Rispose
loro Gesù: "Benché io renda testimonianza a me stesso la mia testimonianza
è vera perché io so donde sono venuto e dove vado ma voi non sapete né donde
vengo, né donde vado". Gv 8 Vs 14 Primo tema.
Titolo: La
discontinuità ci impedisce di restare nel luogo di Dio.
Argomenti: Entrare
nel luogo di Dio. Restare nel
luogo di Dio. Principio
& Fine=Capacità di leggere. Leggere significa
passare dal segno al pensiero. Imparare
a leggere nell'intenzione di Dio.
La
tentazione dell'uomo di affermare se stesso. La discontinuità della Luce.
7/Ottobre/1984 Fossano.
Qui
prima di tutto c'è da fare una piccola correzione a questa versione del
Vangelo, penso che si debba leggere non: "Benché Io renda
testimonianza" ma: "Anche se Io rendessi testimonianza a Me Stesso la
mia testimonianza sarebbe vera".
In
realtà Gesù dicendo: "Io sono la Luce", rende testimonianza al Padre.
Poi
i farisei avevano obbiettato: "Tu rendi testimonianza a Te stesso, la tua
testimonianza non è vera".
Gesù
è il Verbo di Dio tra noi, quindi il Verbo di Dio che viene a dialogare con
noi.
Dialogare
con noi vuole dire ascoltare i nostri argomenti e portarci dalle nostre
dispersioni alla sua unità.
Ma
evidentemente per portarci dalle nostre dispersioni deve ascoltare le nostre
dispersioni, i nostri argomenti e recuperarci.
Ora
l'argomento dei farisei era questo: "Tu rendi testimonianza a Te
stesso".
Gesù
adesso parte da questa affermazione e dice: "Se anche Io rendo
testimonianza a Me stesso la mia testimonianza è vera" e dice qui un
perché che è molto importante: "Perché Io so donde sono venuto e dove
vado", cioè fa dipendere la Verità di quello che Lui dice dal fatto
di sapere il suo principio e il suo fine.
Anche
qui essendo tutto Parola di Dio per noi, dobbiamo chiederci quale lezione,
quale significato per la nostra vita personale, Dio vuole comunicare a noi.
Abbiamo visto nelle domeniche scorse, come l'uomo essendo una fame di
Assoluto vada alla ricerca dell'Assoluto, in tutto ciò che cerca.
Abbiamo
anche visto come l'uomo sbagli il luogo della sua ricerca.
E
sbagliando il luogo della sua ricerca come vada incontro a delusioni,
inutilità, non senso della vita.
Tutti
questi errori che l'uomo fa, li fa perché cerca l'Assoluto in luoghi sbagliati.
Abbiamo
anche visto come l'Assoluto occupi un luogo ben preciso e soltanto cercando una
cosa nel suo luogo noi la possiamo trovare.
In
tutta questa dispersione e costatazione di errori, di inutilità di cui è
tessuta tutta la nostra vita c'è la mano di Dio, come c'è la mano di Dio qui
con questi farisei che stavano dicendo cose errate, eppure attraverso queste
cose errate, la mano di Dio cerca di recuperarli.
Anche
attraverso tutti i nostri errori c'è l'opera di Dio continua con noi che a poco
per volta ci conduce a scoprire ad a individuare il vero luogo in cui c'è
l'Assoluto ed in cui noi possiamo trovare l'Assoluto.
Abbiamo
visto che questo vero luogo in cui c'è l'Assoluto è dentro di noi, quindi Dio
opera attorno a noi nel nostro mondo esteriore per farci entrare dentro di noi
fino a scoprire dentro di noi che cosa?
Sant'Agostino
diceva: "Rientra in te stesso, perché in te stesso abita la Verità, non
cercarla fuori ma rientra in te stesso".
Tutta
l'opera di Dio nel mondo esterno è rivolta a raccoglierci da tutti i luoghi in
cui noi cerchiamo l'Assoluto sbagliando, per riportarci nel nostro mondo
interiore.
Ma
qui dentro di noi che cosa troviamo?
Qui
dentro di noi troviamo il Pensiero di Dio.
Questo
è il luogo in noi in cui abita l'Assoluto, in cui abita Dio.
Soltanto
trovando questo luogo, possiamo trovare Dio.
Trovare
un luogo vuole dire entrare in questo luogo.
Abbiamo
visto anche la difficoltà per l'uomo ad entrare in questo luogo.
Cioè
il massimo ostacolo per entrare in questo luogo è il pensiero del nostro io, è
il ritenere di essere noi a pensare Dio.
Entrare
nel Pensiero di Dio è scoprire la Presenza oggettiva, indipendente da noi di
tale Pensiero.
È
scoprire la realtà di esso.
La
realtà è quello che esiste indipendentemente da noi.
Abbiamo
anche visto che per giungere a scoprire questa Presenza oggettiva, questa
realtà in noi del Pensiero di Dio, bisogna superare il pensiero di noi stessi e
partire da Dio Creatore.
Fintanto
che non entriamo in questo rapporto personale di Dio Creatore, noi restiamo
preclusi dalla scoperta della realtà del Pensiero di Dio in noi come Pensiero
DI Dio e non pensiero nostro.
Questa
è una grande scoperta ma è una scoperta personale, non basta il sentito dire,
bisogna che ognuno si impegni a verificarlo con Dio Creatore.
Ma
abbiamo visto che scoprire
la Presenza in noi del Pensiero di Dio, non vuole ancora dire restare con il
Pensiero di Dio.
Qui
quello che impedisce a noi di restare nel Pensiero di Dio, sono le dispersioni
che portiamo in noi, cioè tutte le scelte fatte non secondo Dio nella nostra
vita.
Sono
tutti motivi di vita, diversi interessi, preoccupazioni del nostro mondo,
diversi pensieri stessi del nostro mondo che quando non sono motivati da Dio
creano in noi molteplicità, dispersione di animo e quindi impediscono a noi di
restare.
Ora,
quando noi siamo impediti di restare in questo luogo veniamo a trovarci nella
impossibilità di trovare ciò che è in questo luogo.
Abbiamo
detto che Dio abita nel suo Pensiero.
Per
trovare Dio che abita nel suo Verbo, nel suo Pensiero
dobbiamo avere la possibilità di permanere, di restare in questo Pensiero.
Ma
per potere restare in questo Pensiero, bisogna potere recuperare tutta la
nostra dispersione, sopratutto la dispersione che portiamo dentro di noi,
perché questo frantuma la nostra anima e le impedisce di restare in ciò che
essa ha verificato come Presenza.
Per
fare questo dobbiamo mettere questo Pensiero, questa realtà che ogni uomo
(credente o no) porta con sé, in alto, questa Luce va posta in alto per
illuminare tutti i nostri argomenti e dobbiamo sottomettere tutto a questo.
Ma
cosa vuole dire sottomettere tutto a questa Luce?
Vuole
dire illuminare tutto con questa Luce.
Dio
opera tutto, per condurre noi a scoprire la realtà oggettiva del suo Pensiero,
del suo Verbo in noi.
Dio
non è stato il Creatore, Dio è il Creatore quindi è il protagonista di tutti i
fatti e di tutti gli avvenimenti.
In
tutta la creazione, in tutti gli avvenimenti, in tutta la storia come in tutti
i fatti piccoli e grandi della vita di ognuno di noi, Dio opera per rivelare ad
ognuno di noi il suo Pensiero.
Dio
opera per farsi conoscere e per farsi conoscere ci deve condurre a trovare il
luogo in cui Egli è, cioè il suo Pensiero.
Questa
è la finalità dell'opera di Dio.
Questa
quindi è la sua intenzione.
Allora
a questo punto noi abbiamo
presente due cose.
Il
principio: Dio Creatore di tutte le cose ed abbiamo presente il fine, cioè
abbiamo presente l'intenzione che c'è in tutte le opere che Dio fa.
Quando
si ha presente il principio, colui che opera, colui che fa, che scrive e abbiamo presente l'intenzione sua, noi
abbiamo la possibilità (ed è grazia) a questo punto di leggere.
Leggere
vuole dire avere la
capacità di intendere il pensiero di ciò che è scritto.
Tutta
la creazione di Dio è scrittura di Dio, questa scrittura che poi si sintetizza
nella Bibbia ma la Bibbia è una sintesi di tutta la creazione di Dio.
Quando
Gesù dice di scrutare le scritture, non dice di scrutare solo le scritture
scritte, dice di scrutare la scrittura di Dio, cioè scrutate tutta l'opera di
Dio.
Scrutare
una scrittura vuole dire imparare a leggere ma imparare a leggere vuole dire
imparare a vedere il pensiero di colui che scrive.
Si
scrive in quanto si vuole manifestare un pensiero.
Fintanto
che noi non riusciamo a vedere il pensiero di colui che scrive, noi non siamo
capaci a leggere, non abbiamo imparato a leggere.
"Scrutate
le scritture, esse parlano di Me", Lui Verbo di Dio, Lui Pensiero di Dio.
Ci
rivela l'Intenzione del Padre, del Dio Creatore in tutte le cose, scrutate,
imparate a leggere.
Cioè
imparate a leggere quello che Dio fa e vedrete che in tutte le cose Dio sta
parlando per rivelare il suo Verbo a noi.
Questa
è la condizione essenziale per restare nell'Intenzione di Dio, per restare nel
Pensiero di Dio, quindi è la condizione essenziale per sottomettere tutto a
questa Luce se l'abbiamo trovata.
Fintanto
che noi non sottomettiamo quindi non leggiamo le opere di Dio in questa
Intenzione, noi non possiamo restare in questo luogo in cui c'è Dio e non
potendo restare non lo possiamo trovare: siamo dispersi.
È
quanto qui dice Gesù: "La mia testimonianza è vera, perché Io so donde
sono venuto e donde vado".
Abbiamo detto che imparare a leggere è la condizione per recuperare
tutta la nostra dispersione e potere restare nell'Intenzione di Dio.
Si
resta nell'intenzione di uno in quanto uno raccoglie ogni cosa in questo fine.
Per potere fare questo lavoro, l'uomo deve vincere delle tentazioni
prima di tutto.
Ogni
uomo è soggetto a leggere i fatti, le cose, le creature secondo il pensiero che
lui ha in sé.
L'uomo
è soggetto a correre su questo filo di tentazioni: quello di attribuire agli
altri o alle cose le proprie intenzioni, anziché cercare l'Intenzione di Dio.
L'uomo
deve sfuggire prima di tutto alla tentazione di affermare se stesso, di essere
autoritario, deve sfuggire alla tentazione della violenza: imporre agli altri
se stesso, le sue intenzioni.
Ed
è un rischio grande perché sia nel piccolo che nel grande, tendiamo ad
affermare i nostri programmi, ad affermare i nostri progetti, anziché cercare i
programmi e i progetti di Dio.
È
quella che si chiama l'eresia dell'azione.
L'uomo
deve resistere alla tentazione di agire, di operare, anziché cercare il fine,
l'Intenzione di Dio; Gesù qui dice: "Io so".
Anziché
cercare l'Intenzione di Dio, quindi anziché leggere, anziché preoccuparsi di
scrutare le scritture di Dio per raccogliere tutto nel Pensiero di Dio, l'uomo
corre su questa tentazione di generare il suo pensiero, la sua intenzione.
L'uomo deve superare questa tentazione, perché è la condizione essenziale
per raccogliere tutto nel Pensiero di Dio e crescere nella comunione.
Ora
crescere nella comunione con Dio è crescere nella permanenza con Dio, è restare
nel luogo di Dio trovato.
L'uomo
deve superare tutte queste tentazioni, fermarsi e cercare il Pensiero di Dio,
l'Intenzione di Dio.
C'è
un fatto da tenere presente: la Luce viene dall'alto, la Luce viene da questo
Pensiero, da questa Realtà di Dio che dobbiamo mettere sopra di tutto e con cui
dobbiamo illuminare tutto.
Se
la Luce non viene dall'alto sale dal basso, dalla realtà delle cose del mondo,
dal nostro mondo, sale una intenzione che distrugge l'unità dello spirito che
portiamo in noi, per cui o noi mettiamo lo Spirito di Dio al di sopra di tutto,
unifichiamo tutto in questo Pensiero, altrimenti quello che sale dal basso
frantuma il nostro pensiero e lo disperde.
Le
conseguenze di questa frantumazione sono la discontinuità della Luce.
La
discontinuità è l'handicap che impedisce a noi di restare nel Pensiero di Dio.
La
vita vale in quanto c'è una continuità in essa e la continuità è data proprio
dal sapere leggere tutte le cose in questa chiave, dal sapere leggere ogni cosa
nell'Intenzione di Dio, sapendo che Intenzione di Dio è quella di rivelare il
suo Pensiero, la Presenza del suo Pensiero in noi.
Rispose loro Gesù: "Benché io renda testimonianza a me stesso la mia testimonianza è vera perché io so donde sono venuto e dove vado ma voi non sapete né donde vengo, né dove vado".
Cap 8 Vs 14 Secondo tema.
Titolo:
La notte dell'uomo.
Argomenti: La
colpa sta in chi ritiene di vedere e giudicare. Tutto è mistero.
Imparare
a leggere. Rassegnarsi a
non capire è tradire Dio. Dio
non è incomprensibile. La
vera risposta dell'uomo alla notte è impegnarsi a capire.
Il
significato della notte è farci rientrare in noi stessi. Passaggio dall'esterno all'interno. Cosa vuole dire pensare.
14/Ottobre/1984 Fossano.
Ci
resta da vedere la seconda parte di questo versetto: "Ma voi non sapete né
donde vengo, né dove vado".
Anche
qui, essendo Parola di Dio per noi, noi dobbiamo chiederci, quale lezione,
quale significato hanno queste Parole di Dio per la nostra vita personale, per
la nostra vita interiore, cioè che cosa Gesù ci vuole significare con queste
Parole.
Se
teniamo presente che in Gesù, essendo Figlio di Dio incarnato, abbiamo la
sintesi e quindi la rivelazione, il significato di tutta l'opera che Dio
ha fatto e che Dio fa per noi, ecco che in queste parole di Gesù, noi troviamo
una dichiarazione di quello che è l'uomo.
Il
Figlio di Dio si caratterizza in quanto sa donde viene e donde va, l'uomo si
caratterizza perché non sa.
Noi
non sappiamo da dove le cose vengono e donde vanno.
La
domanda che dobbiamo porci è proprio questa: è vero?
È
vero che l'uomo non sa da dove vengono le cose e dove vanno?
Tutto
ciò che l'uomo ha attorno a sé è sotto questa caratteristica del mistero,
l'uomo non sa.
È
la notte dell'uomo.
C'è da chiedersi se è colpa l'essere nella notte,
l'essere ciechi?
Gesù
stesso lo dichiara che essere ciechi non è colpa, perché anche la nostra notte
o la nostra cecità è fatta da Dio per condurci a Lui, quindi anche la notte ha
un suo significato, ha un senso.
Ma
allora quando è che sorge la colpa?
La
colpa non sta, abbiamo detto nell'essere ciechi, perché il fatto di non vedere,
di non capire non deriva da noi.
Siamo
creati così, ogni uomo si trova di fronte a questo muro di mistero.
La
colpa c'è quando l'uomo, essendo cieco pretende di vedere.
Cioè
quando l'uomo vuole leggere a suo modo, quando vuole interpretare le cose che
non capisce secondo i suoi sentimenti, secondo i suoi interessi, secondo quello
che lui ha in testa.
Allora
qui c'è la colpa.
Gesù
dice che la colpa nasce non quando l'uomo si trova nelle tenebre ed è cieco ma,
quando pretende di vedere.
Qui
scribi e farisei hanno preteso di vedere quello che non capivano, perché hanno
detto a Gesù: "Tu rendi testimonianza a Te stesso, la tua testimonianza
non è vera", non hanno capito quello che Gesù diceva loro, però hanno
giudicato.
Qui
sta la colpa.
L'uomo
cieco non è in colpa,
l'uomo che confessa di non capire non è in colpa.
L'uomo
che giudica, qui è in colpa.
Ed
è qui che nasce la responsabilità dell'uomo.
È
colpa perché?
È
colpa perché l'uomo, alle cose, ai fatti, alle parole, alla scrittura, ai segni
attribuisce le sue intenzioni, l'intenzione del suo io.
Ora,
certamente non è l'uomo a fare le cose di cui lui è spettatore.
Non
è l'uomo che fa l'universo, non è l'uomo che fa la storia, l'uomo assiste a
questo.
Dico
che non è l'uomo, perché l'uomo stesso non capisce e se fosse lui a fare
l'universo e la storia capirebbe, perché avrebbe in se stesso la ragione di
quello che fa.
Se
non capisce, quella è una testimonianza che non è lui a fare.
Se
non è lui a fare, evidentemente sbaglia se attribuisce le sue intenzioni alle
cose.
Le
cose sono opera di un altro.
L'uomo
non sa né donde vengono tutte le cose di cui è fatto spettatore, né donde
vanno.
Abbiamo
detto che questa è la notte dell'uomo.
Abbiamo
anche visto come sorga la colpa dell'uomo in quanto trovandosi nella notte,
nelle tenebre, pretende lui di giudicare, pretende lui di interpretare i fatti
e gli avvenimenti, pretende lui di mettere una sua intenzione nelle cose.
Fintanto
che l'uomo è cieco e quindi confessa la sua cecità e non giudica e quindi non
attribuisce alle cose una intenzione, l'uomo non è nel peccato, l'uomo non è in
colpa e perché nasce la colpa?
Siccome
tutte le cose sono opera di un altro, l'uomo deve astenersi dal giudicare, in
quanto deve cercare prima di tutto l'Intenzione dell'Altro.
Soltanto cercando prima di tutto l'Intenzione di Colui che crea, l'uomo acquista
la possibilità di capire il significato delle cose, acquista la capacità di
leggere.
Si
tratta di imparare a leggere.
Uno
che non sappia leggere e che pretenda di leggere, evidentemente si trova in
colpa, perché falsifica le cose: legge secondo quello che ha in testa ma non
legge quello che è scritto.
Questo
è sbagliato.
Essendo
tutto opera di Dio, tutto è Parola di Dio e tutto richiede quindi da noi questo
imparare a leggere.
Questo
è già un primo significato della notte in cui ogni uomo si trova.
Il
primo significato della notte è questo: un invito
a imparare a leggere sapendo che è scrittura di un Altro, non è scrittura
nostra.
Se
non è scrittura tua non devi interpretare quello che è scritto, secondo quello
che tu hai in testa ma devi imparare a leggere secondo la Volontà, l'Intenzione
di Colui che ha scritto.
Imparare
a leggere vuole dire imparare a capire il Pensiero di Colui che opera, di Colui
che scrive, di Colui che crea.
Soltanto
conoscendo il Pensiero, abbiamo la possibilità di leggere.
Qui
abbiamo già due fatti: la notte in cui si trova ogni uomo, già di per sé
testimonia che tutte le cose sono fatte da un Altro.
Il
fatto che ci testimoni che sono fatte da un Altro ci testimonia un Principio e
propone noi, invita noi a cercare il Pensiero dell'Altro.
Abbiamo
visto già le domeniche scorse che Dio opera in tutto per farsi conoscere,
quindi opera in tutto per manifestarci il suo Pensiero, per condurre noi a
scoprire la realtà delle Presenza del Pensiero di Dio in noi, realtà, quindi
una Presenza indipendente da noi.
Vediamo
come la notte si stia caricando per noi di significato
proprio in questo fine.
La
notte ci annuncia un Creatore, un Altro che fa le cose e ci invita prima di
tutto a cercare il Pensiero, quindi abbiamo un Principio ed un Fine.
Abbiamo
il Principio: Dio Creatore e avendo l'Intenzione abbiamo il Fine, la Finalità
del Dio Creatore è rivelarci il suo Pensiero.
Quando
noi abbiamo il Principio e l'Intenzione, cioè il Fine, siamo messi nella
possibilità di incominciare a imparare a leggere, cioè siamo messi nella
possibilità di restare nella Luce, è quello che dice Gesù: "Anche se Io
rendo testimonianza a Me Stesso la mia testimonianza è vera perché Io so donde
vengo e donde vado".
Allora
se la nostra notte ci conduce a sapere il Principio (donde le cose vengono) e
il Fine (donde le cose vanno) ci dà la possibilità di restare nel vero, di
vedere il vero e quindi ci dà la possibilità di imparare a leggere e di
camminare e restare nella Luce.
L'importanza
di imparare a leggere sta qui: soltanto colui che sa leggere può restare nel
Pensiero di Colui che scrive.
In
caso diverso non può restare nel Pensiero.
Abbiamo
scoperto come non sia sufficiente essere condotti a scoprire la Presenza del
Pensiero di Dio in noi.
Certamente
è una cosa molto importante essere condotti a scoprire che il Pensiero di Dio in
noi è Pensiero Di Dio, quindi una realtà presente in noi, indipendentemente da
noi ma, trovato questo per grazia di Dio, questo non è sufficiente per restare
nel Pensiero di Dio.
Per
restare nel Pensiero di Dio bisogna imparare a leggere le opere di Dio.
Qui
abbiamo un ulteriore significato della nostra notte.
La
notte in cui gli uomini si trovano, è posta loro per offrire loro la
possibilità (dopo aver scoperto l'Intenzione di Dio) di imparare a
leggere e quindi di imparare a restare nella Luce e imparare a camminare nel
Pensiero di Dio.
Chi
non si impegna a imparare a leggere, certamente non può restare nel Pensiero di
Dio.
Di
fronte alla notte dell'uomo,
due sono le risposte: c'è chi si rassegna alla notte, cioè c'è chi si rassegna
a non capire e c'è invece chi si impegna a capire.
Il
rassegnarsi al non imparare a leggere è un tradire l'amore di Dio, è un tradire
la Volontà stessa di Dio.
Dio
non ci ha posti nella notte, di fronte al mistero per umiliarci, per
schiacciarci, per farci toccare con mano la nostra impotenza.
Se
Dio ci ha posti nella notte, ci ha posti per farci desiderare la Luce,
altrimenti non ci farebbe esperimentare le tenebre.
Quindi
il rassegnarsi a non capire è un rifiutarsi a seguire il disegno di Dio e
rifiutare la promessa di Dio.
Certamente
imparare a leggere può essere molto difficile ma il rassegnarsi al mistero, il
rassegnarsi al non capire ritenendo che questo sia il destino dell'uomo, è un
rifiutare la promessa di Dio, poiché la promessa di Dio è la Luce.
Dio
ci ha creati per la Luce, Dio non ci ha creati per la notte, anche se ci ha
messi di fronte alla notte.
Si
potrebbe anche intendere questo: sapendo che tutto è opera di Dio e che quindi significa
Se Stesso in ogni cosa, si potrebbe intendere la notte come significazione di
Dio, ossia che Dio è mistero, è segno che Dio è incomprensibile, è segno che
Dio ama le tenebre.
Può
anche essere questa una delle risposte degli uomini di fronte alla situazione
in cui essi si trovano, di fronte alla notte, di fronte al mistero.
Ma
il dire che Dio è tenebra, il dire che Dio è incomprensibile, è una situazione
di colpa da parte dell'uomo, perché Dio stesso dice di essere Luce: "Dio è
Luce e presso di Lui non ci sono tenebre", Parola di Dio.
Dire
che Dio è incomprensibile è offendere il suo amore, perché tutta la creazione
di Dio e noi stessi siamo oggetto d'amore di Dio.
Dio
non ha creato per offendere le sue creature o per umiliarle o per disprezzarle.
Dio
ha creato le sue creature per renderle partecipi di ciò che Egli è, è se Lui è
Luce, ha creato le sue creature per renderle partecipi della sua Luce.
Quindi
Dio ha creato le sue creature non per schiacciarle nell'ignoranza o
nell'incomprensione ma per aprirle a capire ciò che Egli è, perché solo
comprendendo ciò che Egli è, la creatura è fatta partecipe della Vita di Dio.
Allora
il dire che Dio è tenebra, che Dio è mistero, che Dio è incomprensibile,
profondamente è una colpa anche se apparentemente sembra sottomissione e
umiltà, in realtà è un peccato che offende Dio.
La vera risposta dell'uomo alla notte è quella di
impegnarsi a capire.
La
notte e le tenebre dell'uomo sono una proposta di Luce all'uomo.
Certo
quando si cammina nella notte si cade, si sbaglia, si prendono cantonate ma
tutto questo è ancora tutta opera di Dio che a poco per volta ci conduce a
scoprire quale è la chiave della Luce, ci conduce a trovare il luogo in cui
possiamo trovare la luce per illuminare le nostre tenebre ma certamente la
notte è fatta per essere illuminata.
Quando
l'uomo ha ottenuto la possibilità di conoscere il Principio (Dio Creatore)
e l'Intenzione cioè il Fine che domina in tutte le cose, l'uomo ha qui la
possibilità di incominciare a leggere le cose stesse e non deve attribuire alle
cose altre interpretazioni, cioè altre intenzioni, non deve dire che Dio è
inconoscibile, che abita in luoghi irraggiungibili, deve impegnarsi a capire
l'Intenzione di Dio, sapendo che Dio opera in tutto per condurci a conoscere il
suo Pensiero e quindi per condurci alla Luce, il suo Pensiero è Luce e presso
di Lui non ci sono tenebre.
Il
Pensiero di Dio non lo troviamo fuori di noi, non lo troviamo nel mondo
esterno, Dio opera in tutto, parla in tutto ma il suo Pensiero lo troviamo
dentro di noi.
Ecco il significato principale della notte in cui si trova l'uomo: tutto il mondo
esterno che è sotto il segno del mistero ha come scopo il farci rientrare in
noi stessi, perché solo così noi troviamo qui la Presenza di Dio, troviamo qui
il Pensiero di Dio, con il quale noi possiamo imparare a leggere tutto ciò che
Dio opera attorno a noi.
Colui
che crea attorno a noi, che non è stato il Creatore ma che è il Creatore, è il
solo che ci può illuminare la sua opera ma, questa illuminazione di Dio può
essere attinta solo dentro di noi.
Ci vuole questo passaggio dall'esterno all'interno, dopo avere aperto gli occhi sul
mondo esterno, noi siamo invitati dalla stessa nostra notte a chiudere gli
occhi per cercare dentro di noi la presenza di Colui che opera in tutto, quindi
passaggio dall'esterno all'interno.
E in
questo interno cosa siamo invitati a fare?
Siamo
invitati a pensare.
Dio
abita nel nostro pensiero.
Pensare
vuole dire collegare le cose con un Principio, sapendo che tutto non è opera
nostra ma opera di un Altro, che è tutto opera di Dio Creatore, l'uomo deve
evitare d'interpretare le cose secondo quello che lui ha in testa, deve evitare
d'interpretare le cose secondo le sue intenzioni e i suoi interessi ma deve
cercare il Pensiero di Dio.
Per
cercare il Pensiero di Dio, l'uomo deve rientrare in se stesso e riportare
dentro di sé, in questo silenzio le cose a Dio Creatore.
Pensare
vuole dire riferire tutto al Principio.
Riferendo
ogni cosa al Principio, a Dio Creatore, qui proprio da Dio Creatore siamo
condotti a conoscere quale è il Fine dell'opera di Dio: Dio opera ogni cosa per
rivelare Se stesso per farsi conoscere, non opera per altro, Dio opera per la
Luce, per manifestare il suo Pensiero.
Questo
è il senso della notte dell'uomo.
Se
come abbiamo visto all'inizio la differenza che passa tra il Figlio di Dio e
gli uomini sta in: "Io so donde vengo e donde vado ma voi non sapete né
donde vengo né donde vado", se la differenza sta in questo sapere e non
sapere, se adesso l'uomo è condotto alla capacità, alla possibilità di
leggere quindi di sapere, vuol dire che proprio attraverso questo, l'uomo ha la
possibilità di fare il passaggio da quello che è l'uomo a quello che è il
Figlio di Dio, ha la possibilità di diventare Figlio di Dio.