Allora cercarono
di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era
ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Primo
tema.
Titolo: Appropriarsi di Dio.
Argomenti: Conoscenza e permanenza – Il Pensiero di Dio
nella creazione – Possedere l’opera di Dio –Dedizione al Pensiero di Dio – La rivelazione del
Pensiero di Dio – La presunzione dell’uomo – Sottomettere Dio alle ragioni umane – Permanente in Dio – Dio principio del
nostro pensiero – Generazione da Dio o dall’io – Il Pensiero di Dio nella creazione – Il silenzio – La scienza – La possibilità di
pensare Dio – L’ora di Dio – La sintonia – L’umiltà per capire – La concessione di Dio.
10/Ottobre/1982
Gesù ha annunciato la via della conoscenza e
la via della permanenza.
La Parola di Dio che parla a noi è educatrice
alla vera vita, cioè alla conoscenza di Dio come vero Dio.
Tutto è opera di Dio.
Dio è Colui che regna in tutto.
Tutte le cose, essendo opera sua, sono segni
suoi, quindi sono parole rivolte a noi con un fine ben preciso, quello di
formare noi alla vita eterna.
Tutti i segni di Dio si incentrano, si
concludono in Cristo.
Cristo è il compimento dei tempi, il
compimento di tutta l’opera di Dio, ed è quindi la presentazione a noi del
Pensiero di Dio, quel Pensiero che Abramo desiderò vedere nella creazione di
Dio, nelle opere di Dio.
In Cristo noi vediamo questo Pensiero.
Ma proprio nella rivelazione di questo
Pensiero, si rivela la via, attraverso la quale si accede a Dio.
Abbiamo detto che la condizione essenziale
per accedere alla conoscenza di Dio è la dedizione del pensiero.
Cristo quindi presenta a noi la via per
conoscere Dio, per arrivare al Padre.
Qui si dice che gli uomini cercavano
d’impadronirsi di Lui.
Qui abbiamo il risvolto di quello che avviene
nell’interpretazione degli uomini dell’opera di Dio.
Impadronirsi vuole dire appropriarsi, vuole
dire affermare la propria padronanza, vuole dire sottomettere l’Altro a noi.
È quello che avviene nella vita di ogni uomo.
Di fronte all’opera meravigliosa di Dio che
educa noi a dedicare il nostro pensiero a Dio, noi tendiamo ad approppriarci
dell’opera di Dio, a sottometterla a noi.
Appropriarci e sottomettere l’opera di Dio a
noi, vuole dire affermare noi come principio assoluto, come padroni di casa e
vedere le opere di Dio come mezzi, come oggetti per ammobiliare la nostra casa.
Cioè tendiamo ad inquadrare tutta l’opera di
Dio, cioè il Cristo stesso, nei nostri schemi, nelle nostre ragioni, nella
nostra mentalità.
Noi conosciamo la nostra mentalità,
conosciamo le nostre ragioni, affermiamo le nostre esperienze e tendiamo ad
appropriarci di tutto quello che arriva a noi da Dio e tendiamo ad assimilarlo
a noi stessi, anziché lasciarci assimilare noi da Dio.
Il problema essenziale è questo: Dio in
quanto presenta a noi il suo Pensiero, tende ad assimilare noi a Sé.
Da parte della creatura uomo avviene invece
il processo contrario: l’uomo tende ad assimilare l’opera di Dio a se stesso,
quindi a giustificare quello che è opera di Dio, secondo quella che è la sua
mentalità.
Questo è il mezzo attraverso cui l’uomo,
vanifica in se stesso, tutta l’opera di Dio.
Abbiamo visto che l’uomo non può arrivare a
conoscere Dio se non attraverso il Pensiero di Dio, quindi attraverso la
dedizione del suo pensiero a Dio.
Fintanto che in noi non si verifica questa
sintonia, fintanto che in noi non si forma questa dedizione nostra al Pensiero
di Dio, Dio sfugge a noi, non è giunta l’ora di Dio: Dio non si lascia
prendere.
Qui dice che nessuno gli mise le mani
addosso.
La Verità di Dio parla a noi in tutto, noi
cerchiamo di appropriarcene ma fintanto che Dio non ci fa scoprire la via (una
sola) attraverso la quale noi arriviamo a conoscere Dio, noi cerchiamo invano:
“Mi cercherete ma non mi troverete”, “Dove Io sono voi non potete venire”.
Ecco c’è questo continuo errare da parte
nostra.
“Ho cercato e non ho trovato”.
Forse Dio parla con noi per poi negarsi?
Forse Dio parla con noi per prenderci in
giro?
E allora noi tendiamo ad impadronirci: è il
bambino che tende a possedere tutto, ma sotto questo aspetto siamo tutti
bambini.
La passione del bambino che tende a portare
tutto alla bocca è la passione dell’adulto che accumula ricchezze, creature e beni
e non si accorge che il problema non è quello di possedere perché la vita non
viene dal possesso delle cose.
Quand’anche l’uomo possedesse tutto il mondo,
la verità gli sfugge, non si lascia prendere.
La Verità, la Luce si lascia prendere solo da
suo Figlio e fintanto che in noi non c’è il Figlio di Dio, quindi non c’è
questa dedizione al Pensiero di Dio, la Verità non si lascia prendere da noi.
Ecco per cui tutti gli uomini stanno cercando
Dio, ma tutti quanti lottano contro i mulini a vento e non arrivano a trovarlo.
Dio si fa sentire a tutti, Dio chiama tutti,
Dio attrae tutti, però sfugge a tutti.
Fintanto che l’uomo non trova l’unica via
attraverso cui Dio si concede, Dio gli sfugge.
Allora diciamo che tutto il nostro cercare, è
un errore infantile, poiché noi cerchiamo Dio lasciandoci guidare dal pensiero
di noi stessi, dalle nostre impressioni, dai nostri sentimenti, da quello che
vediamo fare agli altri.
Così la scienza cerca la verità guardando
fuori e più analizza l’esterno e più viene a trovarsi di fronte al vuoto, e a
un certo momento viene a trovarsi di fronte ai muri, a limiti oltre i quali non
si può andare.
L’uomo che cerca d’arricchirsi materialmente,
culturalmente o sentimentalmente, vede tutto sfuggirgli dalle mani.
Il problema non è cercare la verità fuori di
noi o di possedere ma è quello di capire il significato.
Cioè il problema è quello di partire da Dio.
Solo partendo da Dio non si forma in noi il
bisogno di possedere che è un affermazione del pensiero di noi stessi.
Solo partendo dal Pensiero di Dio noi
cominciamo a cercare il significato delle opere, delle parole che Dio ci fa
arrivare.
A questo punto noi cessiamo di volere avere,
di possedere, le cose le lasciamo tali e quali come e dove sono, ma cerchiamo
in esse il Pensiero di Dio.
Soltanto cercando il Pensiero di Dio,
arriveremo veramente ad essere posseduti da Dio e Dio troverà in noi la sua
compiacenza: “In Lui mi sono compiaciuto”.
Quella compiacenza, quella benedizione che
Lui diede ad Abramo che vide il Giorno del Signore, perché desiderare di vedere
il Pensiero di Dio non è presunzione.
Presunzione l’abbiamo in questo versetto del
Vangelo.
Presunzione è proprio quella di volere
sottomettere Dio a noi, di volerci impadronire di Dio, con la conclusione del
fallimento, perché tutti i nostri sforzi diventano vani e a un certo momento
c’è il rifiuto dell’interesse per Dio, perché risulta inaccessibile.
“Ho cercato e non ho trovato, Dio è
inaccessibile”.
Siccome Dio ci ha creati per cercare il suo
volto, cercare il suo volto non deve mai ritenersi presunzione, è presunzione
nostra la rinuncia a cercare il suo volto.
La rinuncia a cercare il volto di Dio è il
secondo aspetto della presunzione dell’uomo, il primo è il tentativo di
possedere Dio.
Tra l’allievo che s’impegna a cercare di
capire la lezione del professore e l’allievo che rifiuta di capire, il
presuntuoso è il secondo, anche se la lezione è difficile.
Quindi l’animo che risponde all’attesa di Dio
è proprio colui che s’impegna, nonostante tutte le difficoltà a capire la
lezione del Maestro.
Chi si giustifica dall’assenza all’impegno
con Dio, per mancanza di tempo o d’intelligenza, non è giustificato da Dio.
Queste sono le ragioni nevrotiche con cui noi
rispondiamo alle esigenze di Dio.
Quell’accenno di domenica scorsa sulla
presunta presunzione di volere conoscere Dio, ci ha bene introdotti
all’argomento di questo versetto trenta.
C’è questo sforzo degli uomini di possedere
l’opera di Dio, o di giungere loro alla verità, senza dedicare il loro pensiero
a Dio.
Allora cercarono
di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani
addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Secondo tema.
Titolo: Appropriarsi di delle
opere di Dio.
Argomenti: Numeri e infinito – La fede è passione per
la Verità – Il bisogno della Verità – Possesso e conoscenza – L’infinito e Dio – Universalizzare – Le scienze umane – Abramo – Appropriarsi
dell’opera di Dio – La ricerca della verità – La novità – L’uomo ricco – La perdita delle
facoltà – La dispersione – L’incapacità di amare -
11/Ottobre/1982
Allora
cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le
mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Terzo
tema.
Titolo: L’unica via dove Dio
si concede.
Argomenti: Imparare a leggere l’opera
di Dio – La via alla conoscenza e alla permanenza
- Impadronirsi di Dio – La fame d’assoluto – Possesso dei doni di Dio – L’impotenza dell’uomo – Cercare Dio con
tutto il nostro cuore – Essere posseduti da Dio – Il negarsi di Dio all’uomo – Offerta e consacrazione
– La comunione con Dio – La vera dimensione dell’uomo -
17/Ottobre/1982 Vigna
Qui la Parola di Dio ci presenta tre temi.
Il primo è “cercavano d’impadronirsi di Lui”.
Il secondo su cui ci soffermiamo oggi è
“nessuno gli mise le mani addosso”.
Il terzo “perché la sua ora non era venuta”
lo vedremo la prossima domenica.
Gli uomini cercano d’impadronirsi di Lui, ma
nessuno gli mette le mani addosso.
Dobbiamo chiederci il significato di questa
lezione, perché le parole di Dio sono sempre una lezione per la nostra vita
spirituale e personale, quindi una lezione per i nostri rapporti con Dio.
Dobbiamo vedere il significato di questa
impotenza degli uomini a mettere le mani addosso a Cristo.
Cristo rappresenta la presenza di Dio nel
mondo.
È il Dio tra noi.
Quindi è il Dio che parla con noi.
C’è un interlocutore con noi, nella nostra
vita ogni giorno.
Noi non siamo mai soli.
Parlano gli uomini, parliamo noi e parla
anche Dio.
Colui che dà a noi la possibilità di parlare,
a maggior ragione parla.
Dio non è muto.
Lui essendo creatore, se dà alle sue creature
la possibilità di parlare, a molto maggior ragione Egli parla.
Se Dio parla, noi non siamo mai soli nella
nostra giornata, siamo sempre con uno che parla con noi.
Siamo con un interlocutore, soprattutto
interiore, perché Dio ci parla personalmente nella nostra coscienza, nella
nostra anima.
Il più delle volte noi siamo talmente carichi
di rumori del mondo che non percepiamo il suo parlare.
Ma Lui parla.
Cristo è il segno della presenza di Dio tra
noi.
E di che cosa parla Dio?
Dio essendo colui che è, parla di Sé.
Quindi in tutte le sue opere ed in tutto il
suo parlare, Lui annuncia a noi che c’è.
Annuncia la sua Verità, annuncia che Lui è il
creatore di tutte le cose, annuncia che Lui è il principio e quindi anche il
fine di tutte le cose.
In tutte le cose, Lui parla di Sé a noi.
Non solo ma parlando a noi educa noi,
Dio non ci parla dall’alto di una montagna.
Ma Dio è con noi e quindi parlando di Sé,
educa noi all’ascolto e all’intelligenza delle cose che Lui ci dice.
Dio è Colui che parla con noi ma è anche
Colui che illumina il significato delle parole che Lui dice a noi.
Per cui non basta ascoltare le sue parole,
non basta leggerle, non basta osservare gli avvenimenti che accadono nella
nostra vita, ma bisogna cercare di capire il Pensiero di Dio nelle sue parole,
nelle sue opere, nei fatti della nostra vita, sapendo che tutto è opera sua.
Bisogna capire il suo pensiero.
Chi ama Dio (non a parole) è interessato a
conoscere il Pensiero di Dio.
Chi ama Dio, ha molto a cuore l’imparare a
leggere la scrittura di Dio.
E tutto è scrittura di Dio.
Tutto è parola sua, quindi tutto è scrittura
di Dio.
Non solo la Bibbia ma anche tutto l’universo
è scrittura di Dio.
Sapendo che tutto è scrittura di Dio, chi ama
desidera imparare a leggerla.
Imparare a leggere una scrittura, vuol dire
acquisire la capacità di passare dai segni al pensiero, vuol dire acquisire la
capacità d’intendere il significato, il pensiero di Colui che scrive, il
Pensiero è il Verbo stesso di Dio.
Quindi imparare a leggere le opere di Dio,
vuole dire imparare a conoscere il Pensiero, il Verbo di Dio tra noi.
E noi abbiamo visto nel versetto ventinove,
come Gesù parlando con noi, insegnasse a noi la via alla conoscenza di Dio e la
via alla permanenza con Dio.
Dio se noi lo ascoltiamo ci educa a
conoscerlo e a restare con Lui.
Mentre Gesù parlava ai giudei di queste cose
che sono vita eterna, ecco quello che succede: “I giudei cercavano
d’impadronirsi di Lui”.
Abbiamo visto domenica scorsa cosa vuole dire
questo “impadronirsi”.
Questo è il problema della vita di ognuno di
noi.
Mentre Dio parla a noi di Sé, noi impoveriamo
il suo parlare e tendiamo ad affermare il pensiero del nostro io, a
giustificare ogni cosa nel pensiero del nostro io.
Cioè noi tendiamo ad impossessarci delle
parole di Dio, dei doni di Dio, ma non ci preoccupiamo di conoscere il suo
Pensiero.
Non ci preoccupiamo di arrivare all’anima.
Non ci preoccupiamo di arrivare a scoprire il
suo volto, la sua presenza.
Questa dovrebbe essere la preoccupazione vera
di ognuno di noi, perché è la preoccupazione di colui che ama.
Chi ama desidera restare sempre alla presenza
dell’essere amato.
Quindi l’uomo quando pensa a se stesso toglie
lo spirito alle opere di Dio, le impoverisce e tende a possedere i suoi doni.
Qui dice che nessuno gli mise le mani
addosso.
L’uomo essendo creato da Dio, porta in sé il
Pensiero stesso di Dio, ma la creazione di Dio avviene senza di noi, e anche la
presenza di Dio in noi, l’abbiamo senza di noi, cosa succede?
Succede che per questa presenza di Dio che
portiamo in noi, noi non conosciamo Dio, però portiamo l’effetto in noi di
questa presenza.
E l’effetto di questa presenza cos’è?
L’effetto di questa presenza è la fame di
assoluto.
Come si esprime questa fame di assoluto?
Tutte le cose che noi vediamo e tocchiamo,
quindi tutti i doni che Dio ci manda (parole sue), per questa fame di assoluto,
noi tendiamo a possederli, come fossero Dio, a possederli in assoluto.
Cioè noi vogliamo affermare un unione e un
possesso assoluto con i doni di Dio, che è effetto della presenza di Dio in
noi.
Per cui se amiamo il denaro, vogliamo che il
denaro ci dia la sicurezza assoluta che solo Dio ci può dare.
Se tendiamo a possedere la creatura vogliamo
che la creatura sia leale, fedele, vera come Dio e così in tutte le cose.
Tutta la nostra fatica è rendere perenni i
doni che possediamo, cioè noi tendiamo ad eternizzare.
Questo è il primo tentativo (infantile) di
conoscere Dio, ed essendo un tentativo infantile, naturalmente approda al
fallimento.
Ecco, abbiamo uomini che vogliono possedere
l’assoluto tendendo a possedere creature e cose, tendono a ricordare,
trattenere le parole di Dio ma si lasciano sfuggire l’anima.
Non è attraverso il possesso delle cose o
delle creature che noi giungiamo a conoscere l’assoluto.
La conoscenza non si ha attraverso il
possesso.
Questo fatto che nessuno gli mise le mani
addosso, ci porta a meditare sull’impotenza dell’uomo in tutto quello che lui
vuole, soprattutto l’impotenza dell’uomo nel giungere alla conoscenza della
Verità, alla conoscenza di Dio.
Gesù stesso lo afferma chiaramente: “Dove Io
sono, voi non potete venire, mi cercherete e non mi troverete”.
Forse la Verità si nega all’uomo?
Non è possibile perché Dio opera tutte le cose
per donarsi all’uomo.
Ma allora qual è il significato di questa
impotenza dell’uomo?
Qual è il significato di questa fatica
dell’uomo nel cercare di afferrare la Verità?
Teniamo presente che tutta la scienza degli
uomini è improntata al bisogno di afferrare la verità.
Eppure più si cerca la verità e più questa
sembra che sfugga.
Lo sanno i filosofi, gli scienziati, gli
studiosi che più penetrano nei problemi e più s’accorgono che a loro sfugge la
verità, vogliono impossessarsi della verità e non possono mettergli le mani
addosso.
Però questo non è segno che la verità si
neghi agli uomini, perché la Verità opera tutto per donarsi, quindi si offre
agli uomini, vuole essere conosciuta.
Dio non ama le tenebre, Dio ama la luce.
Dio è padre della luce.
San Paolo dirà che chi cammina nelle tenebre
non è con Dio perché Dio è luce.
Quindi Dio vuole essere conosciuto, eppure
non si lascia prendere dagli uomini.
Questo rifiutarsi di Dio agli uomini, è
pedagogia di Dio per educare gli uomini a cercarlo come va cercato.
Per cui fintanto che gli uomini cercano Dio
per delle vie attraverso le quali non si può arrivare alla conoscenza di Lui,
gli uomini non riescono a prenderlo: Dio non si concede.
È pedagogia, è educazione a scoprire la sola
unica via attraverso la quale Dio si concede, Dio rivela il suo volto.
Già nell’antico testamento si diceva: “Mi
troverete quando mi cercherete con tutto il vostro cuore”.
Quindi fintanto che lo cerchiamo solo con una
parte del nostro cuore, Dio non possiamo trovarlo.
Fintanto che cerchiamo Dio credendo di essere
noi qualcuno, Dio non si concede.
Bisogna cercare Dio con tutto il nostro
cuore, cosa significa?
“Beati i poveri dello spirito, beati i puri
di cuore”, bisogna acquisire la consapevolezza del nostro nulla e del tutto di
Dio, perché Dio si trova lì.
Dio si trova quando noi prendiamo coscienza
del nostro niente e del suo tutto.
Dio si lascia trovare quando noi non
pretendiamo di possederlo, ma quando ci offriamo ad essere posseduti.
Dio si trova soprattutto quando dedichiamo a
Lui il nostro pensiero.
L’essenza non sta nel far entrare Dio nel
nostro pensiero ma sta nel dedicare a Lui il nostro pensiero.
Non siamo noi che dobbiamo fare entrare in
noi Dio, ma è Dio che vuole fare entrare noi in Sé, nella Verità, non è che il
Tutto debba entrare nel nostro niente, è il nostro niente che deve entrare nel
Tutto di Dio.
Quindi il problema essenziale non è possedere
Dio ma è quello di lasciarci possedere da Dio.
Soltanto allora Dio si concede e si lascia
trovare.
Allora cercarono
di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani
addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Quarto
tema.
Titolo: Il desiderio di possedere è un tentativo infantile di conoscenza.
Argomenti: Il possesso è possibile
nella conoscenza – La vera conoscenza – Essere posseduti dalle cose – La conoscenza della
causa – L’illusione del possesso – L’impotenza dell’uomo a conoscere Dio – Il possesso viene
dalla conoscenza, non viceversa – La porta dell’ovile – Il trovatore – Uccidere la nostra vita
-
18/Ottobre/1982
Allora
cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le
mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Quinto
tema.
Titolo: “Ora” è un momento di tempo ed è nelle mani di Dio.
Argomenti: Vegliare – Come l’ora di
Cristo dipende da Dio – Trasferirsi nel Fine – Il compimento dei tempi – L’intelligenza
dell’amore – Il servo infedele e le vergini stolte – Il dito e la Luna – La manifestazione
del Pensiero di Dio – Possesso e conoscenza – La creazione è dinamica – Essere posti tra gli
infedeli – Anticipare i tempi -
24/Ottobre/1982
Oggi ci resta da vedere il terzo tema:
“Perché la sua ora non era ancora venuta”.
L’annuncio dell’ora di Cristo deve avere un
riferimento per la nostra vita spirituale, essenziale.
C’è un ora che deve avvenire nei rapporti tra
la nostra anima e Dio.
E allora dobbiamo capire che cosa s’intenda
per questa sua ora: l’ora di Cristo che ci annuncia l’ora di Dio nei rapporti
della nostra anima con Dio.
Domenica scorsa abbiamo visto il significato
del tentativo degli uomini di mettere le mani su Cristo.
C’è un significato per la nostra vita
personale di quest’impotenza degli uomini d’impadronirsi di Cristo, ci rivela
l’impotenza degli uomini ad impadronirsi della verità, a conoscere la verità.
La verità ha una sua ora ma proprio questa
impotenza degli uomini, ci fa capire che l’ora della concessione di Dio alla
nostra anima non dipende dall’uomo.
Questo è il primo significato di
quest’impotenza.
Abbiamo visto che il tentativo di possesso è
un tentativo in cui gli uomini consumano la loro vita.
Gli uomini cercano di possedere, perché
ritengono che la vita e la conoscenza venga dal possedere.
Gesù aveva già ammonito che la vita non viene
dalle cose che si posseggono, appunto per evitarci questo errore.
Non è che possedendo le cose noi le
conosciamo, anzi il possesso delle cose diventa un ostacolo, un impedimento
alla conoscenza.
Piuttosto il possesso vero viene dalla
conoscenza, ma la conoscenza non viene dal possesso.
Questo desiderio di possedere è il primo
tentativo infantile di conoscenza ma è una via sbagliata.
Ammoniti da questo dobbiamo evitare di
ritenere che si possa giungere alla conoscenza di Dio attraverso sforzi nostri,
programmi nostri, impegni nostri, dedizione nostra, non dipende dall’uomo.
D’altronde quando si dice sua “ora”, è un
momento di tempo ed evidentemente il tempo non è nelle mani dell’uomo.
Il tempo è opera di Dio, così l’ora, questo
momento del tempo è nelle mani di Dio, è Dio che viene a noi attraverso il
tempo.
Il tempo è la rivelazione progressiva di Dio
nella nostra vita.
Il tempo appartiene alla creazione e tutta la
creazione di Dio avviene senza di noi.
La creazione di Dio non è statica, la
creazione di Dio è dinamica, è in movimento verso-, l’universo va quindi verso
un fine e questo è il tempo.
Siccome tutta la creazione avviene senza di
noi ed è opera del creatore, tutta la creazione va verso la rivelazione di Dio
a noi.
Essendo opera di Dio, Dio attraverso la
creazione rivela, manifesta Se stesso.
Il tempo, questa dinamica della creazione, ha
come meta la manifestazione del Pensiero di Dio.
Dio creando parla agli uomini e il parlare
tende alla manifestazione del suo Pensiero.
Tutto converge verso questo fine, noi
dobbiamo aspettarci, prima che la nostra vita passi, questa conclusione.
Tutti gli avvenimenti, tutti i fatti, tutte
le cose della nostra vita, stanno portandoci verso il Pensiero di Dio.
Il Pensiero di Dio è la conclusione di tutto.
Dio opera per manifestarci il suo Pensiero,
il suo Verbo.
La creazione è di Dio e avviene senza di noi,
il tempo è di Dio e avviene senza di noi, l’ora della rivelazione, della
manifestazione di Dio che si concede all’uomo, non è opera dell’uomo, è opera
di Dio e avviene senza di noi.
A questo punto noi dovremmo chiederci che
cosa ci stiamo a fare...
Che cosa possiamo fare noi se tutto è opera
di Dio?
Cioè noi dobbiamo soltanto stare lì ad
aspettare passivamente?
Dio ci ha fatto toccare con mano che quando
gli uomini cercano d’impadronirsi di Lui, concludono con l’impotenza, non
possono conoscerlo perché la sua ora non è venuta, l’ora è di Dio, quindi
l’uomo non può fare niente.
Dobbiamo solo aspettare?
C’è una lezione di Gesù che ci apre una porta
in questo problema.
Lui dice che quando verrà il Figlio
dell’uomo, quel servo che non sarà trovato preparato, sarà messo tra gli
infedeli.
E conclude questo ammonimento dicendo a tutti
di vegliare: “Perché non sapete l’ora in cui il Figlio dell’uomo verrà”, cioè
non sapete la sua ora e non potete saperla.
Se dice di vegliare c’è qualcosa da fare.
In che cosa consiste questo vegliare?
Tutta la creazione è dinamica, tende ad un
fine.
Ed essendo dinamica e tendendo verso un fine,
è profezia per ognuno di noi.
Cioè mentre il tempo passa, il tempo
profetizza, ci annuncia quello che verrà, se, c’è sempre quel “se”.
Profetizza a noi se siamo intelligenti.
Quel vegliare richiede intelligenza.
Vegliare vuole dire essere intelligenti nel
capire il senso dei tempi.
Tutta la creazione essendo opera di Dio è
profezia di avvenimenti che stanno venendo a noi, noi facciamo l’errore
d’insipienza, di sciocchezza.
C’è quel proverbio indiano che dice che il
saggio indica con il dito la luna e lo stolto guarda il dito.
I tempi con il loro passare sono questo dito
che ci segnala il fine, cioè la venuta del verbo di Dio tra noi, la rivelazione
di Dio.
Tutti i tempi camminano verso una meta,
quindi in quanto camminano verso una meta sono già profezie di questa meta.
Quindi sono questo dito che segnala a noi la
luna.
Non bisogna essere stolti al punto da
guardare il dito.
La maggior parte degli uomini si ferma al
dito che segnala la luna.
Cioè la maggior parte degli uomini si ferma
alle creature, si ferma agli avvenimenti, si ferma agli uomini e alle parole
che dicono gli uomini.
E questo vuole dire guardare il dito.
E questa è stoltezza.
Allora l’intelligenza in cosa consiste? Nel
guardare la luna, nel guardare ciò che i tempi, gli avvenimenti e gli uomini
segnalano.
Ecco l’intelligenza sta qui.
Allora l’uomo può fare qualcosa, l’ora
dipende da Dio, però il Signore dice di vegliare.
La venuta di Dio ci fa correre il rischio di
essere posti tra gli infedeli.
Essere posto tra gli infedeli vuole dire
trovarsi nella impossibilità di portare la verità di Dio.
Se Cristo non si concede perché non è ancora
arrivata la sua ora, questa è misericordia di Dio.
Se Dio si fa aspettare non è perché Lui si
rifiuti all’uomo, ma è per amore dell’uomo che si mantiene nascosto, perché
l’uomo non è ancora in grado di portare la sua Verità.
Nell’attesa la nostra anima può affinarsi e
può prepararsi a portare la Verità di Dio, quando questa si rivelerà.
Ma non anticipiamo i tempi, perché in tutte
le cose dobbiamo sapere che Dio in quanto ci ama, sa graduare perfettamente i
suoi doni e se ci fa aspettare, non ci fa aspettare per privarci di qualcosa ma
per donarci in più qualcosa.
Il problema dell’attesa non sta nel fare
niente, ma sta nell’anticipare i tempi e nel capire il modo con cui Lui viene a
noi.
Questo vuole dire anticipare i tempi.
Essere intelligenti vuole dire passare dal
segno al fine, passare dal finito all’infinito.
E questo lo possiamo fare solo col pensiero.
Solo con il pensiero possiamo passare dal
dito alla luna.
E quindi con il pensiero possiamo già
portarci nel fine che ci viene annunciato dalla creazione e dal passare della
vita.
Cioè con il pensiero possiamo portarci nel
Pensiero di Dio, possiamo pensare Dio.
E questa è intelligenza.
Nella misura in cui avremo preparato la
nostra conoscenza, il nostro cuore a Colui che si annuncia e che deve venire,
scopriremo la “sua ora”.
E quando noi scopriamo la sua ora, noi siamo
capaci di portare la sua rivelazione e allora Lui non ci fa più aspettare.
Ma la sua ora sta nel capire, nell’essere
intelligenti, nell’intravedere il modo con cui la sua ora giunge a noi.
Allora
cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le
mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Sesto
tema.
Titolo: “Vegliate perché non sapete l’ora in cui il Figlio dell'uomo verrà”.
Argomenti: La stoltezza e
l’intelligenza – La manifestazione del Pensiero di Dio – La venuta di Dio e il
permanere – Vegliare – L’ora di Cristo – La dedizione del pensiero a Dio – Dio si concede solo a suo Figlio – La pedagogia di Dio
– La glorificazione del Figlio – Concepire il Verbo di Dio – La conoscenza del Verbo
-
25/Ottobre/1982
Allora
cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le
mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Settimo
tema.
Titolo: Ora = quando l’Essere si rende evidente, si manifesta.
Argomenti: L’ambiguità del segno – L’intelligenza sta
nel guardare il Fine – La rivelazione di Dio – La capacità di portare la Verità – L’anticipo dell’amore – Riconoscere la
Verità – Il Dio amico/ nemico - La venuta dell’ora di Cristo – La Verità che s’impone -
31/Ottobre/1982
Allora
cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani
addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Ottavo
tema.
Titolo: “L’ora di Dio” non dobbiamo essere sorpresi dalla Sua
venuta
Argomenti: La profezia dei segni – L’attrazione del
Padre e l’incontro con Cristo – L’annullamento di tutti i segni – La tragicità
dell’ora di Dio – Solo Dio è Colui che è – La fine del mondo – Nascere da Dio o dai
segni di Dio – Il Figlio di Dio in noi – La consapevolezza della
divinità in noi – Restare con Dio -
2/ Novembre /1982
Allora
cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani
addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Nono tema.
Titolo: “L’ora di Cristo”
forma la capacità di portare lo Spirito
Argomenti: L’ora di Dio e l’ora di
Cristo – Rivelazione del Pensiero di Dio – La formazione all’ascolto – La componente
soggettiva della conoscenza – La capacità di portare Dio – La tomba vuota
della creazione – L’ora di Dio non è la fine del mondo – Il crollo dei
valori – Dio si manifesta come unico valore – Dio si rivela solo a suo Figlio -
7/ Novembre /1982
Allora
cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le
mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Decimo tema.
Titolo: “L’ora di Cristo”
è in funzione dell’ora di Dio.
Argomenti: L’evidenziazione
dell’unico Valore – L’evidenza non comprensibile – Il ritirarsi di Dio dai
suoi segni – La fine del mondo è personale – Il purgatorio – L’intenzione
dell’io e l’intenzione di Dio – L’affermazione dell’io su Cristo – Noi amiamo Dio con
l’amore di Dio – Generazione dell’io e generazione di Dio -
8/ Novembre /1982
Allora
cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli
le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30 Undicesimo tema.
Titolo: Il significato per la nostra vita spirituale dell’assenza di Dio.
Argomenti: Le condizioni per
portare la Verità – La formazione della capacità di dedizione a Dio – Cristo è la conclusione
delle concessioni di Dio all’uomo – La morte di Cristo e la morte di Dio in noi – La via
dell’intelligenza e la via della privazione – Valore e volontà -
14/ Novembre /1982 Vigna
L’ora del Cristo è in funzione dell’ora di
Dio.
L’ora di Dio che è la meta, il fine di tutta
la creazione e di tutto l’operare di Dio: la manifestazione della sua Verità.
Quando si parla della manifestazione della
Verità di Dio, il problema che sorge è questo: quali sono le condizioni per
portare la sua Verità.
Infatti la sua Verità ci può sorprendere in
una situazione di incapacità a portarla.
Per questo Gesù, parlando della sua ora,
insiste spesso sul vegliare, perché c’è il rischio di venirsi a trovare di
fronte ad una porta chiusa, trovandoci cioè nell’incapacità di partecipare a
questa Verità che si manifesta, che s’impone sulle creature, sulla creazione e
che l’anima può non essere in grado di portare.
Tutto è Parola di Dio, è Parola di Dio l’ora
di Dio ed è Parola di Dio l’ora del Cristo.
Sia l’una che l’altra essendo Parole di Dio
per noi, devono essere da noi capite.
Devono essere capite, perché la parabola che
sta a fondamento di tutta l’opera di Dio è quella del seminatore e l’anima di
questa parabola è il capire, applicare la mente.
Il seme che non giunge al frutto, che si
perde lungo la strada rappresenta la Parola di Dio che non giunge nella nostra
anima alla luce, che non giunge ad essere capita.
Non è tanto il capire quanto il desiderio,
l’interesse, l’amore per arrivare a capire.
L’anima che ha interesse per Dio cerca sempre
di capire ciò che Egli dice.
Se il problema è quello di capire l’ora del
Cristo, capire l’ora di Dio, dobbiamo prima di tutto capire in cosa consiste
l’ora di Dio, cioè in che cosa consiste questa capacità di portare la Verità.
L’ora di Dio è la manifestazione della
Verità, della presenza di Dio, dobbiamo allora chiederci quali condizioni si
richiedono per potere portare e sopportare la presenza della Verità.
La presenza di Dio, di un essere, di una
persona può essere portata soltanto da chi nasce da quella persona.
Per questo è necessario che quando Dio si
rivela, in noi si sia già formata quella condizione di figli che nascono da
Dio, perché questa è la condizione essenziale per potere portare la presenza di
Dio.
In caso diverso la presenza di Dio non può
essere sopportata dalla nostra anima.
L’ora del Cristo è in funzione all’ora di
Dio, cioè è da mettere in relazione alla formazione in noi di questa capacità
di portare la rivelazione della presenza di Dio, del Padre in noi.
Abbiamo visto le domeniche scorse come quest’ora
si concretizzi in concessione di Dio a noi.
Dio si concede all’uomo, proprio per formare
nell’uomo questa capacità di dedizione a Dio.
Capacità di dedizione è amore, la creatura
per potere amare deve ricevere amore, Dio per primo dona amore alla creatura.
Donare amore vuole dire donare Se stesso, Dio
per primo dona Se stesso alla creatura.
E la conclusione di tutti i doni di Dio
l’abbiamo nell’ora del Cristo.
Cristo rappresenta la conclusione di questo
processo di concessione da parte di Dio alla creatura, per formare nella
creatura l’amore.
Siccome è la concessione di un essere
infinito ad un essere finito, la conclusione è la morte del Cristo.
Ci siamo chiesti che cosa può significare
questa morte del Cristo nella nostra vita personale.
La morte di Cristo rappresenta la morte di
Dio in noi.
E la morte di Dio, viene sperimentata da noi
con il silenzio di Dio, per cui noi esperimentiamo la nostra solitudine
nell’universo, noi ci sentiamo soli.
L’esperienza della solitudine dell’uomo,
dell’uomo cioè che non si sente conosciuto, che non si sente compreso, che non
si sente sostenuto da un essere superiore è l’esperienza della morte di Dio.
Cioè è l’esperienza della morte del Cristo
nella nostra vita, conclusione di tutte le concessioni che Dio ha fatto alla
creatura.
Dio viene a morire in noi.
Però la creatura esperimentando l’assenza di
Dio nella sua vita, esperimenta anche ciò che Dio è, è questa la conclusione
del peccato dell’uomo.
Per cui Dio si rivela ugualmente ma si rivela
su un piano negativo.
Nella creazione di Dio, tutto doveva avvenire
attraverso l’intelligenza dell’uomo: Dio concede i suoi segni che vengono
mantenuti in unione con il Creatore e allora la creatura, attraverso
l’intelligenza, giunge a capire che cosa è Dio, soprattutto il valore di Dio.
Perché quando l’anima ha capito il valore
l’importanza di Dio entra nell’amore di Dio e comincia a dedicarsi a Dio.
Prima riceve e poi dopo si dedica.
Ma in conseguenza del peccato, abbiamo una
seconda via attraverso la quale Dio, rivela il suo valore, ciò che Egli è per
la creatura e questa seconda via è la via dell’assenza di Dio, della privazione
di Dio.
Cioè la creatura che non è arrivata a
conoscere Dio attraverso l’intelligenza, arriva a conoscere Dio attraverso la
privazione di Dio.
Per cui perdendo Dio, viene ad esperimentare
ciò che Dio è per la sua vita.
Esperimentando questo, ha la possibilità a
questo punto di dedicarsi a Dio.
Quando noi scopriamo l’importanza, il valore
di una cosa, acquistiamo anche la capacità di volerla.
Allora cercarono
di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani
addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Gv 7 Vs 30
Dodicesimo tema.
Titolo: La creatura esperimentando l’assenza di Dio esperimenta anche ciò che Dio
è.
Argomenti: La capacità di portare
la manifestazione della Verità – Nascere da Dio – L’opera di Cristo – La morte di Cristo, l’ultima
concessione di Dio – La dedizione e la capacità di amare – Scoprire l’amore di Dio – La solitudine dell’uomo
– L’esperienza della privazione di Dio – Valore di Dio e volontà
– Assenza e presenza di Dio -
16/Novembre/1982