Molti dei
suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi
può intenderlo?».
Gv 6 Vs 60 Primo
tema.
Titolo: Le
difficoltà e l’amore.
Argomenti: La funzione della legge
– La difficoltà della Parola – L’amore autentico – La selezione spirituale –
Difficoltà oggettiva e soggettiva – Mandare a morte Dio in nome di Dio - La
vera Volontà di Dio – Dio prima di tutto - Il disponibilità di tempo rivela il
nostro interesse – Dio Creatore di tutto – La tavola pitagorica – Vermicino –
Il test dell’amore – L’agonia di chi ama -
14/ Giugno/1981
Cristo è la
personificazione tra noi della Volontà di Dio.
Cristo ha
detto: “Io sono venuto a dare la vita”.
La Volontà di
Dio in ogni avvenimento è questa: viene per darci la Vita.
Tutto avviene
per dare a noi la Vita.
Qui questi
discepoli di Gesù chiosano il discorso di Gesù dicendo: «Questo linguaggio è
duro; chi può intenderlo?» e noi non dobbiamo interpretare questo fatto come
giudizio verso quei discepoli, ma lo dobbiamo interpretare come lezione per
ognuno di noi.
Che cosa il
Signore vuole significarci attraverso il commento di questi suoi discepoli, al
discorso che Gesù aveva fatto nella Sinagoga di Cafarnao per portare loro la Vita
e liberarli dalla morte?
Abbiamo
notato che nella sinagoga c’era una situazione di morte.
E abbiamo
visto che questa situazione di morte, risiedeva nell’interpretare la scrittura,
la Parola di Dio per trarne regole di vita, per trarne delle leggi, per trarne
modi di comportamento.
La Parola di
Dio arriva a noi, non perché noi ci sediamo su di un tribunale per giudicare,
la Parola di Dio arriva a noi, perché attraverso di Essa, noi abbiamo a
scoprire il volto di Dio, il volto del Padre.
Colui che
parla, parla sempre per rivelare un pensiero.
E non
dobbiamo darci pace, fintanto che non arriviamo a vedere il Pensiero del Padre,
che è il Verbo stesso di Dio, che giunge a noi annunciandosi attraverso le sue
parole e le sue opere.
E allora
questo da fatto di questi suoi discepoli che si lamentano, non dobbiamo trarne
motivo di giudizio verso essi, perché cadremmo anche noi nella legge, cadremmo
anche noi nelle regole.
Dobbiamo
trarne una lezione per noi, per la nostra vita essenziale.
Gesù nella
sinagoga ha parlato, ha dato lezioni di vita.
Di fronte a
queste lezioni di vita, ci presenta uomini e anche suoi discepoli che si
lamentano per la difficoltà.
Perché questo
è un errore in cui noi possiamo cadere.
E dobbiamo cercare
di capire qual è questo errore, per poterlo evitare, perché quello che Dio ci
presenta è lezione per evitarci di cadere in certi errori.
La Parola di
Dio è difficile, perché Dio è trascendente noi e noi non lo vediamo e non lo
vedremo con i nostri occhi naturali e se noi ci aspettiamo di vedere Dio e il
suo regno con i nostri occhi naturali, noi non lo vedremo mai.
Dio, essendo
Verità, non appartiene alle cose apparenti, ma appartiene alle cose profonde.
E le cose
profonde, richiedono impegno e sono difficili.
Quindi chi si
avvia sulla strada della ricerca e della conoscenza di Dio, deve essere
consapevole della difficoltà del cammino.
Fate bene i
conti a tavolino, affinché non iniziate cantando, per poi ritirarvi di fronte
alle prime difficoltà.
Gesù dice che
la porta è stretta e il cammino è difficile.
Gesù non
attrae nessuno suonando la grancassa o presentando le cose facili, Lui ci
avverte delle difficoltà.
Quindi
abbiamo effettivamente una difficoltà nel cercare e nel conoscere Dio ed una
difficoltà nel capire le parole stesse del Verbo di Dio, perché sono parole,
sono lezioni di vita di un essere che ci supera infinitamente ma che ci ha
creati non per separarci da Sé ma per unirci a Sé.
Evidentemente
se Lui che è questo infinito ci ha creati per unirci a Sé, ci mette nella
possibilità di arrivare alla meta, pur se la cosa è difficile.
Dio non ci
prende in giro, quindi non ci presenta una meta impossibile da raggiungere per
noi.
In quanto Dio
ci ha creati per un fine, ci ha creati per un fine che è possibile, anche se
difficile.
Per cui
nessuno di noi può dire senza colpa: “Per me questo è impossibile”, perché
offenderebbe Dio stesso.
Allora c’è
una difficoltà oggettiva nelle parole di Dio e nel cercare la sua Verità.
Ma questa
difficoltà oggettiva, è criterio selettivo d’amore, è formazione d’amore.
Perché
proprio di fronte alle difficoltà, si rivela l’amore autentico.
L’amore
autentico non ha paura delle difficoltà, anzi di fronte alle difficoltà si
potenzia.
L’amore che
non è autentico invece di fronte alle difficoltà si ritira.
È proprio su
questo test della difficoltà, che abbiamo una selezione spirituale delle anime.
Possiamo
anche capire come ci sia una selezione naturale.
La selezione
naturale nel campo biologico è segno di quello che avviene nel campo dello
Spirito.
La difficoltà
lascia passare l’amore autentico ma respinge l’amore non autentico.
Ecco il
criterio selettivo da parte della Verità di Dio che operando per salvare, tende
a formare delle anime vere che possano entrare nell’amore autentico, per cui lo
“scrollare” ogni altra forma di amore da parte di Dio, non è giudizio ma è
aiuto di Dio per farci entrare nell’amore vero.
Perché
fintanto che la conoscenza di Dio presenta per me ostacoli insuperabili, questo
è segno che io non ho ancora scoperto il vero amore, ed è anche opera di
misericordia di Dio che mi dice che non sono ancora entrato nell’amore vero.
Questo è il
significato della difficoltà oggettiva della Parola di Dio.
Però questa
affermazione dei discepoli: “Questo linguaggio è duro, chi lo può sopportare?”
è una giustificazione per loro di una fuga, di una sottrazione all’impegno di
conoscere Dio.
Infatti se ne
andranno tutti.
E quel giorno
si concluderà con l’invito di Gesù ai suoi apostoli: “Volete andarvene anche
voi?”.
Questo ci fa
pensare che c’è una difficoltà oggettiva e c’è una difficoltà soggettiva.
La difficoltà
oggettiva è un test per l’amore autentico.
La difficoltà
soggettiva è una scusa per non impegnarsi.
E allora noi
accampiamo come “dovere” i “buoi, i campi e la moglie”, per giustificare il
nostro disimpegno dall’invito a quel pranzo al quale Dio ci ha invitati.
Gli invitati
si ritengono giustificati, perché il loro dovere è un altro, il loro dovere
sottinteso la volontà di Dio. Arriviamo al punto in cui noi uccidiamo Cristo,
credendo con ciò di rendere gloria a Dio, di fare il nostro dovere.
E Gesù lo
giustifica dicendo: “Ciò faranno perché non hanno conosciuto”, ecco quello che
succede quando non si conosce Dio, quando non si tiene presente Dio ma Dio
posto al centro di tutto, al di sopra di tutto, come punto fisso di
riferimento.
Il linguaggio
di Dio è sempre una proposta, una richiesta.
Quando noi
nella nostra vita non mettiamo Dio al di sopra di tutto, noi cadiamo in questo
errore: “Il tuo linguaggio è duro, per me è impossibile, perché la volontà di
Dio per me è un altra”.
Quando noi
non mettiamo Dio prima di tutto, la prima conseguenza è la confusione in noi
della Volontà di Dio.
Per cui
chiamiamo Volontà di Dio, ciò che Volontà di Dio non è.
Soltanto mettendo
Dio al di sopra di tutto, abbiamo in noi quella Luce con cui noi possiamo
riconoscere la vera Volontà di Dio e non giustificarci con altre volontà di
Dio.
E allora noi
scopriamo che tutte le volte che noi ci sottraiamo all’impegno di conoscere
Dio, per qualche nostro modo di essere, noi cadiamo nell’errore della sinagoga
che si conclude in questa impossibilità di capire la Parola di Dio.
Molti dei
suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo
linguaggio è duro; chi intenderlo?».
Gv 6 Vs 60 Secondo
tema.
Titolo: Difficoltà oggettiva e difficoltà soggettiva.
Argomenti: L’essenza del
peccato – Dio come massimo interesse – L’amore autentico – Togliere il Regno di
Dio – L’illusione di fare la volontà di Dio – Difficoltà oggettiva e soggettiva
– La fuga da Dio e il test dell’amore – L’aborto spirituale – L’impossibilità –
La preparazione – La fonte dell’errore – La scusa e l’impegno – Il custodire
della Madonna – La memoria – Paura e conoscenza – Far conto solo su Dio – La
scelta è l’amore – Il peccato che non può essere perdonato – Giustificarsi –
L’amore puro – Sognare Dio -
15/ Giugno/1981
Molti dei
suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo
linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
Gv 6 Vs 60 Terzo
tema.
Titolo: La difficoltà è vocazione.
Argomenti: Difficoltà
oggettiva e soggettiva – Sentire i problemi – L’animale e l’uomo – La
consapevolezza – Le difficoltà si superano solo facendo conto su Dio – Non avvertire
il problema di Dio -
21/ Giugno/1981
Vigna
Abbiamo già
visto domenica scorsa quali tipi di difficoltà può incontrare la creatura di
fronte alle parole del Signore.
C’è una
difficoltà oggettiva data dalla trascendenza degli argomenti che il Signore ci
presenta e c’è anche una difficoltà soggettiva data dalle condizioni in cui la
creatura il più delle volte la creatura viene a trovarsi.
Condizioni in
seguito alle quali la creatura ha soprattutto difficoltà a rendersi disponibile
per seguire le Parole del Signore.
Tant’è vero
che Gesù stesso, presentandosi come salvatore agli uomini, mette alcune
condizioni.
Prima di
tutto per andare dietro a Cristo bisogna superare, rinnegare se stessi: “Chi
ama suo padre e sua madre più di Me, non può venire dietro di Me”, eccetera.
Oggi dovremmo
approfondire soltanto la difficoltà oggettiva della Parola di Cristo, per
vedere come questa difficoltà è per noi vocazione.
Cioè è Dio
che ci dice: “Amico, vieni più su”.
Proprio per
questa difficoltà in cui l’uomo viene a trovarsi, noi possiamo caratterizzare
l’uomo come un essere che sente i problemi.
E dobbiamo
chiederci perché l’uomo sente questi problemi.
E qual è la
responsabilità dell’uomo, di fronte ai problemi che sente.
Evidentemente
l’uomo non sentirebbe i problemi, se Uno non glieli facesse sentire.
Il problema è
una difficoltà e il fatto di sentire i problemi, rivela la presenza di un
Essere superiore a noi che proprio essendo superiore, pone a noi dei problemi.
L’uomo da
solo non sentirebbe i problemi.
Il problema è
impegno a qualcosa di superiore a noi, bisogna quindi che ci sia qualcuno
superiore a noi, presente a noi, altrimenti noi non avvertiremmo il problema.
Cioè noi da
soli, non possiamo avvertire il problema.
Il problema
lo avvertiamo in quanto c’è una volontà differente e superiore alla nostra che
ci presenta un argomento che a noi, attualmente non è chiaro.
Eligio: Questo
per qualunque ordine di problemi o solo per i trascendenti?
Luigi: Per
qualunque ordine di problemi.
Noi
avvertiamo un problema quando abbiamo una volontà superiore alla nostra.
Nino: Perché
il problema della morte sorge nell’uomo e non sorge nell’animale?
Luigi: Il
problema non è altro che tendere a una meta, a una conquista, però l’animale
non è consapevole dei problemi, risponde per istinto, l’uomo invece è
consapevole dei problemi.
L’uomo è
consapevole del mistero.
Perché noi
siamo insoddisfatti dell’apparenza delle cose?
Perché
abbiamo il bisogno di trovare la giustificazione delle cose?
Il problema,
la difficoltà è segno di vocazione a qualcosa di superiore.
Eligio: Mi sembra
un po’ gratuita però la tua affermazione...
Luigi: Io
parlo della consapevolezza nel sentire i problemi, perché l’animale non è
consapevole del problema.
Noi non
avremmo la consapevolezza del problema se non ci fosse una volontà superiore
che ci presenta il problema.
Per la fede,
noi sappiamo che Dio è presente a noi.
Il fatto di
sapere che Dio è presente a noi, ci porta in un grave problema, ed è il
problema di essere noi presenti a Lui, come Lui è presente a noi.
Vedi che noi
avvertiamo il problema.
Ma questo
problema è determinato dalla presenza di Dio.
Quindi noi
sappiamo per il concetto stesso di Dio che Dio essendo presente in tutto è
presente a noi, siamo noi che siamo assenti a Lui.
Noi
avvertiamo consapevolmente il problema.
La natura
umana che è spirituale, vale in quanto è natura consapevole.
L’essere
umano si caratterizza in quanto sente consapevolmente il problema, ma lo sente
per la presenza di un essere superiore.
Molti dei
suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo
linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
Gv 6 Vs 60 Quarto
tema.
Titolo: Ogni giorno siamo interrogati da Dio.
Argomenti: Le scuse per non
impegnarsi con Dio – Il fare conto su Dio – Il problema posto a noi da Dio – La
trascendenza di Dio – La vecchiaia – Lo Spirito si annuncia nella materia – La Parola
è un filo di Luce – Possibilità e impossibilità – Partire sulla Parola come
Abramo – Il conflitto della Parola con la nostra realtà – La realtà del mondo e
la realtà di Dio – La capacità di leggere i segni di Dio – Cogliere l’eterno
del relativo – La stoltezza dell’uomo -
22/ Giugno/1981
Molti dei
suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo
linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
Gv 6 Vs 60 Quinto
tema.
Titolo: Solo le pecore di Dio possono ascoltare le Parole di Dio.
Argomenti: Difficoltà oggettiva
e soggettiva della Parola di Dio – Avere un padre diverso da Dio – Non sopportare
il linguaggio di Dio – Le pecore del mondo e le pecore di Dio – Appartenenza e
campo d’ascolto – La purificazione dell’intenzione della Parola di Dio – Mandare
a morte Cristo – Dio prima di tutto – La difficoltà è vocazione -
28/ Giugno/1981
Vigna
Abbiamo visto
la difficoltà della Parola di Dio, poiché si
tratta della parola di un essere infinito, trascendente e che parlando,
tende a condurre a convogliare noi nella sua conoscenza, nella vita eterna.
Abbiamo
notato che ci troviamo di fronte ad un parlare che ci trascende sempre e quindi
riflette una certa difficoltà oggettiva per ogni creature.
E questa
difficoltà, Gesù stesso l’afferma, la riconosce dicendo che la porta che
conduce alla salvezza è stretta, mentre larga è la porta che conduce alla
perdizione.
C’è quindi
una difficoltà oggettiva che deve impegnare tutte le nostre forze.
Tutto è opera
di Dio, tutto è grazia di Dio ma tutto richiede la massima dedizione, la
massima apertura da parte della creatura, perché la creatura possa accogliere
ciò che Dio le vuole comunicare.
Però abbiamo
anche notato che esiste un altra difficoltà, la difficoltà che oppone la
creatura al parlare del Creatore ed è una difficoltà soggettiva che deriva da
quegli interessi che la creatura può opporre per giustificare la sua
sottrazione, il suo disimpegno da quello che propone la Parola di Dio.
E Gesù questo
lo rivela soprattutto nella parabola degli invitati a pranzo che rispondono: “Io
ho i campi, i buoi, la moglie, abbimi per giustificato, non posso venire”.
Ecco, qui
abbiamo una difficoltà soggettiva.
Il tema di
oggi è l’ultima affermazione di questo versetto: “Chi può ascoltarlo?”.
L’uomo può
cioè venirsi a trovare nell’impossibilità di sopportare, di ascoltare la Parola
di Dio.
Se qui Dio ci
fa trovare questa affermazione fatta dai suoi discepoli, è per insegnare a noi
che la creatura può venirsi a trovare nella impossibilità di sopportare la
Parola di Dio.
Non soltanto
nella impossibilità di capire, ma addirittura nel venirsi a trovare nella
impossibilità di ascoltare la Parola di Dio e quindi la creatura può venirsi a
trovare nella necessità di scappare dagli argomenti di Dio.
Quali possono
essere le cause e i motivi, in conseguenza dei quali la creatura può venirsi a
trovare in questa situazione?
Prendiamo
come parola guida per questo approfondimento quanto dice Gesù: “Le mie pecore
ascoltano la mia voce, per questo voi non mi potete ascoltare, perché non siete
mie pecore”.
Qui ci fa
capire che, a seconda di ciò a cui apparteniamo, noi abbiamo o non abbiamo la
possibilità di ascoltare la voce di Dio.
Perché dice
che soltanto le pecore di Dio, ascoltano la voce di Dio, le pecore che non sono
di Dio, non possono ascoltare le Parole di Dio: “Per questo le mie parole non
penetrano in voi, perché voi avete un altro padre, non siete mie pecore”.
E allora
dobbiamo chiederci com’è possibile che la creatura umana che è tutta fatta da
Dio, possa a un certo momento appartenere ad altri padri?
In questo
appartenere, essere succubi di altro da Dio, noi abbiamo la chiave per capire
come sia possibile che, ad un certo momento, l’uomo non possa più sopportare il
linguaggio di Dio, non essere più pecora di Dio.
Gesù è venuto
a salvare le pecore di Dio disperse nel mondo (“le mie pecore”), non le pecore
del mondo.
Quindi ci
sono pecore del mondo che sono tutt’altro che disperse nel mondo, stanno bene
nel mondo e sono contente e soddisfatte di sentire le parole del mondo, non si
sentono disperse nel mondo.
E ci sono
invece pecore di Dio che soffrono nel mondo, soffrono di trovarsi disperse
nelle cose del mondo.
Gesù viene a
salvare queste pecore che si trovano a disagio negli argomenti del mondo,
perché appartengono al cielo.
Gesù invece
non viene per coloro che si trovano a proprio agio nel mondo e si troverebbero
a disagio invece negli argomenti di Dio.
Ed è per
questo che Gesù dice: “Io non prego per il mondo ma prego per coloro che Tu
Padre mi hai dato”.
Quindi
abbiamo tutta un azione a monte, precedente, in cui la creatura, viene a
determinare la sua appartenenza a-, e a seconda di questa appartenenza,
determina anche il suo campo d’ascolto.
Ognuno
ascolta la voce di quel tesoro che ha messo al centro sull’altare del suo cuore,
di ciò di cui si è fatto figlio.
“Nessuno può
venire (ascoltare) a Me, se non è attratto dal Padre”, cioè se non ha messo il
Pensiero di Dio al centro dei propri interessi.
Comunque il
problema da approfondire e da meditare è questo: come può succedere che in quel
campo, tutto seminato da Dio, a un certo momento, salti fuori questa zizzania.
Come può
succedere che a un certo momento salti fuori una creatura che non appartiene a
Dio, per cui si nega all’ascolto di Dio, anzi diventa incapace a sopportare il
parlare di Dio e gli argomenti di Dio.
Se noi ci
troviamo nella impossibilità di sopportare gli argomenti di Dio, noi siamo
tagliati fuori da quella che è la salvezza, dalla conoscenza e la comunione con
Dio.
Chi dà a noi
la possibilità della comunione con Dio è Dio stesso.
È Dio che
parlando a noi, ci fa entrare nella comunione con Sé.
Nella misura
in cui però noi abbiamo la possibilità e la capacità di ricevere le sue parole,
di meditarle, di custodirle, di approfondirle con pazienza, fino ad arrivare al
frutto, il frutto che è la conoscenza di Dio e quindi la nostra vita eterna.
La Parola di
Dio può trovare in noi gioia, può trovare in noi qualche difficoltà, ma può
trovare anche in noi insopportabilità.
Tutto dipende
dallo stato d’animo che portiamo in noi, cioè da ciò cui noi apparteniamo.
Molti dei
suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo
linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
Gv 6 Vs 60 Sesto
tema.
Titolo: Se non mettiamo Dio al Suo posto il suo parlare diventa
insopportabile.
Argomenti: Il difetto d’ascolto
– L’appartenenza deriva dalla nostra risposta – La difficoltà oggettiva va
superata – Togliere il Regno – L’urgenza dell’amore – La progressione
geometrica – Il tempo per Dio – Le pecore di Dio –
29/ Giugno/1981