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Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Gv 8 Vs 1 Primo tema.


Titolo: Significato e funzione dell'esperienza della presenza di Dio:  ci offre la possibilità (libertà) di occuparci di Dio.


Argomenti: Sfiorati dalla Luce. Cristo tra noi è l'esperienza della presenza di Dio. L'allontanamento di Dio. Le due presenze di Dio. Dedicare il pensiero.


 

4/Dicembre/1983 Casa di preghiera Fossano.


Iniziamo il capitolo ottavo.

Anche qui dobbiamo chiederci quale lezione e quale significato c'è in questa scena che va collegata con l'ultimo versetto del capitolo precedente.

Nel versetto cinquantatre del capitolo settimo si diceva: "Se ne tornarono, ciascuno a casa sua".

C'è questo confronto: capi dei sacerdoti e farisei con Nicodemo, se ne tornarono ciascuno a casa sua e qui Gesù se ne andò sul Monte degli Ulivi.

C'è una contrapposizione.

Noi abbiamo visto le volte precedenti che costoro erano stati sfiorati dalla Luce.

La Luce era arrivata a loro, attraverso l'argomento Gesù.

Gesù che si presentava come Messia, cioè come Figlio di Dio.

Gesù che, attraverso la voce stessa di Nicodemo, aveva bussato alla porta dei sacerdoti, alla porta di quei farisei.

Sfiorati dalla Luce non avevano però aderito alla Luce, anzi avevano ribadito, con un atto di superbia, con un atto di orgoglio, avevano ribadito la loro sicurezza, la loro autorità.

La conseguenza fu che ognuno se ne tornò a casa sua.

Segno che ognuno si ritirò nel suo mondo.

Fu riassorbito dal suo vecchio mondo, dalle sue vecchie ragioni, non uscì dal pensiero di se stesso.

La Luce brillò invano.

Quando la Luce splende nella nostra notte, quando bussa alla nostra porta, offre a noi la possibilità di uscire dal pensiero del nostro io.

Noi da soli siamo nell'assoluta impotenza a superare il pensiero di noi stessi.

È soltanto quando la Luce bussa alla nostra porta e chiama quindi al Pensiero di Dio, soltanto qui noi abbiamo la possibilità di superarci e di dedicarci e di occuparci di Dio.

Però ci occupiamo di Dio, non in quanto custodiamo la memoria di quello che è arrivato a noi.

La memoria diventa un camposanto.

Ci occupiamo di Dio, in quanto dedichiamo il nostro pensiero, la nostra vita a Dio.

Ci occupiamo di Dio, in quanto facciamo della Luce che è giunta a noi, argomento della nostra vita, motivo della nostra vita.

C'è un salto di qualità.

Prima vivevamo per- e adesso viviamo Per-.

Se non c'è questo salto di qualità, l'uomo viene riassorbito dal mondo di prima e non può assolutamente resistere agli argomenti del mondo.

Gli argomenti del mondo lo assorbono, lo disperdono, lo dividono, gli annullano tutti i significati, compreso il significato della vita.

Perché l'uomo senza la Luce di Dio, perde il significato di tutte le cose.

Non ha la possibilità di trovare il significato alle cose.

Non ha la possibilità di dare un significato alle cose.

A un certo momento la sua stessa vita non ha più significato.

E quando la nostra vita perde di significato, non può più essere sopportata.

E allora, anche se non lo si compie esteriormente, si compie interiormente il suicidio.

Quindi si va verso la morte.

Noi abbiamo visto queste persone, che sfiorate dalla Luce, sono state riassorbite dal mondo.

Ma c'è un altro fatto.

Qui il Vangelo prosegue: "Mentre quelli se ne tornarono a casa loro, Gesù se ne andò al Monte degli Ulivi".

Il monte è sempre segno di preghiera, luogo di pace, luogo di raccoglimento in Dio.

Segno che Gesù si allontanava dal mondo, si allontanava dalla sua città, da Gerusalemme e ritornava al Padre.

Sarà infatti dal Monte degli Ulivi che Lui ascenderà al Padre.

È un segno contrapposto a quell'altro.

Per insegnarci qualche cosa.

Per insegnarci non soltanto che, sfiorati dalla Luce, non avendola seguita ritornano nel mondo di prima ma, perdono anche il contatto con Cristo.

Perché Cristo stesso si allontana.

Cristo tra noi è l'esperienza della presenza di Dio.

Abbiamo visto che due sono le presenze nella nostra vita di Dio.

C'è l'esperienza della presenza di Dio.

Cristo è l'esperienza della presenza di Dio tra noi.

Cristo è il Dio tra noi.

Lui tra noi, parla a noi del Padre, parla a noi di Dio, in quanto parla a noi di Dio, fa fare esperienza a noi di Dio.

Cristo è l'esperienza del Dio tra noi.

Il Monte degli Ulivi è simbolo della preghiera, simbolo del distacco dal mondo, simbolo del ritorno di Cristo al Padre.

In quanto Lui se ne va al Monte degli Ulivi, c'è questo ritorno al Padre e questo distacco dagli uomini.

Dagli uomini che hanno trascurato il suo Spirito.

Fa capire che quegli uomini, non soltanto sono stati riassorbiti dal loro mondo ma, sopratutto hanno perduto, hanno smarrito la presenza del Dio tra loro.

Tutto è lezione di Dio per noi.

Siccome Cristo è segno della presenza di Dio in noi, questo allontanarsi di Cristo dagli uomini è segno del Dio che si allontana da noi.

Dio si allontana da noi e noi esperimentiamo l'assenza di Dio.

A questo punto la prima domanda che si presenta è questa: come può Dio che è il presente, sempre presente, come può Dio allontanarsi da noi, come può farci esperimentare la sua assenza?

Adesso possiamo avvicinarci a questo argomento, visto quanto è stato detto nelle domeniche scorse.

Sopratutto abbiamo detto che due sono le presenze di Dio nella nostra vita.

La prima è l'esperienza della presenza di Dio.

La seconda è l'esperienza della presenza di Dio, come conseguenza della conoscenza di Dio.

La prima avviene in quanto c'è una risposta a un bisogno.

Fosse anche il bisogno di Dio, il bisogno di Assoluto che portiamo in noi.

La seconda invece nasce, deriva dalla conoscenza di Dio.

La seconda è stabile.

La seconda diventa tutta presenza.

Una presenza che non muta più.

Una presenza che diventa vita eterna.

La prima invece, abbiamo detto che è instabile.

Poiché è concessione di Dio.

Dobbiamo soffermarci su questa prima esperienza, su questa prima presenza.

È proprio in questa prima presenza che avviene l'allontanamento di Dio dal mondo.

Sopratutto dobbiamo chiederci quale significato ha, per noi, questa esperienza che Dio ci fa fare della sua presenza nel nostro bisogno.

Cioè quale sia il significato di queste concessioni, di queste caramelle che Dio concede a noi.

Quale sia il significato o meglio, quale sia la funzione di questo.

Ecco l'argomento di questa sera è proprio questo.

Il significato dell'esperienza della presenza di Dio.

Quale sia la sua funzione.

L'esperienza della presenza, è relativa sempre al nostro bisogno.

In quanto desideriamo una cosa, se ci viene concessa questa cosa, noi esperimentiamo la presenza di chi è venuto incontro al nostro bisogno.

Con questo noi concludiamo che quella persona che ci è venuta incontro è "buona".

È "buona" perché ha soddisfatto il nostro desiderio.

Però questa esperienza che noi facciamo, essendo relativa a noi, al nostro io, al nostro bisogno, come soddisfa il nostro bisogno, immediatamente sparisce.

Tutto quello che accade nella nostra esperienza è soggetto al tempo.

Noi sostanzialmente siamo fatti di passato e di futuro ma di niente presente.

Il presente non lo possiamo fermare.

È soltanto nella conoscenza di Dio e nella conoscenza della presenza di Dio, dedotta dalla conoscenza stessa di Dio (rapporto Figlio/Padre) che in noi si ferma lo scorrere del tempo.

Tutto incomincia a diventare presente in questa Presenza.

Perché Dio è il presente.

Conoscendo Dio, noi ci "sistemiamo" nel presente.

E in questo presente, tutto il nostro passato e il futuro diventano presente.

Quale è la funzione di questa presenza, soggetta al tempo?

Quale è la funzione di questa concessione?

Perché Dio si concede?

Perché Dio ci fa esperimentare una presenza che poi dopo non permane?

È l'anima sfiorata dalla Luce.

La funzione è questa: quando l'anima è sfiorata dalla Luce, ha la possibilità di occuparsi della Luce.

Quando Dio concede a noi, una esperienza della sua presenza, offre a noi la possibilità (libertà) di occuparci di Lui o meglio, di pensare a Lui.

Una prima deduzione che possiamo fare e questa: noi non siamo liberi.

Noi siamo liberi solo quando la Luce giunge a noi.

È la Luce di Dio che giungendo a noi, dà a noi la possibilità, quindi la libertà di aderire a Dio.

Ma noi non siamo liberi di scegliere Dio.

Se Dio non parla a noi, se Dio non ci fa esperimentare la sua presenza, noi restiamo schiavi di tutte le altre presenze e Dio per noi è un'astrazione.

Anche se ne sentiamo parlare, Dio per noi è una astrazione.

Noi non ci possiamo occupare di Dio.

Questo è l'aspetto tragico di questo raffronto tra coloro che se ne tornarono a casa loro e questo Gesù che se ne va sul Monte degli Ulivi.

Tragico perché quelli, ritornando a casa loro, hanno perduto la libertà di occuparsi di Dio.

Non potranno più occuparsi di Dio.

Perché l'uomo non è libero.

La libertà è data dal Dio che visita l'uomo.

Dio che visita l'uomo, dà all'uomo la possibilità, la grazia di occuparsi di Dio.

Se l'uomo non si occupa di Dio, come l'uomo è soddisfatto da questa esperienza di presenza, lui perde la presenza.

Avendo la possibilità, ecco il passaggio.

Questa esperienza della presenza di Sé, che Dio dà a noi, venendo incontro a un nostro bisogno, ha questo risvolto meraviglioso: offre a noi la possibilità di pensare a Lui, di occuparci di Lui e di fare di Lui la nostra vita.

Perché noi in realtà, viviamo di ciò cui dedichiamo il nostro pensiero.

Però non siamo liberi di dedicare il nostro pensiero a quello che vogliamo.

Prima di tutto, noi possiamo dedicare il nostro pensiero soltanto a qualcosa che è presente.

Ciò che non è presente, noi non lo possiamo pensare.

Ne deriva che la nostra possibilità di pensare, non è in mano nostra ma, da ciò che ci viene concesso come presenza.

Soltanto quando Dio ci concede la sua presenza, noi abbiamo la possibilità di pensarlo.

Per questo dico che la nostra possibilità di pensare Dio, è puro dono di Dio ma è un dono che non permane.

Gesù, abbiamo detto che è l'esperienza della presenza del Dio tra noi.

Gesù è concessione di Dio che si rende presente tra noi e Gesù dice: "Non sempre avrete Me".

Altrove dice: "Ancora per poco Io sono con voi, mi cercherete e non mi troverete, perché dove Io sono, voi non potete venire".

Ecco l'anima di tutto questo.

Abbiamo detto che il tema è il significato dell'esperienza della presenza di Dio.

L'anima sta qui.

Dove Lui è, noi non possiamo andare.

Possiamo andare soltanto quando Lui fa esperimentare la sua presenza a noi.

Cioè soltanto quando Lui parla a noi.

Quando Lui ci sfiora con la sua Luce.

Lì e soltanto lì, noi abbiamo la grazia e la possibilità di passare al mondo di Dio.

Ma è una possibilità, perché i figli di Dio sono liberi.

Quando la Luce di Dio bussa alla nostra porta, rende noi liberi, non ci costringe.

È la Luce che ci sfiora che rende noi liberi.

Ma è un attimo.

È un attimo che noi non possiamo fermare.

O perlomeno, lo fermiamo se ci dedichiamo, se dedichiamo ad esso il nostro pensiero.

Ma se non dedichiamo il nostro pensiero, quell'attimo, come sfiora noi, immediatamente svanisce.

Non possiamo trattenerlo.


P.: Pensavo alla responsabilità che abbiamo in quell'attimo. Quell'attimo non lo possiamo fermare e tutto si gioca lì.

Penso che è un attimo che ci rende liberi ma possiamo usare bene questa libertà, solo se siamo coscienti, se siamo vigilanti, perché se no passa.

N.: È un attimo che non ci rende liberi, è un attimo che ci apre la porta della libertà. E se non ne approfittiamo noi restiamo nella nostra prigione.

Luigi: È una offerta di libertà. Gesù dice: "Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ti ho cercata e tu non hai voluto, non hai conosciuto l'ora in cui sei stata visitata, adesso non è più tempo".

C'è questo: "Adesso non è più tempo".

N.: È un dono che arriva nella nostra schiavitù, noi non ne siamo consapevoli.

È un dono che arriva a noi senza di noi.

È la porta che ci viene aperta, poi la nostra dedizione ci fa oltrepassare la porta.

La nostra non dedizione non ci fa oltrepassare la porta.

Non è che ci libera quella Luce, ci offre la possibilità.

Luigi: Certo.

Dobbiamo sempre tenere presente che Dio non ci costringe, perché in Dio si è liberi.

In Dio non c'è costrizione.

La Luce di Dio, giungendo a noi, non ci costringe a seguirla.

Noi siamo costretti prima.

Infatti, trascurando la Parola di Dio, anche dopo subiamo la costrizione.

È soltanto in quel punto, in cui la Luce di Dio ci sfiora, che noi non siamo costretti.

Altrimenti siamo costretti.

Ci manca il tempo: "Io vorrei occuparmi di questo ma non posso", siamo costretti.

Noi subiamo le costrizioni perché non siamo liberi.

La libertà ci viene concessa, soltanto in quel punto in cui Lui ci sfiora.

Lì proprio in quanto è la Luce di Dio che arriva a noi, rende noi liberi di aderire o no.

In quel punto, abbiamo la libertà che ci è data da questa grazia che arriva a noi.

Soltanto in quanto Cristo parla a me del Padre, dà a me la possibilità di dedicarmi al Padre, di occuparmi del Padre.

Se non mi occupo del Padre, ho avuto questa possibilità, l'ho trascurata, adesso vengo riassorbito nel mondo di prima e qui sono costretto a dedicarmi ad altro e quand'anche sentissi parlare di Dio, io non posso dedicarmi a Dio.

Non abbiamo solo degli uomini che ricadono nel mondo di prima ma, abbiamo proprio Gesù che si allontana e che ritorna al Padre.

Qui abbiamo due movimenti opposti.

Inizialmente, nello stato di vita semplice, abbiamo due movimenti che tendono a unirsi, fino a un punto d'incontro.

Abbiamo la fame di Assoluto che tende verso l'Assoluto e abbiamo l'Assoluto che discende verso questa fame.

In quel punto lì, l'anima ha la possibilità di fare il passaggio.

Se non fa questo passaggio, viene riassorbita dal mondo di prima e il Figlio di Dio, che era arrivato fino a noi, ritorna al Padre.

Per questo Gesù dice: "Non sempre avrete Me".

Anzi: "Ancora per poco Io sono con voi".

"Affrettatevi a camminare", ecco la dedizione.

La Luce è con voi ma solo per poco.

"Affrettatevi a camminare, fintanto che avete la Luce, altrimenti le tenebre vi sorprendono".

Cosa sono queste tenebre che ci sorprendono?

È il mondo vecchio di prima, le mie vecchie ragioni mi riassorbono ed oramai, io non sono più libero.

Non sono nemmeno più libero di pensare a Dio.

Perché mi manca il tempo.

"Oramai non è più tempo".

Questo: "Oramai non è più tempo" che dice a Gerusalemme, vuol dire che a Gerusalemme viene a mancare il tempo.

Non ha più tempo per occuparsi di Dio, perché è tanta la pressione del suo mondo che non ha più tempo per occuparsi di Dio.

P.: Ma se invoca e fa penitenza?

Luigi: Non dipende dalla nostra penitenza e non dipende dalla nostra invocazione.

N.: L'anima ritorna in una condizione peggiore di prima ma a me non sembra. L'uomo a questo punto ha sperimentato qualcosa della Luce, come quando i discepoli sul Tabor dicono: "Facciamo una capanna per tutti e tre". L'uomo ha visto la bellezza di quel momento. Gli resta il ricordo ma anche il rimpianto di quell'attimo di grazia.

Io avevo portato l'esempio del mio avere smesso di fumare e avere poi ripreso a fumare e poi del periodo passato, sempre con il rimpianto di non aver perseverato nel non fumare e dell'essere tornato schiavo del fumo.

Mi sembra che Dio dice di perdonare settanta volte sette.

Arriverà un giorno in cui non potrà più  perdonare ma, prima di abbandonare l'uomo, tenta ancora di riconquistarlo.

Io penso che lo riconquisti anche con quel ricordo di quella Luce. Perché il ricordo di quella pace, quando sei invece nella turbolenza, nella confusione, nel fastidio, nella insoddisfazione, è un ricordo che crea in te un rimpianto.

È un ricordo che tu non puoi più dimenticare.

Lo puoi anche dimenticare, però ci vuole molta insensibilità e molta durezza d'animo.

Io che ho fatto l'esperienza dello smettere di fumare, quando mi sveglio la notte perché ho sognato di fumare, mi sveglio ancora arrabbiato adesso, perché mi chiedo chi mi ha fatto far riprendere a fumare.

Allo stesso modo mi dirò: "Chi me lo ha fatto fare di scartare Dio quando avevo l'occasione di stare con Lui?".

Se Dio si ripresenta, cercherò di essere più attento la seconda volta.

Certo che se Dio non venisse incontro a me, io avrei perso la capacità di pensare a Dio, non sarei più capace, però Dio non mi abbandona.

Luigi: Dio può sempre visitarti, perché anche nell'inferno Dio visita satana, Dio vista il demonio, perché Dio si presenta a tutti.

Dio convoca anche il demonio alla sua presenza.

È il demonio che non può restare alla sua presenza.

Non è che Dio non possa colloquiare con l'anima che non lo può accogliere.

Dio può colloquiare ma è l'anima che non può restare.

Cosa vuole dire rivelazione di presenza?

Vuole dire che Dio, raccoglie noi, porta noi alla sua presenza.

Teniamo presente che nella parabola di quelli che non vollero Lui come re, dice: "Conduceteli e uccideteli alla mia presenza".

Tutte le parole di Cristo sono profondissime.

Questo: "Uccideteli alla mia presenza", ha un significato molto profondo.

Vuol dire che Dio ci convoca alla sua presenza.

Tutti, buoni e cattivi sono convocati alla sua presenza.

Tutti noi siamo condotti alla sua presenza.

Non è detto che noi possiamo vivere alla sua presenza.

Ognuno potrà restare alla sua presenza per quanto avrà interiorizzato di Dio nel suo pensiero, per quanto di Dio porterà dentro di sé.

Altrimenti non può mica restare.

È un attimo in cui uno vede, costata la coincidenza del suo bisogno d'Assoluto con l'Assoluto, però non lo può afferrare.

N.: Chi è di noi che non sia stato sfiorato dalla Luce di Dio e chi è di noi che non l'abbia fatta stabile?

L'abbiamo persa tutti.

Siamo tutti ridiventati schiavi. Non si scandalizzi lei, è così.

Luigi: Noi stiamo osservando dove ci sta conducendo questo brano di Vangelo.

Quello che Dio ci presenta in questo avvenimento, in questa scena, evidentemente se ce lo presenta è per salvarci.

Non è per dannarci.

Quindi Lui, in quanto ci fa pensare a questo rischio in cui viene a trovarsi l'uomo, se ce lo fa pensare, è perché noi abbiamo ad evitare questo rischio.

N.: Lo so ma, noi che ci siamo già caduti, se sentiamo dire che oramai la Luce è passata e non ritorna più non possiamo fare altro che dire che oramai siamo dannati, perduti.

Se invece Cristo questo me lo dice perché non ci ricaschi una seconda o una terza volta.....

La Luce di Dio mi è arrivata tante volte e io l'ho sempre persa o perlomeno non l'ho afferrata completamente. Sono lì che faticosamente arranco. Lui mi dice: "Stai attento che arriverà il momento in cui la perderai". Allora in quel modo lì, io capisco Dio, lo ringrazio e gli chiedo però ancora di aiutarmi e di avere pazienza.

Luigi: Teniamo presente che Gesù dice: "Quante volte (non una volta sola) ho cercato", però ci fa capire che la nostra possibilità di pensare Dio, di dedicarci a Dio, non è determinata da noi.

Il tempo non è in mano nostra.

Quando Lui mi visita, mi dà la possibilità di esperimentare la sua presenza.

Lui mi vuole fare capire questo.

La possibilità non è in mano mia.

Non è che io gli possa dire: "Passa di qui a cinque minuti e io mi dedicherò a Te, perché adesso sono occupato in altro". Non sono io che determino il tempo con Dio.

Se io determinassi il tempo con Dio, Dio non sarebbe più Dio.

Se io fossi libero, Dio non sarebbe più Dio.

Io non sono libero.

La libertà mi viene soltanto in quanto Dio mi convoca alla sua presenza.

Lì nella sua presenza io sono libero.

Ma è un attimo, perché se passo a Dio quell'attimo diventa eternità e allora diventa tutto presenza di Dio e resta tutto presenza di Dio ma, se non mi occupo di Dio, quell'attimo è immediatamente scaduto.

N.: Così mi convince di più. Sembrava che venisse una volta e poi mai più.

Luigi: No, no, la lezione è questa: farci capire che la nostra libertà esiste soltanto in quanto Lui sta parlando con me.

Altrimenti io non sono libero e se non sono libero non mi posso nemmeno occupare di Lui.

Cioè io non ho tempo per Lui.

Non sono libero.

La libertà mi viene soltanto in quanto Lui mi visita.

Arriverà ancora un giorno in cui Lui certamente mi visiterà ma, devo essere talmente preparato da poter entrare nella veglia infinita.

Prima superficialmente dico: "Se non posso oggi potrò domani, il tempo è mio, sono libero".

No, l'uomo non può occuparsi di Dio quando e come vuole.

E quando l'uomo prega Dio, non è l'uomo che prega ma è Dio che lo visita.

E se Dio lo visita, è Dio che gli dà la grazia di pregare.

Non è l'uomo che decide di pregare.

P.: Quindi questo ci illumina le esperienze negative del passato, quando abbiamo esperimentato la schiavitù del mondo dopo essere stati sfiorati dalla Luce. In questa schiavitù siamo caduti proprio perché non ci siamo dedicati alla Luce. Nello stesso tempo ci ammonisce e ci dà una speranza per il futuro.

Ci rende vigilanti.

Luigi: Lui parla proprio come ammonimento.

Tutto quello che è avvenuto, è avvenuto perché non avvenga nella nostra vita.

Abbiamo visto la lezione del diluvio di Noè.

Quel diluvio ha colto di sorpresa tutta gente che non era preparata.

Quel diluvio è avvenuto perché questo non avvenga anche nella mia vita.

Il diluvio viene in questa vita, per ognuno di noi.

Per evitarci la sorpresa e quindi per farci fare l'opera di Noè e non l'opera dei suoi compaesani, ecco che Lui ce lo presenta prima che si verifichi nella nostra vita.

Questa è Parola di Dio e se è Parola di Dio, devo capire il significato che ha per me personalmente.

Allora se io mi dedico, allora capisco che quello è un ammonimento premonitore per evitarmi di venirmi a trovare in quella situazione.

Avvisato ho la possibilità: "Mi devo aspettare questo, quindi mi preparo in modo da non essere sorpreso dal diluvio".

P.: Ci ammonisce con questa parola e ci ammonisce proprio illuminandoci.

Luigi: La Parola di Dio ci fa prevedere il futuro, perché la Parola di Dio, siccome parla nell'eternità, annuncia a noi le cose, prima che avvengano. Affinché, per noi non avvengano.

Insomma, è sempre quella parola della fine dei tempi e della fine del mondo.

"Vi dico queste cose prima che avvengano, affinché siate fatti degni di scampare da queste cose qui".

Vuole dire che queste cose sono fatti personali.

Colui che ha ricevuto la Parola di Dio, è fatto degno di scampare a queste cose.

Per cui due vicinissimi uno all'altro, nello stesso letto o nella stessa mola, uno è scampato da queste cose e l'altro non è scampato.

"Vi dico queste cose prima" e allora tutto deriva da questa parola che noi abbiamo ricevuto "prima".

Il che vuole dire che questa parola mi annuncia il futuro.

Colui che l'ha ricevuta, diventa capace di evitare la fine del mondo.

Cioè la vede dal punto di vista di Dio.

"Chi viene dietro di Me non subirà la morte".

FA.: Se io non colgo la Luce di Dio la prima volta, la seconda sarà più difficile che io la colga e la terza sarà ancora più difficile.

Luigi: Certo.

Diventa sempre più difficile, è logico.

Perché io sento sempre più il peso delle mie azioni di rifiuto alla Parola di Dio.

Ogni rifiuto pesa su di me.

Però anche in questo Dio supplisce, Dio ci aiuta, portandoci alla morte fisica.

FA.: Dio fa di tutto.

Luigi: Dio fa di tutto per salvarci.

Con la morte Lui annulla tutto di noi e ci lascia soli davanti a Lui.

FA.: Posso chiedere una cosa riguardo a ieri sera? L'argomento di ieri era che Gesù non ha bisogno della testimonianza degli uomini. Negli atti degli apostoli invece  dice: "Voi sarete miei testimoni", come si possono conciliare le due cose?

Luigi: È logico, chi vive con Dio testimonia Dio.

Non è che Dio abbia bisogno della testimonianza degli uomini.

È Dio che dà testimonianza di Sé.

Ma chi vive con Dio, non è che renda testimonianza a Dio ma è Dio che attraverso quell'uomo, rende testimonianza di Sé.

San Paolo infatti dice: "Non sono io che vivo, è Cristo che vive in me".

Il Cristo che vive in noi, dà testimonianza di Sé.

Cioè, attraverso noi dà testimonianza di Sé ma è Lui che dà testimonianza.

Non è l'uomo che dà testimonianza.

FA.: "Io non ricevo testimonianza dagli uomini".

Luigi: Quel rendere testimonianza a Dio, non è mandarli a rendere testimonianza a Dio, non in questo senso ma è che vivendo con Dio, Dio stesso rende testimonianza di Sé attraverso gli uomini.

Gli uomini che sono uniti a Dio, rendono testimonianza di Dio.

Ognuno di noi amando una cosa, rende testimonianza di quella cosa.

È quella cosa in noi che si manifesta e che ci fa parlare.

Gesù dice questo quasi a dire: "Voi sarete miei figli".

Non è un impegno o un dovere: "Adesso vado a rendere testimonianza a Dio".

FA.: Gesù parla direttamente all'anima e quindi non ha bisogno di intermediari.

Luigi: Si capisce.

F.: Questa Luce bisogna conservarla.

Luigi: Non conservarla.

F.: Vivendola uno la tiene.

Luigi: Ma allora bisogna precisare. Anche il talento della parabola viene conservato sotto terra e poi è perduto.

Se la nostra preoccupazione è solo di conservare, la partita è persa in partenza.

Si custodisce un pensiero, in quanto si applica questo pensiero a-.

Quindi in quanto applichiamo il nostro pensiero a-.

La Luce arriva a noi, affinché noi dedichiamo il nostro pensiero a quello.

La Luce in quanto arriva ci impegna, è una proposta, è un campo infinito, Dio è un infinito.

In quanto arriva a noi, ci propone di impegnarci a lavorare in questo infinito, nel mistero di Dio.

Ci offre la possibilità.

Se la Luce non arriva a noi, noi non abbiamo questa possibilità.

Se la Luce arriva a noi, quella ci offre la possibilità di occuparci del mistero di Dio.

Della verità di Dio, di approfondire le cose di Dio.

Altrimenti ci troviamo di fronte a una parete.

Noi restiamo in questa Luce, nella misura in cui facciamo dell'argomento che essa ci ha offerto, la nostra vita.

Lo facciamo argomento della nostra vita, cioè l'impegno della nostra vita.

Noi abbiamo realmente presente, ciò cui rivolgiamo il nostro pensiero, ciò in cui impegniamo il nostro pensiero.

Non ciò che portiamo nella memoria.

La presenza attuale per noi è ciò cui noi dedichiamo il nostro pensiero.

Dio, giungendo a noi, facendoci cioè fare l'esperienza della sua presenza, offre a noi la possibilità di occupare il nostro pensiero in Lui.

Nella misura in cui noi occupiamo il nostro pensiero in Lui, Lui è presente in noi.

Quindi Lui prima ci convoca e si rende presente (esperienza di presenza).

Se noi incominciamo a dedicare il nostro pensiero a Lui, se noi iniziamo ad occuparci di Lui, adesso noi restiamo nella sua presenza.

Questa presenza comincia a diventare una presenza stabile, perché?

Perché comincia a diventare oggetto del mio pensiero.

Se noi non occupiamo il nostro pensiero in Dio, immediatamente il nostro pensiero pensa ad altre cose.

Perdiamo la presenza di Dio.

Ma perdendo la presenza, perdiamo la libertà.

La libertà di occuparci di quello.

Noi viviamo in ciò cui dedichiamo il nostro pensiero.

Più siamo lontani da Dio e più il nostro pensiero è estremamente volubile: non riusciamo più a fermarlo.

Questa estrema volubilità, è la caratteristica propria della creatura.

Perché soltanto in Dio, il nostro pensiero diventa stabile.

Diventa stabile al punto che restando con Dio, raccoglie e contempla tutte le opere di Dio, nel Pensiero stesso di Dio.

Cammina in tutto senza muoversi da Dio.

Così come Dio ha presente tutto senza spostarsi.

Così, anche coloro che sono con Dio, hanno presente tutto e tutti senza muoversi da Dio.

Attualmente invece noi, per avere presente qualcuno, dobbiamo correre da una cosa all'altra e mentre corriamo da una perdiamo l'altra.

E non possiamo raccogliere, non possiamo restare, siamo in continuo movimento, in continua agitazione.

Prima di tutto dobbiamo capire che la nostra possibilità di occuparci di Dio non è in noi.

Ci viene data soltanto quando Dio ci visita.

Bisogna poi capire in cosa consiste questa visita di Dio.

Perché quello è il momento delicato in cui Dio ci offre la possibilità di pensare a Lui, di occuparci di Lui.

Noi generalmente ci riteniamo liberi e quindi riteniamo di poterci occupare di Dio quando vogliamo noi.

No, tu non ti puoi occupare di Dio quando tu vuoi, ti mancherà il tempo.

Se invece ti accorgi che oggi Dio ti dà un po' di tempo (tempo interiore) per pensare a Lui, stai attento che sei visitato da Dio....quindi affrettati.

F.: Noi non possiamo pensare a una cosa che non è presente.

Luigi: Per cui se Dio non si rende presente, noi non possiamo pensarlo.

Se possiamo pensarlo, questo è dono suo.

Se la decisione è sua, noi non condizioniamo Lui.

Se noi potessimo pensare Dio quando lo vorremmo, noi condizioneremmo Dio, perché lo sorprenderemmo con il nostro pensiero.

È Lui che mi visita e che mi dà la possibilità di pensarlo, quindi la scelta è sua.

F.: Qui adesso che Gesù ritorna sul Monte degli Ulivi, è il momento in cui noi non possiamo più pensare Dio?

Luigi: Certo.

Non possiamo più pensarlo.

F.: Questo perché Lui è tornato al Padre e noi a casa nostra?

Luigi: Certo.

I suoi discepoli che lo hanno accompagnato sul Monte degli Ulivi, sono rimasti con Lui, quelli che non possono pensarlo sono quelli che sono tornati alle loro case, al loro mondo.

Appunto perché non hanno percepito il tempo in cui sono stati visitati.

Ritornando nel loro mondo, il loro mondo li copre di tanti fastidi, di tante preoccupazioni, per cui non hanno più tempo per Dio e se sentono parlare ancora di Dio, per loro sarà una cosa lontana e astratta, perché la loro realtà è diversa.

Non possono più sfuggire a questa realtà, perché non sono più liberi.

La libertà è data alla creatura solo dalla visita di Dio.

Dio è libero e quando Dio visita la creatura, comunica questa sua libertà alla creatura.

Ma è una offerta, perché la libertà è sempre in Dio.

Se la creatura non passa a Dio, la creatura viene riassorbita nella sua schiavitù.

G.: La Luce, Dio ce la dà quando vuole Lui e noi? Nell'attesa di questa Luce? Non possiamo pensarlo se Lui non si fa pensare?

Luigi: Finché non ci visita restiamo al buio. Certamente.

Possiamo sospirare o piangere.

Tutto l'antico testamento è tutto una invocazione.

Perché c'è tutto l'antico testamento?

Perché questo sospiro continuo?

Perché l'uomo sta esperimentando la sua impotenza.

"Non posso toccare Dio".

"Non posso giungere a Dio, Signore rivelami il tuo volto".

C'è questa fame e questo bisogno, perché noi siamo una fame di Assoluto.

"Abramo desiderò vedere il mio giorno".

Ma in questo Abramo che desiderò vedere il giorno di Cristo c'è tutto l'antico testamento.

Tutto l'antico testamento vuole vedere il volto di Dio ma, il volto di Dio dipende da Dio.

G.: Però devo restare nell'attesa.

Luigi: Certo, è logico devo vegliare, restare nell'attesa.

Io posso aspettare una telefonata ma, se l'altro non chiama, con tutto il mio desiderio la telefonata non arriva.

Uno desidera la telefonata però se dall'altra parte non si chiama....

Con Dio è lo stesso.

Però questo restare in attesa forma l'anima.

Rende l'anima capace di gustare l'attesa.

Tanto più uno ha desiderato una cosa e tanto più, quando quella cosa gli arriva, si dedica tutto a quella, è tutto disponibile.

Se io attendo intensamente la vita da qualcuno, io posso essere occupato in mille lavori ma, quando questo qualcuno arriva, io pianto lì tutti i miei lavori per dedicarmi a quel qualcuno.

Perché?

Ma perché è tanto tempo che lo aspetto.

Tutto è segno.

Nella misura in cui uno ha vegliato per-, la visita di quello diventa preziosissima.

Quando uno non ha vegliato sufficientemente, quando quello arriva gli dice: "Aspetta ancora un momento che devo finire questo lavoro".

I cinque minuti passano e Lui se ne è già andato via.

N.: Colui che si è dedicato è rimasto nel Pensiero di Dio, non è andato via.

P.: Possiamo invocare, possiamo supplicare. Tu prima dicevi che chi supplica e chi invoca è nel Pensiero di Dio. Invece se dici che non è possibile pensare a Dio dopo che la Luce ci ha sfiorati....

Luigi: Un momento, precisiamo bene.

Il Pensiero di Dio l'ha anche il demonio.

Il Pensiero di Dio c'è sempre.

Nessuno lo cancella, lasciamo stare l'invocazione o la non invocazione.

Il Pensiero di Dio c'è sempre, è l'esperienza della presenza di Dio che non c'è sempre.

Noi abbiamo parlato le domeniche scorse che ci sono questi due tipi di presenza.

C'è una presenza che deriva dalla conoscenza e quella è vita eterna ma c'è un altra presenza che viene concessa a noi, per dare a noi la possibilità di fare il passaggio.

Noi non possiamo volere ciò che non conosciamo e Dio non lo conosciamo, se Dio non si concede per primo a noi, a livello nostro, noi non possiamo passare a Lui.

Quando Lui ci visita, magari concedendomi la caramella, mi offre adesso la possibilità di pensare a Lui.

Per cui la caramella la metto in un angolo, perché sto guardando a Dio.

Dio ti manda la caramella perché tu alzi lo sguardo a Lui.

Mi offre la possibilità adesso di guardarlo.

Guardandolo lo conosco.

Conoscendolo, adesso scopro un altra presenza.

N.: Lì si è nel Pensiero di Dio e non sei nella schiavitù del mondo.

Luigi: L'esperienza di Dio dipende da Dio che si fa esperimentare nella situazione in cui ci troviamo, nella situazione del nostro bisogno.

Se non approfittiamo di questa presenza qui, il Pensiero di Dio rimane, rimane come memoria ma non è operante.

P.: Tu hai detto che la prima esperienza di presenza non dura.

Luigi: Non dura.

P.: Però se io mi dedico?

Luigi: In questo caso dura.

P.: Ma poi passa....

Luigi: In quanto ti dedichi, incominci a partecipare di una conoscenza.

P.: Poi dopo sparisce questa esperienza di presenza?

Luigi: No, no, no.

Man mano che tu ti dedichi a questa presenza, in quanto tu unisci il tuo pensiero a questa presenza, non è una memoria.

Tu fai di questa oggetto di vita.

Non di questa esperienza fatta ma della presenza di Dio, fai di Dio l'oggetto del tuo pensiero.

In quanto lo fai oggetto del tuo pensiero, questo diventa conoscenza, conoscenza di Dio.

Più noi dedichiamo il nostro pensiero a Dio e più partecipiamo della conoscenza di Dio.

Fino ad arrivare poi dopo a quella scoperta della presenza di Dio che ti porta alla conoscenza di Dio.

P.: Ma questa esperienza di presenza va e viene, questo andare e venire, dipende dalla nostra dedizione?

Dalla nostra fedeltà o infedeltà oppure deriva dall'iniziativa di Dio? Anche una persona che si dedichi costantemente a Dio fintanto che non è arrivata a Pentecoste non esperimenta una presenza stabile di Dio.

Luigi: In quanto c'è dedizione, c'è interiorizzazione.

Attraverso la dedizione del nostro pensiero si veglia.

Dio ci fa esperimentare la sua presenza, nella situazione in cui noi ci troviamo, per rivelarci che Lui c'è.

Io scoprendo che Lui c'è, incomincio ad interessarmi di Lui.

A questo punto qui non è soltanto più Lui che è venuto a me, adesso sono io che vado a Lui.

Qui c'è la fusione di due pensieri.

Dalla fusione di quei due pensieri, nasce la conoscenza.

P.: Prima di Pentecoste?

Luigi: Prima di Pentecoste.

Incomincia a nascere questa conoscenza che diventa patrimonio mio.

Mio perché non è più soltanto Dio che si è rivelato a me, c'è la mia partecipazione.

Questa partecipazione mi potenzia la dedizione a Dio, fino a quel livello di veglia infinita in cui uno è tutto impegnato per conoscere il rapporto tra Figlio e Padre.

N.: Se uno è nel Pensiero di Dio, è nel Pensiero di Dio, non è staccato da Dio.

Se uno seguita a occuparsi di Dio ad ascoltare cassette da mattina a sera nel Pensiero di Dio è a posto.

Vado avanti facendo degli errori ma aumenta la mia fiducia in Dio, cresce il mio desiderio di conoscerlo.

Il mio desiderio di conoscere Dio non era al livello in cui è adesso: è diverso.

All'inizio avevo paura che l'interesse per Dio mi prendesse tutto.

È una situazione diversa.

Adesso invece ho paura che non mi prenda tutto.

Non è la stessa cosa.

Se io mi fermo a pensare, o sono stupido o altrimenti prendo coscienza di essere in una situazione completamente differente rispetto a dieci anni fa.

C.: Mi fa ricordare l'episodio di Abramo, quando vengono i suoi amici a trovarlo. E Abramo dice a questi suoi amici di non passare senza fermarsi. Bisogna essere attenti alla visita di Dio e la sua deve essere una presenza che mi impegna.

Luigi: Lui mi visita, affinché io mi renda tutto disponibile per Lui.

Sapendo che quel tempo in cui Lui mi visita, è una grazia particolare che può svanire se io non mi dedico tutto a Lui.

Stasera abbiamo la parabola degli invitati che si scusano e Dio dice: "Non assaggeranno la mia cena in eterno".

Evidentemente la visita del Signore, richiede da noi questa dedizione.

Se c'è questa dedizione Lui rimane.

Se non c'è questa dedizione non è che Lui scompaia.

Lui è sempre presente.

Ma noi esperimentiamo l'assenza.

È una assenza tale che, nemmeno il Pensiero di Dio vale, per darci la grazia di potere occuparci di Dio.

Perché è un Pensiero di Dio che non è più efficace, perché non è più presente.

Abbiamo un altra presenza in noi.

RI.: Non basta ascoltare.

Luigi: La lezione di questa sera è proprio questa: non basta ascoltare.

Bisogna personalmente dedicarsi a questo.

Perché quando si ascolta è Dio che ci visita.

E quando Dio ci visita, richiede da noi questa dedizione.

F.: Noi restando in questa Luce che Dio ci manda, di Luce in Luce veniamo trasformati.

Luigi: Sì.

Ma teniamo ben presente che questo restare è determinato dal dedicarsi a-.

Altrimenti i termini sono sempre ambigui.

Certamente: "Sarete veri miei discepoli se resterete nelle mie parole".

Però noi possiamo pensare che sia un problema di memoria, di ricordare le sue parole.

Allora le scrivo, le registro.

No, non è così.

Si resta nelle parole in quanto ci si impegna ad approfondirle, per conoscere il suo pensiero.

Noi restiamo in una cosa, in quanto dedichiamo il pensiero a quella.

In quanto impegniamo il nostro pensiero in quella.

Ma come io impegno il mio pensiero in quella cosa?

Impegno il mio pensiero in quella parola, per arrivare a capire qualche cosa.

Ma se io non sono interessato a capire, posso ricordarlo e ripeterlo mille volte ma intanto il mio pensiero è occupato in altro.

A un certo momento mi accorgo che è tutto uno sforzo inutile.

Lavoro a freddo.

Quello non mi prende, io sono preso da altro.

Perché noi siamo presi là, dove il nostro pensiero si impegna.

Lì noi restiamo presi, noi siamo attratti dal nostro pensiero.

Se il nostro pensiero quindi si impegna in Dio, per conoscere, per capire quello che Dio gli ha fatto arrivare (segno), se noi ci impegniamo per capire quello che Dio ci ha dato, capire il suo pensiero, allora lì impegniamo il nostro pensiero.

Allora restiamo.

In caso diverso no.

Anche il verbo "amare", noi lo possiamo tradurre soltanto con le labbra: "Signore io ti amo con tutto il cuore", lo possiamo dire con le labbra e noi ci inganniamo.

"Ma io tutti i giorni dico al Signore che lo amo".

Guarda che il Signore non osserva le tue parole ma osserva dove tu hai il pensiero.

Dio guarda ciò in cui tu occupi il tuo pensiero.

Perché è lì il tuo cuore (interesse).

Ed è anche lì la tua vita, cioè, noi viviamo veramente ed abbiamo veramente presente ciò cui dedichiamo il nostro pensiero, questa è la caratteristica dell'uomo.

Dove c'è il suo pensiero, lì è veramente la presenza.

Tutto il resto è tutto contorno.

T.: L'esperienza della presenza di Dio è un segno.

Luigi: Certo.

T.: Non è possibile, forse dico uno strafalcione...

Luigi: Dica pure, non abbia paura.

T.: Questo segno è dono di Dio, dipende solo da Dio. Ma se noi riuscissimo a percepire l'assenza di questa presenza come segno di presenza, si potrebbe trasformare anche questo in conoscenza?

Luigi: Si capisce.

Si trasforma perfettamente in presenza.

Certamente.

F.: Me lo potresti spiegare un poco?

Luigi: È chiarissimo!

T.: L'esperienza della presenza è un segno, è un segno che ci stimola a dedicare il pensiero a questa presenza, per conoscerla e renderla stabile. Anche l'esperienza dell'assenza può diventare motivo di presenza.

Luigi: Certamente.

N.: È quello che dicevo io prima con altre parole.

Però è una cosa che viene dopo avere esperimentato una volta la presenza.

Se non avessimo esperimentato la presenza non sarebbe possibile.

Se noi abbiamo esperimentato quella Luce là, averla persa, è un motivo di rimpianto.

Se noi lo vediamo nel Pensiero di Dio, come motivo che Dio usa per riaccendere in noi quel desiderio, quella fiamma, quel bisogno di arrivare alla sua vera presenza (conoscenza), è logico che Dio trasforma tutto il negativo in positivo.

Trasforma Hitler in positivo, pensa un po'.

Luigi: Penso che T. ha inteso quel concetto di assenza più in profondità.

N.: Allora spiegami la maniera più profonda di intenderlo!

P.: Qualsiasi cosa che vediamo come segno di Dio, porta la presenza di Dio se lo osserviamo in profondità.

Se io approfondisco il segno dell'assenza....

Luigi: Nell'assenza c'è una presenza.

Per cui se noi approfondiamo, anche l'assenza è una presenza, è un segno di Dio, è un segno della presenza di Dio.

N.: Dio ci ha già dato la sua presenza nella creazione, all'inizio, è quello che volevi dire?

Luigi: No.

N.: La presenza di Dio è già data in noi. Noi la presenza di Dio l'abbiamo già in noi, ci è data senza di noi.

È quello che volevi dire o è ancora qualcos'altro?

Luigi: Qualcos'altro ma non si può spiegare, quando il Signore te lo farà capire te lo farà capire.

P.: A me succede a volte di percepire l'assenza di Dio, come un suo modo di educarmi, di farmi capire. Quest'assenza è un richiamo a Sé, è in quel senso lì?

Luigi: No.

N.: Ma quel senso lì è lo stesso che ho detto io.

Luigi: No, è proprio l'assenza come segno di Dio.

Comunque lasciamo stare.

P.: Gesù viene, passa e va. Se noi non lo seguiamo subito lo perdiamo, è un po' il commento di oggi.

Luigi: Sì va bene ma, una cosa è dire che Gesù viene, passa e va e un'altra cosa è vedere questa esperienza di presenza come risposta a un bisogno dell'uomo, perché questo bisogno che portiamo è proprio bisogno di Dio.

A un certo momento nel bisogno di Dio, Dio fa fare a noi l'esperienza della sua presenza che può essere l'ultimo segno ma noi non lo tratteniamo mica.

Noi all'ultimo ci troveremo con Dio e bisogno di Dio.

Tutto il resto sarà sparito.

Noi saremo tutta fame di Dio, tutto bisogno di Dio e ci sarà Dio come risposta a questo bisogno.

Non è detto che noi si possa restare.

Noi capiamo che Lui è la risposta al mio bisogno, capiamo questo ma, non possiamo restare.

P.: Cosa è successo?

Luigi: Abbiamo perso la capacità di restare.

Noi siamo essenzialmente bisogno di Assoluto.

Non è detto che questo bisogno di Assoluto, incontrando l'Assoluto sappia restare.

Qui abbiamo l'esperienza della presenza di Dio a livello del nostro bisogno.

Bisogno di Dio ma è presenza a livello del nostro bisogno di Dio.

Non è conoscenza di Dio per quello che Lui è.

Fintanto che noi non arriviamo alla presenza di Dio derivata dalla conoscenza di Dio, la presenza non resta in noi.

Perché è presenza a livello del bisogno.

Dio si rivela al livello del mio bisogno ma io non lo posso trattenere.

È un segno.

Dio opera per la salvezza, sia chiaro, però Dio dice di stare attenti che può venire come un ladro di notte.

F.: L'assenza mi invita a cercare Dio per quello che è e non per quello che mi doma. Quando Lui soddisfa il mio bisogno, mi dà qualche cosa.

Luigi: Certo e mi fa esperimentare la sua presenza.

F.: Nell'assenza io sono stimolato a cercarlo non perché mi dia qualcosa ma proprio per trovare Lui.

P.: Per quello che Lui è.

F.: Sì, per quello che Lui è, non per quello che mi può dare.

Luigi: No, un momento, nell'assenza di Dio...

Se io vedo nell'assenza di Dio la presenza di Dio, sono con Dio, altrimenti non vedo nell'assenza, la presenza di Dio.

Sia chiaro, non la vedo mica.

Nell'assenza di Dio, io ho i problemi di casa mia e soltanto i problemi di casa mia e sono preso da questi problemi qui, per cui io non sono più libero per Dio.

Anche se sento parlare di Dio, oramai sono talmente preso dai miei problemi che non ho più tempo, non ho tempo interiore  per Lui.

Il tempo interiore è grazia sua, quando Lui mi visita.

A quel punto lì, quando uno viene a casa mia, mi offre la possibilità di fermarmi con Lui.

Ma questo fermarmi con Lui, richiede che io sospenda ogni altra preoccupazione, ogni altro lavoro.

Lui venendo mi dà questa grazia, questa possibilità ma non è detto che io sospenda ogni altro lavoro.

Ma se Lui non viene a casa mia, ogni altro lavoro mi occupa certamente.

Io sono tutto occupato nei miei lavori e il Pensiero di Dio non funziona mica.

F.: L'altra volta hai detto che l'assenza e la presenza non si staccano, se c'è uno c'è anche l'altra.

Luigi: Certo.

F.: Quindi in quest'assenza c'è una presenza.

Luigi: Certo.

F.: Nell'assenza, questa presenza qui mi provoca, mi stimola alla ricerca della presenza.

Luigi: Certo.

F.: Questo stimolo che io ho adesso a riprendere il rapporto con il Signore, quindi a entrare in questa presenza, avviene cercando Dio per quello che Dio è?

N.: Non necessariamente.

Luigi: Non ho capito bene la tua domanda.

N.: Lui dice che nell'assenza non posso cercare altro che la vera presenza di Dio, cioè la conoscenza di Dio. Ma io non la vedo così.

Nell'assenza di Dio, io posso cercare ancora quella presenza che risponde a un mio bisogno e accontentarmi di quella e non cercare la conoscenza.


C.: L'importanza di capire l'ora in cui si è visitati da Dio.

Luigi: Sì, perché possiamo non accorgercene.

G.: L'importanza di dedicare il pensiero a Dio.

N.: Dio mi invita a noi perdere gli autobus che potrebbero portarmi a casa mia, potrei arrivare a perdere l'ultimo.

Luigi: E sì perché dopo una certa ora gli autobus non passano più.

N.: Quelli di Dio non sappiamo a che ora terminano il servizio. A me è capitato una volta che ero ad Albisola  e mi sono detto: "Prenderò un autobus più tardi", poi mi sono informato e mi hanno detto che l'ultimo era alle otto.

Luigi: E lo hai perso?

N.: No, sono partito prima, avevo ancora da fare ma l'ho lasciato per prendere l'autobus delle otto.

T.: Ci vuole molta umiltà di pensiero per riconoscere che ogni occasione è provocata da Dio.

F.: Continuare sempre a guardare a Dio.

FA.: Devo desiderare molto la sua venuta, perché se la desidero sono vigilante, una cosa che si desidera, uno la riceve con gioia.

Luigi: Infatti Gesù raccomanda proprio quello.

FA.: Se una cosa la si attende, quando arriva non la si lascia passare.

Luigi: Si è pronti e disponibili.

P.: La funzione dell'esperienza di presenza e quella di farmi fare il passaggio a dove va Lui, Lui va al Padre. Lui non si ferma con me ma va al Monte degli Ulivi simbolo di preghiera, di distacco dal mondo e di avvicinamento al Padre.

Questo mi fa capire che questo passaggio non posso farlo io, quando voglio io.

Mi ha colpito il fatto che io non posso pensare Dio quando voglio, perché Lui sarebbe sorpreso.

Luigi: Sì.

P.: È una cosa lapalissiana, però è vero. Dipende tutto da Lui.

Luigi: Lui non può essere sorpreso dal mio pensiero, l'iniziativa non può essere mia.

Se no Lui non sarebbe più Dio.

Sarebbe condizionato.

P.: Non c'è proprio niente che non dipenda da Lui.



Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Gv 8 Vs 1 Secondo tema.


Titolo: Importanza della preparazione, per poterci dedicare alla Luce che ci sfiora.


Argomenti: Le due presenze di Dio. Ascolto della Verità. Il battesimo di Giovanni Battista. L'attrazione del Padre. L'immacolata Concezione e il suo significato.


 

8/Dicembre/1983 Casa di preghiera Fossano.


Restiamo ancora di fronte a questa scena, che abbiamo collegato con l'ultimo versetto del capitolo sette.

In cui si disse che i capi dei sacerdoti ed i farisei, dopo essere stati sfiorati dalla Luce, se ne tornarono, ciascuno a casa sua.

Abbiamo visto quindi questa scena, questo confronto, tra i farisei che se ne ritornano a casa loro e Gesù che se ne va al Monte degli Ulivi.

Cioè, le distanze aumentano.

Quando l'uomo non è preparato, perde l'esperienza della presenza di Dio, nell'attimo stesso in cui l'attinge.

Abbiamo visto che la Luce, ci fa esperimentare la presenza di Dio.

Nella nostra vita, parecchie volte, Dio ci fa esperimentare la sua presenza.

Ma poi, questa presenza resta memoria.

Non riusciamo a vivere in essa.

Non riusciamo a farla nostra vita.

Ed abbiamo anche visto il perché.

L'esperienza della presenza di Dio, è al livello dei nostri bisogni.

Non è a livello della conoscenza.

E fintanto che la presenza di Dio non è a livello della conoscenza di Dio, noi non possiamo restare in essa.

É solo la conoscenza della presenza di Dio, a cui noi tutto dobbiamo riferire e riportare che dà a noi la stabilità.

La salvezza sta nel conoscere la Verità.

Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità.

La salvezza sta nella conoscenza della Verità.

Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi.

Quando l'uomo non è preparato?

Questo ci fa riflettere sul problema della preparazione, come condizione necessaria, affinché incontrando la Luce data dalla presenza di Dio, ci sia la possibilità di dedicarci a ciò che la Luce ci propone.

La Luce di Dio, quando arriva a noi, si propone a noi, si offre come un impegno.

Nicodemo qui ha proposto una strada, la strada dell'ascolto: "Forse che la nostra legge giudica qualcuno prima di ascoltarlo?".

Invitava ad ascoltare Gesù prima di giudicarlo.

Questo è il grande problema della Verità.

La Verità ci invita ad ascoltarla, prima di giudicarla, prima di escluderla dalla nostra vita.

La Verità chiede soltanto di essere ascoltata e di essere conosciuta.

La Verità non ha paura di essere conosciuta, di essere cercata.

"Scrutatemi e Mi conoscerete".

Tutte le cose il Signore ha fatto, per portare noi nella ricerca della sua Verità.

L'unico timore (se possiamo chiamarlo così) della Verità è quello di essere ignorata.

É l'indifferenza.

Abbiamo detto che tutto dipende dalla preparazione.

La preparazione all'Avvento.

Ma in che cosa consiste questa preparazione?

Domenica prossima, vedremo nel Vangelo che, quando i discepoli di Giovanni Battista arrivano a Gesù, a nome di Giovanni Battista, per interrogare Gesù:"Sei Tu Colui che deve venire?", Gesù dà una risposta particolare.

Gesù dice: " Andate e riferite a Giovanni, tutto quello che vedete, tutto quello che udite".

É una risposta che, come tutte le parole di Gesù ha una profondità.

"Riferite a Giovanni, tutto quello che vedete, tutto quello che udite".

Teniamo presente che è Parola di Dio.

Parola universale, Parola per ognuno di noi.

Gesù dice ad ognuno di noi: "Riferite a Giovanni tutto quello che vedete, tutto quello che udite".

Cioè riferite tutto quello che vi accade.

Tutto quello che vedete, tutto quello che udite, riferitelo  a Giovanni.

Cosa vuole dire riferire a Giovanni?

Giovanni è la preparazione.

La preparazione all'incontro con la Luce di Dio.

E proprio per formarci in questa preparazione che Gesù dice: "Andate e riferite tutto a Giovanni".

Cioè, tutte le cose che voi vedete e tutte le cose che voi udite, che sono tutte cose che Dio vi manda, riferitele a questa preparazione.

In che cosa consiste questa preparazione di Giovanni?

L'abbiamo visto molte volte, la preparazione sta sopratutto nella giustizia.

Dare a Dio quello che è di Dio.

Riportare e riferire tutto a Dio.

Tutto viene da Dio e tutto va riportato a Dio.

Questo è il battesimo di Giovanni Battista.

Quindi tutte le cose che arrivano a noi vanno riferite a questa giustizia.

Da questa giustizia nasce l'interesse, nasce l'amore.

L'amore tende a vedere tutto come lo vede l'essere amato.

L'amore tende ad ascoltare tutto ciò che dice l'essere amato, a desiderare di capire, tutto ciò che capisce e tutto ciò che fa l'essere amato.

Perché l'amore si trasferisce nell'essere amato.

Vive nel pensiero dell'altro.

E vivendo nel pensiero dell'altro, si sistema nel pensiero dell'altro.

E allora per questo, tende a vedere tutto dal punto di vista dell'altro.

Abbiamo tutta l'opera di Dio: "Andate e riferite a Giovanni tutto quello che vedete, tutto quello che udite", quindi tutta l'opera di Dio che giunge a noi va riportata in questa preparazione che si conclude in questo amore.

Teniamo presente che Gesù dice: "Nessuno può venire a Me, se non è attratto dal Padre", cioè se non entra in questo amore, in questo amore per Dio.

Questo amore che desidera vedere tutte le cose dal punto di vista di Dio, che desidera conoscere Dio, questa è l'attrazione del Padre.

Ma questa attrazione del Padre, ha come fondamento questa giustizia.

Tutto quello che tu vedi, tutto quello che ascolti, tu riportalo a Dio, perché soltanto riportandolo a Dio, facendo questo atto di giustizia, nasce in te l'interesse principale per Dio ed entri nell'amore, nell'attrazione per Dio.

La quale poi ti porterà ad incontrare Gesù, ma ti porterà ad incontrarlo "bene".

Gesù rappresenta l'esperienza della presenza di Dio tra noi.

Il Gesù che nasce a Natale, è la rivelazione della presenza del Dio tra noi.

In Lui noi abbiamo, l'esperienza della presenza di Dio in mezzo a noi.

Però abbiamo detto fin dall'inizio che chi non è preparato, perde l'esperienza di questa presenza, nel momento stesso in cui l'attinge: non può restare.

Cioè, ripete quello che hanno fatto questi capi dei sacerdoti, questi farisei.

Di fronte alla Luce che li ha sfiorati, non hanno potuto sostare, non hanno potuto restare.

Sono ritornati a casa loro, sono ritornati nel loro mondo, nelle loro ragioni di vita, nei loro interessi, nei loro problemi, nei loro argomenti, sono cioè, rientrati nella loro soggettività.

Non hanno potuto passare nel mondo della Luce, nel mondo di Dio.

Non hanno potuto entrare nel mondo dell'oggettività di Dio.

E quindi non hanno potuto attingere la certezza.

Perché fintanto che noi siamo immersi nel mondo della nostra soggettività, noi siamo immersi in un dubbio da cui certamente non ne possiamo uscire, perché non è nel pensiero del nostro io che noi possiamo attingere Dio, non è nel pensiero del nostro io che noi possiamo toccare la Verità e quindi entrare nel mondo della certezza.

Fintanto che siamo nel pensiero del nostro io, noi siamo chiusi in una prigione di dubbi.

Noi entriamo in questa preparazione, soltanto se riferiamo tutte le cose che Dio ci presenta a Giovanni Battista, cioè se le riferiamo a questa preparazione.

Soltanto in questa preparazione, noi incontrando Gesù (facendo l'esperienza della presenza di Dio) possiamo passare al suo mondo, possiamo cioè restare con Lui.

A questo punto ci è facile capire perché nell'Avvento noi troviamo due figure: la figura di Giovanni Battista e l'Immacolata Concezione.

Giovanni Battista è la preparazione.

L'Immacolata Concezione è la realizzazione di questa preparazione.

Abbiamo detto che tutta la preparazione è fondata su questo battesimo di giustizia, con cui noi riportiamo a Dio tutte le cose che Lui ci manda.

In questo riportare nasce in noi l'interesse, nasce in noi l'amore.

La realizzazione di questo amore che vede tutto dal punto di vista di Dio, che ascolta solo Dio è l'Immacolata Concezione.

É questa creatura, come l'ha concepita Dio.

Non macchiata dal mondo.

Noi il più delle volte ci riteniamo figli del mondo.

Dio ci ha creati per essere figli suoi.

Fintanto che noi nutriamo desideri del mondo, noi siamo macchiati dal mondo.

Maria è la personificazione della preparazione, all'incontro con Gesù, all'incontro con il Cristo.

All'incontro cioè con questa esperienza della presenza di Dio tra noi.

Queste due figure sono essenziali nell'avvento, per aiutare noi a vedere quale è il cammino e quale è la meta della preparazione.

Per poter arrivare al Natale, cioè a questa esperienza della presenza di Dio ed a potere restare.


DN.: Per amare veramente una persona bisogna prima conoscerla a fondo.

Soprattutto se noi ci fermiamo possiamo conoscere pregi e difetti e allora vediamo se possiamo fare la strada insieme con questa persona.

Con Dio la cosa è ovviamente superiore. Se c'è la scintilla, se Lui ci chiama e noi riusciamo a fermarci e osservarlo e vedere questa sua grandezza, ne restiamo abbagliati.

Poi ci diviene impossibile staccarci da Lui, senza conoscerlo fino in fondo, perché Egli è sublime. E allora fermandoci con Lui sentiamo proprio il bisogno di staccarsi da tutto il resto, perché Lui ci basta, Lui colma tutto, è una fonte assoluta, non manca di nulla, quindi tutto il resto è un complemento.

E allora ne vale la pena conoscerlo fino in fondo.                                                      

P.: L'importanza di questa preparazione che deve esserci in noi, quando siamo sfiorati dalla Luce di Dio. Se una Luce mi raggiunge, io non posso rimanere in essa se non sono attratta da essa, cioè se non ho interesse per ciò che la Luce mi propone.

Luigi: La Luce è sempre una proposta. Quando c'è una proposta, per aderirvi, bisogna sempre lasciare qualche cosa. Allora se uno non è preparato, non sta tanto attento alla proposta ma è molto attento a quello che deve lasciare.

E allora guardando quello che deve lasciare, non ce la fa.

E allora non può restare e allora la Luce si ritira sul monte e noi ci chiudiamo nel nostro mondo.

Nel nostro vecchio mondo che diventa sempre più vecchio, sempre più monotono, sempre più routine, sempre più abitudine e sempre con meno anima.

Magari prima c'era la speranza di un mondo nuovo, adesso avendoci sfiorato questo mondo nuovo e viste le esigenze di questo mondo nuovo, avendolo lasciato, oramai non c'è più speranza.

P.: Questa preparazione è una dimensione interiore che consiste nell'interesse e nell'amore a cui ci porta la giustizia essenziale.

Luigi: Dio ci manda tutte le cose (notizie, parole, fatti) perché noi le riferiamo a questa presenza qui.

P.: É un dialogo con Dio.

Luigi: Ci fa capire anche come sia possibile recuperare la fede quando noi la perdiamo ma sempre attraverso questa preparazione.

Perché questi discepoli di Giovanni che erano stati mandati da Giovanni, erano legati a Giovanni e avevano bisogno di capire questo. E Gesù anziché farli restare con Sé dice loro: "Andate e riferite a Giovanni, tutto quello che avete visto e avete veduto".

Ci fa capire che l'opera di Dio nel nostro mondo, tra noi, quando noi non siamo convinti, è quella di invitarci a riferire tutto alla preparazione.

P.:  Riferire tutto a Dio.

Luigi: Tutto a Dio ma questo Dio sta nel riportare con giustizia ogni cosa a Dio.

Perché proprio attraverso questo rapporto con Dio, si forma in noi la conoscenza di Dio che non è ancora vera conoscenza, sia chiaro. É conoscenza soltanto come valore, come importanza, è una conoscenza per valore.

Questa conoscenza ci porta poi dopo a quell'amore, a quella dedizione della Madonna, capace poi dopo di generare il verbo.

P.: Per giungere poi alla vera conoscenza.

Luigi: No, alla vera conoscenza giungiamo solo attraverso il Cristo.

Però il Cristo è l'esperienza della presenza di Dio tra noi.

Quell'esperienza di cui abbiamo parlato molte volte e che coincide con il fatto che Dio soddisfa un nostro bisogno.

In quanto Dio viene incontro a un nostro bisogno, ci fa fare esperienza della sua presenza. Ma questa esperienza della sua presenza non è conoscenza, per cui noi non restiamo.

Se non siamo preparati, come noi esperimentiamo questa presenza, immediatamente la perdiamo. Resta la memoria. La memoria di un momento felice. Desidero una caramella e Dio mi ha mandato la caramella: "Come è buono Dio".

Resta la memoria ma la presenza l'abbiamo persa.

P.: Cioè mi lego al dono ma, non scatta l'interesse per la persona.

Luigi: Certo.

DN.: Quando c'è l'amore profondo non è possibile non restare con la persona amata, anche quando è lontana, il mio pensiero è sempre rivolto alla persona amata. Quando ho visto che in Dio ho tutto, come faccio a non amarlo?

Luigi: L'amore puro della Madonna, è proprio quello che tende a vedere tutte le cose dal punto di vista di Dio: "Non conosco uomo", quindi lei è puro ascolto, puro sguardo rivolto a Dio.

Tutte le cose le riferisce a Dio.

Allora avendo qui tutte le cose riferite a Lui, c'è la possibilità di restare.

DN.: Si è impossibilitati a non restare. La nostra vita sta in lui e il nostro bisogno sta in Lui.

Luigi: Per potere restare, bisogna essere convinti.

Come nasce questa convinzione?

Attraverso questa preparazione.

Se invece noi siamo sorpresi dalla sua venuta, non avendo fatto la preparazione, vediamo soltanto il sacrificio che dobbiamo fare.

"Chiede troppo, devo lasciare questo e quell'altro".

Chi ama non vede mai il sacrificio, invece chi non ama vede il sacrificio.

DN.: Anche le piccole cose diventano un sacrificio.

Luigi: Ma qualunque cosa.

Qualunque cosa diventa un ostacolo insormontabile quando non c'è l'amore.

Quando c'è l'amore invece, anche i sacrifici più grossi non si vedono nemmeno, anzi, diventano motivo di gioia, perché sono un motivo per testimoniare l'amore.

FA.: Devo chiedere una spiegazione della volta scorsa. Lei aveva spiegato che noi esperimentiamo la presenza provvisoria di Dio, perché attraverso questa possiamo arrivare alla presenza stabile.

Luigi: Certo.

FA.: Però questa gente che se ne ritorna a casa sua, non ha fatto questa esperienza di presenza. Sono stati sfiorati dalla Luce...

Luigi: Non erano preparati.

FA.: A me quando la Luce mi ha sfiorata, mi ha fatto capire ciò per cui devo vivere, magari non ci riesco per debolezza ma, questi giudei che sono stati sfiorati dalla Luce non mi pare che abbiano questa consapevolezza.

Luigi: Certo.

FA.: Ma non hanno fatto nessuna esperienza di presenza.

Luigi: No, l'esperienza è stata fatta.

Infatti Nicodemo ha detto: "Prima di giudicare non dobbiamo forse ascoltare?".

"La legge ci autorizza a giudicarlo senza averlo ascoltato?".

Di fronte a questo, è la Luce che ci sfiora.

"Certo, io non posso condannare a morte uno che non conosco, prima lo devo conoscere", vedi che qui la Luce sfiora?

É un invito ad ascoltare, cioè è un invito ad ascoltare Gesù.

É un invito ad ascoltare il Cristo.

Ora, questo invito ad ascoltare Cristo è vero: noi dobbiamo ascoltare prima di condannare.

Qui abbiamo la Luce, perché la Luce è sempre una proposta.

É una proposta che trova corrispondenza con la Verità dentro di noi.

Perché Dio è dentro di noi: "Questo è vero, questo è giusto", allora vedendo questo, uno deve aderirvi, se è disponibile.

Se non è disponibile è perché entra in gioco il pensiero del suo io, il pensiero di quello che deve lasciare e allora naturalmente dà una risposta superba, come questi giudei hanno dato una risposta superba.

Hanno detto: "No, guarda che tu sei ignorante, vatti a studiare la legge e capirai che le cose sono diverse".

Ecco la risposta superba dell'uomo che essendo cieco, crede di vedere.

FA.: Ma allora la Luce precede sempre l'esperienza della presenza di Dio nel nostro bisogno? Quando la Luce ci sfiora, noi non abbiamo ancora fatto esperienza della presenza di Dio.

Luigi: No, quando questa Luce ci sfiora, dovrebbe trovare in noi già l'animo preparato, per poterla seguire.

L'animo per essere preparato, deve avere accolto questo battesimo di giustizia del Giovanni Battista.

Cioè questo riferire tutto a Dio.

Se non riferisce tutto a Dio, cosa succede?

Dio quando crea l'uomo, lo crea aperto all'ascolto.

Adamo era tutto aperto all'ascolto e colloquiava sempre con Dio.

Tutti noi possiamo osservare e esperimentare che quando si è bambini, si è tutti aperti all'ascolto, man mano che la vita passa, noi ci chiudiamo sempre più su interessi limitati.

Interessi limitati cosa vuole dire?

Vuol dire che a un certo punto non siamo in grado di ascoltare altro se non quello che interessa magari il pensiero del nostro io.

L'uomo vecchio è un uomo che non è più capace ad ascoltare, sa solo più parlare di sé, della sua vita, dei suoi ricordi ma, non è più capace ad ascoltare.

Cosa è successo?

Tra il principio e la fine cosa è successo?

É entrato in lui tutto un mondo, che non è stato riferito a Dio.

Man mano che noi viviamo, noi non possiamo non fare esperienze, cioè non ricevere tutto quello che tu vedi e tutto quello che tu ascolti.

Tutti i giorni noi vediamo ed ascoltiamo qualche cosa.

Stai attento che tutto quello che ti arriva, tu lo devi riferire a Dio.

Perché è tutta una preparazione per te, all'incontro con Dio.

Quindi stai attento a non accumularlo soltanto dentro di te, senza riferirlo a Dio.

Perché questo ti renderà sordo.

Il giorno in cui Dio farà sentire la sua presenza, tu non potrai ascoltarlo.

Cioè l'uomo diventa sordo e dopo essere diventato sordo, diventa anche muto, perché tutte le cose che dirà, saranno niente, dirà niente.

Parleremo magari da mattina a sera ma non diremo più niente.

Tutto questo dipende dal fatto che tutto quello che noi riceviamo, non lo riportiamo a Dio.

Se lo riportiamo a Dio, allora tutto ci apre all'ascolto di Dio, ci rende Dio estremamente interessante, ci fa entrare nell'amore, se lo riferiamo a Dio.

Se non lo riferiamo a Dio, ci rende sordi all'ascolto di Dio.

Perché ci rende soltanto più aperti a quello che riguarda il pensiero del nostro io, a quello che riguarda la nostra vita, ma diventiamo refrattari a tutto il resto, non possiamo più accoglierlo.

C'è una chiusura su tutto.

FA.: Le concessioni che Dio ci fa sono provvisorie e seguono questa Luce che ci sfiora? Sono successive?

Luigi: Questa Luce di Dio è già concessione.

Il Cristo è una concessione.

Ogni esperienza noi la facciamo al livello del nostro bisogno.

Io faccio sempre l'esempio stupido della caramella: desidero una caramella e se arriva e io credo in Dio gli dico: "Grazie Signore che mi hai fatto arrivare proprio quello che desideravo".

Ognuno vivendo porta con sé dei desideri, come questi desideri vengono soddisfatti diciamo: "Signore come sei buono!".

Esperimentiamo la bontà di Dio, siamo sfiorati da questo, però se a questo punto qui il Signore ci presenta qualche sua esigenza, noi diciamo al Signore: "No, adesso basta, Tu esigi qualcosa da me?!".

Cioè non siamo disposti a fare il passaggio per restare con Lui.

Lui mi ha dato la caramella ma per rendermi attento non al dono della caramella.

Se io sono chiuso nel pensiero del mio io, io dico grazie e mi mangio la caramella ma Lui non lo guardo.

Sono i dieci lebbrosi che sono stati guariti, uno solo è tornato.

La salvezza sta in questo uno che è tornato, gli altri no.

Gli altri sono stati tutti guariti ma non salvati.

La fede che ha salvato è stata solo per uno ed era uno straniero.

Guarda gli stranieri (stranieri nei confronti di Dio) come sanno amare e come sanno credere.

Hanno ricevuto tutti il dono e la guarigione, avevano bisogno tutti di essere guariti, sono stati guariti, quindi hanno fatto esperienza, han ricevuto il dono e han preferito il dono al donatore.

C'è stato uno che ha preferito il donatore.

É ritornato indietro a conoscere Colui che lo aveva guarito.

Tutti i doni che Dio ci fa, ce li fa, perché noi rivolgiamo la nostra attenzione a Lui che ci manda i doni.

Se noi pensiamo tanto a noi stessi, noi preferiamo i doni a Lui, allora questo è segno che noi abbiamo il pensiero del nostro io al centro.

Se noi invece apparteniamo alla fede, apparteniamo all'amore, noi di fronte ai doni che Lui ci manda, guardiamo più Lui che i doni stessi.

DN.: Ma se pensiamo veramente al nostro bene, dobbiamo guardare Lui.

Luigi: Ma per vedere il nostro vero bene dobbiamo guardare Dio.

Se non guardiamo a Dio noi non possiamo capire il nostro vero bene.

Nel pensiero del nostro io i nostri beni sono di una certa categoria, nel Pensiero di Dio sono tutta un altra categoria.

Nel pensiero del nostro io i nostri beni saranno la villa, l'automobile, la ricchezza, la famiglia, tutto quel mio mondo e se prego Dio, prego Dio affinché mi dia questi beni.

Nel Pensiero di Dio le cose sono ben diverse.

Per il giovane ricco, la sua ricchezza era un bene, per Gesù non era un bene.

Anzi, questo è un ostacolo, ed è questo che ti impedisce di entrare nella vita eterna.

"Dallo via, dallo ai poveri, poi vieni dietro di me e avrai la vita eterna".

Questo vuole dire che, per il giovane ricco, il vero bene era un altro, non era Gesù.

Il che vuole dire che noi, nel pensiero del nostro io vediamo le cose sbagliate, anche come valori, vediamo le cose sfasate.

Tutte le cose che tu vedi, tutte le cose che ascolti riportale sempre a Dio, riferiscile a Dio.

Questa è la preparazione.

Allora quando Dio ti farà fare l'esperienza della sua Luce, tu farai il passaggio perché sarai preparata.

DN.: Dio devo prenderlo per quello che è, non per quello che mi dà.

Luigi: Si capisce.

SI.: L'immacolata concezione della Madonna....

Luigi: É questa creatura che ha realizzato la preparazione.

In lei si è realizzata la preparazione.

SI.: La Madonna è così come l'ha concepita Dio.

Luigi: Sì.

SI.: Ed è lei che genera il verbo. Io pensavo che la creatura, così come la vuole Dio, sia già la creatura che è con Dio e quindi è già a Pentecoste.

Luigi: No. La Vergine non è a Pentecoste.

SI.: Ma per generare il verbo bisogna essere come la Vergine? Noi da soli non possiamo diventare come la Vergine, abbiamo bisogno di Cristo, è una cosa che non riesco a capire bene.

Luigi: Siamo chiamati a generare anche noi il Verbo di Dio in noi, attraverso l'opera dell'amore di Dio.

La Vergine ha concepito per opera dello Spirito Santo.

Non era però giunta a Pentecoste.

Cosa è questo concepire per opera dello Spirito Santo?

Ha concepito per opera dell'amore di Dio.

Lo Spirito Santo è Spirito di amore.

Lei infatti dice: "Non voglio conoscere uomo", cioè: "Non voglio conoscere altra ragione, all'infuori di Dio".

Cosa vuole dire questo?

Vuole dire che lei guardava tutto dal punto di vista di Dio.

Era presa dall'amore per Dio, era cioè presa dallo Spirito Santo.

Amore per Dio.

É questo amore che l'ha fatta concepire.

Amore per Dio, sposato alla Parola di Dio ha fatto concepire il Figlio di Dio tra noi.

Ha concepito la presenza.

La presenza di Dio tra noi è effetto dell'amore per Dio ma, questo amore per Dio, si forma attraverso tutta una preparazione.

Tutto l'antico testamento, tutte le migliaia di anni dell'antico testamento, sono valsi, per formare questa Vergine tra noi.

Dio a un certo momento, ha personificato quella creatura pura, quel disegno puro concepito all'inizio della creazione e l'ha personificato in Maria.

SI.: Ma se per concepire il verbo bisogna essere come Maria, allora l'opera del Cristo a che serve?

Luigi: É l'opera del Cristo che ha avuto in Maria.

Maria è stata salvata attraverso suo figlio.

Maria è diventata figlia del suo figlio.

E deve passare anche lei attraverso il sacrificio di suo figlio.

Perché Cristo è morto anche per lei.

Per arrivare a Pentecoste.

SI.: In lei c'era ancora il pensiero del suo io?

Luigi: In lei c'era l'amore per Dio, però avendo generato il Figlio di Dio (questa presenza), in lei è rimasto questo legame con il suo figlio.

E soltanto attraverso questa morte del suo figlio, lei è stata preparata, liberata cioè dalle sue opere.

Cioè, ha offerto suo figlio al Padre.

Proprio attraverso questa offerta del figlio al Padre, lei è diventata capace di arrivare anche lei a Pentecoste.

Maria, come disegno puro di Dio, rappresenta il disegno che Dio ha per ognuno di noi.

P.: Nella situazione di peccato.

Luigi: No, al di fuori di ogni peccato.

É il disegno che Dio ha voluto per ognuno di noi, per potere ascoltare Lui e concepire la sua Verità.

Per arrivare a questo, perché noi concepiamo per opera di Dio.

Non concepiamo per opera nostra.

Quindi la creatura è tutto ascolto di Dio.

Cioè la Vergine, è tutto ascolto di Dio.

Ma la Vergine, non è che Dio l'abbia fatta così per farci vedere un miracolo: "Guardate che Io sono capace a nascere da una vergine mentre voi no!"

Non per questo.

Tutto ha una funzione e una funzione importantissima.

Generare il verbo vuole dire concepire.

La Vergine è segno di come avviene questo concepimento.

Ovviamente come corpo è segno.

La nostra anima deve arrivare a raggiungere questo progetto che Dio ha voluto per noi.

Si deve realizzare in noi.

Perché soltanto in questa realizzazione, cioè in questo distacco da ogni altra cosa, la nostra anima diventa capace di concepire la Verità.

Concepita la Verità non siamo mica ancora arrivati.

Qui adesso c'è ancora tutto il travaglio della morte del figlio, per arrivare poi alla Pentecoste.

Perché pur amando Dio al di sopra di tutto, Maria non era arrivata a Pentecoste.

Arriverà poi a Pentecoste, dopo la morte di suo Figlio.

Dopo che lei ha rinunciato a suo figlio.

P.: Portiamoci in Adamo. Adamo è arrivato a concepire la Verità.

Luigi: No, era in cammino per concepire la Verità.

Adamo era in formazione.

P.: Nel caso che fosse arrivato a concepire la Verità, non ci sarebbe stato bisogno del travaglio, nella situazione pura non di peccato.

Luigi: Il caso e i se non ci interessano.

P.: Cioè la realtà adesso è questa, per questo Maria ha dovuto essere salvata anche lei.

Luigi: Maria è l'Immacolata Concezione.

Immacolata concezione vuole dire che è la concezione di Dio, non macchiata da nessun peccato.

Cosa è allora che fa peccare noi?

Il desiderio.

Quello che macchia la nostra anima è il desiderio o i desideri.

Desideri diversi da Dio.

Là, dove c'è un'anima che ha il puro desiderio di Dio, lì abbiamo un'anima immacolata.

Cioè un amore puro.

"Beati i puri di cuore", puri di cuore sono coloro che hanno un amore, non macchiato da altri desideri.

N.: Un nostro amico è morto in questi giorni e sembra che sia morto molto bene, accettando, conoscendo di dovere morire e morendo serenamente, parlando con i figli e morendo nell'atto di farsi il segno della croce.

A me è venuto in mente il buon ladrone.

Mi sembra che per la Pentecoste, non necessariamente bisogna aspettare la morte vera e propria.

Si può morire molto prima a tutto il nostro mondo.

Ma è necessario, almeno come atto ultimo, questa morte del buon ladrone.

Luigi: Certo, certo.

N.: Colui che, nell'attimo di morire, se non c'è arrivato prima, si affida a Dio e butta via tutto il resto serenamente.

Allora la Madonna aveva bisogno di quest'accettazione della morte del figlio.

Quella morte del figlio è il nostro offrire il nostro corpo, in sacrificio per gli altri.

A me è parso di vedere la morte di questo amico, come una offerta di un sacrificio per altri.

Luigi: L'ho detto molte volte che tutti coloro che muoiono prima di noi, muoiono per noi.

Sono offerte di Dio per noi, muoiono per la nostra salvezza.

N.: Sì, sono cose che le senti dire, però c'è quella volta che ti colpiscono veramente.

Io l'altra sera avevo pensato molto a lui in questi tempi, e questa sua morte è stata una esperienza che realmente è diventata mia.

L'ho visto proprio come il corpo, offerto in sacrificio per gli altri.

Prima di tutto per quelli della sua famiglia, anche per me e forse per qualcun altro.

Proprio nel segno di quella figura sulla croce accanto a Cristo che nell'ultimo momento, ha trovato il modo, per grazia di Dio di giungere in paradiso.

Ecco perché mi sembra di capire bene quella morte del Cristo per la Madonna.

É nel nostro interesse morire prima, però i tempi sono di Dio.

Ci sono delle cose che ti arrivano tante volte, tu non le accogli e poi una volta invece ti bruciano.

In questi giorni ho creduto di avere capito qualcosa della nostra morte, messa in rapporto a quella morte lì.

P.: Si può dire che la Madonna ha sofferto tutto questo non per sé ma per noi, come corredentrice?

Luigi: Ma tutto quello che avvenuto nella Madonna è avvenuto per noi.

Non è la Madonna di per sé, quella è Dio che l'ha presentata, come il Cristo stesso, è per noi, tutto è per noi.

SI.: Se noi per concepire il verbo dobbiamo essere in quella purezza di Maria e non avere altri desideri, non capisco la funzione di Cristo.

Luigi: Ma guardi che quando lei ha il desiderio puro di Dio, non si tratta di superare ma si tratta di arrivare alla conoscenza di Dio.

Noi abbiamo tutta una vita che deve passare da una molteplicità di desideri a vita in un desiderio unico.

Nella vita in questo desiderio unico, c'è da fare tutto il tratto per arrivare a conoscere il Padre.

P.: Quella è la condizione.

Luigi: Quella è la condizione soltanto.

É la condizione per iniziare la vita dello Spirito.

Soltanto per iniziare la vita con Cristo.

"Nessuno può venire al Padre, se non per mezzo di Me".

Quando si è nel desiderio puro di Dio, non si è mica arrivati alla conoscenza.

Il desiderio non è mica conoscenza.

Infatti Gesù stesso dice: "Mi cercherete e non mi troverete".

"Dove Io sono, voi non potete venire".

Non basta il desiderio, "Mi cercherete" vuole dire che c'è il desiderio.

Che la Madonna non fosse arrivata a Pentecoste lo dice il Vangelo stesso che dice che a volte non capiva.

Lei meditava e custodiva ma non capiva le parole di suo figlio.

"Figlio mio, perché ci hai fatto questo?".

C'è tutta ancora una maturazione da fare.

Prima di tutto bisogna passare dal disordine, vita senza senso, vita molteplice a una vita orientata, ordinata.

SI.: Ma anche in questo ci aiuta Cristo.

Luigi: Ma tutto è opera del Cristo, è logico.

SI.: Se il verbo lo concepiamo solo a quel livello di purezza di pensiero, magari non ci arriviamo mai da soli.

P.: C'è tutto l'antico testamento che porta quel frutto lì.

N.: La Madonna, proprio nel momento in cui ha accettato la morte del suo Figlio, ecco l'opera del Cristo.

Luigi: No ma il problema è un altro.

N.: Lei sta dicendo a cosa serve il Cristo, il Cristo è servito proprio in quell'attimo in cui lei ha accettato la morte di suo figlio, le ha fatto superare di colpo, tutto quella strada che passava dalla sua purezza alla conoscenza.

P.: Anche se quello l'ha fatto per noi?

Luigi: Tutto è lezione, non siamo noi che dobbiamo giudicare, non siamo noi che possiamo giudicare che cosa è la Madonna.

Non dobbiamo giudicare, noi dobbiamo prendere la scena che Dio ci presenta in questo, come lezione di vita per noi.

Che cosa ci vuole significare Dio nella Madonna?

Noi abbiamo l'antico testamento e sono tutte lezioni per ognuno di noi.

Ma, a un certo momento, tutto l'antico testamento si conclude con queste due grandi figure: Giovanni Battista e la Vergine.

Il Cristo non c'è ancora.

Giovanni Battista e la Vergine.

P.: Questo vuole dire che senza Cristo si arriva a questa purezza di desiderio. Si può arrivare.

Luigi: Sì ma lei capisce che già tutta quella è opera del Cristo?

É opera di Dio.

P.: Ma non del verbo incarnato.

Luigi: Dio opera già fin dal principio della creazione.

Noi possiamo anche incontrare il Cristo, crederci cristiani, crederci seguaci del Cristo e averlo incontrato male, non avere capito niente.

La maggior parte dei cristiani, non hanno capito che Cristo e il Vangelo, sono tra noi per portarci a conoscere il Padre.

Per noi il più delle volte il Cristo è Colui che ci insegna ad essere buoni, a volerci bene, ad essere umili ma tutti modi di essere. Ma sfugge a noi l'anima e il messaggio del Cristo.

Il messaggio del Cristo è la conoscenza del Padre.

SI.: Proprio il Cristo incarnato?

Luigi: Il Cristo incarnato ha questa missione.

"Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me".

Se noi dimentichiamo questo, noi perdiamo l'essenza del messaggio del Cristo.

Quando noi andiamo ad annunciare il Vangelo, cosa annunciamo?

Volemose bene? Ma questo tutti lo dicono.

Facciamo la pace? Non è questo il cristianesimo.

Noi non ci rendiamo conto ma non abbiamo nessun messaggio da comunicare.

É come se io avessi una radio a disposizione ma nessun messaggio da comunicare, faccio soltanto del rumore.

Anche se ho migliaia di persone che mi ascoltano.

Noi diciamo: "C'erano tante persone" ma tu, quale messaggio hai comunicato?

Il messaggio di Cristo è questo: Lui è venuto a darci la possibilità di conoscere il Padre.

Lui ha glorificato il Padre, ha parlato di Lui.

Questo è il messaggio del Cristo ed è morto per questo.

Per dare a noi la possibilità di conoscere il Padre

Nella conoscenza del Padre, noi conosceremo il Figlio e arriveremo a Pentecoste.

Ma senza di quello non arriviamo.

Bisogna cogliere quale è l'anima di questo messaggio del Cristo, l'anima di questa opera del Cristo e come possiamo cogliere l'anima?

Il Vangelo dice che nessuno di coloro che non accolsero il battesimo di Giovanni Battista poterono seguire il Cristo.

DN.: Il Signore mi ha dato le cose più belle nelle cose più brutte.

C.: Pensavo all'importanza della preparazione.

Luigi: Certo, tutto dipende dalla preparazione.

Quante volte il Signore dice di vegliare.

Tutto dipende dalla preparazione.

L'incontro dipende dalla preparazione.

Perché la stessa cosa, a seconda di quello che portiamo in noi, può essere motivo di gioia o può essere motivo di tristezza, la stessa cosa.

Lo stesso avvenimento può essere una disgrazia o una gioia, da che cosa dipende? Da quello che uno porta dentro di sé.

Infatti noi siamo capaci di leggere fuori a seconda di quello che portiamo dentro.

Questo vegliare, vuole dire questo interiorizzare con Dio, prima che Dio ti faccia fare esperienza di Sé, prima!

Quando tu fai esperienza di Dio, se tu non sei capace a leggere, quello ti mette a terra.

P.: Ci brucia.

Luigi: Resti bruciato.

M.: Cristo è venuto qui in terra per testimoniarci questo amore unico, da parte nostra dobbiamo tenere come modello Cristo e quindi diventare questo amore unico, la presenza di Dio fra noi è per portarci a questo.

Luigi: Certo.

M.: Cristo è un termine di paragone con cui confrontarsi.

Luigi: Sì ma non è soltanto l'amore unico.

Perché l'amore unico è ancora passione per-, interesse per-.

Cristo è venuto proprio a portarci la conoscenza che è la vita eterna.

La vita eterna è conoscenza.

Conoscenza del Padre e del Figlio: "Noi verremo e faremo abitazione in voi".

Da questa conoscenza del Padre e del Figlio, c'è l'esperienza della presenza che è diversa dall'esperienza della presenza nel nostro bisogno.

Abbiamo due presenze.

Abbiamo due tipi di presenza abbiamo visto.

Abbiamo l'esperienza della presenza di Dio, come risposta a un nostro bisogno e questa è come un lampo.

Viene e va e noi non possiamo renderla stabile.

Poi abbiamo l'esperienza della presenza di Dio, come conseguenza della conoscenza e qui abbiamo stabilità.

Qui la presenza non viene e va.

Qui rimane.

Cristo è venuto tra noi per portarci in questa stabilità, in questa vita eterna.

La Pentecoste è inizio di vita eterna.

Lì noi attingiamo un punto fisso di riferimento, una Luce.

M.: Quindi noi fermandoci sulle parole del Cristo, arriviamo anzitutto ad aderire a Lui.

Luigi: Attraverso la parola, se noi cerchiamo di capirla.

La parola bisogna cercare di capirla.

Perché altrimenti se non cerchiamo di capirla, la parola ci viene portata via.

Soltanto che per cercare di capire la parola cosa si richiede?

Si richiede il distacco da tante cose, perché cercare di capire vuole dire dedicare il nostro pensiero a-.

Se noi non dedichiamo il pensiero, non possiamo arrivare a capire la parola.

La parola la ascoltiamo anche senza pensiero.

Io posso essere altrove con la mente e la parola comunque mi arriva ma io certamente non posso capirla.

Però per dedicare il pensiero alla Parola di Dio, io devo trascurare tante altre cose.

É lì che incomincia il conflitto.

Perché se io trascuro questo e quell'altro, io sto perdendo, perdo la concorrenza con il mondo.

Se io non dedico il pensiero perdo la parola, perché io posso restare nella parola del Cristo, solo se mi dedico con il pensiero.

Se non dedico il pensiero, la parola è perduta.

É il seme della parabola del seminatore.

Quel seme che cade lungo la strada, rappresenta coloro che avendo ascoltato la Parola di Dio non vi pongono mente.

Non dedicano sufficientemente il pensiero alla parola giunta.

Allora la parola viene portata via.

Allora noi siamo in conflitto.

O perdo tutto il mio mondo di interessi, di affetti, di lavoro o perdo la parola.

Perché a questo punto qui, la parola è messa in concorrenza con il mio mondo.

Non posso pensare contemporaneamente a due cose, non posso pensare al mondo e alla Parola di Dio.

O penso alla parola o penso al mondo.

Soltanto che pensando alla parola che mi è arrivata, per cercare di capirla mi costringe a lasciare tutto il mio mondo.

In un modo o nell'altro devo lasciare il mio mondo.

Se non penso alla parola la perdo.

Allora ho il mondo ma ho perso la parola.

Se penso alla parola, perdo il mondo.

Lì si vede veramente ciò che tu ami più di tutto.

Per cui la Parola di Dio che arriva tra noi, rivela l'amore che portiamo dentro di noi.

All'ultimo il Cristo muore, per rivelare i segreti del cuore.

Di fronte a Lui si rivela quello che a noi sta veramente a cuore.

Se ci sta veramente a cuore il Cristo, ci si dedica al Cristo.

Se ci sta più a cuore altro noi non possiamo dedicarci al Cristo, perché noi non possiamo pensare contemporaneamente a due cose.

Noi siamo fatti per una cosa sola.

Allora in questa cosa sola, noi abbiamo la Vergine.

É la madre che genera il figlio.

Che concepisce Dio.

La nostra anima è fatta per concepire.

"Tu concepirai un figlio e gli darai il nome di Gesù".

Cioè salvezza di Dio.

Gesù vuole dire salvezza di Dio.

Ad ognuno di noi, Dio fa arrivare questo annuncio.

Concepirai un figlio e gli darai il nome Gesù.

La tua anima in questa situazione di purezza, concepirà.

A questo concepimento, tu darai il nome "salvezza di Dio".

M.: Quando Giovanni Battista battezzava, che significato dava Lui a quel battesimo? E come invece dobbiamo intenderlo noi?

Luigi: Il Battesimo di giustizia lo chiamavano.

Infatti lui diceva: "Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire", perché il battesimo era un segno ma poi la sostanza non c'era.

La sostanza sta in questo mettere Dio al centro.

La sostanza del battesimo di Giovanni era questa: "Dai a Dio quello che è di Dio".

Dio è il centro e tu mettilo al centro per giustizia e non mettere il tuo io al centro.

M.: Ma perché battezzava? Non bastava che lo dicesse? Lui battezzava con l'espressione di un segno...

Luigi: No, no, lui predicava questa giustizia.

Quanti aderivano al suo insegnamento, alle sue parole, si facevano battezzare.

Ma la sua predicazione era una predicazione di giustizia.

Giustizia che vuole dire: dare a Dio quello che è di Dio.

Mettere cioè Dio al centro, come punto fisso di riferimento.

Per quanti aderivano, poi c'era questo segno esterno, come conferma di questo fatto qui.

Ma il segno in quanto segno, può essere soggetto ad ambiguità.

Infatti molti andavano a farsi battezzare e lui gli diceva: "Razza di vipere".

M.: Come mai si sente il bisogno di questo segno esterno, quando oramai si è capita la sostanza? Che senso ha?

Luigi: Come mai quando io ho capito, c'è bisogno che io mi distacchi da tante cose?

Se ho capito basterebbe questo no?

Praticamente tutto il mondo esterno è un segno di tutto il nostro mondo interno.

Se l'interno è rinnovato, il mondo esterno (segno) viene rinnovato.

Diventa una cosa nuova.

Segno di purificazione, una novità di vita.

Non fa più le cose di prima.

Lei perché ha lasciato il suo lavoro?

Perché l'ha lasciato?

Non è un segno esterno questo?

N.: É quello che ho pensato io, però a lei pesava quella situazione lì. Era un attaccamento.

Mentre noi il battesimo di Giovanni Battista lo possiamo vedere come una cosa in sovrappiù.

Uno può anche ricevere il battesimo di Giovanni Battista e poi seguitare come prima.

Mentre lei ha ricevuto un battesimo e ha rotto con il suo mondo di prima.

Io la vedo diversa la cosa.

Luigi: É una novità, in quanto c'è una convinzione nuova, questa condizione nuova, fa sentire delle esigenze.

Facendo sentire delle esigenze uno non riesce più a fare quello che faceva prima.

N.: A me il battesimo del Battista mi pare una cosa diversa dal suo avere lasciato il lavoro.

Quel lavoro esteriore era una cosa che a lei pesava dentro. Quindi non era poi così esteriore.

Luigi: Ma tutti noi se scopriamo la Verità, non sopportiamo più il mondo di prima.

La vita con Dio è una vita nuova.

É una vita che è nuova, che è diversa.

Cambia addirittura il mangiare, cambia il vestire, cambia tutto.

N.: Questo lo vedo più impegnativo che non il battesimo ricevuto.

Il battesimo può essere ricevuto e cinque minuti dopo dimenticato.

Noi facciamo la comunione e poi litighiamo col nostro vicino di banco.

Luigi: Non è il segno di per sé, è in quanto uno ha già una sostanza, questo animo nuovo ti conduce a cambiare tutto l'esterno.

Perché altrimenti, se lei fa qualche cosa che non è secondo lo Spirito, si accorge che quell'altra cosa le sta portando via lo Spirito.

Anche lo stesso parlare, si parla in modo diverso.

Perché lo Spirito non le permette di dire altre cose e se le dice s'accorge che entra in conflitto con lo Spirito o perde lo Spirito.

L'ideale è poter arrivare a vivere in tutto, secondo ciò di cui uno è convinto.

Secondo ciò di cui lo Spirito ti ha convinto.

Poter creare questa linearità tra l'animo, il pensiero, la parola, il modo di vivere e allora lì abbiamo la felicità.

La tristezza c'è quando ci sono dei conflitti.

Per cui Dio manifesta certe esigenze ma io non posso perché ho questi doveri e questi impegni.

Allora lì c'è la tristezza.

La tristezza è segno di conflittualità.

Non si vive secondo lo Spirito.

Ma lo Spirito preme e a un certo momento ci porta alla morte per realizzare questa novità.

Che bisogno c'è, quando uno è convinto, di morire?

Appunto per questo.

É un segno esterno la morte.

C'è una morte crescente in tutte le cose.

La morte è distacco.

Quando uno si deve distaccare da una cosa, quello è un morire.

Perché questo distacco?

Perché uno ha un altro amore, ha una esigenza diversa.

É come uno che si deve sposare, a un certo momento lascia tutte le altre amicizie.

Le lascia perché ha un amore unico e, a un certo momento c'è tutta la vita che cambia.

Tutto viene unificato in questo unico amore qui.

Sono tutti segni ma ci dicono che se veramente uno crede, se veramente uno ama, tutta la vita viene unificata da questo amore qui.

Se non viene unificata è fasulla la cosa.

E allora uno incomincia a tribolare.

Incomincia a sentire la tristezza e la tribolazione.

Allo stesso tempo sente l'esigenza dello Spirito ma non può dedicare allo Spirito, tutto ciò che lo Spirito esige.

E allora diventa una agonia.

Certe volte ci sono delle agonie senza fine.

Abbiamo lo Spirito che fa sentire le sue esigenze e la creatura non è disponibile per queste esigenze.

Dio magari ti chiede un silenzio di cinque giorni e se tu hai un sacco di cose da fare, la tua agonia si prolunga all'infinito.

No, Dio ti dice di fermarti lì e fintanto che la tua anima non è stata illuminata, tu devi essere disponibile.

DN. La chiesa non sbaglia mai, gli uomini di chiesa possono sbagliare.

La chiesa siamo noi, è Dio, quindi non dovrebbe mai sbagliare. Ma tutte le gerarchie della chiesa sono giuste visto che già tra gli apostoli si discuteva su chi era il più grande fra loro?

Luigi: Sì, negli apostoli c'era il pensiero su chi era di più e chi era di meno.

Molte volte infatti parlavano su di chi fosse il primato.

E quando è venuto quell'argomento tra gli apostoli, sa che cosa ha fatto Gesù?

Gesù ha preso un bambino, l'ha messo davanti a  loro e gli ha detto che chi voleva essere più grande doveva essere come quel bambino.

La chiesa è una serva, non è una padrona.

La chiesa è serva.

Come serva è a servizio dell'uomo.

Il sabato, dice Gesù, che è stato fatto per l'uomo.

La chiesa come serva, è stata fatta per l'uomo, affinché l'uomo cerchi Dio.

Non è l'uomo che è fatto per la chiesa, sia ben chiaro.

L'uomo non è fatto per la chiesa, la chiesa è stata fatta per l'uomo.

Allora tutte le volte che la chiesa vuole fare la padrona sbaglia e abbiamo l'aspetto umano.

Gesù ha detto: "Nel mondo le autorità comandano, non deve essere così tra voi".

Infatti anche il papa si chiama servo dei servi, deve servire.

Come si mette a fare il padrone sbaglia e allora lì abbiamo l'aspetto umano.

Dio vuole salvare tutti, anche papi e vescovi e quindi anche per loro ci sarà una correzione.

Però come dico la funzione è questa: "Gesù dice che il sabato è stato fatto per l'uomo".

Nel sabato è compreso tutto il concetto del sacro.

Anche la chiesa è fatta per l'uomo affinché l'uomo cerchi e conosca il suo Signore.

La chiesa deve aiutare le anime a cercare il Signore  senza mettersi in mezzo tra l'anima e Dio, sia chiaro.

Perché tra l'anima è Dio, non c'è interposta nessuna creatura.

Quando qualcuno si mette in mezzo sbaglia.

É tutto un aiuto per dirti: "Guarda che tu sei stato creato per cercare Dio".

DN.: E l'uomo non può neppure giudicare questa chiesa.

Luigi: Cristo ci proibisce di giudicare.

Dobbiamo prendere le lezioni su di noi.

Il nostro io fa due peccati: il peccato di comandare e il peccato di servire.

Il nostro io può peccare per servilismo, può adulare, per una qualche sua convenienza.

Oppure può fare il prepotente.

Ma è sempre il nostro io.

Bisogna avere chiaro che il compito della chiesa è di servire.

N.: Nell'attimo in cui realmente serve, è realmente da ascoltare.

Nell'attimo in cui la vediamo servire Dio, realmente è interprete di Dio.

P.: Il passaggio dalla preparazione (Giovanni Battista) alla Vergine, è tutto un cammino progressivo di purificazione? Perché è un punto quello che ci indica Giovanni Battista.

Luigi: No, la Vergine la fa Dio, è il disegno puro di Dio che si realizza.

Dio cosa fa?

Dio crea tutte le cose, tutti i giorni.

Quindi tutte le cose che tu vedi, tutte le cose che tu ascolti, sono tutta opera di Dio.

Sono tutte cose che Dio fa arrivare a te.

Ma cosa ne fai di quello?

Riferiscile sempre alla preparazione.

Tutto deve servire per la preparazione.

Tutto deve essere adoperato per questo battesimo di giustizia.

Man mano che tu riferisci a Dio, ti purifica.

Se non riferisci le cose a Dio queste ti macchiano.

Tutte le cose che noi non riferiamo a Dio, in noi diventano desideri.

Ogni creatura, qualunque cosa.

Se noi non la riferiamo a Dio, diventa desiderio della nostra anima.

Per cui uno diventa appassionato di tutto.

Vede un prato e vuole comperarlo.

Vede una casa e vorrebbe averla.

Vede un auto e inizia a risparmiare per comprarla.

Tutto ci macchia.

Più macchia la nostra anima e più la indebolisce.

Perché la nostra anima, quando è macchiata, perde capacità di amare.

Tanto più invece la nostra anima si semplifica in un amore unico e tanto più è potenziata.

Diventa molto potente.

Diventa tanto potente, fino a diventare la Vergine che è di una potenza immensa.

"I sacerdoti possono fare di mio figlio quello che vogliono ma non possono fare niente verso di me".

La Madonna è amore puro per Dio.

Cristo si concede: "Faranno di Me tutto quello che vorranno"

Infatti lo hanno fatto sociologo, rivoluzionario, filantropo, politico, tutto quello che vogliamo ma con la Madonna non c'è niente da fare.

La Madonna è una roccia, è un diamante.

Quando una creatura ha un amore puro, un amore unico, stia pur tranquilla che nessuno la tocca.

Non si lascia toccare da niente.

P.: Anche Cristo ha questo amore puro, solo che parlando si sottomette alle nostre interpretazioni.

Luigi: Certo.

Lui si lascia uccidere.

"Faranno di Me tutto quello che vorranno", la Madonna non dice questo ma dice: "Io non conosco uomo".

Più c'è amore puro in noi, più c'è amore unico e più la nostra anima diventa forte.

Noi a volte diciamo di essere deboli, se sei debole è perché hai tanti amori.

Purifica il tuo amore, riduci cioè i tuoi tanti amori a un amore unico e t'accorgerai di acquistare forza.

Il problema non è allenarsi per diventare più forti.

Semplifica i tuoi amori e vedrai che diventi forte.

P.: É vero che noi posiamo andare al Cristo non preparati, senza il battesimo di Giovanni Battista...

Luigi: Non siamo noi che andiamo, è Lui che ci incontra e noi non siamo preparati.

P.: Una volta lei aveva detto che noi possiamo anche arrivare al Cristo non preparati, però se noi stiamo in ascolto di Lui, Lui supplisce all'antico testamento e ci dà tutte queste lezioni.

Prima di parlarci del Padre che è lo scopo specifico per cui è venuto, riassume tutto l'antico testamento.

Luigi: Certo.

Infatti Lui inizia la sua vita di predicazione, ripetendo lo stesso messaggio di Giovanni Battista.

"Fate penitenza, perché il Regno di Dio è vicino".

P.: Poi non incomincia parlandoci subito del Padre.


C.: L'importanza della preparazione.

M.: La Vergine vede tutto dal punto di vista di Dio.

N.: Può generare un po' di confusione quel "riferire a Giovanni Battista".

In realtà Giovanni Battista è quello che viene a proporci di mettere Dio prima di tutto.

Metti Dio prima di tutto come Creatore.

Non specifica altro di Dio, non ci dice altro.

Giovanni Battista ci propone Dio Creatore.

Nel momento in cui abbiamo messo Dio, il Creatore prima di tutto, è logico che tutto va riportato a Dio, perché tutto va visto nella sua intenzione.

A quel punto lì, realmente possiamo diventare gli attratti dal Padre e incontrare il Cristo.

Luigi: Tutto quello che il Signore ci manda, giorno per giorno, è del materiale, per farci crescere, per purificarci in questa attrazione al Padre.

Se io sono attratto da Dio ma non riporto a Dio, tutto quello che Dio mi manda, io perdo questa attrazione.

Per questo Gesù dice: "Andate e riferite a Giovanni tutto quello che avete visto e tutto quello che avete udito".

É questo riferire sempre a questa preparazione.

É proprio attraverso questa preparazione che si potenzia in noi questo desiderio, questa passione, cresce, fino al punto da farci esplodere.

N.: Giovanni, con questa giustizia essenziale ci porta all'attrazione per il Padre, all'amore per il Padre, noi diciamo che però non è diventato discepolo del Cristo.

Io credo che diciamo una inesattezza.

Perché realmente uno che propone di mettere Dio prima di tutto, non può non incontrare il Cristo.

Lui l'ha talmente incontrato che a un certo punto ha detto: "É necessario che Lui cresca e che io diminuisca".

Luigi: Bisogna tenete presente una cosa, Gesù dice che Giovanni Battista è il più grande fra i nati di donna ma il più piccolo nel Regno di Dio, è più grande di lui.

N.: Non è ancora arrivato a Pentecoste, è logico che sia così, però è suo discepolo.

Io sono convinto che se non prima, nell'attimo del morire, Giovanni Battista è arrivato a Pentecoste.

Luigi: Va beh.

G.: L'importanza del riferire tutto a Dio.

SI.: Se non si è preparati, quando arriva la Luce la si perde, non si può restare.

Luigi: Cioè, uno può restare, nella misura in cui ha preparato.

La capacità di restare ci viene dalla preparazione.

Quello cioè che noi abbiamo interiorizzato, prima che la Luce venga a noi, quello dà a noi la possibilità di restare con la Luce.

Altrimenti la Luce è un attimo.

Anche quelli che chiamiamo dannati, vedono per un attimo la Verità di Dio.

All'ultimo noi ci troviamo con il mondo finito, la nostra passione d'Assoluto e la causa di questa passione d'Assoluto che è Dio.

Però non basta, se noi non abbiamo interiorizzato, se non siamo preparati, vedendo questa Luce, non possiamo restare nella Luce.

Questa è esperienza di Dio nel nostro bisogno, bisogno di Assoluto e noi non abbiamo la possibilità di restare.

Perché la capacità di restare deriva dalla conoscenza.

La presenza come conoscenza di Dio.

Non come presenza a livello del nostro bisogno.

Noi possiamo esperimentare Dio a livello del nostro bisogno, oppure possiamo esperimentare Dio a livello della conoscenza di Dio, cioè del bisogno di Dio.

FA.: L'importanza di avere un amore unico, per essere forti.

Luigi: Sì e dobbiamo vedere la via che ci conduce a questo amore unico.

La via che ci conduce a questo amore unico è questo: "Andate e riferite a Giovanni, tutto quello che vedete e tutto quello che udite".

Cioè, in quanto noi riferiamo a questa preparazione, cioè a questa giustizia essenziale, cioè riportiamo tutte le cose che Dio ci fa arrivare, le riportiamo a Dio, questo ci costruisce in questo amore unico.

Fino ad arrivare alla meta, a questa anima che contempla Dio, che guarda solo più a Dio.

FA.: E la Madonna ci può aiutare in questo cammino.

Luigi: La Madonna è il tipo, è il prototipo, è l'ideale.

Soltanto in quanto abbiamo presente l'ideale come fine, sappiamo che dobbiamo arrivare lì.

Ci aiuta in quel modo.

Infatti nessuno può ricevere una grazia di Dio, se non attraverso la Madonna.

Fintanto che in noi non si forma questo amore puro, noi non possiamo ricevere la conoscenza di Dio.

FA.: Ma la Madonna che ha questo amore unico è quindi potente.

Luigi: Ma certo.

É potentissima.

É di una forza enorme.

Ed è madre per tutti noi, perché quella è la figura che Dio ha voluto per te.

Sappilo che è per te, Dio ha voluto questo.

Ce l'ha messa lì davanti.

Diventa madre in questo senso.

Tu devi diventare così come lei.

Cioè devi avere quell'amore puro, unico come quello della Vergine.

Questa è la condizione perché tu possa concepire la Verità.

In caso diverso, anche il tuo seguire il Cristo è inquinato.

Ed essendo inquinato, non puoi seguire bene il Cristo.

Anche se come dico, ritieni di avere già incontrato il Cristo.

Non è sufficiente.

DN.: Con Dio la partenza è dura e poi se lasciamo un piccolo spazio, Lui invade tutto.

Luigi: Certo, occupa tutto.

P.: Se vogliamo restare nella Luce, quando la Luce viene a noi, è necessario proprio continuare questa preparazione.

Luigi: Ognuno potrà restare nella misura in cui avrà preparato l'incontro.

Nella misura in cui.

P.: Bisogna ritornare nel Giordano a bagnarsi.

Restare nella Luce, equivale a restare con Cristo quando Lui viene a noi?

Luigi: Si resta nella Luce, in quanto ci si impegna, in ciò che la Luce ci propone.

La Luce in quanto arriva a noi, ci propone sempre qualche cosa.

Ci propone un cammino.

Questo cammino, naturalmente ha delle esigenze.

Si resta nella Luce in quanto si cammina in quelle esigenze.

"Va a lavorare nella mia vigna", sei impegnato lì.

E naturalmente per andare a lavorare nella sua vigna devo lasciare la mia piazza.

P.: Ci vuole quell'interesse e quell'amore che nasce proprio da quella preparazione.

Luigi: Più uno è preparato, più aspettava di essere chiamato...

Matteo Levi che era lì al banco delle gabelle, aspettava di essere chiamato e come Gesù gli dice: "Seguimi", lui ha piantato lì tutto e lo ha seguito.

Perché?

Ma perché lo aspettava e non ha avuto difficoltà a piantare lì tutto.

Un altro avrebbe detto: "Aspetta un attimo, devo salutare mio padre, sistemare le mie cose".

E in quei dieci minuti, Gesù sarebbe scappato.

Tutto è effetto della preparazione.

Una persona che viene a casa nostra, è accolta a seconda di come noi l'aspettiamo.

Più l'aspettiamo e più, quando arriva, lasciamo tutto per andargli incontro.

Se viene uno che invece non aspetto, gli dico che devo finire di mangiare e quello se ne va.

G.: Se Dio si fa aspettare di più, poi si gusterà di più la sua presenza.

Luigi: La nostra anima si forma nell'attesa, per cui l'attesa, se Dio si fa aspettare, è molto preziosa.

Certo noi nell'attesa possiamo anche distrarci e divertirci, quindi è anche rischioso, però nell'attesa, l'anima si forma.

Più io sogno l'incontro con qualcuno e più, quando questo qualcuno mi arriva, lascio tutto e sono tutto disponibile per lui perché l'ho sognato tanto.

 



Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Gv 8 Vs 1 Terzo tema.


Titolo: La preparazione è urgente per evitare la sordità cronica.


Argomenti: La Luce che ci sfiora:Distanza Libertà Dedizione Disponibilità-Preparazione

Riferire a Giovanni Avvento

Giovanni  Preparazione Battesimo  Penitenza. Conversione

Maria Compimento

Ascolto di Dio Capacità d'ascolto

Componente personale Le parole che diciamo Interesse

Per Dio=Ascolto Per l'io=Incapacità di ascolto

Il desiderio specifico di Cristo. Il dubbio sul Cristo. La nostra parola come banco di prova.


 

11/Dicembre/1983 Fossano.


Siamo ancora in questo primo versetto del capitolo ottavo in cui abbiamo notato la distanza che si è venuta a formare tra i capi dei sacerdoti ed i farisei e Gesù stesso.

Non fu sufficiente che loro, dopo essere stati sfiorati dalla Luce, se ne siamo tornati ciascuno a casa propria per creare una certa distanza.

Ma abbiamo notato che c'è anche una distanza creata da Gesù stesso.

Gesù si allontana da loro e si ritira sul Monte degli Ulivi che simboleggia il suo ritorno al Padre.

Tutto questo per significare a noi che, quando siamo sfiorati dalla Luce se, non passiamo alla Luce, siamo riassorbiti nel mondo di prima, come prima e peggio di prima, senza alcuna possibilità da parte nostra di resistere all'impegno e all'attrazione del mondo di prima.

Perché noi non siamo liberi, la nostra libertà ci viene data, solo nel momento in cui la Luce ci sfiora.

La libertà è solo presso Dio.

E solo quando Dio ci visita, ci offre la possibilità di passare nel mondo della sua Luce, nel mondo della Verità.

Ma se noi non cogliamo l'occasione, noi perdiamo questa possibilità.

Sfuma la nostra libertà, perché noi non siamo liberi e noi ricadiamo schiavi del mondo.

La Luce, quando ci sfiora, richiede dedizione.

La Luce di Dio, essendo un infinito, sfiorando il nostro mondo finito, diventa per noi una proposta.

Proposta di dedizione a ciò di cui la Luce ci parla.

Dedizione a Dio.

Però la dedizione richiede disponibilità.

La disponibilità richiede preparazione.

Quando l'uomo non è preparato, perde l'esperienza della presenza di Dio, nel momento stesso in cui l'attinge.

Non può permanere in essa.

Infatti l'attinge a livello del suo bisogno, quando il bisogno è soddisfatto, cessa l'attrazione, cessa l'interesse, cessa la dedizione.

Il problema è in che cosa consiste questa preparazione e sopratutto che differenza c'è tra un uomo che si prepara ed un uomo che non si prepara.

Abbiamo visto la volta scorsa che la preparazione è il tema dell'Avvento e in esso c'è una funzione essenziale da cui dipende tutto il nostro incontro con il Verbo di Dio che viene tra noi.

La promessa è questa: Dio viene tra noi, la Luce ci sfiora, però richiede la preparazione.

Abbiamo notato che due sono le figure che ci vengono presentate nell'Avvento.

La figura di Giovanni Battista che rappresenta la preparazione e la figura di Maria rappresenta il compimento di questa preparazione.

L'attuazione, il fine della preparazione stessa.

Nel compimento, abbiamo la rivelazione dell'anima della preparazione stessa, in che cosa consiste la preparazione stessa.

La caratteristica di Maria, è quella di essere tutta disponibile per Dio.

Maria è caratteristica in quanto è tutta ascolto di Dio e solo di Dio, esclude ogni altra cosa.

Questo ci fa capire che la preparazione deve tendere a questo.

A formare in noi questo ascolto di Dio e solo di Dio.

Abbiamo visto che quando Giovanni Battista manda i sui discepoli rimasti a Gesù.

Gesù dice loro: "Andate e riferite a Giovanni, tutto quello che udite e tutto quello che vedete".

C'è un significato profondo, poiché Giovanni rappresenta la preparazione.

Riferire a Giovanni, tutto quello che vediamo e tutto quello che udiamo è Parola di Dio e quindi essendo Parola di Dio è valida per ogni uomo.

Quello che Gesù disse a quei discepoli di Giovanni, lo dice ad ognuno di noi.

Cioè dice a ognuno di noi questo: "Se vuoi prepararti all'incontro con la Luce, se vuoi essere disponibile per quella quando questa ti sfiorerà, per essere aperto all'ascolto quando la Parola di Dio arriverà a te, riferisci a Giovanni, tutto quello che vedi e tutto quello che ascolti".

Tutto quello che Dio ti fa giungere, ti fa vedere, ti fa ascoltare, riportalo sempre a questa preparazione.

Cioè non fermarlo al pensiero di te stesso o non fermarlo alle cose o alle creature.

Tutte le cose che arrivano a noi arrivano per prepararci all'ascolto di Dio, per renderci disponibili a seguire la Luce.

La preparazione di Giovanni, consisteva nel battesimo di giustizia.

Battezzare vuole dire immergere.

Giovanni Battista immergeva nella giustizia di Dio, cioè convertiva le anime a Dio.

Convertire, vuole dire presentare un valore al di sopra di tutto, vuole dire orientare a-.

La giustizia essenziale sta nel dare a Dio, quello che è di Dio.

Tutto viene a noi da Dio e tutto va riportato a Dio.

Anche il pensiero di noi stessi, anche i nostri pensieri, anche la nostra vita, anche tutti i nostri sentimenti.

Quindi tutto quello che tu vedi, tutto quello che tu ascolti riportalo a Dio, raccoglilo in Dio, riferiscilo a Dio.

Se facciamo questo abbiamo l'anima per la preparazione.

Cioè, facendo questo, a poco per volta si forma questa consapevolezza dell'autorità assoluta che è Dio, come punto fisso di riferimento a cui tutto è subordinato, da cui tutto viene, da cui tutto dobbiamo attenderci.

Questo è un lavoro personale: "Fate frutti degni di penitenza".

Da una parte c'è la conversione e dall'altra c'è la penitenza.

La preparazione è fondata su questi due grandi pilastri.

Battesimo di giustizia, quindi orientamento a Dio.

Orientarsi a Dio vuole dire che, tutto quello che vedi, tutto quello che ascolti, riferiscilo, riportalo a Dio.

Se lo riferisci a Dio, quello ti prepara all'ascolto e ti rende disponibile all'incontro con la Luce.

Ti rende capace di seguire la Luce, quando questa ti sfiorerà.

Se l'uomo non fa questo, se non riporta in continuazione tutto a Dio, l'uomo diventa incapace di ascoltare.

Cioè l'uomo è creato da Dio.

Nel fine c'è l'anima di tutta la preparazione.

Il fine è Maria e Maria è l'orecchio capace di ascoltare, di concepire il Verbo di Dio.

Maria ha concepito per mezzo dell'ascolto, per mezzo dell'orecchio.

Il Signore creando l'uomo ha fatto l'uomo capace all'ascolto e all'ascolto di Dio.

Ognuno di noi è creato con l'orecchio aperto a Dio, nasciamo così.

Però, man mano che l'uomo vive, diventa sordo.

Proprio in questa sordità crescente noi possiamo capire in cosa consiste e da cosa ci è dato l'ascolto.

Come mai succede che l'uomo vivendo diventa sordo?

Perché tutte le cose che giungono all'uomo, vanno riportate a Dio.

Se l'uomo non le riporta a Dio, le cose in lui fanno del rumore.

A un certo momento il suo orecchio si indurisce al punto tale da diventare non più capace di ascolto.

Cioè diciamo meglio che l'uomo man mano che vive, riduce sempre di più il suo ascolto, soltanto al suo interesse.

Se il suo interesse è Dio, l'uomo riduce sempre di più il suo campo del suo interesse a Dio solo e a un certo momento diventa tutto e puro ascolto di Dio e qui abbiamo Maria.

Maria esclude tutto il resto: "Non conosco uomo", non vuole conoscere uomo, non vuole conoscere altre ragioni, non vuole conoscere altri argomenti.

Ma se l'uomo non fa questa preparazione e non riferisce e non riporta tutto a Dio, tutto quello che l'uomo ogni giorno riceve, che accumula dentro si sé, quello lo rende incapace, gli rende duro l'orecchio, al punto tale da non potere più ascoltare le cose di Dio.

"Hanno orecchi e non odono".

Si possono avere gli orecchi e non ascoltare nulla.

Il che vuole dire che, nell'ascolto a un certo momento, c'è questa componente personale.

Noi nati con l'orecchio capace di ascoltare Dio, man mano che viviamo formiamo in noi una componente personale che ci chiude l'orecchio o perlomeno ci chiude l'orecchio a tutto ciò che non costituisce il nostro interesse.

Se noi riportiamo tutto a Dio, il nostro interesse è Dio, in modo che in Dio troviamo la massima autorità.

Se noi riportiamo tutto a Dio, il nostro orecchio acquista interesse per Dio e questo interesse per Dio gli fa superare ogni altro argomento, gli fa superare ogni altra questione, ogni altro interesse e lo concentra al punto tale nell'attenzione a Dio da renderlo capace di accogliere e di incarnare nella sua vita, il Verbo stesso di Dio, come Maria.

Se invece non riferisce tutto a Dio, il suo orecchio diventa talmente sordo a tutti gli argomenti di Dio da non poter più ascoltare niente di Dio.

Abbiamo il banco di prova, in quanto tutte le parole che noi diciamo con la bocca induriscono il nostro orecchio.

Il banco di prova è dato dalle parole che diciamo.

Se noi riportiamo tutto a questo battesimo di giustizia, cioè riportiamo tutto a Dio, quello che riportiamo a Dio, fa parlare a noi Parole di Dio, cioè è lo Spirito di Dio che parla in noi ma, se non riportiamo a Dio, noi stessi diciamo parole che procedono da altri interessi, procedono dal pensiero del nostro io.

Queste parole stesse che noi diciamo chiudono il nostro cuore, lo induriscono al punto tale da renderci sordi a qualunque altra cosa.

Arriviamo al punto in cui noi siamo sordi a qualsiasi altra cosa, fuorché all'interesse principale della nostra vita.

L'interesse principale della nostra vita è ciò cui noi abbiamo dedicato la nostra vita, il nostro pensiero.

A poco per volta, avendo dedicato la nostra vita soltanto al pensiero di noi stessi, ai nostri interessi del mondo, a parlare secondo questi interessi, questo ci rende talmente sordi a tutto il resto da diventare incapaci ad ascoltare qualsiasi cosa che non riguardi il pensiero di noi stessi.

A questo punto il cerchio si è chiuso attorno al pensiero del nostro io e noi siamo isolati da tutto.

Il destino dell'uomo è questo, o si apre alla Luce di Dio ed in Dio diventa capace di comprensione di tutto, di apertura a tutto, di amore verso tutto.

Oppure non si apre a Dio e allora si isola in un cerchio chiuso nel pensiero di se stesso da diventare impotente ed incapace ad ascoltare qualsiasi altra cosa che non si riferisca al pensiero di se stesso.


P.: Questi capi, queste autorità, sono state sfiorate dalla Luce e non l'hanno percepita, però non hanno avuto l'esperienza della presenza di Dio. Perché finora il tema era questo: noi percepiamo la presenza di Dio a livello del nostro bisogno, per un attimo ma, non possiamo restare in questa presenza. Se invece ci dedichiamo a ciò che questa esperienza ci propone (Luce) allora sì, riusciamo a restare per quel tanto cui ci dedichiamo ma, se non ci dedichiamo noi, come l'esperienza la facciamo, la perdiamo.

Luigi: Soltanto che per potere dedicarti, devi essere preparata.

P.: Bisogna essere preparati.

Luigi: E per la preparazione bisogna avere l'orecchio formato. Cioè, l'orecchio si forma attraverso la preparazione.

P.: Cioè non per prepararsi bisogna avere l'orecchio formato, preparandosi ci si forma l'orecchio.

Luigi: Sì, giusto.

P.: Il dubbio dell'altra volta è anche il mio oggi. Questi capi non vedo quando abbiano fatto una esperienza di presenza di Dio. Non hanno percepito la presenza di Gesù.

Ѐ vero che Gesù è venuto a loro attraverso Nicodemo, richiamandoli all'anima della legge, richiamandoli all'ascolto. Però loro non hanno vissuto questo richiamo di Nicodemo come una luce, come una esperienza di presenza che hanno perso, non l'hanno neppure avvertita questa presenza.

Fa capire che, se non siamo preparati, non solo non riusciamo a restare nella Luce ma neppure la percepiamo, cioè siamo sordi.

Luigi: Noi siamo visitati dalla Luce.

P.: Siamo sempre visitati dalla Luce.

Luigi: Gesù dice: "Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte tu non hai conosciuto l'ora in cui sei stata visitata", non hai conosciuto.

P.: "Non hai percepito la presenza".

Luigi: "Non hai percepito l'ora in cui sei stata visitata".

P.: Si può arrivare a quel punto lì?

Luigi: Sì.

Dio ci visita e noi non percepiamo di essere visitati da Dio.

P.: Quello è già proprio un punto estremo di sordità.

Luigi: Quando non si è preparati si è sordi e si può ascoltare solo se stessi.

Lei capisce che, ascoltando solo se stessa, lei si chiude in un cerchio?

Ѐ il cuore che si indurisce.

Perché si ascolta con il cuore (interesse).

Ma se il cuore è tutto ripiegato sul pensiero di me stesso, indubbiamente l'ascolto è interrotto.

Allora Dio mi visita ma io non percepisco la sua visita.

Resterà la memoria, un giorno quando sarò portato di fronte alla Verità, capirò di essere stato visitato ma questo non mi darà assolutamente la capacità di restare.

Non avrò la possibilità di restare.

P.: E il fatto di essere diventato sordo non mi giustifica, perché questo è già frutto di una ingiustizia.

Luigi: La sordità è conseguenza di una ingiustizia.

Una ingiustizia di mente, di pensiero.

Perché rivela il fatto che non si è riportato tutto ciò che arrivava a noi da Dio a Dio.

P.: Ѐ il frutto della disonestà.

Luigi: Certo.

Allora quello ci rende sordi.

Diciamo che la non funzione distrugge l'organo.

L'udito, l'orecchio, viene distrutto dalla non esercitazione.

L'orecchio ci è dato per ascoltare Dio.

Se noi non ascoltiamo Dio, e non si ascolta senza di noi, questa non funzione distrugge l'orecchio.

P.: Però la volta scorsa hai fatto un accenno che dava molta speranza.

Se è vero che non riportando a Dio la creazione, non facendo questa giustizia, si accumulano dentro di noi tutti questi segni di Dio che ci rendono sordi, è vero anche che si può recuperare la fede perduta o la fede che crediamo di avere e non abbiamo.

La si recupera incominciando a fare la giustizia.

Ѐ un punto Luce questo.

Luigi: C'è da tenere presente una cosa.

Gesù dice: "State molto attenti a come ascoltate, perché verrà un giorno in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del figlio dell'uomo, cioè ascoltare anche una sola parola del figlio dell'uomo e non lo potrete fare". Ecco la sordità.

L'uomo non può più: "State molto attenti a come ascoltate".

Il problema è tutto in quel "come".

"State molto attenti a come ascoltate".

Verrà un giorno in cui noi desidereremo e non basterà il nostro desiderio: "Dove Io sono, voi non potete venire, mi cercherete e non mi troverete".

"Verrà un giorno in cui voi desidererete udire anche una sola parola del figlio dell'uomo e non lo potrete".

Se l'altro non parla io non posso ascoltare.

Questa è Parola del Signore, è Parola di Gesù.

N.: Già la volta scorsa hai accennato a questo desiderio.

La volta scorsa hai accennato a questo desiderio come un desiderio specifico. Specifico di Cristo. Io penso invece che sia un desiderio generico perché ho presente quello che succede nella vita.

Tu senti dire: "Ma io vorrei avere la fede ma non  ce l'ho".

Evidentemente costoro intuiscono che Cristo, per qualcun altro che ha la fede è qualcosa di grande e di enorme però loro non toccano niente invece. Quindi direi che è un desiderio aspecifico di qualcos'altro.

Ѐ un po' come quello che dice: "Io ho sbagliato tutto", però non sa cosa deve fare per riprendersi da quegli errori precedenti.

Non lo vedo proprio come quel desiderio specifico di Cristo.

Tu quando parli del bisogno d'Assoluto parli di un bisogno anonimo. Direi che anche questo è un bisogno anonimo. Ѐ un bisogno d'Assoluto che non è arrivato all'Assoluto.

Luigi: Ma la fede si perde, perché la fede ci è data per cercare Dio.

Se non cerchiamo Dio, gli argomenti del mondo ci portano via la fede.

O noi assorbiamo gli argomenti del mondo nello Spirito di Dio o altrimenti noi stessi siamo assorbiti dagli argomenti del mondo.

Non c'è niente da fare.

N.: Ma sono questi stessi che dicono: "Io vorrei avere la fede" ma non possono.

Luigi: La fede non è oggetto della nostra volontà.

Come la conoscenza e l'ascolto di Dio, non sono oggetto della nostra volontà.

N.: Su questo nessun dubbio, quello che voglio dire è che la volta scorsa, tu hai presentato questo desiderio, come un desiderio specifico di Cristo, mentre invece io non lo vedo così specifico.

Lo vedo come un desiderio generico di un qualcosa che mi tolga dalla confusione in cui mi trovo.

Luigi: Il desiderio specifico di Cristo si forma se uno si prepara, cioè se accoglie il Giovanni Battista.

Infatti Gesù dice: "Tutto quello che vedete, tutto quello che ascoltate, riferitelo a Giovanni".

Quindi se tu vuoi ritrovare anche la fede che hai perduto, se vuoi recuperarla devi fare questo lavoro. Perché Giovanni Battista è proprio venuto per convertire al Cristo, quindi per formare nell'uomo il desiderio specifico del Cristo.

Per formare nell'uomo il desiderio specifico del Cristo cosa ha fatto?

Battesimo di giustizia, quindi penitenza da una parte, conversione dall'altra.

N.: Che quella sia la via giusta non lo discuto.

Luigi: No, è la via per recuperare tutto anche la fede.

Tu vuoi avere la fede? Ricomincia a riportare e a riferire tutto a Dio. Questa è l'azione di recupero.

P.: Era quello che dicevo prima. Quindi è possibile recuperare la fede?

Luigi: Sì.

P.: Facendo questo?

Luigi: Sì.

N.: La mia questione non è questa, è evidente quello che avete detto, nessun dubbio.

Quello che dicevo è che la volta scorsa mi sembrava che avessi presentato il desiderio dell'uomo come desiderio specifico del Cristo, mentre non lo vedo come desiderio specifico del Cristo.

Dimmi se ho ragione o se ho torto in questa mia visione.

Luigi: Non ho ben presente a cosa tu ti riferisci.

DN.: L'altra volta avevamo parlato di desiderio di Cristo con la nostra volontà.

N.: No, no, no, stiamo parlando di costoro che sono incapaci, di questi che hanno perso la fede.

DN.: Ma la Luce ci sfiora tutti....

N.: Stiamo andando fuori campo. Il campo è questo: c'è della gente che vorrebbe vedere il giorno di Cristo e non può più. Allora vorrebbe vedere il giorno di Cristo realmente, perché ha capito che Cristo è quello che è o vorrebbe il Cristo così, come una salvezza qualunque perché vede che è nella confusione totale, tutto lì, la differenza per me è quella.

Non mi sembra che questi desiderosi di vedere Cristo, in realtà siano veramente con il desiderio di vedere Cristo, il Figlio di Dio, Parola di Dio incarnata per noi.

Luigi: Ci sarà certamente questo desiderio di vedere Cristo come Verbo di Dio, come Parola di Dio incarnata tra noi e non averne la possibilità.

P.:Proprio quel desiderio specifico.

Luigi: Sì.

Si formerà in noi questo desiderio specifico, perché ci troveremo di fronte al Cristo e ci resterà il dubbio se sia veramente o meno il Figlio di Dio.

Resta il dubbio ed è un dubbio dal quale non potremo uscire.

Lui si afferma, però a noi resta il dubbio.

P.: Ma c'è il dubbio e il bisogno di vedere.

Luigi: Sì, perché noi ci troviamo di fronte a una realtà che non possiamo smentire e vorremmo capire ma non possiamo.

P.: Ah, vorremmo capire?

Luigi: Capire vuole dire desiderio di vedere quello che si manifesta. Cristo si manifesta come Figlio di Dio, come uno che ha preso su di Sé il mio peccato, io vorrei capire ma non ci riesco, non so dove appigliarmi.

Vorrei capire ma mi resta il dubbio.

E da questo dubbio non ne posso uscire.

Saremo portati tutti di fronte al Cristo.

Di fronte a Lui morto in croce, saremo tutti presenti.

Arriva un certo momento in cui gli avvenimenti della vita ci concentreranno lì: davanti al Trono, perché quella è la realtà.

Quello è il centro di tutto, è il centro di tutta l'opera di Dio.

Tutta l'opera di Dio, tutta la creazione, tutti i tempi si concentrano in Cristo che muore in croce.

Se questo è il centro di tutta l'opera di Dio, naturalmente cosa succede? Arriverà certo il momento in cui noi ci troveremo in questo centro.

Non possiamo farne a meno.

Noi non sappiamo come, né attraverso quali vie ma Dio ci conduce lì di fronte.

A tu per tu.

E ci resterà il dubbio.

P.: Quella è la sintesi di tutta l'opera che Dio ha fatto per noi.

Luigi: Guardi che il giudizio universale sarà di fronte al Cristo, mica di fronte al Padre.

Perché chi vede il Padre è nella vita eterna, è salvo.

Il giudizio è di fronte al Cristo, di fronte alla Parola di Dio.

Infatti il Padre non giudica, è la Parola di Dio che ci giudica.

Noi saremo giudicati dalla Parola che è arrivata a noi.

Quella Parola che non abbiamo capito, che non abbiamo avvertito quando è arrivata a noi.

P.: Non l'abbiamo concepita.

Luigi: Non l'abbiamo concepita.

Chi concepisce è Maria ma Maria concepisce con l'orecchio in quanto c'è tutta questa dedizione all'ascolto di Dio, perché ho scoperto che quella è la massima autorità, tutto dipende da quello. Allora avendo questo massimo interesse lì, allora sono capace di ascoltare quello.

Perché l'ascolto è determinato dall'interesse.

Ma se io ho altri interessi, quando mi si presenta questo, gli altri interessi mi impediscono l'ascolto, mi impediscono di concepire.

E quindi mi fanno restare nel dubbio, pur non potendo smentire la Parola che è arrivata a me.

P.: La volta scorsa volevo chiedere cosa vuole dire concepire la Verità e la differenza tra concepire la Verità e conoscere la Verità.

Concepire la Verità è concepire, capire l'opera che Dio sta facendo per me, cioè concepire il Cristo.

Luigi: Sì.

P.: Conoscere la Verità è conoscere il Padre.

Luigi: Certo.

La Verità viene dal Padre, dal Padre e dal Figlio, è lo Spirito di Verità.

C.: L'argomento di fondo sta sempre dal fatto che dobbiamo prendere ogni cosa dalle mani di Dio, ogni sua parola, ogni suo avvenimento. Questo è il lavoro di preparazione da fare.

Luigi: Non basta.

Dobbiamo prendere tutto dalle mani di Dio e dobbiamo riportare tutto a Dio.

Dobbiamo riportare a Dio per capire.

Dobbiamo riportare.

Bisogna ricevere, tutto viene a noi da Dio ma, tutto va riportato a Dio. Perché Dio ci mette tutto nelle mani e poi ci dice: "Adesso tu portalo a Me, affinché Io te lo illumini".

Perché Colui che fa arrivare a noi le cose, è anche Colui che ce le fa capire.

Questo è un lavoro urgente, perché se Gesù dice: "Fate attenzione a come ascoltate", cioè come state a ricevere oggi le cose. Come le ricevete oggi, "come".

Perché domani desidererete capire ma non potrete. Desidererete vedere anche un solo giorno o una sola parola del Figlio di Dio e non potrete.

Quindi se dice: "Domani" vuol dire che la cosa è urgente.

Il che vuole dire che quello che io non riporto adesso in Dio, quello mi indurisce l'orecchio.

Se lo riporto in Dio mi rende specifico l'orecchio, mi rende orientato l'orecchio a un ascolto ben preciso, all'ascolto di Dio.

Perché Dio forma in noi l'orecchio aperto a tutto e a tutti, all'inizio della nostra vita siamo capaci di ascoltare tutto ma, man mano che viviamo, l'orecchio si irrigidisce in una unica direzione che è la direzione dei nostri interessi.

Se al centro della nostra vita abbiamo interesse per Dio, allora il nostro orecchio si orienta tutto su Dio e allora qui stiamo camminando verso la Madonna, verso Maria.

Maria è la capacità di concepire il Figlio di Dio, il Verbo di Dio tra noi, nella nostra vita.

Se invece non si verifica questo, tutto quello che noi riceviamo, che ascoltiamo ma che non riportiamo a Dio, quello ci indurisce l'orecchio. E costituisce un campo di altri interessi che ci renderà sordi alle cose di Dio. Per cui tu domani desidererai ma sarai sordo, non potrai ascoltare, non è che Dio non parli.

Dio parla in tutto come mai allora passa?

"Non sempre avrete Me".

"Ancora per poco Io sono con voi".

Ѐ la Parola di Dio che quando sarà passato, noi non potremo più trovarla.

Dio continua a parlare, Dio parla in tutto ma noi saremo diventati sordi.

G.: Tutte le volte che Lui ci ha parlato e noi non abbiamo riferito le cose a Lui perché non lo sapevamo che andavano riportate, siamo responsabili?

Luigi: Certamente infatti Gesù dice che Gerusalemme non ha conosciuto l'ora in cui è stata visitata.

No se ne è accorta.

Il tempo non è in mano all'uomo.

L'uomo non è libero.

L'uomo non è libero, la libertà nostra è in Dio, è nella conoscenza della Verità.

Accade che la Verità ci sfiora, quando ci sfiora, proprio perché ci sfiora, comunica a noi un po' della sua libertà e in quel momento lì, noi abbiamo la possibilità di passare alla Verità, abbiamo cioè la possibilità di dedicarci a ciò che la Luce di Dio ci propone.

Ma quella possibilità non è in noi è data dalla vicinanza di Dio a noi.

Il Cristo che sta parlando sulle nostre strade, ci offre una possibilità che non è in noi ma che è data proprio dalla sua vicinanza.

Tu godevi della Luce, ma quella Luce ti era data da Lui che ti stava parlando ma se Lui cessa di parlare, la tua Luce se ne è andata.

Noi in quanto a volte esperimentiamo momenti di disponibilità, di libertà, deduciamo di essere liberi, no, noi non siamo liberi.

Tu esperimenti la possibilità della libertà in quanto le Luce ti si avvicina.

La vicinanza ti crea la possibilità di essere libero, se la Luce si sottrae, adesso tu non puoi più, perché resti dominato dai tuoi sentimenti, dai tuoi interessi e dal tuo mondo ma ti manca il tempo, la disponibilità interiore per Dio che ti è data dalla vicinanza di Dio.

Con la vicinanza di Dio, noi abbiamo una disponibilità immensa, perché qui abbiamo la vita eterna ma nella lontananza da Dio noi siamo schiavi di tutto.

Il che vuole dire che siamo dipendenti da tutto e corro da una parte all'altra perché tutte le cose mi ossessionano e mi tormentano.

Con Dio c'è la massima libertà, disponibilità di tempo e di tutto, lontano da Dio c'è invece l'anima che resta soffocata da questo.

P.: Ѐ tutta una dimensione interiore.

Luigi: Ѐ soltanto una dimensione interiore.

P.: Una stessa situazione, due persone possono viverla in modo completamente diverso

Luigi: "Due saranno nello stesso letto, uno sarà preso e l'altro sarà lasciato. Due saranno nello stesso campo, uno sarà preso e l'altro lasciato".

Y.: E non basta la volontà?

Luigi: No perché Dio non attrae, la nostra volontà può volere solo ciò che attrae, che appare importante, altrimenti non può volere.

Io ho altre realtà che premono su di me, se dico che ho altre realtà che premono su di me, vuole dire che sono schiavo di queste realtà, per cui la realtà Dio non mi interessa, non mi afferra, perché devo occuparmi prima della mia realtà.

E questo denota che io sono schiavo di quello.

Y.: Ѐ come una malattia interiore.

Certamente, però questo è conseguenza di-.

Perché l'ascolto c'era, la fede c'era e non l'hai utilizzata e allora succede questo.

G.: Ma se non lo sapevo? Se nessuno me lo aveva detto?

Luigi: Lei non lo sapeva che esiste Dio?

G.: Che esiste Dio sì.

Luigi: Ma basta questo, basta sapere che io non sono Dio.

Basta sapere che ognuno di noi non è il Creatore, basta questo.

Se lei non è il Creatore, noi ci troviamo in casa d'altri.

L'universo è di un altro.

E allora non posso dire che non lo sapevo: "Tu sapevi che Io ci sono".

Non sei tu che hai fatto l'universo e allora sei in casa d'altri e in casa d'altri ti permetti di comportarti senza tenere presente il padrone di casa?

Puoi dire entrando in casa d'altri che tu non sapevi che era casa di un altro?

Ma allora se è la casa di un altro, fai attenzione alla volontà e ai desideri e all'intenzione dell'altro, non permetterti di spostare i mobili come vuoi tu.

Invece noi consideriamo nostro, l'universo che è di un altro e lo utilizziamo tutto secondo il pensiero del nostro io, come vogliamo noi: "Questo albero non mi piace lì, lo taglio", stai attento, guarda che la casa è di un altro.

A un certo momento l'Altro arriva e ti dice: "Un momento amico, il Padrone sono io".

E infatti Lui dice che viene come un ladro di notte e si riprende tutto, si riprende l'intelligenza, la volontà, la vita, il tempo, si riprende tutto e noi restiamo senza niente, senza più tempo, non abbiamo più tempo per-.

Ѐ Lui che si è ripreso tutto.

E tu non lo sapevi?

Sapevi che eri in casa d'altri.

P.: Però se ci illumina, è una grazia per ricominciare.

Ma queste cose qui, il Signore le dice per salvarci, non le dice per condannarci.

Luigi: Quando Lui dice: "State attenti a come ascoltate, perché verrà un giorno in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo e non lo potrete, desidererete ascoltare una sola delle sue parole e non la ascolterete".

Se ce lo dice, è per evitarci questo.

La Parola di Dio arriva appunto prima di Dio per salvarci.

FA.: Il battesimo di giustizia lo devo fare dal principio, cioè devo passare dalla dedizione alla disponibilità, dalla disponibilità all'ascolto.

Luigi: Tutto quello che tu ascolti, tutto quello che tu vedi, lo devi sempre riportare a Dio.

Tutto, perché quella è la preparazione e al termine di questa preparazione c'è Maria cioè c'è l'anima che è tutta ascolto di Dio.

Quello è il temine e devi sapere che il termine è quello.

FA.:E per arrivare a questo puro ascolto di Dio....

Luigi: Riportando tutto a Dio, a poco per volta, si forma in me, questo centro, questa grande autorità, perché Dio, tutte le cose le manda, appunto per formare in noi questo ascolto orientato unicamente su di Lui.

Lui come massima autorità, per cui non ascolto più nessun altro, a un certo momento crollano tutte le altre autorità, crollano tutti gli altri valori perché....

Come mai hai scoperto questa grande autorità a cui tutto va riferito e da cui tutto deve dipendere? Appunto perché tutte le cose, a poco per volta le hai riportate a Dio, riportandole a Dio, a poco per volta, Dio diventa l'essere più alto di grado nel tuo cuore e allora attrae tutto a Sé.

FA.: E arrivata a quel punto lì trovo anche la stabilità.

Luigi: Certo, infatti Maria è di una stabilità enorme

FA.: Maria va bene ma noi?

Quella è la meta, la meta della preparazione.

L'antico testamento si conclude con queste due grandi figure: Giovanni Battista e Maria.

Giovanni Battista è l'anima di tutta la preparazione, Maria è la personificazione, il compimento della passione stessa, quindi è la realizzazione personale della preparazione stessa.

Qui abbiamo la creatura che ha un amore unico e quindi è di una potenza enorme

P.: Cristo è come un bambino affidato alle nostre mani, quello fa capire bene la dedizione. Non è un oggetto.

Luigi: Certo, non è un soprammobile che metto fermo lì. Un bambino richiede tempo pieno, c'è poco da fare. Se distogli un momento lo guardo da lui quello cade o affoga...

DN. E io sono responsabile.

P.: Ѐ un segno efficace quello del bambino.

Luigi: Ecco allora Maria che è questa dedizione totale.

Altrimenti lo si perde.

Maria è il fiore che è sbocciato alla conclusione, sulla cima di tutto l'antico testamento.

Quindi vuole dire che tutto l'antico testamento, tutto il travaglio dei peccati, delle leggi, dei profeti, a poco per volta arrivano a fare sbocciare questo fiore.

Questo fiore da cui nasce Gesù. Quella è la conclusione.

La conclusione di tutta la creazione, di tutta la preparazione.

P.: Siamo invitati a leggere il capitolo intitolato proprio: il fiore sbocciato in cima alla collina del libro "Pensieri su Dio".

DN.: Ho incontrato una amica che non crede a Dio e non so se Dio  mi abbia suggerito le parole giuste.

Questa persona per superbia non vuole la Luce...

Luigi: Comunque sia ben chiaro che non è lei e non siamo noi che possiamo cambiare le anime. Chi converte è Dio e soltanto Dio.

L'importante è tenere presente il Pensiero di Dio e lasciare parlare Dio.

Se anche per una parola che lei dice, quell'anima si aprisse alla Luce, non dica mai di essere stata lei, perché è Dio.

Perché è Dio che parla in tutto, se invece parliamo noi, le creature scappano.

Ogni creatura ha bisogno di incontrare il Cristo e soffre e patisce e tribola perché non riesce a toccare niente del Cristo.

Come quella donna che pativa perdite di sangue: "Solo che io riesca a toccare un lembo del vestito del Signore e sarò salva".

Tutte le creature stanno soffrendo perché hanno una vita che stanno perdendo e la perdono perché non riescono a toccare niente di Dio.

E.: Noi ascoltiamo le cose a cui siamo interessati, quindi se Dio è l'interesse preminente che portiamo in noi, è evidente che tutte le cose vengono riportate a Lui, sono illuminate da Lui. Noi siamo sfiorati e invasi dalla Luce, dalla sua Verità, però Dio deve essere l'interesse predominante in noi.

Ed abbiamo anche la possibilità di verificare se Dio è l'interesse predominante in noi. Perché la presenza di Dio è una presenza consapevole. Quindi quello che non riferisco consapevolmente a Dio, direi che non entra nell'ascolto delle cose di Dio ma fa parte se mai di quell'ascolto che incrementa l'io e rende sclerotico l'orecchio umano.

Luigi: Poi Gesù dice: "State attenti che la vostra bocca, parla di ciò che avete nel cuore", per cui se noi abbiamo come interesse principale Dio, la nostra bocca parla Dio.

E.: Non solo ma ascolta le Parole di Dio.

Luigi: Certo.

E.: Ѐ nella possibilità di ascoltare le Parole di Dio.

Luigi: A seconda dell'ascolto tu parli. Succede che molte volte, diciamo di avere fede e poi magari diciamo che la salute è tutto e non ci accorgiamo che stiamo bestemmiando, perché tutto è Dio.

Se uno ha dentro di sé, come interesse principale Dio, immediatamente le parole che dice, le dice secondo Dio, cioè a un certo momento ripete le parole del Cristo, non può farne a meno, non può ripetere altre parole.

Ma se ripete altre parole, se dice altre parole secondo il mondo (il denaro è importante, senza lavoro non si vive eccetera) si sente fuori posto, perché nel Vangelo queste cose non ci sono.

Le parole che diciamo sono quindi proprio il banco di prova.

Se la nostra parola è secondo il Vangelo, secondo il Cristo allora vuole dire che dentro abbiamo interesse per Dio.

Cristo che aveva il Padre al centro, parlava in un certo modo, tutto diverso da come il mondo parla.

Questo perché nel mondo c'è un altro centro di interesse che non è il Padre e allora la parola del mondo è tutta diversa da quella di Cristo.

Però questo è anche un banco di prova per noi.

A seconda delle parole che escono dalla nostra bocca, noi abbiamo un metro, un banco di prova per vedere se, il nostro interesse è veramente Dio oppure se è altro.

E.: C'è un rapporto tra il pensiero e la parola come c'è un rapporto tra la vita interiore e la vita esteriore, è evidente che se non abbiamo Dio come presenza, le cose non sono riportate a Dio e quindi sono riferite all'io e quindi non vengono accolte nella Luce di Dio e restano lì senza dirci niente di Dio.

Luigi: Anzi noi parliamo credendo di dire la verità.

Quando si dice che senza denaro non si può fare niente, chi lo dice è veramente convinto che senza denaro non si può fare niente.

Così anche quando si dice che la salute è tutto.

Infatti basta vedere come quando uno inizia ad avere qualche problemino come diventa importante il problema della salute, per cui ci sono dei metri per cui uno può pensare che queste cose siano vere.

E.: L'altro giorno che ero all'ospedale per un amico malato, ho detto che la malattia è anche una creatura di Dio e mi è stato detto: "Guarda che hai detto una bestemmia, domani vatti a confessare", me lo ha detto chi stava dandogli l'estrema unzione. E non mi sento in colpa per questo, sono sempre convinto che Dio vuole anche le emorragie cerebrali.

Luigi: Era un sacerdote quello che te lo ha detto?

E.: Sì.

Luigi: Ah un sacerdote?

E.: Io gli ho detto: "Guardi che se c'è qualcosa che è al di fuori della volontà di Dio, il Dio in cui crediamo non ha più senso e allora non credo in Dio, perché allora c'è un altra volontà diversa da Dio, c'è un altro principio creatore". Con una natura polemica è sempre molto difficile inserirsi.

Luigi: Quindi tu avresti bestemmiato?

Tu pensa se uno potesse pensare che quello che è accaduto non fosse voluto da Dio, a parte che Dio sparirebbe ma c'è da disperare.

Proprio il fatto di vedere che tutto è voluto da Dio, ti dà una forza enorme.

E.: Io ero confortato dal dialogo che avevo avuto poco prima. E con i medici che avevano detto che era molto grave e dalla moglie che mi aveva detto di essere aperta alla volontà di Dio.

DN.: La paga più bella che Dio ci può dare è quella di farci accettare tutte le cose volute da Lui. Gli uomini a parte incoraggiarti e darti pacche sulle spalle non possono fare.

La fede invece ti paga già in partenza, il fatto di prendere una disgrazia con gioia, con rassegnazione, non è una paga?

E.: Ma poi sapere che quello che Dio vuole è per il nostro bene...

Luigi: La stessa cosa vista nel pensiero del nostro io o vista nel Pensiero di Dio cambia completamente.

La grazia più grande è potere accettare tutto da Dio e potere vedere la mano di Dio in tutto, è una meraviglia.

P.: Quello matura l'anima.

N.: Lì l'anima è già maturata.

Luigi: Ѐ una meraviglia il potere accettare tutto dalle mani di Dio. Eppure arriviamo al punto in cui ti dicono che bestemmi.

E.: Ѐ un fatto di logica filosofica.

Lasciamo stare la teologia o il catechismo. Se qualcosa avviene al di fuori della Volontà di Dio, Volontà che ha posto in esistenza l'universo, che ha voluto le nostre singole esistenze, allora in questo caso non solo non credo a Dio ma Dio non esiste.

X.: Quella persona lì forse vorrebbe solo fare derivare da Dio il bene. E quello che secondo lui è un male non lo vede derivato da Dio.

FA.: Come gli anglicani che dicono che da Dio può venire solo il bene.

E.: Quello che noi riteniamo bene.

N.: Noi tutti abbiamo fatto l'esperienza di qualcosa che ritenevamo male e che poi si è rivelato un bene.

E.: Dio è vita e, o entra in me come vita e allora lo riconosco come Dio, oppure Dio è vita solo per certi aspetti e per altri no....

Luigi: Se ci fosse un punto solo dell'universo, un solo capello che sfuggisse a Dio, Dio non sarebbe più Dio.

Basta dire il "Credo": "Credo in Dio onnipotente Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili".

Tutte, tutte.

Una malattia o una emorragia non è una cosa visibile o invisibile?

Creatore di tutte le cose, lo diciamo tutti i giorni o tutte le domeniche, e allora?

Noi diciamo il "Credo, diciamo che Lui è il Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili e poi diciamo: "No, questo non è opera di Dio".

DN.: Predichiamo bene e razzoliamo male.

Luigi: No, non è mica quello, è proprio la logica che manca.

Se Dio non illumina non c'è niente da fare.

DN.: Non è colpa di nessuno.

E.: Io penso che questa affermazione: "Dio non vuole il male", sia una affermazione superficiale.

Luigi: Ѐ solo superficiale certo.

Due anni fa, quel cardinale di Napoli ha detto che i terremoti non sono mandati da Dio.

Invece tutto è Parola di Dio.

N.: Allora chi vorrebbe la morte? La morte è il massimo del male. Che differenza c'è tra un terremoto che fa morire diecimila persone e diecimila persone che muoiono ogni giorno? Muoiono ogni giorno per volontà di Dio.

Luigi: Se uno non muore disperato è proprio perché accoglie la morte dalle mani di Dio.

N.: Quando lui dice che il diluvio arriva per ogni persona, è verissimo eppure se lo vai a dire in giro ti danno del matto.

Puoi dire che non è vero?

A un cero punto arriva il diluvio, non c'è verso.

Luigi: Comunque la base importantissima è questa: "Dio è il Creatore di tutte le cose" e quindi tutto bisogna accogliere da Dio, tutto quello che vediamo che sentiamo ed esperimentiamo, dobbiamo sempre riferirlo a Dio.

Questa è la base e il fondamento della fede per potere iniziare la vita dello Spirito, in caso diverso non si vive.

Se si comincia a fare dei distinguo: "Qui c'è Dio e là non c'è Dio" non si arriva mai.

P.: La Bibbia non fa dei distinguo, attribuisce tutto a Dio.

N.: Altrimenti iniziamo a fare lo sforzo di Sisifo, iniziamo a cambiare le cose a seconda dei nostri desideri.

E poi finiamo a lottare contro Dio.

Se Dio crea qualcosa e io voglio correggerla a mio piacimento, è una guerra persa in partenza, Dio è certo più forte di noi.

P.: Io personalmente sono convinta che tutto è opera di Dio e allora come mai non riporto tutto a Dio?

Non basta ancora essere convinti che tutto è opera di Dio.

Luigi: Se lei non si affretta a riportare tutto a Dio, perde la fede.

P.: Il problema non è tanto riportare  a Dio le cose grandi, il problema è sopratutto con le cose piccole, quello che tocco, quello che vedo, le cose apparentemente banali di ogni giorno.
Luigi: La banalità è nella nostra grossolanità, non è in Dio.

In tutte le cose Dio sta parlando personalmente con te.

Dio sta parlando personalmente con noi, attraverso la formica, attraverso l'albero e il terremoto, attraverso la disgrazia o la gioia è  sempre Dio che sta parlando con te.

E tu sapendo che Dio sta parlando con te, cerca il suo Pensiero, la sua Intenzione, la sua Volontà.

Noi siamo su un'automobile alla cui guida c'è il Signore e ci conduce dove vuole Lui, noi dobbiamo avere fiducia in Lui, Lui sa guidare bene.

P.: Penitenza e conversione non si identificano?

Luigi: No, penitenza in quanto mi devo staccare da tutto ciò che non è Dio. La conversione è convergere a Dio, per convergere a Dio devo lasciare tante altre cose.

N.: La penitenza è la parte inferiore dell'iceberg e conversione la parte superiore.

Luigi: Ed è una conversione urgente da fare questa, perché domani magari tu lo desidererai ma non lo potrai più fare.

Quello che, oggi come oggi non riporti a Dio, quello già ti indurisce l'orecchio.

Tu non puoi rinviare e dire che domani avrai l'orecchio attento come oggi, no, se tu oggi non raccogli in Dio, domani il tuo orecchio non è più disponibile a Dio come lo è oggi, si è indurito, quindi la conversione è urgente.

Se Gesù dice che verrà un giorno in cui lo cercheremo ma non lo troveremo, vuole dire che la cosa non è rinviabile.

Ogni rinvio appesantisce.

Infatti Gesù dice: "Gerusalemme, adesso non è più tempo, quante volte ho cercato di raccoglierti e tu non hai conosciuto l'ora in cui sei stata visitata, adesso non è più tempo".

DN.: Lì è triste poi...

Luigi: Lo so ma Lui ce lo dice prima, affinché questo non avvenga.

L'ha fatto patire a quel popolo allora, perché non avvenga per noi personalmente.

DN.: Perché noi una volta che abbiamo conosciuto la grazia, non dobbiamo più trascurarla.

Luigi: No, la Luce in quanto ci sfiora, ci invita a dedicarsi a ciò di cui essa ci parla. Perché quello che ti ha illuminato oggi, se tu non ti dedichi ad esso, domani lo hai già perduto. Ti resta la memoria ma, la memoria non è vita. La memoria non ti dà la vita.

Se lei ha il ricordo di una creatura, questo ricordo non le basta, c'è bisogno della presenza e quella diventa vita.


C.: Ѐ urgente non sfuggire a nessuna delle occasioni che Dio ci presenta per pensare a Lui.

N.: Penso che durante il nostro cammino di fede, Dio purifica tutto ciò che si può purificare.

X.: Quando sono nelle tenebre, devo immergermi nella Parola di Dio.

E.: Se non ho Dio come interesse prevalente, non sono nella capacità di poter ascoltare come Sue, le parole che Lui mi manda e sono quindi incapace di accogliere la sua Luce.

Questo interesse, deve essere un interesse consapevole di Dio, altrimenti lo mettiamo come santo proposito e poi andiamo avanti con i nostri pensieri. Invece Dio deve essere sempre consapevolmente presente.

DN.: Quando la Luce mi sfiora, sta a me staccarmi da questo mondo che mi trascina verso l'abisso.

P.: "Fate attenzione a come ascoltate", quel "come" vuole proprio dire riferire tutto a Dio.

Luigi: Certo perché se tu pensi a te stesso, arriverà il giorno in cui vorrai pensare a Dio e non potrai più.

P.: Ѐ un'urgenza.

Possiamo sintetizzare oggi con questo tema: La preparazione è urgente per evitare la sordità cronica.

Luigi: Va benissimo.

 



Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Gv 8 Vs 1 Quarto tema.


Titolo: L'ascolto.


Argomenti: Campo di ascolto:  Non è determinato dalla volontà ma, da ciò che noi riteniamo necessario. Incapacità di ascolto. L'ascolto è un accordo. Pensiero dell'io e campo di ascolto. Perché si ascolta? Unificare.


 

18/Dicembre/1983 Casa di preghiera Fossano.


Abbiamo visto le volte scorse, come l'incontro con la Luce richieda una preparazione, perché altrimenti questo incontro può diventare un fallimento.

Come diventa un fallimento, l'incontro con la Luce di questi capi dei sacerdoti e di questi farisei.

Abbiamo visto che la preparazione si conclude, si sintetizza con la figura di Maria, la quale rappresenta l'ideale della creatura in ascolto di Dio.

Tutta la preparazione si conclude in questo ascolto, diventare capaci di ascoltare la Parola di Dio, di essere tutto disponibile per la Parola di Dio.

Il tema di questa sera è proprio l'ascolto.

Sopratutto perché si ascolta e quale è il fine dell'ascolto stesso ed in cosa consiste l'ascolto.

Quando parliamo di ascolto, anche qui, noi riteniamo di essere liberi di ascoltare quello che vogliamo.

Invece, se approfondiamo, capiamo e molte volte costatiamo che noi non siamo liberi di ascoltare quello che vogliamo e non siamo nemmeno liberi (e questo è più grave) di non ascoltare quello che non vogliamo ascoltare.

Arriva un certo momento nella vita in cui noi verifichiamo questo: siamo costretti ad ascoltare quello che non vorremmo.

Quello che noi vorremmo ascoltare non siamo in grado di ascoltarlo.

Basta questa costatazione, per farci capire che l'ascolto non è in balìa della nostra volontà, non dipende dalla nostra volontà.

Una delle prime cose che dobbiamo cercare di capire è questa: il campo di ascolto.  

Da cosa è determinato in noi il campo d'ascolto?

Il campo d'ascolto è che cosa noi siamo in grado di ascoltare.

Gesù dice: "State attenti a come ascoltate".

Evidentemente proprio da quel "come si ascolta" viene a determinarsi in noi, il campo di ascolto.

A seconda di come noi ascoltiamo quello che arriva a noi, restiamo condizionati per l'ascolto successivo.

Abbiamo visto che, quando si parla di ascolto, si richiede sempre questa dedizione, questo superamento del pensiero di noi stessi.

Ma la dedizione richiede sempre dell'attrazione.

Per ascoltare bisogna essere attratti da ciò cui ci rivolgiamo ad ascoltare.

L'attrazione è sempre in relazione a qualche nostro interesse.

Il campo di ascolto è in relazione a qualche nostro interesse ma, l'interesse è determinato da ciò di cui noi abbiamo bisogno.

E il bisogno è determinato da ciò che noi riteniamo più necessario per la nostra vita.

Quando abbiamo parlato del bisogno e di questa sua dipendenza da ciò che noi riteniamo più necessario, abbiamo visto che il più delle volte, noi riteniamo necessario, ciò che è in relazione ai nostri bisogni di vita pratica, oppure in relazione a quello che può essere il pensiero della figura, dell'ambizione, del prestigio del nostro io di fronte al mondo.

E questo determina il motivo principale del nostro vivere.

Se l'ascolto dipende dalla dedizione, la dedizione dall'attrazione, l'attrazione dall'interesse che si incentra poi in questa unica cosa necessaria che noi mettiamo dentro di noi, al di sopra di tutto, dobbiamo dire che il campo di ascolto non è determinato dalla nostra volontà ma, e determinato da ciò che noi mettiamo come, cosa soprattutto necessaria per la nostra vita.

Quello che noi eleggiamo, che noi riteniamo come necessario per la nostra vita, questo viene a determinare in noi il campo di ascolto.

Cioè, noi finiamo con ascoltare soltanto ciò che viene a dipendere da ciò che abbiamo ritenuto necessario.

Mentre tutto quello che non coincide o non è in relazione a ciò che noi riteniamo necessario, a poco per volta, viene sempre più escluso dai nostri interessi e noi stessi diventiamo incapaci di ascoltare.

Può succedere che si arriva, addirittura al punto da non potere più ascoltare la Parola di Dio, perché non rientra in quel campo d'interesse e quindi non dipende da quell'unica cosa necessaria che, abbiamo posto al di sopra di tutto.

Così, noi ci condizioniamo il campo dell'ascolto.

La Parola di Dio, può diventare per noi insopportabile, può diventare per noi astratta, può diventare per noi inconcepibile.

Lo dice Gesù stesso: "La mia Parola non penetra in voi, ecco perché voi non potete ascoltarla" e giustifica questo dicendo: "Voi non potete ascoltarla, perché avete un altro padre".

Noi diventiamo figli di quel motivo di vita che, abbiamo posto al centro dei nostri pensieri, al centro della nostra stessa vita.

Ecco che succede che noi non potremo più ascoltare quello che magari vorremmo ascoltare.

Oppure siamo costretti ad ascoltare, quello che, a un certo momento non vorremmo magari più ascoltare.

Quello che ci determina è proprio quello che abbiamo dentro di noi.

D'altronde se osserviamo a fondo, noi vediamo che l'ascolto è essenzialmente costituito da un accordo.

Noi ascoltiamo per accordarci.

Quando si parla di accordo, si tende sempre a unificare due termini ma, il termine fondamentale di questo accordo non è esterno, è dentro di noi.

É quello che noi abbiamo messo come punto fisso di riferimento dei nostri pensieri per le nostre scelte.

E allora l'ascolto sta nel cercare di accordare, tutto quello che arriva a noi con, quello che portiamo dentro di noi.

Certo se noi, abbiamo posto, dentro di noi, come unica cosa necessaria la conoscenza di Dio, allora il nostro ascolto tende ad accordare tutto ciò che arriva a noi con il Pensiero di Dio.

Tutto quello che arriva a noi, arriva a noi come mandato da Dio, tutto quello che arriva a noi è opera di Dio, ecco che il nostro ascolto ci apre alla ricerca del Pensiero di Dio.

Ci apre cioè a questo accordo di tutte le cose che arrivano a noi con il Pensiero di Dio ma questo è possibile solo in quanto abbiamo posto dentro di noi, al di sopra di tutto la conoscenza di Dio.

Gesù stesso dice: "Quando mi avrete innalzato, attrarrò tutti a Me".

Non si riferisce soltanto a mettere in croce.

Questo innalzare, vuole dire metterlo al di sopra di tutto.

Quando noi avremo messo Lui al di sopra di tutto, Lui attrarrà tutto a Sé.

Il che vuole dire che darà a noi la possibilità di ascoltare e di accordare tutto ciò che arriva a noi, con il suo Pensiero.

Se invece noi abbiamo posto dentro di noi, come nostro bene necessario e quindi come autorità assoluta per noi, altro da Dio, succede che tutte le cose che arrivano a noi, non possono essere da noi accordate con questo.

Alcune cose sì, altre no.

Viene così a definirsi un campo di ascolto che è sempre più limitato a quel bene che, noi abbiamo messo la di sopra di tutto.

E se noi abbiamo messo al di sopra di tutto il pensiero del nostro io, questo pensiero del nostro io, a un certo momento ci limita il campo di ascolto a un punto tale, da poter ascoltare soltanto ciò che riguarda il pensiero del nostro io.

Noi potremo quindi parlare solo di noi stessi e noi potremo ascoltare solo ciò che esalterà il pensiero del nostro io o che riguarderà il nostro io.

Ma siccome tutto ciò che accade è voluto da Dio, succede che a un certo momento, noi ci troveremo in un campo di incomprensione, poiché non ci sarà nessuno e nessuna cosa che vorrà esaltare il pensiero del nostro io, perché il pensiero del nostro io non è il centro delle cose.

Il centro delle cose è Dio.

Se noi abbiamo il pensiero del nostro io al centro, in un primo tempo parleremo di noi ma creeremo una grande fuga da noi. Tutte le cose e tutte le creature si allontaneranno da noi e noi ci saremo aperti la strada alla solitudine, all'incomprensione, alla crisi di noi stessi.

Questa è la conclusione del fatto di avere messo, al di sopra di tutto il pensiero di noi stessi.

Se invece abbiamo messo il Pensiero di Dio, questo ci darà la possibilità di accordare tutto con Dio, perché tutto si accorda con Dio, sia quello che noi diciamo bene, sia quello che noi diciamo male.

Sia quella che chiamiamo fortuna, sia quella che chiamiamo sfortuna, sia quella che chiamiamo felicità, sia quella che chiamiamo infelicità.

Anche le disgrazie si accordano tutte nel Pensiero di Dio.

E in questo accordo di tutte le cose con il Pensiero di Dio, noi ci troveremo conosciuti e noi conosceremo, noi ci conosceremo amati e avremo anche la capacità di amare e avremo sopratutto la capacità di ascoltare e di comunicare.

Tutto questo però presuppone, l'avere messo al di sopra di tutto, il Pensiero di Dio, soltanto quello, dà a noi la possibilità di ascoltare ogni cosa.

Perché si ascolta?

Se l'ascolto è un accordo, si ascolta per unificare ogni cosa.

Qui siamo dominati dal bisogno di unificare tutto.

Noi siamo attratti dall'unità, siamo attratti da Dio e Dio è uno solo.

E quello che muove tutto nella nostra vita è questo bisogno di unificare tutto.

Per unificare tutto, noi dobbiamo avere in noi un principio tale in cui unificare ogni cosa.

Possiamo mettere in noi un principio, nel quale a un certo momento, ci è impossibile unificare e questo ci porta nella crisi.

Soltanto mettendo il Pensiero di Dio, noi abbiamo la possibilità di raccogliere ogni cosa, di unificare tutto, perché abbiamo la possibilità di vedere in tutto il Pensiero di Dio.

Per potere restare uniti a Dio, per potere seguire la Luce di Dio, per poter cercare sempre in tutto il Pensiero di Dio, si richiede che noi si metta la conoscenza di Dio al di sopra di tutto, come unica cosa necessaria, come vera cosa necessaria.

Gesù dice che una cosa sola è necessaria.

Questa è la cosa necessaria.

Se noi non mettiamo questa o assieme a questa mettiamo anche altre cose necessarie, noi veniamo a trovarci nella impossibilità (anche se lo vogliamo) di ascoltare le cose di Dio e soprattutto nella impossibilità di trovare il Pensiero di Dio nelle cose.

In conclusione, noi siamo fatti capaci di ascoltare solo ciò che è motivato dentro di noi.

Se dentro di noi, come motivo principale, noi abbiamo Dio, cioè abbiamo Dio come nostro padre, noi possiamo ascoltare tutto ciò che viene dal Padre ma, se noi come motivo principale di vita, abbiamo posto altro, cioè abbiamo un altro padre, noi verremo a trovarci nella impossibilità di ascoltare e quindi verremo a trovarci nella impossibilità di unificare ogni cosa in Dio; avremo quindi seminato un principio di dispersione, di confusione, di divisione e di morte in noi stessi.


P.: É un discorso collegato con quello della volta scorsa.

La volta scorsa si è visto come le distanze si creino proprio perché non si ascolta, abbiamo visto come si diventa sordi e noi corriamo questo rischio. Il rischio di non potere più ascoltare la Parola di Dio.

La distanza tra noi e Dio si raddoppia, non solo perché noi ci ripieghiamo sui nostri interessi ma, Gesù stesso si allontana da noi, ritornando al Padre.

Quindi per noi è molto importante imparare ad ascoltare per evitare questa sordità.

Luigi: L'importante è che l'ascolto è determinato da un fatto interiore.

L'ascolto è sopratutto un accordo.

A fondamento dell'accordo vi è questo fatto: due cose uguali si uniscono ma, si uniscono soltanto se sono uguali.

P.: Uguali in che senso?

Luigi: Uguali.

P.: In sintonia?

Luigi: Va beh.

P.: Che sono sulla stessa lunghezza d'onda.

Luigi: Sulla stessa lunghezza d'onda.

Però non è la lunghezza d'onda fuori che condiziona quella interna, è la lunghezza d'onda interna che conta.

Noi percepiamo un suono in quanto dentro di noi, nel nostro stesso orecchio, ci sono delle corde che vibrano sulla stessa lunghezza d'onda del fatto che arriva dall'esterno, altrimenti non lo percepiremmo.

Quindi tutto dipende dall'interno, tutto è segno, tutto dipende dall'interno.

Soltanto se dentro di noi vi è una lunghezza d'onda che vibra sulla stessa consonanza che c'è all'esterno (all'esterno è tutta Parola di Dio) noi ascoltiamo.

In caso diverso noi non possiamo ascoltare.

Questa lunghezza d'onda, dentro di noi si forma in quanto mettiamo Dio come unica cosa necessaria nella nostra vita, cioè mettiamo la conoscenza di Dio, come unica cosa necessaria, qui allora abbiamo la possibilità dell'accordo e quindi dell'ascolto.

L'ascolto è essenzialmente un accordo.

Là, dove non c'è accordo, noi non possiamo ascoltare.

Cioè le cose arrivano a noi ma, arrivano a noi come rumore, danno fastidio, noi non le sopportiamo, anche le parole stesse di Dio, arrivano a noi ma ci danno fastidio, perché non sono sulla nostra stessa lunghezza d'onda.

Dio tutte le cose le crea per fonderle tutte in uno, nella sua unità e quindi per portare anche noi nella sua unità.

Però siccome si richiede la partecipazione personale, si richiede questo fatto interiore.

Se dentro di noi non c'è Dio, noi veniamo a trovarci nella impossibilità assoluta di ascoltare Dio, non possiamo ascoltare Dio.

Cioè, avvertiremo le Parole di Dio ma come rumore, soltanto come rumore ma, non possiamo ascoltarle: "Avete orecchie ma non ascoltate".

Questo avviene perché non c'è la sintonia.

Questa sintonia interna, presuppone l'avere Dio in noi posto al centro, Dio posto al di sopra di tutto.

Dio posto come unico nostro bene, come unica cosa necessaria.

Perché è quello che noi riteniamo necessario che determina in noi il campo d'interesse, il campo d'interesse determina il campo d'attrazione, di dedizione, dedizione quindi ascolto.

Noi il più delle volte riteniamo (errando) che l'ascolto dipenda dalla nostra volontà.

Se noi vogliamo aprirci a un campo di ascolto, dobbiamo mettere dentro di noi, al di sopra di tutto ciò che si riferisce a quel campo d'ascolto.

Fintanto che io dico che questo per me è necessario, io già mi condiziono e delimito il mio campo d'ascolto.

P.: Avessimo anche tutto il tempo per ascoltare, questo tempo non ci servirebbe a niente.

Luigi: A niente.

Non è questione di tempo, non è questione né di tempo, né di luogo.

É una questione interna.

P.: E questo è tutto frutto della preparazione, del battesimo di Giovanni.

Luigi: Siccome il termine è diventare capaci di ascoltare il Verbo che parla (Maria), portandoci a capire quale è la condizione per arrivare lì, ci prepara.

Questa preparazione all'ascolto si forma in noi ponendo o perlomeno rivedendo dentro di noi, quello che riteniamo necessario per la nostra vita.

P.: Però per potere fare questo dobbiamo avere fatto la giustizia essenziale.

Luigi: Certamente.

E.: É evidente che l'ascolto è determinato dalla motivazione che mettiamo come essenziale per la nostra vita però anche l'arco delle nostre esperienze non ci può far dire che una volta messo Dio prima di tutto noi corriamo linearmente su questa motivazione e accordiamo su questo elemento di base tutto il parlare di Dio e tutta l'esperienza che ruota attorno a noi. C'è cioè in noi un alternarsi di motivi, c'è Dio come motivo del nostro vivere e poi c'è il momento in cui, per umana debolezza la creatura si distrae e approda sulla lunghezza d'onda del suo io....

Luigi: Questo accade perché siamo volubili.

E.: Però è fondamentale che l'uomo ponga a base di questa motivazione di Dio come elemento determinante la sua vita, la consapevolezza che Dio è quell'essere che va posto al di sopra di ogni cosa. Ci deve essere un lavoro del pensiero.

Luigi: Dio va posto proprio come necessità della nostra vita, come bene necessario per noi.

Noi generalmente riteniamo che Dio sia il bene indispensabile ma sono sempre termini ambigui.

Io dico che senza Dio non posso fare niente ma, anche senza il denaro non posso fare niente.

Oppure come dicevamo l'altra volta: "La salute è tutto", per cui l'importante è avere la salute.

Senza accorgercene noi, introduciamo dentro di noi, degli schemi di necessità, che poi ci fanno deviare e ci fanno parlare in modo diverso da Dio.

E.: Penso però che se noi, riusciamo a raggiungere nel profondo dell'anima, quindi interiormente, la consapevolezza che Dio è il valore più alto...

Luigi: La convinzione.

E.: Dio così diventa l'elemento dominante di una buona parte delle scelte che uno fa nella vita.

Luigi: Se Dio diventa l'elemento dominante, questo ci apre all'interesse per le cose di Dio, quindi ci apre all'ascolto.

E.: Alla base però dell'ascolto, deve esserci questo elemento motivante.

Luigi: Certo, bisogna convincersi che Dio è il vero bene necessario per la nostra vita, cioè la massima autorità, da cui dipende e da cui io debbo far dipendere ogni cosa nella mia vita, allora questo mi apre all'interesse per le cose di Dio e quindi mi trovo nel campo dell'ascolto di Dio, quindi ho la possibilità di accordare.

E.: Il problema fondamentale è come rendere costante e presente al nostro pensiero, questa motivazione. Altrimenti noi con facilità sfuggiamo, pur credendo in Dio e credendo Dio l'elemento di valore più alto.

N.: Noi per potere ascoltare Dio, dobbiamo mettere Dio dentro di noi come massimo interesse ma, noi riusciamo a mettere Dio come massimo interesse, solo se abbiamo ascoltato Dio.

Luigi: Noi infatti siamo creati in ascolto di Dio.

N.: C'è un ascolto che ci è proposto come prima cosa, se noi lo facciamo nostro allora poi possiamo proseguire, se noi sbagliamo in quel punto lì, siamo già in crisi, siamo già in difficoltà. Hai un bel dire di ascoltare Dio a uno che non è in grado di ascoltare Dio, si arriva al punto in cui si può solo più ascoltare il mondo o ascoltare noi stessi.

Luigi: Se non ha Dio in sé non può ascoltare.

N.: Ma lui non ha Dio in sé, se non ha già ascoltato.

Luigi: Una volta che tu hai perso l'ascolto, tu non puoi più ascoltare.

E.: Dio lo abbiamo in noi.

Luigi: Dio è già in noi ma bisogna vedere quale è l'autorità da cui tu fai dipendere la tua vita: "Io la faccio dipendere dal lavoro, io la faccio dipendere dal mangiare, io la faccio dipendere dalla salute", lì sei finito.

Fintanto che tu non ti convinci che la tua vita dipende unicamente da Dio, tu non puoi certamente ascoltare Dio.

N.: Ma lì c'è già stato un inquinamento. Il punto iniziale è la proposta di Dio con la creazione: c'è un Creatore, noi non abbiamo creato niente, eccetera.

Quello è il punto di Luce iniziale. Se tu fallisci quel punto di Luce iniziale lì sei nei guai.

E.: Sì ma l'ascolto non è la premessa, è già la conseguenza dell'avere Dio in noi.

N.: Ma quella è una forma di ascolto, è una proposta e se tu non l'ascolti...

Luigi: Dio tu l'hai già dentro di te.

N.: Se l'hai dentro di te, perché lo fai fuori?

Luigi: Lo facciamo fuori proprio in quanto mettiamo altri motivi nella nostra vita.

Cioè, noi non ci rendiamo conto ma, tutto quello che arriva a noi, noi dobbiamo sempre mantenerlo unito a Dio, cioè riportarlo sempre a Dio.

Dio c'è già dentro di noi. Ascoltare vuole dire unificare. Io non posso unificare in Dio se Dio non è il mio punto fisso di riferimento.

Dio abita già in noi, tutti i guai derivano dal fatto che tutte le cose che arrivano a noi, noi non le riportiamo a Dio, non le unifichiamo in Dio.

Cosa succede? Queste cose non unificate in Dio, diventano loro motivanti noi e la nostra vita.

Io quando vedo una bella casa, non la riporto nel Pensiero di Dio, per cercare il Pensiero di Dio nel presentarmi quella bella casa, mi dico che sarebbe bello possederla e adesso la bella casa diventa motivo della mia vita e io adesso lavoro tutta la vita per possedere quella bella casa: è finito: ho come motivazione principale del mio vivere la casa.

Cosa è successo?

Dio c'era ma tu hai fatto l'errore di non riportare in Dio quella casa che Dio ti presentava nel suo Pensiero, non hai riportato la casa nel suo Principio.

Hai trascurato quello che Dio ti voleva significare di Se Stesso in quella casa, l'hai riferita a te stesso, quindi l'hai separata da Dio ed è diventata motivante la tua vita e condizionante il tuo campo d'ascolto.

D'ora innanzi cosa succederà?

Tu ascolterai tutte quelle informazioni che riguardano quella casa e basta, non puoi più ascoltare altro perché tu hai come tua meta, come tuo fine la casa.

E.: Possiamo quindi dire che diventiamo capaci di ascolto, solo se riusciamo a mantenere la presenza del Principio.

Luigi: Certo, bisogna sempre unificare tutto nel Principio, il principio ci è dato.

E.: Il Principio è l'elemento di partenza.

Luigi: É l'elemento di partenza. Dio dice: "Io sono il Principio", ce lo dice, affinché per noi sia motivo di partenza. Questo è il punto di riferimento, tutto va sempre riportato a questo Principio: "Parti da Me e riporta tutto a Me".

Se noi non riportiamo a Dio, quello che noi non riportiamo a Dio, diventa per noi motivante. Cioè diventa nostro padre. Diventa l'elemento determinante la mia vita.

Quindi la bella casa era buona, perché era opera di Dio, gli elementi c'erano tutti, c'era Dio e c'era la casa e c'era il pensiero del mio io, dovevamo unificare questi elementi e cercare il Pensiero di Dio in quello che Dio ci presentava.

Dio nella casa presentava qualche cosa di Sé, una significazione di Sé, se io avessi cercato il suo Pensiero, avrei trovato un motivo attraverso la casa di unione e di dialogo con Dio. Invece ho fermato la casa al pensiero del mio io e quella è diventata motivante me: è diventata mio padre, adesso la casa è diventata mio padre. Io a questo punto qui, posso solo più ascoltare le cose che riguardano quella casa.

Ecco, nella nostra vita si forma questo.

Diventiamo quindi incapaci di ascoltare.

E.: Quindi bisogna puntare molto su quello che è il Principio.

Luigi: Certo, perché il Principio ci è dato. Dio Creatore, il Principio ci è dato: "Sono Io che faccio tutte le cose, riporta tutte le cose a Me, cioè cerca in tutto il mio Pensiero, non vedere le cose nel tuo pensiero o nel pensiero di altri uomini". Altrimenti tu separi la creatura dal Creatore, ecco l'ingiustizia e allora quello che tu hai separato da Dio, diventa per te motivo di vita e cominci ad essere schiavo di quello.

FA.: Non capisco perché Gesù ha detto di fare attenzione a come ascoltiamo e non ha detto di fare attenzione a cosa ascoltiamo.

Luigi: É il come che è importante, perché tutto è Parola di Dio, tutto quello che arriva a noi è Parola di Dio, è Dio che parla con noi, stai attento adesso a come tu ascolti quello che Dio ti sta dicendo. Il "come" sta nel riportarlo nel Pensiero di Dio. Perché tutto quello che ti arriva, ti arriva da Dio ed è cosa buona.

La casa di cui facevo l'esempio prima, è Parola di Dio, stai attento adesso a come tu ascolti quella Parola di Dio: o tu la riporti a Dio e cerchi il Pensiero di Dio e allora va bene, in caso diverso no. A ognuno sarà dato ciò che avrà voluto avere e nient'altro.

P.: Quindi possiamo ascoltare tutto, non è che possa ascoltare questo e non quello, però....

Luigi: Tutto è Parola di Dio, anche la disgrazia, anche la rovina, anche quello che noi diciamo male, tutto è Parola di Dio.

In quanto una cosa esiste è Parola di Dio, senza di Lui è fatto niente, senza di Lui nulla accade. Non esiste qualche cosa non voluto da Dio. É il problema di Sant'Agostino che si chiede come possa conciliarsi il male con Dio e a un certo momento Sant' Agostino viene a capire che il male non c'è. Il male è soltanto una dimensione dentro di noi, è mancanza del bene. Mancanza del bene, vuole dire che io non riferisco le cose al Bene, non riferisco a Dio. Tutto quello che non riferisco a Dio, in me diventa male. Fosse anche la cosa più santa, più religiosa di questo mondo, se non la riferisco a Dio in me diventa male.

Il male non esiste fuori, quello che noi diciamo male: la guerra, il terremoto, la disgrazia, la morte, sono opere di Dio, opere di Dio che vanno intellette nel Pensiero di Dio, devo cercare il Pensiero di Dio, perché è Dio che me lo presenta: "Signore cosa mi vuoi dire con questo?". In quanto è motivo per dialogare con Dio è cosa buona, perché attraverso magari una disgrazia, Dio mi ha offerto la possibilità di dialogare con Lui su un certo campo, quindi di unirmi maggiormente a Lui, quindi è stata una cosa buona.

FA.: E la comunione con Dio quando avviene?
Luigi: Man mano che cresciamo nell'ascolto, ascoltare vuole dire raccogliere, man mano che raccogliamo in Dio, che unifichiamo in Dio abbiamo la comunione con Dio.

Se abbiamo in noi Dio, questa unità che portiamo in noi, ci conduce a unificare tutto in questo (attrazione) per vedere in tutto la sua gloria, cioè per vedere in tutto Dio, cioè si ascolta per vedere attorno a noi, quello che abbiamo dentro di noi, si ascolta per questo. Se dentro di noi abbiamo Dio, noi ascoltiamo tutto per vedere in tutto il suo Pensiero, la sua gloria e più noi vediamo e più noi diventiamo capaci di amare e ci sentiamo amati, perché ci sentiamo conosciuti.

Tutto quello che noi raccogliamo, diventa per noi motivo di Luce e di gioia, quindi motivo di partecipazione. Perché la nostra vita, come la conoscenza, è partecipazione a Dio. Dio è Colui che è e più noi partecipiamo a Dio e più cresciamo in vita, cresciamo in Luce e cresciamo in conoscenza, più cresciamo in conoscenza e più cresciamo in gioia e pace ma tutto questo è solo presso Dio.

Ora, come cresciamo?

Cresciamo in quanto raccogliamo tutto in Dio. In quanto lo riceviamo da Dio e riportiamo tutto in Dio. Quello che abbiamo riportato ci avvicina di più a Dio e quindi ci fa crescere nella partecipazione e quindi ci fa crescere nella vita, quello che non raccogliamo invece è una diminuzione di vita in noi.

FA.: Non bisogna quindi avere nessun altro interesse al di fuori dell'interesse per Dio. All'inizio è faticoso ma poi diventa gioia.

Noi però dobbiamo avere un interesse solo.

Luigi: L'interesse viene da ciò che noi riteniamo necessario per la nostra vita. Se io dico: "Senza questo non posso farne a meno", già questo mi determina tutto un campo di interesse. Se io dico che senza Dio non posso vivere, non posso pensare, non posso capire, non posso amare, allora ho Dio come massimo interesse. E questo mi condiziona tutto.

FA.: Quando io ascolto Dio come va ascoltato le altre cose non sono più motivo d'interesse per me.

Luigi: Si ma non è lei che le vede, è Dio che gliele fa vedere. É Dio che gliele fa vedere ma in quanto lei ha posto Dio, al di sopra di ogni altra cosa, dentro se stessa. Avendo posto Dio dentro di lei, al di sopra di tutto, Dio in lei le fa vedere tutta la Sua Opera. Non c'è più niente che la porti via da Dio. Non c'è nulla che la possa portare via se lei ha Dio al di sopra di tutto.

Noi siamo portati via da quello che dentro di noi abbiamo seminato di diverso da Dio, allora tutte le cose diventano per noi motivo di rovina, di distrazione e di disperazione.

FA.: Questo lavoro di togliere gli interessi diversi da Dio, devo farlo da principio...

Luigi: Ma non è il problema di togliere gli interessi diversi da Dio, noi dobbiamo preoccuparci di avere Dio, come unica cosa necessaria nella vita. Fintanto che lei non si convince di questo, lei navigherà in una molteplicità di interessi ma è una lotta impari eliminare gli interessi diversi da Dio. Lei non riuscirà mai a mettere fuori gli interessi diversi da Dio, se non è convinta che la sua unica necessità è Dio.

Quello di cui ci dobbiamo preoccupare, è verificare se siamo veramente convinti che per la nostra vita, per noi, Dio è il vero unico bene. Fintanto che con Dio c'è un altro bene, noi non possiamo resistere agli altri interessi, non possiamo perché non siamo liberi. La libertà ci viene da Dio, se noi non abbiamo Dio come centro, al di sopra di tutto, dentro di noi, noi possiamo fare tutti gli sforzi di questo mondo e tutti i salti mortali ma non riusciremo a togliere gli interessi diversi da Dio, noi stiamo combattendo contro dei mulini a vento, non riusciremo mai, è una partita improba e non concluderemo nulla.

E.: Questo è detto nella parabola del grano e della zizzania, è inutile sforzarci di rimuovere quello che è negativo.

Luigi: Il Signore dice che una sola cosa è necessaria. Fintanto che non ci convinciamo che una sola cosa è necessaria, noi non concludiamo nulla. Perché è tutta una conseguenza. Se tu dentro di te hai necessità diverse da Dio, pur ascoltando Dio o parlare di Dio, tu ascolti ma, ascolti dei rumori. Le parole non penetrano in te. Trovassi anche Cristo, per te Cristo che parla è soltanto rumore. Non penetra. Gesù stesso dice: "Perché le mie parole non penetrano in voi? Perché avete un altro padre", cioè avete un altro motivo di vita dentro di voi, non avete Dio: "Ho conosciuto, ho verificato che in voi non c'è amore per Dio, perché se voi amaste Dio, amereste Me e tutto quello che vi dico, perché le mie parole non penetrano in voi? Perché avete un altro motivo di vita", lui dice "Un altro padre". Questo ci fa capire che noi siamo capaci soltanto di ascoltare ciò che viene dal padre che portiamo dentro di noi, cioè noi ascoltiamo soltanto noi stessi.

Se noi abbiamo come padre Dio, noi ascoltiamo ed abbiamo interesse per tutto ciò che ci parla di Dio ma se abbiamo un altro padre, ascoltassimo anche tutte le Parole di Dio, quelle non ci dicono proprio niente, perché non entrano dentro di noi.

FA.: La Parola di Dio può anche essere un rumore.

Luigi: Certamente, deve essere figlia in noi di quello che abbiamo messo, come unica cosa necessaria. Perché l'interesse è già una conseguenza, una conseguenza di quella necessità che portiamo dentro di noi.

P.: L'interesse è ciò che considero necessario.

Luigi: Sì.

E.: Se non fosse necessario non gli attribuiremmo valore.

FA.: E allora per trasformare una cosa non necessaria in necessaria?

Luigi: Quando mi sono convinto che Dio è l'unica cosa necessaria per me, che conoscere Dio è tutto per me, tutto è conseguenza, ne deriva l'interesse, ne deriva l'attrazione, ne deriva la capacità di ascolto. Allora il campo di ascolto diventa un campo di ascolto universale, perché tutto è opera e Parola di Dio e tutto ci aiuta, tutto.

P.: Ma da parte nostra che collaborazione c'è?

Luigi: Bisogna raccogliersi in Dio, perché siccome è Dio che ti convince, devi raccoglierti in Dio, devo partire da Dio, non devo partire da me, devo partire da Dio. Perché se il Signore dice: "Io sono il Principio", devo partire da Dio come principio, allora Lui mi convince. É Lui che convince le anime, non siamo noi che possiamo convincere. Convincere vuole dire legare, legare assieme, se guardo a Lui è Lui che mi vincola ma se invece penso ad altro e trascuro Lui, si formano in me altre convinzioni. Naturalmente poi dopo Lui me le distrugge e me le confonde e mi mette in crisi ed è logico perché non coincidono con la sua verità: una sola è la verità. Però questa verità chiede a noi di essere messa al di sopra di tutto, al centro di tutto. La verità richiede da parte nostra questo.

Noi ce ne accorgiamo dalle parole che diciamo se in noi c'è Dio al centro di tutto. La nostra bocca parla in un modo tutto particolare se ha Dio al centro, se invece abbiamo altre necessità, noi ce ne usciamo fuori con:"La salute è tutto, senza il denaro non si può fare niente, l'auto al giorno d'oggi è indispensabile, Conoscer Dio è troppo difficile". Se noi abbiamo Dio al centro di tutto, senza rendercene conto parliamo le parole del Vangelo, parliamo come Cristo. Non siamo cioè noi che parliamo ma è Lui che in noi parla.

San Paolo dice: "Non sono io che vivo ma è il Cristo che vive in me". Quello che ci fa parlare è l'elemento motivante, cioè quello che noi abbiamo messo al di sopra di tutto dentro di noi.

M.: Cosa c'è di inquinato da parte nostra quando cercando di riferire le cose a Lui non ne siamo capaci?

Luigi: É perché non abbiamo ancora messo Dio come unica cosa necessaria.

Dalla conversazione di questa sera dovrebbe balzare chiaro questo: se io non sono capace ad ascoltare, se non sono capace a vedere il Pensiero di Dio nelle cose, è perché in me ho ancora altre motivazioni, non è avvenuta questa purificazione dentro di me e Dio per non è l'unica cosa necessaria. Magari ritengo Dio necessario, però c'è anche un però....introduco anche altri fattori e questo naturalmente mi impedisce di vedere il Pensiero di Dio. Cioè non sono capace ad ascoltare o perlomeno non sono capace ad ascoltare fino in fondo, cioè fino al Pensiero di Dio.

Una delle caratteristica della superficialità è proprio l'incostanza, la volubilità, ascoltiamo un momento e poi passiamo subito ad altro, non arriveremo mai alla conclusione. La conclusione è il Pensiero di Dio.

San Giacomo dice: "Non si illuda qualcuno di ricevere qualche cosa se è incostante". Perché Dio senz'altro la Luce la dà a chi gliela chiede ma bisogna essere costanti.

La caratteristica dell'ascolto è questo essere fermi, non possiamo ascoltare una persona per un minuto e poi andare via, no, dobbiamo ascoltarla fino ad arrivare al suo pensiero perché la caratteristica dell'ascolto è la dedizione a-. Quindi quando si ascolta uno, ci si dedica a quell'uno, fino a quando? Non posso applicare il mio pensiero su quello che lui mi ha detto, devo ascoltare con costanza fino ad arrivare a capire il pensiero che lui mi vuole comunicare. Noi non arriviamo alla conclusione perché siamo disturbati.