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Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Gv 7 Vs 22 Primo tema.


Titolo: La circoncisione.


Argomenti: La causa della paralisi dell’uomo: autonomia da Dio. La cura della paralisi: riferire tutto a Dio. La capacità di pensare: dall’assenza alla presenza. I 10 lebbrosi. Riportati nella dipendenza da Dio. Colloquiare tutto con Dio. Il concetto d’incarnazione: ogni nostra situazione è riportata a Dio. Dall’uomo folla all’uomo persona. L’appartenenza a colui di cui si è dipendente. Abramo scelto da Dio. Circoncisione: segno di appartenenza a Dio. Dedizione totale a Dio: rapporto personale con Dio: vivere in comunione con Dio. Scoprire la presenza di Dio. Fermarsi ai segno. Il rapporto sempre più personale con Dio. Approfondite una parola.


 

23/ Maggio/1982


Precedentemente Gesù aveva detto: “Io ho fatto un opera sola e per questo tutti vi mostrate pieni d’irritazione”, dobbiamo vedere che rapporto passa tra questa affermazione e il versetto 22: “Mosè vi ha dato la circoncisione e voi circoncidete un uomo anche di sabato”.

È Parola di Dio per guarire la paralisi dell’uomo.

Abbiamo visto come quest’opera sola che Gesù fece a Gerusalemme era stata la guarigione del paralitico da 38 anni.

E abbiamo visto come da questo fatto se ne tragga un segno dell’opera che Dio fa attraverso il suo Verbo incarnato, cioè la guarigione dalla paralisi di ogni uomo.

Ogni uomo si trova in una situazione di paralisi rispetto a quello che è il suo cammino verso Dio.

Paralitico è uno che non può camminare.

Non potere camminare in senso spirituale, è essere impediti a passare dai segni ai significati, non potere passare dalle parole al pensiero, allo spirito, non potere passare da quella che è l’apparenza a quella che è la presenza di Dio.

È facile osservare quanto ognuno di noi sia paralizzato in questo senso.

L’uomo si trova nella incapacità di pensare e quando si è incapaci a pensare, si resta in balia dei sentimenti, delle impressioni, delle parole degli uomini, dei fatti.

È soltanto attraverso il pensiero che si arriva alla consapevolezza della presenza dello Spirito di Dio e quindi alla liberazione: “Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”, conoscere la Verità è vedere la presenza di Dio in tutte le cose attorno a noi e anche in noi.

È proprio questa presenza di Dio che libera gli uomini e li rende liberi, quando gli uomini non vedono questa presenza sono sempre schiavi, anche se si credono liberi.

Abbiamo visto qual è la causa di questa paralisi in cui ogni uomo si viene a trovare, la causa di questa paralisi sta nel fatto che gli uomini non raccolgono in Dio, tutto quello che viene da Dio, cioè la causa è l’autonomia da Dio.

In quanto uno considera le cose staccate da Dio, pensa a se stesso senza tenere conto di Dio, parla senza lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio, tutto questo è autonomia dell’uomo da Dio.

È opera non compiuta.

Tutto quello che noi non raccogliamo in Dio, che non riportiamo in Dio genera in noi la situazione di paralisi.

È in questa situazione che il Verbo di Dio viene ad operare per guarirci.

E come ci guarisce?

Abbiamo visto che lo guarisce, in quanto lo mette a contatto con Dio.

È la caratteristica del Figlio di Dio quella di riportare sempre tutto a Dio e in questo si distingue nettamente dalle creature umane che non  riportano tutto a Dio e quindi restano paralizzate.

Il Figlio di Dio invece riporta tutto a Dio.

Quanto più noi riportiamo a Dio, tanto più noi diventiamo amici del Figlio di Dio, fino a fare una cosa sola con Lui.

Gesù ci guarisce riportando la nostra situazione a contatto con Dio, cioè riportando quell’opera incompiuta in noi di Dio a contatto con Dio.

Se la causa della nostra paralisi è proprio l’autonomia da Dio, noi possiamo essere guariti veramente solo in quanto là, dove c’è autonomia viene riportata la dipendenza da Dio.

Il Cristo viene tra noi per riportare nella dipendenza da Dio, tutto ciò che in noi e per noi è considerato autonomo da Dio, dandoci la possibilità di camminare, di pensare, ci libera dalla situazione di paralisi nel regno di Dio, ci dà la possibilità di vivere.

Il vero concetto di vita sta nel passare dai segni ai significati, sta nel passare dall’assenza alla presenza.

La vita non sta tanto nel ricevere ogni cosa da Dio, quanto nel riportare ogni cosa a Dio, noi viviamo veramente in quanto riportiamo ogni cosa a Dio.

Quindi in questa azione di ritorno a Dio comincia la nostra vita, cioè la nostra partecipazione alla vita.

Ricordiamo ancora l’esempio dei dieci lebbrosi, tutti e dieci guariti, uno solo fece ritorno, e Gesù che conferma a quest’uno che ha fatto ritorno: “La tua fede ti ha salvato”.

Con ciò ci rivela che pur se tutti e dieci furono guariti, uno solo fu salvato, quindi c’è una differenza tra l’essere guariti e l’essere salvati.

Come c’è una differenza tra i molti che sono chiamati e i pochi che sono gli eletti.

Non si arriva alla salvezza, non si arriva alla elezione, non si arriva alla comunione con Dio senza questo “ritorno”, senza questa partecipazione personale.

Questo ritornare da Colui dal quale abbiamo ricevuto la grazia e ogni cosa.

Non possiamo noi fare questo “ritorno” se non siamo portati in questa situazione di dipendenza, o meglio se non troviamo chi ci convince, ci dimostra che ogni cosa che noi abbiamo separato da Dio, dipende invece da Dio.

Gesù venendo tra noi annuncia il regno di Dio in tutto, implicitamente ci dice che tutto dipende da Dio.

Proprio riportandoci alla consapevolezza che tutte le cose dipendono da Dio, dà a noi la possibilità di ritornare a Dio, dà a noi la possibilità di pensare a Dio in qualunque situazione noi ci troviamo.

Poiché dicendo che tutte le cose dipendono da Dio, dice anche a noi, che ogni situazione in cui veniamo a trovarci (anche la più disperata) è opera di Dio.

E se è opera di Dio, siamo sollecitati dal Figlio di Dio a colloquiare con Dio, per cercare di capire il significato di quella situazione in cui siamo venuti a trovarci.

Quindi più che vederla come opera nostra, ogni situazione dobbiamo sempre vederla opera di Dio, e questa visione è opera del Verbo di Dio incarnato.

Umanamente parlando noi diciamo che l’incarnazione è Dio che si è fatto uomo ma il vero concetto del Verbo che s’incarna, che assume la nostra situazione è Dio che porta ogni situazione in cui ci troviamo a contatto con Lui.

Là dove noi pensavamo di essere staccati, indipendenti, autonomi da Dio, il Figlio di Dio ci riporta a questo rapporto di dipendenza da Dio.

La vita è avere la possibilità di camminare verso una meta, verso Dio.

Chi dà a noi la possibilità di camminare verso Dio ci riporta alla vita, invece essere paralizzati su questo cammino è esperimentare la morte.

Dal concetto di dipendenza, viene il concetto di appartenenza che dobbiamo approfondire.

Il Verbo di Dio riporta la dipendenza da Dio, là dove noi avevamo seminato l’autonomia da Dio e l’autonomia è un difetto di raccoglimento, dal concetto di dipendenza, viene il concetto di appartenenza.

E proprio attraverso il concetto di appartenenza abbiamo il passaggio dall’uomo-folla all’uomo-persona.

Ed è qui che si aggancia il concetto di circoncisione di cui parla Gesù.

La circoncisione era un segno di appartenenza al popolo di Dio.

Nel concetto di appartenenza, c’è il concetto di scelta, c’è il concetto di appropriazione e nel concetto di appropriazione, la creatura non appartiene più a se stessa, appartiene a Colui da cui è dipendente.

Tutto il processo dell’antico testamento, se lo osserviamo, rivela questo processo di scelta: è Dio che sceglie, fa fare dei passaggi.

Dall’uomo che vive secondo le cose del mondo, abbiamo Dio che comincia a scegliere uno: Abramo.

Lo sceglie per Sé, affinché non viva più secondo i parenti: “lascia la tua casa. Il tuo mondo, i tuoi parenti”, affinché non viva più secondo i parenti, secondo i suoi sentimenti, secondo la sua patria, la sua società, i suoi affari ma vada: “Dove Io ti indicherò”.

Ecco il processo di scelta.

È Dio che sceglie: passaggio e poi abbiamo i passaggi successivi.

Per cui la circoncisione sarà segno di quest’appartenenza, di Dio che si è scelto uno, di Dio che si è scelto una sua famiglia, di Dio che si è scelto un suo popolo e tutti coloro che appartenevano a questo popolo dovevano essere circoncisi.

Ma la circoncisione era soltanto un segno di appartenenza: tu appartieni al popolo di Dio.

E allora abbiamo il concetto di legge, è sempre Dio che ad un certo momento caratterizza questo suo popolo, per cui non potrà più servire altri idoli ma dovrà amare Dio al di sopra di tutto, perché appartiene a Dio.

Attraverso questa continua scelta di appartenenza, abbiamo Dio che operando sull’uomo-folla forma l’uomo che vive personalmente e ha un rapporto personale con il suo Signore, fino all’incontro con Cristo che attraverso una scelta continua ti porta alla Pentecoste, ad un incontro personale con lo Spirito di Dio, alla comunione con Dio.

Questa scelta di Dio, non è soltanto un azione da parte di Dio che la creatura subisce passivamente, la scelta non sta tanto nell’abbandonare il proprio mondo, ma sta soprattutto in una dedizione a Dio.

Dal concetto di “appartenenza”, arrivviamo a quello che è il concetto di “dedizione a-“.

Soltanto attraverso la dedizione totale a Dio, abbiamo la creatura che vive personalmente il suo rapporto con Dio.

Attraverso questi passaggi, attraverso queste scelte, di cui la circoncisione è segno, Dio forma l’uomo che vive personalmente il suo rapporto con Dio.

E soltanto vivendo questo rapporto personalmente, l’anima nostra diventa capace di portare la Verità di Dio e di conoscere la presenza di Dio, capace di vivere in comunione con Dio.

E questo vivere in comunione con Dio, vuole dire avere la possibilità di passare da tutte le opere che Dio fa, da tutte le parole che Lui dice, al suo Pensiero e quindi alla sua Presenza.

Non possiamo scoprire la presenza di Dio nelle sue opere se non c’è questa dedizione totale da parte nostra, perché la scoperta della presenza di Dio richiede due dedizioni: la dedizione di Dio che opera e la dedizione della creatura che si offre all’opera di Dio.

Dal punto d’incontro di queste due dedizioni, noi abbiamo la possibilità di trovare, di scoprire, di esperimentare la presenza di Dio in ogni cosa.

La presenza di quello Spirito che non ci lascerà più, perché il Verbo incarnato ci lascia ma lo Spirito della Presenza di Dio che è lo Spirito santo, Spirito d’amore, quello non passa più, perché quello è conoscenza.

La volubilità è effetto di non conoscenza, quando c’è conoscenza invece c’è stabilità.


Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Gv 7 Vs 22 Secondo tema.


Titolo:  Funzione dei Sacramenti.


Argomenti: La circoncisione. La funzione e il significato dei sacramenti. La preghiera per gli altri. La preghiera per i morti. Il battesimo. Il purgatorio. Il segno va intelletto. La cresima.


 

24/ Maggio/1982


 Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato? Gv 7 Vs 23 Primo tema.


Titolo:  La vera appartenenza.


Argomenti: Segni disuniti da Dio: paralisi del pensiero. Dipendenza verso i segni non raccolti in Dio. Pensare: passare dal segno al significato. L’amore rifiutato rifiuta. Incarnazione: portare la presenza di Dio nell’assenza. Circoncisione: segno d’appartenenza. Cristo collega i segni di Dio con Dio: Luce. Luce transitoria. La capacità di ascolto é relativa alla presenza. Restare nell’ascolto. Il passaggio dei segni e lo Spirito. Confondere i segni con lo Spirito. Evidenziare il corpo del peccato: l’io autonomo. Superare anche i segni sacri. Succubi delle presenze fisiche. La prigione dei segni.


 

30/ Maggio/1982


È una domanda che Gesù rivolge agli uomini e che invita a riflettere su un perché: “Perché v’irritate contro di Me?”.

Questa domanda è inquadrata su due termini: la circoncisione fatta in giorno di sabato e Lui che ha guarito completamente un uomo in giorno di sabato.

Da questo Gesù fa scaturire questa interrogazione: “Perché v’irritate contro di Me?”.

Abbiamo visto la volta scorsa che la circoncisione è un segno di appartenenza a Dio, il segno di appartenenza al popolo di Dio.

Ed abbiamo anche visto che Gesù è venuto a guarire un uomo paralitico, cioè è venuto a guarire la paralisi dell’uomo.

Analizzando le cause di questa paralisi, abbiamo visto che essa è un prodotto, una conseguenza dell’autonomia da Dio, o meglio è una conseguenza di tutti quei segni di Dio che non vengono riportati a Dio.

Tutto viene a noi da Dio e tutto va riportato a Dio.

Quest’opera di riporto dei segni di Dio a Dio, non è un opera che si fa in gruppo, è un opera personale e non avviene senza la nostra partecipazione personale.

Cioè questa frattura che porta l’autonomia da Dio, non esiste fuori, attorno a noi, ma esiste soltanto dentro di noi, ed è conseguenza di una omissione.

L’omissione è personale, poiché l’opera di unificazione in Dio è personale e non esiste senza la nostra persona.

Tutto ciò che noi non riportiamo a Dio, provoca in noi l’autonomia delle cose da Dio e quindi la nostra dipendenza a quelle cose che noi non abbiamo raccolto in Dio.

Se le cose vengono riportate in Dio e viste in Dio, queste ci portano alla liberazione: “Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”.

Ma se l’uomo non raccoglie in Dio, tutto ciò che non raccoglie in Dio provoca nell’uomo una dipendenza e quindi una schiavitù: “Chi fa il male, resta schiavo di esso”, in quanto schiavo non è più libero e quindi non può più decidere di sé, non può più soprattutto compiere quell’opera di raccoglimento in Dio che poteva fare prima.

Siamo arrivati alla paralisi, l’uomo che fa il male diventa paralitico.

Diventando paralitico, diventa incapace di pensare.

Poiché pensare vuole dire passare dai segni al pensiero, dai segni allo spirito, vuole dire passare dalle opere di Dio, alla sua presenza.

Quando noi di fronte ai segni, alle parole, alle opere di Dio, non possiamo passare ad intendere il suo Pensiero, la sua intenzione, quello che Dio significa di Sé nelle sue opere, questo è segno della nostra schiavitù, della nostra paralisi, un segno che su di noi domina il peccato di omissione.
Tutto ciò che noi non raccogliamo in Dio, diventa per noi motivo di allontanamento da Dio.

L’amore che non è stato conosciuto, che non è stato glorificato, che non è stato amato, diventa un amore che rifiuta, diventa un amore che respinge.

Noi siamo rifiutati, respinti da ciò che noi stessi abbiamo rifiutato di raccogliere in Dio.

In questa paralisi s’innesta l’opera del Verbo incarnato.

L’incarnazione consiste essenzialmente, sostanzialmente nel calare la presenza di Dio, dove noi abbiamo formato l’assenza di Dio.

Incarnazione è il Figlio di Dio che viene a portare a compimento quello che noi non abbiamo portato a compimento.

Viene a riportare la dipendenza da Dio, là dove noi abbiamo creato l’autonomia da Dio.

E ci siamo chiesti in quale modo il Verbo di Dio incarnato riporta la dipendenza delle cose in Dio, in quelle cose che noi abbiamo omesso di raccogliere in Dio.

Porta questa dipendenza essenzialmente con la sua presenza e con la sua parola.

Poiché noi non raccogliendo in Dio, abbiamo perso la presenza di Dio.

Per noi altre sono le presenze, altra è la realtà che domina la nostra vita e Dio diventa un essere sempre più assente, sempre più lontano, non perché Dio sia assente o lontano da noi o dalle cose, ma perché noi non lo possiamo esperimentare, non lo possiamo costatare.

Ne sentiamo il bisogno, lo invochiamo ma tutto resta nel campo delle ipotesi.

E l’ipotesi non ci muove, la realtà per noi è un altra.

Perché noi siamo dipendenti da ciò che non abbiamo raccolto in Dio, da quei segni che non abbiamo raccolto in Dio e sono questi che ci tratteggono nell’assenza di Dio.

Il Verbo di Dio incarnandosi, viene proprio ad occupare uno di questi segni non raccolti, con la sua presenza e, con la sua parola ci dimostra (prende su di Sé) la presenza di Dio, là dove noi questa presenza non la vediamo più.

Riporta cioè una dipendenza in quelle cose che noi abbiamo fatto autonome da Dio.

E questa dipendenza è appartenenza.

Ora, sostanzialmente Cristo viene a circoncidere la nostra anima, il nostro cuore, la nostra mente, la nostra vita.

Circoncidere nel senso di “segno di appartenenza”.

Cioè Cristo, Verbo di Dio incarnato, venendo tra noi, viene a porre il segno della circoncisione, cioè dell’appartenenza a Dio di tutte quelle cose che noi abbiamo reso profane, cioè autonome da Dio: è l’opera dell’incarnazione del Cristo.

E Lui è Luce del mondo,  perché collega con la Causa, i segni autonomi da Dio che per noi sono mistero e quindi ce li illumina.

Ma questa Luce è tra noi, fintanto che Egli è tra noi, fintanto che Egli è sensibilmente presente tra noi e opera questa “circoncisione” fintanto che Egli è sensibilmente tra noi.

“Fintanto che Io sono nel mondo, Io sono Luce per il mondo”.

Cioè Lui parlando con noi, raccoglie per noi quello che noi non abbiamo raccolto e raccogliendo ci porta nella Luce, nella misura in cui noi lo ascoltiamo.

Però proprio in quanto Lui viene a noi con la presenza fisica, cioè con la presenza di un segno e fa un segno suo, dà a noi la capacità di ascolto.

La capacità di ascolto è un po’ come la capacità di pensare, noi da soli non siamo capaci a pensare, cioè noi staccati da Dio, con segni autonomi siamo nella paralisi, nella incapacità di pensare ma siamo anche nella incapacità di ascolto, perché la capacità di ascolto è relativa alla presenza.

Se non c’è uno che parli con noi, noi non siamo capaci ad ascoltare.

Cristo venendo tra noi, con la sua presenza, il primo dono che fa a noi è ridarci la facoltà di ascolto ed è una ricostituzione del paradiso terrestre.

La caratteristica del paradiso terrestre era questa: Adamo era capace di ascoltare Dio.

In conseguenza del peccato, non fu più capace di ascoltare Dio.

E ogni uomo, in conseguenza del peccato non fu più capace di ascoltare Dio.

Cioè non è che Dio non parli con noi, noi avvertiamo le sue parole, però non siamo capaci di restare nell’ascolto, soprattutto non siamo in grado di restare nell’ascolto, fino ad arrivare alla Luce.

Poiché è soltanto attraverso l’ascolto che si arriva alla Luce.

Cioè in conseguenza del peccato, noi anziché essere un terreno profondo (capacità di ascolto e pensiero) noi siamo una strada su cui tutti passano.

“Su cui tutti passano”, passa anche Dio, ma passa, cioè noi ascoltiamo parole di Dio, parole di uomini, parole di tanti, lasciamo passare tutto ma non tratteniamo niente.

Ecco l’incapacità di ascolto, perché?

Perché manca a noi la presenza o perlomeno manca a noi la permanenza della presenza.

Cristo, Verbo di Dio che s’incarna, viene tra noi con una presenza che permane, permane fino a un certo punto.

Perché arriva un momento in cui Lui dice che è necessario che Lui se ne vada.

Lui è ancora un segno e come segno è necessario che se ne vada.

Per cui Lui ci ammonisce: “Ancora per poco Io sono con voi”, “Non sempre avrete Me”, “Camminate fintanto che la Luce è con voi, affinché le tenebre non vi sorprendano”.

Lui venendo tra noi, dà a noi la capacità di ascolto e ci porta la Luce, se noi camminiamo in essa, fino al punto in cui Lui ci vuole condurre e se noi camminiamo con Lui, Lui ci conduce alla Pentecoste.

Ma prima di arrivare alla Pentecoste, è necessario che Lui se ne vada.

Perché i segni (tutto è segno) debbono passare tutti, altrimenti lo Spirito non può venire in noi.

Altrimenti veniamo a trovarci nella situazione di questi giudei che si irritano contro Gesù, perché ha guarito un uomo di sabato.

Perché questa irritazione?

Perché erano legati ad un segno di appartenenza, in nome del quale si rifiutavano di appartenere.

La circoncisione è un segno di appartenenza ma è un segno, Gesù, il Verbo di Dio è venuto a farci capire l’anima dei segni e il pericolo grande in cui viene a trovarsi ogni uomo è quello di confondere i segni con la realtà, i segni con la sostanza, i segni con lo spirito.

E così facendo s’impedisce di passare allo Spirito: “Se Io non me ne vado, non può venire a voi lo Spirito di Verità”.

Cristo è venuto a farci capire che la vera circoncisione è quella del cuore, ognuno di noi appartiene a ciò cui si dedica.

La vera appartenenza non sta nell’avere un segno piuttosto che un altro, nell’essere di una istituzione piuttosto che un altra.

Tutto è valido, tutto è buono, ma a un certo momento tutto può diventare cerimonia.

Perché il vero amore porta alla presenza e se non porta alla presenza porta alla tomba.

E allora rimane soltanto più il segno, cioè rimane la cerimonia, la funzione, rimane la parola, rimane la circoncisione.

I segni che stanno al posto dello spirito sono i segni più pericolosi.

La circoncisione era un segno di appartenenza, ed è proprio questo che crea irritazione, poiché quello che ha fatto Gesù, guarendo un uomo in giorno di sabato è stata vera circoncisione, vera appartenenza, ha legato cioè l’uomo a Dio rendendolo libero, l’ha reso capace di pensare, l’ha reso capace di camminare.

La circoncisione dei giudei di sabato e la guarigione fatta da Gesù di sabato sono la stessa cosa, dovrebbero essere la stessa cosa.

La circoncisione è guarigione dell’uomo, perché è appartenenza a Dio, Lui dice: “Perché v’irritate? Io ho fatto quello che fate voi di sabato”.

Cioè Lui ha curato l’uomo.

Con questo mette in evidenza il corpo del peccato, mette in evidenza la malizia del peccato, “perché voi v’irritate?”.

“Io sono venuto a curare l’uomo, voi curate l’uomo, dovreste essere felici di vedere un altro che fa quello che fate voi, invece v’irritate”, evidentemente perché c’è il pensiero dell’io che vede in Cristo un concorrente.

Cristo mette in evidenza il corpo del peccato: non c’è più la sostanza della circoncisione, non c’è più il desiderio di salvare l’uomo, c’è il pensiero dell’io che attraverso questo segno tende ad affermare se stesso, per cui s’irrita se c’è un altro che fa la stessa opera.

Questa è la conclusione dell’opera di evidenziazione che Dio fa con noi, mentre da una parte (per salvare l’uomo) lo rende dipendente da Dio, dall’altra deve mettere in evidenza qual è il corpo del peccato, del male, cioè il pensiero del nostro io che frustra l’opera di Dio, in quanto scambia il segno per sostanza.

Cioè “Tu vieni a noi a portare l’appartenenza a Dio, ma noi già apparteniamo a Dio perché siamo circoncisi, siamo popolo di Dio”, cioè “io sono uno che già si trova nella luce, e se sono giusto non ho bisogno di uno che mi venga a recare la luce e la giustizia” e allora non Lo si sopporta.

“Perché v’irritate? Se apparteneste allo Spirito gioireste, se Dio fosse vostro padre, voi gioireste alle mie parole, perché le mie parole vengono da Dio, se non gioite vuole dire che voi non avete Dio come padre”.

Qui Gesù facendoci vedere qual è l’anima della circoncisione, mette anche in evidenza qual è l’anima del peccato.

Con questo ci fa capire che, ad un certo momento, tutti i segni, anche i più sacri vanno superati, se vogliamo arrivare allo Spirito.

Altrimenti il nostro io trova il modo di sposarsi a questi segni trovando impedimento sulla strada della salvezza.


 Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato? Gv 7 Vs 23 Secondo tema.


Titolo: Violare il sabato e la legge.


Argomenti: Appartenenza e autonomia. Il popolo ebreo. La circoncisione spirituale. Superare l’universo. Il Verbo è movimento. Perdere il Verbo in nome della legge. Riallacciarsi a Cristo. La maturazione del bisogno di Dio dopo il rifiuto. L’oscillare della creatura. La maturazione consapevole e inconsapevole. Il significato viene dal fine. La paralisi è effetto di autonomia. Il nostro pensiero è in continuo movimento. La lontananza da Dio dei cattolici. I segni pericolosi sono quelli più vicini a Dio. Ignorare il rapporto personale con Dio. Per arrivare al tutto bisogna lasciare tutto.


 

31/ Maggio/1982


 Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato? Gv 7 Vs 23 Terzo tema.


Titolo: I nostri segni sacri.


Argomenti: Circoncisione/alleanza/appartenenza. Dio guarisce l’uomo attraverso l’alleanza. Circoncisione: segno di appartenenza. Gesù parlando rivela l’animo delle cose, riporta le cose a Dio. Nel principio ogni cosa assume il suo significato, il suo spirito. Fare la volontà di Dio è raccogliere nel principio. Fare sacri i segni di Dio. Parabola invito a nozze. Il si e il no.  Romanticismo liturgico. Tutto ciò che non è Dio serve per sospingerci all’essenziale, non per sottrarci. Solo Dio ci rende capaci di amare le creature. Noi soli siamo centri d’egoismo. Le scuse che opponiamo a Dio.Vedere il pensiero dì Dio in tutto.

 

6/ Giugno /1982 Vigna


Abbiamo già visto come il guarire completamente un uomo da parte di Gesù, coincidesse con lo spirito della circoncisione.

Per cui ciò che Gesù aveva fatto, era esattamente quello che facevano gli ebrei di sabato circoncidendo, per rispettare la volontà di Dio, poiché Dio aveva dato la circoncisione, dopo il patto di alleanza.

Prima ci fu il patto di alleanza e poi ci fu il segno della circoncisione, come segno dell’alleanza avvenuta, ma la sostanza è l’alleanza.

Dio guarisce l’uomo attraverso l’alleanza.

E abbiamo visto che la circoncisione è un segno di appartenenza.

Il patto di alleanza è un patto di appartenenza: “Sarete mio popolo”, e poi ha dato il segno.

Ed è qui che Gesù ha fatto l’interrogazione: “Se Io faccio esattamente quello che fate voi, perché vi irritate contro di Me?”.

Con ciò poneva il dubbio che in loro ci fosse una intenzionalità diversa.

Gesù parlando riporta le cose nel loro principio, rivela l’anima delle cose e quindi riporta le cose a Dio, le fa dipendere da Dio e facendole dipendere da Dio, ce ne rivela l’animo.

Perché l’animo delle cose e delle creature, noi non lo possiamo conoscere guardando le cose o le creature.

Così come l’animo delle parole o della legge non si trova guardando le parole e la legge, si trova soltanto riportandole nel loro principio.

È nel principio che ogni cosa acquista il suo significato, il suo spirito.

Noi non ci rendiamo conto del grande danno che facciamo alla nostra anima, alla nostra mente, rifiutandoci di portare nel Principio, tutte le cose che arrivano a noi, perché ci priviamo del significato delle cose, ci priviamo della loro anima e quindi ci priviamo dello spirito.

Siccome l’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, noi non facendo questo, ci priviamo del nostro cibo e a un certo momento esperimentiamo la morte.

“L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

Quindi l’uomo non vive dei segni che arrivano a lui, ma l’uomo vive nella misura in cui fa la volontà di Dio.

Ma “fare” la volontà di Dio vuole dire raccogliere nel Principio, vuole dire riportare in Dio.

Noi ci nutriamo di Luce, ma le cose diventano Luce soltanto in quanto vengono portate nel Principio.

Questo riportare nel Principio è un fatto personale, non avviene senza ognuno di noi, perché avviene dentro di noi, poiché Dio abita dentro di noi: “Io ho un cibo che voi non conoscete, mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato”, “fare la Volontà” vuole dire raccogliere in Dio.

E raccogliere fino a vedere l’intenzione, lo spirito, la luce di Dio nel segno che Lui ci ha mandato.

Se non facciamo questo, noi ci priviamo del cibo di vita e la nostra vita deperisce, si svuota di significato, si ammala, muore.

Cioè perdiamo la comunione con Dio, perché la vita è comunione.

Noi per restare in comuniome, dobbiamo mangiare il nostro pane e per mangiare il nostro pane dobbiamo riportare ogni cosa nel suo Principio.

Qui siamo stati condotti ad osservare un segno, la circoncisione che è stata motivo di rifiuto del Cristo, di irritazione contro Cristo.

È stata un motivo per soffocare lo Spirito che veniva a loro.

La circoncisione era un segno sacro, un segno di appartenenza, quindi un segno sacro dato da Dio, diventa nell’uomo motivo di conflitto con Dio, motivo di uccisione nell’uomo dello Spirito di Dio.

Dobbiamo chiederci quale lezione Dio vuole dare a noi attraverso questo.

Evidentemente per noi oggi non c’è la circoncisione come segno sacro, i cristiani oggi non vengono circoncisi, però essendo Parola di Dio, questa è una lezione di Dio e dobbiamo vedere quale lezione Dio vuole dare a noi.

Come domenica scorsa abbiamo visto il rapporto che passava tra la circoncisione e la guarigione del paralitico per opera di Cristo il sabato, oggi dobbiamo vedere il rapporto che passa tra la circoncisione e i nostri segni sacri, in nome dei quali noi soffochiamo lo Spirito.

Non c’è più la circoncisione ma noi siamo circoncisi con altri segni.

La circoncisione era un segno di appartenenza e ognuno di noi è segnato da segni di appartenenza.

Dobbiamo stare attenti perché proprio questi segni di appartenenza ci fanno rifiutare lo Spirito, c’impediscono di vederlo, c’impediscono di vedere l’opera del Cristo nella nostra vita e ce lo fanno mandare a morte, senza renderci conto che noi uccidiamo la nostra stessa vita.

Perché Cristo viene per dare a noi la vita e quindi la comunione con il Padre.

I nostri segni sacri li raggrupperei in due categorie.

Leggo due parabole, una di Luca, quella del convito, dove possiamo vedere un segno sacro.

«Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena». »

Qui c’è un segno sacro, un segno in nome del quale si rifiuta lo Spirito di Dio.

Il primo gruppo di segni sacri noi lo troviamo qui: il campo, i buoi, la moglie.

Sono quelle ragioni che per noi sono assolute, indiscutibili, al di sotto delle quali mettiamo ogni altra cosa, questa è la nostra circoncisione.

I nostri segni sacri sono i doveri, il lavoro.

Un altro dei segni sacri lo vediamo in Matteo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: "Figliolo, va a lavorare nella vigna oggi". Ed egli rispose: "Vado, signore"; ma non vi andò. Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi, pentitosi, vi andò. Quale dei due fece la volontà del padre?» Essi gli dissero: «L'ultimo». E Gesù a loro: «Io vi dico in verità: I pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio».

Ecco un altra classe di segni sacri, il “Sì”.

Dire sempre sì, può essere un segno sacro, in nome del quale rifiutiamo lo Spirito di Dio.

Io lo chiamerei romanticismo liturgico.

Noi mettiamo la liturgia, le funzioni, i riti, come centro, come scopo, come fine, diciamo sì a Dio, apparentemente.

E facciamo del romanticismo.

Come ha fatto del romanticismo questo figlio che di fronte al padre che lo invitava ad andare nella vigna, dice di andarci e poi non ci va.

Qui Gesù dichiara apertamente che preferisce le prostitute e i pubblicani.

Ecco l’argomento di oggi dovrebbe essere: i nostri segni sacri, cioè le nostre circoncisioni in nome dei quali noi ci irritiamo con Cristo, noi uccidiamo lo Spirito, noi ci rifiutiamo all’essenziale.


 Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato? Gv 7 Vs 23 Quarto tema.


Titolo:  I nostri segni sacri. II


Argomenti: Il Verbo è movimento. Il superamento dei segni. Il nostro sacro e il sacro di Dio. Il pianto della privazione. Il pianto di Sant Agostino. Il dialogo di Dio con la creatura. Uno solo è il Creatore. Rispettare la Realtà col pensiero e le parole. La vera libertà sta nello scoprire la dipendenza da Dio. Il desiderio e i maestri.


 

7/ Giugno /1982