nel rapporto tra la nostra anima e Dio.
Quello che
avviene attorno a noi, lo esperimentiamo senza la nostra partecipazione, perché
è Dio che ce lo fa accadere.
E in
quanto lo esperimentiamo in questo c'è un Verbo, c'è una lezione, noi dobbiamo
accogliere questo Verbo e interiorizzarlo e lo stesso verbo portarlo nel
rapporto tra i nostri pensieri, la nostra anima e Dio.
Perché
quello che Dio ci fa accadere fuori è sempre in rapporto alla situazione in cui
ci troviamo dentro, nella nostra anima, nella nostra fede, nei nostri pensieri
con Dio.
Dio
significa attorno a noi la distanza o la vicinanza da Lui.
Quindi è
tutto lezione per noi per aiutare noi a ridurre la lontananza da Dio in cui
magari ci troviamo.
Tutto è
opera di Dio per portarci alla salvezza.
Qui abbiamo visto che Gesù ha
fatto appello alla "vostra
legge", cioè a quella norma che per noi è valida.
"Secondo
quello che per voi è valido, la testimonianza di due persone è vera".
Questo è
un rapporto esterno, la legge appartiene al mondo dei segni e Dio per dialogare
con noi, scende a questo rapporto esterno, scende e considera ciò che per noi è
valido e poi dopo ce lo riporta nella sua dimensione celeste.
"Io
rendo testimonianza di Me Stesso e rende testimonianza di Me anche il
Padre", ecco le due persone.
Però c'è
un fatto, le due persone che rendono testimonianza secondo la legge noi le
vediamo con i nostri occhi, sono davanti ai nostri sensi, le tocchiamo,
rapporto con il mondo esterno, le persone che invece rendono testimonianza a
Gesù noi non le vediamo, ecco tutto il problema sta lì.
Dio crea
dei rapporti validi per noi, con il mondo esterno, quindi con il mondo che noi
vediamo, che non possiamo smentire.
Questi
rapporti che Lui crea con il mondo esterno, poi devono
essere riportati allo stesso modo, nel mondo che noi non vediamo, nel mondo
che ci trascende, che supera noi.
Quello che
abbiamo trovato nel mondo esterno, adesso deve diventare in noi interrogazione,
perché è segno di Dio di una cosa che ancora non vediamo.
Quando
Gesù dice che Lui riceve testimonianza dal Padre, noi il Padre non lo vediamo,
però ci dice una cosa (segno) che ci sollecita con la sua parola a cercare,
perché Lui dichiara che rende testimonianza.
Qui
abbiamo le due testimonianze, Lui che parla, la sua parola che arriva a noi,
indipendentemente da noi, quindi si afferma su di noi e poi questa parola che
riceve garanzia, testimonianza dal Padre suo.
Dietro la
Parola di Dio c'è il Verbo di Dio che parla, parla a noi, quindi è una
presenza che si afferma e noi non possiamo ignorarla, come non possiamo
ignorare una persona che ci interroga e parlando a noi dice che le cose che Lui
afferma, hanno la garanzia del Padre suo, hanno la testimonianza.
Ora se c'è
questa testimonianza vuole dire che il testimone, deve essere in qualche modo
presente in noi.
Questo ci rivela che il Padre
nostro e il Padre suo è
presente in noi e rende testimonianza a ciò che il Figlio dice a noi.
Se è
presente, questo è segno che noi lo possiamo interrogare, che noi lo possiamo
scoprire, lo possiamo conoscere, ne possiamo ricevere la testimonianza.
Se non
potessimo interrogarlo, se non potessimo averlo presente in qualche modo, non
ne potremmo ricevere la testimonianza ma se noi riceviamo la testimonianza del
Padre verso il Figlio, vuole dire che il Padre in qualche modo è presente.
Ecco come
Gesù, attraverso un rapporto esterno ci sollecita a cercare una presenza che
noi naturalmente non vediamo, perché non dipende da noi, non può essere
infirmata dal pensiero del nostro io.
Una
presenza che noi "naturalmente" non vediamo, che Lui
indipendentemente da noi dichiara.
Gesù
afferma quindi su di noi che il Padre testimonia le cose che Lui dice e in
quanto le testimonia, le testimonia a noi, mica lo testimonia a Lui.
Testimonia
a noi della validità della giustizia, della verità delle parole che il Figlio
dice a noi.
Se lo
testimonia a noi, vuole dire che è presente in noi.
Gesù
d'altronde in un altro luogo dice: "Il Padre vi ama", ora chi ama si
rende presente.
Se il
Padre ci ama, vuole dire che si rende presente a noi.
Se si
rende presente vuole dire che noi possiamo ricevere da Lui la testimonianza di
quello che Gesù dice e quindi riconoscere che è vero.