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Ed è scritto nella vostra propria legge che la testimonianza di due persone è vera,

Gv 8 Vs 17


Titolo: Segno: pensiero dell'io=Intenzione di Dio : pensiero dell'io.


Argomenti: Gesù a testimonianza di Sé fa ricorso ai segni. La validità dei segni è data da chi li riceve. Il significato dei segni è dato dall'intenzione che è legata a ciò che abbiamo presente. Il rapporto segno/io dev'essere uguale al rapporto io/Intenzione di Dio.  La lezione del Natale.


 

23/Dicembre/1984  Fossano.


Prima Gesù aveva affermato: "Se Io giudico, il mio giudizio è vero, perché Io non sono solo, avendo con Me, il Padre che mi ha mandato".

E adesso in conseguenza di quello che Lui ha dichiarato, dice: "Anche la vostra stessa legge dice che la testimonianza di due persone è vera".

Anche qui dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato per la nostra vita personale e spirituale, Gesù abbia voluto dare a noi facendo appello a: "Ciò che dice la vostra stessa legge".

La legge è una norma, Gesù dice "vostra", quindi è una norma che "voi uomini avete riconosciuto valida per voi".

Fa strano che Gesù faccia appello, cerchi una testimonianza, Lui stesso dice: "Io non ricevo testimonianza dagli uomini", tanto meno quindi riceve testimonianza dalle cose, dalle leggi.

La Sua testimonianza Lui la riceve dal Padre.

Eppure qui Gesù fa appello a una norma che si trova nella legge.

La legge è un segno.

Qui Gesù a testimonianza di Sé fa ricorso ai segni.

Quando Lui dice: "Io non ricevo testimonianza dagli uomini" aggiunge: "Questo vi dico per la vostra salvezza", ci fa capire che se presenta la testimonianza dei segni, di ciò che si trova attorno a noi, lo fa per la nostra salvezza.

Altrove vediamo Gesù che ci fa osservare i segni: "Osservate i gigli dei campi", ci fa osservare i semi, il terreno, il seminatore, i pesci, i pescatori eccetera, questi sono tutti segni.

Evidentemente se presenta questi segni, anzi, invita noi a guardarli, a osservarli, ad approfondire, a scrutare, è perché in questi segni c'è una lezione valida per noi, quando diciamo per noi, intendiamo per i nostri rapporti essenziali con Dio.

Quindi se anche Gesù ci invita a osservare, a guardare quello che è scritto nella legge degli uomini, o quello che si trova nella natura, nei segni, evidentemente è perché c'è per noi lì, una lezione valida per l'Unica cosa necessaria.

Questa sera cerchiamo di approfondire, se Dio vuole, la lezione, il significato che si trova nei segni o meglio il Verbo di Dio che c'è nei segni.

I segni, in quanto Dio ce li presenta, devono avere una loro validità.

Chi dà validità alle cose, non è colui che le presenta, che le fa, ma è colui che le riceve.

Chi dà valore a una merce, a un prodotto, non è colui che le fa, ma è colui che le compra.

È colui che ha interesse per quello, che ne sente il bisogno.

Quindi anche per quel che riguarda i segni che Gesù ci dice di osservare, la validità che c'è in essi, non è data da Dio, è data da coloro che osservano questi segni.

La validità che è contenuta nei segni è data da coloro che li osservano.

Questa validità è data da come questi segni ci toccano, perché se una cosa, un fatto, un avvenimento non ci tocca, quindi non tocca il nostro io, per noi ha poco valore, non ci interessa ma vediamo che è sempre in gioco il nostro io.

Quando Gesù dice che il Regno di Dio è vicino, questa è una Parola di Dio che giunge a noi, è un segno ma può non toccarci.

Al giorno d'oggi difficilmente quest’annuncio: "Il Regno di Dio è vicino" ci tocca, perché noi diciamo noi che quella frase l'ha detta duemila anni fa e ancora non vediamo questo Regno di Dio vicino.

Così quando il Signore parla di quegli avvenimenti che devono accadere con la fine del mondo, se noi riteniamo che questo debba avvenire da qui a migliaia di anni, se la scienza ci dice che il mondo è destinato a finire di qui a milioni di anni, evidentemente questi annunci non ci toccano.

Non ci toccano perché non entrano in quello che può essere il nostro interesse ma, se qualcuno ci dicesse: "Guarda che per te il mondo finisce domani mattina" ecco che quell'annuncio, quel segno per noi sarebbe molto valido, ci toccherebbe e ci direbbe molto.

E se qualcuno ci dicesse: "Guarda che il Regno di Dio ti sta passando molto vicino, se non ne approfitti, non lo troverai mai più", questo naturalmente assumerebbe una validità superiore per noi, rispetto a quanto detto prima.

Evidentemente tutto dipende dal significato che noi attribuiamo a quello che ci viene noi presentato, annunciato.

La validità è il nostro io che la dà, però il significato qui assume già un altro rapporto.

Perché il significato è dato dall'intenzione e l'intenzione è legata a ciò che noi abbiamo presente.

Noi possiamo avere presente Dio e possiamo invece trascurare Dio.

Se abbiamo presente Dio, quindi abbiamo presente la sua Intenzione, tutto quello che arriva a noi, noi lo vediamo in questa luce: la Luce della sua Intenzione.

E siccome Dio parla personalmente con ognuno di noi, ecco che in tutto quello che giunge a noi, noi cerchiamo sempre questo rapporto personale, perché anche se anche apparentemente a me pare che Dio mi parli di un fatto che non costato o che non posso costatare nella mia vita, in quanto Lui me ne parla, devo approfondire, perché certamente in quello che Lui mi dice c'è qualche cosa di molto importante per la mia vita.

Qui ci accorgiamo che la validità di un segno, pur essendo determinata dal nostro io, è legata, è dipendente dall'intenzione che abbiamo presente, anche se tutto passa, è filtrato dal pensiero del nostro io.

Quindi c'è un rapporto tra, i segni che arrivano a noi e che arrivano a noi senza di noi e il nostro io.

Ma c'è un rapporto anche tra il nostro io e quello o colui che noi abbiamo presente.

La validità di una cosa e quindi la lezione che noi possiamo ricevere da essa è legata strettamente a questo: il rapporto che passa tra il segno e il nostro io deve essere uguale al rapporto che passa tra il nostro io e l'Intenzione di Dio.

Qui Gesù dice: "Nella vostra legge si dice che la testimonianza di due persone è vera", lo dice perché questo è accettato da noi: "Vostra legge, è una norma che voi uomini avete riconosciuto per voi valida". Qui abbiamo il Verbo di Dio che scende a colloquiare con gli uomini, si porta al livello degli uomini, accoglie ciò che gli uomini riconoscono valido e poi......qui è scatta l'importanza del Verbo di Dio in Sé.

Perché quando Gesù fa appello alla validità che c'è nella legge circa la testimonianza di due persone, la legge presenta sì due persone che gli uomini vedono e sono due testimoni che si vedono e sono sue creature che testimoniano su un fatto, per cui la legge dice che quando ci sono due testimoni, il fatto testimoniato acquista validità.

Ma Gesù non è che abbia parlato di questo unicamente per convalidare quella che è una nostra norma, Gesù facendo appello a quello ha ben altre intenzioni.

Come quando dice che se sei invitato a un pranzo non andare a sederti nei posti migliori ma siediti in fondo, evidentemente non vuole mica darci delle regole di galateo, Gesù ha ben altra intenzione quando ci dice questo.

E qual è la sua Intenzione?

È quella di portarci nello stesso rapporto con Altre due Persone.

Nella legge abbiamo dunque due persone che si vedono, fisicamente, ma Lui fa appello per validità delle cose che Lui dice, alla presenza di due altre persone.

E qui siamo già in crisi, perché le due persone che rendono testimonianza secondo la legge si vedono, mentre le due persone alle quali Gesù fa appello per confermare la validità di quello che Lui dice noi non le vediamo: "Il mio giudizio è vero perché Io non sono solo", Gesù ci presenta due persone che noi non vediamo.

Qui scaturisce la validità del segno, nel segno c'è il Verbo di Dio che parla con noi e insegna questo a noi: "Quello che tu vedi valido in un segno, ti deve proiettare alla ricerca di due presenze che tu attualmente non vedi".

Quindi Dio ci presenta nei segni, fatti che noi vediamo e li vediamo perché sono compatibili con il nostro io, sono in relazione al nostro io, quindi c'è un rapporto tra quello che vediamo e il nostro io ma, quello stesso rapporto che passa tra ciò che noi vediamo, tra ciò che Dio ci presenta e il nostro io, deve essere lo stesso rapporto tra il nostro io e ciò che non vediamo.

In matematica quando si parla di eguaglianza di due rapporti, si ha una proporzione e in una proporzione quando si hanno due rapporti, succede che il primo rapporto in quanto è determinato è  luce per il secondo rapporto per cui ci dà la possibilità di conoscere l'incognita del secondo rapporto.

Il primo rapporto abbiamo detto che è quello che passa tra il segno e il nostro io, questo rapporto qui è luce per l'altro rapporto.

Abbiamo detto che le cose sono valide, in quanto c'è una uguaglianza di due rapporti, cioè il rapporto che passa tra il segno, tra quello che Dio ci fa capitare o che ci presenta e il nostro io, deve portarci a cercare lo stesso rapporto tra il nostro io e Dio.

E solo in quanto  questo stesso rapporto tra il nostro io e  segni noi lo portiamo in quello che non vediamo ancora (Dio), noi qui abbiamo l'intelligenza della lezione che Dio ci vuole dare.

Dio ci istruisce così sulla capacità di leggere il significato delle cose.

Quando noi a Natale ci fermiamo a osservare Gesù bambino nella grotta con sua madre, qui abbiamo un rapporto, un rapporto tra il bambino appena nato e sua madre, se noi ci fermiamo all'aspetto umano, possiamo soffermarci su tante cose: il freddo, la povertà, il rifiuto del mondo eccetera....ma sono rapporti umani e i rapporti umani non ci fanno mica capire la lezione di Dio.

Il rapporto che qui noi troviamo, dobbiamo sempre trasferirlo nel rapporto tra la nostra anima, il pensiero del nostro io e Dio.

Se noi non teniamo presente Dio noi, ci fermiamo a un rapporto di sentimento, umano.

Ma se teniamo presente Dio, Lui qui ci presenta ciò che Egli è nei riguardi della creatura e come Egli è.

Se teniamo presente Dio noi, non possiamo ignorare che in questo bambino c'è un annuncio: è il Figlio di Dio.

E c'è tutto un insieme di avvenimenti e di profezie che ci portano a concludere che questo è il Figlio di Dio.

Però c'è un fatto, il Figlio di Dio qui è nelle mani di una creatura, nelle mani vuole dire che è in balia di una creatura.

Il bambino appena nato è tutto dipendente da una creatura.

Il Creatore qui rivela di farsi dipendente dalla creatura.

Lo stesso rapporto deve essere stabilito tra il nostro io e Dio e allora noi capiamo la lezione di Dio.

Dio a Natale ci dà questa lezione: Dio è in noi, presente in noi ed è in balia dei nostri pensieri della nostra mente, ci presenta cioè come Dio è in noi.

Il che vuole dire che se noi con i nostri pensieri, con il nostro pensiero trascuriamo la presenza di Dio in noi, il bambino muore.

La madre che trascura il bambino provoca nel bambino la malattia e la morte.

La madre che ha tutto il suo pensiero rivolto al bambino fa crescere il bambino fino a quel punto in cui il bambino stesso diventa la vita della madre.

Il rapporto che passa tra i segni e l'uomo, deve essere lo stesso rapporto che passa tra l'uomo e Dio, è lezione di Dio, qui allora impariamo a leggere.

Dio qui rivela di essere in noi, offerto al nostro pensiero, se noi lo trascuriamo Lui muore in noi ma, la sua morte diventa la nostra morte.

Perché come Lui muore in noi, cioè rompe il rapporto tra i nostri pensieri e Sé, noi perdiamo il significato di tutte le cose, il significato della nostra stessa esistenza.

Se noi invece dedichiamo a Lui tutta la nostra attenzione, tutti i nostri pensieri, Lui crescendo diventa la nostra vita.

Lui è Dio, e Dio che diventa la nostra vita ci fa essere nella Verità, poiché siccome Dio è la nostra Vita, soltanto se Dio diventa la nostra vita, diventa quello che veramente è per noi e diventa la nostra vita proprio in quanto offre Se Stesso a noi, come oggetto della nostra dedizione.