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Rispose la folla: «Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?». Gv 7 Vs 20 Primo tema.


Titolo: L’omicidio spirituale.


Argomenti: Le illusioni dell’uomo lontano dalla luce. L’uomo non sa ciò verso cui sta camminando. L’accoglienza della Parola. La parabola dei vignaioli. L’opposizione a Dio. Considerare autonomamente i segni di Dio. La vita è partecipazione a Dio. La possibilità di raccogliere in Dio. Rapporto tra capire e vivere. Rapporto tra non capire e uccidere. Privare della vita la Parola. Disunire l’opera dal Creatore: uccidere Cristo. Ogni cosa può essere accolta solo se c’è la presenza della causa di essa: il Padre. L’io staccato da Dio non ha la possibilità di comprendere. Uccidendo il pensiero di Dio in noi, noi uccidiamo noi stessi. Cristo interroga, quasi non sapesse, perché prende su di Sè la nostra incoscienza. L’uomo non crea e non distrugge nulla. Un problema non risolto è un problema rinviato e insopportabile. Interiorizzare un problema esterno.


 

25/ Aprile /1982


A Gesù che interroga: “Perché cercate di uccidermi?”, la folla risponde: “Tu hai un demonio, chi cerca di ucciderti?”.

È Parola di Dio, quindi dobbiamo cercare di capire quale lezione Dio dà noi per la nostra vita essenziale, spirituale.

Gesù fa una interrogazione quasi non sapesse.

Abbiamo visto altre volte che è abitudine in Gesù interrogare, per mettere alla prova l’interlocutore, interroga come se non sapesse: “Cosa dicono gli uomini che Io sia?”, “Dove potremo trovare tanto pane da sfamare questa gente?” e qui anche: “Perché cercate di uccidermi?”.

In realtà Lui sa che cercano di ucciderlo e Lui sa anche perché cercano di ucciderlo.

Coloro che non sanno invece sono gli altri, siamo noi.

Abbiamo visto domenica scorsa che l’uomo si illude, crede di amare mentre dentro di sé porta l’odio, crede di essere giusto ed invece è ingiusto, crede di vivere e sta morendo, crede di camminare nella luce e sta ingolfandosi nelle tenebre.

Tutto questo perché Dio solo è la Vita, Dio solo è la Luce, Dio solo è l’amore e noi abbiamo Luce solo nella misura in cui partecipiamo a ciò che Dio è, abbiamo vita solo nella misura in cui partecipiamo alla Vita di Dio, e abbiamo amore solo nella misura in cui partecipiamo all’amore di Dio.

Lontani da Dio noi la prima cosa che incontriamo è questo capovolgimento di valori, capovolgimento di conoscenze.

Lontani dalla Luce, scambiamo la luce per tenebra, l’amore per egoismo e viceversa.

Ci illudiamo di camminare nella giustizia, nella verità, nel bene, mentre invece c’inoltriamo in paesi che sono molto lontani dalla vita e dalla luce e quando ce ne accorgiamo è sempre tardi: “Gerusalemme, oramai non è più tempo”.

Coloro che non sapevano di volerlo uccidere, erano proprio coloro a cui Gesù stava parlando.

Perché Gesù si presenta, quasi non sapesse, di fronte a coloro che non sanno.

È l’opera che Dio fa, interrogandoci, per cercare di risvegliare quell’anima che dorme.

Per risvegliare noi dal nostro sonno, dalla nostra incoscienza, dalla nostra ignoranza, soprattutto dalla nostra lontananza da Dio.

Ogni interrogazione Dio la fa per formare in noi lo stato di veglia, se lasciamo entrare in noi la sua parola.

Qui la folla che dice: “Tu hai un demonio”, evidentemente non lascia entrare in sé la sua parola.

È come quando di fronte all’affermazione di qualcuno, noi diciamo che quello è un pazzo, quindi lo escludiamo.

Qui la folla esclude Gesù.

“Gesù sapeva cosa c’era nell’animo dell’uomo, per cui non si fidava di loro”.

Appunto perché sa, Gesù interroga per farci prendere coscienza.

L’uomo non sa verso ciò cui sta camminando.

L’uomo sta camminando su una strada di rovina, di perdizione e di morte e non se ne rende conto.

La Parola di Dio che arriva all’uomo, tende per lo meno a mettergli il dubbio su quelle sicurezze che l’uomo porta in sé nelle sue strade sbagliate, per liberarlo dallo stato d’incoscienza.

È sempre la Parola di Dio che offre a noi la possibilità di un risveglio, la possibilità di prendere coscienza della strada sbagliata su cui noi stiamo camminando, se l’accogliamo.

Ma l’accoglienza della Parola di Dio presuppone qualcosa nell’animo dell’uomo, è Gesù dice: “Cercate di uccidermi”.

Uno dei primi problemi che nascono è come sia possibile che creature fatte da Dio covino nel loro animo, il desiderio, il pensiero di fare fuori Dio.

Come mai nella città di Dio, nel regno di Dio in cui tutto è fatto da Dio, ci sia ad un certo momento la morte nel regno della vita, ci sia l’odio nel regno dell’amore, ci sia l’opposizione alla Verità nel regno della Verità?

Che ci sia questa opposizione alla Verità è evidente, basta la parabola dei vignaioli che prima uccidono tutti i servi che manda loro il loro signore e all’ultimo uccidono il figlio del signore: “Questi è l’erede, uccidiamolo così l’eredità sarà nostra”.

Nella città di Dio che è città di vita e di amore, com’è possibile che a un certo momento nasca questo aborto, questa mostruosità: opposizione a Dio.

Per capire come questo sia possibile, dobbiamo tenere presente che Dio è la Vita, Dio è la Luce.

Avere la possibilità di raccogliere in Dio, di colloquiare con Dio, di riferire a Dio, è avere la possibilità della vita.

L’uomo ha la vita in sé, nella misura in cui partecipa con Dio, però c’è da tenere presente che questa partecipazione con Dio, non è una cosa automatica.

L’uomo ha il terribile potere di considerarsi autonomo e di considerare autonomamente le opere di Dio, cioè ha la  possibilità di non riportare a Dio, di non riferire a Dio.

La Parola di Dio che da Dio arriva all’uomo, l’uomo ha la possibilità di non riportarla più a Dio.

L’opera di Dio che da Dio giunge all’uomo, l’uomo può non attribuirla più a Dio.

E non attribuendola a Dio cosa succede?

Succede che l’uomo si priva della partecipazione alla vita.

Perché tutto ciò che Dio gli fa giungere, tutte le sue creature e le sue opere le fa giungere all’uomo per dargli la vita.

Cristo che è sintesi di tutto l’operare di Dio, viene per dare la Vita.

E cosa vuole dire venire per dare la Vita?

Vuol dire dare a noi l’occasione che è possibilità di partecipare a ciò che Dio è.

Dio è la vita, noi abbiamo la vita nella misura in cui possiamo partecipare a ciò che Dio è.

Dio per dare a noi la possibilità di partecipare a ciò che Dio è, opera, crea, parla con noi.

Tutto quello che arriva a noi è quindi offerta di vita, cioè è offerta di partecipazione, diciamo meglio è occasione che Dio dà a noi, perché possiamo raccogliere qualcosa in Lui e quindi partecipare a Lui.

Quindi la nostra Vita, passa attraverso l’opera di raccoglimento in Dio.

Se noi non raccogliamo, noi non partecipiamo a Dio.

Se non partecipiamo a Dio, perdiamo la Vita, poiché la Vita è Dio.

Cristo è la Parola e noi possiamo capire come la Parola che giunge a noi, solo se viene da noi raccolta in Dio, cioè capita in Dio, si trasforma in vita per noi.

Anche la Pasqua, la resurrezione avviene in noi in quanto capiamo quello che Dio ci ha fatto.

Soltanto capendo in Dio noi raccogliamo in Dio e quindi partecipiamo alla vita.

Allora c’è un rapporto tra il capire e il vivere.

Ma se c’è un rapporto tra il capire e il vivere, c’è anche un rapporto molto stretto tra il non capire e il morire, tra il non capire e l’uccidere.

In effetti se ogni opera di Dio e ogni parola di Dio che arriva a noi, arriva per portarci nella vita, se noi non la raccogliamo in Dio e la disuniamo da Dio, noi priviamo quella parola, quell’opera, quella creatura, Cristo li priviamo della vita.

Privare della vita vuole dire uccidere.

Quindi nella misura in cui noi disuniamo le opere di Dio da Dio o disuniamo il Cristo dal Padre, noi uccidiamo Cristo.

Ecco perché spiritualmente parlando, si uccide in quanto non si tiene conto, in quanto non si lascia entrare, in quanto non si accoglie e non si accoglie da Dio.

Però ogni cosa può essere accolta solo se c’è la presenza della causa di essa.

Cioè noi possiamo accogliere la Parola di Dio solo se in noi c’è la causa di questa Parola.

Solo se in noi c’è il principio di questa Parola, solo se in noi c’è il Padre.

Se il pensiero del nostro io per primo si è separato da Dio, noi ci troviamo nella impossibilità di accogliere la Parola di Cristo e di accogliere tutto quello che viene da Dio.

Diventiamo principio di divisione di tutto quello che Dio ci manda.

Nel pensiero del nostro io staccato da Dio, noi non abbiamo la possibilità di comprendere ciò che viene a noi da Dio, quindi lo uccidiamo, lo dobbiamo fare fuori.

Noi separando da Dio i segni stessi di Dio, noi uccidiamo il segno, uccidiamo il Cristo, uccidiamo la presenza di Dio in noi, ma uccidendo l’opera di Dio in noi, noi uccidiamo noi stessi, ci priviamo della vita.

Cristo si lascia uccidere, per rivelare il corpo del peccato che portiamo in noi e facendo così, prende su di Sé la nostra morte.

E allora capiamo anche perché Lui interroga quasi non sapesse, perché prende su di Sé la nostra incoscienza, la nostra notte.

È sempre Lui che si offre per primo, per risvegliarci dalla nostra notte, per risvegliarci dal nostro stato d’incoscienza.

Generalmente si ritiene che quando uno non accoglie qualcosa o qualcuno non è che lo faccia per odio, perché voglia uccidere e invece quando non si accoglie, quando si esclude dalla propria vita, cioè quando non si ama già si odia, già si uccide.

E si uccide per questo fatto e si arriverà al delitto.

Perché in quanto non si lascia entrare, ci si priva della vita.

E quanto più ci si priva della vita, tanto più si ha fame, si ha bisogno di vita.

Sarà proprio questa fame e questo bisogno che ad un certo momento ci porta al delitto, ad uccidere quello che non abbiamo lasciato entrare in noi.

Quello che noi non abbiamo lasciato entrare, quello che non abbiamo accolto, non è stato annullato da noi e non può essere annullato da noi, l’uomo non può creare nulla e non può distruggere nulla.

Ma allora tutto quello che l’uomo esclude, tutto quello che l’uomo uccide nella sua vita, se lo ritrova.

Ogni problema non risolto è soltanto un problema rinviato che ritroveremo più pesante di prima nella nostra vita.

E tanto più lo ritroviamo, tanto più veniamo a trovarci nella incapacità di sopportarlo: è lì che si arriva al delitto.

È assurdo come nel regno dell’amore, a un certo momento nasca l’odio.

La creatura non avendo accolto, non sopporta più la presenza di quello che non può distruggere.

Quando noi escludiamo qualcosa da noi, noi non facciamo altro che interiorizzarlo.

Tante cose che ci offendono, s’interiorizzano e ci ossessionano, diventano un pensiero di noi stessi, pensiero ossessivo da cui assolutamente noi non possiamo liberarci, perché non possiamo annullare le cose e questo ci porta al delitto e ci porta a distruggere noi.

La folla che dice: “Tu hai un demonio, rivela appunto che si trova di fronte a Parole di Dio che per lei sono assurdità, cioè sono fatti incomprensibili e quando l’uomo si trova di fronte a fatti incomprensibili....”Tu hai un demonio, sei pazzo”.

E non capiamo che quella parola che ci pare tanto assurda, è la parola che rivela l’assurdità che portiamo dentro di noi.


Rispose la folla: «Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?». Gv 7 Vs 20 Secondo tema.


Titolo:  La creatura che non capisce distrugge.


Argomenti: Il sacrificio di Dio. L’insopportabili parole di Cristo. L’avvicinarsi di Dio a noi. Vedere Dio come un nemico. Il conflitto creatura-Creatore. La presenza di Dio in noi non è automatica. La volpe e l’uva. La fine del mondo s’impone. Solo con Dio vediamo la Verità, lontano c’è l’inversione dei valori. Il capovolgimento dei valori di Cristo. La volontà contraria. Negare ciò che non si può annullare. Dio non può essere rinviato. L’odio verso la verità che s’impone. Assurdità-rifiuto-odio. La testimonianza del demonio. Attribuire la causalità ai mezzi. La fame d’assoluta rivolta verso la creatura. Il lifting. Con Dio le lezioni della vita sono positive. Capire prima della fine del mondo. Segno e consapevolezza del segno. Le interrogazioni di Cristo. Generare il Verbo di Dio. Noi siamo consapevoli solo di ciò che parte da noi. Il dialogo di Dio con l’uomo.


 

26/ Aprile /1982


Rispose la folla: «Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?». Gv 7 Vs 20 Terzo tema.


Titolo:  Significato della folla.


Argomenti: Folla significa molteplicità di pensieri non raccolti in Dio . Dominati da passioni. Avere presente un principio unificatore. Senza Dio non possiamo unificare. La possibilità di capire: causa unica. L’uomo con tanti pensieri  (superficiale) giudica. Noi siamo portati a credere a ciò che abbiamo in noi. Il principio giudicante è ciò in cui crediamo. Il parlare “assurdo” di Dio. La folla uccide perché non può capire. L’uomo persona raccoglie tutto in Dio. Da persona a numero. Voler avere come padre il demonio. Unificare in Dio. La persona è fertile, la folla è sterile. Colloquio con Dio. I giovani e il rumore. Il parlare personale di Gesù. Incapaci a pensare. Arterio sclerosi. Ulcera. L’intelligenza. Firpo e la montagna. Il pensiero è superiore a noi. La partecipazione a Dio. I segni motivo di unità o dispersione. Raccogliere e capacità di raccogliere.


 

2/ Maggio /1982


Teniamo presente che la folla è data dalla molteplicità degli individui e la molteplicità si ha quando viene meno l’unificazione.

Questa folla quindi rappresenta molteplicità di pensieri non raccolti, non unificati.

Tutte le volte che in noi c’è molteplicità di cose, di pensieri, d’interessi non unificati, non raccolti, noi siamo uomini folla e allora restiamo dominati da sentimenti.

La folla non ha un suo pensiero.

La folla è dominata da impressioni, da sentimenti, da passioni.

E quando noi siamo folla, noi non abbiamo un pensiero nostro, ma siamo dominati da sentimenti, interessi, passioni.

Persona è contrapposto all’essere folla, e se essere folla vuole dire avere molteplicità di pensieri, la condizione per potere essere persona è avere la possibilità di semplificare i nostri pensieri, ma la capacità di raccogliere i nostri pensieri e quindi di diventare dei puri di cuore è condizionata dall’avere in noi un principio unificatore, dall’averlo presente.

Il principio unificatore è sempre Dio, tanto che il Signore stesso dice: “Chi con Me non raccoglie disperde”.

Solo se noi abbiamo presente l’Unità, noi abbiamo la possibilità, quindi abbiamo la capacità di unificare i pensieri che arrivano a noi.

Cioè solo nella misura in cui abbiamo presente Dio, abbiamo anche la possibilità di unificare e di raccogliere i pensieri in Dio.

Se non abbiamo presente Dio non possiamo unificare i pensieri e allora questi diventano folla in noi e noi siamo dispersi nella molteplicità delle cose.

Non abbiamo in noi una purezza, non abbiamo in noi una semplicità, quindi viene in noi a mancare la vita.

E naturalmente se in noi viene a mancare la vita, si spiega perché noi uccidiamo.

Perché soltanto colui che ha la vita in sé ha la capacità di vivere, colui che non ha la vita in sé, intossica, avvelena, uccide.

Pinuccia A.: “Tu sei un demonio” è un espressione dell’uccisione?

Luigi: È un espressione della folla che non riesce a capire.

In quanto non riesce a capire non necessariamente uccide.

In quanto non riusciamo acapire la ragione o le ragioni di quello che ci viene detto, noi disprezziamo necessariamente quella cosa.

La folla non ha la possibilità di capire, la possibilità di capire viene dalla semplicità, cioè dalla presenza in noi della Causa unica.

Se in noi non c’è la presenza di questa causa unica, in noi non c’è la possibilità di capire e allora siccome non siamo in grado di capire, dobbiamo respingerla come pazzia, cioè non comprendiamo quello che ci viene detto e in quanto non lo comprendiamo lo classifichiamo come assurdo, impossibile.

Infatti qui Gesù dice: “Cercate di uccidermi” ad una folla che non era in grado di capire che Lui aveva ragione.

Il rifiuto a Cristo viene fuori proprio perché in noi non abbiamo la capacità di comprendere e di approfondire quello che ci viene detto, allora lo respingiamo.

La folla, proprio perché è folla, cioè molteplicità è superficiale.

Nella superficialità, l’uomo non può capire quello che gli viene detto e allora nella superficialità, l’uomo resta dominato dalle passioni, dai sentimenti che si scatenano nella folla.

La folla infatti è solo sempre dominata da passioni e sentimenti.

Noi possiamo essere uomo folla, poiché la folla rappresenta l’uomo con molteplicità, con tanti nomi.

L’uomo con tanti pensieri è un uomo superficiale e nella superficialità non ha la possibilità di capire e di fronte a ciò che non può capire lo definisce “pazzo” o “demonio”.

Ognuno di noi quando è folla, anziché cercare di approfondire e di capire, tende a giudicare e giudica in base a ciò che dice la folla, ciò che dice il mondo.

Dobbiamo ancora tenere presente che noi siamo portati a credere, a seguire ciò che corrisponde al nostro interno, se nel nostro interno abbiamo molteplicità di pensieri, cioè abbiamo folla, noi siamo portati a credere a ciò che è folla, cioè a ciò che dice la gente.

Ognuno di noi tende a credere a ciò che trova corrispondente a ciò che porta in sé e se in sé porta la superficialità, tende a credere a ciò che è superficiale.

Un ubriacone tenderà sempre a dar ragione ad un altro ubriacone.

L’uomo che vive per le passioni del mondo, tenderà sempre a dar ragione a chi vive per le passioni del mondo.

C’è questa corrispondenza tra interno ed esterno.

Ma noi restiamo giocati da questo, perché avendo dentro di noi una molteplicità, questo ci conduce a dar ragione quindi a credere alla molteplicità esterna ma credendo a quella, noi siamo portati a giudicare secondo quella e giudichiamo la Parola di Dio superficialmente.

Ecco come avviene che noi uccidiamo la Parola di Dio.

La uccidiamo proprio perché la consideriamo assurda, impossibile.

Noi attualmente abbiamo in noi un principio giudicante ed è ciò in cui noi crediamo, per cui io, non avendo unificato in Dio, sono portato a credere a ciò che dice il mondo, ma credendo a ciò che dice il mondo, escludo ciò che dice Dio, lo ritengo impossibile, fantasia, utopia, pazzia, quindi lo uccido.

La folla lo uccide perché non può capire.

Per capire dovrebbe potere credere in Dio ma per potere credere in Dio dovrebbe raccogliere in Dio, dovrebbe semplificare, cioè non essere più folla.

L’uomo è persona, quanto più si avvicina a Colui che è Persona.

Dio è Persona è l’Essere personale.

Quindi quanto più l’uomo cerca Dio e quindi unifica le cose in Dio, tanto più diventa persona, ma meno raccoglie in Dio e più perde in personalità, perde la caratteristica della persona, diventa massa, diventa numero, diventa quantità, diventa folla.

Diventa una folla che deve uccidere il Verbo di Dio e uccidendo il Verbo di Dio uccide se stesso.

Ecco per cui c’è a un certo momento la morte nella vita dell’uomo.

Perché noi escludendo Dio, la Parola di Dio, noi escludiamo lo Spirito e la Vita viene dallo spirito.

Così noi perdiamo la vita ma la uccidiamo proprio in quanto noi non possiamo sopportare Dio e non lo possiamo sopportare perché in noi c’è un altra fede, abbiamo un altro padre.

Arriviamo ad eleggere come nostro padre il demonio.

A volerlo noi come padre, ma lo vogliamo come padre proprio perché troviamo una corrispondenza tra ciò che è quello e ciò che siamo noi, quello che portiamo dentro di noi.

Il concetto essenziale è il concetto dell’uomo folla, le sue causalità e le sue conseguenze.


Rispose la folla: «Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?». Gv 7 Vs 20 Quarto tema.


Titolo:  Cause e conseguenze dell’uomo -“folla”.


Argomenti: Molteplicità di pensieri non raccolti in Dio. Dio causa-persona. Attribuire tutto a Dio. Dio non può parlare di altro da Sé. Difetto di conoscenza di Dio. Dedicare la mente all’annuncio. Restare nelle parole di Cristo. Rendere profano il sacro. Tutto è sacro. Azione e contemplazione. Capire il Verbo nella creazione. Uno solo è il Creatore. Moltiplicare le cause: uomo folla. I compiti della chiesa. Le parole di Dio semi di Vita. Il sacro che c’è nelle cose. La forza della Verità. Dio non è stato il creatore , è il creatore. Essere trattati personalmente da Dio. Dalla folla alla persona. La superficialità della folla. La psicologia della folla. La potenza e l’atto. Dio è atto puro. Anche il pensiero dell’io è un segno da raccogliere in Dio. Il bambino e l’acqua sporca.


 

3/ Maggio /1982


Rispose Gesù: «Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti. Gv 7 Vs 21 Primo tema.


Titolo: L’irritazione.


Argomenti: L’uomo folla: molteplicità di dati non raccolti in Dio. La lontananza da Dio è data dal non unificato in Dio. La perdita della capacità di pensare: passare dal segno al pensiero. L’illusione della quantità: giudicare lo Spirito. Lo spirito satanico. Distruggere ciò che non si può capire. La guarigione del paralitico (uomo folla). Opera di Cristo: vedere il pensiero di Dio nella nostra paralisi. La preghiera contemplativa. Perdere la possibilità di Cristo: paralisi definitiva. Il passare della sicurezza dei dati sensibili. Perso lo spirito ci resta il dato materiale, il segno. La sicurezza del sentimento. La quantità di dati non raccolti in Dio ci impedisce di pensare e quindi di capire la verità. Argomenti che non possiamo assimilare. La contraddizione ci impedisce di pensare. Si agisce per informare il mondo esterno del proprio pensiero. La scienza. Il muro tra la creatura e Dio. Vedere il pensiero del maestro. Dialogare con Cristo. L’attrazione per il Padre.


 

9/ Maggio /1982


Qui dobbiamo fare una correzione, anziché meraviglia o stupore, dobbiamo mettere “irritazione”, infatti si erano irritati di fronte a Lui che insegnava.

Lo confermerà nei versetti successivi, quando dice: “Perché vi irritate contro di Me che in giorno di sabato ho guarito un uomo?”.

Questo stupore va inteso come possiamo anche dire noi: “Mi meraviglio di te!”, nel senso di rimprovero, di scandalo, in quanto uno ha trovato non qualcosa da ammirare ma da biasimare.

Ora come mai quei giudei si erano irritati di fronte a ciò che aveva fatto e detto Gesù?

Teniamo presente quello che abbiamo visto domenica scorsa circa il significato di quella folla che dice a Gesù: “Tu hai un demonio, chi cerca di ucciderti?”.

E abbiamo visto come quella folla sia una significazione dell’uomo che, anziché essere persona può essere folla.

E abbiamo visto che l’uomo è folla, quando non raccoglie in Dio, allora portando in sé pensieri non raccolti in Dio, pensieri molteplici, diventa uomo-folla.

Ed abbiamo anche visto le conseguenze di questa molteplicità di dati che portiamo in noi non raccolti, perché chi fa l’uomo persona è solo Dio.

Più noi ci avviciniamo a Dio e più diventiamo persona.

Dio è un essere personale e noi diventiamo persona nella misura in cui partecipiamo a Dio.

La persona è l’essere che ha in se stessa la ragione di ciò che pensa, di ciò che vuole e quindi ha una unità in sé.

Dio solo ha quest’unità, perché Dio è la Verità.

Dio ha in Sé la ragione di tutto e più ci avviciniamo a Dio, più abbiamo la possibilità di avere in Dio che abita in noi questa unità, quindi questa ragione di tutte le cose.

Ma se noi ci allontaniamo da Dio, perdiamo questa possibilità e perdendo questa possibilità, noi accumuliamo in noi una molteplicità di cose non unificate che provocano in noi lontananza da Dio.

La lontananza da Dio non è né spaziale, né temporale.

Non è che noi essendo nati 2000 anni dopo Cristo ci troviamo più lontani di coloro che erano con Lui sulle vie di Cafarnao o Gerusalemme.

Nel campo dello spirito non ci sono distanze né di tempo né di luoghi che contino.

La distanza da Dio è provocata da ciò che non raccogliamo in Dio.

Più raccogliamo in Dio, più unifichiamo in Dio e più il nostro rapporto si fa vicino, ci fa vicini.

Meno raccogliamo e più si creano le lontananze, addirittura si creano dei muri di divisione tra noi e Dio.

È quello che non abbiamo raccolto in Dio che ci porta molto lontano da Dio.

Gesù stesso dice che chi con Lui non raccoglie disperde.

E poiché raccogliendo noi ci troviamo raccolti nell’unità di Dio, così disperdendo veniamo a trovarci dispersi.

Nella lontananza da Dio, noi perdiamo la capacità di pensare.

Pensare vuole dire passare dal segno al significato, vuole dire passare dalla cosa al pensiero di colui che la fa.

Vuole dire arrivare all’intenzione ma anche qui la capacità di pensare che è capacità di unificare in Dio, viene data a noi dalla vicinanza a Dio.

Più noi siamo lontani da Dio e meno noi siamo capaci di pensare.

A un certo momento noi restiamo bloccati, fissati di fronte al segno, senza avere nessuna possibilità di passaggio.

C’è ancora un altra conseguenza della lontananza da Dio, della dispersione da Dio ed è che l’uomo-folla, l’uomo che porta una quantità di dati, ha l’illusione di una certa sicurezza e ognuno di noi lo esperimenta.

Quando si è immersi in una quantità di altri, l’uomo certamente non pensa ma riceve l’impressione, il sentimento di essere sicuro.

La quantità che può essere quantità di denaro, di materia o di gente, dà all’uomo un’apparenza di sicurezza.

Questa apparenza di sicurezza, abbinata con l’incapacità di pensare, porta l’uomo a giudicare, a giudicare le opere dello spirito.

Qui abbiamo la posizione opposta.

Possiamo intuire come nell’animo dell’uomo possa nascere uno spirito satanico.

La sicurezza che viene dalla quantità dei dati non raccolti, porta l’uomo in conflitto con Dio e quindi lo porta a rifiutare la lezione di Dio.

L’abbiamo visto precedentemente, di fronte a Gesù che chiede: “Perché cercate di uccidermi?”, la folla risponde con sicurezza: “Tu hai un demonio, chi cerca di ucciderti?”.

Rivelano una sicurezza, una loro certezza.

Abbiamo questa irritazione di fronte alla Parola di Gesù, perché la Parola di Gesù afferma una cosa che loro non possono capire e quando uno non può capire è portato a distruggere.

Gesù qui dice: “Io ho fatto un opera sola”, è l’argomento di stasera che dobbiamo cercare di approfondire.

Di fronte all’uomo folla, Gesù dichiara di avere fatto un opera sola.

Qual è quest’opera sola che Gesù ha fatto?

La guarigione del paralitico da 38 anni, a Gerusalemme nel capitolo quinto, e che ha provocato una discussione con i giudei.

In quest’uomo paralitico da 38 anni, è rappresentato l’uomo folla, l’uomo che non è capace di pensare, paralizzato nel pensiero.

Quindi abbiamo la possibilità di vedere qual è l’opera che il Verbo di Dio incarnato fa con l’uomo che non è capace a pensare.

Il Verbo di Dio incarnandosi, porta l’uomo a contatto con ciò che Egli è, perché Lui incarnandosi è sempre Verbo di Dio, cioè è sempre il Pensiero del Padre.

Siccome l’uomo non raccogliendo viene a trovarsi in una regione molto lontana da Dio, incapace di pensare, di passare cioè dal segno al significato, quindi paralizzato, fisso sui segni, fermo sulla realtà esteriore che Dio gli presenta.

Cristo portando l’uomo a contatto con Se stesso, cioè a contatto con Dio, offre all’uomo la possibilità di ritornare a pensare, non autonomamente ma con Lui.

Gesù infatti dice che fintanto che Lui è nel mondo è luce per il mondo.

Questa luce è proprio Pensiero di Dio con noi.

E cosa vuole dire Pensiero di Dio con noi?
Vuole dire avere la possibilità di passare dal segno al significato.

Vuole dire avere la possibilità di vedere il pensiero di Dio nella nostra situazione.

È questa l’unica opera che Cristo fa.

È quella di ricollegare la nostra situazione di paralisi nei segni , nelle cose materiali, con il Pensiero di Dio.

Cioè la sua opera è farci vedere il Pensiero di Dio nella nostra paralisi, nella nostra situazione.

E quindi con Lui, noi abbiamo la possibilità di ritrovare l’unità con Dio.

Con Lui abbiamo la liberazione dalla nostra paralisi.

Liberandoci dalla nostra paralisi Lui ci riporta nell’argomento essenziale della nostra vita, tutti quanti noi siamo stati creati per fare questo passaggio verso la preghiera contemplativa, cioè verso la conoscenza di Dio: scoperta della presenza di Dio con noi.

Ora con Cristo noi siamo condotti, se ascoltiamo la sua Parola alla preghiera contemplativa con Lui.

È una possibilità transitoria: “Ancora per poco Io sono con voi” e c’invita: “Camminate fintanto che la luce è con voi, per non essere sorpresi dalle tenebre”.

Ci fa capire che questa possibilità di passare all’unità di Dio, di passare dai segni al significato, di vedere il regno di Dio nella situazione in cui ci troviamo noi nella nostra paralisi, è una possibilità transitoria che è data a noi, fintanto che Cristo è con noi.

Passare vuole dire arrivare con Lui alla Pentecoste, se non passiamo Lui se ne ritorna al Padre e noi abbiamo perso la possibilità e ritorniamo in una paralisi che diventa definitiva, poiché Cristo è passato.

Comunque l’importante è capire questa unica opera che Cristo fa tra noi.

Essendo Verbo di Dio, riporta noi in collegamento con Dio, ci riporta nella vicinanza di Dio.

È Lui che viene a noi incarnandosi, che ci riporta in questa vicinanza, per cui parlando a noi, dà a noi questa possibilità, dà a noi questa capacità di vedere la presenza di Dio nel nostro mondo.

E quindi ci dà la possibilità di pensare con Lui.

Però essendo possibilità, questa possibilità va sfruttata.

Se la sfruttiamo e facciamo il passaggio, allora veniamo inseriti e otteniamo lo Spirito, in caso diverso avremo rifiutato quella sola opera che Cristo fa con noi per salvarci, per liberarci cioè dalla nostra paralisi.


Rispose Gesù: «Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti. Gv 7 Vs 21 Secondo tema.


Titolo: L’unica opera del Verbo Incarnato.


Argomenti: Vedere la presenza di Dio nella nostra paralisi. Il significato dell’incarnazione. Passare dal segno al significato. L’incarnazione soggettiva e oggettiva. L’incarnazione é universale. Assumere su di Sé la situazione dispersa della creatura: incarnazione. La possibilità di pensare viene dall’avere presente la Causa. Cristo passaggio obbligato. Unità e molteplicità. I profeti e Gesù. Cristo in croce assume su di Sé il nostro peccato. La causa unificante. Antico e nuovo testamento. In Cristo c’è la saldatura tra l’autonomia e Dio. Con Cristo vediamo in Lui quello che vede Lui. In Dio non c’è banalità. Capacità di leggere. Tempo e spazio nello Spirito. La Luce viene dalla croce. Il perdono di Giuda. Il Figlio contempla tutto nel Padre. La pietra e Cristo. Non si può pensare il Padre senza Cristo. Chi salva è la persona. La presenza fisica è segno della persona. La Parola caratterizza il Cristo.


 

11/ Maggio /1982


Rispose Gesù: «Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti. Gv 7 Vs 21 Terzo tema.


Titolo: Incarnazione: Cristo assume su di Sé tutta la nostra situazione.


Argomenti: L’opera del Figlio di Dio : liberarci dalla paralisi. La paralisi è impotenza a passare dal segno al significato. Causa della paralisi: non raccogliere in Dio. L’unione con Dio ci dà la capacità di raccogliere (pensare). Il Figlio stesso raccoglie nel Padre. Cristo ci salva magicamente, con regole morali o con la nostra partecipazione? Il punto ossessivo: l’opera fatta da noi. Il perdono di Giuda.”Tutto quello che hai fatto, sono Io che te lo ho fatto fare”. Creazione e incarnazione. Cristo assume su di Sé la nostra situazione dialogando. Paralisi=opera incompiuta, il Verbo incarnato la porta a compimento. Nella Parola c’è la persona, nella scena no. L’autorità in noi é irritata dal cambiamento cui obbliga la parola di Dio. Il bisogno di certezza. Il dialogo con Dio. L’attenzione a Dio.


 

16/ Maggio /1982 Vigna


Abbiamo visto che questo “stupore” va inteso come irritazione.

Ma l’argomento che dovremmo approfondire è questa sua “opera sola”.

Quest’opera sola è la guarigione del paralitico il giorno di sabato a Gerusalemme.

E di qui ne abbiamo dedotto che l’unica opera del Verbo di Dio incarnato, Gesù fa nel mondo è quella di liberare l’uomo dalla sua paralisi.

Quel paralitico da 38 anni era semplicemente un segno di questa paralisi interiore dell’uomo.

I veri mali che Gesù è venuto a guarire sono soprattutto mali interiori dell’anima.

L’uomo effettivamente, diventa paralitico interiormente, in quanto esperimenta l’incapacità di passare dalle creature al creatore.

O meglio di passare dai segni al Pensiero di Dio.

Ed è una paralisi che ogni uomo esperimenta, che tutti noi esperimentiamo.

Questa è una conseguenza del fatto che tutto ciò che noi non raccogliamo in Dio, ci rende a sua volta incapaci di raccogliere.

Ecco per cui ad un certo momento, approdiamo alla situazione di paralisi.

Perché la capacità di pensare di raccogliere non è data a noi se non nella misura in cui siamo uniti a Dio.

È l’unione con Dio che rende noi capaci di raccogliere.

In effetti chi raccoglie in Dio è il Figlio di Dio, è il Verbo di Dio, Gesù stesso dice: “Chi con Me non raccoglie”.

La caratteristica essenziale del Figlio di Dio, è quella di riportare tutto al Padre, di raccogliere tutto nel Padre.

Quando noi abbiamo la possibilità di raccogliere in Dio, quindi di passare dai segni al Pensiero di Dio, di raccogliere qualcosa delle opere di Dio nel loro significato, non è perché noi abbiamo questa capacità ma è perché il Verbo di Dio in noi opera questo.

Se quando il Figlio di Dio dà a noi questa capacità di raccogliere, noi non raccogliamo, noi ci allontaniamo dallo spirito, restiamo con il segno ma perdiamo lo spirito.

E perdendo lo spirito di Dio, perdiamo la capacità di raccogliere, cioè perdiamo la capacità di pensare.

Restiamo paralizzati nella nostra mente, paralizzati nel nostro pensiero.

Non possiamo più superare i segni, diventiamo figli e schiavi dei segni.

I segni, le opere stesse di Dio diventano la droga della nostra vita.

Il tema di oggi potrebbe essere questo: come il Cristo, il Verbo incarnato ci libera dalla nostra paralisi.

Questo è importante, perché dovrebbe determinare il nostro atteggiamento nei riguardi del Cristo.

Perché noi nei riguardi di Cristo, possiamo avere atteggiamenti diversi.

Possiamo ritenere che Cristo ci abbia liberati magicamente, meccanicamente.

Si è incarnato, si è fatto figlio dell’uomo, si è sacrificato sulla croce e noi siamo stati salvati.

Oppure possiamo intendere che Lui ci liberi presentandoci delle regole, delle norme morali, degli esempi da imitare, da seguire e che seguendo queste norme, queste regole noi siamo fatti liberi.

Oppure possiamo anche intendere che il Verbo di Dio incarnato ci liberi, nella misura in cui conduce noi a conoscere il Padre.

È importante perché a seconda del come noi riteniamo che Egli liberi noi, ci orientiamo ad una cosa piuttosto che all’altra.


Rispose Gesù: «Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti. Gv 7 Vs 21 Quarto tema.


Titolo:  L’essere paralizzato è l’azione di rigetto dell’opera di Dio.


Argomenti: Cristo riporta il pensiero di Dio dove io ne vedevo l’assenza. Possedere la Verità a Pentecoste. Convincere e dimostrare. Ognuno misura le cose in relazione alla realtà che ha presente. Semplificare la vita. Il destino è dentro di noi. La possibilità di pensare: passare dal segno al significato. Presenza fisica e parola di Cristo. Parola scritta e parola parlata. L’importanza dell’io di Cristo che concentra tutta la nostra attenzione. La distrazione dell’uomo. La nostra intelligenza è Cristo. Restare in contatto con il Verbo incarnato fino alla vita eterna. L’universalità della Parola di Cristo. I demoni: il santo di Dio. Chi non è con il Padre non può conoscere il Figlio di Dio. Solo il Figlio ci può salvare. La liberazione dalla paralisi. Il perdono dell’adultera. Il concetto di peccato. Il peccato di credersi giusti. L’ora di Cristo è quando la creatura diventa povera.


 

17/ Maggio /1982