Mi avete veduto,
ma non credete. Gv 6 Vs 36 Primo tema.
Titolo: Le due visioni. I
Argomenti: Il credere che dipende
dal vedere: contraddizione. Conoscenza per sentito dire e personale. Vedere il Padre
attraverso le parole di Cristo. La capacità di restare sta nell’essere nel
luogo del Figlio. Annuncio e realtà. La valutazione dell’importanza. La realtà che va e la Realtà che viene. Per sopportare una
realtà, questa deve essere in noi. Adesione o rifiuto a Cristo. In paradiso non si
pecca più. L’annuncio di Dio ci rende responsabili. La realtà della vita
eterna. La bussola della parola di Dio. La convinzione e la realizzazione. Essere condotti dallo
Spirito. L’utopia è l’attuale nostra realtà. Il parlare di Cristo è un vedere senza di noi. Tutti conosciamo per
sentito dire. Intelligere gli avvenimenti. Il sentito dire che arriva da Gesù.
20/Luglio/1980
Il tema da
approfondire oggi è quello che dice qui Gesù: “Voi mi avete veduto ma non
credete”.
Evidentemente
questo è un rimprovero che Gesù fa e dobbiamo chiederci quale colpa, il Signore
ha voluto evidenziarci qui, perché tutte le parole del Signore sono da applicarsi
personalmente alla nostra vita e quindi quello che Lui dice, lo dice per ognuno
di noi.
Quindi
dobbiamo approfondire e non fermarci a impressioni a sentimenti e soprattutto
non dobbiamo riferirle ad altri o ad altri popoli.
Dobbiamo
sempre cercare quale significato hanno queste parole per la nostra vita
essenziale.
Dobbiamo
chiederci dunque quale colpa, il Signore vuole qui evidenziarci, per evitarci
di cadere in questa colpa.
Qui dice: “Mi
avete veduto ma non credete”.
Per
approfondire consideriamo anche un altra frase di Gesù, dove dice esattamente
il rovescio: “Chi crede vedrà”.
Cioè fa
dipendere il vedere dal credere.
E abbiamo
notato diverse volte che solo credendo si può arrivare a vedere.
Però è
esattamente il rovescio di quello che dice qui:”Mi avete veduto ma non credete”.
Quindi qui
abbiamo un credere che dipende dal vedere, anziché il vedere dipendere dal
credere.
Le
contraddizioni apparenti del Vangelo ci mettono in movimento, ci sollecitano ad
approfondire.
Bisogna
approfondire, perché in tutto c’è una lezione di Dio per la nostra salvezza.
Queste due
affermazioni di Gesù ci fanno già capire che ci sono due modi di vedere, ci
sono due visioni.
C’è un vedere
che arriva a noi senza di noi ed è questo che richiede a noi un credere, perché
ci mette di fronte ad una responsabilità.
Quando uno
parla a noi, parlando ci conduce a vedere cose che ancora non vediamo.
Franca che
viene dal Camerun, ieri ci parlava del Camerun e sotto un certo aspetto ci
portava a vedere le cose che lei ha visto.
Noi non le
vediamo queste cose ma attraverso le parole che Franca dice, noi arriviamo a
vedere qualcosa di quei luoghi.
Però c’è una
grande differenza tra questo vedere “attraverso” le parole di uno e arrivare a
vedere direttamente, personalmente la realtà.
Ecco la
seconda visione.
C’è una
visione quindi che arriva a noi senza di noi e questa ci rende responsabili,
perché noi non possiamo dire di non averla avvertita.
Per questo
Gesù rimprovera: “Mi avete veduto ma non credete”.
Il secondo
tipo di vedere, è invece un vedere che è una conseguenza del credere, cioè nell’arrivare
personalmente a costatare la realtà.
Quando Gesù
conduce i suoi tre apostoli sul monte Tabor, fa loro vedere un raggio di luce
sulla sua verità, uno squarcio di eternità, però non possono restare.
Quando arriva
a noi un vedere attraverso qualcuno, questo ci rende responsabili di una
risposta, perché in un modo o nell’altro noi dobbiamo rispondere, dobbiamo
valutare quello che ci viene detto, dobbiamo apprezzarlo o meno, possiamo
scartarlo o impegnarci in esso, però è molto diverso dal secondo vedere.
In questo
vedere per mezzo di un altro, noi siamo impegnati in una risposta, perché in un
modo o nell’altro diamo una valutazione, però non possiamo restare.
Sul monte
Tabor i tre discepoli volevano restare, però non poterono restare.
Nella prima
visione non si può restare, nella seconda visione a cui si arriva credendo, si
ha la possibilità di restare.
Però non si
arriva alla seconda se non credendo alla prima.
Ritornando
all’esempio del Camerun, noi sulle parole di Franca ci facciamo una certa idea
del Camerun, può interessarci o meno ma se voglio andare in Camerun devo
credere alle parole di Franca, poi devo affrontare tutta la tribolazione di
lasciare tutto il mio mondo per costatare di presenza, affinché quella visione
che mi era stata annunciata diventi la mia realtà.
La prima
visione diventa proposta della realtà in cui verremo a trovarci noi.
Gesù qui
parlando di Sé, ha presentato la sua Verità.
E presentando
la sua Verità, dice: “Mi avete visto”.
Loro cosa
avevano visto?
Evidentemente
qui non parla del suo corpo fisico, Lui aveva detto: “Io sono il Pane della
Vita”.
Lui presentando
la sua Verità, l’aveva fatta vedere, gli altri non si erano resi conto di
quello che avevano visto, però l’argomento è stato presentato, è stata fatta
una certa proposta a loro.
Di fronte a
una proposta, l’uomo in un modo o nell’altro deve rispondere.
Qui dice: “Non
avete creduto”, cioè non avete aderito, non avete lasciato entrare in voi questa
proposta che vi ho presentato, quindi vi siete disinteressati di questo e
disinteressandovi non arriverete di certo a vedere.
Cosa fa
Cristo parlando?
Parlando
scende nel loro mondo, attrae la loro attenzione e attraverso le sue parole, li
conduce a vedere il suo pensiero.
Naturalmente
da parte loro, ci deve essere una certa disponibilità di ascolto.
Se loro
ascoltano, per quello che ascoltano, vengono condotti, attraverso il suo parlare
a vedere il suo pensiero (la Realtà, il Padre), però non possono restare in
questo suo pensiero.
Per restare
dovranno vendere tutto quello che hanno, in modo da trasformare tutta la loro
realtà in cui non si vede il pensiero di Cristo, in quell’altra Realtà che è
stata loro annunciata da Colui che scendeva dal cielo.
Il Verbo di
Dio scendendo dal cielo, viene a noi a parlarci del cielo, nessuno di noi l’ha
visto il cielo, però Lui ce lo ha narrato.
Che differenza
c’è tra il narrare e il vedere?
Narrando uno conduce
noi a vedere quello che Lui vede, però noi lo vediamo attraverso la sua parola,
non lo vediamo direttamente noi.
In quanto Lui
conduce noi a vedere, ci fa la proposta di salire anche noi a vedere quello di
cui Lui ci ha parlato, in modo da potere restare là, dove Lui è.
Lui propone a
noi quello che Lui vede o quello che Lui è, però ce lo fa vedere attraverso le
sue parole.
Per potere
restare dobbiamo far entrare tutto il nostro mondo nella realtà narrata da
Cristo.
Colui che
parla a me, parlando a me come persona, riversa in me qualcosa del suo mondo,
ma io vivo in un altro mondo, se voglio restare nel suo mondo, debbo
trasformare tutto il mio mondo nel suo mondo, per potere andare a trovarmi dove
Lui è.
L’adesione da
parte nostra richiede la valutazione dell’importanza della realtà di cui l’altro
mi parla.
Se non lo
ritengo importante, non posso credere nel senso d’impegnarmi.
Devo far
entrare tutto di me nella sua realtà, affinchè divenga la mia realtà.
Fintanto che
quello non diventa la mia realtà, lo ricevo soltanto come annuncio di realtà in
cui non posso restare perché la mia realtà è un altra.
La mia realtà
è il problema del mangiare, del vestire, dei rapporti con gli altri e questa
realtà mi porta via alla realtà di Cristo.
Io mi trovo
in una realtà diversa dalla realtà in cui si trova Cristo.
Debbo
anticipare i tempi, altrimenti la realtà di Dio mi cadrà addosso ma mi
schiaccerà, perché sarà una realtà che arriva a me senza di me.
Tutto quello
che arriva a me senza di me, m’impedisce di restare, mi costringe a fuggire.
Ecco per cui
la verità che Cristo mi annuncia non mi dà la possibilità di restare.
La realtà che
Cristo m’annuncia, domani sarà l’unica realtà e la realtà della terra, per la
quale ho rinunciato ad impegnarmi nel cielo, io non l’avrò più.
Per potere
sopportare la realtà di Dio che sta arrivando a noi, bisogna che questa realtà
sia già dentro di noi.
Perché sia
dentro di noi, bisogna che ci sia questa adesione personale da parte nostra a
ciò di cui il Cristo ci ha parlato.
Adesione
personale, impegno, preoccupazione per-.
Bisogna
arrivare personalmente alla realtà spirituale, prima che questa s’imponga su di
noi.
Gerusalemme
non si è resa conto dell’ora in cui è stata visitata, perché distratta, però ha
sentito.
È quello che
arriva a noi che rende noi responsabili.
Non sono più
innocente come prima dopo la parola del Cristo.
In paradiso
non si pecca più, perché si vede la Verità, e se vedi la Verità come puoi amare
e abbracciare la menzogna?
Se noi non
amiamo Dio è perché non lo conosciamo.
Soltanto
conoscendo si ama.
Mi avete veduto, ma non credete. Gv 6 Vs 36 Secondo
tema.
Titolo: Le due visioni. II
Argomenti: Non conoscere a un certo
momento è colpa. Il recupero del passato in Dio. L’interesse apre e chiude. Il peso delle scelte
fatte. La vita dopo Pentecoste. L’io nuovo che nasce da Dio. Il segno della
Pentecoste in Pietro e Paolo. La scoperta del valore di Dio. Il peccato mortale. L’attesa dell’amore.
21/Luglio/1980