HOME

 


E la volontà di Colui che mi ha mandato è questa: che di quanto Egli ha dato a Me, Io niente perda, ma lo resusciti nell’ultimo giorno Gv 6 Vs 39 Primo tema.


Titolo: Il sentiero che ci conduce a Dio.


Argomenti: La condizione per accogliere tutto da Dio – Perdere le Parole di Dio – La proposta della vita eterna – Il passaggio all’infinito – La Volontà di Dio è manifestarci il suo Pensiero – L’incompiuto si perde – Solo il Pensiero di Dio ci rivela Dio – L’ultimo giorno – La Pentecoste degli apostoli – Avere ed essere Pensiero di Dio – Il trionfo dell’uomo – La creatura nuova -


 

31/Agosto/1980


La condizione per accogliere tutto ciò che Dio manda, è avere in noi la volontà di fare la Volontà di Dio.

È molto importante per noi accogliere tutto da Dio.

Perché proprio lasciando entrare in noi tutto quello che Dio ci fa giungere nella nostra vita, Dio opera per farci maturare alla vita eterna e quindi a liberarci da tutto il relativo che tende a rendere schiava la nostra anima, a soffocarla, a schiacciarla, a disperderla nelle cose del mondo.

Tutte le cose del mondo sono buone, perché sono opera di Dio, però tutte le cose del mondo, possono diventare per noi motivo di rovina.

Ed è per questo che Dio opera in tutto, per evitare a noi questa rovina.

Perché noi nella nostra superficialità, siamo portati a scambiare come luogo di salvezza, ciò che invece è soltanto un mezzo di salvezza.

E fermandoci a questo, impediamo alla nostra anima di giungere alla vita eterna, alla conoscenza di Dio.

Oggi invece il versetto che ci viene proposto, ci fa invece considerare qual è la condizione per non perdere tutto quello che accogliamo o tutto quello che abbiamo accolto.

Perché noi possiamo chiudere la porta a ciò che Dio ci manda e quindi non accoglierlo, non lasciarlo entrare.

Possiamo non lasciare entrare le sue parole, le sue lezioni, le sue creature, i suoi avvenimenti e tutte le cose che Dio ci manda, ma possiamo anche, dopo avere accolto quello che Dio ci manda (avendo presente la sua Volontà), perdere quello che Lui ci ha mandato.

Quand’è che qualcosa la si perde?

Tutte le cose e le parole fatte da Dio e tutto è fatto da Dio, sono dei sentieri che ci conducono a una meta, le cose e le parole si perdono quando non si giunge alla meta.

Quindi tutte le cose arrivano a noi per condurci ad una meta, però noi possiamo perdere il sentiero lungo la strada, lungo la vita.

È molto importante avere presente la meta, il fine.

Il fine per cui Dio fa tutte le cose è quello che ci dice San Paolo: “Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità”.

Quindi la meta, alla quale conducono tutti i sentieri di Dio, tutte le opere di Dio, se le lasciamo entrare è quella di condurci a conoscere la Verità.

Perché siamo stati creati per la vita eterna e dobbiamo sforzarci di entrare ogni giorno.

La vita eterna ci viene proposta ogni giorno, ogni mattina è un giorno in cui Dio ci chiama e ci propone di entrare nelle vita eterna, è un occasione che Dio ci dà, per entrare nella vita eterna.

Ogni giorno che tramonta, senza che noi siamo entrati nella vita eterna, è un giorno fallito della nostra vita.

E i giorni passano e i fallimenti si accumulano e le occasioni si perdono.

Dio non finisce ma le opere di Dio finiscono e se noi attraverso le opere di Dio non arriviamo a Dio infinito, noi non entriamo nella nostra vita infinita, noi restiamo nelle cose finite.

E le cose finite, quando finiscono per noi, ci conducono alla morte.

Noi esperimentiamo la morte con il finire delle cose o delle creature per le quali viviamo.

Tutte le creature sono buone, tutte le cose sono buone in quanto e per quanto sono mezzi che ci conducono al Fine infinito.

Quando si arrestano a metà strada, diventano per noi motivo di morte e non di salvezza.

Tutte le cose, essendo opera di Dio, convergono verso a questa meta: l’infinito, la Verità.

Tutto il parlare, operare di Dio è un conversare con noi, quindi è un farci convergere verso questa meta in cui noi conosceremo la Verità.

Quando uno parla, in quanto parla, tende a manifestare il suo pensiero e questa è la volontà di colui che parla.

Dio attraverso tutto il suo operare parla con noi e la sua volontà è questa: manifestarci il suo Pensiero.

Dio ci manda tutte le cose per condurci a vedere il suo Pensiero.

E noi facciamo la Volontà di Colui che parla a noi, quando desideriamo arrivare a vedere il suo Pensiero.

Se noi, attraverso tutto quello che riceviamo da Dio, non ci preoccupiamo di cercare il Pensiero di Dio, per arrivare a vederlo, noi perdiamo le cose.

Tutte le cose che riceviamo da Dio, se non giungono in noi nel Pensiero di Dio, restano a metà strada, incompiute e tutto cià che non arriva a conclusione, non lo possiamo trattenere.

Perdiamo così Dio e perdiamo tutte le creature e le opere che Dio ha fatto per noi.

Dio è vita, tutte le sue opere sono buone, ma se noi non le concludiamo in Pensiero di Dio, noi troviamo in esse il motivo della nostra rovina.

Eligio: Vengono perse irrimediabilmente o un eventuare recupero dell’anima in Dio recupera anche le opere di Dio?

Luigi: Se si arriva al Pensiero di Dio, nel Pensiero di Dio, tutto ha una sua ragione, quindi anche quello che noi abbiamo fatto di male, troverà una sua giustificazione, perché sarà motivo per rinsaldarci ancora di più nell’unione con Dio.

La salvezza sta nel giungere al Pensiero di Dio.

Se si giunge al Pensiero di Dio, in Esso tutto è recuperato.

Se non giungiamo al Pensiero di Dio tutto è perduto e tutto si perde.

Il Pensiero di Dio è la chiave di volta di tutto, perché tutte le opere e creature di Dio ci mettono in movimento verso il Pensiero di Dio ma nessuna opera o creatura di Dio può dirci quello che Dio è.

Solo il Pensiero di Dio ci rivela quello che Dio è.

Ecco per cui tutte le opere di Dio ci conducono al Pensiero di Dio ma solo il Pensiero di Dio, cioè il Figlio di Dio ci può rivelare ciò che Dio è.

Qui c’è quel punto di silenzio di tutto, quell’isolamento con il Pensiero di Dio, al quale ci hanno condotto tutte le cose.

Perché come tutte le cose ci hanno condotto al Pensiero di Dio, tutte si ritirano e ci lasciano soli con il Pensiero di Dio.

Perché quello che ci può rivelare il Pensiero di Dio, nessuna opera o creatura di Dio ce lo può rivelare.

E se noi non entriamo in questo raccoglimento con il Pensiero di Dio, noi perdiamo tutto.

Se invece entriamo in questo raccoglimento con il Pensiero di Dio, il Figlio ci conduce a vedere il Padre e allora Lui non perde niente.

Ma è solo il Pensiero di Dio che non perde niente.

E non è detto che tutto in noi giunga al Pensiero di Dio, cioè non è detto che tutto in noi sia dato al Pensiero di Dio.

Solo quello che è dato al Pensiero di Dio, ci conduce al Pensiero di Dio.

E il Pensiero di Dio allora non perde niente.

Perché è il Pensiero di Dio che porta a compimento e il compimento sta nel conoscere il Padre.

Nessuno conosce il Padre se non il Figlio.

Nessuno può andare al Padre se non per mezzo del Figlio.

Per questo Gesù dice: “La volontà di Colui che mi ha mandato è che Io non perda nulla di quanto Egli ha dato a Me”.

“Quanto Egli ha dato a Me”, è un parlare per la creatura: “In quanto Egli ha dato a Me in voi”.

Ma tra l’opera di Dio e il dare a me l’opera di Dio, in noi c’è questo intervallo di rischio.

Perché noi possiamo prima di tutto, non accogliere, non lasciare entrare in noi l’opera di Dio.

Possiamo avendo accolta l’opera di Dio, non giungere al compimento di essa, perderla lungo la strada e la perdiamo sempre quando non cerchiamo il Pensiero di Dio in essa.

Pinuccia: Come è da intendersi questo “recuperare nell’ultimo giorno”?

Luigi: Il Verbo di Dio recupera tutto se noi arriviamo al Pensiero di Dio.

Pinuccia: L’ultimo giorno s’identifica con l’arrivo al Pensiero di Dio?

Luigi: L’ultimo giorno è la conclusione di tutti i doni di Dio e può anche non coincidere.

Nino; Possiamo giungere anche parzialmente al Pensiero di Dio attraverso le cose?

Luigi: No, tutte le cose ci conducono al Pensiero di Dio e si ritirano, ci lasciano lì, soli con il Pensiero di Dio, perché il Pensiero di Dio ha da dire a noi una parola che nessuna opera, creatura o istituzione di Dio può dirci.

Il dono di Dio lo perdiamo se il dono non ci porta a questa soglia, se ci conduce è giunto al suo compimento.

Ma oramai noi siamo a tu per Tu con il Pensiero di Dio.

Il Pensiero di Dio ci fa entrare nella vita eterna, ci fa entrare cioè nella conoscenza del Padre.

È un passaggio obbligato per entrare nella conoscenza di Dio, e non si torna indietro.

Noi dobbiamo restare su questa soglia, fino a quando il Figlio di Dio non ci riveli il Padre, finché non ci riveli quello che Dio è.

Se non si entra nell’ultimo giorno tutto è perduto, non si può trattenere niente.

Se non si conclude nel Padre, anche il Cristo lo perdiamo.

 

Il significato di tutti i segni è quello di sospingerti al Pensiero di Dio.

Se tu non giungi al Pensiero di Dio, tutti i segni ti ripetono la stessa cosa, non possono dirti niente di nuovo e quindi si va verso l’esaurimento dei segni.

 

Nell’ultimo giorno c’è l’esperienza personale di Dio, non più il “sentito dire”.

 

Questa sera abbiamo messo in evidenza il Pensiero di Dio come compimento di tutte le cose.

Tutte le cose ce Lo presentano, ma noi dobbiamo arrivare al Pensiero di Dio.

Possiamo perdere lungo la strada tutto, possiamo non accoglierlo e possiamo accoglierlo e perderlo.

Lo perdiamo tutte le volte che non giungiamo al compimento di ciò che ci viene dato.

Tutto ci viene dato per condurre noi al Pensiero di Dio.

“Erano tuoi e Tu li hai dati a Me”, c’è questo trasferimento dal Padre al Figlio.

Per tenere presente la Volontà del Padre bisogna avere ascoltato il Padre, chi ha ascoltato il Padre va al Figlio.

Nino: Il Figlio “non incarnato” è quello che ci porta al Padre.

Luigi: Sì, il Figlio è il Pensiero di Dio.

Nino: Comunque è Lui che ci fa fare l’ultimo tratto di cammino, fino alla presenza del Padre.

Luigi: Se noi siamo giunti, perché noi possiamo non giungere a questa solitudine con il Pensiero di Dio.

Cristo parla prima che le cose avvengano, affinché noi non falliamo in questo compimento.

Dio che si ritira ci fa vedere il trionfo delle ragioni degli uomini, della violenza, del denaro, del potere eccetera.

Ci fa vedere il trionfo della mentalità del mondo.

E questo può scandalizzarci.

I fatti ci conducono sempre di più verso il Pensiero di Dio, però ci rivelano anche quest’altro volto: non c’è più Dio nelle cose.

Nelle cose vediamo il trionfo dell’uomo.

Nino: Ma il Pensiero di Dio non dovrebbe esserci di aiuto nel capire queste cose?

Luigi: Ci è di aiuto quando vedremo.

In quel punto lì noi non siamo impegnati a guardare il mondo, siamo impegnati in qualcosa che sta arrivando a noi e che noi ancora non conosciamo.

Siamo impegnati in questa solitudine con Dio ma non c’è più Dio che ci sostiene nelle cose.

Dio lì è tutto impegnato a sostenerci solo nel suo Pensiero, ha concentrato tutto te stesso in quello.

Nino: Ma il nostro pensiero cosa fa?

Luigi: Ci dà la forza di restare in quello.

Però non ci fa intelligere gli avvenimenti.


E la volontà di Colui che mi ha mandato è questa: che di quanto Egli ha dato a Me, Io niente perda, ma lo resusciti nell’ultimo giorno Gv 6 Vs 39 Secondo tema.


Titolo: Perdere cose e parole.


Argomenti: Il tutto compiuto in Cristo e il tutto compiuto nell’uomo – Vedere tutta la Verità – La morte dell’io – Adamo e il pendiero di Dio – La rivelazione del Pensiero di Dio – Il trionfo del mondo – Il prezzo dell’amore – Senso unico e circolarità – La sapienza degli umili – Avere presente la Volontà di Dio – Accogliere e capire in Dio – La vita del monastero – Il fatalismo – La preghiera -


 

1/Settembre/1980



Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Gv 6 Vs 40 Primo tema.


Titolo: Il seme di vita eterna.


Argomenti: La parola universale di Dio – Le tre espressioni della volontà di Dio: accogliere, portare al compimento, promessa – La parabola del seminatore – Il frutto del seme – Il desiderio di conoscere Dio – Il compimento della creazione: la formazione in noi della consapevolezza dell’importanza di conoscere Dio – L’attrazione per il Padre – L’adesione al Figlio di Dio -


 

7/Settembre/1980


In queste ultime domeniche, noi abbiamo trovato tre espressioni della volontà del Padre.

La prima quando Gesù dice che tutto quello che il Padre gli dà, Lui non lo caccerà fuori.

E abbiamo detto che per potere mantenerci aperti ad accogliere i doni di Dio, bisogna avere l’animo disposto ad accogliere tutto ciò che ci manda.

Perché tutto è opera di Dio e tutto Dio fa per condurci alla salvezza cioè alla conoscenza della Verità.

Però ci conduce Lui, non siamo noi che possiamo arrivare a conoscere la Verità.

È Dio che ci conduce, però noi dobbiamo avere l’animo aperto a tutto ciò che Lui ci manda, per formare in noi l’animo capace di ricevere la Luce e di godere di Essa.

Per avere un animo capace dobbiamo volere fare la Volontà di Dio.

C’è un altra espressione della Volontà del Padre ed è questa: “Di quanto Egli mi ha dato, Io niente perda”.

Teniamo presente che tutte le parole di Gesù sono per noi essendo Lui il Verbo incarnato.

Il Verbo di Dio s’incarna per ognuno di noi, per noi personalmente, quindi i fatti e le parole del Vangelo, vanno sempre interpretati in rapporto alla nostra vita personale, dobbiamo sempre chiederci che cosa Dio ci vuole dire attraverso una parola, una lezione, un fatto per la mia vita spirituale.

Non dobbiamo cercare nel Vangelo una cultura storica o motivi per giudicare gli ebrei o i nemici di Cristo o i farisei, no, tutto è dono di Dio.

Ed è dono di Dio per noi personalmente, perché la Parola di Dio è una parola universale che vale per tutti i tempi e per tutti i luoghi e quindi personalmente per noi.

Dio tratta ogni persona a tu per tu, personalmente, non ci tratta come numeri.

Non ci tratta come umanità, non ci tratta come massa.

Allora abbiamo visto una prima volontà di Dio che ci porta ad accogliere tutto quello che Dio ci dà nella nostra vita, a non rifiutare niente, perché in tutto c’è una lezione per noi, anche quello che ci dà fastidio, anche quello che è antipatico.

La seconda espressione della volontà di Dio è questa: anche se noi accogliamo tutto, dobbiamo stare attenti poiché possiamo perdere ciò che abbiamo accolto.

Quando ci siamo soffermati domenica scorsa su questo accogliere, abbiamo detto che tutto quello che non è portato al Fine, al compimento, viene perduto.

Noi non possiamo trattenere ciò che non portiamo nel suo Fine, necessariamente lo perdiamo.

Quindi tutte le cose Dio ce le manda, affinché noi le portiamo al compimento e il compimento l’abbiamo nel Pensiero di Dio.

Colui che parla, in quanto parla a noi, parla per manifestare il suo Pensiero.

Una persona che parla a noi, parla per significare a noi il suo pensiero.

Però quella conversazione di chi parla con noi, può non arrivare alla conclusione, può non arrivare alla conclusione di quel pensiero se noi ad un certo momento l’interrompiamo, se ci fermiamo a metà dell’ascolto, se ci distraiamo.

È molto importante, sapendo che uno parla con noi e Dio parla con noi, quest’uno tende a questa conclusione, a questo compimento: portarci a vedere il suo pensiero.

Allora chi  ascolta, se vuole fare la volontà di Dio, deve desiderare di arrivare a vedere il suo Pensiero.

Quindi non dobbiamo fermarci alle cose, tutte le cose sono segni del suo Pensiero ma tutte le cose da sole non ci danno il suo Pensiero.

Bisogna che ci sia questa dedizione nostra a Lui, fino al punto in cui vediamo il Pensiero di Dio e il Pensiero di Dio è il suo Verbo, e il Pensiero di Dio è il suo Figlio.

Dio parla nella nostra vita per condurci a scoprire, a vedere il suo Figlio.

Oggi abbiamo una terza espressione della volontà del Padre ed è una promessa.

Si dice che: “Chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna”, questa è la volontà del Padre.

Quindi questa è una promessa che il Padre fa, volontà di Dio.

In quanto è una promessa è una proposta.

Ed in quanto è proposta è un impegno ad arrivare a cosa ci è promesso.

Qui abbiamo una definizione chiara, il Fine di tutta l’opera di Dio è la vita eterna.

Dio vuole, parla, opera in tutte le cose per condurci alla vita eterna.

E la vita eterna è conoscere Dio come vero Dio.

In quanto ci è proposto questo ed in quanto Dio opera con noi ogni giorno, la vita eterna ci è proposta già oggi e di arrivare a questo compimento ci è proposto già oggi, perché Dio sta conversando con noi, e tende a condurci a vedere, a conoscere Lui.

Allora noi dobbiamo dire che tutte le cose ogni giorno sono semi di vita eterna per noi.

Semi de debbono essere portati a maturazione.

Qui possiamo vedere i tempi di questo raccogliere.

L’opera di raccolta in Dio, in noi si svolge attraverso questi tre tempi: Accogliere tutto quello che Dio ci manda.

Non perdere quello che abbiamo accolto.

Vedere il frutto a cui dobbiamo tendere, questo fine a cui dobbiamo tendere che è volontà di Dio, dobbiamo averlo molto presente in noi.

Il compimento sta nell’arrivare alla nostra vita eterna.

La vita eterna ci è già proposta oggi.

Questi tre temi in cui si compendia tutta l’opera di raccolta di quello che Dio ci manda, li ritroviamo nella parabola del seminatore.

Tutta l’opera di Dio è seme ed ogni cosa è un seme di vita eterna.

Tutte le cose sono semi di vita eterna che Dio oggi ci presenta, affinché li facciamo fruttificare, affinché per mezzo di essi, arriviamo a conoscere Lui come vero Dio.

Questi semi li troviamo ben significati nella parabola del seminatore.

Qui troviamo il seme (seme di vita eterna) che cade su una strada, cioè su un terreno che non accoglie.

Abbiamo il terreno sassoso, spinoso che accoglie il seme che subito accoglie il seme con sentimento, però è un terreno che non ha la radice in se stesso e quindi perde il seme prima che giunga alla maturazione, per le difficoltà del mondo o le difficoltà del cammino: “L’arsura del sole lo brucia”.

Il terreno è profondo e fertile quando l’anima nostra è consapevole del fine per cui siamo stati creati.

Se noi non siamo consapevoli di questo non abbiamo radice in noi stessi, e se ci lanciamo con entusiasmo verso Dio, questo entusiasmo dura poco perché non ha profondità in noi stessi.

Le cose durano nella misura della profondità che trovano in noi.

E poi abbiamo un terzo terreno, un terreno profondo che accoglie il seme e con pazienza giunge a maturazione e giunge a capire la Parola.

Quando Gesù commenta la parabola, dice che il primo terreno che non accoglie la parola di Dio e il secondo che la perde, sono terreni che non pongono mente a quello che hanno ricevuto, in modo da arrivare a capire la Parola.

Per cui il frutto del seme è arrivare a comprendere, arrivare a intelligere, è arrivare cioè a conoscere la Verità di Dio, a vedere la presenza di Dio in tutto e questa è vita eterna e la vita eterna è conoscere Dio.

Noi ascoltando Dio, prendiamo consapevolezza di questo fine.

Se aderiamo a questo fine, abbiamo la capacità di portare a maturazione tutti i semi che Dio ci fa incontrare.

Cioè abbiamo la capacità d’intendere la Parola di Dio.

Le parole sono dei segni e questi segni hanno bisogno di essere intelletti.

Però come dicevo domenica scorsa, tutte le opere che Dio fa, si concludono in noi nel formare in noi il desiderio di conoscere Dio, ma non danno a noi la conoscenza di Dio.

Tutte le opere di Dio hanno un primo compimento che può anche non avvenire e questo compimento è la formazione in noi del desiderio di conoscere Dio.

Quindi se in noi c’è questa fede in Dio, c’è questa attenzione a Dio, il primo compimento che si forma nella nostra anima accogliendo le opere di Dio è questo: la consapevolezza della grande importanza che per la nostra vita ha la conoscenza di Dio e quindi la formazione in noi del desiderio di conoscere Dio, avendo capito che questa è l’unica cosa necessaria.

Tutta la creazione, tutti i fatti, tutte le opere di Dio, tendono a formare in noi questa consapevolezza dell’importanza che per noi ha la conoscenza di Dio e quindi a formare in noi il desiderio di questa cosa essenziale; la cosa da cui dipende tutto di me è conoscere Dio.

Se in noi si è formato questo desiderio, vuol dire che siamo arrivati al primo compimento della prima opera di Dio: il compimento della creazione.

Tutta la creazione tende a formare in noi il desiderio di conoscere Dio al di sopra di tutto, però non ci fa conoscere Dio.

E anche di questo noi dobbiamo prendere consapevolezza.

Non c’è nessuna opera di Dio che dia a noi la possibilità di conoscerlo.

Perché Dio si conosce solo in Dio.

Dio si conosce solo nel suo Pensiero.

Il suo Pensiero è il suo Figlio, è il suo Verbo.

Dio si conosce soltanto attraverso suo Figlio.

Ecco per cui è molto importante trovare, conoscere il Figlio e isolarci da tutte le opere di Dio che pur sono necessarie ma sono necessarie per formare in noi il desiderio di Dio.

Ma una volta che creazione e creature hanno svolto il loro compito, non possono più dirci altro.

E se noi continuiamo a rivolgerci alle creature dobbiamo sapere che le creature non possono dirci altro.

Anzi, se noi insistiamo, le creature cominciano a deluderci.

Quando ci hanno detto di cercare Dio perché è il nostro bene massimo, ci hanno detto tutto e non possono dirci altro.

A questo punto, avendo capito che le creature non ci possono più dare e dire altro, dobbiamo rivolgerci a qualcos’altro...e a che cosa?

A questo punto noi dobbiamo rivolgerci al Figlio di Dio.

È a questo punto che noi incontriamo il Cristo.

Noi possiamo incontrarlo bene, solo dopo che in noi si è formata questa passione per Dio, questo desiderio di Dio, questa convinzione che conoscere Dio è il vero nostro bene.

Cioè dopo che in noi si è formata l’attrazione per il Padre.

Gesù infatti dirà che nessuno può andare a Lui e quindi comprendere quello che Lui dice se non è attratto dal Padre, cioè se il Padre non ha formato nell’uomo questa attrazione.

Cioè questo desiderio, questa convinzione dell’importanza di conoscere Lui.

Allora a questo punto se io ho riconosciuto che la mia salvezza è Cristo e lo seguo, ho la promessa della vita eterna.

Non sono nella vita eterna ma ho la promessa della vita eterna.

Il Cristo, il Figlio di Dio mi condurrà a vedere quello che io desidero vedere.

Arriverò, se rimango.

Chi dà a noi la possibilità di conoscere Dio è solo Dio.

Tutte le creature ci sospingono a guardare Dio ma non ci possono dire ciò che Dio è.

Però affinché Dio riveli Se stesso a noi, si richiede da parte nostra il superamento di tutte le creature e anche del pensiero del nostro io, perché anch’esso è creatura e noi non possiamo conoscere Dio nel pensiero del nostro io e questa adesione al Figlio di Dio.

Non soltanto adesione ma anche questo permanere nel Figlio di Dio fino alla vita eterna.

Solo arrivando a questo punto, noi effettivamente recuperiamo tutto poiché troviamo il significato di tutto.

Ma se noi non arriviamo a questa conoscenza di Dio, noi perdiamo il senso e il significato di tutto quello che Dio ha fatto per noi.

Infatti il libro della sapienza dice che vani sono tutti coloro che non hanno la conoscenza di Dio e che non sono stati capaci di scoprire il Creatore, direi che non hanno scoperto il grande valore che la conoscenza del Creatore ha per loro.

Dice “vani”, cioè inutili, senza senso, vita senza senso.

Ecco perché noi perdiamo il significato della vita e perdiamo anche il significato di tutte le cose che Dio fa.

Tutte le cose a un certo momento si svuotano, non hanno più significato, la nostra stessa vita si svuota, anche la nostra anima si svuota, perché non siamo arrivati al Fine per cui Dio ha creato tutte le cose.



 Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Gv 6 Vs 40 Secondo tema.


Titolo: Far fruttificare.


Argomenti: La convinzione personale dell’importanza della conoscenza di Dio – La Verità che arriva a noi attraverso la Parola – Il dubbio del soggettivo – L’adesione alla volontà diversa dalla nostra – La morte come Parola di Dio – I due modi di parlare di Dio – Il significato delle cose e la conoscenza di Dio – Tutto sottomesso al Figlio – I tre compimenti -

 


 

8/Settembre/1980