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« Non dite voi: ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura?». Gv 4 Vs 35


Titolo:  “Alzate gli vostri occhi e guardate...”

Argomenti: Il parlare di Gesù è già compimento dei tempi. Alzare gli occhi è spostarli da un luogo ad un altro. L’urgenza della vita eterna. La capacità di intendere la parola ci deriva dall'alzare gli occhi. Fraintendere le parole di Dio. I tempi di Dio e dell’uomo. Teresa Neumann.

 


 

17/Luglio/1977


Pensieri tratti dalla conversazione:

Luigi: Continuiamo l'argomento della samaritana al capitolo IV di San Giovanni. Il tema della prima ora è: “Alzate gli occhi e guardate i campi che già biancheggiano per la messe”.

Il tema della seconda ora: “Il mietitore ha il salario e riceve il frutto per la vita eterna”. Direi di collegare il primo pensiero: “Alzate gli occhi ...” con l'ultimo pensiero che abbiamo trattato la volta precedente: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e portare a termine l'opera sua”. Inoltre c'è da tener presente questo altro passo di Gesù, in un altro Vangelo, quando dice, parlando della messe: “La messe è molta ma gli operai pochi; pregate il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”. Se qualcuno circa il primo tema ha qualcosa da chiedere...

Emma: “Alzate gli occhi e guardate i campi che già biancheggiano..” perché va collegato con il versetto: “Mio cibo è fare la volontà del Padre mio”?

Luigi: Siccome i discepoli gli fanno l'obiezione: “...che qualcuno gli abbia portato da mangiare?”, Gesù aveva parlato del cibo spirituale, come nel discorso delle due acque, gli altri intendono il discorso a livello materiale: “...che qualcuno gli abbia portato da mangiare?”; ma Gesù risponde: “No, mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e portare a compimento..”. Bisogna puntare l'accento su quel: “portare a compimento”. E bisogna direi affiancare al “compimento” la “messe”. La messe rappresenta il compimento del raccolto. Quel portare a compimento l'opera iniziata dal Padre. La volta scorsa abbiamo detto che il Padre semina qualche cosa che poi deve portare a compimento. Qui Gesù fa il confronto tra il materiale e con lo spirito. “Voi dite: ancora quattro mesi e ci sarà il raccolto”, “Ma io dico: alzate gli occhi dalla terra, e guardate un po' quello che succede: le messi sono già tutte mature (altro che quattro mesi)”; la messe è già. Il secondo tema (forse la traduzione non è ben chiara): “il mietitore riceve già il salario”, sta già ricevendo il salario, quindi siamo già nel compimento dei tempi. Mentre Gesù parla, il parlare di Gesù ci porta al compimento dei tempi, il parlare di Gesù è già il compimento dei tempi. Mentre noi stiamo ascoltando, la parola di Gesù ci porta nella pienezza dei tempi. Dobbiamo fermarci principalmente su questi temi: alzare gli occhi; alzare vuol dire spostare da un basso ad un alto. Cos'è questo basso e cos'è questo alto. Alzare gli occhi perché c'è qualcosa da vedere, vedere che cosa? Vedere questi campi; cosa rappresentano questi campi. Cosa vuol dire quel biancheggiare, quel già essere mature, cos'è che sta maturando? La messe. Fermiamoci su questo tema.

Cina: Cosa richiede un campo che biancheggia perché il grano è maturo? Richiede che si raccolga.

Luigi: Il problema del raccoglimento lo vedremo poi nella seconda parte. Cosa significano questi campi, questo maturare, questo biancheggiare, questa messe già matura, in che cosa consiste? E alzare gli occhi? Da che cosa a che cosa?

Cina: Non dobbiamo dimenticare il fine per cui siamo stati creati.

Luigi: Gesù stava parlando di un cibo e loro ne intendevano un altro. Allora proprio per far cercare di capire loro quello che non capivano, il Signore dice: “Alzate gli occhi e guardate” perché non alzando gli occhi, noi interpretiamo le parole di Gesù sul piano materiale e interpretando sul piano materiale i tempi diventano lunghi: “Ancora quattro mesi...” il raccolto è lontano, non c'è urgenza di impegnarsi.

Emma: I campi e il terreno sono la nostra anima perché la nostra anima deve essere disponibile ad accogliere la parola di Dio che è il seme.

Luigi: I campi rappresentano il luogo in cui il seme è posto e quindi deve crescere. Il seme rappresenta la parola di Dio, la parola di Dio è posta nella nostra anima, nella nostra vita, quindi i campi rappresentano la nostra anima e il luogo in cui deve crescere. E il crescere in che cosa consiste? Cosa vuol dire alzare gli occhi?

Emma: Crescere nella vita dello spirito seguendo gli insegnamenti del Vangelo..

Luigi: Alzare gli occhi vuol dire spostarli da un luogo ad un altro. Spostare da che cosa a che cosa? Perché a seconda di ciò a cui guardiamo, la nostra vita cambia. Gesù dice: “Luce del tuo corpo è il tuo occhio. Se il tuo occhio è sano, tutto il tuo corpo è luminoso, ma se il tuo occhio è tenebroso...” il ché vuol dire che tutto nella nostra vita dipende da ciò a cui guardiamo. Se noi guardiamo la luce allora tutta la nostra vita diventa luce. Teniamo sempre presente che Dio parla personalmente per ognuno di noi; quindi dobbiamo sempre chiederci nelle parole di Gesù, negli avvenimenti, nei fatti che cosa Dio vuole dirmi nella mia vita personale con questa frase, con questo avvenimento. Qui ci troviamo con dei discepoli che non capivano, che fraintendevano il suo mangiare con il loro mangiare. Allora Gesù fa levare loro gli occhi perché i loro occhi erano troppo bassi, troppo rivolti al mondo materiale per cui non potevano capire ciò di cui Egli parlava. Allora dice: “Alzate gli occhi...” perché il centro luce è Dio. Soltanto se noi guardiamo Dio, la luce si fa in noi. Ma Dio va guardato, Dio non opera magicamente. “Io guardo in basso, tanto Dio mi illuminerà”. No! Dio non ti illumina se tu non alzi gli occhi verso di Lui. Dio non ti libera se tu non fai conto su di Lui. Quando si dice che Dio è liberatore, che Dio è luce, è un annuncio per dire: “Se tu sei nelle tenebre, sei nella notte, guarda Dio, Dio ti illuminerà”, “Se tu ti senti carico di catene, guarda Dio, fai conto su di Lui, Lui ti libererà!”. Questo alzare gli occhi è passare, è non guardare più le cose materiali, ma alzare lo sguardo al di sopra delle cose materiali. Già nella creazione si dice che lo Spirito si librava al di sopra delle acque; significa questo mantenerci sempre al di sopra degli avvenimenti. Altrimenti noi ci fermiamo agli avvenimenti e gli avvenimenti ci dominano e i problemi non si risolvono.

Silvana: “Guardate i campi che già biancheggiano” il seme è già maturato al desiderio di Dio..

Luigi: Si, qui si contrappone: “Voi dite....” e “Ebbene Io vi dico”. “Voi dite: c'è ancora quattro mesi” quasi a dire: “C'è ancora molto tempo!”; “Per la vita eterna c'è ancora tanto tempo! Adesso ci sono dei problemi che premono qui!”; il famoso detto: È meglio un uovo oggi che la gallina domani”. Oggi noi abbiamo dei problemi pressanti, il problema del mangiare, del vestire, del lavoro, della carriera, tutti problemi che premono su di noi. Per cui abbiamo tempo per la vita eterna! Quindi voi dite: “Ancora quattro mesi per la mietitura! Ma Io vi dico: la mietitura è oggi!”, per cui la vita eterna è oggi! Se non si entra oggi, non si entra più domani. Perché chi non ha interesse per la vita eterna oggi, non potrà entrare domani. Perché chi disprezza l'eredità, la primogenitura di Esaù, chi disprezza il diritto spirituale, per un piatto di lenticchie oggi, non ne sarà degno. Disse Esaù: “Ma se io non mangio muoio; cosa mi importa della primogenitura” e disprezzò la primogenitura. Quando fu il momento, la primogenitura gli fu portata via e malamente. Per cui se trascuriamo, se non ci sforziamo oggi di entrare, domani ci sarà portata via malamente, con offesa.

Silvana: Quindi i campi sono bianchi come possibilità...

Luigi: Qui si intende nel campo dello spirito: i tempi sono già maturi. Presso Dio il tempo è maturo. In altro posto Gesù dice: “Per voi è sempre tempo”. L'uomo non deve rinviare. Quando Gesù va a cercare i frutti sul fico, non era la stagione dei fichi, eppure maledice l'albero. Se noi diciamo: “Non è ancora la mia stagione”, sbagliamo perché davanti a Dio noi dobbiamo sempre avere dei frutti: ogni giorno è tempo di eternità. Per cui se noi rinviamo la soluzione, l'interesse per le cose eterne, se oggi noi lo rinviamo perché ci sta a cuore altro, domani noi non le avremo. Perché ad ognuno sarà dato ciò per cui si sarà affaticato oggi, non rinviato domani. Il Signore non sta attento ai pii desideri di domani, sta attento a ciò che facciamo oggi, a quello di cui ci occupiamo oggi, a quello a cui guardiamo oggi. Perché è nell'oggi. È oggi che ho a disposizione. Ieri è passato e domani non l'ho: è oggi a disposizione. E oggi di che cosa ti occupi? Perché ciò di cui noi ci occupiamo, a ciò a cui guardiamo, riveliamo il nostro cuore, cioè riveliamo l'interesse principale, ciò che ci sta più a cuore: il nostro amore.

Amalia: Dobbiamo staccarci dal nostro modo di vedere, di pensare per assumere gli stessi occhi di Dio..

Luigi: Precisiamo: “Alzare gli occhi” significa andare al di là del pensiero del nostro io. Che cos'è la messe?

Amalia: La messe è il compimento del raccolto: la conoscenza di Dio.

Luigi: Che cos'è che cresce? Che cosa sono questi campi che crescono?

Amalia: Crescere nella conoscenza di Dio.

Luigi: Allora qui il crescere è attivo da parte nostra. Gesù ci fa osservare una cosa passiva: “Guardate i campi che già biondeggiano, che già sono cresciuti”. Cos'è questo crescere al quale noi dobbiamo guardare per entrare nella raccolta. Perché la conoscenza è già una conseguenza. La capacità di intendere la parola ci deriva dall'alzare gli occhi. Loro non intendevano, affinché possano intendere Gesù dice: “Alzate gli occhi”. Fintanto che noi guardiamo in basso, non intendiamo. Bisogna guardare in alto per vedere. Anche nel mondo della montagna, è soltanto andando in alto che noi vediamo; se siamo chiusi nel fondo della valle, non vediamo il senso delle cose. Vediamo le cose però non vediamo i significati. Soltanto quando andiamo in cima, dall'alto, vediamo. Perché proviamo gioia ad andare in alto? Ma è questa la grande gioia! L'espansione, lo sguardo. Per cui, più andiamo in alto, e più abbiamo la possibilità di intendere, di vedere, di spaziare, e quindi proviamo quel senso di pienezza. Mentre più siamo chiusi... perché il bambino soffre a stare chiuso? Perché si sente limitato. Più andiamo in alto e più abbiamo la possibilità di intendere il significato delle cose. In alto è Dio; perché è al di sopra di noi. Andare in alto vuol dire: superare il pensiero del nostro io. Fintanto che noi guardiamo in basso, non abbiamo la possibilità di intendere il significato spirituale delle cose. L'anima, il significato delle cose è in Dio. Soltanto guardando da Dio e soltanto guardando in Dio noi abbiamo la possibilità di intendere il significato, il senso; soprattutto il senso del tempo, di quello che sta maturando. Il tempo va verso una meta ben precisa. Si va verso l'Apocalisse, si va verso il tempo escatologico. Dio parlando, crea il tempo in noi e questo tempo va a senso unico, non si può tornare indietro, non si va a fisarmonica. Si va a senso unico verso una meta ben chiara, ben precisa in cui bisogna raccogliere. E bisogna raccogliere prima che si raggiunga la maturazione. Tutto il senso di questo tema è l'urgenza. Perché se la messe non è raccolta nel punto esatto, il giorno successivo comincia a cadere, comincia a marcire, abbiamo la fine, il crollo. È come la nascita di una creatura. Abbiamo un tempo ben preciso. E bisogna intervenire proprio in quel momento lì perché altrimenti la creatura muore, non respira più. Abbiamo proprio l'urgenza! La parola di Dio fa maturare in noi qualche cosa e quel qualche cosa deve essere da noi raccolto. Adesso dobbiamo precisare in che cosa consiste questa maturazione.

Ines: “Alzate gli occhi”; mi tornava in mente Maria la sorella di Marta che guardava solo Gesù, mentre Marta si dava da fare per Gesù..

Luigi: È un invito a guardare Dio per ricevere quella luce necessaria per intendere le parole che dice Gesù. L'argomento è questo: Gesù parla di un cibo “... che voi non conoscete” e rivelano di non aver la capacità di conoscere, di capire. Allora Gesù dice: “Alzate gli occhi” perché l'intelligenza delle cose ci viene da Dio. Più noi alziamo gli occhi e più in noi entra la luce perché anche le parole di Dio che arrivano a noi, hanno bisogno di essere illuminate da Dio; altrimenti noi le fraintendiamo. Per cui non soltanto dobbiamo attingere le parole di Gesù, o ricordare le parole di Dio, ma dobbiamo anche guardare Dio per avere la luce necessaria per intendere le parole di Dio. Perché le parole di Dio si intendono con lo Spirito di Dio. Se noi intendiamo le parole di Dio con il nostro metro materiale o con il pensiero del nostro io, noi le fraintendiamo come le fraintendeva in un primo tempo la samaritana quando sente parlare dell'acqua. Infatti dice a Gesù: “Dammi sempre di quest'acqua così che io non abbia a ritornare qui a bere”. Oppure come fraintendono i discepoli quando sentono parlare del cibo: “Qualcuno gli ha portato da mangiare, che non vuole mangiare”. Oppure come fraintende Nicodemo quando sente parlare della necessità di rinascere: “Può forse un uomo ritornare nel seno di sua madre?”. Noi tendiamo sempre a scivolare sul piano materiale e crediamo di essere pratici, di essere realisti, di avere i piedi in terra e non capiamo l'errore che facciamo. Allora il Signore ci invita, proprio per intendere, ad alzare gli occhi a guardare Dio per ricevere da Dio la luce sulle opere che Dio stesso fa; perché soltanto intendendo noi siamo liberi dalle catene che ci creiamo guardando soltanto le cose a livello materiale, cioè fermandoci solo all'apparenza. L'apparenza ci rende schiavi, ci ossessiona; perché l'apparenza è limitata, essendo relativa, invece avendo in noi il pensiero, questa capacità di espandersi su tutto, nella limitazione soffriamo. Il bambino soffre se lo si tiene al chiuso; e noi soffriamo se ci orientiamo solo alle cose del mondo, o pensando soltanto a noi stessi. Pensando a noi, vediamo la nostra relatività, la nostra limitatezza, per cui: “Domani come farò a mangiare; dopodomani come farò a vivere..” abbiamo bisogno di espanderci per sostenerci. Questa nostra espansione, questo allargamento (abbiamo bisogno di denaro, del posto di lavoro, di carriera, di persone che ci amano, abbiamo bisogno di tante cose attorno) è necessaria per sostenere questa relatività, altrimenti noi ci sentiamo morire. Più guardiamo in basso e più questo basso è soggetto al tempo, al morire, alla vicenda di tutte le cose, più noi abbiamo bisogno di renderci schiavi di tante cose. Più guardiamo in alto, e guardando in alto fondiamo la nostra sicurezza su Dio, Dio è questo Infinito che pensa e provvede a tutto, allora abbiamo un punto di appoggio che ci libera dalla relatività. Per cui vediamo che tutte le cose di questo mondo sono relative perché sono dei segni, delle parole di Dio. Sono soltanto dei segni, quindi non dobbiamo considerarli come realtà: la realtà è Dio. È lo Spirito Dio, che opera in tutto e dobbiamo imparare a convivere con Lui.

Eligio: Gesù ci invita ad alzare gli occhi, cioè a staccarci completamente dal mondo relativo..

Luigi: E questa è volontà di Dio. Perché qui è Dio che parla..

Eligio: Questo è un invito di Dio.

Luigi: Si, ma esprime la volontà di Dio.

Eligio: Alzate gli occhi e guardate la messe. Rivolgere lo sguardo purificato alla messe. Che cos'è la messe? Tutto ciò che non subisce il condizionamento del mio io è messe.

Luigi: Certo, tutto ciò che non dipende dal mio io è opera di Dio. Cioè non c'è bisogno di andare altrove, perché il regno di Dio viene a noi, la vita viene a noi. Il problema non sta nell'andare altrove o nel determinare certi luoghi, si tratta invece di raccogliere quello che arriva a noi e di intenderlo nello spirito di Dio. Si tratta di non velare questa messe con il fuggire dall'opera di Dio. Perché il problema è quello di intendere quello che Dio ci fa, cioè di passare al significato di quello che Dio ci fa. Quand'è che noi diciamo: “Ancora quattro mesi”? Quando noi proroghiamo l'interesse per conoscere Dio. Evidentemente qui Dio ci dichiara che i suoi tempi non sono i nostri tempi e che ogni giorno noi siamo impegnati.

Eligio: Dio non ha dei tempi, siamo noi che mettiamo dei tempi..

Luigi: Si, tempi di rinvio e tempi di attesa, mentre Dio ci impegna ogni giorno perché noi siamo già nell'eternità. C'è già un punto in noi di eternità e dobbiamo impegnarci nell'eternità. Il Signore ci ha liberati addirittura da tutti i doveri quando quel tale gli dice: “Permettimi di andare a salutare quelli di casa mia”, oppure “Permettimi di andare a seppellire mio padre”; ci libera addirittura da tutti i doveri umani, morali, per occuparci dell'eternità. Di fronte al problema dell'eternità, non c'è nessuna scusa che tenga. Quel tale che dice: “Io ho i buoi, i campi, la moglie, abbimi per scusato”, “Non gusteranno la mia cena”. Dicono delle cose doverose; perché noi riteniamo che sia doveroso lavorare, curare la casa, la moglie. Eppure Dio dice: “Non gusteranno la mia cena”. Di fronte al problema dell'eternità, non c'è argomento che giustifichi non soltanto la nostra assenza, ma addirittura il nostro rinvio.

Nino: L'importante è alzare gli occhi a Dio e staccarli dal pensiero di noi stessi. Non bisogna guardare Dio quando ci farà comodo..

Luigi: Ecco, hai detto una cosa molto importante: non bisogna aspettare a guardare a Dio quando ci farà comodo. Perché molte volte la parola di Dio giunge a noi, ma noi in quel momento lì siamo occupati e diciamo: “Ci penserò poi dopo”. La grazia se n'è andata. Resta in noi il ricordo della parola, ma non ci impegna più come ci avrebbe impegnato quando era arrivata: bisogna essere pronti. Abbiamo l'esempio del popolo ebreo che quando viene liberato dall'Egitto, deve mangiare la sua cena in piedi, col bastone pronti al passaggio dell'Angelo a partire. Gesù continuamente dice: “Vegliate! Vegliate! Perché non sapete né il giorno, né l'ora”. “Gerusalemme, Gerusalemme..” venne maledetta perché non seppe l'ora in cui fu stata visitata. Quindi il tempo della visita di Dio, deve sempre trovarci preparati, pronti, appena la parola arriva a noi. “Non sempre avrete me” e giustifica addirittura lo spreco del vaso di profumo proprio perché: “Non sempre avrete me; i poveri li avete sempre con voi”. Addirittura Gesù, di fronte al povero, pone il problema suo, e il problema diventa un problema assoluto, non c'è giustificazione, nemmeno nei poveri, che possa sottrarre l'uomo all'impegno che la parola di Dio richiede da parte nostra l'adesione immediata. Ci vuole questa disponibilità qui: sospendi tutto dal momento che Dio ti ha visitato. Dio ha risvegliato in te un'attenzione di interesse quindi non credere poi di arrivare quando vorrai tu. Perché “Mi cercherete ma non mi troverete; dove io sono voi non potete venire”. Dio vuole la disponibilità immediata. La creatura deve essere disponibile perché la grazia dell'impegno dell'applicazione, è dono suo. Ma è dono suo quando la parola arriva. Quando la parola di Dio giunge a noi, giunge con una carica di grazia, che ti dà la volontà, l'intelligenza per penetrarla. Se invece noi la rinviamo, non resta la parola, ma resta la scorza, resta il ricordo, manca la grazia. Cioè manca un incentivo tale per cui noi restiamo in difetto. Per cui non ci possiamo più impegnare adeguatamente per arrivare alla luce, per arrivare all'intelligenza. Allora ricadiamo nella parabola del seminatore, il seme che cade sulla strada, che viene beccato dagli uccelli e portato via, oppure tra i rovi, gli impegni lo sottraggono e il seme non giunge a maturazione. Invece il terreno disponibile è il terreno profondo, disponibile: “Con la pazienza possederete le vostre anime”.

Pinuccia: Gesù il cibo l'ha trovato in questa messe che è già matura..

Luigi: Nel portare a compimento: “Mio cibo è fare la volontà del Padre mio e portare a compimento”, c'è qualcosa da compiere.

Pinuccia: Ma il collegamento con la messe che è già matura, il cibo è appunto raccogliere questa messe..

Luigi: Si, occuparci per portare a compimento.

Pinuccia: Gesù contrappone: “Voi dite.. ma io vi dico” è la presentazione dei due mondi, come le due acque, i due cibi, e ora i due modi di vedere le cose.

Luigi: Si, “Voi dite che ci sono ancora quattro mesi”, c'è il rinvio, non c'è l'urgenza. Invece Gesù dice: “Invece io vi dico,,”. Quel portare a termine, a compimento l'opera del Padre, è una cosa urgente. Perché c'è questa urgenza? Per quale motivo c'è questa urgenza? Perché non possiamo rinviare? L'urgenza è determinata dal fatto che se noi il frutto non lo raccogliamo fresco, appena si vede, e dico: “Beh, tornerò a prenderlo”. Quando tornerò a prenderlo non ci sarà più, o è caduto, o è marcito, non c'è più. Svanisce l'interesse.

Pinuccia: “Voi dite: ci sono ancora quattro mesi; ma io vi dico: guardate il seme è appena spuntato!”..

Luigi: Siamo lontani! Se siamo a quattro mesi dal raccolto vuol dire che siamo molto lontani perché il raccolto si fa in tre mesi, minimo due mesi. Invece la messe è matura: “Tutto è pronto!” non bisogna aspettare. Quando Gesù parla dell'invito a nozze dice: “Venite che tutto è pronto! I buoi sono ammazzati”, tutto è pronto, non c'è giustificazione.

Pinuccia: La messe rappresenta tutte le lezioni che Dio ci manda devono essere raccolte..

Luigi: Chi è che fa maturare?

Pinuccia: È Dio stesso. Il desiderio di Dio è la messe che cresce.

Luigi: Tu mi stai precisando che cos'è che cresce: questo è molto interessante. Perché la volta scorsa, abbiamo precisato che l'opera del Padre è seminare. Il seminare in che cosa consiste? Consiste nel portarci nella fame. Quello che cresce nel mondo è la fame di Dio. È questa fame che cresce e cresce come raccolta perché è l'opera del Padre. Il Figlio subentra per raccogliere questa fame che il Padre fa crescere. Attraverso tutte le sue opere, il Padre semina la fame nell'anima dell'uomo. Questa fame cresce e deve crescere fino a quel infinito capace di, perché abbiamo detto che l'anima capace di gustare il dono di Dio, è il desiderio, è la fame di Dio. Se uno non ha fame, non può gustare il pane. Ciò che fa gustare i doni di Dio è la fame di Dio. Ora, Chi semina questa fame nella nostra anima? È il Padre. Il Figlio viene dove si è formata la fame, infatti: “Nessuno viene a me se non è attratto dal Padre”, se non ha fame, se non fa il desiderio. Il Figlio viene, subentra in quest'opera di desiderio, di fame, per portare a compimento. Quindi il compimento è il passaggio al pane. Qui Gesù ci sta preparando al discorso del Capitolo VI, del pane; l'apertura verso la fame. E il Figlio è poi Colui che viene a dare il pane; il pane per la fame. “Io sono il pane di vita”.

Pinuccia: Ed è la messe stessa che fa crescere questo desiderio di Dio..

Luigi: La messe stessa è il desiderio di Dio.

Pinuccia: Gesù invita i discepoli ad alzare gli occhi dall'apparenza alla realtà, alla sostanza; perché Gesù vede ciò che non appare, mentre gli altri non possono vedere. Gesù vede tutta questa folla affamata di Dio.

Luigi: Per questo dice: “La messe è molta ma pochi sono gli operai”; dice il profeta: “Manderò la mia fame sulla terra e non ci sarà nessuno che spezzerà il pane per questa fame” ecco i pochi operai.

Pinuccia: Volevo collegare questa fame di Dio con questo invito a raccogliere.

Luigi: Il tema del raccoglimento lo affronteremo in un secondo tempo. Il primo è il tema della fame e in che cosa consiste: “Alzate gli occhi”. Questa è volontà di Dio che noi passiamo dal piano materiale al piano spirituale per cui non capiamo niente. Dio parla e noi interpretiamo tutte le cose in senso materiale e quindi non capiamo. Che cosa si intende per campi, che è la nostra anima; questo seme che cresce in quest'anima, che ci porta nella fame, nella fame di Dio, tutta l'opera di Dio che ci porta nella fame di Dio. Questa fame è oggi, non dobbiamo disprezzarla; già oggi va raccolta.

Pinuccia: Raccogliere la fame cosa vuol dire? Far crescere la fame raccogliendo..

Luigi: Vuol dire tenerne molto conto. “Non disprezzare la tua anima”, ora l'anima è fame di Dio è desiderio di Dio. Non disprezzare il desiderio di Dio che c'è in te. Ogni parola di Dio che arriva a noi, provoca in noi desiderio, interesse per Dio, che può essere trascurato. Se noi trascuriamo la fame, la nostra fame che Dio semina in noi, con tutto quello che ci fa giungere. Continuamente il Signore ci bombarda con degli interrogativi per cui noi ondeggiamo, incerti, la morte, la disgrazia, il cancro, il dolore, anche la gioia, perché questa vita, perché esiste questo mondo? Il Signore dice: “Non disprezzare la tua anima”, l'anima è desiderio di verità, non disprezzare il desiderio di verità. Il bambino è essenzialmente desiderio di verità, è fame di verità; l'uomo adulto non più perché ha disprezzato la sua anima. Perché al posto della sua anima, ha messo gli interessi del mondo, la figura, gli onori, il prestigio, la gloria, ha riempito la sua vita di queste cose e l'anima si è estinta. Per cui Dio è diventato molto lontano. Sente ancora il desiderio ma è come se uno avesse un'angoscia nel cuore e guarda un bel tramonto; sente solo più la lontananza, la tristezza di un bene che non può più gustare, perché Dio è diventata per lui una cosa molto astratta; e il reale è diventato tutto un altro mondo. Allora il Signore ammonisce: “Non disprezzare la fame che io ho posto dentro di te, non disprezzare la tua anima, il desiderio di verità, questa unica cosa necessaria”. Maria è tutta aperta perché non ha disprezzato la sua anima, ha trascurato tutto, addirittura ha offeso sua sorella, per mettersi ai piedi di Gesù a guardare Lui. Perché ha messo in primo piano la sete della sua anima, la fame della sua anima. Quindi questo raccogliere vuol dire: non disprezzare, tienine molto da conto perché è un bene molto prezioso. Noi non ce ne rendiamo conto ma è un bene immenso. Il Signore dice: “Per  un desiderio di uomo, per una fame di uomo, sono disposto a creare mille universi”. Tutto l'universo Dio l'ha creato unicamente per far suscitare nell'uomo questo desiderio, questo far alzare gli occhi verso Lui. Le stelle lontanissime, le nebulose, le galassie, fino ad arrivare alla bellezza della nostra natura; tutto ha disposto per far maturare in noi un desiderio. E tutta la conclusione della nostra vita, al momento della morte, nell'agonia, si sintetizza in un desiderio: il desiderio di Dio. Perché all'ultimo rimarrà soltanto il desiderio di Dio o il rifiuto di Dio. Tutto il resto non conta più niente. Ricordo una persona in agonia che i parenti cercavano di distrarla facendogli vedere la partita di calcio, che disse: “A questo punto non conta più niente”. Anche tutti gli altri punti di vista, non contano più niente. Perché resta solo il desiderio di Dio, il problema di Dio. Vuol dire che Dio, attraverso tutta la nostra vita, ci porta, ci sintetizza tutte le sue opere in un unico desiderio, in un pensiero: il Pensiero di Dio.

Pinuccia: E questa fame matura in tutti, anche inconsciamente..

Luigi: In tutti, è la fame che tormenta l'uomo, che fa soffrire l'uomo, che rende triste l'uomo è proprio questa fame che non trova il suo pane. Gli uomini sono tristi perché non toccano niente di Dio. Se si abbeverano a delle pozzanghere, è perché non trovano la sorgente. E se sono cattivi è perché non sono stati soddisfatti in quello che è l'amore principale. E naturalmente se uno non ha trovato il suo amore o è stato offeso nel suo amore principale, allora ripiega su tutti gli altri mali. Ma quello fa pena, non è da punire, fa pena perché non è stato dato loro il pane essenziale per la loro vita. Allora uno diventa cattivo perché è affamato. È la cattiveria dei campi di concentramento in cui si diventa feroci gli uni con gli altri perché non si è trovato il pane per la fame.

Luigi: “Il mietitore ha il salario e riceve il frutto per la vita eterna” quindi in che cosa consiste questo mietere, questo raccogliere; in che cosa consiste questa paga, questo salario; in che cosa consiste il frutto per la vita eterna. Gesù dice: “Chi con me non raccoglie disperde” quindi bisogna tenere presente questo fatto: che il mietitore va bene, ma se uno non miete, non è che resti lì in attesa di poter maturare. Se non miete, addirittura disperde. San Paolo dice nella Lettera ai Romani che: “Tutte le creature e tutta la creazione, soffrono è gemono in attesa della rivelazione dei figli di Dio”. Questa fame, questa grande sofferenza per cui San Paolo dice che tutte le creature soffrono e gemono in attesa di essere raccolte. In termini umani, tutte le creature gemono in attesa di essere amate, sono un'attesa d'amore e hanno bisogno di questa comprensione. Sono questa fame che attende il pane. Il termine mietere può avere un aiuto per essere compreso in questi termini qui.

Pinuccia: Perché traduci: “In attesa della rivelazione dei figli di Dio” con “essere raccolte”?

Luigi: Quello lo vedremo poi dopo: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità” cioè alla transitorietà delle cose, “Non per suo volere, ma per volere di Colui che l'ha sottomessa; e nutre la speranza di essere pure lei liberata dalla schiavitù, dalla corruzione per entrare nella libertà dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto (molto interessante questo aspetto delle doglie del parto), essa non è la sola ma anche noi che possediamo lo spirito gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione...”.

Nino: Quindi tutta la nostra sofferenza, le nostre insicurezze, la nostra noia, ogni cosa ci deriva proprio da questo distacco da Dio. Ma la persona che realmente è in Dio, non dovrebbe più avere degli squilibri, delle tristezze.

Luigi: Si, più andiamo verso Dio e più abbiamo, in Dio la possibilità di superare anche i nostri carichi ereditari.

Nino: San Francesco è stato considerato un pazzo perché si era convertito. Quello che il mondo considera normalità è pazzia davanti a Dio, e quello che noi consideriamo pazzia e normalità davanti a Dio..

Luigi: Anche Gesù è stato considerato un pazzo, dai farisei, anche dai suoi parenti.

Pinuccia: S. Paolo parla della follia della croce.

Luigi: Intanto che siamo in fase di cammino ci sono degli alti e bassi. Nella meta non ci saranno più. San Pietro dice che siamo chiamati a diventare partecipi della natura divina, a formare una cosa sola, persone distinte. Il Figlio dirà sempre che il Padre è il Padre. Se io mi rendo autonomo e dico: “Io sono Dio”, dico una fesseria. Dio è Dio e io sono una creatura.

Emma: Ma si potrà conoscere Dio su questa terra?

Luigi: Gesù dice: “Ci sono molti tra voi che vedranno il regno di Dio ancora prima di morire” noi non possiamo mettere dei limiti, non dobbiamo dire: “Fino lì e non oltre”. Lascia che sia Dio a mettere dei limiti, non noi. “Nulla è impossibile presso Dio”; abbiamo Maria che concepisce, una Vergine, come mai è successo questo fatto straordinario? Se tu dici: “È impossibile, ti chiudi già, ti metti già dei limiti. No, tu non sai qual è il disegno di Dio. Dio ti vuole portare, Dio ha tutta la possibilità, non mettere dei limiti a Dio.

Nino: San Paolo dice: “Chi mi libererà da questo corpo di morte?”, dal momento in cui la tua parte trascendente si libera dal corpo, a quel punto il corpo non ti pesa più..

Eligio: Ma fin che viviamo non si può!

Nino: Da soli no, ma sono convinto che Dio può farlo!

Eligio: Ho letto un po' di tempo fa De Chardin, che l'anima stessa da sola, è in una situazione innaturale. Se Dio ha creato l'anima nel corpo, per forza di cose questo corpo deve ricongiungersi.

Luigi: Non so se qualcuno di voi ha letto la vita di Teresa Neumann; è vissuta per trentacinque, quarant'anni senza mangiare, e anche i bisogni corporali non esistevano più. Sono segni per dire la straordinarietà dell'opera di Dio. Ma il vedere la gioia di quella donna! Perché magari una la pensa triste invece si faceva certe risate! Aveva una gioia sana! Una vita tutta piena di straordinarietà; vissuta senza mangiare, i bisogni fisici completamente spariti, lavorava nei campi, quindi era forte, robusta. Tu pensa che liberazione per tutto. Tu la pensi tutta pia, contrita, invece era una persona normale, che viaggiava, che faceva battute umoristiche. Perché Dio dà questi segni straordinari? Appunto perché noi ci condizioniamo tanto da non credere allo straordinario. I santi che camminano sulle acque, che si sdoppiano. Abbiamo l'esempio di Padre Pio che aveva il dono dell'ubicazione. Dio opera una gamma di esempi in modo da non giustificarci: “Guarda quel santo... allora anche tu puoi!”. È Dio che costruisce una gamma diversa di creature diverse per cui abbiamo sempre davanti agli occhi esempi in modo che uno non abbia a dire: “Ah no, quello non è possibile!”: non possiamo mettere dei limiti a Dio. Non sappiamo quello che Dio voglia da noi, quali liberazioni voglia da noi. Da parte di Dio, Dio fa tutto: “Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità” quindi da parte sua fa tutto; quindi non diciamo che Dio non sia onnipotente. L'importante è che da parte nostra ci sia l'apertura; non è che a noi si chiede qualche cosa, Dio chiede soltanto che noi lasciamo fare Lui. Perché tutti i guai grossi sono questi: che noi vogliamo camminare con i nostri piedi. Siamo sempre dei bambini che si debbono lasciar portare per mano (dice San Giovanni della Croce). Ad un certo momento siamo noi che vogliamo camminare, e allora cadiamo. Se noi ci lasciamo portare per mano, Lui ci conduce. Dobbiamo lasciare che la vita venga a noi che Dio venga a noi.

Emma: Madre Teresa diceva alle sue suore: “Lasciatevi mangiare dagli altri” cosa vuol dire?

Luigi: Essere disponibili, cioè non pensare a noi. Più noi entriamo nell'amore, che è poi quel lasciarci mangiare, quello svuotarci di noi. La tristezza è data dal ripiegamento su noi stessi. Anche magari nelle cose dello spirito, posso pensare a me: “Io non ce la farò, io sono povero, io non capisco, io non sono intelligente”, sempre quel io. È quello che ci rende triste. Non pensare a te! Non so è proprio giusto dire: “Lasciatevi mangiare dagli altri!”, ma piuttosto: “Lasciati mangiare da Dio”, si! È inteso come lo svuotamento di noi stessi, superamento di noi stessi. Perché gli altri ci aiutano a fare questo lavoro. Tutto quello che non è il nostro io, e che non procede dal pensiero del nostro io, è dono di Dio, anche gli altri sono dono di Dio. Quindi bisogna fare sempre la distinzione tra: quello che arriva a noi e che non dipende da noi da invece quello che dipende da noi. Tutto quello che non dipende da noi, anche la nostra esistenza, come siamo adesso, in quanto siamo così: è opera di Dio. Con tutti i limiti, con tutti i pasticci, con tutto il caos che ci portiamo addosso, è opera di Dio. Quindi questo va accettato. Devo accettare che: dal punto in cui io mi trovo adesso, è opera di Dio. Tutto quello che mi arriva devo accettarlo dalle mani di Dio, ma devo fare molta attenzione che quello che parte da me, che parta secondo Dio. Non devo lasciarlo partire se parte dal pensiero del mio io. Perché siccome diventiamo figli delle nostre opere, se dal mio io lascio partire qualche cosa che procede soltanto dal pensiero di me stesso, questo mi aggroviglia la matassa. Prima che qualche cosa parta da me, devo sempre interrogare Dio, guardare Dio in modo che il nostro pensare, quello che parte da noi, sia secondo Dio; che il nostro parlare non sia un parlare secondo il mondo, secondo gli altri, secondo le tradizioni, le abitudini, ma che sia secondo Dio. E che il nostro agire, anche. Perché è abbastanza facile, sotto un certo aspetto, accettare tutto dalle mani di Dio, ma non è facile quello che parte da noi. Tutti i grovigli vengono da lì.

Emma: È più facile accettare ma è difficile da vivere.

Luigi: È difficile da vivere, perché il vivere richiede la nostra partecipazione personale. E questa partecipazione richiede sempre la presenza di Dio. Per cui per poco che noi ci scostiamo, che dimentichiamo Dio, immediatamente noi lasciamo partire da noi, la parola facile, la battuta, in cui c'è il nostro io che tende a mettersi in vetrina. E questo atteggiamento mi crea già delle distanze. Allora cominciamo a sentire Dio lontano, anche se Lui è sempre vicino. Quindi ci attrae meno, preme meno su di noi. Fino al momento in cui noi ci crediamo autonomi. Ma come mai succede questo? È Dio che ha fatto male qualche cosa? No, sei tu che hai lasciato partire da te un pensiero autonomo. Siccome siamo creati per diventare figli di Dio, noi diventiamo figli di quello che pensiamo: ecco l'importanza dell'occhio. Se tu guardi Dio, diventa figlio di Dio, ma se tu guardi la creatura, diventi figlio della creatura. Se tu guardi il mondo diventi figlio del mondo. Ad un certo momento io mi ritrovo ad essere figlio del mondo, e dico: “Ma come io non sono figlio di Dio?”, “No, hai guardato il mondo e sei diventato figlio del mondo”. L'albero si costruisce assorbendo la luce, così la nostra vita si costruisce da ciò che noi guardiamo. Più guardiamo Dio e più tutto di noi si spiritualizza. Ad un certo momento mettiamo le ali. Quel filosofo che dice: “Se noi guardiamo il cielo ci crescono le ali, ma se guardiamo la terra, ci crescono i piedi” e allora diventiamo materiali, diventiamo pesanti, più guardiamo la terra e più diventiamo pesanti. Più guardiamo il cielo e ad un certo momento mettiamo le ali, diventiamo angeli, tutto si spiritualizza in noi. “Fino a ieri mi sentivo così pesante invece oggi mi sento leggero”. “Fino a ieri il fumare mi pesava e adesso sono libero. Come mai?”

“È perché hai guardato Dio”; e Dio non ti ha fatto più sentire il desiderio di fumare, ti ha liberato. E così è per tutte le cose. Però bisogna guardare Dio.

Eligio: Ma in campo pratico, quando uno deve assumere un'iniziativa e non è chiara la volontà di Dio, qual è l'atteggiamento che la creatura deve assumere?

Luigi: Nel dubbio non si muove. Nel dubbio uno non parte. Quando c'è il dubbio: stai fermo! Perché vuol dire che Dio ti chiede un approfondimento. Nel dubbio non partire perché è Dio che ti mette nel dubbio quindi devi approfondire la cosa; si vede che è un altro il cammino, per cui Dio ti chiede altro.

Nino: Non può essere che tu pensi di riportare a Dio ma in sostanza non lo riporti a Dio perché c'è qualcosa del tuo io che ti impedisce di arrivarci?

Luigi: Si, ma in quanto tu hai il dubbio è segno che il problema non è chiaro in Dio. In                              quanto non hai capito, non ti devi muovere. Se ti muovi ti muovi sbagliato. È Dio che ti fa toccare con mano che hai sbagliato. Bisogna sperimentare la certezza. Bisogna essere motivati da Dio, dobbiamo muoverci da Dio. San Giovanni dice: “Dio è luce. Il Padre è luce. Chi cammina nelle tenebre non è con Dio. Dio è luce. Chi dice di essere con Dio e cammina nelle tenebre, non è con Dio. Quindi se sei nelle tenebre, non muovere, approfondisci, fino a quando Dio ti illuminerà, perché Dio attualmente chiede a te, che sei nelle tenebre, di entrare nella luce. Quindi impegnati sulle cose dello spirito, nelle cose di Dio. Quando vedrai la luce, allora potrai camminare. Il cieco che cammina nella notte inciampa e cade. Se qualcuno lo guida ed è cieco, inciampano tutte e due e cadono. “Non preoccuparti del mangiare e del vestire” i problemi si risolvono, perché è già tutto risolto. Anziché preoccuparti. Lanciati in alto, cioè anziché cercare di risolvere il tuo problema materiale, fa un salto: i problemi si risolvono in Dio. Cerca Dio! Cercando Dio, il tuo problema materiale, cambia volto, assume un altro aspetto. Forse è svanito, come una nube. Se io vedo una nube, arriva la tempesta, tu guarda Dio, non preoccuparti. Più guardi Dio, più cerchi Dio e la nube svanisce: è sparita. Perché è Dio che fa l'ambiente a seconda della situazione della nostra anima. Perché è un dialogo con Dio, Dio parla con noi. Se ci troviamo in un ambiente di caos, non cercare di sciogliere il problema del caos; no! Cerca Dio e il caos sparirà. Perché è la parola di Dio che ordina e che crea l'ordine.

Ines: Non ho mai pensato che è Dio che ci mette dei dubbi..

Luigi: Si, è Dio che ci mette i dubbi per metterci in evidenza che dobbiamo orientarci ad una cosa essenziale. Tutto è opera di Dio. Tutto quello in cui noi ci troviamo. Avessimo anche fatto i peccati più grossi di questo mondo, conseguenza dei miei peccati che io mi trovo in questa situazione; attualmente in quanto io sono così, in questa situazione, è Dio che ha voluto questo per me. In tutto quindi bisogna sempre vedere l'aspetto positivo, in tutte le cose. Ora, siccome Dio vuole salvarci, quindi anche la nostra notte, anche il nostro caos è opera di Dio per salvarci, l'importante è che noi lo accettiamo dalle mani di Dio. Se noi accettiamo la nostra situazione dalle mani di Dio e cerchiamo di capire, perché l'importante è arrivare al significato. “Perché Dio mi ha messo questo”, arrivare ad intendere il significato secondo Dio, se già passo al significato, sono libero perché ho risposto a quella che era l'attesa di Dio. Dio voleva farmi capire il significato di quello che mi aveva fatto. Lo scopo del dubbio era quello!

Eligio: È il principio di una filosofia nuova, il “Cogito ergo sum” di Cartesio, può diventare il “dubito ergo Deus est”...

Nino: È la psicanalisi riportata a Dio..