HOME



Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Gv 6 Vs 27 Primo tema


Titolo: I due pani.


Argomenti: Se non guardiamo avanti ci voltiamo indietro(4) Il faticare materiale e il faticare spirituale(13) Il dialogo di Dio con Adamo(17) Il rischio di trasformare i segni in realtà(20) La vita è comunione, partecipazione consapevole a Dio(26) I segni non riportati in Dio diventano motivo di divisione, morte(29) Assimilare il segno: bisogna avere la vita(34) Il pensiero di Dio in noi dà a noi la possibilità di assimilare i segni(37) Il vero lavoro dell’uomo: portare a compimento(41) La posizione nella preghiera(1.08) L’ascesi(1.12) La vita personale con Dio(1.15)


 

9/Marzo/1980





Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Gv 6 Vs 27  Secondo tema.


Titolo: Assimilare i segni di Dio in Dio.


Argomenti: Dio guarda la nostra intenzione: Dio o io(11) Dio-segni-io: frattura fra i segni e Dio(18) La fatica dell’assimilare i segni(19) La comunicazione e l’ascolto(20) Dio è la nostra intelligenza(37) Il cibo elaborato(38) La pazienza(40) Il figlio dell’uomo è il pensiero di Dio con noi(45) Assimilare ci mantiene in comunione con Dio(47) Il peso della realtà apparente(49) Fermarsi al già capito(54) Il vero grazie(57) Assimilare in Dio, non in noi(58) L’uomo naturale è pagano(1.02) Dimenticarsi o rassegnarsi a non mangiare il cibo spirituale(1.05)


 

16/Marzo/1980





Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Gv 6 Vs 27 Terzo tema.


Titolo: Il timbro del Padre: la Verità del parlare di Gesù.


Argomenti: Più uno è stato vicino a Gesù, più è facile creare verso Lui tradimenti. Nessuno può restare con Dio se non con l’intenzione pura. Brano de “Il Vangelo senza compromessi”. Dicendoci che il Padre ha segnato il Figlio, ci annuncia un segno diverso da tutti gli altri. Cristo non si è caratterizzato per bontà, bellezza o amore. Il segno di garanzìa deve essere convincente ed illuminante. Il sigillo di garanzia giunge nella nostra dispersione.


 

23/Marzo/1980


(Sintesi)

Preincontro.

Luigi: Se ci separiamo da Dio automaticamente precipitiamo; e se eravamo arrivati molto in alto, precipitiamo più profondamente, è logico.

È proprio il fatto di trascurare Dio, a determinare l’automatica caduta; perchè si resta uniti a Dio solo riferendo continuamente tutto a Lui…ora, qui il problema del ritorno alla riva di prima è stato determinato dal fatto di non vedere più Gesù.

Non vedendolo più, ecco che i Suoi discepoli per primi, e poi tutti gli altri, finiscono col ritornare nelle loro situazioni precedenti.

Più uno è stato vicino a Gesù (e pensiamo a un Giuda), più è facile creare verso di Lui le grandi offese, i grandi tradimenti.

Solo se non si trascura Dio, non si cade; in caso diverso, fossimo anche vicinissimi a Lui, automaticamente si cade.

E più eravamo vicini a Dio, e più la caduta è rovinosa; abbiamo l’esempio di Giuda, o di Lucifero (gli Angeli decaduti).

Ecco, più uno è vicino a Dio e più è contemporaneamente vicino all’abisso, perché il rapporto con Dio è delicatissimo.

E più ci si avvicina Lui, e più questo rapporto diventa delicato; e più un rapporto è delicato, e più c’è il rischio di offendere.

Qui vediamo la scena: Gesù se n’era andato, era andato nel Campo della Preghiera; e perché i discepoli non L’hanno cercato lì?

Evidentemente perché a loro interessava trovarlo nel campo del sentimento: nel campo della moltiplicazione dei pani.

Come a dire: a loro interessavano più i doni di Dio che non Dio. Questo è il motivo per cui tornano tutti nel primo mondo..

Ora, Dio è con noi in quanto è richiesta/proposta: Dio ci chiede un’ascensione verso una Vetta sempre più alta, sempre più netta, sempre più unificata: sempre più semplificata.

Dio è richiesta/proposta di questo: ma con estrema facilità noi possiamo sottrarci alla risposta, non rispondere.

Non rispondendo, non aderendo, automaticamente ci stacchiamo da Lui.

Per restare con Dio si richiede la partecipazione consapevole e personale: sempre più personale.

Si parte nel cammino con Dio, da una vita di gruppo, di massa, ma a poco per volta ci si evolve verso una vita sempre più personale: una vita, cioè, che implica una sempre maggior consapevolezza; una corresponsione personale.

L’abbiamo visto tante volte: Dio è un formatore di personalità. E questo è logico, dato che Lui è Persona; ecco quindi che più stiamo in ascolto del Signore e più veniamo impegnati personalmente.

Allora, siccome ci è richiesto questo impegno personale, ecco che è molto facile venir meno nella risposta: è facile che veniamo meno a ciò che ci responsabilizza personalmente.

Per noi è facile ciò che è abitudinario, ciò che è regola, perché lì c’è un po’ di automatismo che accompagna la cosa.

Invece, dove sono impegnato personalmente, soprattutto intellettualmente con Dio, eh….l’impegno di pensiero, di pensare…lì ci è facile venir meno.

Dio piano piano diventa Uno che ci impegna a tempo pieno: proprio per questo è facile che sgarriamo.

Ecco: Dio è esigentissimo, però le Sue esigenze Lui le rivela progressivamente, a poco per volta; più ci avviciniamo a Lui e più cogliamo le Sue esigenze, che ovviamente sono esigenze assolute.

A uno che sia molto lontano da Dio, il Signore  rivela le Sue esigenze in modo molto sfumato.

Luigi: Più si segue Dio, più si beneficia dei Suoi doni.

La folla era più lontana che non i discepoli, ragion per cui restava con Dio per motivi più banali rispetto a loro. Però c’è questo: nessuno può restare con Dio se non con l’intenzione pura.

Dio è un purificatore d’intenzioni, perché è esigentissimo. Infatti il primo giorno Lui moltiplica i pani, il giorno successivo si rifiuta di darli.

Ed è logico, ogni dono di Dio richiede un’adesione, alla creatura: un passo successivo.

Se noi non facciamo questo passo, Dio non ci dà più il dono di ieri; e abbiamo allora l’aspetto negativo del dono.

Questo Suo “rifiuto” provoca il distacco; se io faccio una proposta, ed essa viene trascurata, si determina il distacco: ed ho così il ritorno nel vecchio mondo.

Dico: il problema sta nel non aver compiuto il passo successivo: in altre parole, sta nel non aver purificato l’intenzione.

Sì, io posso restare nel desiderio della caramella del giorno prima, ma allora resto nella notte.

Posso restare un po’ di tempo, ma poi devo rientrare.

Luigi: I Suoi discepoli non sono tornati sulla prima riva a cercarlo: sapevano che Lui si trovava sul Monte.

Invece la folla, non avendolo più trovato lì, sono tornati alla riva: era il loro unico punto di riferimento.

Eligio:  È necessaria l’attenzione/vigilanza continua.

Luigi: Non si può restare con Dio se in continuazione non si supera il pensiero dell’io: fossimo anche già Suoi amici intimi…”quand’anche tu mangiassi con Me, al mio stesso tavolo, tu sei pronto a tradirmi, se non sei disposto a superarti”.

È la lezione essenziale di questi versetti.

Nino: Tante volte è difficile che si prenda coscienza di essere peccatori…

Luigi: E già, con facilità senti dire: “ma io non ho mica ammazzato nessuno, ho sempre pagato le tasse”…

Ecco, nella lontananza noi siamo molto grossolani, valutiamo la giustizia su queste basi; mentre quando si è vicini, basta una sfumatura di pensiero, per sentire la colpa, il distacco da Dio.

Passiamo adesso al tema di oggi.

Vediamo che qui Gesù ci fa una rivelazione esplosiva. Prima ha rimproverato di non aver visto i segni, i segni di quello che Lui aveva fatto: cioè rimproverava di non aver visto Lui.

Loro credevano di averlo visto…e qui Lui ci dice che su di Lui il Padre ha posto un segno o meglio, rivela che il Padre lo ha segnato: in altre parole, ha fatto Lui come segno.

E se quindi qualcuno non vede il segno, non vede Lui; qui erano stati tre giorni con Lui, eppure non lo avevano visto:  perché non avevano visto il segno del Padre.

Dice che il Padre L’ha segnato: Lo ha fatto Segno.

Noi diciamo: “è tutto segno”.

Ma dicendoci che il Padre ha segnato il Figlio, ci annuncia un segno diverso da tutti gli altri.

Ecco, ci fa capire che c’è segno e segno.

Soprattutto, ci dice che c’è un segno unico, quello che caratterizza il Cristo. È unico, singolare, non si confonde con alcun altro.

È l’argomento di questa sera: Il Sigillo.

Cos’è un sigillo? È un segno di garanzia. Qui dunque ci viene detto che il Padre ha segnato il Figlio con un segno di garanzia; è una cosa molto importante.

Ci dice in sostanza che fintanto che non arriviamo a vedere questo Segno singolare, noi non vediamo il Cristo.

Perché non vediamo il Segno del Padre.

Ora, certamente è solo il Padre a poter mettere il sigillo, perché Lui è l’Autore; e Lui dunque può porre un segno che ha la caratteristica dell’inconfondibilità, che non è falsificabile da nessuno.

Noi potremmo pensare, come primo segno, che Dio, avendo preso un corpo, sarebbe stato il più bello di tutti: uno dei primi segni a colpirci è la bellezza.

Ma la bellezza non salva il mondo: e infatti Cristo non si è caratterizzato per la bellezza; né Egli si è caratterizzato per la bontà (per quanto fosse buono).

I concetti di bontà e bellezza sono fuorvianti; in particolare, nel concetto di bontà abbiamo il concetto di amore.

Ora, Cristo non si è caratterizzato nemmeno dall’amore, anche se superficialmente si ritiene così.

Abbiamo diverse scene in cui Cristo è duro, molto severo…certo, anche questa durezza, anche questa severità erano amore: ma erano un amore molto diverso da quello che si solito intendiamo noi.

Anche la bellezza Gli apparteneva, ma non era la bellezza del corpo.

No, il timbro/Sigillo del Padre è un altro.

A livello nostro, apparentemente, amore e bontà coincidono. A livello di Dio, dobbiamo andare a trovare quale sia il segno di garanzia con cui il Padre ha “timbrato” il Figlio.

Il Figlio porta in Sé un segno di garanzia che risulta valido per ogni uomo; e si tratta di un segno tale che nessuno lo può infirmare.

Deve essere trascendente l’uomo pur essendogli compatibile.

L’uomo non deve avere la minima possibilità di adulterarlo; deve essere al di là di ogni dubbio.

E  deve essere verificabile; deve essere segno, a livello nostro, cioè. Noi dobbiamo avere la possibilità di verificarlo/esperimentarlo.

Dio è totalmente trascendente l’uomo, dunque non lo possiamo sperimentare. Per esperimentarlo dobbiamo conoscerlo.

L’amore lo esperimenterò conoscendo Dio.

Solo conoscendolo capirò che era tutto Amore Suo, ciò che mi è successo.

Ma prima…il bambino quando sperimenta una negazione ai suoi desideri, quando la mamma gli impedisce di mangiare un chilo di bignole, non sperimenta l’amore: lo sperimenterà da grande, quando capirà.

Per cui la madre non si caratterizza dall’amore, per il bambino.

Quando sarà adulto capirà: “ah, quello era amore”.

È la stessa cosa che avviene col Cristo: il Suo sigillo non è la bellezza e non è la bontà, e non è neppure il miracolo…non è nemmeno la Sua resurrezione, infatti Lui dice: “se anche un morto risuscitasse, se non credono a Mosè, servirebbe a niente”.

Il segno di garanzìa deve essere convincente ed illuminante: perché Lui deve illuminare.

Infatti la garanzìa giunge prima che tu muoia a te stesso: ti arriva appunto per farti morire a te stesso.

Dev’essere un segno che si impone all’uomo: cioè l’uomo deve “non poterlo rifiutare”; cioè deve avere quella convinzione tale per cui se l’uomo lo rifiuta lo fa con malizia.

E infatti nessuno può smentire il Cristo, il Suo parlare: c’è in Lui qualcosa di superiore, qualcosa che s’impone all’uomo “nonostante l’uomo”.

In sostanza è la Sindone.

L’uomo viene a trovarsi di fronte ad un dato in cui non può mettere la mano; perché si tratta di un dato superiore a lui: gli piomba addosso.

L’uomo può aderire o meno, ma non può minimamente smentirlo.

La Verità gli è superiore.

Poiché il Padre è superiore a noi, così ci supera il Suo Sigillo. Ecco, il timbro di garanzia è proprio dato da quella verità di cui Egli parla e che s’impone.

Quando mi trovo davanti a qualcosa che non posso smentire, lì ho il timbro di garanzia.

È un sigillo di garanzia che giunge nella nostra dispersione, nel nostro egoismo, nel nostro orgoglio.

Il Cristo comincia ad incrociare le nostre strade mentre siamo delinquenti, e comincia ad invitarci ad andare a Lui. Sì, io posso rifiutarmi, ma non posso smentire la verità della Parola con cui mi invita; è una Parola che si afferma su di me come Vera.

Quando Lui mi dice: “cerca prima di tutto il Regno di Dio”, non posso smentirne la verità; è una Parola col sigillo della Verità.

Cristo è il sigillo della Verità: il Suo parlare ha questo timbro.

Certo, anche le Sue azioni sono Sue Parole, quindi rientrano sotto questo timbro; ma le azioni, i modi di essere, non sono quell’enunciato…perché la verità del Padre, come segno tra noi, viene unicamente tramite la Parola: ciò che ci trascende viene annunciato, nel nostro mondo, solo come Parola: non come figura, non come rappresentazione: perché la Parola mi parla di un Essere a me superiore. E proprio parlando Dio mette l’uomo sotto responsabilità: “se non avessi parlato non sareste in colpa”.

Ecco il timbro del Padre: la Verità del parlare di Gesù; gli uomini non possono smentirlo. Se lo fanno, si portano addosso il rimorso, dato che non possono convincersi del contrario di ciò che Egli dice.

Io posso dire: “Dio non esiste”, ma non posso convincermene; dicendolo non faccio altro che crearmi un tormento, che può diventare un tormento infinito.

Se invece aderisco entro nell’Armonia del tutto.

Il sigillo non potrebbe esserci se io non avvertissi interiormente che ciò che sento in Cristo è vero.

Luigi: Sono i pagani a riconoscere il Sigillo: “nessuno ha mai parlato come Lui”; ed è molto significativo: l’uomo “pagano” è colui che vive per sé stesso; eppure, posto di fronte alla Parola di Dio, riconosce.

È che la Parola del Padre porta con sé il sigillo di garanzia della Verità. Non c’è nessun altro segno a possedere questa garanzia assoluta.

Ecco, diciamo allora che ogni altro segno porta in sé “verità e falsità”: porta in sé, dunque, l’ambiguità.




Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Gv 6 Vs 27 Quarto tema.


Titolo: La parola di Cristo si può rifiutare ma non smentire.


Argomenti: La verità salva l’uomo. Il sigillo di Cristo e il sigillo della creazione. Il sigillo dell’uomo. Non possiamo appropriarci della parola di Cristo. La parola di Cristo è riconoscibile da qualunque uomo. Per mantenere i segni uniti a Dio dobbiamo superare l’io. Le creature dobbiamo riportarle al Padre, in Cristo il Padre viene a noi. La creazione è già fatta nel Verbo di Dio. Dio dialoga la Verità al nostro livello. La Sindone: la verità teme la superficialità, non il nemico.

 


 

30/Marzo/1980


(Sintesi)

Luigi: Gesù stesso dice: “le Mie parole sono spirito e vita”; e ancora: “la Tua Parola è Verità”; ecco, il sigillo di garanzìa è la Verità.

Luigi: L’amore, più perde e più guadagna. Ora, più noi cerchiamo di soffocare quella Parola lì, più non facciamo altro che interiorizzarla: perché non possiamo annullarla; non possiamo dimostrare che non sia vera.

Tutta la creazione è fatta nel Verbo di Dio, dunque porta –anch’essa- il sigillo della Verità.

Si tratta però di un sigillo diverso da quello del Figlio, del Cristo.

Tutta la creazione ci dice: “non mi sono fatta da sola”; la creazione ci arriva con questo sigillo: mi ha fatta un Altro, per metterci in movimento alla ricerca di Dio.

E però, noi “guastiamo” questo sigillo; finisce che noi, sulla creazione anziché il nome di Dio, poniamo il nostro.

Cioè, facciamo “nostra” la cosa, la creazione di Dio. E poiché è un errore che ricade su di noi, da cui non ci possiamo liberare, ecco la necessità che venga nel nostro “sigillo” Uno che non possiamo assolutamente fare “nostro”: Dio incarnato..

Vivendo, noi ci “appropriamo” di tutte le cose: le trasformiamo in parole nostre.

Perché ci sono i segni, e poi ci sono “i segni dei segni”; ad esempio: la casa è un segno; la fotografia di essa, o la sua descrizione vocale, sono “segni del segno”.

Ma se non tengo presente Dio, quel segno lì mi diventa reale  in me.

“Realtà” diventa allora la creazione; diventa allora “noi che facciamo i segni”. E a un certo punto noi viviamo solo più di questi segni qui; segni “fatti da noi”, fatti dagli uomini.

Direi finiamo col vivere solo più di parole di uomini, di parole nostre.

Non collegando la creazione con Dio, anziché di segni di Dio, finiamo col vivere di segni ‘nostri’.

Invece, insieme al segno bisogna sempre tenere presente Chi lo sta facendo, cioè Dio.

Tenendo presente Dio, mi metto in movimento alla ricerca del Suo Pensiero. Ed è il Suo Pensiero, la Sua Intenzione, che ci salva: che ci dona la vita.

La vita nasce dall’unione della creazione col Creatore.

Solo ciò che comprendiamo nell’Intenzione Divina ci pone in comunione, e ci stabilisce così in vita.

Come dico, se invece non teniamo presente Dio, ecco che per noi i segni divengono la realtà; e di questa soggettiva “realtà”, noi facciamo “i segni”!

In sostanza, trasformiamo tutta la Creazione di Dio in parole di uomini.

A questo punto ci troviamo con una “realtà” e con parole di uomini. Non abbiamo più Dio “Vera Realtà” e le Sue Parole; no, abbiamo “realtà/creazione” e parole “umane”.

Come dico, nel pensiero dell’io trasformiamo tutto in parole di uomini. Facciamo ‘nostra’ la creazione: le mettiamo il nostro sigillo: perché, quando diciamo una parola, la affermiamo con una “nostra” intenzione.

Parliamo sempre avendo come intenzionalità il nostro io: ci appropriamo cioè di tutta l’Opera di Dio. Invece di vedere la realtà per ciò che essa è (Parola di Dio), noi la vediamo solo più come parola di uomini, come esistente “in sé”, e quindi senza giustificazione alcuna. Ma questa creazione di Dio è dal Signore “sigillata”: ragion per cui se noi non la teniamo unita a Dio siamo in peccato.

Finisce che essa diventa per noi “cibo non assimilato”, e quindi velenosa.

In altre parole: tutte le parole “nostre” si ritorcono contro di noi, e ci portano lontano dalla Vita. Allora, in questa situazione arriva il Figlio di Dio, e arriva con un sigillo tale che non può essere da noi appropriato, inquinato..

Dio, facendosi Uomo, viene ad occupare un punto di questo mondo: di questo mondo che noi abbiamo fatto "nostro"; lo occupa, ma Lui rimane Dio.

Lui si fa figlio dell’uomo, cioè si offre ad essere distrutto da me; ma contemporaneamente questo “Uomo” porta con Sé un sigillo (la Sua Parola) su cui io non posso minimamente mettere la mano.

Sì, io posso mettere le mani sul Suo Corpo, lo posso mandare a morte: ma non posso assolutamente “toccare” la Sua Parola.

Ecco: non posso appropriarmi di Essa.

La Sua Parola porta con Sé un Sigillo tale che mi impedisce la possibilità di appropriarmene.

E notiamo questo: è proprio la Parola, ciò che mi assorbe tutto.

Dicendo “questo è Mio”, fa Suo un punto, un punto solo…ma proprio tramite esso Dio riconquista tutto l’universo.

Lo riconduce a Sè.

Quanto più si approfondisce la Parola “questo è Mio”, tanto più si passa da quel punto lì a tutta la creazione.

Ecco, in quel punto lì Lui ha recuperato a Sé tutta la creazione, quella creazione che noi avevamo portato via al Padre.

Luigi: Verso la Verità l’uomo ha solamente due opzioni: può rifiutarla, bestemmiarla, o può aderire ad Essa.

Ma di sicuro non può smentirla, perché Essa gli è superiore.

Luigi: Tutte le cose ci dicono: “non siamo tue, quindi portaci a Dio; non farci tue, e non lasciarci così come siamo: portaci a Colui che ci ha fatte”.

Ecco il compito dell’uomo: il compito sacerdotale. L’uomo è tenuto a portare la creazione a Dio.

La creazione, essendo opera di Dio, porta in ogni cosa, in ogni istante, queste tre componenti: verità/bontà/bellezza.

Entrando a contatto col nostro io, queste componenti provocano gioia; e allora il nostro io fa lo sbaglio di approfittare di bontà e bellezza: cioè si ferma al sentimento.

Ecco, l’io non fa il superamento, non cerca l’intenzione di Dio: è così che le cose, le creature, divengono per noi “realtà”.

Diventano una realtà “buona e bella”, ma che non è più segno della Vera Realtà.

Allora finisce che la nostra vita diventa un segno di questa realtà staccata da Dio.

Cioè, ci muoviamo soltanto più in rapporto a questa “realtà”…che non è la Realtà.

Ecco come succede che ci veniamo a trovare così lontani da Dio.

Ed è in questa lontananza che necessitiamo del Cristo, cioè di un segno che giunga a me senza che io lo possa infirmare; un segno che non mi lasci lo spazio di fare io il sacerdote, dato che a farlo bene non ne sono più capace: ma che sia proprio questo segno, a farlo.

Bisogna che sia un segno con una garanzìa assoluta: bisogna cioè che sia già unito al Padre.

Non deve lasciarmi spazio…proprio così mi recupera tutto.

Giovanna: Anche le creature hanno un sigillo?

Luigi: Le creature hanno un sigillo di verità, certo; è il sigillo del “non ci siamo fatte da sole”. Per cui ci chiedono di riportarle a Dio. Tutta la creazione necessita della nostra opera, Cristo invece no.

Tutte le creature sono già fatte nel Verbo di Dio; nel pensiero dell’io, però, non lo possiamo vedere; in situazione di peccato non lo possiamo vedere. All’inizio lo si vedeva benissimo…nel Principio, prima del peccato, lo si vedeva benissimo.

Luigi:  Ciò che ci salva non è la parola ascoltata, ma la Parola capìta.

Bisogna ascoltare col desiderio di comprendere. Lui mi dice: “non preoccuparti del mangiare e del vestire”; scende al mio livello per condurmi alla Vita Eterna. Io posso “non aderire”, ma non posso smentire: io che credevo che la vita stesse nel guadagnare, nel fare carriera, ecc., incontrando la Sua Parola che mi dice: “guarda che se guadagni il mondo perdi l’anima”, resto messo con le spalle al muro.

Perché nel modo più assoluto non posso smentire quella Parola…e più passa il tempo, e più approfondisco, e più si rivela la verità di quella Parola: Lui ha ragione ed io, a vivere pensando a me stesso, ho torto.

Posso cercare delle ragioni per affermare che Lui ha torto…ma più lo faccio più emerge che il torto ce l’ho io, che la Sua Parola è la Verità.

È come la Sindone.

Dopo aver osservato i comandamenti il giovane ricco giunge a Cristo; lì ha trovato la Parola di Dio che gli dice: “il tuo guasto sta lì: hai troppo; per questo non puoi entrare”.

Di fronte a questa Parola, lui ha dovuto rifiutare.

Ma non ha mica potuto dirgli: “hai torto”!

È così: più cerchiamo ragioni per darGli torto, più scopriamo che ha ragione.

Come dico, è lo splendido segno della Sindone; cominciamo a rendercene conto solo adesso: non è assolutamente possibile infirmare la Sindone.

Più la studiamo per cercare di infirmarla, e più ci scontriamo con la Sua autenticità.

Ecco come opera tra noi la Verità.

Più cerchiamo delle ragioni per annullarla, più Essa ci conquista.

Ecco, la Verità soffre soltanto di essere ignorata; cioè soffre la nostra superficialità: non teme di sicuro il nostro approfondimento.

Non teme il “nemico”. Il problema è soltanto l’ignoranza: infatti, l’uomo che rifiuta Dio lo rifiuta proprio per ignoranza.

Ma perché lo rifiuta? Perché non gli fa comodo; e non gli fa comodo perché lui si ferma al suo io: nel pensiero dell’io l’uomo pensa a cosa deve lasciare, e allora vede Dio come Uno che gli “porta via”…tutto lì.

Pinuccia:  Tutto è sotto sigillo di verità…

Luigi:  E già; in primo luogo: il filo d’erba non l’ho fatto io; secondo, non si è fatto da solo: basta questo.

Ecco allora che se io mi approprio del filo d’erba sono in colpa: non lo posso strappare “innocentemente”.

È solo un filo d’erba, ma io non posso appropriarmene senza colpa; infatti, se lo strappo, rompo la vita: il filo d’erba, nelle mie mani, secca.

Ecco, seccando mi mette in colpa: “hai distrutto una vita”.

Ecco, il filo d’erba dev’essere mantenuto unito al Creatore.

Se non mantengo la creazione collegata col Creatore, essa “secca”, cioè si rivolta contro di me: e mi distrugge.

Infatti a un certo momento ci accorgiamo di non avere più tempo per Dio; spiritualmente parlando ciò vuol dire che siamo stati emarginati dal Regno di Dio.

In altre parole, significa che sono diventato un estraneo al Regno di Dio: il Regno di Dio mi sta isolando, mi sta rigettando.

Mi accorgo di questo “rigetto” dal fatto di non avere più tempo per il Signore.

Pinuccia: Il Sigillo del Cristo è proprio unico.

Luigi: Possiamo dire che il Cristo porta il Sigillo del Padre a livello della mia morte; in altre parole: quell’intenzione che avrei dovuto avere verso il Verbo di Dio, nella creazione di Dio, adesso  viene portata a livello della mia morte.




Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Gv 6 Vs 27 Quinto tema.


Titolo: Il Sigillo del Padre e dell’uomo su Cristo.


Argomenti: Preparare la Pasqua(5) Il sigillo della pietra sulla morte di Cristo(12) La consapevolezza presuppone l’unione con la Luce(16) Il sabato santo è un tempo di riflessione sul nostro delitto(18) L’uomo pone il suo segno sul corpo del Cristo, non sulla sua Parola(21) Il corpo di Cristo appartiene alla creazione, la sua Parola alla persona divina(22) Non accogliere la Parola obbliga noi, a mandare a morte l’incarnazione della Parola divina(23) Rispettare l’intenzione di Dio nella creazione(25) Dio si riprende tutto(26) Partecipare alla morte di Cristo: capirne il significato(30) La verità si comunica solo attraverso la parola(39) Il linguaggio dell’uomo e il linguaggio di Dio(40) La parola di Dio mi fa pensare Dio: responsabile(43) Fare Pasqua è vedere l’intenzione del Padre(46) La parola di Dio nel corpo umano del Cristo(51) Il furto a Dio(58) Dio è Colui che nessuno può ignorare(1.02) Il dubbio(1.05) L’ordine dei pensieri(1.08) La creazione(1.13) L’anima dopo la morte fisica(1.15) Il linguaggio dell’io(1.27)


 

6/Aprile/1980





 Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Gv 6 Vs 27 Sesto tema.


Titolo: La Parola di Dio e le parole degli uomini.


Argomenti: La risposta obbligata alla Parola che ci presenta e propone Dio(12) La Parola va intelletta nel pensiero di Dio(14) La Verità arriva solo attraverso la Parola(17) Interpretare il Cristo secondo le nostre ragioni(20) Il sigillo del Padre: la parola di Cristo(26) La Verità si afferma(27) Corpo e parola di Cristo(29) “Questo è mio figlio”(32) La menzogna dell’uomo(35) Il Padre non parla parole umane(39) Parole di Dio e parole umane(42) La parola del Padre è presenza(43) L’uomo può solo richiamare ciò che Dio ci ha presentato(44) Il sigillo del padre: la Verità(50)Bellezza, bontà, amore e miracoli non bastano(55) La pietra: le ragioni umane(57) Responsabilità nel rispondere(58) La crisi in cui ci mette la Parola(1.00) Lasciarsi guidare dalle intenzioni umane(1.04) Il vero bene(1.07) L’io non dev’essere intenzione motivante(1.10) Il buon senso(1.11) Perdere il contatto col Principio(1.23) La pietra ribaltata(1.29) La contraddizione dell’inferno(1.31) La conferma di Dio(1.32) Armonia con Dio e conflitto col mondo(1.34) Aperti all’iniziativa di Dio(1.38) La teoria e la pratica(1.42) Non tradire Dio per non tradire gli altri(1.45) Lettura appunti(1.53)


 

7/Aprile/1980