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Voi giudicate secondo la carne ma io non giudico nessuno. Gv 8 Vs 15 Primo tema.


Titolo: Il tempo per imparare a leggere e il tempo per leggere.


Argomenti: La funzione della notte in cui si trova l'uomo. Gli errori dell'uomo nella notte. Giudicare secondo la carne. Il superamento della carne. La notte è l'occasione per imparare a leggere. Imparare a leggere. Leggere prima di imparare a leggere. Quando siamo costretti a scegliere siamo costretti a leggere. L'accelerazione del tempo. "Vi sarà tolto il Regno".


 

21/Ottobre/1984  Fossano.


Abbiamo visto che l'uomo è caratterizzato dal fatto di trovarsi nella notte, tutto il mondo e i fatti sono immersi per lui in un mistero, è la caratteristica dell'uomo.

Ma abbiamo anche visto la funzione di questa notte, poiché mentre pone l'uomo di fronte al mistero, gli pone il problema della Luce.

La notte annuncia agli uomini l'esistenza della Luce.

Non solo, ma annuncia anche dove è il luogo di questa Luce, affinché l'uomo la possa trovare.

La Luce è dentro di noi.

Quindi la notte si annuncia e ci invita al passaggio dalle cose esteriori alle cose interne, al nostro mondo interiore e poi qui c'è un altro passaggio al Pensiero di Dio.

Il Pensiero di Dio che ogni uomo porta in sé, è il luogo in cui ogni uomo può attingere la Luce, può trovare la Luce per illuminare la sua notte.

La notte ha questa funzione: quella di invitarci a illuminarla, non è per schiacciarci nella confusione o nella nostra impotenza ma è per sollecitarci ad illuminarla con la Lampada che essa ci addita e che ogni uomo porta in sé, questa Lampada va posta in alto per illuminare tutta la notte.

Però nella notte, prima di attingere la vera Luce, gli uomini possono fare molti errori, noi possiamo fare molti errori, uno di questi è quello di pretendere di illuminare la nostra notte con le nostre luci, con le nostre lampade.

Qui Gesù dichiara ai farisei: "Voi giudicate secondo la carne", evidentemente è un rimprovero.

La Parola di Gesù è la Parola di Dio e come tale è universale, non vale solo per gli uomini di allora, vale per gli uomini di ogni luogo e di ogni tempo, vale per noi.

Quello che Gesù disse ai farisei allora è quello che Gesù dice ancora oggi a noi: "Voi giudicate secondo la carne".

I farisei gli avevano detto: "Tu rendi testimonianza a Te stesso, la tua testimonianza non è vera".

Avevano giudicato secondo la carne?

Gesù dice di sì.

Loro anziché cercare di capire quello che Gesù aveva detto: "Io sono la Luce del mondo", loro avevano risposto: "Tu rendi testimonianza a Te stesso, la tua testimonianza non è vera".

Si erano fermati all'apparenza delle parole dette da Gesù, non avevano cercato di capire il suo Pensiero, il suo Spirito.

Abbiamo visto che con questa affermazione: "Io sono la Luce del mondo", Gesù rendeva testimonianza al Padre suo, al suo Principio, perché la luce ci annuncia sempre il suo principio.

Fermandosi all'apparenza, loro avevano dichiarato che la sua testimonianza non era vera e Gesù qui dice che loro giudicano secondo la carne.

Giudicare secondo la carne, vuole dire giudicare secondo i nostri sentimenti, vuole dire illuminare la notte in cui ci troviamo con le nostre ragioni, con i nostri argomenti, con le nostre lampade.

La carne rappresenta tutto ciò che arriva a noi, i nostri sentimenti, tutto ciò che ci si presenta, è la stessa notte.

La carne è segno della nostra notte ma proprio perché è notte noi non dobbiamo pretendere di giudicare secondo la nostra carne.

Al centro della carne c'è il pensiero del nostro io, cioè al centro di tutti i sentimenti che giungono a noi, di quello che piace, di quello che non piace, di ciò di cui la nostra carne ha bisogno o della figura, perché nella nostra carne rientra anche la figura davanti agli altri, al centro di tutto questo mondo che è notte per noi, c'è il pensiero dell'io.

Certamente il pensiero dell'io non dà a noi la possibilità di vedere la Verità.

La Verità si vede nel Pensiero di Dio non nel pensiero del nostro io, quindi il pensiero del nostro io va superato, Gesù dice: "Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso".

Allora si pone il problema del superamento della carne, il superamento di tutte le impressioni che noi riceviamo attraverso i nostri sensi, il superamento di tutto quello che noi vediamo, tocchiamo, sentiamo, tutto quel mondo che arriva a noi attraverso i nostri sensi, avendo per centro il pensiero del nostro io, poiché il pensiero del nostro io va superato, pone a noi il problema del superamento di tutte queste impressioni e sensazioni.

Superarle vuole dire non adeguarci ad esse, questo ci impone la ricerca della Luce ma non dobbiamo scambiarla per Luce.

Dobbiamo chiederci quale è il senso, il significato di questa carne, di questa notte.

Il significato della notte sta nel sollecitarci a cercare la luce, quindi tutto quello che arriva a noi attraverso i nostri sensi è tentazione (in senso buono), è sollecitazione (opera di Dio) per muoverci alla ricerca della Luce, per non lasciarci stagnare nella nostra notte.

Dio fa giungere a noi ogni giorno queste immense molteplicità di sentimenti, di sensazioni per sollecitarci a cercare la Luce ed a cercarla là, dove essa è.

La notte passa, il mondo passa, la carne passa, il che vuol dire che questa sollecitazione a cercare la Luce passa e tutti quei sentimenti o giudizi che noi abbiamo fatto secondo la carne sono destinati a tramontare, a passare e quindi noi restare confusi.

E allora dobbiamo fare un passo più avanti.

La notte, la carne, i sentimenti che arrivano a noi, le impressioni sono tutti segni che ci invitano ad imparare a leggere.

Il tema di questa sera sono i due tempi nella vita dell'uomo.

Nella vita dell'uomo c'è un tempo per imparare a leggere e un tempo per leggere.

Fintanto che c'è questa notte e noi vediamo le cose ma non sappiamo donde vengono e donde vanno (la notte è caratterizzata da questo) noi siamo in questa occasione per imparare a leggere ma la notte passa, il tempo per imparare a leggere finisce, arriva un tempo in cui dobbiamo leggere ed ognuno di noi potrà soltanto leggere secondo quello che avrà imparato a leggere ma, certamente il tempo per imparare a leggere scade.

Cosa divide questi due tempi?

Leggere vuol dire vedere un pensiero nei segni che ci sono presentati (creazione di Dio), Dio in tutta la creazione parla con noi, ci presenta una scrittura, la creazione è una scrittura, la Bibbia è una sintesi della creazione ed è sintesi della nostra vita.

Tutta la nostra vita è scrittura di Dio, la creazione è scrittura di Dio.

Ma proprio perché è scrittura richiede capacità di lettura.

La scrittura va letta.

L'errore più grosso che noi possiamo fare è volere leggere prima di avere imparato a leggere.

Nella nostra vita, nella maggior parte della nostra vita succede proprio questo e noi leggiamo le cose, prima di averle imparate a leggere.

Cioè noi attribuiamo alle cose una nostra intenzione, un nostro pensiero.

L'errore che noi facciamo è l'errore di quella mamma che dando alla luce un figlio ritenesse che il bambino fosse opera sua.

La mamma è stata soltanto un mezzo ma l'opera è di Dio.

Tutti i segni sono creazione di Dio, come il bambino è creazione di Dio, dobbiamo quindi evitare di ritenerli opera nostra ma, noi li riteniamo opera nostra, e li riteniamo opera nostra in quanto li rileggiamo secondo le nostre intenzioni.

Se la creazione, gli avvenimenti e le creature non sono opera nostra, non dobbiamo leggerli secondo il  pensiero che abbiamo in noi, secondo l'intenzione che abbiamo in  noi.

Ecco il primo dovere il primo impegno che si presenta alla creatura: sapendo che tutto quello che giunge a te nella tua notte, tutto quello che giunge a te attraverso i tuoi sensi non è opera tua, non leggerlo secondo la tua intenzione ma, cerca l'Intenzione di Dio: "Cerca prima di tutto il Regno di Dio", cerca il Pensiero di Dio, cerca il fine per cui Dio ti presenta questo.

E non permetterti assolutamente d'interpretarlo, di leggerlo senza avere prima conosciuto il Pensiero di Dio, perché pretenderesti di leggere senza avere prima imparato a leggere.

Questo è l'errore fondamentale che facciamo.

Abbiamo detto che c'è un tempo per imparare a leggere ed è il tempo in cui Dio ci concede di conoscere la sua Intenzione e un tempo per leggere.

Che cosa è che divide i due tempi della nostra vita?

a un certo momento nella nostra vita, noi siamo costretti a scegliere.

E quando siamo costretti a scegliere, noi qui siamo costretti a leggere.

E quando si fa una scelta noi dobbiamo manifestare l'intenzione che noi abbiamo messo in noi al di sopra di tutto.

Nelle nostre scelte noi riveliamo come abbiamo imparato a leggere.

Questo secondo tempo arriva personalmente per ognuno di noi.

E quando l'uomo deve scegliere, in questo punto non ha più tempo per imparare a leggere.

Oramai può scegliere soltanto quello che ha imparato a leggere.

Succede che man mano che l'uomo vive, si accorge di avere sempre meno tempo, meno disponibilità, Dio costringendoci a scegliere ci costringe a rivelare cosa abbiamo messo sull'altare della nostra vita come interesse principale.

E ci costringe a rivelare questo in quanto ci toglie ogni disponibilità, ogni tempo per altro.

Il tempo nella nostra vita conosce una accelerazione.

All'inizio si ha molto tempo per tante cose, poi si ha meno tempo e si arriva a un punto in cui non si ha più tempo o meglio si ha solo più tempo per quello che è il nostro interesse principale, per quello che abbiamo messo al di sopra di tutto, ossia l'intenzione principale della nostra vita.

Se noi quando è stato il tempo per imparare a leggere, abbiamo messo al di sopra di tutto l'Intenzione di Dio, il Pensiero di Dio allora noi ci accorgeremo che questo ci porta una grande liberazione, perché avremo solo più tempo per Dio e saremo liberati da tutte le altre cose ma se avremo messo altro, poiché sarà scaduto il tempo per imparare a leggere, noi costateremo che non avremo più tempo per le cose di Dio e il fatto di non avere più tempo per Dio è la realizzazione di quelle parole che disse Gesù, che dice Gesù: "Vi sarà tolto il Regno e sarà dato ad altri".

Togliere il Regno di Dio vuole dire togliere la disponibilità di tempo per occuparci di Dio.

Abbiamo detto che l'uomo è caratterizzato da una passione per l'Assoluto, questa passione per l'Assoluto lo deve guidare nella ricerca del luogo dell'Assoluto ma se l'uomo cerca l'Assoluto altrove, ritiene che per lui l'Assoluto, il massimo valore sia altro da Dio, quell'Assoluto che lui ha attribuito ad altro da Dio gli scoppia tra le mani, il suo tempio crolla, il Regno gli viene portato via e l'anima è distrutta.



Voi giudicate secondo la carne ma io non giudico nessuno Gv 8 Vs 15 Secondo tema.


Titolo: Non giudicare.


Argomenti: Gesù giudica o non giudica? Il giudizio è un rapporto con un termine fisso. Giudicando non s'impara a leggere. Leggere prima di avere imparato a leggere. Giudicando trasformiamo un segno in realtà. Il pensiero del nostro io non è il metro di giudizio corretto. L'uomo giudica con la passione d'Assoluto.


 

28/Ottobre/1984 Fossano.


La nostra vita ha due tempi, un tempo per imparare a leggere e un tempo per leggere.

Il tempo per imparare a leggere è un tempo che passa, il tempo per leggere non passa, anzi diventa vita eterna ma, ognuno di noi sarà capace a leggere soltanto nella misura in cui avrà imparato a leggere nel tempo in cui doveva imparare a leggere.

Abbiamo visto che leggere è la condizione per poter restare col Pensiero di Dio, nel Pensiero di Dio.

Sapere leggere vuole dire essere in grado di vedere il Pensiero, l'Intenzione del Creatore in tutte le cose.

Qui Gesù dice: "Io non giudico nessuno", dopo avere affermato: "Voi uomini giudicate secondo la carne".

Questa affermazione lascia abbastanza a desiderare se teniamo presente che Gesù stesso poco prima aveva affermato: "Voi giudicate secondo la carne".

Apparentemente quello di Gesù è giudicare ma ci sono altre affermazioni di Gesù molto più pesanti, Gesù a un certo momento dice agli stessi farisei: "Ipocriti, razza di vipere, sepolcri imbiancati", ci è abbastanza difficile ritenere che questo non sia un giudicare.

Apparentemente questo è un giudicare.

Però abbiamo anche un altra affermazione di Gesù che dice: "Io non sono venuto per giudicare ma per salvare".

Qui abbiamo delle contraddizioni.

Tutte le contraddizioni che troviamo nel Vangelo o nelle Parole di Gesù, ci sono date per farci camminare, Dio opera per farci camminare e se ci mette di fronte a delle contraddizioni apparenti è per farci approfondire.

Apparentemente tutto il mondo è una contraddizione: Dio dichiara di regnare, Dio è amore e poi non vediamo ben altro nel mondo.

Tutto apparentemente è in contraddizione, noi in superficie troviamo questo ma, la contraddizione è una stimolo che Dio mette nella nostra carne per sollecitarci ad approfondire, quindi è vocazione.

Allora qui dobbiamo chiederci cosa è un giudizio, cosa vuole dire giudicare, quando è che noi giudichiamo e quali sono le conseguenze di un giudizio?

Gesù è venuto per salvarci e anche quando dice: "Ipocriti, sepolcri imbiancati, razza di vipere, stolti" lo dice e lo fa in questa Intenzione: salvarci.

Abbiamo detto che quello che insegna noi a leggere le opere di Dio è la Parola di Dio.

Se Gesù ci dichiara la sua Intenzione: "Io non sono venuto per giudicare ma per salvare", noi dobbiamo cercare di vedere in questa Intenzione, tutto quello che apparentemente, agli occhi nostri sembra un giudizio ma giudizio non è.

Anche quando Gesù dice: "Meglio per te non essere mai nato", anche questa è una parola detta per salvare noi.

Quindi c'è sempre un aspetto positivo nel parlare di Gesù, c'è sempre una speranza aperta.

Allora dobbiamo vedere in cosa consiste questo giudizio.

Abbiamo anche un altra parola di Gesù in cui dice: "Non giudicate", anzi: "State attenti che con il metro con il quale voi giudicate gli altri sarete giudicati".

Quindi se Gesù ci ammonisce a non giudicare e rimprovera il giudicare, è segno che non dobbiamo giudicare se vogliamo entrare nella vita eterna e se non dobbiamo giudicare come dobbiamo comportarci?

Tutte le parole che dice il Signore le dice per noi e se Lui Figlio di Dio, Verbo di Dio, dice a noi: "Io non giudico", è per insegnare a noi come si vive da figli di Dio.

Se il Figlio di Dio non giudica, a molta maggior ragione noi, dobbiamo imparare a non giudicare, perché evidentemente un nostro giudizio ricade su di noi.

Quando si parla di giudizio abbiamo sempre una misura un rapporto.

E quando si parla di rapporto, tutto dipende da quel termine fisso a cui noi rapportiamo le cose, tutto dipende dal metro, dal metro di giudizio che noi adoperiamo per misurare, giudicare è misurare le cose.

Quando si giudica già si legge e se si legge non si impara a leggere.

Abbiamo visto domenica scorsa che imparare a leggere non è leggere ma se noi, di fronte ai segni, alle opere di Dio, di fronte alla scrittura di Dio, noi pretendiamo di leggere prima di avere imparato a leggere qui nasce il giudizio.

Gesù stesso dice: "Se siete ciechi non siete in colpa ma, se essendo ciechi dite di vedere siete in colpa".

Quindi colui che non sa leggere, per il semplice fatto di non sapere leggere non è in colpa, deve imparare a leggere ma, se non sapendo leggere pretende di leggere, qui c'è la colpa, perché l'uomo qui introduce una intenzione, prima di avere capito quale è l'Intenzione che c'è in tutte le cose.

Imparare a leggere vuol dire imparare a capire quale è l'intenzione, quale è il pensiero di colui che scrive, quindi quale è l'Intenzione presente nei segni, nelle opere.

Colui che scrive in tutto è Dio, uno solo è il Creatore di tutto, sapendo che Dio è il Signore, il Creatore di tutte le cose, Colui che opera in tutto, noi dobbiamo prima di tutto capire quale è la sua Intenzione in tutte le cose che Lui fa.

Questo vuole dire imparare a leggere.

Tutte le cose arrivano a noi, ai nostri sensi, ai nostri occhi, al nostro udito, al nostro tatto e sono segni, opere di Dio.

Tutta la creazione ci tocca attraverso i sensi ma è scrittura di Dio per noi, in noi.

Tutto quello che arriva ai nostri sensi, noi dobbiamo stare molto attenti a non giudicarlo secondo le impressioni che noi riceviamo: può provocare piacere o dispiacere, simpatia o antipatia.

La maggior parte della nostra vita noi la passiamo attraverso questi giudizi sentimentali e quindi queste scelte.

Noi giudichiamo tutte le cose che ci arrivano in base alla traccia che lasciano su di noi.

E questo vuole dire leggere prima di avere imparato a leggere.

Prima di avere conosciuto l'Intenzione di Dio che c'è nelle cose, noi attribuiamo alle cose il nostro pensiero, le nostre intenzioni e quindi giudichiamo.

Facendo un giudizio cosa succede?

Succede che noi facciamo come realtà quello che i nostri sensi esperimentano, per noi è la realtà.

È la realtà perché è in relazione al pensiero del nostro io.

Al centro di tutti i nostri sentimenti (gioia, dolore, piacere, dispiacere) c'è il pensiero del nostro io, non c'è il Pensiero di Dio, c'è il pensiero del nostro io.

E se noi riferiamo tutte le cose al pensiero del nostro io, noi leggiamo già le cose in relazione al pensiero del nostro io, cioè interpretiamo tutte le cose che Dio ci presenta in relazione all'intenzione o all'interesse che portiamo in noi.

Evidentemente in questo caso, tutti i nostri giudizi sono sballati.

Perché il nostro io certamente non è il centro, non è il Creatore e quindi se noi riferiamo tutte le cose al pensiero del nostro io, tutti i nostri giudizi sono sbagliati.

Ma questa comunque è già lettura, il che vuole dire che noi ci chiudiamo, perché avendo già letto (attribuito un significato) noi non sentiamo più il bisogno di leggere, perlomeno non sentiamo più il bisogno di imparare a leggere.

Qui sorge un altro problema per noi, avendo giudicato quindi definito una cosa in relazione al nostro pensiero, noi facendo questo, adesso sentiamo soltanto più la passione di operare affinché il nostro giudizio rimanga tale, sia valido, perché in noi c'è la passione dell'Assoluto.

Quello che noi giudichiamo lo giudichiamo proprio con questa passione, questa intenzione d'Assoluto, quello che noi abbiamo detto che è così, vogliamo che sia così e allora qui comincia l'azione nostra nel mondo per fare le cose come le vogliamo noi, come le giudichiamo noi, per fare in modo che siano come abbiamo detto che sono.

Ma in noi a questo punto cessa l'interesse per conoscere Dio, cessa l'interesse per imparare a leggere, cioè ci tagliamo fuori da quello che è il Regno di Dio.

E la prima conseguenza del giudicare.

Giudicare vuole dire interpretare, vuole dire leggere, leggere secondo la nostra intenzione e leggendo secondo la nostra intenzione noi ci chiudiamo fuori dal desiderio di capire, dal desiderio di imparare a leggere secondo l'Intenzione di Dio, perché non ci interessa più conoscere il Pensiero di Dio, non ci interessa più conoscere l'Intenzione di Dio.


 


Rispose loro Gesù: "Benché io renda testimonianza a me stesso la mia testimonianza è vera perché io so donde sono venuto e dove vado ma voi non sapete né donde vengo, né donde vado".  Voi giudicate secondo la carne ma io non giudico nessuno. Gv 8 Vs 14 - 15 Riassunti


RIASSUNTI


Argomenti: L’intenzione delle parole di Dio – Figli dei nostri giudizi – Le parabole c’insegnano a leggere – Imparare a leggere e leggere – Tutto va verso l’unità in Dio – Raccogliere prima che le cose siano raccolte in Dio – La notte e il giorno – La grammatica del Vangelo – Collegare il segno con la Realtà – Leggere male – La fine del mondo precede la morte fisica – Togliere il Regno di Dio – Il giudizio è un rapporto  -


 

4/Novembre/1984  Fossano.