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Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Gv 6 Vs 45 Primo tema.


Titolo: Tutti siamo ammaestrati da Dio. I


Argomenti: L’intervento personale di Dio. La scelta del maestro. La consapevolezza di essere ammaestrati da Dio. Il futuro è una nostra presa di consapevolezza. L’ultimo giorno può precipitare su di noi. Il rapporto diretto tra l’anima e Dio. La capacità di sopportare la Luce di Dio. La fuga dal rimprovero. Creati per glorificare Dio. L’inferno è un fatto interiore.  Precedere l’avvenimento. La rivelazione dei cuori. L’inganno della creatura. Futuro, presente e passato.


 

19/ Ottobre /1980 Vigna


Oggi ci limitiamo alla prima parte di questo versetto: “Saranno tutti ammaestrati da Dio”.

Dobbiamo chiederci che significato possa avere questo “futuro” che il Signore usa qui e questo “tutti” che il Signore usa qui.

Già noi troviamo nei Salmi e nei Profeti la promessa di Dio che dice di volere intervenire personalmente.

Molte volte in Ezechiele, in Isaia, in Geremia: “Poiché i pastori hanno trascurato il loro gregge, Io stesso verrò e Io stesso mi farò Pastore delle pecore, le raccoglierò, le curerò”.

Ecco questo intervento personale in cui è profetizzato quello che avviene nell’ultimo tempo, nell’ultimo giorno.

Abbiamo poi il Salmo 22: “Il Signore è il mio Pastore”.

Ogni uomo è curato personalmente da Dio.

Però stiamo attenti perché qui usa un futuro: “Saranno”.

Dicendo “tutti” trasferisce il futuro nel presente.

“Tutti” vuole dire che nessuno è escluso.

Ma se non esclude nessuno, vuol dire che ogni uomo è ammaestrato da Dio.

Ma allora resta il problema circa il fatto che Lui dice: “Saranno”, futuro.

Mi sembra che il “tutti” sia un po’ in conflitto con il “saranno”.

Il “tutti” è totalità: ogni uomo è ammaestrato da Dio.

In Dio non c’è il futuro, in Dio c’è soltanto il presente.

Ma allora perché ci dice questo futuro: “Saranno”.

Soprattutto cerchiamo di collegarlo con quanto Gesù ha detto precedentemente: “Nessuno può venire a Me, se il Padre che mi ha mandato non lo attrae e Io lo resusciterò nell’ultimo giorno”.

C’è un collegamento tra questa affermazione che Lui fa adesso e quanto detto prima.

Dobbiamo cercare di vedere in cosa consista questo collegamento.

Gesù afferma che Dio ammaestra tutti ma non tutti sono ammaestrati da Dio.

Sembra una contraddizione ma non è una contraddizione.

Dio attrae tutti, non tutti sono attratti da Dio.

Dobbiamo proprio approfondire il concetto di attrazione.

È lo stesso verbo però ha due concetti diversi.

Dal punto di vista di Dio, Dio attrae tutti, Dio ammaestra tutti, dal punto di vista dell’uomo non tutti sono ammaestrati e quindi attratti da Dio.

San Paolo stesso dice che arriva il tempo in cui ognuno si sceglie dei maestri da seguire a seconda delle passioni del suo cuore.

Non tutti sono ammaestrati da Dio.

Ognuno ha un suo maestro o dei suoi maestri a seconda di quelli che sono i desideri, a seconda dell’orientamento che ha dato alla sua vita.

Qui non siamo più noi a servizio del Maestro, in ascolto del Maestro, ma cerchiamo i maestri che rispondano ai nostri desideri.

Anziché piegarci ai desideri del Maestro, noi pieghiamo il maestro ai nostri desideri, capovolgiamo e allora abbiamo tanti maestri.

Nino: Non capisco perché il futuro: “Saranno ammaestrati”, debba essere riduttivo, in contrapposizione del “tutti”.

Silvana: Ma nel futuro “saranno ammaestrati” solo coloro che hanno seguito il parlare di Cristo, quindi non “tutti”.

Luigi: E se è nel futuro allora quelli di oggi o di ieri non sono ammaestrati da Dio?

Allora quale senso ha questo futuro?

Che significato ha il tempo per noi?

Perché Dio ci ha posti nel tempo?

Perché per noi c’è un passato, un presente e un futuro?

Eligio: Quando nella Genesi Dio ha detto: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, vedo implicito l’ammaestramento di Dio.

Luigi: Ma allora sono tutti ammaestrati da Dio, e allora perché dice: “Saranno”?
Eligio: Perché per essere ammaestrati consapevolmente da Dio, abbiamo bisogno di un certo tempo, ecco perché l’ammaestramento di Dio è un futuro per ogni uomo.

Luigi: Ma il fatto che l’uomo arrivi tardi alla consapevolezza di essere ammaestrato da Dio, non sminuisce il fatto che l’uomo è ammaestrato da Dio oggi.

Cioè Dio ammaestra l’uomo oggi, l’uomo prenderà consapevolezza di questo nel futuro, quando? Nell’ultimo giorno, quando ci sarà il rapporto diretto con Dio, lì prenderà consapevolezza di un fatto che è già avvenuto.

Amelia: “Questo “saranno” indica il compimento.

Luigi: Non indica una cosa che avverrà allora, indica la scoperta di una cosa che è sempre avvenuta.

Quando nei profeti o nei salmi si parla di tempo futuro, il tempo futuro, è soltanto per fare prendere consapevolezza di un fatto che avviene oggi, perché in Dio l’avvenimento è oggi, non è domani, siamo noi che arriviamo domani ma scopriamo una cosa che già è.

Quando noi scopriremo Dio, scopriremo uno che è sempre stato con noi e che noi non vedevamo.

“Noi verremo e faremo abitazione”, forse che Padre e Figlio si spostano da un luogo all’altro?

No, e allora in cosa consiste questo “verremo” futuro?

Già fin dal primo giorno Padre e Figlio abitano nell’uomo, è l’uomo che arriva tardi a scoprire la realtà che porta con sé.

È l’uomo che arriva tardi a scoprire il Maestro che è sempre stato con lui e che lo ammaestrava.

È un futuro in quanto richiede la consapevolezza dell’uomo.

L’avvenimento passato e futuro, non è altro che la rivelazione di un fatto che avviene oggi nel rapporto della nostra anima con Dio anche senza di noi.

La crocifissione e la morte del Cristo che è avvenuta è soltanto per ammonirci, per farci capire la morte di Dio che avviene in ognuno di noi, quando noi non teniamo conto di Dio.

L’avvenimento passato è per farci prendere consapevolezza di un avvenimento presente senza la nostra partecipazione. L’avvenimento futuro si riferisce anche al presente, ma richiede la consapevolezza nostra.

La consapevolezza di quello che veramente è, avviene soltanto in Dio, perché è nella verità che scopriamo la verità, ecco che per noi è futuro e rappresenta il giorno di Dio e il giorno di Dio è l’ultimo giorno, perché tutte le cause seconde spariscono come sostanza, diventano solo segni e qui subentra il rapporto diretto tra l’anima e Dio e nel rapporto diretto tra l’anima e Dio, l’anima in Dio conosce la verità, e conoscendo la verità, conosce quello che è sempre stato.

Perché la verità è sempre stata, quindi l’uomo conosce ciò che è sempre stato nella sua vita, non conosce una cosa nuova, eppure è una cosa nuova, perché prende consapevolezza di una cosa vecchia, consapevolezza quindi abbiamo la novità.

Questa scoperta si ha solo in Dio e fintanto che non arriviamo a conoscere Dio, noi non arriveremo a scoprire che sono tutti ammaestrati da Dio.

Quel giorno in cui troveremo Dio, troveremo che tutti gli uomini sono sempre stati ammaestrati da Dio.

Dio è Colui che da sempre ha sempre parlato con ognuno di noi, mentre noi ritenevamo che fossero le creature a parlare con noi, che fossimo noi a parlare con noi, invece in tutto era Dio.

Questo fatto adesso ci è annunciato ma la consapevolezza di questo (futuro), noi l’avremo soltanto il giorno in cui (Pentecoste) noi troveremo la presenza di Dio.

Attualmente noi crediamo, perché la verità di Dio si afferma su di noi nonostante noi, perché ha un sigillo di verità superiore a noi e noi non la possiamo smentire.

In quanto non la possiamo smentire crediamo, l’atto di fede è adesione a ciò che ancora non vediamo ma che non possiamo smentire.

Quando mi si dice di vivere per l’assoluto e non per il relativo, la cosa si afferma su di me, non la posso smentire, posso dubitare, non capire.

Adesione a ciò che non posso smentire è l’atto di fede, perché la cosa si afferma su di me, allora io credo che Dio sia presente, io credo che Dio parli all’uomo, però questo non lo comprendo, non lo capisco.

Per capirlo devo arrivare a trovare Dio e quel giorno ho la consapevolezza: capirò che Dio era Colui che ammaestrava tutti, in noi ci sarà la visione che tutti gli uomini sono ammaestrati da Dio.

Nino: Però non sarà in ogni uomo questa visione.

Luigi: Solo in colui che vedrà la verità di Dio.

Vedendo la verità di Dio, vedrà che tutti, anche coloro che l’hanno respinto sono sempre stati ammaestrati da Dio, per cui per Lui c’è la totalità, non tutti però sono ammaestrati da Dio.

Da parte di Dio tutti gli uomini sono ammaestrati da Dio, non tutti gli uomini sono ammaestrati da Dio.

Coloro che arrivano a conoscere Dio, conoscendo Dio vedono che tutti sono ammaestrati da Dio, che tutti sono sempre stati ammaestrati da Dio, perché Dio essendo il Creatore è Colui che parla ad ogni uomo in tutto, quindi è Lui il pastore, il maestro, la guida, l’amico.

È Lui in tutto.

Pinuccia: Il futuro vale anche per ogni uomo che sarà curato da Dio.

Luigi: Sì ogni uomo è curato da Dio, ma la consapevolezza che ogni uomo è curato personalmente da Dio, noi l’avremo quando conosceremo Dio.

Il tempo futuro è futuro non perché attualmente non sia, ma perché richiede da parte nostra un certo sforzo, per arrivare a prenderne consapevolezza.

Ma quando noi prendiamo consapevolezza, noi scopriamo quello che già è, cioè noi scopriremo il presente.

Infatti in Dio passato e futuro diventano tutto presente.

E più noi entriamo nella vita eterna e più il passato e il futuro diventano tutto presente in Dio.

Attualmente c’è il futuro perché portiamo qualcosa in noi e non ne siamo consapevoli, c’è qualcosa nella nostra vita di cui non siamo consapevoli.

Il tempo infatti non è altro che il regno di Dio che viene, cioè è il regno della verità che cala in noi e in quanto cala, abbiamo un susseguirsi di novità che calano nella nostra vita e che richiedono a noi una certa partecipazione consapevole.

Ma è soltanto conoscendo Dio che noi avremo quella piena consapevolezza che ci farà scoprire che tutti erano ammaestrati da Dio: era Dio quello che parlava in tutto, non erano le creature.

Per cui non potremo accusare nessuno se in noi è venuto meno l’amore per Dio, non potremo accusare nessuno, perché in tutto era Dio che ci ammaestrava e allora il difetto era soltanto in noi.

Quando scopriremo che Lui è in tutto, ma questo avverrà nell’ultimo giorno e in quanto per noi c’è un ultimo giorno c’è un futuro, ma questo futuro è già oggi, per cui il futuro è una proposta in cui dobbiamo sforzarci di entrare adesso.

L’ultimo giorno è già adesso, perché è una proposta, in quanto la verità è già adesso, siamo noi che dobbiamo prendere consapevolezza di ciò che è.

Allora la parola di Dio annuncia a noi una cosa, che vedremo, conosceremo solo conoscendo Dio.

Allora abbiamo la parola di Dio che arriva a noi e ci annuncia un avvenimento futuro, se noi aderiamo alla parola di Dio e c’impegniamo in quello che ci propone, noi entriamo nel futuro, noi conosciamo questo futuro e mano a mano che gli avvenimenti avvengono troviamo la conferma crescente della parola di Dio.

Pinuccia: Quindi lo sforzo per conoscere ciò che già oggi è, deve essere uno sforzo per conoscere Dio.

Luigi: Certo e questo lo dice per confermare: “Nessuno può venire a Me se il Padre che mi ha mandato non lo attrae”, “E saranno tutti ammaestrati da Dio”, quindi c’è questo Padre che ammaestra tutti, ammaestrando attrae e coloro che si lasciano attrarre, saranno risorti nell’ultimo giorno.

Apparentemente potrebbe sembrare che la colpa sia del Padre se il Padre non mi attrae e allora Gesù corregge la falsa interpretazione che posso dare io.

Nino: Il futuro in realtà non è un futuro, è un adesso.

Luigi: Dobbiamo allora meditare su quali conseguenze può avere per noi il fatto di essere ammaestrati oggi da Dio e la responsabilità che abbiamo di fronte alle lezioni che Dio ci dà.

La nostra responsabilità è capire, perché è Dio che parla con te.

Pinuccia: A Pentecoste scopriremo che Dio ammaestra tutti, però prima avevi identificato questa scoperta con l’ultimo giorno e l’ultimo giorno non necessariamente coincide con la Pentecoste.

Luigi: La Pentecoste appartiene all’ultimo giorno, è l’alba dell’ultimo giorno.

Pinuccia: Questa nostra scoperta avviene a Pentecoste?

Luigi: Quanto più noi conosciamo Dio. L’ultimo giorno può anche caderci addosso e certamente ci cade addosso, perché il tempo non siamo noi a determinarlo.

L’orologio cammina sia che noi capiamo, sia che noi non capiamo, il tempo arriva addosso a noi comunque, sia che noi ascoltiamo Dio, sia che noi non lo ascoltiamo, le cose finiscono indipendentemente da noi, le cose si svuotano di significato indipendentemente da noi e l’ultimo giorno può precipitare su di noi.

Naturalmente se l’ultimo giorno precipita su di noi, non è che noi lo capiamo.

L’ultimo giorno consiste nel rapporto diretto tra la nostra anima e Dio.

Attualmente tra la nostra anima e Dio ci sono tante cose, tante creature, ci sono in mezzo tanti segni, tante parole e proprio queste parole in mezzo (che dovrebbero aiutarci) ci impediscono invece un rapporto diretto con Dio.

Noi dovremmo sempre tenere presente la nostra anima, i segni di Dio e Dio.

Dio pensa noi, crea noi e poi ci ammonisce attraverso tutta la creazione per orientarci a Sé, per aprirci a Sé, però il segno come segno è in movimento, non è stabile, Dio è stabile, il segno muta, appunto perché è segno, quindi finisce e noi dobbiamo capire la lezione del segno di Dio, prima che il segno finisca, altrimenti noi entriamo in rapporto diretto con Dio, senza avere la capacità di conoscere Dio e quindi senza avere la capacità di restare con Dio e allora lì succede la tragedia.

Noi non dobbiamo essere sorpresi dall’avvenimento prima di capirlo, però l’intelligenza dei segni di Dio l’abbiamo soltanto in Dio.

“Non preoccuparti del mangiare e del vestire (parole/segni) ma preoccupati di conoscere Dio, la funzione del segno è quella di sollecitarci a conoscere Dio, perché se tu conosci Dio comprendi il segno quando questo si svuoterà, passerà, se tu non conosci Dio il passare del segno diventa una tragedia per te.

Pinuccia: È un invito ad entrare in diretto rapporto con Dio prima che questo rapporto diretto ci sia imposto.

Luigi: Certamente.

Perché rapporto diretto con Dio non vuole mica dire paradiso, può diventare inferno.

Pinuccia: E questo avviene quando scadono le cause seconde.

Luigi: Quando scadono le cause seconde, dobbiamo avere preceduto nel nostro cuore la caduta delle cause seconde.

Pinuccia: Ed esserci aperti alla Causa prima.

Luigi: Certo. In modo da vedere l’avvenimento, causa seconda come opera di Dio, vedendone il significato e allora noi diventiamo capaci di sopportare la fine del segno, anzi direi che diventa per noi motivo di gioia, perché è conferma della presenza di Dio.

Se invece noi non vediamo il segno come segno di Dio, subiamo la caduta del segno come caduta della nostra vita, come perdita di ciò per cui noi vivevamo e non possiamo farne a meno.

Perché noi siamo fatti per l’assoluto e quindi scambiamo per assoluto tutto ciò che noi vediamo e che noi tocchiamo, ma quello che noi vediamo e tocchiamo non è assoluto, è soltanto segno dell’assoluto.

Essendo segno dell’assoluto, certamente muta, passa e se passa, passa la mia vita e io non posso più sorreggermi su niente se non ho trovato la mia vita in Dio prima che il segno passi.

Per questo “affrettatevi” a conoscere il Signore a entrare nella sua pace (l’ultimo giorno), affinché non vi accada quello che è successo al popolo ebreo che fu costretto a vagare per 40 anni nel deserto perché non ebbe fede sufficiente per entrare nella terra promessa.

Quello che in poche settimane potevano raggiungere, non lo raggiunsero in 40 anni.

Furono costretti a vagare nel deserto, come tutti noi siamo costretti a vagare nel deserto della nostra vita, perché si lasciarono e ci lasciamo dominare dalla paura, perché non abbiamo fede sufficiente per entrare nella terra promessa.

Dio ci costringe a vagare nel deserto fino alla morte.

In pochi giorni di cammino gli ebrei sono arrivati alla terra promessa, hanno mandato degli esploratori che hanno riferito che la terra promessa era bella e fertile, però c’erano dei nemici forti ed armati e la paura li bloccò fuori dalla terra promessa fino all’estinzione di quella generazione (Mosé compreso) che non ebbe fede.

Sarà la nuova generazione che entrerà nella terra promessa, questi no, perché non hanno avuto fede sufficiente per superare la paura.

Eligio: Prima hai detto che il rapporto diretto con Dio potrebbe essere dannazione eterna, ma allora che rapporto diretto con Dio è?

Luigi: La conclusione è data proprio dal rapporto diretto con Dio, ma l’anima può non comprendere, può non conoscere.

C’è la consapevolezza di essere in rapporto diretto con Dio ma non c’è comprensione di Dio, l’anima non può restare con Dio, però è in rapporto diretto con Dio.

L’anima non può restare in nulla, infatti Satana non trovò un luogo di pace in tutto l’universo.

Vuole dire che tutte le cose perdono di stabilità, pur essendo noi attratti da tutte le cose e quindi non troviamo in nulla un luogo per sostare e siamo costretti a vagare di cosa in cosa ma questo è dato proprio dal fatto che siamo in rapporto diretto con Dio.

È come uno appassionato di qualcosa, non può trovare pace in nessun altra cosa, però l’oggetto della sua passione non lo può raggiungere.

Nino: L’inferno lo proviamo già oggi quando proviamo disagio o sofferenza per qualcosa e non sappiamo il perché e questo lo vediamo in noi e negli altri.

Luigi: Nell’inferno non si può capire.

Dio è in rapporto diretto con ognuno di noi, noi attualmente non siamo in rapporto diretto con Dio, ma arriva il giorno in cui anche noi saremo in rapporto diretto con Dio, ma lì può essere una tragedia, perché?

Perché non basta il rapporto diretto con Dio per creare in noi la coscienza, la consapevolezza, è necessario che noi abbiamo dentro di noi qualcosa che ci dia la possibilità di portare/sopportare/comprendere quel rapporto diretto.

La capacità di comprensione è sempre relativa a quello che portiamo in noi: per gustare il pane abbiamo bisogno della fame, per comprendere Dio abbiamo bisogno della fame di Dio e la fame di Dio è una dimensione interiore.

Ecco per cui “vegliate e pregate” prima che l’avvenimento avvenga perché?

Perché vegliando e pregando, tu formi dentro di te l’anima, il desiderio che ti darà la capacità di assimilare e di comprendere il rapporto diretto con Dio quando quel rapporto diretto arriverà, cioè ti renderà capace di accogliere la venuta di Colui che sta venendo.

Dio è Colui che è, certamente è Colui che viene e questo venire di Dio è proprio stabilire un rapporto diretto.

Attualmente la lontananza da Dio è data dal fatto che abbiamo tante cause seconde in mezzo, le cause seconde scadono e Lui viene ma io costato quello che già era, perché Dio era da sempre in rapporto diretto con me.

“Saranno ammaestrati”, scopriremo che tutti sono sempre stati in rapporto diretto con Dio.

Ecco per cui è necessaria questa vigilanza, questa preparazione, questa penitenza, perché se non c’è questa dimensione interiore in noi, l’avvicinarsi del regno di Dio provoca in noi la tragedia, perché noi siamo incapaci di sopportarlo.

La fine del mondo può essere motivo di gioia: “Alzate gli occhi la vostra liberazione è vicina”, per altri invece è sofferenza, patimento, paura.

Come mai se l’avvenimento è uguale per tutti?

Dipende dallo stato d’animo cioè da come uno si è preparato a quello, dalla stima che ha avuto per Dio durante la sua vita.

La comprensione, la conoscenza non è mai data da un elemento solo (Dio che viene) ma presuppone anche un elemento soggettivo in noi.

Ecco per cui può avvenire l’incomunicabilità, due persone vicine “una è presa e l’altra lasciata”.

Dove non c’è comprensione c’è un abisso tra una persona e l’altra.

Abramo dice che c’è un abisso tra noi e voi, per cui di qua non si può passare là e da là non si può passare qua.

L’abisso è determinato dal fatto interiore, come paradiso e inferno sono fatti interiori, non sono luoghi.

Nino: Noi siamo ancora nella possibilità di riprenderci, la tragedia non è così grave, la tragedia è quando le cose ci vengono portate via e noi abbiamo lo spirito soffocato perché non lo abbiamo mai usato e quindi non può superare la realtà che s’impone.

Luigi: Noi attualmente siamo schiavi di cause seconde, dell’apparenza delle cose, però abbiamo anche le parole di Dio e se noi siamo attenti a queste parole e mettiamo Dio prima di tutto, ecco che Dio recupera la nostra anima e a un certo momento precediamo l’avvenimento.

L’avvenimento quando trova in noi uno stato d’animo capace di comprenderlo, non è più subito ma è conferma della parola di Dio.


Cina: “A chi ha sarà dato e ha chi non ha sarà tolto”, la parola di Cristo prepara il terreno per poter accogliere sempre più Dio.

Luigi: Ci attende a tutti quanti uno stesso dono, Dio si dona tutto a tutti, non tutti lo possono comprendere.

Ognuno potrà godere di quel dono in  proporzione a come si sarà preparato a quel dono.

Ma Dio si dona tutto a tutti.

Il talento o il denaro, all’ultimo sarà uguale per tutti, però ognuno godrà di esso a seconda di quanto di Dio porterà in sé.

Ecco per cui ad ognuno sarà dato ciò che avrà voluto avere, “A chi ha sarà dato” come ricordavi tu.

L’importante però è convincersi che questo “saranno tutti ammaestrati da Dio” non è l’arrivare di un tempo in cui saranno tutti ammaestrati da Dio ma è il prendere coscienza nella verità di Dio che siamo sempre stati tutti ammaestrati da Dio.

È una parola di Dio che ci annuncia quello che vedremo allora, ma allora vedremo una verità che è sempre stata: siamo sempre stati tutti ammaestrati da Dio.

Cina: E questo è il giudizio finale.

Luigi: Il giudizio finale non è come ce lo immaginiamo noi.

Noi vediamo le cose in superficie, perché le misuriamo con il nostro metro, proiettiamo su di esse la nostra fantasia, il giudizio finale non è un giudizio come lo possiamo intendere noi, non è un tribunale.

Il giudizio è il dono totale di Sé di Dio, è Dio che dona tutto Se stesso all’anima.

Soltanto che di fronte a tanta Luce, ognuno può sopportare a seconda della sua capacità di sopportazione visiva, non tutti possono sopportare allo stesso modo.

Ognuno quindi si deve allontanare da quella Luce e assumere quel posto in cui riesce a sopportare quella Luce. Chi è più forte resta vicino, chi è debole deve allontanarsi fino a fermarsi in quel punto in cui può sopportare quella Luce.

Il giudizio finale è il dono stesso di Dio, noi stessi ci giudichiamo di fronte a questo dono, ma Dio si dona tutto a tutti.

Non tutti sono capaci di accogliere questo dono, per alcuni questo dono è gioia e per altri può essere tormento. Ma è sempre lo stesso dono.

Dio non può fare altro che donare Se stesso, perché Lui solo è, quale dono maggiore può farci se non Se stesso?

Dio dona Se stesso ed è simboleggiato da quella paga data alla sera a tutti i lavoratori: ha dato lo stesso denaro a tutti: per alcuni fu motivo di gioia, per altri fu motivo d’offesa.

La stessa cosa, assume significati diversi a seconda dello stato d’animo di chi la riceve, ma il dono da parte di Dio è sempre uguale.

Silvana: Nella misura in cui io metto Dio al centro dei miei pensieri, io vedo il suo ammaestramento a me e a tutti gli uomini e il futuro diventa presente.

Luigi: Certo più entriamo in rapporto diretto con Dio e più costatiamo che Dio è effettivamente Colui che ammaestra tutti.

Mettendo Dio al centro della nostra vita noi stabiliamo un rapporto diretto con Dio, cioè noi entriamo nell’ultimo giorno, prima ci sono gli altri giorni che sono sempre determinati dalle creature e noi.

Però le creature si evolvono verso una meta, direi che tutta la creazione si evolve verso Cristo, Cristo è il centro, la sintesi di tutta la creazione, ma Cristo è il rapporto diretto con il Padre, allora diciamo che tutti i giorni della creazione, evolvono verso un giorno in cui c’è il rapporto diretto con il Padre.

E cosa succede in questo rapporto diretto con il Padre?

Ci si rende conto che Dio è Colui che ha sempre ammaestrato tutte le creature, anche quando prima ci relazionavamo con le creature, perché tutte le creature erano segni suoi, parole sue rivolte a noi.

Colui che parlava con te ti è presente dice Isaia.

Quindi arriva il momento che noi vediamo presente Colui che ha sempre parlato con me, io non me ne accorgevo perché pensavo fossero le creature a parlare con me.

Quindi i giorni della creazione sono per noi, non per Dio, per Dio c’è sempre il rapporto diretto con la nostra anima, Dio parla personalmente, ammaestra personalmente ognuno di noi, per noi ci sono invece i giorni della creazione, però questi giorni della creazione sono in movimento, vanno verso una conclusione e questa conclusione è il Cristo che essendo Pensiero del Padre è rapporto diretto con il Padre.

Allora se tutto si evolve verso questo limite, anche per noi c’è il rapporto diretto con il Padre.

Naturalmente più noi entriamo in questo rapporto diretto più comprendiamo l’ammaestramento di Dio, perché è in Dio che si conosce la verità.

Però la verità non è soltanto nell’ultimo giorno ma è anche in tutti i giorni che l’hanno preceduto, la Verità è universale, la Verità è valida sempre, allora scoprendo la Verità, noi scopriamo quello che è sempre stato.

Infatti noi adesso nei giorni della creazione, noi vediamo per parti, siamo insoddisfatti, perché ci accorgiamo di non vedere la Verità, tutte le nostre conoscenze sono tutte limitate, scaviamo un poco nelle parole di Dio e poi dobbiamo fermarci, non possiamo andare oltre, restiamo sempre in superficie e siamo insoddisfatti: non vediamo la Verità.

La Verità si trova soltanto trovando Dio.

La Verità si conosce soltanto nella Verità, Dio si conosce solo in Dio.

Conoscendo Dio, scopriamo la Verità anche di prima, la Verità di tutto poiché la Verità è valida universalmente.

Amalia: Attraverso tutte le cose e le creature Dio opera per dare lezioni a me, io devo quindi essere attenta solo a Lui, ascoltare solo Lui, imparare solo da Lui e interpellare solo Lui.

Luigi: Questo non vuole dire che noi dobbiamo rifiutare tutte le lezioni che ci arrivano da altri.

Dobbiamo essere aperti a tutti, però non assumere nessuno come maestro, ma tutto quello che riceviamo dobbiamo sempre portarlo a Dio.

Il Maestro cosa fa?

Il Maestro parla attraverso tutti ma poi Lui ci spiega e ci fa capire quello che Lui ci ha fatto arrivare.

Si richiede sempre questa attenzione, questo portare direttamente a Lui, per essere illuminati da Lui e non fermarci a quello che dicono gli altri e il mondo.

Se noi ci fermiamo a quello che dicono gli altri, allora gli altri diventano nostri maestri e noi invece dobbiamo sempre cercare presso Dio perché uno solo è il Maestro e Lui parla anche negli altri, però quello che Lui dice in tutto e in tutti, s’illumina soltanto in Lui, non dobbiamo fermarlo a metà strada.

Nino: Anche quello che ci arriva attraverso il Cristo lo verifichiamo alla luce del Maestro interiore che è in noi, potremmo anche trovare un anticristo ed essere ingannati.

Amelia: Devo vivere oggi questa verità propostami dalla parola di Cristo: “Tutti sono ammaestrati da Dio”, Dio è l’unico vero mio Maestro, solo questa mia partecipazione personale oggi, mi darà la possibilità di vederla, di prenderne consapevolezza nel giorno del Signore, nell’ultimo giorno.

Il “saranno” esclude ogni automatismo e sollecita il mio impegno consapevole.

Luigi: Sì non basta dire che Dio è il mio Pastore, il mio Maestro, queste sono parole, bisogna capire bene quand’è che Dio è il mio Pastore, quand’è che Dio è il mio Maestro.

Noi possiamo affermarlo a parole e poi avere ben altri maestri e ben altri pastori nella nostra vita.

Bisogna andare oltre alle parole che possiamo dire con le labbra.

Nino: In Dio avremo il recupero di tutti i doni di Dio, anche di quelli accolti e non capiti in Dio...

Luigi: Non capiti ma creduti, perché noi possiamo anche non averli accolti da Dio e allora in Dio non li capiamo.

Nino: Fermarci ai doni materiali di Dio, rende vano ogni ammaestramento dello Spirito di Dio e nell’ultimo giorno quello dello svuotamento dei segni per opera di Dio, saremo solo colpiti dalla fine di tutto ciò su cui noi avremo appoggiato la nostra vita e il nostro pensiero e nel crollo del nostro mondo sarà coinvolto il nostro spirito. Avremo reso vano tutto l’ammaestramento personale di Dio.

Luigi: Noi rischiamo che il nostro spirito sia coinvolto nella fine delle cose, mentre invece se il nostro spirito è unito a Dio, il nostro spirito non resta coinvolto.

Allora bisogna precedere i tempi, noi siamo stati creati per vivere per Dio, tutte le creature sono buone ma sono mezzi che devono aiutarci a vivere per Dio e non dobbiamo quindi vivere per altro, altrimenti subiremo il danno del passare di tutte le cose.

Certamente tutte le cose passano perché sono tutti segni di Dio.

I segni, le cose, le creature passano, finiscono e Dio rimane.

Nino: Ricordo una persona religiosa che alla morte della moglie diceva di non riuscire più a credere in Dio.

Luigi: Dio opera in modo che i nostri cuori si rivelino, evidentemente quella persona aveva fede in Dio perché Dio gli aveva dato la moglie ma non ha visto la moglie come un mezzo per andare a Dio.

Il fine unico della nostra vita deve essere Dio, tutto il resto deve essere solo mezzo.

Noi possiamo mettere una creatura o il pensiero del nostro io come fine della nostra vita e allora noi crediamo in Dio come mezzo per la creatura o per il nostro io.

Finiamo con lo strumentalizzare Dio per i nostri fini.

Come viene meno il nostro fine, anche la fede in Dio (che era solo un mezzo) crolla, non so cosa farmene di un Dio che non mi aiuta nel mio fine.

Noi possiamo mettere i doni al posto del donatore, è sempre quello l’errore che facciamo.

Eligio: Gli strumenti (le creature) che Dio usa per portarmi nel suo amore, non sono da me compresi nella loro finalità. Questi strumenti sono piacevoli di per sé ma essendo la volontà debole perché debole è la conoscenza di Dio mi è più comodo sostare con le creature, godere di esse dimenticando il Creatore e le ragioni per cui Lui invia a me le creature...

Luigi: Perché è più comodo?

Noi restiamo con più facilità con le creature che con Dio, perché nelle creature vediamo riflesso il nostro io, mentre invece Dio richiede il superamento dell’io.

Le creature non richiedono il superamento dell’io, anzi le creature con le quali maggiormente restiamo sono quelle che ci esaltano e ci lodano, mentre tendiamo a fuggire dalla creatura che ci rimprovera e ci ammonisce.

Perché tendiamo a fuggire dalla creatura che ci rimprovera?

E perché tendiamo a restare con la creatura che ci loda?

È tutto un inganno, probabilmente chi ci rimprovera ci vuole più bene di chi ci loda probabilmente per strumentalizzarci, eppure noi restiamo con chi ci loda, vuole dire che è il pensiero del nostro io che ci determina, non è il pensiero di Dio.

Con il pensiero di Dio noi ci comporteremmo al rovescio.

Eligio: Inoltre per restare con Dio devo andare in profondità, scavare.

Luigi: Per questo mentre Dio parla nel presente, per noi c’è un futuro, perché c’è un superamento da fare.

Dio parla con il tempo futuro per dirci che c’è una tappa da fare.

Per noi il presente è un attimo fuggente, mentre invece il passato e il futuro sono dimensioni che crescono all’infinito, per Dio invece il presente è tutto e assorbe anche il passato e il futuro, per cui per noi la somma, la totalità di passato, presente e futuro rappresenta la presenza di Dio.

Eligio: Il “sarai ammaestrato da Dio” è un ammonimento divino per farmi essere attento che in ogni momento della mia esistenza Dio opera per farmi maturare alla vita eterna.

Luigi: Cioè “io parlo con te”.

“Colui che parlava con te, adesso ti è presente”.

Il Creatore in quanto crea parla, la creazione è una significazione di chi? Dio solo è Colui che è, quindi è significazione di Se stesso.

Allora tutta la creazione e tutte le opere di Dio sono segni, in quanto segni sono parole rivolte a colui che ha in sé il Pensiero di Dio cioè all’uomo.

Dio parla il suo Pensiero a chi ha la possibilità di accoglierlo.

Prima di tutto dobbiamo convincerci che Dio è Colui che opera tutto, poi che in tutto significa Se stesso, che la significazione di Sé è un parlare e che questo parlare è diretto personalmente all’uomo, affinché l’uomo possa intendere.

Ognuna di queste tappe richiede in noi convinzione che si forma solo attraverso il dialogo personale e diretto con Dio.

La convinzione si forma attraverso la preghiera personale con Dio.

Perché è attraverso la preghiera personale che si forma in noi la luce e l’anima si convince e convinta resta attratta, con-vincere è Dio che vince la mia anima a Sé e io mi sento attratto da Lui ma io mi sento attratto in quanto mi sono raccolto in preghiera con Lui.

Eligio: Non dobbiamo però ritenere che sia la nostra iniziativa che ci faccia superare l’attaccamento a creazione e creature.

Luigi: Noi di nostra iniziativa non riteniamo neppure che ci sia bisogno di un superamento dell’io.

Il superamento viene se parti da Dio, è il Pensiero di Dio che ti dice che devi superarti, in caso diverso tu corri verso l’affermazione del tuo io.

Se noi non pensiamo Dio non ci viene neppure l’idea di dovere superare il pensiero dell’io.

Noi dobbiamo imparare a parlare di Dio, più di Dio che di noi e noi invece ogni frase la iniziamo con “io”.

Tu creatura sei stata fatta per glorificare Dio, cosa vuole dire glorificare Dio?

Parlare di quello che Lui ha fatto e fa, noi siamo fatti per parlare di Dio, quindi per pensare Dio, per conoscere Dio e per parlare di Dio, anziché pensare e parlare di noi.

Eligio: Dobbiamo lasciare parlare in noi lo Spirito di Dio.

Luigi: Quando noi parliamo di Dio, è sempre Dio che parla in noi, non siamo mica noi.

Quando noi pensiamo Dio è il Pensiero di Dio in noi che lo pensa.

Eligio: Però a volte possiamo parlare di Dio con parole nostre.

Luigi: Sì la parola può separarsi dal pensiero ma allora arriva un momento in cui salta fuori l’io, non possiamo farne a meno.

Noi purtroppo siamo sempre portati a parlare di noi e non di Dio.

Soltanto che ognuno di noi può parlare di ciò che porta dentro, noi abbiamo tanta difficoltà a parlare di Dio perché pensiamo poco a Dio e quindi conosciamo poco Dio, io non posso parlare di ciò che non conosco.

Eligio: Sugli attributi di Dio, l’io umano può dire qualcosa di Dio, mentre solo chi pensa Dio col Pensiero di Dio può coglierne l’essenza e questa è la vera conoscenza di Dio.

Luigi: Noi non siamo mica liberi di parlare di quello che vogliamo, io non posso parlare del film che hanno dato all’Ariston ieri, perché non l’ho visto.

La nostra capacità di parlare deriva da ciò che noi vediamo o abbiamo visto.

Tu puoi dire qualcosa di Dio per sentito dire.

Nino: Però ti senti a disagio parlando per sentito dire.

Luigi: Ci vuole proprio la preghiera personale nel silenzio per contemplare Dio, per conoscere Dio, lì abbiamo Dio che si dona in rapporto diretto, perché Dio vuole donarsi tutto a tutti.

La parola di Dio non si lascia appropriare da nessuno ma si dà a tutti.

Pinuccia: Dio ammaestra ogni uomo e lo conduce a poco a poco a prendere consapevolezza di essere una creatura fatta dal niente e in formazione, affinché noi ci lasciamo ammaestrare da Dio.

È Dio che operando forma l’orecchio dell’uomo e che lo fa capace d’intendere il suo parlare.

Luigi: Potremmo dire che tutto quello che è passato rappresenta tutta l’opera di Dio per formare il nostro orecchio e a desiderare la sua Verità, il futuro invece richiede l’apertura da parte nostra per potere arrivare ad intendere la sua Verità.

La vita ci viene dal futuro non dal passato.

Col passato Lui ha formato la nostra capacità, adesso questa capacità deve essere riempita, il futuro rappresenta il dato trascendente di Dio.

Per cui potremo dire che il passato rappresenta la nostra terra e il futuro rappresenta il cielo.

Dio all’inizio creò il cielo e la terra, creò il mondo che ci trascende e il mondo che è in relazione al nostro io.

La terra rappresenta il mondo che è in relazione al nostro io, ecco perché il nostro io si trova con facilità con le creature e con difficoltà con Dio, perché Dio richiede la trascendenza, il superamento dell’io, le creature invece confermano il nostro io.

Tutto ciò che conferma il nostro io, che forma il nostro io è rappresentato dalla terra, lo spazio-tempo è rappresentato dal passato, a un certo momento spazio e tempo formano una cosa sola, un unica dimensione e questo è facile capirlo perché se osserviamo una stella a miliardi di anni luce, noi troviamo quello che era l’universo miliardi di anni fa, quindi abbiamo lo spazio che coincide con il tempo.

Allungando lo spazio in orizzontale, noi ritroviamo il tempo.

Se noi osserviamo una stella a tre anni luce da noi, noi non vediamo la stella com’è oggi, la vediamo com’era tre anni fa, vedi che ci spostiamo indietro nel tempo?

Se noi possiamo osservare un corpo di 15 miliardi di anni luce, noi troviamo come era all’origine l’universo.

Le dimensioni spazio-tempo si fondono in una, per questo il nostro tempo si recupera tutto in un presente.

Pinuccia: Il passato nostro e il passato degli altri.

Luigi: Certo, tutti coloro che muoiono muoiono per noi, perché tutto quello che è passato, è opera di Dio per formare in noi la capacità di entrare nel mondo trascendente.

Il Cristo è morto per formare in noi la capacità di trascenderci e di passare nel mondo che ci trascende, quindi futuro.

Il futuro è dato dal mondo trascendente, è dato dal cielo.

La nostra vita è nel cielo, però presuppone tutta la terra, presuppone che noi abbiamo capito la lezione della terra.

Pinuccia: La lezione della terra è per portarci alla capacità di ascolto.

Luigi: Per formare l’orecchio.

Pinuccia: Per incentrare la nostra intenzione su Dio?

Luigi: Sì, perché solo con l’intenzione di Dio noi ci trascendiamo.

Noi pensando a noi stessi non ci trascendiamo, pensando Dio invece capiamo che Dio è superiore a noi e quindi essendo superiore c’impegna a superarci, a superare tutte le cose che vediamo.

Tutti noi scambiamo le cose che vediamo per realtà e realtà assoluta ed è lì che restiamo ingannati.

Pinuccia: Dio incentra la nostra attenzione su di Sé attraverso tutte le vicende.

Luigi: Tutto quello che è avvenuto in quanto è avvenuto forma il nostro orecchio, ma come io l’avverto è già passato, non esiste il momento presente, perché il presente è Dio e fintanto che non mi trascendo, io non colgo il presente, quello che io chiamo presente come lo colgo già è passato, non riesco a trattenerlo, non posso trattenerlo.

Pinuccia: Tutto ciò che succede è per farci elevare lo sguardo a Lui. Quindi Lui opera per formare in me l’attenzione a Lui.

Luigi: Certo, per questo dico che tutti coloro che muoiono, muoiono per me.

Tutto quello che avviene, avviene per formare in noi l’attenzione a Dio, per aprire il nostro orecchio a Dio e quindi portarci nel futuro, nel mondo trascendente e quindi portarci nel cielo.

Domenica prossima vedremo la seconda parte di questo versetto: “Chiunque ha ascoltato il Padre ed ha ricevuto il suo insegnamento viene a Me”.


Cina: Accogliendo l’ammaestramento di Dio, preparo il terreno per raccogliere ancora.

Luigi: “State attenti al modo con cui ascoltate, perché a chi ha sarà dato”,  “A chi avrà ascoltato”, perché siccome è Dio che forma l’orecchio, nella misura in cui ci lasciamo formare l’orecchio da Dio diventiamo capaci di ricevere successivamente altro da Dio.

Più noi riceviamo da Dio e più questo ci fa capaci di ricevere altro da Dio, sempre più profondo, sempre più intimo, sempre più unito a Dio, fino ad arrivare al rapporto diretto con Dio, cioè all’ultimo giorno.

Nell’ultimo giorno chi ci resuscita è soltanto il Verbo di Dio, è soltanto il Pensiero di Dio che ci fa vivere nell’ultimo giorno.

Come abbiamo detto prima l’ultimo giorno può anche essere un giorno di morte, anziché un giorno di luce può essere un giorno di tenebre.

Se noi non avremo ascoltato molto, corriamo quel rischio, perché se non avremo dentro di noi il Verbo di Dio, noi non potremo risorgere nell’ultimo giorno e allora per noi quel giorno diventa un giorno di morte e di confusione, un giorno di tenebra.

Silvana: Dobbiamo vedere questo ammaestramento di Dio con un rapporto personale con Dio.

Luigi: Dobbiamo sapere che c’è questo ammaestramento personale di Dio, altrimenti noi ci fermiamo alle creature, se invece io so che è Lui che parla con me, non mi fermo a quello che dicono le creature, ma cerco sempre presso Dio il significato, il suo Pensiero, cercare il suo Pensiero vuole dire cercare il suo Verbo nelle cose che Lui fa arrivare a me attraverso cose e creature.

Amalia: Dio deve essere effettivamente il mio Maestro, non solo a parole.

Luigi: Le parole il più delle volte ci condannano, perché noi a parole diciamo una cosa e con il pensiero ne viviamo un altra.

Dio è veramente nostro maestro se noi attingiamo a Lui con il pensiero.

Se accogliamo tutto da Lui e cerchiamo presso di Lui, la ragione di quello che vogliamo scegliere, credere, volere.

Ma la nostra convinzione deve attingere in Dio, non dobbiamo fermarci a quello che dicono gli altri, anche se possono dire cose a noi piacevoli.

Perché noi il più delle volte ci fermiamo a quello che dicono gli altri, perché dicono a noi cose piacevoli, convenienti, utili, ecco perché noi ci fermiamo a quello che dicono gli altri, e non ci accorgiamo che assumiamo gli altri come nostri maestri.

Eligio: L’uso del futuro da parte di Gesù, è perché io mi renda conto che non sono in grado di capire il presente e questo perché non sono permanentemente nel suo pensiero.

Questo futuro può essere prossimo o remoto, coincidendo con l’ultimo giorno, a seconda dell’amore, della passione e dell’importanza che io do a Dio nella mia vita.

L’ultimo giorno è il rapporto diretto dell’anima con Dio ma non è un remoto indefinito, perché a un certo punto viene imposto se non l’ho scelto.

Luigi: Il tempo scorre indipendentemente da noi, d’altronde la Verità di Dio non dipende da noi, noi non possiamo fermare il venire di Dio, la Verità di Dio viene a noi, indipendentemente da noi, perché è superiore a noi.

Eligio: Però questo futuro può essere più vicino e meno devastante se noi diamo più importanza a Dio.

Luigi: Certo, l’ultimo giorno è già oggi, perché Dio è già presente e Dio parla già direttamente con noi, siamo noi che siamo assenti.

E noi possiamo prolungare questa agonia per chissà quanto tempo, prolunghiamo il tempo psicologico di entrata.

Nino: Dio ci chiama a diventare tutto pensiero suo, ce ne dà l’annuncio, perché non abbiamo a vanificare questo nostro destino.

Luigi: E preferire il piatto di lenticchie alla primogenitura.

Noi corriamo sempre quel rischio, ascoltare più il nostro stomaco che Dio e tardi ci accorgiamo del danno che ci siamo fatti.

Pinuccia: L’invito è mettermi sempre di fronte a tutto, in rapporto diretto con Dio, come Lui è in rapporto diretto con me, con fiducia in Lui, perché Lui mi porta dove io voglio andare, ma io devo volerlo.

Luigi: Noi non avremmo questo desiderio se questo non fosse desiderio di Dio.

Il nostro desiderio di rapporto diretto con Dio, non è altro che risposta al desiderio di Dio.

Lui lo vuole più di noi, noi non potremmo neppure desiderarlo se Lui non lo desiderasse per noi.

Tutte le nostre azioni sono sempre una risposta all’opera di Dio, quindi Lui per primo fa quello che noi desideriamo.

La nostra è sempre una risposta a Dio, non è una iniziativa nostra.

È nel rapporto diretto con Dio che nasce il Figlio: “Oggi ti ho generato” e diventa un oggi eterno.

Noi siamo chiamati ad ascoltare dal Padre (non a parole) questa parola anche per noi: “Oggi ti ho generato”.

Il Padre questo lo dice soltanto a suo Figlio.

Il Cristo parlando con noi ci conduce a quella soglia in cui noi siamo come Lui e soltanto in quanto siamo come Lui che sentiamo questa parola ma questa parola il Padre la dice sempre a suo Figlio.

Ogni creatura fatta per conoscere Dio, angelo o uomo deve passare attraverso una prova, fintanto che non ha passato questa prova non si sente mica dire dal Padre: “Oggi ti ho generato”, passata la prova forma una sola cosa con il Figlio e quello che il Padre dice a suo Figlio, lo dice a suo Figlio.

Come Rebecca che presenta Giacobbe sotto gli abiti di Esaù al padre e il padre gli dà la benedizione, perché lo confonde con Esaù, non è che Dio si confonda ma il Figlio crea in noi un pensiero altrettanto puro come il Suo, per cui il Padre riconosce il Figlio in noi.

Infatti all’ultimo il Figlio presenta, consegna al Padre coloro che sono stati con Lui, mica il mondo.

Il Padre non riconosce il mondo.


Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Gv 6 Vs 45 Secondo tema.


Titolo: Tutti siamo ammaestrati da Dio. II


Argomenti: Il futuro in Dio. L’ammaestramento. Uno solo è il Maestro. Le banalità. Il miracolo della preghiera. Consapevoli dell’annuncio: dedizione-futuro. L’uomo che prega. L’ordine verso il fine: sapienza. Dedurre da Dio. La morte fisica. Salvare l’anima. Sottomettere Dio.


 

21/ Ottobre /1980


Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Gv 6 Vs 45 Terzo tema.


Titolo: Il maestro interiore e Cristo.


Argomenti: L’attrazione del Padre. L’interesse apre e chiude. Rivestire la Parola delle nostre intenzioni. L’ascolto del Padre nel silenzio. La convinzione. La visione è una deduzione dal tutto, l’ascolto è parziale. Il Cristo parlando cio porta nella totalità: visione. L’ultimo giorno: rappoprto diretto con Dio. Consapevoli del valore di Dio: premessa per vedere Dio. Il maestro interiore è consapevolezza. Ascolto del Padre e del Verbo. Verbo interiore e incarnato.


 

26/ Ottobre /1980


Domenica scorsa ci siamo soffermati sulla prima parte, adesso ci rimane la seconda parte: “Chiunque ha ascoltato il Padre e ricevuto il suo insegnamento viene a Me”.

Abbiamo qui una conferma che quel futuro di cui abbiamo parlato domenica: “Saranno tutti ammaestrati da Dio”, è un presente poiché qui Gesù dice: “Chiunque ha ascoltato il Padre”, addirittura usa un tempo passato.

Evidentemente quel futuro diventa un azione universale di Dio per tutti gli uomini: “Sono tutti ammaestrati da Dio”.

Ci colleghiamo qui con l’argomento di ieri sera, Gesù che dice: “Avete visto il Padre”, Lui parlando ci fa vedere il Padre.

“Sono tutti ammaestrati da Dio” e aggiunge: “Chiunque ha ascoltato il Padre e ha ricevuto il suo insegnamento viene a Me”.

Dio parla a tutti.

Parlando ammaestra tutti.

Che cosa dice e su che cosa ammaestra gli uomini?

Ammaestra gli uomini circa quella che è la vita essenziale, la vita eterna cioè la conoscenza di Dio.

È Dio che fa conoscere Se stesso.

Però Gesù qui precisa: “Chiunque ha ascoltato” e fa pensare che pur se Dio parla a tutti, non tutti lo ascoltano e non tutti ricevono il suo insegnamento.

E soltanto colui che ascoltato il Padre e ricevuto il suo insegnamento va al Cristo.

Ma se uno ascolta il Padre e riceve il suo insegnamento che bisogno ha di andare a Cristo?

Quindi noi possiamo non ascoltare il Padre, cioè non ascoltare Colui che parla a noi, noi possiamo ascoltarlo e non ricevere il suo insegnamento, soltanto chi lo ascolta e riceve il suo insegnamento ha la possibilità di andare al Cristo.

Ma allora qui vediamo un approfondimento di quanto Gesù aveva già affermato: “Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre”.

Qui ci precisa quali sono le condizioni per entrare in questa attrazione del Padre, attrazione che è poi la condizione per potere andare al Cristo.

Andare al Cristo vuole dire poterlo ascoltare e capire nei suoi argomenti, poiché tutto questo discorso è nato dalla mormorazione dei giudei e dalla risposta di Gesù: “Non mormorate, perché nessuno può venire a Me se il Padre non lo attrae”.

Qui dice a noi che condizione per essere attratti dal Padre è ascoltare la sua parola e ricevere il suo insegnamento.

Dirà anche:”Le mie parole non penetrano in voi, perché non avete Dio come Padre”.

Soltanto se in noi c’è la parola del Padre, noi possiamo capire la parola del Verbo.

Si affacciano questi due termini: parola del Padre e parola del Verbo.

Forse che la parola del Padre non è il Verbo stesso?

Eppure Gesù dice che non si possono capire le sue parole se non si porta in sé la parola del Padre.

Per avere in noi la parola permanente del Padre è necessario aver ricevuto l’insegnamento del Padre e per avere ricevuto l’insegnamento del Padre bisogna averlo ascoltato.

Il divario è dato dal fatto che tutti sono ammaestrati da Dio (totalità) e non tutti sono ammaestrati da Dio.

Da parte di Dio noi abbiamo la lezione universale: Dio non fa preferenze di persone, Dio ama tutte le sue creature, Dio vuole che tutti si salvino, Dio vuole che tutti giungano a conoscere la sua verità e quindi a partecipare della sua vita eterna.

Quindi da parte di Dio abbiamo un disegno universale, totale, per ogni creatura.

Nessuno quindi può dirsi cittadino del regno di Dio di serie bi.

Siamo tutti chiamati alla partecipazione piena di Dio.

E questo è il nostro destino.

Non è che uno sia destinato a una cosa e un altro ad un altra.

Questo è il destino per ogni creatura.

Dio vuole che ogni creatura giunga a conoscerlo e a conoscerlo in senso pieno.

Nessuno quindi deve considerarsi in una situazione d’insufficienza, d’incapacità, d’impossibilità.

Nessuno potrà giustificarsi per non avere ricevuto i numeri sufficienti per giungere alla conoscenza di Dio.

Davanti a Dio costateremo che Lui ammaestra tutti.

Lui parla a tutti.

Il Suo parlare è un presentare la sua verità.

Quindi Lui presenta a tutti la sua verità.

E quindi infonde in tutti il desiderio di essa.

Però dice:”Chiunque ha ascoltato il Padre”.

Quindi Dio parla a tutti, non tutti ascoltano il Padre.

È necessario che ci sia nella creatura la dedizione a ciò che giunge ad essa da parte di Dio.

La parola di Dio giunge alla creatura.

Ma la parola di Dio è sempre una proposta (futuro) della sua verità, dei suoi argomenti.

La creatura non può non sentire la parola del Padre ma può non ascoltare.

Tra il sentire e l’ascoltare si necessita una apertura personale che può non esserci.

La creatura può non ricevere.

Cosa si richiede perché la creatura possa ascoltare quello che giunge a lei?

Il rumore delle parole di Dio che la creatura non può non udire, richiede da parte della creatura l’attenzione a Colui che parla.

Se non c’è quest’attenzione si sente soltanto il rumore ma non si ascolta.

Se noi abbiamo presente delle creature o il pensiero dell’io, le parole di Dio arrivano a noi, però noi non siamo disponibili a fare attenzione a Colui che parla.

E allora non entrano nel cuore.

Non sono ascoltate.

Qui abbiamo la prima frattura.

Per cui Dio ammaestra tutti, non tutti ricevono l’ammaestramento di Dio.

Non si riceve l’ammaestramento di Dio se non si rivolge l’attenzione a Dio.

Ma per rivolgere l’attenzione a Dio, bisogna superare il pensiero dell’io.

O superare gli “io” delle altre creature al quale il mio io è attento.

Il mio io si può aprire all’interesse verso altre creature e questo interesse chiude il cuore all’ascolto della parola di Dio.

Quando due interessi non collimano, la parola non può penetrare.

Perché l’interesse che occupa il nostro cuore, respinge gli interessi diversi.

È una situazione di protezione e anche di rischio.

Protezione perché se il nostro interesse è Dio ci isoliamo sempre di più nell’ascolto di Dio.

Rischio perché se il nostro interesse è altro da Dio, ci chiudiamo all’interesse per Dio.

Quando ci dedichiamo ad un certo interesse, automaticamente in noi si chiudono le porte a tutti gli altri interessi.

Automaticamente c’è lo scarto.

È un sistema di autodifesa, di protezione verso ciò che ci sta più a cuore.

Ecco per cui Gesù dirà ai farisei: “Le mie parole non possono penetrare in voi, perché voi avete un altro padre (interesse)”.

Noi diventiamo sempre più figli di un certo padre, di un certo interesse.

Se il nostro padre è Dio, noi abbiamo una progressione crescente nell’ascolto delle cose di Dio e uno scarto sempre più forte verso tutto ciò che non è Dio.

Noi possiamo anche aprirci all’ascolto di Dio che parla, accogliere le parole di Dio ma non ricevere il suo insegnamento.

Cioè noi possiamo ascoltare la parola di Dio e fraintendere il suo insegnamento.

Bisogna arrivare all’intenzione di ciò che Dio dice a noi.

Bisogna cioè che l’intenzione di Dio si formi dentro di noi.

Bisogna ascoltare e ascoltare quel tanto che è necessario, per arrivare a scoprire l’intenzione del Padre.

Altrimenti noi ascoltiamo la parola di Dio ma la rivestiamo delle nostre intenzioni.

Crediamo di averla capita e invece l’abbiamo fraintesa.

Noi riteniamo di averla capita perché l’abbiamo rivestita delle nostre intenzioni.

Non è sufficiente che noi ascoltiamo la parola di Dio rivestendola di quelli che sono i nostri problemi o di quelle che sono le nostre intenzioni.

Noi dobbiamo ascoltare la parola di Dio e rimanere nell’ascolto della parola di Dio, fino a scoprire l’intenzione di Dio, l’intenzione del Padre.

Amelia: È sempre l’io che fraintende.

Luigi: Sì ma l’io fraintende in quanto non permane nell’ascolto.

Si arriva a ricevere l’insegnamento di Dio permanendo.

Se noi sentiamo il parlare di qualcuno ma soltanto per un certo tratto non capiamo, possiamo capire solo quando il discorso è finito.

Noi il più delle volte riteniamo di avere capito, in quanto rivestiamo le parole ascoltate di una nostra intenzione.

Si richiede la pazienza dell’ascolto, per arrivare alla conclusione del discorso dell’altro, per arrivare a scoprire il pensiero dell’altro, l’intenzione dell’altro.

Altrimenti corriamo questo rischio.

Ecco per cui si richiede una permanenza nell’ascolto di Dio, non basta ascoltare Dio a tratti, perché nell’opera incompiuta c’è sempre qualcosa del nostro io che travisa il pensiero, l’intenzione di Dio, fraintende.

E il fraintendimento c’impedisce di arrivare a Cristo.

È necessario che ci sia il compimento delle cose.

Però qui dice: “Chi ha ascoltato il Padre ed ha ricevuto il suo insegnamento, viene a Me” ed il problema è questo.

Ricevere l’insegnamento del Padre vuole dire arrivare a scoprire l’intenzione del Padre.

Se uno ha già scoperto l’intenzione, la volontà del Padre, che bisogno c’è ancora di andare al Cristo?

Gesù attraverso questi termini ci precisa qual è la condizione per essere attratti dal Padre.

Ascoltando e ricevendo l’insegnamento del Padre, si giunge a conoscere e a capire, a prendere coscienza di ciò che è Dio, del suo valore, e dell’importanza che ha per noi la conoscenza di Dio.

Soltanto se si forma in noi questa consapevolezza della sua importanza, allora noi scopriamo veramente il Cristo.

Scopriamo cioè l’importanza del Cristo.

Amelia: L’attrazione del Padre ci porta a scoprire l’importanza che ha per noi Cristo.

Luigi: L’attrazione si forma attraverso l’ascolto e il ricevimento dell’insegnamento del Padre, fino ad arrivare a capire l’importanza che ha per noi la conoscenza di Dio.

Ascoltare il Padre vuole dire ascoltare la parola di Dio, ma allora che differenza c’è tra la parola di Dio del Padre e la parola di Dio del Cristo?

Si ascolta il Padre nel segreto di noi stessi, nel silenzio, in quel rapporto diretto del “saranno tutti ammaestrati”, perché si richiede l’ascolto e quindi il silenzio personale.

Ed è lì che si forma la convinzione, è lì che si scopre l’importanza per la nostra vita di conoscere Dio.

A un certo punto si arriva alla consapevolezza che tutto di noi dipende dalla conoscenza di Dio.

Questa consapevolezza che tutto viene a dipendere dalla conoscenza di Dio, si forma in noi attraverso il silenzio.

Ma tra questo silenzio e la vita normale c’è un abisso da colmare.

Questa consapevolezza è il Verbo interiore che parla in noi, è il Figlio del Padre, quel Verbo interiore che ci porta poi al Verbo incarnato.

Ma se in noi non c’è questo ascolto del Verbo interiore, noi non possiamo arrivare al Verbo esteriore, incarnato che ha la funzione di portare tutto il nostro mondo, in quel silenzio in cui entriamo ascoltando il Padre.

Noi nel silenzio facciamo fuori dalla nostra mente tutto il mondo e il pensiero di noi stessi, per entrare nel rapporto diretto con il Padre, il quale essendo presente ti vede e ti ascolta.

Ascolta questo tuo desiderio, ascolta questa tua attenzione.

Ascoltandolo ti convince.

Perché tutto il nostro disordine è dato dal fatto che noi non siamo convinti da Dio.

Noi siamo convinti di tante cose ma attraverso il sentimento o il sentito dire.

La vera convinzione viene soltanto da Dio e dal rapporto diretto con Dio.

Allora si richiedono in un primo tempo queste tappe di silenzio ma in questo silenzio noi non vediamo, noi ascoltiamo soltanto.

C’è differenza tra l’ascolto e il vedere.

Noi nel silenzio ascoltiamo soltanto perché abbiamo chiuso il mondo e l’io fuori dall’uscio della nostra mente.

Ma per arrivare a vedere la verità di Dio ascoltata nel silenzio, abbiamo bisogno del Cristo.

Si vede soltanto in quanto si deduce dalla totalità ma fintanto che si richiede il fare fuori qualcosa da noi, noi ascoltiamo soltanto ma non vediamo.

Perché la visione è una conseguenza della totalità.

Cristo viene a raccogliere tutto, quindi non soltanto il nostro mondo di silenzio e il rapporto personale con il Padre quando chiudiamo l’uscio, ma viene a raccogliere anche il mondo esterno e le creature nella totalità dell’ascolto del Padre.

E quando questo ascolto diventa totale c’è la visione.

Per questo Gesù dice che nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Lui.

Perché la visione richiede totalità, direi che è una deduzione dal tutto.

L’ascolto invece è sempre parziale, infatti richiede un isolamento, il raccogliersi in una parte.

Il passaggio dalla parte al tutto, è il passaggio dall’ascolto alla visione.

È necessario l’ascolto parziale per formare in noi la convinzione e quindi l’attrazione, per potere quindi scoprire l’importanza del Cristo.

Come noi scopriamo l’importanza del Cristo, abbiamo la possibilità di seguirlo.

Seguendo Cristo, Lui parlando a noi porta noi nella totalità della presenza di Dio.

Ed è questa totalità che a un certo momento diventa poi visione.


Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Gv 6 Vs 45 Quarto tema.


Titolo: I tre verbi: ascoltare, ricevere, venire.


Argomenti: Dio ammaestra tutti. La consapevolezza dell’importanza di conoscere Dio. Conoscenza per valore e per essere. Ascoltare e capire. Il rumore di Dio e il vedere. Pensare Dio nel mondo. Il Verbo è consapevolezza. Il Verbo interiore. L’ascolto totale.


 

28/ Ottobre /1980