HOME


Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!           Gv 7 Vs 24 Primo tema.


Titolo: Il “metro” con il quale giudichiamo.


Argomenti: La circoncisione. Il nostro “sacro”: sempre disponibili. La capacità di ascolto è condizionata dall’interesse. Giudicare è un rapporto tra un termine fisso (metro) e uno variabile. Cambiando il metro (sacro) cambia il nostro modo di vedere. A seconda del metro il giudizio può essere giusto o sbagliato. La capacità di non sbagliare sta nel pensiero. La verità è pensiero e si coglie col pensiero. Il metro vero è Dio. Guardare le cose dal punto di vista dell’eterno. Pensare è necessario per non pensare. Tenere presente l’intenzione del Creatore. Dal giudizio deriva la scelta, l’interesse e la capacità d’ascolto. Ogni attimo giudichiamo. Il giudizio è il mezzo attraverso il quale unifichiamo in una unità. Si raccoglie nella misura in cui si giudica. I nostri molteplici metri. La verità abita nel pensiero. Ciò che ci condiziona è la nostra realtà. Noi conosciamo Dio nel pensiero di Dio. Naturalmente giudichiamo secondo l’apparenza. Il pensiero dell’io e di Dio.


 

13/ Giugno /1982


Gesù conclude il suo dialogo con i giudei con un ammonimento.

“Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!”.         

Abbiamo visto come la circoncisione che pure era un segno sacro fu motivo di esclusione dalla salvezza che Dio manda nel mondo attraverso Cristo, e abbiamo visto che anche la circoncisione è una lezione personale per ognuno di noi.

Nella nostra vita ci siano delle circoncisioni che formano delle chiusure, sottraendoci all’ascolto della Parola di Dio.

Presso gli ebrei gli incirconcisi, non erano considerati uomini.

La circoncisione era un segno voluto da Dio come segno dell’appartenenza al Suo popolo, con questo Dio ci ha voluto significare che l’uomo è veramente uomo in quanto appartiene, in quanto si dedica a qualcosa o a qualcuno.

Diciamo meglio che l’uomo è tale in quanto vive per un fine.

Però anche qui abbiamo visto che c’è una circoncisione esteriore e c’è una circoncisione del cuore.

La circoncisione si identifica con ciò per cui viviamo, ciò che noi riteniamo per la nostra vita un segno sacro, cioè assoluto, indiscutibile.

Per noi è sacro, assoluto, indiscutibile, ciò per cui noi siamo sempre disponibili, è ciò a cui sottomettiamo ogni altra cosa.

Se noi ci osserviamo a fondo, vediamo che nella nostra vita abbiamo sempre dei segni sacri, cioè abbiamo sempre qualche valore che mettiamo al di sopra di tutto per cui noi siamo sempre disponibili, per cui abbiamo sempre tempo, ed è ciò a cui noi sottomettiamo ogni altra cosa, ogni altro valore.

Questo valore che noi poniamo al di sopra di tutto, ci condiziona al punto tale da portarci via l’interesse per tutte le altre cose, cioè non siamo più disponibili per altre cose.

E quando manca l’interesse, anche l’ascolto diventa impossibile.

Perché la capacità di ascolto è una funzione dell’interesse.

Noi siamo sempre attenti a ciò in cui abbiamo interesse.

Ma l’interesse è condizionato da quei valori che noi abbiamo posto nella nostra vita al di sopra di tutto (segni sacri).

È qui che Gesù ci invita a non giudicare secondo le apparenze ma a giudicare con retto giudizio.

Intanto ci fa capire che noi abbiamo la possibilità di giudicare, però in un altro luogo Gesù ci dice di non giudicare.

Nel discorso della montagna dice: “Non giudicate e non sarete giudicati”, però dice anche: “Perché non riconoscete da voi stessi ciò che è giusto?”.

Sono pensieri in contraddizione e tutte le volte che incontriamo contraddizioni nel parlare di Cristo, questi sono inviti da parte di Dio ad approfondire.

Da una parte ci dice di non giudicare e dall’altra ci rimprovera se non giudichiamo.

Giudicando si può giudicare secondo le apparenze, la Parola di Dio ci invita invece a giudicare con retto giudizio.

Evidentemente dobbiamo approfondire cosa vuole dire questo giudicare.

Il giudicare è un misurare, il giudizio è sempre un rapporto, un confronto.

Quando si fa un rapporto si rende necessaria la presenza di due termini di cui uno fisso, il metro e l’altro variabile che si misura sul primo.

Con il termine fisso, il metro, noi misuriamo ogni altra cosa.

Il giudizio è una misura che noi facciamo dove evidentemente tutto dipende dal termine che teniamo fisso.

Abbiamo visto domenica scorsa come variando in noi ciò che riteniamo fisso (il nostro assoluto soggettivo), varia tutto il nostro modo di vedere, cambia il nostro modo di scegliere, di giudicare e di ascoltare e anche di escludere certe cose.

Evidentemente tutto dipende dal metro che noi prendiamo per misurare le cose.

Gesù stesso dice che col metro con il quale noi abbiamo misurato saremo misurati e dicendo questo ci fa capire che noi possiamo scegliere metri diversi per giudicare.

Comunque il giudizio dipende dal metro.

Adesso dobbiamo vedere in cosa consiste questo metro, attraverso il quale noi guardiamo, scegliamo e misuriamo le cose e gli avvenimenti.

A seconda del metro che noi usiamo, il nostro giudizio può essere corretto o sbagliato.

Che si facciano degli errori di giudizio è evidente, perché noi tutti ne facciamo esperienza.

Ed è altrettanto evidente che gli sbagli si compiono quando noi ci lasciamo guidare dall’apparenza delle cose, o dai nostri sentimenti o dal pensiero del nostro io, dai nostri interessi, dalla nostra figura.

Cioè generalmente noi diciamo che si sbaglia quando non si pensa.

Questo già ci fa capire che il metro vero che evita a noi di sbagliare sta nel pensiero.

Non sta nelle cose, non sta nelle creature, ma sta nel pensiero.

Se il pensiero è il fattore che dà a noi la possibilità di non sbagliare e se noi esperimentiamo che non pensando sbagliamo, dobbiamo dedurre che la verità sta nel pensiero e che la verità è pensiero.

Quindi la realtà in cui noi ci troviamo è pensiero.

“Dio è spirito e vuole adoratori in spirito”.

Non solo ma ne deduciamo anche che la verità si coglie solo attraverso il pensiero, quindi, Dio che è verità si coglie attraverso il pensiero.

La verità quindi non si coglie attraverso i fatti, le creature, le cose esteriori.

La verità non si coglie neppure dai nostri sentimenti, dalle nostre impressioni, dai nostri desideri o dai nostri interessi.

Perché tutte le volte che ci lasciamo guidare da queste cose, noi esperimentiamo l’errore.

È Dio che ci fa toccare con mano che sbagliamo, appunto perché non abbiamo tenuto presente il metro che dà a noi la possibilità di fare giudizi veri, autentici.

Quindi il metro che dà a noi la possibilità di non sbagliare sta nel pensiero.

Dio si coglie nel pensiero e il pensiero è un fatto essenzialmente personale, non è un fatto di massa, non è un fatto di gruppo.

Quindi Dio si coglie personalmente.

E il vero giudizio si fa soltanto personalmente.

Allora tutte le volte che noi giudichiamo con il metro dei nostri sentimenti, dei nostri interessi, della nostra figura o con il metro delle creature, noi giudichiamo secondo le apparenze.

E giudicando secondo le apparenze, il nostro giudizio non è vero, perché il metro che noi adoperiamo non è quello vero.

Il metro vero è Dio.

Questo ci ammonisce a imparare a guardare le cose con il Pensiero di Dio.

Se Gesù ci dice di giudicare con retto giudizio e se per giudicare con retto giudizio, noi dobbiamo avere un metro vero e se questo metro vero sta nel pensiero e se nel pensiero noi troviamo Dio, evidentemente questo ci fa capire che Dio dà a noi la possibilità di guardare le cose dal suo punto di vista, come le vede Lui.

I maestri antichi nel medioevo dicevano “sub specie aeternitatis”, cioè guardare le cose dal punto di vista dell’eternità, dal punto di vista di Dio, cioè vale solo ciò che è eterno, vale solo ciò che non muta.

E soltanto se noi misuriamo e quindi giudichiamo le cose dal punto di vista di ciò che non muta, dal punto di vista di Dio, il nostro giudizio diventa retto.

In caso diverso il nostro giudizio è fatto secondo le apparenze e noi quindi emettiamo un giudizio sbagliato da cui noi ne restiamo condizionati, perché noi diventiamo figli dei nostri giudizi e quindi figli delle nostre scelte.

Una scelta fatta secondo le apparenze ci porta molto lontani da Dio.

E ci rende schiavi di cose che disperdono la capacità di pensare, amare, vivere, poiché noi da soli non siamo capaci di pensare, amare, vivere, noi da soli siamo solo capaci di distruggere.

È sempre necessario avere presente Dio.

La nostra capacità di pensare viene da Dio se noi lo teniamo presente e così anche la nostra capacità di amare e di vivere.


Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!           Gv 7 Vs 24 Secondo tema.


Titolo: Giudicare è esprimere ciò che una cosa è in relazione ad un’altra.


Argomenti: Il bambino e l’adulto.  Il bisogno di unità che ci fa unificare. Cristo ci presenta il vero giudizio. La macchia dei nostri giudizi superficiali. I falsi valori assimilati nel tempo. Il metro della massa. Il bambino ha poco mondo e tanto Dio. Il metro (Dio) e i segni da misurare. Il metro relativo dà giudizi relativi. Tempo e dedizione per il retto giudizio. Tutto appartiene a Dio. Senza Cristo i valori sono sfasati. Giudizio di valore e di conoscenza. L’animale e il pensiero. La pace nel mondo. Gli handiccapati.


 

14/ Giugno /1982



Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!           Gv 7 Vs 24 Terzo tema.


Titolo: Giudicare secondo le apparenze.


Argomenti: Noi da soli sbagliamo sempre. Pensare è tenere presente l’intenzione di Dio. Il metro di giudizio: Dio o l’io. La Verità si trova nel pensiero. Schiavi di ciò che abbiamo presente. Costatare di aver sprecato la vita in niente. L’errore di considerare le cose staccate da Dio. Pensare è collegare col Principio operante. Dio si dona a noi senza di noi: creazione>>>Dio si dona a noi con noi: conoscenza. Siamo chiamati a generare il Verbo di Dio in tutte le opere di Dio. L’aspetto positivo della morte. Il Verbo e il Pensiero di Dio: due momenti della stessa realtà. Il metro del “così fan tutti”. Dio non ci manda in pensione. Il rifiuto di pensare. Passione di cose passate. Passione per raccogliere.


 

20/ Giugno /1982 Albisola.


Oggi soffermiamoci soprattutto su questo tema: perché non dobbiamo giudicare secondo le apparenze?

Cioè, quand’è che giudichiamo secondo le apparenze?

Qual’è l’errore?

Qual’è la nostra responsabilita?

Qual’è la nostra colpa?

Quali sono le conseguenze?

Richiamiamoci a quella che è stata la conclusione di domenica scorsa e cioè che anima di ogni giudizio è il “metro” che noi adoperiamo per misurare.

Il giudicare è sempre un misurare, un confrontare e a fondamento di ogni giudizio c’è sempre un metro: il metro che noi adoperiamo per misurare.

Gesù stesso ammonisce: “Con il metro con il quale voi misurate gli altri, sarete misurati”.

Ecco la grande importanza dell’avere un metro giusto, il Metro vero, perché se noi sbagliamo metro, tutti i nostri giudizi sono sbagliati.

E dal giudizio sbagliato ne deriva anche tutta la vita sbagliata.

Questo è quello che accade nella maggior parte della vita degli uomini che arrivano alla sera della loro vita con l’amara costatazione di avere sprecato tutta la loro vita in cose che valgono niente.

Perché viene sempre un ora all’ultimo, in cui il fuoco di Dio brucia ogni cosa ed evidenzia i veri valori, quei veri valori che ogni uomo avrebbe dovuto scoprire fin dall’inizio.

E di fronte a questi veri valori, noi non possiamo fare altro che costatare gli errori di valutazione che abbiamo fatto nella nostra vita e quindi piangere su noi stessi.

Tutto questo perché non siamo stati intelligenti, nel capire il metro che dovevamo adoperare per misurare tutte le cose.

Questo metro, Dio ce lo ha messo a disposizione, l’abbiamo tutti davanti ai nostri occhi.

“Chi ci farà vedere il Bene? Il tuo Volto brilla dentro ogni uomo” dice il Salmo.

Quindi Dio dà a noi il vero metro.

E abbiamo visto domenica scorsa che la verità si trova nel pensiero, questo Dio stesso ce lo fa toccare con mano, perché tutte le volte che noi non pensando parliamo o agiamo, noi sbagliamo.

E anche questo è lezione di Dio nel campo dei segni, per fare capire a noi, dove dobbiamo trovare il metro che deve servire a noi per valutare rettamente le cose evitando di sbagliare.

Quindi la verità abita nel pensiero dell’uomo e appartiene al regno del pensiero.

L’uomo trascurando il pensiero o non impegnandosi a pensare, certamente si avvia su una strada sbagliata che lo rende schiavo di tutte le cose illudendolo di fare bene.

“Il Signore porta gli uomini superbi alla vecchiaia, senza che se ne accorgano”, dice il Salmo.

Pensare, essenzialmente vuole dire tenere presente la causa, il principio, cioè vuole dire tenere presente Dio Creatore di tutte le cose, Dio che parla in tutte le cose.

Pensare vuole sempre dire tenere presente l’intenzione di qualcuno.

Siccome tutto l’universo è opera di Dio, noi pensiamo veramente se, in ogni cosa teniamo presente l’intenzione di Dio, l’intenzione del Creatore, se noi in tutte le cose cerchiamo il pensiero, il significato di Dio in ciò che ci presenta al nostro giudizio.


Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!          Gv 7 Vs 24 Quarto tema.


Titolo: Non giudicare secondo le apparenze.


Argomenti: La coscienza e Dio. Il Verbo interiore come punto luce. Non possiamo distinguere le persone divine in noi prima di Pentecoste. L’essere e il pensiero dell’essere. L’oggetto del nostro pensiero diventa nostra causa. In noi c’è solo il pensiero di Dio e il difetto del pensiero di Dio. Scambiare le cause seconde con la prima. Attribuire il mio essere alle cose. La fatica del pensare. Il cervello e il pensiero. Dio Creatore e la sua intenzione. Tutto é materiale per dialogare con Dio.


 

22/ Giugno /1982



Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!           Gv 7 Vs 24 Quinto tema.


Titolo: Il retto giudizio.


Argomenti: Giudicare secondo le apparenze. Misurare col pensiero dell’io. Disponibili solo per il nostro “sacro”. La volontà non è libera, è espressione del giudizio di valore che abbiamo dato.Senza pensare si sbaglia. La verità si attinge nel pensiero. Pensare è riportare le cose nel loro principio per ricevere il criterio di validità. Il giudizio circa il valore delle cose. Tutto viene classificato da noi. Aquisire il vero metro di valore in Dio. La valutazione è relativa al nostro fine. Se il fine non è Dio la valutazione è sempre errata. Lettura Sant Agostino. La revisione dei valori. La nostra causa si offre ad essere oggetto del nostro pensiero. Deviati dal nostro destino. Lo svuotamento dei valori. Giudicate da voi stessi.


 

27/ Giugno /1982 Vigna


Abbiamo visto perché non dobbiamo giudicare secondo le apparenze, quand’è che giudichiamo secondo le apparenze e quali sono le conseguenze del giudicare secondo le apparenze.

Adesso cerchiamo di approfondire che cosa possiamo fare per giudicare con retto giudizio, per acquisire questo retto giudizio.

Abbiamo visto che si giudica secondo le apparenze tutte le volte che noi non concludiamo il giudizio in Dio ma ci fermiamo al pensiero di noi stessi, ai nostri sentimenti, al nostro piacere, alla nostra figura, oppure a quello che ci hanno insegnato gli altri.

Per cui noi giudichiamo o guardiamo le cose, secondo quello che abbiamo imparato dagli altri.

Una cosa può essere più o meno importante a seconda di quello che la massa, la società, la famiglia, l’istituzione ce la presenta come più o meno importante.

Oppure quella cosa può essere più o meno importante a seconda che soddisfi o meno la nostra ambizione, la nostra figura, il nostro orgoglio, il nostro onore, la nostra gloria.

Comunque tutti questi giudizi sono sempre secondo le apparenze.

Implicitamente in tutti questi giudizi, il punto fisso di riferimento, cioè il metro con il quale noi misuriamo le cose è il pensiero di noi stessi.

Il pensiero del nostro io non è certamente la verità, poiché noi non siamo Dio, ne deriva che tutti i nostri giudizi sono devianti dalla verità, poco o tanto, quindi sono infirmati d’errore.

La conseguenza di questi nostri giudizi sbagliati sta nel fatto che la nostra volontà diventa incapace di superare il giudizio di valore che noi abbiamo dato ad una cosa.

Per cui diventiamo impotenti nel volere o nel non volere, diventiamo soltanto più capaci di volere quelle cose che noi abbiamo giudicato importanti.

All’atto pratico noi siamo disponibili soltanto per quello che noi abbiamo giudicato valido e importante per la nostra vita.

La nostra volontà non è mai libera.

La nostra volontà diventa una espressione dei giudizi di valore che noi abbiamo attribuito.

Abbiamo anche visto che tutte le volte che si parla, si agisce, si sceglie senza pensare si sbaglia e questo è un segno nella creazione di Dio, per farci capire l’importanza del pensare e come la verità si attinge nel pensiero.

Se la verità si attinge nel pensiero vuole dire che i veri giudizi si hanno solo nel pensiero.

E questo pensiero che cosa è?

Si pensa veramente in quanto si riporta ogni cosa nel suo principio, il principio vero è Dio, noi pensiamo veramente soltanto in quanto riportiamo ogni cosa in Dio, per attingere da Dio il criterio di validità o meno della cosa.

Non dobbiamo mai fermarci ai giudizi per sentito dire o per i nostri sentimenti e impressioni, ma dobbiamo andare a Dio se vogliamo attingere il retto giudizio ed è lì che deriva a noi la capacità di volere quello che abbiamo giudicato valido e importante.

Se la nostra volontà non è capace di volere se non quello che noi abbiamo giudicato valido, questo ci fa capire che il primo giudizio con il quale noi compromettiamo e determiniamo tutta la nostra esistenza è il giudizio di valore, è la valutazione che noi diamo alle cose.

È il primo grande giudizio che Dio offre a noi, per formare in noi degli esseri coscienti di se stessi e della verità, è il giudizio di valori.

Noi continuamente tutti i giorni emettiamo dei giudizi di valutazione.

Tutte le cose che arrivano a noi, vengono da noi necessariamente classificate in importante o meno, necessario o meno, utile o meno, valido o meno, sempre noi classifichiamo.

Soltanto che noi il giudizio lo diamo con una facilità impressionante, ritenendo di avere già in noi il metro di valore, mentre invece il metro di valore non è in noi.

Per acquisire il vero metro di valore, si richiede in noi una interiorizzazione.

Il metro di valore vero è in Dio e richiede il pensiero.

Senza questo pensiero noi giudichiamo per l’abitudine che si è formata in noi, e questi giudizi di valutazione condizionano poi tutta la nostra volontà e ci rendono disponibili o non disponibili e ci determinano in tutto.

Noi dobbiamo stare molto attenti qui, perché se già apparteniamo a una vita che è tutta condizionata dai giudizi di valore, dobbiamo rivedere ogni cosa, avendo capito quale è il vero metro con cui dobbiamo misurare ogni cosa, dobbiamo rivedere tutto a costo di entrare in crisi, perché ne va della nostra salvezza.

Gesù stesso dice: “Perché non giudicate da voi stessi quello che è giusto”, è un ammonimento.

Quindi non dobbiamo fare leva sulla volontà, sullo spirito di sacrificio, sulle virtù ma dobbiamo essere molto attenti ai giudizi di valutazione che diamo alle cose.

Perché tutto: la volontà, le abitudini, la nostra mentalità sono condizionate dai giudizi di valore.

Una cosa che noi abbiamo giudicato non valida o scadente, noi non possiamo più volerla.

Ora, il giudizio di valutazione, poggia su due termini essenziali: il fine e il mezzo.

Una cosa per noi è valida in quanto serve per un fine.

E se nella nostra vita pratica il nostro fine è altro da Dio, noi non possiamo fare a meno di emettere dei giudizi di valore, quindi di valutazione per tutte quelle cose che sono rapportate al fine che perseguiamo.

Se il nostro fine oggi, è il denaro, la figura, il pensiero del nostro io, con questo fine noi condizioniamo tutti i giudizi di valore di tutte le informazioni, tutti i fatti, di tutte le persone che ci vengono presentate.

E alla luce del fine che noi perseguiamo, che emettiamo i giudizi di valore.

Evidentemente possiamo capire che se il nostro fine non è Dio, tutti i nostri giudizi di valore (mezzo in relazione al fine) sono sfasati.

In conseguenza di questo è sfasata la nostra volontà, per cui noi ci troviamo nella impotenza di volere ciò che non serve al nostro fine.

Non possiamo dire che siamo fatti male, non possiamo accusare la nostra natura, la nostra costituzione, dobbiamo osservarci nella valutazione che abbiamo fatto delle cose, ma questa valutazione va portata più a fondo.

Siccome la valutazione è sempre relazione del mezzo rispetto al fine, noi dobbiamo rivedere ciò per cui noi viviamo, perché dal fine scattano tutte le nostre valutazioni e il nostro modo di vivere.


Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!          Gv 7 Vs 24 Sesto tema.


Titolo: Il retto giudizio. II


Argomenti: Dobbiamo vedere la Verità nel suo fine per vederne il valore. Volontà e intenzione in Dio coincidono. Consultiamo il Verbo in quanto consultiamo l’intenzione di Dio. Dio non può avere un fine diverso da Sé. Pensando Dio si forma in noi la consapevolezza di ciò che è Dio. La difficoltà dell’uomo nel restare a pensare Dio. L’uomo e l’animale. Senza Dio la creatura deve essere violenta. I valori sfasati degli uomini. Per dedicarci a qualcosa dobbiamo vederne il valore. La scelta dei mezzi. Dall’instabilità alla stabilità del pensiero.


 

28/ Giugno /1982