Sta scritto
nei profeti: E tutti saranno
ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a
me. Gv 6 Vs 45 Primo tema.
Titolo: Tutti siamo
ammaestrati da Dio. I
Argomenti: L’intervento personale
di Dio. La scelta del maestro. La consapevolezza di essere ammaestrati da Dio.
Il futuro è una nostra presa di consapevolezza. L’ultimo giorno può precipitare
su di noi. Il rapporto diretto tra l’anima e Dio. La capacità di sopportare la
Luce di Dio. La fuga dal rimprovero. Creati per glorificare Dio. L’inferno è un
fatto interiore. Precedere
l’avvenimento. La rivelazione dei cuori. L’inganno della creatura. Futuro,
presente e passato.
19/ Ottobre /1980
Vigna
Oggi ci limitiamo alla prima parte di questo
versetto: “Saranno tutti ammaestrati da Dio”.
Dobbiamo chiederci che significato possa
avere questo “futuro” che il Signore usa qui e questo “tutti” che il Signore
usa qui.
Già noi troviamo nei Salmi e nei Profeti la
promessa di Dio che dice di volere intervenire personalmente.
Molte volte in Ezechiele, in Isaia, in
Geremia: “Poiché i pastori hanno trascurato il loro gregge, Io stesso verrò e
Io stesso mi farò Pastore delle pecore, le raccoglierò, le curerò”.
Ecco questo intervento personale in cui è
profetizzato quello che avviene nell’ultimo tempo, nell’ultimo giorno.
Abbiamo poi il Salmo 22: “Il Signore è il mio
Pastore”.
Ogni uomo è curato personalmente da Dio.
Però stiamo attenti perché qui usa un futuro:
“Saranno”.
Dicendo “tutti” trasferisce il futuro nel
presente.
“Tutti” vuole dire che nessuno è escluso.
Ma se non esclude nessuno, vuol dire che ogni
uomo è ammaestrato da Dio.
Ma allora resta il problema circa il fatto
che Lui dice: “Saranno”, futuro.
Mi sembra che il “tutti” sia un po’ in
conflitto con il “saranno”.
Il “tutti” è totalità: ogni uomo è
ammaestrato da Dio.
In Dio non c’è il futuro, in Dio c’è soltanto
il presente.
Ma allora perché ci dice questo futuro:
“Saranno”.
Soprattutto cerchiamo di collegarlo con
quanto Gesù ha detto precedentemente: “Nessuno può venire a Me, se il Padre che
mi ha mandato non lo attrae e Io lo resusciterò nell’ultimo giorno”.
C’è un collegamento tra questa affermazione
che Lui fa adesso e quanto detto prima.
Dobbiamo cercare di vedere in cosa consista
questo collegamento.
Gesù afferma che Dio ammaestra tutti ma non
tutti sono ammaestrati da Dio.
Sembra una contraddizione ma non è una
contraddizione.
Dio attrae tutti, non tutti sono attratti da
Dio.
Dobbiamo proprio approfondire il concetto di
attrazione.
È lo stesso verbo però ha due concetti
diversi.
Dal punto di vista di Dio, Dio attrae tutti,
Dio ammaestra tutti, dal punto di vista dell’uomo non tutti sono ammaestrati e
quindi attratti da Dio.
San Paolo stesso dice che arriva il tempo in
cui ognuno si sceglie dei maestri da seguire a seconda delle passioni del suo
cuore.
Non tutti sono ammaestrati da Dio.
Ognuno ha un suo maestro o dei suoi maestri a
seconda di quelli che sono i desideri, a seconda dell’orientamento che ha dato
alla sua vita.
Qui non siamo più noi a servizio del Maestro,
in ascolto del Maestro, ma cerchiamo i maestri che rispondano ai nostri
desideri.
Anziché piegarci ai desideri del Maestro, noi
pieghiamo il maestro ai nostri desideri, capovolgiamo e allora abbiamo tanti
maestri.
Nino: Non capisco perché il futuro:
“Saranno ammaestrati”, debba essere riduttivo, in contrapposizione del “tutti”.
Silvana: Ma nel futuro “saranno ammaestrati”
solo coloro che hanno seguito il parlare di Cristo, quindi non “tutti”.
Luigi: E se è nel futuro allora quelli di oggi o di
ieri non sono ammaestrati da Dio?
Allora quale senso ha questo futuro?
Che significato ha il tempo per noi?
Perché Dio ci ha posti nel tempo?
Perché per noi c’è un passato, un presente e
un futuro?
Eligio: Quando nella Genesi Dio ha detto:
“Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, vedo implicito
l’ammaestramento di Dio.
Luigi: Ma allora sono tutti ammaestrati da Dio, e
allora perché dice: “Saranno”?
Eligio: Perché per essere ammaestrati
consapevolmente da Dio, abbiamo bisogno di un certo tempo, ecco perché
l’ammaestramento di Dio è un futuro per ogni uomo.
Luigi: Ma il fatto che l’uomo arrivi tardi alla
consapevolezza di essere ammaestrato da Dio, non sminuisce il fatto che l’uomo
è ammaestrato da Dio oggi.
Cioè Dio ammaestra l’uomo oggi, l’uomo
prenderà consapevolezza di questo nel futuro, quando? Nell’ultimo giorno,
quando ci sarà il rapporto diretto con Dio, lì prenderà consapevolezza di un
fatto che è già avvenuto.
Amelia: “Questo “saranno” indica il
compimento.
Luigi: Non indica una cosa che avverrà allora,
indica la scoperta di una cosa che è sempre avvenuta.
Quando nei profeti o nei salmi si parla di
tempo futuro, il tempo futuro, è soltanto per fare prendere consapevolezza di
un fatto che avviene oggi, perché in Dio l’avvenimento è oggi, non è domani,
siamo noi che arriviamo domani ma scopriamo una cosa che già è.
Quando noi scopriremo Dio, scopriremo uno che
è sempre stato con noi e che noi non vedevamo.
“Noi verremo e faremo abitazione”, forse che
Padre e Figlio si spostano da un luogo all’altro?
No, e allora in cosa consiste questo
“verremo” futuro?
Già fin dal primo giorno Padre e Figlio
abitano nell’uomo, è l’uomo che arriva tardi a scoprire la realtà che porta con
sé.
È l’uomo che arriva tardi a scoprire il
Maestro che è sempre stato con lui e che lo ammaestrava.
È un futuro in quanto richiede la
consapevolezza dell’uomo.
L’avvenimento passato e futuro, non è altro
che la rivelazione di un fatto che avviene oggi nel rapporto della nostra anima
con Dio anche senza di noi.
La crocifissione e la morte del Cristo che è
avvenuta è soltanto per ammonirci, per farci capire la morte di Dio che avviene
in ognuno di noi, quando noi non teniamo conto di Dio.
L’avvenimento passato è per farci prendere
consapevolezza di un avvenimento presente senza la nostra partecipazione.
L’avvenimento futuro si riferisce anche al presente, ma richiede la
consapevolezza nostra.
La consapevolezza di quello che veramente è,
avviene soltanto in Dio, perché è nella verità che scopriamo la verità, ecco
che per noi è futuro e rappresenta il giorno di Dio e il giorno di Dio è
l’ultimo giorno, perché tutte le cause seconde spariscono come sostanza,
diventano solo segni e qui subentra il rapporto diretto tra l’anima e Dio e nel
rapporto diretto tra l’anima e Dio, l’anima in Dio conosce la verità, e
conoscendo la verità, conosce quello che è sempre stato.
Perché la verità è sempre stata, quindi
l’uomo conosce ciò che è sempre stato nella sua vita, non conosce una cosa
nuova, eppure è una cosa nuova, perché prende consapevolezza di una cosa
vecchia, consapevolezza quindi abbiamo la novità.
Questa scoperta si ha solo in Dio e fintanto
che non arriviamo a conoscere Dio, noi non arriveremo a scoprire che sono tutti
ammaestrati da Dio.
Quel giorno in cui troveremo Dio, troveremo
che tutti gli uomini sono sempre stati ammaestrati da Dio.
Dio è Colui che da sempre ha sempre parlato
con ognuno di noi, mentre noi ritenevamo che fossero le creature a parlare con
noi, che fossimo noi a parlare con noi, invece in tutto era Dio.
Questo fatto adesso ci è annunciato ma la
consapevolezza di questo (futuro), noi l’avremo soltanto il giorno in cui
(Pentecoste) noi troveremo la presenza di Dio.
Attualmente noi crediamo, perché la verità di
Dio si afferma su di noi nonostante noi, perché ha un sigillo di verità
superiore a noi e noi non la possiamo smentire.
In quanto non la possiamo smentire crediamo,
l’atto di fede è adesione a ciò che ancora non vediamo ma che non possiamo
smentire.
Quando mi si dice di vivere per l’assoluto e
non per il relativo, la cosa si afferma su di me, non la posso smentire, posso
dubitare, non capire.
Adesione a ciò che non posso smentire è
l’atto di fede, perché la cosa si afferma su di me, allora io credo che Dio sia
presente, io credo che Dio parli all’uomo, però questo non lo comprendo, non lo
capisco.
Per capirlo devo arrivare a trovare Dio e
quel giorno ho la consapevolezza: capirò che Dio era Colui che ammaestrava
tutti, in noi ci sarà la visione che tutti gli uomini sono ammaestrati da Dio.
Nino: Però non sarà in ogni uomo questa
visione.
Luigi: Solo in colui che vedrà la verità di Dio.
Vedendo la verità di Dio, vedrà che tutti,
anche coloro che l’hanno respinto sono sempre stati ammaestrati da Dio, per cui
per Lui c’è la totalità, non tutti però sono ammaestrati da Dio.
Da parte di Dio tutti gli uomini sono
ammaestrati da Dio, non tutti gli uomini sono ammaestrati da Dio.
Coloro che arrivano a conoscere Dio,
conoscendo Dio vedono che tutti sono ammaestrati da Dio, che tutti sono sempre
stati ammaestrati da Dio, perché Dio essendo il Creatore è Colui che parla ad
ogni uomo in tutto, quindi è Lui il pastore, il maestro, la guida, l’amico.
È Lui in tutto.
Pinuccia: Il futuro vale anche per ogni uomo
che sarà curato da Dio.
Luigi: Sì ogni uomo è curato da Dio, ma la
consapevolezza che ogni uomo è curato personalmente da Dio, noi l’avremo quando
conosceremo Dio.
Il tempo futuro è futuro non perché
attualmente non sia, ma perché richiede da parte nostra un certo sforzo, per
arrivare a prenderne consapevolezza.
Ma quando noi prendiamo consapevolezza, noi
scopriamo quello che già è, cioè noi scopriremo il presente.
Infatti in Dio passato e futuro diventano
tutto presente.
E più noi entriamo nella vita eterna e più il
passato e il futuro diventano tutto presente in Dio.
Attualmente c’è il futuro perché portiamo
qualcosa in noi e non ne siamo consapevoli, c’è qualcosa nella nostra vita di
cui non siamo consapevoli.
Il tempo infatti non è altro che il regno di
Dio che viene, cioè è il regno della verità che cala in noi e in quanto cala,
abbiamo un susseguirsi di novità che calano nella nostra vita e che richiedono
a noi una certa partecipazione consapevole.
Ma è soltanto conoscendo Dio che noi avremo
quella piena consapevolezza che ci farà scoprire che tutti erano ammaestrati da
Dio: era Dio quello che parlava in tutto, non erano le creature.
Per cui non potremo accusare nessuno se in
noi è venuto meno l’amore per Dio, non potremo accusare nessuno, perché in
tutto era Dio che ci ammaestrava e allora il difetto era soltanto in noi.
Quando scopriremo che Lui è in tutto, ma
questo avverrà nell’ultimo giorno e in quanto per noi c’è un ultimo giorno c’è
un futuro, ma questo futuro è già oggi, per cui il futuro è una proposta in cui
dobbiamo sforzarci di entrare adesso.
L’ultimo giorno è già adesso, perché è una
proposta, in quanto la verità è già adesso, siamo noi che dobbiamo prendere
consapevolezza di ciò che è.
Allora la parola di Dio annuncia a noi una
cosa, che vedremo, conosceremo solo conoscendo Dio.
Allora abbiamo la parola di Dio che arriva a
noi e ci annuncia un avvenimento futuro, se noi aderiamo alla parola di Dio e
c’impegniamo in quello che ci propone, noi entriamo nel futuro, noi conosciamo
questo futuro e mano a mano che gli avvenimenti avvengono troviamo la conferma
crescente della parola di Dio.
Pinuccia: Quindi lo sforzo per conoscere ciò
che già oggi è, deve essere uno sforzo per conoscere Dio.
Luigi: Certo e questo lo dice per confermare:
“Nessuno può venire a Me se il Padre che mi ha mandato non lo attrae”, “E
saranno tutti ammaestrati da Dio”, quindi c’è questo Padre che ammaestra tutti,
ammaestrando attrae e coloro che si lasciano attrarre, saranno risorti nell’ultimo
giorno.
Apparentemente potrebbe sembrare che la colpa
sia del Padre se il Padre non mi attrae e allora Gesù corregge la falsa
interpretazione che posso dare io.
Nino: Il futuro in realtà non è un futuro,
è un adesso.
Luigi: Dobbiamo allora meditare su quali
conseguenze può avere per noi il fatto di essere ammaestrati oggi da Dio e la
responsabilità che abbiamo di fronte alle lezioni che Dio ci dà.
La nostra responsabilità è capire, perché è
Dio che parla con te.
Pinuccia: A Pentecoste scopriremo che Dio
ammaestra tutti, però prima avevi identificato questa scoperta con l’ultimo
giorno e l’ultimo giorno non necessariamente coincide con la Pentecoste.
Luigi: La Pentecoste appartiene all’ultimo giorno,
è l’alba dell’ultimo giorno.
Pinuccia: Questa nostra scoperta avviene a
Pentecoste?
Luigi: Quanto più noi conosciamo Dio. L’ultimo
giorno può anche caderci addosso e certamente ci cade addosso, perché il tempo
non siamo noi a determinarlo.
L’orologio cammina sia che noi capiamo, sia che
noi non capiamo, il tempo arriva addosso a noi comunque, sia che noi ascoltiamo
Dio, sia che noi non lo ascoltiamo, le cose finiscono indipendentemente da noi,
le cose si svuotano di significato indipendentemente da noi e l’ultimo giorno
può precipitare su di noi.
Naturalmente se l’ultimo giorno precipita su
di noi, non è che noi lo capiamo.
L’ultimo giorno consiste nel rapporto diretto
tra la nostra anima e Dio.
Attualmente tra la nostra anima e Dio ci sono
tante cose, tante creature, ci sono in mezzo tanti segni, tante parole e
proprio queste parole in mezzo (che dovrebbero aiutarci) ci impediscono invece
un rapporto diretto con Dio.
Noi dovremmo sempre tenere presente la nostra
anima, i segni di Dio e Dio.
Dio pensa noi, crea noi e poi ci ammonisce
attraverso tutta la creazione per orientarci a Sé, per aprirci a Sé, però il
segno come segno è in movimento, non è stabile, Dio è stabile, il segno muta,
appunto perché è segno, quindi finisce e noi dobbiamo capire la lezione del
segno di Dio, prima che il segno finisca, altrimenti noi entriamo in rapporto
diretto con Dio, senza avere la capacità di conoscere Dio e quindi senza avere
la capacità di restare con Dio e allora lì succede la tragedia.
Noi non dobbiamo essere sorpresi
dall’avvenimento prima di capirlo, però l’intelligenza dei segni di Dio
l’abbiamo soltanto in Dio.
“Non preoccuparti del mangiare e del vestire
(parole/segni) ma preoccupati di conoscere Dio, la funzione del segno è quella
di sollecitarci a conoscere Dio, perché se tu conosci Dio comprendi il segno
quando questo si svuoterà, passerà, se tu non conosci Dio il passare del segno
diventa una tragedia per te.
Pinuccia: È un invito ad entrare in diretto
rapporto con Dio prima che questo rapporto diretto ci sia imposto.
Luigi: Certamente.
Perché rapporto diretto con Dio non vuole
mica dire paradiso, può diventare inferno.
Pinuccia: E questo avviene quando scadono le
cause seconde.
Luigi: Quando scadono le cause seconde, dobbiamo
avere preceduto nel nostro cuore la caduta delle cause seconde.
Pinuccia: Ed esserci aperti alla Causa
prima.
Luigi: Certo. In modo da vedere l’avvenimento,
causa seconda come opera di Dio, vedendone il significato e allora noi
diventiamo capaci di sopportare la fine del segno, anzi direi che diventa per
noi motivo di gioia, perché è conferma della presenza di Dio.
Se invece noi non vediamo il segno come segno
di Dio, subiamo la caduta del segno come caduta della nostra vita, come perdita
di ciò per cui noi vivevamo e non possiamo farne a meno.
Perché noi siamo fatti per l’assoluto e
quindi scambiamo per assoluto tutto ciò che noi vediamo e che noi tocchiamo, ma
quello che noi vediamo e tocchiamo non è assoluto, è soltanto segno
dell’assoluto.
Essendo segno dell’assoluto, certamente muta,
passa e se passa, passa la mia vita e io non posso più sorreggermi su niente se
non ho trovato la mia vita in Dio prima che il segno passi.
Per questo “affrettatevi” a conoscere il
Signore a entrare nella sua pace (l’ultimo giorno), affinché non vi accada
quello che è successo al popolo ebreo che fu costretto a vagare per 40 anni nel
deserto perché non ebbe fede sufficiente per entrare nella terra promessa.
Quello che in poche settimane potevano
raggiungere, non lo raggiunsero in 40 anni.
Furono costretti a vagare nel deserto, come
tutti noi siamo costretti a vagare nel deserto della nostra vita, perché si
lasciarono e ci lasciamo dominare dalla paura, perché non abbiamo fede
sufficiente per entrare nella terra promessa.
Dio ci costringe a vagare nel deserto fino
alla morte.
In pochi giorni di cammino gli ebrei sono
arrivati alla terra promessa, hanno mandato degli esploratori che hanno
riferito che la terra promessa era bella e fertile, però c’erano dei nemici
forti ed armati e la paura li bloccò fuori dalla terra promessa fino all’estinzione
di quella generazione (Mosé compreso) che non ebbe fede.
Sarà la nuova generazione che entrerà nella
terra promessa, questi no, perché non hanno avuto fede sufficiente per superare
la paura.
Eligio: Prima hai detto che il rapporto
diretto con Dio potrebbe essere dannazione eterna, ma allora che rapporto
diretto con Dio è?
Luigi: La conclusione è data proprio dal rapporto
diretto con Dio, ma l’anima può non comprendere, può non conoscere.
C’è la consapevolezza di essere in rapporto
diretto con Dio ma non c’è comprensione di Dio, l’anima non può restare con
Dio, però è in rapporto diretto con Dio.
L’anima non può restare in nulla, infatti
Satana non trovò un luogo di pace in tutto l’universo.
Vuole dire che tutte le cose perdono di
stabilità, pur essendo noi attratti da tutte le cose e quindi non troviamo in
nulla un luogo per sostare e siamo costretti a vagare di cosa in cosa ma questo
è dato proprio dal fatto che siamo in rapporto diretto con Dio.
È come uno appassionato di qualcosa, non può
trovare pace in nessun altra cosa, però l’oggetto della sua passione non lo può
raggiungere.
Nino: L’inferno lo proviamo già oggi quando
proviamo disagio o sofferenza per qualcosa e non sappiamo il perché e questo lo
vediamo in noi e negli altri.
Luigi: Nell’inferno non si può capire.
Dio è in rapporto diretto con ognuno di noi,
noi attualmente non siamo in rapporto diretto con Dio, ma arriva il giorno in
cui anche noi saremo in rapporto diretto con Dio, ma lì può essere una
tragedia, perché?
Perché non basta il rapporto diretto con Dio
per creare in noi la coscienza, la consapevolezza, è necessario che noi abbiamo
dentro di noi qualcosa che ci dia la possibilità di
portare/sopportare/comprendere quel rapporto diretto.
La capacità di comprensione è sempre relativa
a quello che portiamo in noi: per gustare il pane abbiamo bisogno della fame,
per comprendere Dio abbiamo bisogno della fame di Dio e la fame di Dio è una
dimensione interiore.
Ecco per cui “vegliate e pregate” prima che
l’avvenimento avvenga perché?
Perché vegliando e pregando, tu formi dentro
di te l’anima, il desiderio che ti darà la capacità di assimilare e di
comprendere il rapporto diretto con Dio quando quel rapporto diretto arriverà,
cioè ti renderà capace di accogliere la venuta di Colui che sta venendo.
Dio è Colui che è, certamente è Colui che
viene e questo venire di Dio è proprio stabilire un rapporto diretto.
Attualmente la lontananza da Dio è data dal
fatto che abbiamo tante cause seconde in mezzo, le cause seconde scadono e Lui viene
ma io costato quello che già era, perché Dio era da sempre in rapporto diretto
con me.
“Saranno ammaestrati”, scopriremo che tutti
sono sempre stati in rapporto diretto con Dio.
Ecco per cui è necessaria questa vigilanza,
questa preparazione, questa penitenza, perché se non c’è questa dimensione
interiore in noi, l’avvicinarsi del regno di Dio provoca in noi la tragedia,
perché noi siamo incapaci di sopportarlo.
La fine del mondo può essere motivo di gioia:
“Alzate gli occhi la vostra liberazione è vicina”, per altri invece è
sofferenza, patimento, paura.
Come mai se l’avvenimento è uguale per tutti?
Dipende dallo stato d’animo cioè da come uno
si è preparato a quello, dalla stima che ha avuto per Dio durante la sua vita.
La comprensione, la conoscenza non è mai data
da un elemento solo (Dio che viene) ma presuppone anche un elemento soggettivo
in noi.
Ecco per cui può avvenire l’incomunicabilità,
due persone vicine “una è presa e l’altra lasciata”.
Dove non c’è comprensione c’è un abisso tra
una persona e l’altra.
Abramo dice che c’è un abisso tra noi e voi,
per cui di qua non si può passare là e da là non si può passare qua.
L’abisso è determinato dal fatto interiore,
come paradiso e inferno sono fatti interiori, non sono luoghi.
Nino: Noi siamo ancora nella possibilità di
riprenderci, la tragedia non è così grave, la tragedia è quando le cose ci
vengono portate via e noi abbiamo lo spirito soffocato perché non lo abbiamo
mai usato e quindi non può superare la realtà che s’impone.
Luigi: Noi attualmente siamo schiavi di cause
seconde, dell’apparenza delle cose, però abbiamo anche le parole di Dio e se
noi siamo attenti a queste parole e mettiamo Dio prima di tutto, ecco che Dio
recupera la nostra anima e a un certo momento precediamo l’avvenimento.
L’avvenimento quando trova in noi uno stato
d’animo capace di comprenderlo, non è più subito ma è conferma della parola di
Dio.
Cina: “A chi ha sarà dato e ha chi non ha
sarà tolto”, la parola di Cristo prepara il terreno per poter accogliere sempre
più Dio.
Luigi: Ci attende a tutti quanti uno stesso dono,
Dio si dona tutto a tutti, non tutti lo possono comprendere.
Ognuno potrà godere di quel dono in proporzione a come si sarà preparato a quel
dono.
Ma Dio si dona tutto a tutti.
Il talento o il denaro, all’ultimo sarà
uguale per tutti, però ognuno godrà di esso a seconda di quanto di Dio porterà
in sé.
Ecco per cui ad ognuno sarà dato ciò che avrà
voluto avere, “A chi ha sarà dato” come ricordavi tu.
L’importante però è convincersi che questo
“saranno tutti ammaestrati da Dio” non è l’arrivare di un tempo in cui saranno
tutti ammaestrati da Dio ma è il prendere coscienza nella verità di Dio che
siamo sempre stati tutti ammaestrati da Dio.
È una parola di Dio che ci annuncia quello
che vedremo allora, ma allora vedremo una verità che è sempre stata: siamo
sempre stati tutti ammaestrati da Dio.
Cina: E questo è il giudizio finale.
Luigi: Il giudizio finale non è come ce lo
immaginiamo noi.
Noi vediamo le cose in superficie, perché le
misuriamo con il nostro metro, proiettiamo su di esse la nostra fantasia, il
giudizio finale non è un giudizio come lo possiamo intendere noi, non è un
tribunale.
Il giudizio è il dono totale di Sé di Dio, è
Dio che dona tutto Se stesso all’anima.
Soltanto che di fronte a tanta Luce, ognuno
può sopportare a seconda della sua capacità di sopportazione visiva, non tutti
possono sopportare allo stesso modo.
Ognuno quindi si deve allontanare da quella
Luce e assumere quel posto in cui riesce a sopportare quella Luce. Chi è più forte
resta vicino, chi è debole deve allontanarsi fino a fermarsi in quel punto in
cui può sopportare quella Luce.
Il giudizio finale è il dono stesso di Dio,
noi stessi ci giudichiamo di fronte a questo dono, ma Dio si dona tutto a
tutti.
Non tutti sono capaci di accogliere questo
dono, per alcuni questo dono è gioia e per altri può essere tormento. Ma è
sempre lo stesso dono.
Dio non può fare altro che donare Se stesso,
perché Lui solo è, quale dono maggiore può farci se non Se stesso?
Dio dona Se stesso ed è simboleggiato da
quella paga data alla sera a tutti i lavoratori: ha dato lo stesso denaro a
tutti: per alcuni fu motivo di gioia, per altri fu motivo d’offesa.
La stessa cosa, assume significati diversi a
seconda dello stato d’animo di chi la riceve, ma il dono da parte di Dio è
sempre uguale.
Silvana: Nella misura in cui io metto Dio al
centro dei miei pensieri, io vedo il suo ammaestramento a me e a tutti gli
uomini e il futuro diventa presente.
Luigi: Certo più entriamo in rapporto diretto con
Dio e più costatiamo che Dio è effettivamente Colui che ammaestra tutti.
Mettendo Dio al centro della nostra vita noi
stabiliamo un rapporto diretto con Dio, cioè noi entriamo nell’ultimo giorno,
prima ci sono gli altri giorni che sono sempre determinati dalle creature e
noi.
Però le creature si evolvono verso una meta,
direi che tutta la creazione si evolve verso Cristo, Cristo è il centro, la
sintesi di tutta la creazione, ma Cristo è il rapporto diretto con il Padre,
allora diciamo che tutti i giorni della creazione, evolvono verso un giorno in
cui c’è il rapporto diretto con il Padre.
E cosa succede in questo rapporto diretto con
il Padre?
Ci si rende conto che Dio è Colui che ha
sempre ammaestrato tutte le creature, anche quando prima ci relazionavamo con
le creature, perché tutte le creature erano segni suoi, parole sue rivolte a
noi.
Colui che parlava con te ti è presente dice
Isaia.
Quindi arriva il momento che noi vediamo
presente Colui che ha sempre parlato con me, io non me ne accorgevo perché
pensavo fossero le creature a parlare con me.
Quindi i giorni della creazione sono per noi,
non per Dio, per Dio c’è sempre il rapporto diretto con la nostra anima, Dio
parla personalmente, ammaestra personalmente ognuno di noi, per noi ci sono
invece i giorni della creazione, però questi giorni della creazione sono in
movimento, vanno verso una conclusione e questa conclusione è il Cristo che
essendo Pensiero del Padre è rapporto diretto con il Padre.
Allora se tutto si evolve verso questo
limite, anche per noi c’è il rapporto diretto con il Padre.
Naturalmente più noi entriamo in questo
rapporto diretto più comprendiamo l’ammaestramento di Dio, perché è in Dio che
si conosce la verità.
Però la verità non è soltanto nell’ultimo
giorno ma è anche in tutti i giorni che l’hanno preceduto, la Verità è
universale, la Verità è valida sempre, allora scoprendo la Verità, noi
scopriamo quello che è sempre stato.
Infatti noi adesso nei giorni della
creazione, noi vediamo per parti, siamo insoddisfatti, perché ci accorgiamo di
non vedere la Verità, tutte le nostre conoscenze sono tutte limitate, scaviamo
un poco nelle parole di Dio e poi dobbiamo fermarci, non possiamo andare oltre,
restiamo sempre in superficie e siamo insoddisfatti: non vediamo la Verità.
La Verità si trova soltanto trovando Dio.
La Verità si conosce soltanto nella Verità,
Dio si conosce solo in Dio.
Conoscendo Dio, scopriamo la Verità anche di
prima, la Verità di tutto poiché la Verità è valida universalmente.
Amalia: Attraverso tutte le cose e le
creature Dio opera per dare lezioni a me, io devo quindi essere attenta solo a
Lui, ascoltare solo Lui, imparare solo da Lui e interpellare solo Lui.
Luigi: Questo non vuole dire che noi dobbiamo
rifiutare tutte le lezioni che ci arrivano da altri.
Dobbiamo essere aperti a tutti, però non
assumere nessuno come maestro, ma tutto quello che riceviamo dobbiamo sempre
portarlo a Dio.
Il Maestro cosa fa?
Il Maestro parla attraverso tutti ma poi Lui
ci spiega e ci fa capire quello che Lui ci ha fatto arrivare.
Si richiede sempre questa attenzione, questo
portare direttamente a Lui, per essere illuminati da Lui e non fermarci a
quello che dicono gli altri e il mondo.
Se noi ci fermiamo a quello che dicono gli
altri, allora gli altri diventano nostri maestri e noi invece dobbiamo sempre
cercare presso Dio perché uno solo è il Maestro e Lui parla anche negli altri,
però quello che Lui dice in tutto e in tutti, s’illumina soltanto in Lui, non
dobbiamo fermarlo a metà strada.
Nino: Anche quello che ci arriva attraverso
il Cristo lo verifichiamo alla luce del Maestro interiore che è in noi,
potremmo anche trovare un anticristo ed essere ingannati.
Amelia: Devo vivere oggi questa verità
propostami dalla parola di Cristo: “Tutti sono ammaestrati da Dio”, Dio è
l’unico vero mio Maestro, solo questa mia partecipazione personale oggi, mi
darà la possibilità di vederla, di prenderne consapevolezza nel giorno del
Signore, nell’ultimo giorno.
Il “saranno” esclude ogni automatismo e
sollecita il mio impegno consapevole.
Luigi: Sì non basta dire che Dio è il mio Pastore,
il mio Maestro, queste sono parole, bisogna capire bene quand’è che Dio è il
mio Pastore, quand’è che Dio è il mio Maestro.
Noi possiamo affermarlo a parole e poi avere
ben altri maestri e ben altri pastori nella nostra vita.
Bisogna andare oltre alle parole che possiamo
dire con le labbra.
Nino: In Dio avremo il recupero di tutti i
doni di Dio, anche di quelli accolti e non capiti in Dio...
Luigi: Non capiti ma creduti, perché noi possiamo
anche non averli accolti da Dio e allora in Dio non li capiamo.
Nino: Fermarci ai doni materiali di Dio,
rende vano ogni ammaestramento dello Spirito di Dio e nell’ultimo giorno quello
dello svuotamento dei segni per opera di Dio, saremo solo colpiti dalla fine di
tutto ciò su cui noi avremo appoggiato la nostra vita e il nostro pensiero e
nel crollo del nostro mondo sarà coinvolto il nostro spirito. Avremo reso vano
tutto l’ammaestramento personale di Dio.
Luigi: Noi rischiamo che il nostro spirito sia
coinvolto nella fine delle cose, mentre invece se il nostro spirito è unito a
Dio, il nostro spirito non resta coinvolto.
Allora bisogna precedere i tempi, noi siamo
stati creati per vivere per Dio, tutte le creature sono buone ma sono mezzi che
devono aiutarci a vivere per Dio e non dobbiamo quindi vivere per altro,
altrimenti subiremo il danno del passare di tutte le cose.
Certamente tutte le cose passano perché sono
tutti segni di Dio.
I segni, le cose, le creature passano,
finiscono e Dio rimane.
Nino: Ricordo una persona religiosa che
alla morte della moglie diceva di non riuscire più a credere in Dio.
Luigi: Dio opera in modo che i nostri cuori si
rivelino, evidentemente quella persona aveva fede in Dio perché Dio gli aveva
dato la moglie ma non ha visto la moglie come un mezzo per andare a Dio.
Il fine unico della nostra vita deve essere
Dio, tutto il resto deve essere solo mezzo.
Noi possiamo mettere una creatura o il
pensiero del nostro io come fine della nostra vita e allora noi crediamo in Dio
come mezzo per la creatura o per il nostro io.
Finiamo con lo strumentalizzare Dio per i
nostri fini.
Come viene meno il nostro fine, anche la fede
in Dio (che era solo un mezzo) crolla, non so cosa farmene di un Dio che non mi
aiuta nel mio fine.
Noi possiamo mettere i doni al posto del
donatore, è sempre quello l’errore che facciamo.
Eligio: Gli strumenti (le creature) che Dio
usa per portarmi nel suo amore, non sono da me compresi nella loro finalità.
Questi strumenti sono piacevoli di per sé ma essendo la volontà debole perché
debole è la conoscenza di Dio mi è più comodo sostare con le creature, godere
di esse dimenticando il Creatore e le ragioni per cui Lui invia a me le
creature...
Luigi: Perché è più comodo?
Noi restiamo con più facilità con le creature
che con Dio, perché nelle creature vediamo riflesso il nostro io, mentre invece
Dio richiede il superamento dell’io.
Le creature non richiedono il superamento
dell’io, anzi le creature con le quali maggiormente restiamo sono quelle che ci
esaltano e ci lodano, mentre tendiamo a fuggire dalla creatura che ci
rimprovera e ci ammonisce.
Perché tendiamo a fuggire dalla creatura che
ci rimprovera?
E perché tendiamo a restare con la creatura
che ci loda?
È tutto un inganno, probabilmente chi ci rimprovera
ci vuole più bene di chi ci loda probabilmente per strumentalizzarci, eppure
noi restiamo con chi ci loda, vuole dire che è il pensiero del nostro io che ci
determina, non è il pensiero di Dio.
Con il pensiero di Dio noi ci comporteremmo
al rovescio.
Eligio: Inoltre per restare con Dio devo
andare in profondità, scavare.
Luigi: Per questo mentre Dio parla nel presente,
per noi c’è un futuro, perché c’è un superamento da fare.
Dio parla con il tempo futuro per dirci che
c’è una tappa da fare.
Per noi il presente è un attimo fuggente,
mentre invece il passato e il futuro sono dimensioni che crescono all’infinito,
per Dio invece il presente è tutto e assorbe anche il passato e il futuro, per
cui per noi la somma, la totalità di passato, presente e futuro rappresenta la
presenza di Dio.
Eligio: Il “sarai ammaestrato da Dio” è un
ammonimento divino per farmi essere attento che in ogni momento della mia
esistenza Dio opera per farmi maturare alla vita eterna.
Luigi: Cioè “io parlo con te”.
“Colui che parlava con te, adesso ti è
presente”.
Il Creatore in quanto crea parla, la
creazione è una significazione di chi? Dio solo è Colui che è, quindi è
significazione di Se stesso.
Allora tutta la creazione e tutte le opere di
Dio sono segni, in quanto segni sono parole rivolte a colui che ha in sé il
Pensiero di Dio cioè all’uomo.
Dio parla il suo Pensiero a chi ha la
possibilità di accoglierlo.
Prima di tutto dobbiamo convincerci che Dio è
Colui che opera tutto, poi che in tutto significa Se stesso, che la significazione
di Sé è un parlare e che questo parlare è diretto personalmente all’uomo,
affinché l’uomo possa intendere.
Ognuna di queste tappe richiede in noi
convinzione che si forma solo attraverso il dialogo personale e diretto con
Dio.
La convinzione si forma attraverso la
preghiera personale con Dio.
Perché è attraverso la preghiera personale
che si forma in noi la luce e l’anima si convince e convinta resta attratta,
con-vincere è Dio che vince la mia anima a Sé e io mi sento attratto da Lui ma
io mi sento attratto in quanto mi sono raccolto in preghiera con Lui.
Eligio: Non dobbiamo però ritenere che sia la
nostra iniziativa che ci faccia superare l’attaccamento a creazione e creature.
Luigi: Noi di nostra iniziativa non riteniamo
neppure che ci sia bisogno di un superamento dell’io.
Il superamento viene se parti da Dio, è il
Pensiero di Dio che ti dice che devi superarti, in caso diverso tu corri verso
l’affermazione del tuo io.
Se noi non pensiamo Dio non ci viene neppure
l’idea di dovere superare il pensiero dell’io.
Noi dobbiamo imparare a parlare di Dio, più
di Dio che di noi e noi invece ogni frase la iniziamo con “io”.
Tu creatura sei stata fatta per glorificare
Dio, cosa vuole dire glorificare Dio?
Parlare di quello che Lui ha fatto e fa, noi
siamo fatti per parlare di Dio, quindi per pensare Dio, per conoscere Dio e per
parlare di Dio, anziché pensare e parlare di noi.
Eligio: Dobbiamo lasciare parlare in noi lo
Spirito di Dio.
Luigi: Quando noi parliamo di Dio, è sempre Dio che
parla in noi, non siamo mica noi.
Quando noi pensiamo Dio è il Pensiero di Dio
in noi che lo pensa.
Eligio: Però a volte possiamo parlare di Dio
con parole nostre.
Luigi: Sì la parola può separarsi dal pensiero ma
allora arriva un momento in cui salta fuori l’io, non possiamo farne a meno.
Noi purtroppo siamo sempre portati a parlare
di noi e non di Dio.
Soltanto che ognuno di noi può parlare di ciò
che porta dentro, noi abbiamo tanta difficoltà a parlare di Dio perché pensiamo
poco a Dio e quindi conosciamo poco Dio, io non posso parlare di ciò che non
conosco.
Eligio: Sugli attributi di Dio, l’io umano
può dire qualcosa di Dio, mentre solo chi pensa Dio col Pensiero di Dio può
coglierne l’essenza e questa è la vera conoscenza di Dio.
Luigi: Noi non siamo mica liberi di parlare di
quello che vogliamo, io non posso parlare del film che hanno dato all’Ariston
ieri, perché non l’ho visto.
La nostra capacità di parlare deriva da ciò
che noi vediamo o abbiamo visto.
Tu puoi dire qualcosa di Dio per sentito
dire.
Nino: Però ti senti a disagio parlando per
sentito dire.
Luigi: Ci vuole proprio la preghiera personale nel
silenzio per contemplare Dio, per conoscere Dio, lì abbiamo Dio che si dona in
rapporto diretto, perché Dio vuole donarsi tutto a tutti.
La parola di Dio non si lascia appropriare da
nessuno ma si dà a tutti.
Pinuccia: Dio ammaestra ogni uomo e lo
conduce a poco a poco a prendere consapevolezza di essere una creatura fatta
dal niente e in formazione, affinché noi ci lasciamo ammaestrare da Dio.
È Dio che operando forma l’orecchio
dell’uomo e che lo fa capace d’intendere il suo parlare.
Luigi: Potremmo dire che tutto quello che è passato
rappresenta tutta l’opera di Dio per formare il nostro orecchio e a desiderare
la sua Verità, il futuro invece richiede l’apertura da parte nostra per potere
arrivare ad intendere la sua Verità.
La vita ci viene dal futuro non dal passato.
Col passato Lui ha formato la nostra
capacità, adesso questa capacità deve essere riempita, il futuro rappresenta il
dato trascendente di Dio.
Per cui potremo dire che il passato
rappresenta la nostra terra e il futuro rappresenta il cielo.
Dio all’inizio creò il cielo e la terra, creò
il mondo che ci trascende e il mondo che è in relazione al nostro io.
La terra rappresenta il mondo che è in
relazione al nostro io, ecco perché il nostro io si trova con facilità con le
creature e con difficoltà con Dio, perché Dio richiede la trascendenza, il
superamento dell’io, le creature invece confermano il nostro io.
Tutto ciò che conferma il nostro io, che
forma il nostro io è rappresentato dalla terra, lo spazio-tempo è rappresentato
dal passato, a un certo momento spazio e tempo formano una cosa sola, un unica
dimensione e questo è facile capirlo perché se osserviamo una stella a miliardi
di anni luce, noi troviamo quello che era l’universo miliardi di anni fa,
quindi abbiamo lo spazio che coincide con il tempo.
Allungando lo spazio in orizzontale, noi
ritroviamo il tempo.
Se noi osserviamo una stella a tre anni luce
da noi, noi non vediamo la stella com’è oggi, la vediamo com’era tre anni fa,
vedi che ci spostiamo indietro nel tempo?
Se noi possiamo osservare un corpo di 15
miliardi di anni luce, noi troviamo come era all’origine l’universo.
Le dimensioni spazio-tempo si fondono in una,
per questo il nostro tempo si recupera tutto in un presente.
Pinuccia: Il passato nostro e il passato
degli altri.
Luigi: Certo, tutti coloro che muoiono muoiono per
noi, perché tutto quello che è passato, è opera di Dio per formare in noi la
capacità di entrare nel mondo trascendente.
Il Cristo è morto per formare in noi la
capacità di trascenderci e di passare nel mondo che ci trascende, quindi
futuro.
Il futuro è dato dal mondo trascendente, è
dato dal cielo.
La nostra vita è nel cielo, però presuppone
tutta la terra, presuppone che noi abbiamo capito la lezione della terra.
Pinuccia: La lezione della terra è per
portarci alla capacità di ascolto.
Luigi: Per formare l’orecchio.
Pinuccia: Per incentrare la nostra
intenzione su Dio?
Luigi: Sì, perché solo con l’intenzione di Dio noi
ci trascendiamo.
Noi pensando a noi stessi non ci
trascendiamo, pensando Dio invece capiamo che Dio è superiore a noi e quindi
essendo superiore c’impegna a superarci, a superare tutte le cose che vediamo.
Tutti noi scambiamo le cose che vediamo per
realtà e realtà assoluta ed è lì che restiamo ingannati.
Pinuccia: Dio incentra la nostra attenzione
su di Sé attraverso tutte le vicende.
Luigi: Tutto quello che è avvenuto in quanto è
avvenuto forma il nostro orecchio, ma come io l’avverto è già passato, non
esiste il momento presente, perché il presente è Dio e fintanto che non mi
trascendo, io non colgo il presente, quello che io chiamo presente come lo
colgo già è passato, non riesco a trattenerlo, non posso trattenerlo.
Pinuccia: Tutto ciò che succede è per farci
elevare lo sguardo a Lui. Quindi Lui opera per formare in me l’attenzione a
Lui.
Luigi: Certo, per questo dico che tutti coloro che
muoiono, muoiono per me.
Tutto quello che avviene, avviene per formare
in noi l’attenzione a Dio, per aprire il nostro orecchio a Dio e quindi
portarci nel futuro, nel mondo trascendente e quindi portarci nel cielo.
Domenica prossima vedremo la seconda parte di
questo versetto: “Chiunque ha ascoltato il Padre ed ha ricevuto il suo
insegnamento viene a Me”.
Cina: Accogliendo l’ammaestramento di Dio,
preparo il terreno per raccogliere ancora.
Luigi: “State attenti al modo con cui ascoltate,
perché a chi ha sarà dato”, “A chi avrà ascoltato”,
perché siccome è Dio che forma l’orecchio, nella misura in cui ci lasciamo
formare l’orecchio da Dio diventiamo capaci di ricevere successivamente altro
da Dio.
Più noi riceviamo da Dio e più questo ci fa
capaci di ricevere altro da Dio, sempre più profondo, sempre più intimo, sempre
più unito a Dio, fino ad arrivare al rapporto diretto con Dio, cioè all’ultimo
giorno.
Nell’ultimo giorno chi ci resuscita è
soltanto il Verbo di Dio, è soltanto il Pensiero di Dio che ci fa vivere
nell’ultimo giorno.
Come abbiamo detto prima l’ultimo giorno può
anche essere un giorno di morte, anziché un giorno di luce può essere un giorno
di tenebre.
Se noi non avremo ascoltato molto, corriamo
quel rischio, perché se non avremo dentro di noi il Verbo di Dio, noi non
potremo risorgere nell’ultimo giorno e allora per noi quel giorno diventa un
giorno di morte e di confusione, un giorno di tenebra.
Silvana: Dobbiamo vedere questo ammaestramento
di Dio con un rapporto personale con Dio.
Luigi: Dobbiamo sapere che c’è questo
ammaestramento personale di Dio, altrimenti noi ci fermiamo alle creature, se
invece io so che è Lui che parla con me, non mi fermo a quello che dicono le
creature, ma cerco sempre presso Dio il significato, il suo Pensiero, cercare
il suo Pensiero vuole dire cercare il suo Verbo nelle cose che Lui fa arrivare
a me attraverso cose e creature.
Amalia: Dio deve essere effettivamente il
mio Maestro, non solo a parole.
Luigi: Le parole il più delle volte ci condannano,
perché noi a parole diciamo una cosa e con il pensiero ne viviamo un altra.
Dio è veramente nostro maestro se noi
attingiamo a Lui con il pensiero.
Se accogliamo tutto da Lui e cerchiamo presso
di Lui, la ragione di quello che vogliamo scegliere, credere, volere.
Ma la nostra convinzione deve attingere in
Dio, non dobbiamo fermarci a quello che dicono gli altri, anche se possono dire
cose a noi piacevoli.
Perché noi il più delle volte ci fermiamo a
quello che dicono gli altri, perché dicono a noi cose piacevoli, convenienti,
utili, ecco perché noi ci fermiamo a quello che dicono gli altri, e non ci
accorgiamo che assumiamo gli altri come nostri maestri.
Eligio: L’uso del futuro da parte di Gesù, è
perché io mi renda conto che non sono in grado di capire il presente e questo
perché non sono permanentemente nel suo pensiero.
Questo futuro può essere prossimo o remoto,
coincidendo con l’ultimo giorno, a seconda dell’amore, della passione e
dell’importanza che io do a Dio nella mia vita.
L’ultimo giorno è il rapporto diretto
dell’anima con Dio ma non è un remoto indefinito, perché a un certo punto viene
imposto se non l’ho scelto.
Luigi: Il tempo scorre indipendentemente da noi,
d’altronde la Verità di Dio non dipende da noi, noi non possiamo fermare il
venire di Dio, la Verità di Dio viene a noi, indipendentemente da noi, perché è
superiore a noi.
Eligio: Però questo futuro può essere più
vicino e meno devastante se noi diamo più importanza a Dio.
Luigi: Certo, l’ultimo giorno è già oggi, perché
Dio è già presente e Dio parla già direttamente con noi, siamo noi che siamo
assenti.
E noi possiamo prolungare questa agonia per
chissà quanto tempo, prolunghiamo il tempo psicologico di entrata.
Nino: Dio ci chiama a diventare tutto
pensiero suo, ce ne dà l’annuncio, perché non abbiamo a vanificare questo nostro
destino.
Luigi: E preferire il piatto di lenticchie alla
primogenitura.
Noi corriamo sempre quel rischio, ascoltare
più il nostro stomaco che Dio e tardi ci accorgiamo del danno che ci siamo
fatti.
Pinuccia: L’invito è mettermi sempre di
fronte a tutto, in rapporto diretto con Dio, come Lui è in rapporto diretto con
me, con fiducia in Lui, perché Lui mi porta dove io voglio andare, ma io devo
volerlo.
Luigi: Noi non avremmo questo desiderio se questo
non fosse desiderio di Dio.
Il nostro desiderio di rapporto diretto con
Dio, non è altro che risposta al desiderio di Dio.
Lui lo vuole più di noi, noi non potremmo
neppure desiderarlo se Lui non lo desiderasse per noi.
Tutte le nostre azioni sono sempre una
risposta all’opera di Dio, quindi Lui per primo fa quello che noi desideriamo.
La nostra è sempre una risposta a Dio, non è
una iniziativa nostra.
È nel rapporto diretto con Dio che nasce il
Figlio: “Oggi ti ho generato” e diventa un oggi eterno.
Noi siamo chiamati ad ascoltare dal Padre
(non a parole) questa parola anche per noi: “Oggi ti ho generato”.
Il Padre questo lo dice soltanto a suo
Figlio.
Il Cristo parlando con noi ci conduce a
quella soglia in cui noi siamo come Lui e soltanto in quanto siamo come Lui che
sentiamo questa parola ma questa parola il Padre la dice sempre a suo Figlio.
Ogni creatura fatta per conoscere Dio, angelo
o uomo deve passare attraverso una prova, fintanto che non ha passato questa
prova non si sente mica dire dal Padre: “Oggi ti ho generato”, passata la prova
forma una sola cosa con il Figlio e quello che il Padre dice a suo Figlio, lo
dice a suo Figlio.
Come Rebecca che presenta Giacobbe sotto gli
abiti di Esaù al padre e il padre gli dà la benedizione, perché lo confonde con
Esaù, non è che Dio si confonda ma il Figlio crea in noi un pensiero
altrettanto puro come il Suo, per cui il Padre riconosce il Figlio in noi.
Infatti all’ultimo il Figlio presenta,
consegna al Padre coloro che sono stati con Lui, mica il mondo.
Il Padre non riconosce il mondo.
Sta scritto
nei profeti: E
tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da
lui, viene a me. Gv 6 Vs 45
Secondo tema.
Titolo: Tutti siamo
ammaestrati da Dio. II
Argomenti: Il futuro in Dio.
L’ammaestramento. Uno solo è il Maestro. Le banalità. Il miracolo della
preghiera. Consapevoli dell’annuncio: dedizione-futuro. L’uomo che prega.
L’ordine verso il fine: sapienza. Dedurre da Dio. La morte fisica. Salvare
l’anima. Sottomettere Dio.
21/ Ottobre /1980
Sta scritto
nei profeti: E
tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da
lui, viene a me. Gv 6 Vs 45 Terzo tema.
Titolo: Il maestro interiore e Cristo.
Argomenti: L’attrazione del Padre.
L’interesse apre e chiude. Rivestire la Parola delle nostre intenzioni.
L’ascolto del Padre nel silenzio. La convinzione. La visione è una deduzione
dal tutto, l’ascolto è parziale. Il Cristo parlando cio porta nella totalità:
visione. L’ultimo giorno: rappoprto diretto con Dio. Consapevoli del valore di
Dio: premessa per vedere Dio. Il maestro interiore è consapevolezza. Ascolto
del Padre e del Verbo. Verbo interiore e incarnato.
26/ Ottobre /1980
Domenica scorsa ci siamo soffermati sulla prima
parte, adesso ci rimane la seconda parte: “Chiunque ha ascoltato il Padre e
ricevuto il suo insegnamento viene a Me”.
Abbiamo qui una conferma che quel futuro di
cui abbiamo parlato domenica: “Saranno tutti ammaestrati da Dio”, è un presente
poiché qui Gesù dice: “Chiunque ha ascoltato il Padre”, addirittura usa un
tempo passato.
Evidentemente quel futuro diventa un azione
universale di Dio per tutti gli uomini: “Sono tutti ammaestrati da Dio”.
Ci colleghiamo qui con l’argomento di ieri
sera, Gesù che dice: “Avete visto il Padre”, Lui parlando ci fa vedere il
Padre.
“Sono tutti ammaestrati da Dio” e aggiunge:
“Chiunque ha ascoltato il Padre e ha ricevuto il suo insegnamento viene a Me”.
Dio parla a tutti.
Parlando ammaestra tutti.
Che cosa dice e su che cosa ammaestra gli
uomini?
Ammaestra gli uomini circa quella che è la
vita essenziale, la vita eterna cioè la conoscenza di Dio.
È Dio che fa conoscere Se stesso.
Però Gesù qui precisa: “Chiunque ha
ascoltato” e fa pensare che pur se Dio parla a tutti, non tutti lo ascoltano e
non tutti ricevono il suo insegnamento.
E soltanto colui che ascoltato il Padre e
ricevuto il suo insegnamento va al Cristo.
Ma se uno ascolta il Padre e riceve il suo
insegnamento che bisogno ha di andare a Cristo?
Quindi noi possiamo non ascoltare il Padre,
cioè non ascoltare Colui che parla a noi, noi possiamo ascoltarlo e non
ricevere il suo insegnamento, soltanto chi lo ascolta e riceve il suo
insegnamento ha la possibilità di andare al Cristo.
Ma allora qui vediamo un approfondimento di
quanto Gesù aveva già affermato: “Nessuno può venire a Me se non è attratto dal
Padre”.
Qui ci precisa quali sono le condizioni per
entrare in questa attrazione del Padre, attrazione che è poi la condizione per
potere andare al Cristo.
Andare al Cristo vuole dire poterlo ascoltare
e capire nei suoi argomenti, poiché tutto questo discorso è nato dalla
mormorazione dei giudei e dalla risposta di Gesù: “Non mormorate, perché
nessuno può venire a Me se il Padre non lo attrae”.
Qui dice a noi che condizione per essere
attratti dal Padre è ascoltare la sua parola e ricevere il suo insegnamento.
Dirà anche:”Le mie parole non penetrano in
voi, perché non avete Dio come Padre”.
Soltanto se in noi c’è la parola del Padre,
noi possiamo capire la parola del Verbo.
Si affacciano questi due termini: parola del
Padre e parola del Verbo.
Forse che la parola del Padre non è il Verbo
stesso?
Eppure Gesù dice che non si possono capire le
sue parole se non si porta in sé la parola del Padre.
Per avere in noi la parola permanente del
Padre è necessario aver ricevuto l’insegnamento del Padre e per avere ricevuto
l’insegnamento del Padre bisogna averlo ascoltato.
Il divario è dato dal fatto che tutti sono
ammaestrati da Dio (totalità) e non tutti sono ammaestrati da Dio.
Da parte di Dio noi abbiamo la lezione
universale: Dio non fa preferenze di persone, Dio ama tutte le sue creature,
Dio vuole che tutti si salvino, Dio vuole che tutti giungano a conoscere la sua
verità e quindi a partecipare della sua vita eterna.
Quindi da parte di Dio abbiamo un disegno
universale, totale, per ogni creatura.
Nessuno quindi può dirsi cittadino del regno
di Dio di serie bi.
Siamo tutti chiamati alla partecipazione
piena di Dio.
E questo è il nostro destino.
Non è che uno sia destinato a una cosa e un
altro ad un altra.
Questo è il destino per ogni creatura.
Dio vuole che ogni creatura giunga a
conoscerlo e a conoscerlo in senso pieno.
Nessuno quindi deve considerarsi in una
situazione d’insufficienza, d’incapacità, d’impossibilità.
Nessuno potrà giustificarsi per non avere
ricevuto i numeri sufficienti per giungere alla conoscenza di Dio.
Davanti a Dio costateremo che Lui ammaestra
tutti.
Lui parla a tutti.
Il Suo parlare è un presentare la sua verità.
Quindi Lui presenta a tutti la sua verità.
E quindi infonde in tutti il desiderio di
essa.
Però dice:”Chiunque ha ascoltato il Padre”.
Quindi Dio parla a tutti, non tutti ascoltano
il Padre.
È necessario che ci sia nella creatura la
dedizione a ciò che giunge ad essa da parte di Dio.
La parola di Dio giunge alla creatura.
Ma la parola di Dio è sempre una proposta
(futuro) della sua verità, dei suoi argomenti.
La creatura non può non sentire la parola del
Padre ma può non ascoltare.
Tra il sentire e l’ascoltare si necessita una
apertura personale che può non esserci.
La creatura può non ricevere.
Cosa si richiede perché la creatura possa
ascoltare quello che giunge a lei?
Il rumore delle parole di Dio che la creatura
non può non udire, richiede da parte della creatura l’attenzione a Colui che
parla.
Se non c’è quest’attenzione si sente soltanto
il rumore ma non si ascolta.
Se noi abbiamo presente delle creature o il
pensiero dell’io, le parole di Dio arrivano a noi, però noi non siamo
disponibili a fare attenzione a Colui che parla.
E allora non entrano nel cuore.
Non sono ascoltate.
Qui abbiamo la prima frattura.
Per cui Dio ammaestra tutti, non tutti
ricevono l’ammaestramento di Dio.
Non si riceve l’ammaestramento di Dio se non
si rivolge l’attenzione a Dio.
Ma per rivolgere l’attenzione a Dio, bisogna
superare il pensiero dell’io.
O superare gli “io” delle altre creature al
quale il mio io è attento.
Il mio io si può aprire all’interesse verso
altre creature e questo interesse chiude il cuore all’ascolto della parola di
Dio.
Quando due interessi non collimano, la parola
non può penetrare.
Perché l’interesse che occupa il nostro
cuore, respinge gli interessi diversi.
È una situazione di protezione e anche di
rischio.
Protezione perché se il nostro interesse è
Dio ci isoliamo sempre di più nell’ascolto di Dio.
Rischio perché se il nostro interesse è altro
da Dio, ci chiudiamo all’interesse per Dio.
Quando ci dedichiamo ad un certo interesse,
automaticamente in noi si chiudono le porte a tutti gli altri interessi.
Automaticamente c’è lo scarto.
È un sistema di autodifesa, di protezione
verso ciò che ci sta più a cuore.
Ecco per cui Gesù dirà ai farisei: “Le mie
parole non possono penetrare in voi, perché voi avete un altro padre
(interesse)”.
Noi diventiamo sempre più figli di un certo
padre, di un certo interesse.
Se il nostro padre è Dio, noi abbiamo una
progressione crescente nell’ascolto delle cose di Dio e uno scarto sempre più
forte verso tutto ciò che non è Dio.
Noi possiamo anche aprirci all’ascolto di Dio
che parla, accogliere le parole di Dio ma non ricevere il suo insegnamento.
Cioè noi possiamo ascoltare la parola di Dio
e fraintendere il suo insegnamento.
Bisogna arrivare all’intenzione di ciò che
Dio dice a noi.
Bisogna cioè che l’intenzione di Dio si formi
dentro di noi.
Bisogna ascoltare e ascoltare quel tanto che
è necessario, per arrivare a scoprire l’intenzione del Padre.
Altrimenti noi ascoltiamo la parola di Dio ma
la rivestiamo delle nostre intenzioni.
Crediamo di averla capita e invece l’abbiamo
fraintesa.
Noi riteniamo di averla capita perché l’abbiamo
rivestita delle nostre intenzioni.
Non è sufficiente che noi ascoltiamo la
parola di Dio rivestendola di quelli che sono i nostri problemi o di quelle che
sono le nostre intenzioni.
Noi dobbiamo ascoltare la parola di Dio e
rimanere nell’ascolto della parola di Dio, fino a scoprire l’intenzione di Dio,
l’intenzione del Padre.
Amelia: È sempre l’io che fraintende.
Luigi: Sì ma l’io fraintende in quanto non permane
nell’ascolto.
Si arriva a ricevere l’insegnamento di Dio
permanendo.
Se noi sentiamo il parlare di qualcuno ma
soltanto per un certo tratto non capiamo, possiamo capire solo quando il
discorso è finito.
Noi il più delle volte riteniamo di avere
capito, in quanto rivestiamo le parole ascoltate di una nostra intenzione.
Si richiede la pazienza dell’ascolto, per
arrivare alla conclusione del discorso dell’altro, per arrivare a scoprire il
pensiero dell’altro, l’intenzione dell’altro.
Altrimenti corriamo questo rischio.
Ecco per cui si richiede una permanenza nell’ascolto
di Dio, non basta ascoltare Dio a tratti, perché nell’opera incompiuta c’è
sempre qualcosa del nostro io che travisa il pensiero, l’intenzione di Dio,
fraintende.
E il fraintendimento c’impedisce di arrivare
a Cristo.
È necessario che ci sia il compimento delle
cose.
Però qui dice: “Chi ha ascoltato il Padre ed
ha ricevuto il suo insegnamento, viene a Me” ed il problema è questo.
Ricevere l’insegnamento del Padre vuole dire
arrivare a scoprire l’intenzione del Padre.
Se uno ha già scoperto l’intenzione, la
volontà del Padre, che bisogno c’è ancora di andare al Cristo?
Gesù attraverso questi termini ci precisa
qual è la condizione per essere attratti dal Padre.
Ascoltando e ricevendo l’insegnamento del
Padre, si giunge a conoscere e a capire, a prendere coscienza di ciò che è Dio,
del suo valore, e dell’importanza che ha per noi la conoscenza di Dio.
Soltanto se si forma in noi questa
consapevolezza della sua importanza, allora noi scopriamo veramente il Cristo.
Scopriamo cioè l’importanza del Cristo.
Amelia: L’attrazione del Padre ci porta a
scoprire l’importanza che ha per noi Cristo.
Luigi: L’attrazione si forma attraverso l’ascolto e
il ricevimento dell’insegnamento del Padre, fino ad arrivare a capire l’importanza
che ha per noi la conoscenza di Dio.
Ascoltare il Padre vuole dire ascoltare la
parola di Dio, ma allora che differenza c’è tra la parola di Dio del Padre e la
parola di Dio del Cristo?
Si ascolta il Padre nel segreto di noi
stessi, nel silenzio, in quel rapporto diretto del “saranno tutti ammaestrati”,
perché si richiede l’ascolto e quindi il silenzio personale.
Ed è lì che si forma la convinzione, è lì che
si scopre l’importanza per la nostra vita di conoscere Dio.
A un certo punto si arriva alla
consapevolezza che tutto di noi dipende dalla conoscenza di Dio.
Questa consapevolezza che tutto viene a
dipendere dalla conoscenza di Dio, si forma in noi attraverso il silenzio.
Ma tra questo silenzio e la vita normale c’è
un abisso da colmare.
Questa consapevolezza è il Verbo interiore
che parla in noi, è il Figlio del Padre, quel Verbo interiore che ci porta poi
al Verbo incarnato.
Ma se in noi non c’è questo ascolto del Verbo
interiore, noi non possiamo arrivare al Verbo esteriore, incarnato che ha la
funzione di portare tutto il nostro mondo, in quel silenzio in cui entriamo
ascoltando il Padre.
Noi nel silenzio facciamo fuori dalla nostra
mente tutto il mondo e il pensiero di noi stessi, per entrare nel rapporto
diretto con il Padre, il quale essendo presente ti vede e ti ascolta.
Ascolta questo tuo desiderio, ascolta questa
tua attenzione.
Ascoltandolo ti convince.
Perché tutto il nostro disordine è dato dal fatto
che noi non siamo convinti da Dio.
Noi siamo convinti di tante cose ma
attraverso il sentimento o il sentito dire.
La vera convinzione viene soltanto da Dio e
dal rapporto diretto con Dio.
Allora si richiedono in un primo tempo queste
tappe di silenzio ma in questo silenzio noi non vediamo, noi ascoltiamo
soltanto.
C’è differenza tra l’ascolto e il vedere.
Noi nel silenzio ascoltiamo soltanto perché
abbiamo chiuso il mondo e l’io fuori dall’uscio della nostra mente.
Ma per arrivare a vedere la verità di Dio
ascoltata nel silenzio, abbiamo bisogno del Cristo.
Si vede soltanto in quanto si deduce dalla
totalità ma fintanto che si richiede il fare fuori qualcosa da noi, noi ascoltiamo
soltanto ma non vediamo.
Perché la visione è una conseguenza della
totalità.
Cristo viene a raccogliere tutto, quindi non
soltanto il nostro mondo di silenzio e il rapporto personale con il Padre
quando chiudiamo l’uscio, ma viene a raccogliere anche il mondo esterno e le
creature nella totalità dell’ascolto del Padre.
E quando questo ascolto diventa totale c’è la
visione.
Per questo Gesù dice che nessuno può venire
al Padre se non per mezzo di Lui.
Perché la visione richiede totalità, direi
che è una deduzione dal tutto.
L’ascolto invece è sempre parziale, infatti
richiede un isolamento, il raccogliersi in una parte.
Il passaggio dalla parte al tutto, è il
passaggio dall’ascolto alla visione.
È necessario l’ascolto parziale per formare
in noi la convinzione e quindi l’attrazione, per potere quindi scoprire l’importanza
del Cristo.
Come noi scopriamo l’importanza del Cristo, abbiamo
la possibilità di seguirlo.
Seguendo Cristo, Lui parlando a noi porta noi
nella totalità della presenza di Dio.
Ed è questa totalità che a un certo momento
diventa poi visione.
Sta scritto
nei profeti: E
tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da
lui, viene a me. Gv 6 Vs 45 Quarto tema.
Titolo: I tre verbi: ascoltare, ricevere, venire.
Argomenti: Dio
ammaestra tutti. La consapevolezza dell’importanza di conoscere Dio. Conoscenza
per valore e per essere. Ascoltare e capire. Il rumore di Dio e il vedere.
Pensare Dio nel mondo. Il Verbo è consapevolezza. Il Verbo interiore. L’ascolto
totale.
28/ Ottobre /1980