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Gli dissero allora i farisei: "Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è vera"

Gv 8 Vs 13 Primo tema.


Titolo: La porta della Luce.


Argomenti: Il principio di testimonianza viene dall'autore delle cose. La Verità (Cristo) si testimonia da sola.  Una testimonianza è rapportare un effetto alla sua causa. Luce e testimonianza coincidono. La luce è segno dell'io. Gesù non testimoniava Se stesso ma il Padre. Cristo è il passaggio obbligato per arrivare alla sorgente della Luce. Il giudizio superficiale.


 

12/Agosto/1984  Fossano.


Questa affermazione dei farisei ha un riscontro di verità.

"Io sono la Luce del mondo", Gesù aveva predicato, testimoniato Se stesso.

L'uomo è un essere che riceve testimonianza, non è un principio di testimonianza.

Colui che dicesse: "Questa cosa è vera perché lo dico io" ci farebbe ridere.

Il principio di testimonianza viene da Colui che è autore delle cose, dal Creatore e l'uomo non è il creatore, l'uomo è uno che riceve, è un testimone, è uno spettatore.

Come tale l'uomo è tenuto ad essere fedele a ciò che riceve.

La validità di ciò che l'uomo dice, viene da altro da sé.

Nel capitolo quinto Gesù dice: "Se Io rendo testimonianza a Me Stesso, voi non credete".

Intanto qui c'è una variante, perché qui Gesù dice: "Se Io rendo testimonianza a Me Stesso", non dice che la sua testimonianza non è vera, dice: "Voi non credete", c'è una differenza.

In effetti la Verità non può fare appello ad altro da Sé.

La Verità si testimonia da sola.

Cristo essendo Verità, non può fare appello ad altro da Sé.

Infatti in un altro luogo dice: "Io non ricevo testimonianza dagli uomini".

Qui capiamo che Colui che viene da Dio, Dio stesso, essendo Verità, non può riferirsi ad altro all'infuori di Sé.

La Verità è valida di per Sé.

Quindi Gesù dice: "Se Io rendo testimonianza a Me Stesso, voi non credete" ma questo non significa che quello che Lui dice sia falso come invece qui affermano i farisei.

Ho detto che c'è una parvenza di verità in quello che dicono questi farisei, infatti l'uomo che rende testimonianza a se stesso, che cerca la propria gloria è menzognero, deve falsificare le cose.

Per restare nella Verità l'uomo deve sottomettersi, quindi deve superare se stesso, deve dimenticare se stesso.

Soltanto a questa condizione l'uomo può riconoscere la Verità e può testimoniare la Verità, in caso diverso l'uomo falsifica.

Questi farisei dicono: "Tu rendi testimonianza a Te stesso, la tua testimonianza non è vera".

Cristo non si presenta a loro come Dio, si presenta come un uomo qualunque "figlio dell'uomo".

Quindi apparentemente questi farisei avevano ragione, perché Lui presenta il suo Io, presenta Se Stesso: "Io sono la Luce del mondo".

Ho detto apparentemente....

Bisogna approfondire per trovare la Verità e vedere l'errore, perché c'è un errore in questa obbiezione dei farisei e sopratutto scoprire la meraviglia che qui ci viene presentata come porta della Luce.

Cosa è una testimonianza?

Una testimonianza è sempre rapportare un effetto alla sua causa, è sempre attribuire qualcosa a qualcuno.

Si rende testimonianza in quanto si giustifica una cosa nel suo principio, la si rapporta al suo principio.

Rendere testimonianza è la luce, infatti fintanto che noi vediamo una cosa ma non sappiamo trovarne una causa, noi siamo nella notte.

Abbiamo visto che tutta la creazione e tutte le cose sono tenebre, mistero fino a quando noi non vediamo il rapporto che passa tra queste cose che osserviamo e il Creatore.

Ma quando noi abbiamo la possibilità di riportare tutta la creazione di Dio (effetto di Dio) a Dio (Causa) la creazione s’illumina: "Sono Io che parlo con te".

La Luce viene dalla testimonianza e la testimonianza sta sempre nel riportare un effetto nella sua causa, vuole dire riferire ogni cosa al suo principio, riportare tutto in Dio.

Soltanto riportando tutto in Dio si rende testimonianza a Dio e si conosce.

Qui scopriamo anche una cosa: il peccato è una non testimonianza.

Chi non riporta le cose nel loro principio e il principio è Dio, fa il peccato.

Il peccato è una disunione della creatura dal Creatore.

È una disunione della parola dal pensiero.

È una disunione dell'opera dal Creatore.

Abbiamo detto che testimonianza è riportare ogni cosa nel suo principio.

Quando abbiamo parlato della luce, abbiamo detto che la luce è ciò che ci annuncia il suo principio.

Anzi la luce è l'unico esistente che non si separa mai dal suo principio.

Tutti gli altri esistenti si separano dal principio, anche l'uomo ha la possibilità di separarsi dal suo principio e si separa dal suo principio.

Tutte le creature si separano dal loro principio, i figli si separano dalla madre, tutte le cose si separano dal loro principio.

La luce è l'unico esistente che non si separa mai dal suo principio e proprio per questo abbiamo detto che è luce perché ci riporta sempre alla sua origine.

Ci annuncia la sua origine.

Quindi vediamo che testimonianza e luce coincidono.

Ma abbiamo anche visto che l'io è l'essere che ha sempre con sé la sua motivazione, il principio di sé.

A questo punto possiamo capire come l'io sia luce.

Se la luce è ciò che non si separa mai dal suo principio ed è un segno, l'io essendo l'essere che ha sempre con sé il suo principio, soltanto un io può essere la luce del mondo, cioè quell'io che non si separa mai dal suo principio.

Quell'io che non si separa mai da Dio e quindi riporta tutto in Dio, questi è la Luce del mondo, la vera Luce.

Quindi abbiamo la luce del mondo, quella luce naturale che noi vediamo e che è l'unico esistente che non si separa mai dal suo principio e questa è segno di una Realtà.

La luce è segno dell'io.

Ma la Realtà è che la vera Luce è un io ed è quell'io che riporta tutte le cose al principio.

Gesù dicendo: "Io sono la Luce del mondo", non testimoniava mica Se Stesso.

Perché approfondendo abbiamo visto che la luce è ciò che rende testimonianza al suo principio, Gesù dicendo: "Io sono la Luce del mondo" non testimoniava Se Stesso, testimoniava il suo Principio.

Testimoniava il Padre, Lui parlava del Padre, glorificava il Padre.

I farisei restando in superficie, nell'apparenza hanno detto: "Tu glorifichi Te stesso, parli di Te" mentre Lui in realtà non parlava di Sé.

Lui in realtà parlava del Padre, perché come Luce, testimoniava il suo Principio.

Ma proprio come noi possiamo vedere il sole solo attraverso la luce del sole stesso, così noi non possiamo arrivare al Padre se non attraverso la Luce del Padre che arriva a noi, se non attraverso il Verbo.

Cristo è quel passaggio obbligato per arrivare alla sorgente della Luce, per arrivare cioè al Padre.

Gesù stesso dice: "Io sono la porta", la porta di che cosa?

La porta della Luce.

È la porta attraverso la quale noi arriviamo alla Sorgente della Luce.

Arriviamo al Padre: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me".

Come mai allora questi farisei hanno detto: "Tu rendi testimonianza a Te stesso"?.

Non hanno visto questa testimonianza che Gesù rendeva al Padre.

Hanno visto invece la glorificazione di Se Stesso, come se Lui avesse messo in primo piano il suo Io.

Questo è un giudizio fatto in superficie.

Quando noi ci fermiamo alla superficie e quindi quando noi ci fermiamo al pensiero del nostro io e quindi non cerchiamo di capire la Parola di Dio, noi arriviamo ad escludere in noi la Luce, in nome della verità.

Noi arriviamo a rifiutare la Luce in nome della luce.

Qui dicono: "La tua testimonianza non è vera".

Si arriva a questo punto.

Si arriva a rifiutare la Luce perché non è vera.

Questa è tutta una conseguenza del fatto che non si cerca di capire la Parola che arriva a noi.

Perché cercando di capire la parola che qui Gesù diceva: "Io sono la Luce del mondo", cercando di capire che cosa si intende per luce, noi siamo arrivati a scoprire che Gesù qui afferma di testimoniare il Padre, dichiara di glorificare il Padre.

Lui stava testimoniando il Padre mentre i farisei ritenevano che stesse testimoniando e glorificando Se Stesso.

C'è la possibilità di questo errore, quando non si cerca di capire.

Se invece si cerca di capire si scopre questa grande meraviglia, si scopre la porta della luce.

Si scopre cioè che l'io è la grande Luce dell'universo che illumina il mondo, quindi si riconosce che quello che Gesù qui disse: "Io sono la Luce del mondo" è una meravigliosa verità ma ci rivela anche che soltanto impegnandoci a capire questo Io di Cristo nella sua Sorgente noi possiamo giungere a conoscere il Padre.

È un passaggio obbligato.

a un certo momento c'è da raccogliere il concetto stesso dell'Io di Cristo, perché è proprio in questo io della sua persona che noi troviamo la porta che ci introduce nella conoscenza del Padre: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me"



Gli dissero allora i farisei: "Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è vera"

Gv 8 Vs 13 Secondo tema.


Titolo: La condizione per l'unione.


Argomenti: La luce è segno dell'io. Capire è unire un segno a un pensiero. Il pensiero che portiamo in noi è l'elemento determinante della conoscenza.  L'io è tale in quanto ha presente il principio delle cose. Tutto ciò che ha in sé il Principio è un io consapevole. È il Verbo interiore che ci dà la possibilità di capire il Verbo esteriore incarnato. Il linguaggio del Verbo di Dio. L'interesse per capire. Si passa per la porta della Luce attraverso l'unione del nostro io con l'Io di Cristo. Per restare uniti al Principio della Luce che è dentro di noi, è necessario essere uno. Come fare per diventare uno?


 

19/Agosto/1984  Fossano.


Abbiamo accennato domenica scorsa che in questa obiezione dei farisei, Dio ci offre un aiuto per approfondire che cosa è la porta della Luce e per capire quali sono le condizioni per passare attraverso questa porta della Luce.

Questi farisei non passarono attraverso questa Porta.

La porta è un luogo attraverso il quale si entra e si esce, luogo attraverso il quale la Luce viene a noi, attraverso il quale noi entriamo nella Luce ma, abbiamo visto che questi farisei rivelano di non essere entrati nella Luce perché fanno obiezioni a Gesù: "Tu rendi testimonianza a Te stesso, la tua testimonianza non è vera".

Loro qui sbagliano perché ritengono che Gesù parli di Se stesso.

Non capirono che Gesù invece glorificava il Padre suo, lo glorificava proprio perché affermava di essere Lui la Luce del mondo.

La luce è l'unico esistente che si mantiene unito al suo principio, per cui noi attraverso la luce vediamo sempre la sorgente della Luce stessa.

La luce non è mai disunita dalla sua sorgente.

Questo nel campo dei segni e noi dobbiamo chiederci che cosa la luce significhi per noi.

Se la luce è quell'esistente (segno) che non si disgiunge mai dal suo principio, ciò che essa significa è l'io.

L'io è l'essere cosciente ed è l'unico essere che non si disgiunge mai dal suo principio, proprio perché non si disgiunge mai dal suo principio ha la coscienza di essere.

La porta della Luce è proprio l'io, solo quell'io che avendo presente il Principio dà a noi la possibilità di entrare nella Luce.

Questi farisei non capirono.

Ma perché non capirono?

Non capirono perché evidentemente non avevano orecchi per capire.

Gesù dice: "Chi ha orecchi per intendere intenda", questo ci fa pensare che non basta avere gli orecchi, bisogna avere gli orecchi per intendere.

Cioè bisogna avere interesse per capire.

Se non si ha l'interesse per capire non si capisce.

Ma dobbiamo chiederci come mai qui non c'era interesse per capire?

Non c'è interesse per capire in quanto nell'animo dell'uomo ci sono altri interessi.

È la molteplicità degli interessi che ci rende superficiali nell'ascolto e impedisce a noi di capire.

Vedremo poi dopo quanto sia importante la semplificazione dell'animo per passare attraverso questa porta della Luce.

Adesso dobbiamo fermarci proprio al concetto di capire.

Quando è che si capisce?

Capire è essenzialmente unire, si capisce in quanto si mette assieme e si mette assieme che cosa?

Si mette insieme un segno con un pensiero.

Si ha la possibilità di capire in quanto si ha la possibilità di unire una parola, un segno, un fatto con un pensiero.

Quando non abbiamo la possibilità di unire quello che si presenta a noi, con un pensiero, noi ci troviamo nella impossibilità di capire.

Evidentemente la condizione per capire è quella di avere in noi, presente un pensiero.

È la presenza di quello che portiamo dentro di noi che ci rende capaci di capire quello che arriva o quello che accade fuori di noi.

Questo ci rivela che nel processo per capire, il pensiero è l'elemento determinante,l'elemento predominante.

Cioè se è predominante è il principio stesso della Luce.

Il pensiero che è in noi.

Ma avere in noi il Principio della Luce è essere un io, perché abbiamo detto che l'io si caratterizza per questo.

L'io è tale in quanto ha presente il Principio delle cose.

L'io avendo in sé il Principio delle cose ha la possibilità di unire le cose al loro Principio.

Questo ci fa anche capire che tutte le volte che noi trascuriamo di riportare le cose nel Principio, noi seminiamo in noi la stoltezza, l'ignoranza, noi seminiamo in noi l'incapacità di capire.

La presenza del Principio in noi ci fa persona, ci fa io e quindi ci dà la possibilità di capire però, noi non siamo il Principio, tant'è vero che lo possiamo trascurare.

Intanto ci fa capire una cosa importante che non si passa per la porta della Luce, cioè non si entra nella Luce senza di noi.

Però abbiamo detto che noi non siamo il Principio.

Noi abbiamo la possibilità di avere presente il Principio ma lo possiamo anche trascurare poiché noi non siamo il Principio.

Principio vero della Luce, lo dice il Vangelo stesso è il Verbo di Dio.

Ciò che è principio della Luce, anche qui è un io, è un essere cosciente.

Tutto ciò che è Principio o che ha in sé il Principio è un io consapevole.

La consapevolezza sta proprio nell'avere la presenza di questo Principio.

Allora in noi c'è questo Principio che ci dà la possibilità, se lo teniamo presente, di essere intelligenti e di passare per la porta della Luce, ci dà la possibilità di capire le cose che arrivano a noi ed in quanto arrivano a noi non sono opera nostra, quindi ci dà anche la possibilità di capire il Cristo.

È soltanto il Principio che portiamo dentro di noi, cioè il Verbo interiore che portiamo dentro di noi, se lo teniamo presente che dà a noi la possibilità di capire il Verbo esterno incarnato che parla fuori di noi.

Non si entra nella Luce senza di noi, quindi se dentro di noi non teniamo presente questo Pensiero di Dio, questo Principio, se non lo teniamo presente noi non possiamo capire le parole stesse del Verbo di Dio che troviamo fuori di noi.

E quando non possiamo capire noi fraintendiamo e questi farisei qui hanno frainteso le Parole di Gesù.

Gesù diceva: "Io sono la Luce", loro hanno frainteso, ritenevano che Lui parlasse di Sé, che esaltasse Sé.

Non conoscevano quello che era il suo io, né noi lo conosciamo.

Però potevano capire cosa voleva dire "luce".

Infatti Gesù dice: "Io sono la Luce", "Io" non sappiamo che cosa sia ma la luce, se abbiamo interesse per capire sappiamo cosa è.

Ecco qui il linguaggio del Verbo di Dio tra noi: parla a noi di una cosa che possiamo capire, se abbiamo interesse per capire, affinché possiamo arrivare a capire quello che attualmente non possiamo capire: il suo Io.

Se noi siamo superficiali ci fermiamo a quello che appare a noi: "Sta parlando di Sé" ma se andiamo a fondo vediamo che qui Gesù non sta parlando di Sé ma sta parlando del Padre, poiché la luce è sempre ciò che ci riporta nella sua sorgente, nel suo principio e Principio del Figlio di Dio è il Padre.

Dicendo la Luce, parlava di quello che Egli è, di quello che è il suo Io, il suo Io è proprio Colui che parla a noi il suo Principio, è Colui che parla a noi del Padre.

Solo se si ha interesse per capire si giunge a ciò che attualmente non capiamo, se invece non si ha interesse per capire, si fraintendono le cose, allora su tutte le cose si proietta il pensiero di noi stessi.

Pensando a noi stessi diciamo che quell'altro parla di Sé, esalta Se Stesso, non possiamo capire la lezione che Lui sta dando a noi, non possiamo capire la meraviglia di ciò che Lui ci sta rivelando.

Senza di noi non si può passare attraverso la porta della Luce.

Però questo non significa che noi di nostra iniziativa possiamo passare attraverso la porta della Luce.

Noi possiamo passare attraverso la porta della luce, soltanto in quanto abbiamo presente il Principio della Luce stessa.

E il Principio della Luce non siamo noi, però questo Principio è in noi.

Il Principio della Luce, abbiamo detto che è il Verbo di Dio che parla in noi se lo teniamo presente.

Ma allora si passa attraverso la porta della Luce, attraverso l'unione di due io: il nostro io e l'Io del Verbo di Dio.

Soltanto attraverso questa unione di due io, noi abbiamo la possibilità di capire, cioè abbiamo la possibilità di passare attraverso la porta della Luce e quindi di entrare nel Regno della Verità.

Ma qui si affaccia adesso questo problema: quale è la condizione per potere restare uniti a quel Dio che è Principio in noi?

Quale è la condizione?

Noi non siamo il Principio e noi possiamo trascurare il Principio e se noi trascuriamo, dimentichiamo il Pensiero che è in noi come principio della cose, noi non capiamo più, non intendiamo più.

Questi farisei hanno dimenticato questo Principio e dimenticandolo hanno frainteso, non hanno capito più, non sono entrati.

Allora il problema è questo: cosa è necessario per restare uniti a quel Principio della Luce che portiamo dentro di noi?

Se il Principio della Luce è un Io, quindi Uno, il problema è come si può restare uniti a Colui che è Uno.

Dio è uno, la Verità è una sola, come facciamo a restare uniti a Colui che è uno?

Si può restare uniti a Colui che è Uno solo in quanto si è uno.

Fintanto che noi siamo molti, siamo molteplici, fintanto che in noi c'è dispersione, fintanto che in noi c'è molteplicità di interessi, noi non possiamo restare uniti a Colui che è Uno.

Poiché soltanto ciò che è uguale si unisce a ciò che è uguale.

Due cose uguali si uniscono Ma, fintanto che in noi non c'è questa semplicità e non c'è quell'unità che c'è in Dio, noi non possiamo restare uniti a Dio.

Non potendo restare uniti a Dio, non possiamo avere presente quel Principio che ci dà la possibilità di passare attraverso la porta della Luce, poiché si passa attraverso la porta della Luce attraverso l'unione di due io.

Allora il problema è come fare per diventare uno?

Si diventa uno in quanto si pone l'Unica cosa necessaria al di sopra di tutto, in quanto si subordina tutto di noi a quell'unica cosa necessaria.

Si diventa uno in quanto si semplifica tutta la nostra vita nell'unico fine per il quale siamo stati creati.

Noi siamo stati creati per conoscere Dio.

Nella misura in cui subordiniamo tutto di noi a quest'unica cosa necessaria, noi semplifichiamo la nostra vita.

Ed è proprio rendendo una la nostra vita, una la nostra preoccupazione, uno il nostro interesse che si forma in noi quell'unità tale da essere fatti capaci di restare uniti a Colui che è Uno perché soltanto attraverso questa unione c'è la possibilità di passare attraverso la porta della Luce.



Gli dissero allora i farisei: "Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è vera"

Gv 8 Vs 13 Terzo tema.


Titolo: L'incontro con Dio: la seconda caratteristica della luce.


Argomenti: Si passa per la porta della Luce attraverso l'unione di due io. Dio non è in ogni luogo. La passione d'assoluto che caratterizza l'uomo non è opera dell'uomo. L'uomo è il luogo di Dio. Noi siamo immortali. La Luce che illumina ogni uomo. L'invisibilità della luce.


 

26/Agosto/1984  Fossano.


Attraverso questa obiezione dei farisei siamo giunti a capire quale sia la condizione per passare attraverso la porta della Luce e giungere alla Luce.

La porta della Luce è un Io.

La luce è ciò che continuamente ci richiama e ci riporta alla sua sorgente.

Lo spirito che continuamente ci richiama e ci riporta alla sua sorgente è l'io, la persona.

Portata nel campo della Verità è il Verbo stesso di Dio che in tutto ci richiama al Padre.

Per cui quando noi attraverso un segno, una parola, un avvenimento, un fatto, siamo richiamati a Dio Creatore, questo non è opera nostra, del nostro pensiero, dei nostri ragionamenti ma è opera del Figlio di Dio in noi.

Ed abbiamo visto che si passa attraverso la porta della luce con l'unione di due io, poiché richiede dedizione nostra al Verbo di Dio e quindi con l'unione di noi al Verbo di Dio, abbiamo detto con l'unione di due io e non si giunge alla Luce senza di noi.

La Luce giunge a noi senza di noi, noi non giungiamo alla Luce senza di noi.

Noi siamo stati creati per conoscere Dio.

E tutto vale e serve in quanto ci conduce a conoscere qualche cosa di Dio.

Anche i nostri giorni, anche le singole nostre giornate valgono e varranno per sempre, in quanto e per quanto saranno servite a conoscere qualche cosa di Dio.

Le nostre giornate che non sono servite a conoscere qualche cosa di Dio, cadranno nel nulla e noi esperimenteremo di essere vissuti per niente, perché siamo stati creati per questo.

Però l'unione con un essere presuppone l'incontro con quell'essere, il trovarlo.

E il trovare quell'essere presuppone il sapere il luogo in cui quell'essere si trova.

Il tema di oggi è l'incontro con Dio.

Dovremo dividere in due questo tema e oggi considereremo la prima parte.

E la prima parte la chiamiamo: la scoperta della seconda caratteristica della luce.

Per trovare qualcosa, affinché la nostra ricerca non sia vana, dobbiamo prima sapere il luogo dove questo qualcosa si trova e dove quindi noi possiamo cercarlo con la speranza di trovarlo.

Non possiamo trovare stelle alpine in un campo di grano perché certamente non le troveremo.

Ogni cosa ha un suo luogo e se vogliamo trovare le stelle alpine dobbiamo cercarle in un certo luogo.

Se cerchiamo nel grano troveremo i papaveri ma non le stelle alpine.

Quindi dobbiamo sapere il luogo in cui una cosa si trova se vogliamo che ci sia la speranza di trovarla.

Siccome l'argomento è quello di conoscere Dio, di incontrare Dio, il problema è sapere se Dio occupa un luogo e quale luogo?

È sempre stato detto che Dio è ovunque, che Dio è dappertutto e quindi sembra che sia possibile trovarlo in tutto perché Lui è presente in tutto.

Eppure si dice anche che Dio non è nella superficialità delle cose, Dio non è nelle cose esteriori, Dio non è nelle cose che mutano, Dio non è nel rumore, nella grossolanità.

Certamente quindi ci sono dei luoghi in cui Dio non c'è, per cui noi ci affaticheremmo invano a cercarlo lì, come ci affaticheremmo invano a cercare stelle alpine in un campo di grano.

Noi potremmo cercarle tutta la vita e all'ultimo confessare di avere sprecato tutta la vita per niente.

E qualcuno ci dirà: "Stolto, dovevi saperlo che le stelle alpine non le puoi trovare in un campo di grano".

Guardate che la maggiore parte della nostra vita noi la consumiamo così: a cercare stelle alpine in un campo di grano.

Questo ci fa capire che noi siamo responsabili dell'intelligenza del luogo in cui le cose sono e in cui le possiamo trovare.

Siamo colpevolmente responsabili se quindi le cerchiamo in un luogo diverso, facciamo un errore, è possibile fare un errore.

Certamente Dio non è in certe cose e lo abbiamo visto.

Dio è immutabile quindi non possiamo trovarlo nelle cose che mutano.

Dio è eterno quindi non possiamo trovarlo nelle cose temporanee.

Dio essendo Verità è in profondità e non è quindi nelle cose superficiali.

Dio è spirito (dice il Signore) e allora non possiamo trovare nella materia, nelle cose materiali.

Con questo già possiamo capire che Dio non è in ogni luogo, non possiamo quindi trovarlo in ogni luogo.

Dio ha un luogo ben preciso in cui possiamo trovarlo e possiamo cercarlo con la speranza di trovarlo e dobbiamo saperlo questo luogo se vogliamo evitare di sprecare tutta la nostra vita in niente pur cercando Dio.

Se Dio non c'è in qualche luogo, evidentemente occupa qualche luogo preciso.

Esiste  questo luogo? C'è questo luogo?

L'uomo ha una caratteristica che lo distingue, lo caratterizza da tutti gli altri esistenti, l'uomo è una passione per l'Assoluto e tutto ciò cui si volge, si volge con questa passione d'Assoluto.

L'uomo tutto ciò che tocca, tutto ciò che ama vuole che sia Assoluto.

L'uomo porta con sé questa passione d'Assoluto e questa è un segno di una presenza.

L'uomo non sa mica cosa sia questo Assoluto, lui lo subisce, l'uomo non sa cosa sia l'Assoluto, magari lo sapesse!

L'uomo non sa cosa sia l'Assoluto, però subisce la passione d'Assoluto, quindi questa passione d'Assoluto non è opera dell'uomo.

Se questa passione fosse opera dell'uomo, l'uomo saprebbe perfettamente cosa fosse ma non è opera sua, è opera di qualcun'altro, è opera di un altra presenza.

Se l'uomo ha la passione d'Assoluto, evidentemente quest'altra presenza è l'Assoluto.

Se l'uomo sente il bisogno dell'Assoluto, c'è qualcuno che gli fa sentire questo bisogno.

Se l'uomo sente il bisogno e il desiderio della Verità, c'è qualcuno che gli fa sentire questo bisogno, perché l'uomo non sa cosa sia la Verità, la va cercando in tutte le cose e tanto poco la sa che la confonde con tutte le cose.

Confonde la Verità con il denaro, con una donna, con una industria, con la politica eccetera.

Tutti questi errori  denunciano che l'uomo ha la passione per la Verità (la più grande offesa che si possa fare all'uomo è la menzogna) ma non sa cosa sia questa Verità,quindi la passione per la Verità.

Ora il subire la passione per una cosa, denuncia la presenza di quella cosa, noi stessi siamo testimonianza che Dio esiste, che Dio vive, ma se noi siamo  questa testimonianza, noi siamo il luogo di Dio, noi siamo l'abitazione di Dio, perché qui c'è ciò che non muta, qui c'è quello che non è esteriore, qui c'è quello che non è superficiale.

Dio essendo eterno e immutabile può trovarsi soltanto in ciò che è eterno e immutabile.

Qui scopriamo una grande cosa che noi avendo in noi la passione dell'Assoluto, abbiamo in noi la passione dell'immutabile, quindi se noi portiamo in noi la passione dell'immutabile, dell'eterno, noi siamo immortali.

Noi portiamo in noi una passione che non muterà mai più, la porteremo eternamente e in questo noi siamo eterni, in questo noi siamo immortali.

Dio non abita nelle cose mutevoli ma abita nelle cose che non mutano.

Dio non abita nelle cose temporanee ma abita nelle cose eterne.

Se in noi c'è questa passione dell'Assoluto e dell'immutabile, Dio abita qui.

Ed è qui che dobbiamo trovarlo ed è qui il luogo del nostro incontro  con Dio ed è qui che dobbiamo cercarlo con la speranza di trovarlo.

È questa la Luce che illumina ogni uomo di cui parla il Vangelo.

Fa strano dire: "Luce che illumina ogni uomo", quando la maggior parte degli uomini sono tutt'altro che illuminati.

E allora possiamo chiederci cosa è questa Luce che illumina ogni uomo? Il Vangelo non dice che illumini solo qualche uomo eppure quanti pochi uomini attingono a questa luce! Quanti pochi uomini ricevono questa luce!

Allora è una luce che illumina ogni uomo o illumina soltanto qualcuno?

La Parola di Dio non è smentibile, quindi se dice che è Luce che illumina ogni uomo, è Luce che illumina ogni uomo.

Eppure non illumina ogni uomo.

Sembra una contraddizione, sembra....

Tutti gli uomini sono illuminati da questa luce che arriva quindi agli uomini indipendentemente dagli uomini.

La Luce vera, quella che illumina ogni uomo è quella che lascia la traccia di Sé e questa traccia di sé è proprio questa passione d'Assoluto che ogni uomo porta in sé.

È Luce che arriva all'uomo senza l'uomo ma, difficilmente, molto raramente l'uomo attinge a questa Luce.

Abbiamo la Luce che illumina ogni uomo e abbiamo la Luce a cui l'uomo attinge, quindi abbiamo la Luce che non arriva all'uomo senza l'uomo, senza l'io dell'uomo, senza la partecipazione dell'uomo.

Senza la partecipazione dell'uomo abbiamo quindi questa Luce che illumina ogni uomo che è invisibile all'uomo.

Ogni uomo porta con sé la passione dell'Assoluto  e questa passione d'Assoluto è effetto di questa Luce che illumina ogni uomo indipendentemente dall'uomo, senza l'uomo.

Ho detto che l'uomo porta con sé questa passione d'Assoluto ma non sa cosa sia l'Assoluto.

L'uomo porta con sé la passione per la Verità ma non sa cosa sia la Verità.

Ecco, abbiamo la Luce che arriva all'uomo senza l'uomo, che illumina ogni uomo ma solo se l'uomo attinge a questa Luce personalmente, l'uomo è illuminato da questa Luce.

Qui abbiamo l'argomento di oggi: la seconda caratteristica della luce.

La prima caratteristica della luce è quella di essere l'unico esistente che non si separa mai dalla sua sorgente.

Ogni luce che arriva a noi ci richiama sempre alla sua sorgente.

Adesso passiamo alla seconda caratteristica della luce.

La seconda caratteristica della luce è questa: l'invisibilità.

Sembra una contraddizione: proprio la luce che ci fa vedere tutte le cose è invisibile.

Eppure abbiamo anche detto che la luce non ha bisogno di testimonianze, perché quando c'è si vede e quando non c'è non si vede.

La luce è invisibile, quello che rende visibile la luce è soltanto ciò che non è luce.

Quello che evidenzia la presenza della luce è l'effetto che la luce opera su ciò che luce non è.

Quello che rende evidente la presenza della luce è l'impurità, la luce si vede in quanto c'è un corpo diverso su cui la luce opera.

È questa la Luce che arriva ad ogni uomo, che illumina ogni uomo e che ogni uomo avverte, avverte per l'impurità che porta con sé.

Noi vediamo che le cose si illuminano quando splende il sole, però che cosa sia la luce non lo sappiamo.

La luce rende luminose le cose che non sono luce, però che cosa sia la luce non lo sappiamo.

Perché non lo sappiamo?

Perché la luce è conoscibile soltanto e per quel tanto che l'uomo si dedica ad essa, la luce è conoscibile soltanto nella sua sorgente.

Tutto è segno, è segno del cammino per farci capire che la Luce si annuncia a noi in tutto, Dio non si trova in tutto, però Dio si annuncia in tutto, dal sole al filo d'erba, Dio parla con noi in tutto e si annuncia a noi in tutto, però si trova in un luogo ben preciso e fintanto che noi non ci decidiamo a cercarlo in quel luogo ben preciso, avendolo individuato, tutti i nostri sforzi e i nostri sacrifici saranno inutili: noi non lo troveremo poiché Dio non si lascia trovare fintanto che noi non lo cerchiamo nel suo luogo.

Tutto ci indica questo luogo affinché noi possiamo trovare Dio, là dove Egli è.

Tutto è segno come la luce: la luce rende luminose tutte le cose quindi si annuncia in tutto, ma che cosa sia la luce noi non lo sappiamo, soltanto quando la cercheremo nella sua sorgente, nel suo principio, solo lì potremo trovarla.


G.:Ma noi abbiamo coscienza sempre di questa sete di assoluto che portiamo in noi? Cioè, noi esperimentiamo l'effetto di questo assoluto e noi sbagliamo il luogo in cui lo cerchiamo ma, noi sappiamo quale è effettivamente il nostro desiderio?

Luigi: No, per saperlo dovremmo essere illuminati dalla Luce vera ma, dovremmo averla attinta.

Si è illuminati da una cosa in quanto c'è una partecipazione personale.

Bisogna attingere alla Luce vera che illumina ogni uomo, fintanto che noi la subiamo soltanto, subiamo la Presenza di questa Luce ma, non ne siamo consapevoli, però tutto quello che cerchiamo e desideriamo noi lo cerchiamo e lo desideriamo come assoluto.

Per cui se quella cosa lì muta o cambia, ci delude perché ci delude?

Ci delude appunto perché noi c'era la speranza che fosse  assoluta.

G.: Quindi fintanto che Dio non ci tocca, in modo da farci capire che il desiderio che portiamo è desiderio di Lui, noi non possiamo attingere?

Luigi: No, noi non ci conosciamo mica, noi ci conosciamo soltanto conoscendo la Sorgente.

Solo conoscendo Dio, noi conosciamo l'uomo.

Noi subiamo le conseguenze  di Dio, della presenza di Dio ma, non sappiamo chi siamo e non sappiamo quello che portiamo in noi.

Però quello che portiamo in noi, lo portiamo eccome!

E ci tormenterà all'infinito se non troviamo quello che corrisponde a questo bisogno di assoluto, ci tormenterà, perché non possiamo mica togliervelo.

G.: È sufficiente che ci sia un annuncio esteriore che ci fa partire e attingere a questa luce?

Luigi: No, l'annuncio esteriore di per sé assolutamente non è sufficiente.

Bisogna che ci sia l'apertura dentro di noi, questa giustizia essenziale e  non parlare noi di iniziativa nostra.

Ci vuole questo rispetto, non accontentarsi delle impressioni nostre, dei sentimenti nostri, di quello che conosciamo noi, delle esperienze nostre o di quello che gli altri hanno detto.

Ci vuole questa partecipazione personale nostra, perché mettere Dio al centro, riferire le cose di Dio Creatore, vuol dire sempre superare tutto il resto per andare a cercare le cose nella loro  Sorgente.

La Sorgente è Dio Creatore e soltanto lì che noi prendiamo consapevolezza di quello che portiamo in noi, altrimenti lo portiamo ma non sappiamo cosa sia.

È come se qualcuno ci avesse fatto un regalo preziosissimo, un tesoro enorme ma noi lo considerassimo da buttare nella spazzatura, poi un giorno scopriamo invece il valore immenso che ha.

In Francia  in un convento di suore, delle suore avevano in soffitta un quadro nero, sporco, vecchio, a un certo momento l'hanno fatto fuori tra tante altre cianfrusaglie, han mandato anche quel quadro a un rigattiere.

Quel quadro è stato da rigattiere quattro mesi e a un certo momento un antiquario ha preso quel quadro perché gli sembrava che fosse interessante, poi ha cominciato a ripulire una cosa e l'altra e poi ha scoperto che era addirittura di un famoso  pittore veneziano del 500.

Il rigattiere quel quadro l'ha pagato poche decine di migliaia di lire dalle suore.

Poi l'antiquario l'ha pagata circa 700.000 lire al rigattiere, l'ha fatto restaurare e una volta restaurato è costato 7/8 milioni di lire, l'ha portato a un convegno su quel pittore veneziano e gli esperti hanno proprio confermato che era un quadro autentico e alla fine l'hanno pagato 650 milioni e le suore adesso si mangiano le mani.

È un segno: noi possiamo avere con noi di un tesoro preziosissimo magari in soffitta e un giorno scopriremo (magari troppo tardi)il valore immenso che ha.

È un segno di quello che portiamo in noi e che noi magari disprezziamo e riteniamo che ci siano tante altre cose molto più importanti e trascuriamo questo; un giorno capiremo che quello era la Sorgente di tutto.

È solo da Dio che noi prendiamo consapevolezza di quello che portiamo in noi, soltanto quel punto lì cominciamo a valutare veramente le cose, prima no.

G.: Quando si fa questa giustizia essenziale, quando si mette la ricerca di Dio prima di tutto, lei diceva prima che la Luce è invisibile, noi la vediamo solo perché illumina le cose.

Luigi: Illumina anche le cose che non sono Luce, quindi le impurità.

In quanto c'è la deformità, cioè che cos'è quell'impurità?

E tutto ciò che ancora non abbiamo raccolto in Dio, quindi tutto ciò che noi non abbiamo raccolto in Dio, che abbiamo  lasciato a metà strada, viene illuminato da questa Luce come impurità ma, noi non sappiamo cosa sia questa Luce, fintanto che non l'attingiamo nella sua sorgente.

G.: Noi quando cerchiamo di capire un segno, cercando il Pensiero di Dio in quello, la Luce illumina  quel segno, quindi quel segno diventa chiaro, si capisce; come quando la luce illumina un oggetto io lo vedo e lo capisco, perché la luce l'ha illuminato, però io non conosco ancora la luce.

Luigi: Certamente.

G.: Quindi anche quando un segno è capito, io non conosco la Luce.

Luigi: No,  che cosa sia la Luce in Sé, noi lo scopriamo soltanto nella sua Sorgente, in quanto cercheremo proprio la Luce in Sé.

La luce in sé è proprio il Verbo di Dio nel Padre, nella sua Sorgente e noi dobbiamo arrivare lì.

G.: Però nei segni che il Signore ci dà anche a livello di pensiero...

Luigi:  È  pane spezzato per sostenerci sul cammino.

G.: I segni dicono sempre qualcosa del nostro rapporto con Dio e di quello che Dio è in Sé, quindi quando noi capiamo un segno, capiamo qualche cosa del nostro rapporto con Dio, ma non capiamo ancora il segno.

Luigi: Tutti i segni cioè, tutte le  impurità illuminate dalla luce, hanno una funzione ben precisa, perché abbiano detto che la luce si caratterizza in  quanto ci rivela sempre la sua sorgente.

Allora tutte le impurità, cioè tutto quello che non abbiamo raccolto in Dio, illuminati da questa Luce, si fanno capire il luogo in cui si trova la Luce, ci  segnalano il luogo.

Una volta segnalato il luogo, spetta a noi il compito di attingere a questo luogo.

Per questo dico che noi siamo responsabili se cerchiamo le stelle alpine di un campo di grano.

Noi siamo responsabili perché tu dovevi sapere il luogo in cui si trovano le stelle alpine, perché questo luogo di Dio, della Luce, sono le impurità che te lo denunciano. se tu cerchi altrove tu sbagli.

G.: Questa Luce che ha detto che tutti gli uomini ricevono, di cui però non si rendono conto.

Luigi: È la Luce che illumina ogni uomo, pochissimi però sono illuminati da questa Luce, siamo nella contraddizione abbiamo detto.

Quindi abbiamo la Luce che illumina ogni uomo, però pochissimi attingono a questa Luce.

Tutti sono illuminati da questa Luce pochissimi attingono a questa Luce.

G.: Se noi non ci rendiamo conto che è quella la Luce a cui dobbiamo attingere, noi siamo colpevoli.

Spesso noi siamo consapevoli di questa Luce, molto tempo dopo che è arrivata.

Luigi: Certo perché noi siamo molto lenti a maturare.

Noi, quando conosceremo Dio, faremo questa grande scoperta: Dio era sempre stato con noi fin dal principio, noi scopriremo Colui che era sempre stato con noi fin dal principio!

Noi andavamo magari a elemosinare centesimi all'esterno e dentro di noi avevamo un Tesoro di milioni.

Conoscendo Dio noi riconosceremo Colui che ha sempre parlato con noi fin dal principio.



Gli dissero allora i farisei: "Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è vera"

Gv 8 Vs 13 Quarto tema.


Titolo: L'incontro con Dio.


Argomenti: Gli errori dell'uomo dovuti alla sua passione d'Assoluto. Le condizioni per andare in un luogo. Il luogo è intermediario tra noi e ciò che cerchiamo. Il Pensiero di Dio in noi.  Il punto verginale. Fare esperienza di Dio.


 

2/Settembre/1984  Fossano.


Domenica scorsa abbiamo visto la prima parte dell'incontro con Dio  che abbiamo chiamato la luce invisibile.

Abbiamo visto che l'uomo è un essere che è caratterizzato dalla passione per l'Assoluto ed è questa passione per l'Assoluto che gli fa commettere una infinità di errori, perché l'uomo scambia per Assoluto tutto ciò che vede, tutto ciò che tocca, tutto ciò che cerca, tutto ciò che ama.

E fintanto che non arriva a cercare l'Assoluto là, dove Esso è, l'uomo è soggetto (proprio per questa passione d'Assoluto che porta)a prendere della cantonate a non finire e quindi a caricarsi di tristezza, fino a giungere a trovare l'angoscia della vita, il non senso di tutte le cose, fino alla frustrazione finale in cui molti uomini finiscono.

Abbiamo visto che questa passione per l'Assoluto è segno di quella Luce, vera Luce che illumina ogni uomo.

Cioè è segno e testimonianza nell'uomo dell'Assoluto stesso.

Però abbiamo anche visto che questa Luce è invisibile.

Cioè l'uomo vede gli effetti di questa Luce.

Gli effetti di questa Luce sono questa passione per l'Assoluto che l'uomo porta in sé e che lo caratterizza fra tutti gli altri esistenti.

Questo illumina tanto della nostra vita, cioè ci fa capire gli errori dell'uomo, ci fa cioè capire che tutti questi errori sono una conseguenza del ritenere Assoluto ciò che Assoluto non è.

Però attraverso tutti questi errori, a forza di sbagliare, l'uomo è condotto in un primo tempo a cercare e poi a scoprire il luogo in cui si trova l'Assoluto.

D'altronde Dio, il nostro Creatore che ha posto in noi questa passione d'Assoluto, sta vigilando su ognuno di noi con ogni cura, per condurci là, dove ci vuole condurre.

E dove ci vuole condurre è proprio qui, a scoprire il luogo dell'Assoluto.

Perché soltanto trovando il luogo dell'Assoluto, noi eviteremo tutti quegli errori che noi facciamo, non potendoci spogliare di quella passione d'Assoluto che portiamo in noi e che non è opera nostra, poiché non sappiamo che cosa sia ma, è opera di un altro.

Per questo noi non possiamo dimettere questa passione d'Assoluto, non possiamo annullarla, non possiamo scavalcarla, a costo di andare a finire all'inferno noi ci portiamo dietro questa passione d'Assoluto, perché è opera del Creatore e contro l'opera del Creatore noi non possiamo assolutamente nulla.

Però attraverso tutti i nostri errori, esperimentando tutti i luoghi in cui l'Assoluto non può esserci, a poco per volta, noi siamo guidati, condotti a individuare questo luogo in cui l'Assoluto c'è.

C'è un luogo in cui c'è l'Assoluto e questo luogo deve anche essere accessibile a noi, perché altrimenti non avrebbe ragione di esserci.

Se Dio ha creato in noi il desiderio, la passione per una cosa è per condurci a soddisfare questa passione, questo desiderio, poiché proprio attraverso di esso, Lui ci introduce nella vita eterna.

Qui abbiamo già un aspetto positivo di tutti i nostri errori, di tutti i nostri sbagli.

Abbiamo già visto domenica scorsa come questo Assoluto non possa trovarsi nelle cose esteriori e se non può trovarsi nelle cose esteriori, ecco già un primo passo di delimitazione del campo, non può essere altro che dentro di noi, nelle cose interiori.

Quindi abbiamo questa passione d'Assoluto che, dopo averci fatto fare tanti errori ritenendo che l'Assoluto fossero le cose, le creature, gli avvenimenti, a poco per volta ci conduce a fissare il nostro pensiero, la nostra attenzione dentro di noi.

Indubbiamente in quanto ci viene presentato il luogo, si suppone che in noi ci sia interesse per questo, bisogna che questo interesse sia maturato dentro di noi.

La condizione per incontrare ciò che vi è in un luogo è che prima di tutto in noi ci sia interesse per quella cosa che è in quel luogo.

Secondariamente è necessario conoscere questo luogo e terzo è necessario ad entrare in questo luogo.

Perché soltanto entrando in questo luogo, noi potremo trovare ciò che è in questo luogo.

A questo punto noi possiamo riconoscere che l'Assoluto è dentro di noi, occupa quindi un luogo in noi, Dio è in noi ma, annunciare un luogo  è annunciare anche a noi la possibilità di entrare in questo luogo.

Il luogo è intermediario tra noi e ciò che cerchiamo.

Ora, questa intermediazione, la dobbiamo trovare dentro di noi.

Ci deve essere in noi qualche cosa che è in noi senza di noi, in questo qualche cosa ci deve essere la presenza di quello che noi cerchiamo: l'Assoluto, perché quello che noi cerchiamo è determinato dalla passione d'Assoluto che portiamo in noi e ci deve essere per noi la possibilità di entrare.

Ora, questo luogo è il Pensiero di Dio in noi.

Nel Pensiero di Dio in noi c'è la Presenza di Dio, dell'Assoluto,  noi non siamo Pensiero di Dio, però il Pensiero di Dio è in noi.

Ed è questa la vera Luce che illumina ogni cosa, però questa Luce  noi non la vediamo, fintanto che non attingiamo ad essa, non attingiamo personalmente ad essa.

"Quando vuoi pregare, entra nel silenzio della tua stanza e chiudi l'uscio", ecco questo Pensiero d'Assoluto che ogni uomo porta in sé è questa stanza in cui siamo invitati ad entrare quando vogliamo pregare.

Abbiamo detto che l'uomo è caratterizzato dalla passione di Assoluto e adesso qui possiamo trovare un altra caratteristica dell'uomo: in ogni uomo c'è un punto immacolato occupato solo da Dio, è immacolato perché è occupato solo da Dio.

Un punto verginale in cui nessuna creatura può entrare, nessuna cosa del mondo, nessun pensiero del mondo può entrare.

Questo punto verginale che caratterizza ogni uomo è il Pensiero di Dio in noi, è qui che avviene l'incontro con l'Assoluto, però l'incontro con l'Assoluto non avviene senza di noi.

"Quando vuoi pregare entra", l'incontro con l'Assoluto non avviene senza questo entrare e dice: "Chiudi l'uscio", metti cioè fuori ogni altro pensiero, ogni altra cosa.

Si entra soltanto con il Pensiero di Dio.

Questo è un fatto riservato a ogni uomo, è un fatto personale.

Ora, avendo in noi questa presenza dell'Assoluto, succede che noi possiamo ascoltare e parlare di Dio e possiamo essere condotti a pensare Dio, anzi, saremo tutti condotti di fronte a questo Pensiero di Dio che presto o tardi tutti quanti dovranno guardare poiché  l'hanno con sé: è il luogo in cui c'è l'Assoluto.

Attraverso tutte le vicende della nostra vita, non fosse altro che in punto di morte, ogni uomo è condotto di fronte a questo Pensiero di Dio che porta dentro di sé.

Ma essere condotti di fronte al Pensiero di Dio, non vuole dire fare esperienza di Dio.

Per questa presenza in noi dell'Assoluto, noi possiamo pensare Dio, possiamo fermarci a pensare Dio ma anche fermarci a pensare Dio non vuole dire fare esperienza di Dio.

Possiamo invece fare esperienza di Dio ma, per fare questa esperienza di Dio, si richiede un rapporto diretto a tu per Tu con Lui, in questo luogo.

Fintanto che noi non siamo capaci di questo isolamento, di questo rapporto personale, diretto con Dio, noi non possiamo fare esperienza di Dio.

Quando si parla di esperienza di Dio, sì, c'è una certa esperienza che si può fare, esperimentare vuole dire mettere alla prova, cioè sottomettere qualche cosa a un altro, in quanto si parla di sottomettere, noi possiamo fare esperienza di Dio in quanto possiamo sottomettere Dio a noi e Dio si lascia sottomettere ma, questa sottomissione di Dio a noi, cioè la sua sottomissione a un nostro desiderio, a un nostro pensiero è concessione di Dio, quindi è una esperienza che non dura.

Questa è un esperienza che dà luogo a questo rapporto: "Signore come sei buono!" ma il rapporto con la bontà di Dio, non è un rapporto stabile.

Poiché il concetto di bontà, sgorga dalla soddisfazione di qualcosa di nostro ma, fintanto che Dio si sottomette a un nostro desiderio non è un rapporto giusto e quindi non può durare, è una esperienza effetto di sentimento ma non dà luogo a un rapporto stabile.

Il rapporto stabile può nascere soltanto dalla sottomissione di noi a Dio, la sottomissione di noi alla Volontà di Dio: è in questo rapporto personale che si può fare vera esperienza di Dio, si può trovare cioè l'Assoluto in noi.

"Quando vuoi pregare entra nel silenzio della tua stanza", prendi contatto con questo Pensiero di Dio che è in te, chiudi la porta,escludi ogni altro pensiero e lì volgiti al Padre che è presente, perché ogni luce viene dal Padre".

Ed è proprio in questa Luce che si fa, si può fare esperienza dell'Assoluto che portiamo in noi, di cui tutti noi subiamo le conseguenze.



Gli dissero allora i farisei: "Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è vera"

Gv 8 Vs 13 Quinto tema.


Titolo: Cosa ci impedisce di fare esperienza di Dio.


Argomenti: La funzione positiva degli errori dovuti alla passione d'assoluto. Individuare il luogo in cui Dio c'è. Entrare nel luogo di Dio è possibile. Che cosa impedisce a noi la conoscenza di Dio? È l'interesse per Dio che ci conduce a individuare il luogo di Dio. Cosa significa entrare. Pensare un luogo e trovarsi in un luogo. Il luogo determina il nostro pensiero. Col pensiero del nostro io, non possiamo entrare nel luogo di Dio.


 

9/Settembre/1984  Fossano.


Il tema di oggi è che cosa impedisce a noi di vedere e quindi di fare esperienza di Colui che è presente.

Dio è Colui che è presente, eppure noi non lo vediamo, soprattutto non facciamo esperienza della sua presenza.

Perché, come mai? Quali sono le cause e da che cosa dipendono?

Abbiamo visto che l'uomo si caratterizza per la sua passione d'Assoluto, una passione che non è illuminata ma che tende alla Luce e proprio perché non è illuminata, fa commettere all'uomo tutti gli errori che l'uomo fa nella sua vita, perché questa passione fa cercare all'uomo l'Assoluto in tutto ma senza svelargli cosa è l'Assoluto.

Per cui l'uomo confonde l'Assoluto con tutto ciò che vede, con tutto ciò che incontra.

Ora, se i luoghi in cui l'uomo cerca l'Assoluto sono sbagliati, l'uomo non fa esperienza della presenza di Dio.

E l'uomo non facendo esperienza della presenza di Dio, con facilità conclude dicendo che Dio non c'è, che Dio non esiste.

È l'uomo che trae queste conclusioni ma, abbiamo detto che la passione dell'Assoluto ha bisogno di essere illuminata e fintanto che l'uomo non cerca l'Assoluto dove l'Assoluto si trova, evidentemente non può fare esperienza dell'Assoluto.

Intanto però attraverso questa negatività, attraverso queste prove negative, attraverso questo non trovare Dio, l'uomo è condotto a un fine positivo: la passione dell'Assoluto, facendoci sbagliare luogo nella ricerca dell'Assoluto, a poco per volta ci conduce a scoprire il luogo in cui si trova l'Assoluto, il luogo in cui si trova Dio.

Intanto ci rivela e ci testimonia che Dio c'è, perché se Dio non ci fosse, noi non subiremmo la passione dell'Assoluto.

Il niente produce il niente.

Se l'Assoluto non ci fosse, noi non sentiremmo la passione, il bisogno di esso.

Gesù stesso dirà: "Voi stessi dite che Io sono".

Ogni uomo con la sua passione d'Assoluto dice, testimonia che Dio esiste, perché lui subisce gli effetti di Dio.

Abbiamo visto che attraverso tutte queste cose negative si giunge al positivo.

Il positivo è : Dio c'è.

Quindi l'uomo sbaglia non esperimentando Dio, non trovando la presenza di Dio a trarre la conclusione che Dio non c'è.

Come sbaglia colui che non pesca nulla e conclude che in quel fiume non ci sono pesci, non è che non ci sono pesci, è lui che non ha pescato niente.

In secondo luogo, tutti questi errori ci conducono a individuare il luogo in cui Dio c'è.

Il luogo in cui si può trovare Dio è dentro di noi.

C'è dentro di noi il Pensiero stesso di Dio, questo punto immacolato in cui nessuna cosa del mondo, nessun pensiero del mondo, nessun pensiero del nostro io può entrare, però è il luogo in cui c'è Dio.

Il problema allora è questo: entrare in questo luogo.

O forse è impossibile entrare?

Evidentemente se Dio ha posto nell'uomo la sua Presenza non è per rendergli impossibile l'incontro ma anzi per renderglielo possibile.

Dio vuole essere conosciuto, Dio vuole essere trovato, Dio ci ha creati per conoscerlo.

Quindi se Lui ha eletto ognuno di noi come sua abitazione ponendo in noi la sua presenza e la nostra passione d'Assoluto lo testimonia, questo non è per impedirci l'entrata ma è per dare a noi la possibilità di entrare nella conoscenza di Dio, perché una cosa si conosce soltanto nel suo luogo, però bisogna entrare in questo luogo.

E allora il problema è che cosa impedisce a noi di entrare in questo luogo, che cosa impedisce a noi la conoscenza di Dio?

L'uomo può sentire parlare di Dio ma può non impegnarsi personalmente nel cercarlo.

Evidentemente se non si impegna personalmente a cercarlo è perché ha altri interessi, il problema è che cosa abbiamo posto come nostro interesse principale di vita.

L'uomo può anche avere interesse per Dio e cercare Dio ma cercarlo in luoghi sbagliati e allora il problema è dove.

L'uomo può cercare Dio dentro di sé, cioè nel luogo in cui Dio è ma può cercarlo non come deve essere cercato.

E allora il problema è come.

Possiamo capire che l'incontro con Dio e quindi l'esperienza della sua presenza, presuppone il trovarlo e il trovarlo presuppone il sapere dove Lui si trovi ma il sapere dove Lui si trovi, presuppone l'interesse per Lui.

È l'interesse per conoscere Dio che ci conduce a scoprire il luogo in cui si trova Dio.

È soltanto trovando, individuando il luogo in cui si trova Dio che noi possiamo entrare in questo luogo. Evidentemente se non c'è l'interesse per conoscere Dio, non si pone per noi il problema del luogo e quindi non si pone neppure il problema di entrarci.

Dio opera con noi per condurci a scoprire l'unica cosa necessaria, l'unica cosa di cui abbiamo bisogno e quindi per formare in noi questo interesse per Lui posto al di sopra di tutto, se l'interesse per Dio non è stato posto in noi al di sopra di tutto, certamente tutte le altre tappe a noi sono precluse.

Quando però si è formato in noi questo interesse, il nostro problema è entrare nel luogo di Dio, entrare in questo luogo in cui Dio c'è.

Questo luogo è il Pensiero di Dio in noi.

Il problema è come entrare in questo luogo.

Prima di come entrare dobbiamo chiederci che cosa significhi entrare.

Fintanto che si tratta di luoghi materiali è facile capire cosa voglia dire entrare ma qui si tratta di luoghi spirituali.

Forse per entrare nel luogo di Dio è sufficiente pensare Dio?

C'è una differenza fondamentale tra il pensare il luogo e il trovarsi in quel luogo, non basta pensare un luogo per trovarsi in quel luogo.

Quando noi pensiamo un luogo, evidentemente è perché ci troviamo in un altro luogo, cioè noi pensiamo un luogo ma la nostra realtà è altra.

Per entrare nel luogo che pensiamo, noi dobbiamo abbandonare i luoghi in cui ci troviamo ed andare in quel luogo e ci troveremo in quel luogo quando?

Non quando noi pensiamo quel luogo ma, quando quel luogo per noi diventa la realtà che determina il nostro pensiero.

Non è il nostro pensiero che determina il luogo ma è il luogo che determina il nostro pensiero e allora quel luogo è realtà in cui noi ci troviamo.

Non basta pensare a Dio per trovarci con Dio, per entrare nel Pensiero di Dio, bisogna che questo Pensiero di Dio diventi per noi il luogo in cui ci troviamo.

Ma per diventare il luogo in cui ci troviamo, deve diventare la realtà che determina il nostro pensiero e non ciò che è pensato dal nostro pensiero.

Ora, la realtà  non siamo mai noi a farla, noi non siamo creatori, il Creatore è un altro, la realtà è opera del Creatore.

Noi con tutto il nostro pensare non creiamo la realtà.

Per quanto noi pensiamo Dio, non basta tutto il nostro pensare per farci fare esperienza di Dio, come non basta tutto il nostro pensare per fare squillare il campanello del telefono se dall'altra parte non siamo chiamati.

La realtà è opera del Creatore, è opera di Dio.

E fintanto quindi che noi non superiamo il pensiero del nostro io, noi non possiamo entrare nella realtà di Dio.

Anzi, nel pensiero del nostro io, noi corriamo il rischio di chiuderci nel soggettivismo e il soggettivismo non è mai realtà..

Intanto qui scopriamo una cosa importante e cioè che con il pensiero del nostro io noi non possiamo entrare in questo luogo in cui c'è Dio, noi non possiamo entrare nel Pensiero di Dio.

Il problema era che cosa ci impedisce di fare esperienza della presenza di Colui che è presente, cioè di fare esperienza di Dio.

Qui possiamo concludere che ciò che impedisce a noi di fare esperienza di Colui che è presente e quindi di trovare Colui che è presente e che noi non possiamo smentire che sia presente, è il pensiero del nostro io.

Ma sapendo questo non è che adesso noi abbiamo scoperto come fare per entrare in questo luogo in cui c'è Dio e in cui quindi possiamo fare esperienza di Dio.

Abbiamo detto che la realtà non dipende da noi ma dipende da Dio e allora fintanto che noi non facciamo dipendere  il Pensiero di Dio da Dio, noi non scopriamo la realtà in noi del Pensiero di Dio.

Cioè fintanto che il Pensiero di Dio non dipende da Dio noi non lo troviamo come realtà ma lo troviamo sempre in relazione al pensiero del nostro io, cioè saremo sempre noi che pensiamo Dio e non possiamo uscirne.

Ma "noi che pensiamo Dio", questo ci impedisce di entrare nella realtà del Pensiero di Dio, quindi ci impedisce di fare esperienza della presenza di Dio.

Bisogna che il Pensiero di Dio divenga quello che è: Pensiero di ("di"sottolineato tre volte) Dio e diventa Pensiero DI Dio soltanto in quanto è messo in relazione a Dio, perché la realtà è opera di Dio.


P.: Il problema è entrare nel Pensiero di Dio, non basta pensare Dio e noi ci troviamo nel Pensiero di Dio quando Esso diventa la realtà che determina il nostro pensiero.

Luigi: Detto in una parola: realizzare.

P.: Realizzare vuol dire prendere coscienza.

Luigi: No, la realizzazione non è opera nostra, è opera di Dio, perché è Dio che fa la realtà. Adesso è sempre pensiero nostro.

P.: E' Lui che si fa esperimentare.

Luigi: No.

E.: L'uomo è una passione d'assoluto e solo se questa passione è illuminata, noi scopriamo la causa di tutti i nostri errori che ci fanno esperimentare l'assenza e non la presenza di Dio. Ma attraverso i nostri errori di luogo riusciamo a scoprire il luogo in cui è Dio.

Luigi: Attraverso gli sbagli arriviamo a scoprire dove si trova.

Perché certamente Lui c'è, noi sbagliando luogo diciamo che Dio non c'è perché non lo esperimentiamo.

No, tu non lo esperimenti perché lo cerchi in luoghi sbagliati.

E.: Tu dici che noi arriviamo a trovare Dio attraverso le proiezioni sbagliate che facciamo della nostra esigenza d'assoluto ma la stessa esigenza dell'assoluto, sia di per sé prova che Dio esiste.

Luigi: Infatti la passione d'assoluto è già una testimonianza che Dio c'è. Se Dio non ci fosse, noi non sentiremmo la passione d'assoluto, perché dal niente viene il niente.

Se Dio non ci fosse, noi non sentiremmo il bisogno dell'assoluto.

E.: Infatti l'animale non ha né il tormento, né l'esigenza dell'assoluto.

Luigi: Noi tutto quello che amiamo vogliamo che sia assoluto, se amiamo una persona vogliamo che quella persona sia assoluta come Dio, se amiamo il denaro vogliamo che il denaro sia sicuro come Dio.

E.: E questa è una prova dell'esistenza dell'assoluto, direi che la negatività delle esperienze che noi facciamo...

Luigi: La negatività ci porta al luogo in cui Dio c'è.

E.: Luogo che è nell'interiorità dell'uomo.

Luigi: Dio non è nelle cose transitorie, nelle cose esterne, Dio non è nelle cose volubili.

E.: Dio non è neppure nel nostro pensiero dell'io.

Il problema di base è quindi sapere come entrare in questo luogo.

Luigi: Il luogo in cui è Dio è il Pensiero di Dio in noi.

E.: Questa è già una ulteriore precisazione, direi che Dio abita nell'interiorità dell'uomo ed è in questa interiorità che c'è il Pensiero di Dio.

Luigi: In questo luogo non si entra con nessun altro pensiero.

E.: Cioè noi siamo impediti da molte cose ad entrare in questo Pensiero e a fare esperienza di Dio.

Noi sentiamo parlare di Dio, sentiamo parlare di questo luogo ma non è detto che sapendo dell'esistenza di questo luogo, noi ci impegniamo personalmente per entrare.

Luigi: Quello è segno che noi abbiamo altri interessi.

E.: Abbiamo altri interessi, cioè noi possiamo cercare in luoghi sbagliati, ecco il problema del dove cercare.

Possiamo cercare Dio in noi stessi, nell'interiorità, ma cercarlo non come va cercato.

L'elemento determinante per poterlo cercare e trovare nel luogo giusto è l'interesse per Dio, la passione per Dio. L'amore per Dio ci porta a scoprire il luogo e ci pone il problema di come entrare.

La possibilità di entrare è data dal porre Dio come valore al di sopra di ogni altra cosa.

E si entra nel Pensiero di Dio, quando questo diventa realtà, da cui dipende ed è determinato il nostro stesso pensiero.

Quindi come realtà non dipende da noi ma da Dio.

Luigi: Il Pensiero di Dio, deve diventare la realtà oggettiva indipendente da noi, perché fintanto che è dipendente da noi, sono io che penso e fintanto che io penso, sono fuori, non posso esperimentare la presenza di Dio.

E.: L'errore sostanziale che facciamo noi, è quello di scambiare per realtà quello che è un prodotto del nostro pensiero...

Luigi: No, noi dobbiamo arrivare a scoprire il Pensiero di Dio come realtà, quindi come Pensiero DI Dio, altrimenti è pensiero nostro, è pensiero nostro che pensa Dio, ma non è pensiero di Dio, è pensiero mio: sono io che penso ma allora se sono io che penso, è pensiero mio, allora è pensiero tuo, non è pensiero di Dio. Deve diventare Pensiero DI Dio. Ed è qui che noi troviamo la presenza oggettiva di Dio, indipendente da noi, quindi realtà.

E.: Diversamente noi troviamo delle nostre idee di Dio che sono sempre sbagliate.

Luigi: Certo.

E.: E a questo si giunge attraverso un superamento totale del pensiero del nostro io.

Luigi: Non possiamo assolutamente entrare nel Pensiero di Dio col pensiero del nostro io.

L'argomento di oggi è proprio questo, non possiamo entrare nel Pensiero di Dio, con il pensiero del nostro io.

E.: Qui si vede chiara l'esigenza di superare il pensiero del nostro io, per entrare nella Realtà di Dio, quindi la deduzione più logica a cui si giunge è che con il pensiero dell'io, non possiamo assolutamente entrare in quel luogo in cui si trova Dio.

Luigi: Quindi non possiamo fare esperienza della presenza di Colui che è presente, non possiamo negare che sia presente, però non lo troviamo, non possiamo fare esperienza della sua presenza.

Io faccio esperienza della presenza, in quanto costato e quindi realtà.

La costatazione è realtà, io mi trovo in questo luogo, è realtà.

Non sono io che faccio il luogo, è il luogo che fa me direi, qui ho il mio pensiero che dipende dalla realtà, ma la realtà è indipendente dal mio pensiero.

E.: Quindi abbiamo un rovesciamento di quelle che sono le credenze abituali nostre, noi riteniamo realtà quello che vediamo all'esterno, mentre non sono altro che modi nostri di vedere le cose.

Luigi: La realtà viene da Dio, il Pensiero di Dio che non possiamo negare, come realtà lo possiamo trovare solo in quanto dipende da Dio, in quanto lo facciamo dipendere da Dio, in quanto lo mettiamo in relazione a Dio. Fintanto che è in relazione al mio io è pensiero del mio io e qui io sono fuori, anche se penso Dio da mattina a sera.

E.: Per trovare il Pensiero di Dio come realtà, dobbiamo superare il pensiero del nostro io...

Luigi: Siamo sempre ancora sul piano della fede, non siamo ancora a Pentecoste.

Bisogna partire da Dio Creatore, Dio Creatore che fa la realtà.

E.: Ma nella pratica come posso superare il pensiero di me stesso? Come posso riconoscere come realtà il Pensiero di Dio in me?

Dio è il Creatore, quindi solo quello che deriva da Lui è realtà, come posso arrivare a questa percezione di conoscenza che mi sposta il piano del reale fasullo su cui io opero, al reale autentico?

Luigi: E' il Padre che ti fa vedere il suo Pensiero, per cui lo scopri come realtà oggettiva, indipendente da te, ma per questo devi entrare nel silenzio della tua stanza, lì è il Padre che ti rivela che il Pensiero di Dio che hai in te, è Pensiero Suo: "Questo è mio".

Ma: "Questo è mio", è Lui che te lo dice, non sei tu che lo dici.

In quanto tu ascolti Dio, Dio ti fa fare questa costatazione e lì scopri la presenza oggettiva del Pensiero di Dio, cioè, sei in grado di entrare nel luogo, Dio ti ha fatto entrare nel suo luogo. perché Dio si rivela nel suo Pensiero, in quanto si rivela solo nel suo Pensiero, soltanto se noi ci raccogliamo nel suo Pensiero (Pensiero DI Dio), siamo condotti a prendere coscienza di quello che Egli è.

E.: Ma per raccoglierci nel Pensiero di Dio, noi dobbiamo diventare tutto Pensiero di Dio...

Luigi: Guarda, il Pensiero di Dio per noi è luogo. Il Pensiero di Dio per noi è luogo.

Luogo cosa vuol dire?

Luogo vuol dire che è accessibile.

Perché è intermediario.

Il luogo è intermediazione tra ciò che cerchiamo e ciò in cui noi ci troviamo.

Se io cerco i funghi, prima devo andare nel luogo in cui ci sono i funghi, se vado in un campo di grano non trovo i funghi.

Il luogo in cui ci sono i funghi, è intermediario tra ciò che cerco (i funghi) e il luogo in cui io mi trovo, per cui per trovare i funghi mi devo spostare in quel luogo lì.

Il Pensiero di Dio per me è un luogo, è il luogo in cui abita Dio, solo che per cercarlo nel Pensiero di Dio, devo escludere da me ogni altro pensiero.

Per andare in un luogo, devo lasciare gli altri luoghi.

Quindi devo lasciare ogni altra cosa e devo trasferirmi nel Pensiero di Dio, perché soltanto qui, nel Pensiero di Dio, troverò la presenza di Dio. Non lo posso trovare altrove.

E.: Ma l'esempio dei funghi è un rapporto tra entità relative.

Luigi: Ah certo.

E.: La ricerca di Dio pone invece in rapporto la relatività del mio io e l'Assoluto di Dio.

Luigi: C'è un punto di passaggio, perché se Dio non ci offrisse un punto di passaggio, noi siamo qui e Lui è là e non ci sarebbe nessuna possibilità di passaggio.

E.: Dio è un assoluto e dato che tutto il pensare è relativo mi chiedo come è possibile il silenzio di tutto ciò che è relativo per poter ascoltare l'Assoluto.

Luigi: Appunto. E' impossibile?

No, Dio è in noi proprio per renderci possibile questo.

In quanto c'è in noi il Pensiero di Dio, c'è per renderci possibile pensare Dio.

Entrare in questo Pensiero è possibile.

Però nel Pensiero di Dio si entra soltanto con Dio, non si entra con altri pensieri.

Quindi bisogna entrare in questa stanza, quello è il campo per il quale vendi tutto quello che hai per comperarlo.

Nel campo tu trovi il tesoro.

Entra nella tua stanza, chiudi l'uscio e raccogliti soltanto in questo Pensiero, perché è nel Pensiero di Dio che si rivela Dio.

"Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me".

Prima di tutto, Lui ci fa toccare con mano che in noi c'è questo Pensiero, però non è detto che noi entriamo.

Quello è il passaggio obbligato.

E fintanto che noi personalmente non entriamo in questa stanza (questo è luogo quindi è una stanza) certamente noi non possiamo fare esperienza di Dio, sentiremo parlare di Dio, faremo tanti bei discorsi su Dio ma non facciamo esperienza di Dio.

E.: Noi dobbiamo entrare nel segreto della nostra stanza per fare esperienza della presenza di Dio, per fare questo iniziamo col silenzio di tutte le creature, per giungere a porre Dio come valore al di sopra di ogni altro valore.

Luigi: Questo silenzio equivale a: "Vendi tutto quello che hai".

E.: Attraverso il silenzio di tutte le creature, l'anima è in attesa di Dio.

Luigi: All'anima il Pensiero di Dio le è dato, quindi c'è un punto di riferimento.

Se c'è il Pensiero di Dio, tu puoi pensare Dio.

E.: Ma questo passaggio avviene per fede.

Luigi: Certo.

E.: Nel buio della fede.

Luigi: No, no un momento, questa fede qui, è fede in quanto mi collega con Dio Creatore.

Tutto è opera di Dio, quindi anche la presenza di questo Pensiero di Dio in me, è opera di Dio.



Gli dissero allora i farisei: "Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è vera"

Gv 8 Vs 13 Sesto tema.


Titolo: La Luce viene dalla Luce.


Argomenti: Il luogo di Dio – Realizzare il Pensiero di Dio in noi – La presenza oggettiva del Pensiero di Dio in noi – Condotti alla Presenza di Dio – Tutti costateremo la presenza del Pensiero di Dio oggettivo in noi – Restare alla presenza di Dio – Dispersione interiore – La lampada accesa – La finalità dell’operare di Dio – Passaggio dal Pensiero al Padre -


 

16/Settembre/1984  Fossano.


Abbiamo visto che per fare esperienza di qualcosa o di qualcuno, dobbiamo incontrarlo.

E per incontrarlo, dobbiamo sapere dove si trova.

Dobbiamo conoscere il luogo.

Conoscendo il luogo dobbiamo preoccuparci di entrare in questo luogo.

Perché soltanto entrando in questo luogo, abbiamo la possibilità di incontrare ciò o colui di cui vogliamo fare esperienza.

Abbiamo visto che il luogo di Dio è dentro di noi, è dentro ogni uomo.

Abbiamo dovuto escludere che Dio si trovi nelle cose esteriori, transitorie, temporanee, superficiali eccetera.

Dio abita nel desiderio, nella fame di assoluto che ogni uomo porta in sé e questa fame è rivelazione ed è testimonianza della presenza in noi dell’assoluto stesso, della presenza in noi del Pensiero di Dio.

Abbiamo visto come il Pensiero di Dio stesso sia questo luogo in cui noi possiamo trovare Dio.

Però, annunciato il luogo, non è detto che noi entriamo in esso.

Infatti abbiamo visto domenica scorsa, qual è, l’ostacolo principale per entrare in questo luogo.

L’ostacolo principale è il pensiero del nostro io.

Nel Pensiero di Dio, questo punto immacolato che ogni uomo porta in sé, si può entrare solo col Pensiero di Dio.

Quindi escludendo ogni altro pensiero, per raccoglierci unicamente nel Pensiero di Dio, noi possiamo trovare Colui che noi cerchiamo e fare esperienza di Esso.

Entrare nel Pensiero di Dio è realizzare in noi questo Pensiero, cioè prendere consapevolezza di ciò che è questo pensiero.

Nel pensiero del nostro io, noi diciamo che il Pensiero di Dio è un pensiero del nostro io, ma abbiamo visto che questo è un errore.

E questo ci lascia nel dubbio, su ciò che sia veramente questo Pensiero.

Per realizzare una cosa, dobbiamo sempre appellarci al Creatore, perché la realtà è fatta dal Creatore, non è fatta da noi.

Se noi facciamo dipendere la realtà dal pensiero del nostro io, noi ci ingolfiamo in una infinità di dubbi.

Dio è il Creatore, Dio è il Principio, quindi soltanto se noi partiamo da Dio Creatore, possiamo realizzare ciò che una cosa è e soprattutto possiamo realizzare, quindi costatare ciò che è il Pensiero di Dio.

Abbiamo visto che partendo da Dio, noi costatiamo che il Pensiero di Dio, è Pensiero DI Dio.

Quindi è realtà presente in noi ma indipendente da noi, oggettivamente presente in noi.

Questo è un luogo, quindi è un punto Luce, per ogni altra luce.

In questo luogo si entra con un rapporto personale con il Pensiero di Dio, si entra soltanto con il Pensiero di Dio.

Fintanto che noi abbiamo paura di questo rapporto personale, di metterci a diretto contatto con Dio che è presente in noi, certamente non possiamo scoprire questo luogo e soprattutto non possiamo entrare in esso.

Ma scoperta la presenza oggettiva del Pensiero di Dio in noi, resta per noi il problema di rimanere in questo luogo, del restare in questa Luce.

E qui troviamo un grosso problema, è la nostra grande difficoltà, poiché non basta incontrare un essere per restare con lui.

Soprattutto non basta fare l’esperienza della presenza di un essere, per conoscerlo.

Teniamo presente che la salvezza non sta nell’essere condotti alla presenza di Dio.

Molti saranno condotti alla presenza di Dio e saranno cacciati, non potranno restare alla sua Presenza.

Questo ci fa capire che la salvezza non sta nell’essere condotti alla Presenza di Dio o nel costatare in noi la presenza oggettiva del Pensiero di Dio.

Tutti, questo lo costateranno.

Ma non è detto che si possa rimanere.

La salvezza sta nel potere rimanere a questa presenza.

Soprattutto la salvezza sta nel conoscere Dio, perché soltanto chi conosce Dio può rimanere.

E allora il problema è questo: come fare per rimanere in quella presenza che Dio ci ha fatto esperimentare.

Alla presenza di Colui che è presente e che noi non possiamo smentire che sia presente.

Come fare per restare in questa Presenza?

Anche qui per potere rispondere a questo “come” dobbiamo riflettere su cosa c’impedisce di restare a questa Presenza.

L’impedimento per restare a questa Presenza è determinato dalla nostra dispersione interiore.

E la nostra dispersione interiore, è determinata da tutti quegli interessi che ci hanno condizionato, precedentemente a questo incontro, da tutte quelle scelte che noi abbiamo fatto precedentemente nella nostra vita e che ci portiamo dietro.

Per cui adesso, avendo fatto questo incontro, non siamo più liberi di noi stessi per potere restare in questo incontro.

Noi siamo determinati dalle scelte fatte.

Noi siamo determinati da tutto ciò che per noi è stato interesse di vita.

È questo che impedisce e crea grande difficoltà a noi per restare in quella Presenza alla quale Dio ci ha condotti ha costatare.

E allora la risposta è semplice, per potere entrare bisogna eliminare tutti i nostri altri interessi.

Ma come si fa ad eliminare tutti questi interessi?

Ed è possibile eliminare tutti questi interessi?

Dice Gesù che quando si accende una lampada, bisogna metterla in alto, in modo da illuminare tutto.

“Lampada” è il Pensiero di Dio.

“Lampada accesa” è il Pensiero di Dio incontrato come presenza oggettiva, come realtà indipendente da noi, presente in noi, quindi come Pensiero DI Dio offerto a noi.

Ora, questa lampada accesa bisogna metterla in alto, in modo da illuminare tutto.

Mettere in alto vuole dire metterlo al di sopra di tutto.

Mettere al di sopra di tutto questa Luce.

Il tema di oggi è questo: la Luce viene dalla Luce.

Ora mettere in alto cosa vuole dire? Vuole dire sottomettere a tutto il resto.

Teniamo presente che questo Pensiero di Dio per noi è un luogo in cui possiamo conoscere Dio, Gesù dirà con precisione: “Nessuno può venire al Padre, se non per mezzo di Me”.

Quindi solo se noi mettiamo in alto questo Pensiero di Dio, in modo da sottomettere (illuminare) tutto di noi a questo, abbiamo la possibilità di rimanere.

Poiché avere incontrato la presenza di uno, non vuole dire avere la possibilità di rimanere con quest’uno, però vuole dire darci la possibilità di capire che cosa c’impedisce di rimanere.

E scoprendo quello che impedisce a noi di rimanere, abbiamo la possibilità di sottomettere tutto a quell’unico interesse, se quell’interesse, noi lo abbiamo messo al di sopra di tutto.

Dio essendo il Creatore opera tutti i giorni ed opera per una finalità ben precisa: rivelare in noi il suo Pensiero.

Tutto è creazione di Dio, tutto è Parola di Dio.

Quando uno parla, parla per manifestare il suo pensiero.

Tutto è segno, tutto è segno di Dio, quindi tutto il parlare di Dio ha come scopo quello di rivelare a noi il suo Pensiero.

Questo è il fine.

Ma quando ci è data la possibilità di conoscere, di capire l’intenzione, il fine per cui un essere opera, è data a noi la possibilità di intendere ogni cosa che fa questo essere.

Così nella finalità di Dio, rivelazione in noi del suo Pensiero, della sua unica Intenzione, noi abbiamo la possibilità dell’intelligenza e quindi abbiamo la possibilità di capire il significato di tutto quello che Dio fa.

E quindi abbiamo la possibilità di ordinare, di coordinare tutte le cose in questo fine.

Questo vuole dire illuminare, questo vuole dire sottomettere tutto a questo Fine.

Dio sottomette tutto a questo, noi chiamati a partecipare, dobbiamo sottomettere tutto a questo, sapendo che tutta l’opera di Dio conclude in questo.

Per questo dico che il Fine, cioè la rivelazione della presenza del Pensiero di Dio in noi, deve essere posto in alto, in modo da illuminare tutto di noi, soprattutto in modo di subordinare ad Esso, tutti gli altri interessi, perché questa è la condizione per potere rimanere con questo Pensiero.

Nella rivelazione ci viene detto che quando tutto sarà sottomesso al Cristo, Cristo allora consegnerà il Regno al Padre.

Questo è detto per noi, per farci capire che solo quando tutto in noi, sarà sottomesso a questo unico Pensiero, a questa Luce, noi saremo fatti capaci del passaggio dal Pensiero al Padre.


Gli dissero allora i farisei: "Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è vera"

Gv 8 Vs 13 Riassunti


Riassunti


Argomenti: Il messaggio dalla Madonna a Medjugorje - La conversione – L’anticipo della Parola di Dio – La Realtà sarà la Parola di Dio - Il mondo esterno e il mondo interno – La Volontà di Dio discende da ciò che Dio è – Strumentalizzare Dio – Il rapporto personale con Dio – Il Diavolo e la Madonna – La fede ci deve portare a mettere Dio prima di tutto – L’inferno e il purgatorio – Il pensiero disoccupato -


 

23/Agosto/1984  Fossano.