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Rispose essa:"Nessuno, Signore". E Gesù le disse:"Neppure io ti condanno; va e d'ora innanzi non più peccare".

Gv 8 Vs 11


Titolo: La liberazione della donna.


Argomenti: L'impossibilità per l'uomo a liberarsi dal pensiero del proprio io. L'essenza del peccato. La schiavitù al pensiero del nostro io. L'impotenza dell'uomo che attribuisce tutto al pensiero del proprio io. Noi non ci possiamo perdonare. Solo chi può dimostrarci che Dio è la causa di tutto ci può liberare. La ragione di essere è soltanto in Dio. Nell'amore non si pecca più.


 

10/Giugno/1984  Fossano.


In questa versione si dice: "Va e d'ora innanzi non più peccare".

In altre versioni, sopratutto in latino si dice: "Non volere più peccare" ma, forse la versione più vera e più profonda è ancora un altra: "Va e d'ora innanzi non peccherai più".

Perché quella donna ormai era stata inserita nell'amore, poiché quando si ama non si può più peccare, perché il vero peccato è un peccato contro l'amore.

Comunque il tema di oggi è: la liberazione della donna.

Abbiamo visto domenica scorsa come Gesù abbia liberato quella donna da tutti coloro che volevano lapidarla, da tutti coloro che volevano mandarla a morte.

Però Gesù ha voluto domandare alla donna stessa dove fossero i suoi accusatori.

Perché ha voluto che quella donna stessa prendesse consapevolezza di essere libera, di essere stata liberata da tutti coloro che volevano mandarla a morte, questa abbiamo visto che è l'opera di Gesù.

Quella donna significa la nostra anima.

L'opera di Gesù è quella di liberare la nostra anima da tutte quelle ragioni, da tutti quegli argomenti diversi da Dio che la tengono succube, che la fanno servire ad altro e che gli impediscono quella disponibilità, quella dedizione tale che abbiamo visto si richiede affinché l'anima possa realizzare l'amore.

Abbiamo anche visto che liberata dai suoi nemici, quella donna non era libera dal suo nemico principale: non era libera da se stessa.

Qui oggi vedremo questa liberazione che Gesù ha operato con questa donna.

Poiché questa è la vera liberazione che ognuno di noi aspetta da Lui, che ognuno di noi patisce e che di cui ognuno di noi ha bisogno: essere liberati da noi stessi, essere liberati dal pensiero del nostro io.

L'uomo da solo non si può liberare di sé.

Non soltanto ma, nessun uomo può liberare un altro uomo dal pensiero del proprio io.

Dobbiamo approfondire questa impotenza dell'uomo a liberarsi e a liberare.

Questa schiavitù dell'uomo è una conseguenza del peccato.

L'essenza, la sostanza del peccato, sta nel non riportare le cose a Dio, cioè nel fermarsi al pensiero di noi stessi.

Noi siamo stati creati per raccogliere tutto in Dio.

Dio sovrabbonda con i suoi segni, ci inonda di segni che sono parole, ci inonda anche di sue parole dirette verso di noi, per dare a noi la possibilità di avere del materiale da raccogliere in Lui, per conoscere Lui.

Perché attraverso tutti i segni e tutte le parole che Lui fa e dice a noi, Lui rivela a noi Se Stesso se però noi raccogliamo tutto quello che Lui ci dice nel suo Pensiero.

Noi possiamo però interrompere questa opera a metà strada fermandoci al pensiero del nostro io e questo è possibile perché l'opera di raccolta in Dio non avviene senza di noi.

Certamente tutte le persone ricevono segni, parole, messaggi di Dio e tutte queste cose arrivano all'uomo senza l'uomo ma, l'opera di ritorno di questi segni a Dio non avviene senza l'uomo.

Ed è proprio in questa opera di ritorno che sorge la Luce nella nostra mente, la Luce di Dio nella nostra anima.

Senza questo raccoglimento resta la notte, nonostante ci sia questa sovrabbondanza di segni di Dio nella nostra vita.

La notte è proprio determinata dalla Presenza di Dio e dalla presenza dei segni di Dio non unificati in Dio.

Quando noi non riferiamo tutto a Dio, quando non raccogliamo tutto in Dio  fermandoci al pensiero del nostro io, succede un fatto grave dentro di noi.

Succede che noi facciamo dipendere, attribuiamo tutto quello che pensiamo, tutto quello che diciamo, tutto quello che facciamo al nostro io.

E  attribuendo questo creiamo una dipendenza ed è proprio in questa dipendenza che noi veniamo ad esperimentare la schiavitù.

La schiavitù del pensiero del nostro io.

Questa schiavitù ci impone di fare tutte le scelte solo e sempre in funzione del pensiero del nostro io, cioè non abbiamo più la possibilità di attingere alla Luce di Dio.

La Luce di Dio resta spenta in noi, non parla più.

Noi tutti i giorni dobbiamo fare delle scelte e di fronte a queste scelte che dobbiamo fare, di fronte a queste parole che dobbiamo dire, noi ci accorgiamo che non possiamo più attingere alla Luce di Dio.

Dobbiamo parlare secondo i nostri sentimenti, secondo quello che dicono tutti, secondo i nostri argomenti, secondo le nostre esperienze ma non riusciamo ad attingere la Luce di Dio per parlare secondo Dio, per ragionare secondo Dio, per scegliere secondo Dio.

È l'impotenza dell'uomo.

Impotenza dell'uomo perché attribuisce tutto al pensiero del proprio io.

E attribuisce tutto al pensiero del suo io perché ha trascurato Dio.

In questo legame di dipendenza che l'uomo ha stretto col pensiero del proprio io, l'uomo si chiude in un carcere da cui lui non può uscire e da cui nessun uomo lo può fare uscire.

Perché non ci sarà nessun altro uomo che lo possa convincere che ciò che lui ha fatto, che ciò che lui ha detto, non sia stato lui a farlo, non sia stato lui a dirlo.

Non c'è nessuna potenza umana, non c'è nessun argomento umano, non c'è nessuna ragione umana che ci possa convincere che quello che noi abbiamo fatto o che noi non abbiamo fatto non sia colpa nostra e perché non ci può convincere?

Non ci può convincere perché in noi non c'è la presenza di Dio.

Perché in noi il punto fisso di riferimento è il pensiero di noi stessi.

Perché le cose le abbiamo fatte dipendere dal pensiero del nostro io.

Ed in quanto abbiamo fatto dipendere le cose dal pensiero del nostro io, noi sappiamo che il nostro io è la causa di quello che abbiamo detto, è la causa di quello che abbiamo fatto o non fatto.

Non c'è nessuno che ci possa liberare da questa convinzione.

Non essendoci nessuno che ci possa liberare, noi capiamo anche che non c'è nessuno che  possa perdonare la nostra colpa, né noi.

Noi non ci possiamo perdonare.

E perché non ci possiamo perdonare e nessuno ci può perdonare veramente?

Si, parole se ne possono dire tante: "Io ti perdono", la realtà però resta diversa.

Noi restiamo legati alla nostra responsabilità, nessuno ci può liberare da questa responsabilità del pensiero del nostro io: "La cosa è dipesa da me, dovevo fare e non ho fatto, oppure non dovevo fare e ho fatto".

Nessuno ci può liberare perché qui c'è un legame di verità e la verità è al di sopra di noi e quello che noi abbiamo stabilito con questo legame, noi non possiamo assolutamente spezzarlo. Né noi, né alcun altro.

Allora sorge il problema: "Chi ci libererà da questo corpo di morte?" dice San Paolo o c'è ancora qualche possibilità di essere liberati?

Se quello che ci tiene schiavi e che ci impedisce il perdono, ci impedisce di perdonarci o di essere perdonati da altri e quindi ci impedisce la liberazione da questa nostra schiavitù è questa convinzione che le cose sono dipese dal nostro io?

Soltanto chi può dimostrarci che quello che abbiamo fatto non siamo noi ad averlo fatto o che quello che non abbiamo fatto non siamo noi a non averlo fatto, soltanto Costui può veramente perdonarci, può veramente liberarci.

Qui è chiaro che chi ci può veramente liberare, chi ci può veramente perdonare, è soltanto Colui che può dimostrare a noi che Dio è la causa di tutto, anche di quello che noi abbiamo fatto, anche di quello che noi non abbiamo fatto.

Chi veramente può liberarci dal pensiero di noi stessi è soltanto Colui che viene da Dio, con la Verità di Dio, soltanto Costui può veramente liberarci dal pensiero del nostro io, perché soltanto costui può veramente perdonarci.

A questo punto capiamo quello che dice Gesù che soltanto la conoscenza della Verità fa libero l'uomo.

E la Verità è questa: è Dio che fa tutto fuori di noi ma fa tutto anche dentro di noi, per cui è Colui che prende su di Sé tutto quello che noi facciamo.

Ed è soltanto prendendo su di Sé che ci libera da tutto e ci perdona veramente.

Qui capiamo anche cosa vuol dire quel giudicare, quel condannare e cosa vuol dire quel non giudicate e non condannate, perché il giudizio è per Dio.

Non giudicare, quindi non attribuire a nessuno quello che tu vedi fare a qualcuno, perché tutto quello che tu vedi, tutto quello che è fatto, è fatto per mezzo del Verbo di Dio e quindi è fatto da Dio.

Cerca sempre allora di superare quella che è l'apparenza, l'apparenza dell'uomo, dell'io umano che fa, va sempre oltre e cerca sempre la causa, la causa di tutto che è Dio, cerca di conoscere Dio senza giudicare nessuno, senza condannare nessuno.

Perché condannare vuole dire attribuire un fatto a qualcuno e non a Dio.

Soltanto Colui che può dimostrare a noi che quello che abbiamo fatto non siamo noi che lo abbiamo fatto ma è Dio che ce lo ha fatto fare, ci può veramente perdonare, ci può liberare dal pensiero di noi stessi e questo qualcuno è lo Spirito di Dio.

Qui Gesù a questa donna ha detto: "Nemmeno Io ti condanno", qui abbiamo la liberazione della donna da se stessa.

Non condannare vuole dire non attribuire a una creatura quello che apparentemente quella creatura ha fatto.

Qui abbiamo veramente la salvezza, qui abbiamo l'amore che nasce, il vero amore, perché quella donna avendo trovato il perdono ha trovato una ragione di vita.

Noi operando nel pensiero del nostro io, noi non ci rendiamo conto ma noi ci scaviamo la morte nella nostra vita, perché nel pensiero del nostro io noi ci priviamo di una ragione di vita: il nostro io non ha la ragione di sé in sé.

Per cui noi operando nel pensiero del nostro io, noi ci priviamo della ragione di essere, la ragione di essere è soltanto nell'Essere, è soltanto in Dio.

Chi libera noi dalla schiavitù del pensiero del nostro io, ci libera in quanto ci dimostra che quello che abbiamo fatto è Dio che lo ha preso su di Sé, cioè è Dio che ce lo ha fatto fare, Costui liberandoci dal pensiero del nostro io, dà a noi una ragione di essere.

Dando a noi la ragione di essere ci riporta nella vita.

Soltanto lo Spirito di Verità e solo coloro che portano in sé lo Spirito di Verità possono veramente perdonare, possono veramente liberare.

Questa donna è stata perdonata quindi è stata liberata e adesso ha trovato l'amore e nell'amore non si pecca più.

Per questo ho detto che forse la versione più profonda e più vera delle parole che Gesù dice, conseguentemente a questa liberazione sono: "Va e d'ora innanzi vedrai che non peccherai più".