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« Gli rispose la donna:“So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando Egli verrà ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io che ti parlo». Gv 4 Vs 25-26


Titolo:  Sono Io che parlo con te.


Argomenti: Lettera agli Efesini. La rivelazione di Gesù. Adorare Dio ovunque. Confondere l’essere col corpo. La presenza universale di Dio. Dio parla in tutto personalmente con ognuno di noi. Noi non siamo mai soli. La parola di Dio precede l’avvenimento. Samuele.


 

19/Giugno/1977


 

Introduzione di Luigi Bracco:

Il tema di oggi è: “Sono Io che parlo con te”; dividiamo questo argomento nelle due ore di silenzio.

Nella prima ora, questo “Sono io che parlo con te”, teniamo sempre presente che tutto quello che Gesù dice essendo Parola di Dio, ha valore universale, quindi ha valore per ognuno di noi. allora, nella prima ora cerchiamo di meditare quale sia il significato di questa frase di Gesù per la nostra vita personale, per ognuno di noi.

Nella seconda ora considereremo, cercheremo di considerare, come Gesù portò quella donna a  questa rivelazione, cioè il modo attraverso il quale Gesù la fece maturare, perché si tratta di un problema di maturazione, per poter accogliere la rivelazione che Egli stava per farle: “Sono Io che parlo con te”. Quindi i due temi per la nostra riflessione sono:

1)      Quale sia il significato di: “Sono io che parlo con te”;

2)    Come Gesù conduce quella donna alla maturazione per poter accogliere la rivelazione.

Naturalmente cerchiamo di considerare le tappe attraverso le quali Gesù portò quell’anima a tanta maturità da poter accogliere la rivelazione della sua Presenza, della sua verità, le quali sono importanti perché in esse è tracciato il cammino che ogni anima, perché le opere di Dio hanno un valore universale, ci mostrano come Dio fa per farci giungere alla conoscenza della sua verità.

Come conclusione leggo un pensiero di Madre Teresa di Calcutta, tratto dal suo discorso tenuto nello stadio di San Siro:

“Preghiamo tutti insieme per riuscire a comprendere la bellezza e la grandezza del dono di Dio, della vita di Cristo in ciascuno di noi”.

Pensieri tratti dalla conversazione:

Emma: Dio è il Creatore per cui in tutto mi dice: “Sono Io che parlo con te” e mi invita ad essere intelligente…

Luigi: Tu dici: “Tutto mi parla di Dio” però non sono ancora arrivata, come la Samaritana, a sentire Dio che mi dice: “Sono Io che parlo con te”; non è una contraddizione?

Emma: Cioè io volevo dire che in tutte le cose Dio parla di Sé a noi.

Luigi: Sei convinta di questo?

Emma: Si, certo! Senza dubbio!

Cina: Ogni cosa va presa dalle mani di Dio perché se non c'è questo fondamento niente può reggere. Quindi questa frase di Gesù: “Sono Io che parlo con te!” è una riconferma. Mi è stato di aiuto l’episodio di Samuele che nella notte, chiamato dal Signore, va da Eli perché crede che sia lui a chiamarlo; alla fine Samuele capisce che è il Signore che parla…

Luigi: Allora passiamo all’applicazione: che cosa succede nella nostra vita? Perché il Signore parlando chiama noi però noi cosa facciamo? Andiamo dalle creature, perché crediamo che siano le creature che chiamano noi, mentre è Dio che ci chiama. Però andando sempre dalle creature, succede che le creature ci deludono, in quanto ci dicono: “No, non sono io quello che tu cerchi!”. Infatti noi constatiamo che le creature non corrispondono mai all’attesa principale della nostra anima, fintanto che noi, e saremo sempre delusi, non incontreremo Colui che realmente ci chiama.

Silvana: “Sono Io che ti parlo” la vedo come l’incontro personale col Cristo, cioè non più il credere per sentito dire, in questa rivelazione c'è anche l’inizio della vita spirituale in quanto la parola diventa viva..

Luigi: La parola diventa viva soltanto in quanto diventa rivelazione personale; perché fintanto che noi ascoltiamo soltanto o crediamo per sentito dire, non siamo mai presi direttamente, ma viviamo in quanto i miei impegni sono altri. Soltanto in quanto sono personalmente impegnato in qualche cosa, allora. Quindi inizia la nostra vera vita soltanto quando noi prendiamo coscienza che Dio personalmente parla con ognuno di noi; quindi non parla alla massa, al gruppo, in modo anonimo, ma parla personalmente ad ognuno di noi. vediamo poi nella seconda parte come arriviamo poi a capire, a prendere coscienza che effettivamente Dio parla personalmente con ognuno di noi.

Nino: Ho cercato di vedere come Gesù arriva a dire: “Sono Io che parlo con te”. Lui dice: “Voi adorate Dio senza conoscerlo” infatti noi sappiamo che Lui poi ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita”, quindi finché non si incontra il Cristo non si può conoscere Dio e la verità che è Dio stesso…

Luigi: Non ti sei soffermato in quel: “Sono Io che parlo con te”?

Nino: È sempre Lui che ci rivolge la parola, noi dobbiamo solo dare la massima attenzione alle sue parole…

Luigi: Si, perché è lì che si rivela. “Sono Io che parlo con te”, già con Mosè Dio aveva detto: “Io sono Colui che sono”, quasi a dire: “Sono Io e non ci sono altri!”. La parola di Isaia: “Io sono Dio e non ce ne sono altri!”. “Sono Io che parlo con te e non ci sono altri!”. Io credo che tutti parlino invece Dio ci dice: “Guarda che sono Io che parlo con te”, non sono le creature che parlano con te ma sono Io.

Eligio: Io sono partito dall’inizio a fare un’analisi sul “come” Dio ha rivelato alla samaritana…

Luigi: Quello però fa parte del secondo tema che affronteremo più tardi. Comunque leggi pure…

Eligio: Mi sono messo nei panni della samaritana in questa sua situazione. Ad esempio quando Gesù le dice: “Va, chiama tuo marito”, mi sono chiesto quando Gesù mi dice questa frase personalmente; ed io rispondo che non ho marito perché ho altri interessi che mi distolgono da Dio. Così non sono arrivato al punto più importante..

Mi sono soffermato sul fatto che la rivelazione arriva alla donna in un fatto dei più usuali, come attingere alla fonte, quindi non c'è nulla di banale o di insignificante..

Luigi: No, infatti Dio ci sorprende proprio. Questo ci fa capire che non è necessario andare in chiesa per ricordarti di Dio. Non è necessario riservare certe ore per incontrare Dio perché Dio, è Lui che ci sorprende, ci sorprende in tutto! Magari anche nelle cose più banali come è successo alla samaritana, la quale è stata sorpresa mentre andava a prendere acqua. Quindi anche nei nostri avvenimenti, nei nostri lavori più usuali, Dio, perché non siamo noi che scopriamo Dio, sia ben chiaro, è Dio che interviene nella nostra vita. Infatti com’è che noi scopriamo che c'è un Altro? È perché è Lui che tronca i nostri sgravi, taglia i nostri desideri, ci sorprende nei nostri affari, ci sconvolge! Per cui noi magari vogliamo una cosa e Lui immediatamente ce la soddisfa, quindi scopriamo che c'è una volontà diversa che opera tra noi, in mezzo a noi: “In mezzo a voi c'è Uno che voi non conoscete”. Ora, da cosa ci accorgiamo che tra noi c'è Uno che noi non conosciamo? In quanto interviene a modificare i nostri disegni, i nostri progetti.

Eligio: In questo caso parlerei di una volontà che si affianca a quella della samaritana, non ad una volontà di versa.

Luigi: Anche perché noi molte confondiamo il servizio di Dio, la religione con l’essere qui o l’essere là, non lo facciamo consistere nel fatto che Dio è spirito, quindi va adorato, va riconosciuto in tutto, la sua presenza è dappertutto. Quindi non basta che tu mi riconosca presente in un luogo piuttosto che in un altro, o in un tempo, o in quei cinque minuti di silenzio che tu dedichi; ma devi tener presente chi io sono anche sul lavoro, con le persone che incontri, in piazza, sotto i portici, al caffè, ovunque tu sia io ci sono sempre; quindi tu mi devi scoprire e mi devi rispettare, devi adorare la mia presenza in tutto. Non puoi prendermi a calci sul lavoro o per la strada e poi adorarmi quando magari sei in ginocchio. Ora, noi facciamo dei compartimenti stagni; invece Dio vuole essere adorato dappertutto perché Lui è dappertutto; Lui è spirito. Noi, generalmente all’inizio, confondiamo l’essere con i corpi per cui una persona muore e noi diciamo che non c'è più perché non c'è più il suo corpo. Ma Dio attraverso i corpi, ci educa ad una presenza universale perché veramente la presenza, l’essere è spirituale, l’essere non è corporeo, i corpi sono soltanto dei segni, attraverso cui l’essere, lo spirito si manifesta. Ma siccome lo spirito non si confonde con i corpi, non si confonde con il segno, quindi lo spirito educa noi attraverso i segni a scoprire la sua presenza dappertutto, in tutto. Quindi Lui attraverso i corpi, poco per volta, ci educa, ma poi i corpi se ne vanno! Ma se ne vanno perché noi identificavamo quella tale presenza col tale corpo, poi il corpo va via e noi dobbiamo imparare a scoprire quella tale presenza ovunque, perché lo spirito è presente ovunque. Quindi quella tale presenza, ad un certo momento si rivela non soltanto in quella barba, in quei capelli, in quel naso, in quel volto, ma si rivela anche nella pioggia che cade, si rivela nel soffio del vento, si rivela nell’albero; si rivela in tutte le cose perché si significa dappertutto. Quindi non si identifica soltanto in quel dato momento, in quel dato segno. Quindi quel dato segno che dura per un certo tempo con noi è soltanto per educarci, per prepararci, per farci capire che c'è questa presenza. Come noi abbiamo capito che c'è questo Essere presente, allora Lui supera quella che è la sua manifestazione corporea, e comincia ad allargarsi in modo da educarci a scoprire la sua presenza, cioè a vivere la sua presenza in tutto, “Affinché dove sono io siate anche voi”. E dov’è Lui? Ma Lui è ovunque, perché tutto è opera sua; e allora affinché anche noi possiamo essere con Lui, non soltanto in certi luoghi, in certi tempi, ma sempre! E saremo sempre con Lui! Ecco la presenza universale, l’eternità, questa presenza sempre con Lui che non è più legata ad un dato fisico; quel fisico è stato soltanto una preparazione per legarci allo spirito, ma come c'è stato questo legame allo spirito, c'è questo superamento di quella che è la presenza corporea, fisica, locale.

Eligio: Resta l’esigenza di invocare, di chiamare in noi..

Luigi: Fintanto che non si forma quello noi non siamo in grado di ricevere la rivelazione.

Nino: Dio si impone quasi con violenza a quest’anima però poi pretende che quest’anima stia attenta per conto suo…

Luigi: Beh, adesso qui sono fatti che sono avvenuti per significare ad ognuno di noi, per farci meditare..

Nino: Perché c'è il rischio di pensare che Dio fa sempre tutto Lui quindi io posso stare tranquillo tanto..

Luigi: Ah, no! Lo vedremo poi nell’argomento della seconda ora. Noi possiamo non fare come ha fatto la Samaritana! Perché man mano che Gesù conversa  con la samaritana, chiede alla samaritana qualche cosa e lei sta al gioco. Noi possiamo non stare al gioco! Cioè, Lui può chiedere a noi un sacrificio: “Dammi da bere!” e noi possiamo scappare lontano! Invece lei permane e permane fino alla conclusione. Ora, l’importante è questo! Lui, man mano che parla, forma in noi l’orecchio per ascoltare e quindi noi dobbiamo ascoltare fino a diventare interrogazione; perché noi diventiamo veramente ascolto quando incominciamo ad interrogare, allora siamo personalmente interessati a. Quindi Lui parte da una donna che non è interessata, è Lui che la interessa..

Eligio: Non sembra che sia totalmente disinteressata, perché ad un certo punto lei dice: “So che deve venire il Messia”, quindi questo rivela che c'è una certa attenzione…

Luigi: Infatti ho detto che Gesù parte da una donna che non è interessata, lei quando arriva ad attingere acqua non è interessata a cercare Dio, a conoscere Dio, conoscere la verità, lo spirito, niente! E Lui la fa maturare, è Lui che interviene chiedendole dell’acqua, perché il suo problema era l’acqua; lei poteva solo capire l’argomento dell’acqua, non poteva capire altro argomento. Ma intervenendo, Lui supera il problema che aveva suscitato: “Dammi da bere” per farla passare a ben altri argomenti. E man mano che passa ad altri argomenti, la donna lo sta a sentire, lo ascolta. È lì, ascoltando che Lui la forma al desiderio di conoscere il Messia.

Eligio: Ad un certo punto devo dire al Signore: “So che il Messia deve venire” per poter avere questa folgorazione: “Sono Io che parlo con te”; quindi devo portare in me questo desiderio. Oppure Lui potrebbe dirlo ma io potrei non intenderlo…

Luigi: No, perché non siamo noi che scopriamo, è Lui che ci conduce a vedere nella misura in cui noi ci fermiamo ad ascoltarlo, ma questo lo vediamo poi nella seconda ora: come Lui ci conduce alla individuazione, a questa. Adesso dobbiamo fermarci su questa frase: “Sono io che parlo con te!”.

Pinuccia: Mi sono fermata su scoperta questa frase: “Sono Io che parlo con te” e mi sono chiesta quale sia il significato a livello personale. È Dio che parla con me, mentre molte volte penso che siano le creature a parlare con me, il caso, gli imprevisti. Ieri sera mi ha aiutato questa frase perché ho avuto una giornata piena di imprevisti, fino a notte tarda; mi ha aiutato a ripetermi: “Sono Io…”, “Sono Io che parlo con te”. Mi ha sollevato, perché una cosa è credere che Dio sta parlando con me ed un’altra è vedere che Dio parla con me.

Luigi: Però ieri tu non avresti avuto il pensiero che in tutte le cose c'è Lui se Lui non avesse detto questa parola: “Sono Io che parlo con te”. Adesso non lo vedi ancora, ma in quanto credi alle parole che Lui dice, in quanto tu hai ricevuto le sue parole, ecco che le sue parole dentro te stessa, ti fanno accogliere tutti gli avvenimenti dalla sua mano perché è Lui che parla con me. Senza capire perché capirai poi dopo!

Pinuccia: Ripensando oggi a tutti gli avvenimenti di ieri credo che abbiano un significato, anche solo quello di far maturare un’esigenza. Però per captare il significato di questa rivelazione ci deve essere in noi un grande desiderio, un bisogno…

Luigi: Quello lo vedremo dopo; il modo con cui si arriva alla rivelazione sarà il tema del secondo tempo; le conseguenze dille pure…

Pinuccia: La conseguenza è un’attenzione perché se è Lui che parla con me, io devo stare attenta a Lui, ad accogliere e poi cercare di capire. È’ un obbligo: se Lui parla con me, io devo stare attenta.

Luigi: Ecco l’importanza della parola di Gesù; perché la parola di Gesù, in quanto arriva a noi, essendo una parola superiore, non è che avendola ricevuta sia subito capita, capiremo poi… ma intanto ci rende attenti.

Il primo effetto della parola di Dio su di noi, è quella di renderci attenti, è questa attenzione; perché sarà poi Lui che dopo ci farà capire il significato. “Capirai poi, se non ti lasci lavare i piedi, non puoi avere parte con me”, “Ma se ti lasci lavare i piedi, adesso non capisci, ma capirai poi”.

Quel lavare i piedi è Dio che scende, che prende su di Sé il nostro peso, prende su di Sé la nostra debolezza; per cui Lui scende a parlare a noi, perché? Perché io capisco solo il linguaggio della pioggia che scende, il linguaggio degli uccelli, dell’automobile, non capisco un altro argomento, e allora Lui scende a ragionare con me in quell’argomento “l’acqua”, perché? Perché sono preoccupato di andare ad attingere acqua, scende sul mio argomento, mi parla. Intanto però, parlando, se io ascolto, mi rende attento. “Non capisci, ma sappi che sono Io!”, anche se non capisci, accogli!

Accogliendo, prepari (sono i famosi due tempi) l’animo per poi ricevere il significato di quello che Io faccio; ma questo sarà poi il secondo tempo.

Io vorrei veramente vedere se noi siamo convinti che Dio parli, che Dio parli con noi, e che parli sempre con noi.

Sei convinta che Dio parli? Da che cosa? Perché con noi parlano gli uomini, parlano le creature.

Pinuccia: Se noi attribuiamo alle cause seconde allora vediamo le creature che operano, se invece noi attribuiamo tutto alla Causa prima, a Dio Creatore di tutto, ci fa passare oltre le cause seconde.

Luigi: Come fai a passare da Dio Creatore di tutto, quindi da “è Dio che fa tutte le cose”?

Pinuccia: Dio esprime Se stesso, esprime il suo pensiero…

Luigi: Ecco, dalle opere passiamo alla parola; ma le opere sono parola perché le opere di Dio non possono essere altro che segni di Sé; Dio non può significare altro da Sé perché è Lui l’Essere, fuori di Lui non c'è niente.

Pinuccia: Mentre ci manifesta qualcosa di Sé ci educa…

Luigi: Nella misura in cui noi accogliamo la sua parola. Però volevo sottolineare che lo opere di Dio sono parole di Dio. Convinta? Parole rivolte a chi? Perché potrebbero essere rivolte in modo anonimo, alla massa, al gruppo, oppure sono rivolte personalmente?

Da che cosa ci rendiamo conto che le parole di Dio sono rivolte a noi personalmente?

 Sei convinta?

Pinuccia: A me pare di essere convinta…

Luigi: Ti pare solo?

Pinuccia: No, lo sono..

Luigi: Dici “lo sono” e tremi..

Pinuccia: Ho sempre paura di dire di essere convinta, perché se fossi veramente convinta, non me lo dimenticherei mai! Mi ricordo quando mi fermo a riflettere…

Luigi: A me sembra di capire che siamo tutti convinti che Dio opera in tutto, ma siamo altrettanto convinti che Dio parla in tutto?

Angelo: Se ci fermiamo un momento a riflettere ci accorgiamo che tutto ci parla di Lui..

Luigi: Un momento: tutto ci parla di Lui o è Lui che ci parla in tutto? Lui parla in tutto! E parla personalmente o come massa, come comunità?

Pinuccia: Parla personalmente…

Luigi: Puoi dirci da che cosa ti rendi conto che Dio parla personalmente? E non parla invece a noi come genere umano, come creature sue?

Dio essendo intelligenza infinita, conosce tutto di noi, e tiene presente tutto di noi parlando con noi.

Pinuccia: Sapendo che Dio ci parla in tutto, ci crea un disagio interiore..

Luigi: Ci sentiamo in colpa; io sono tenuto a rispondere in quanto sono interrogato perché fintanto che nessuno parla a me personalmente, io non sono responsabile. Infatti Gesù dice: “Se non fossi venuto e non avessi parlato non sareste in colpa. Dal momento che sono venuto ed ho parlato, incomincia qui la vostra responsabilità”. Perché Dio ha parlato con te e tu non hai ascoltato, e tu non hai risposto? Ecco la colpa.

Quindi la sorgente della responsabilizzazione è la parola stessa di Dio, è Dio che arriva a noi. per cui il Signore ci dirà: “Io ero povero, e tu? Ero malato, e tu? Ero carcerato, e tu? Ero mendicante, e tu?”. Per cui noi sentiamo la vergogna; perché? Perché Lui mi ha visitato! Lui è venuto a bussare alla porta di casa mia e io non ho aperto. Ecco l’assenza! L’assenza che diventa responsabilità: “Non ho visto il mio Signore!”, non hai conosciuto!

“Gerusalemme, Gerusalemme! Quante volte ho cercato di radunare tuoi abitanti e tu non hai voluto… non hai riconosciuto l’ora in cui sei stata visitata”.

Ora noi crediamo di andare per i nostri affari, e non ci accorgiamo che in tutte le cose Dio ci visita, ci interroga, parla a noi; magari andiamo per i nostri affari, in macchina, in treno e siamo continuamente interrogati da Dio, perché Dio parla in tutto. La bellezza è lì! Non è che Dio parli solo in certi luoghi, in certi tempi; ma siccome tutto è opera sua, e le sue opere sono parole, Dio parla a noi in tutto.

Ora, una prima meraviglia è questa: che noi non siamo mai soli! Noi non siamo mai soli! C'è sempre uno con noi! Il vero amico è Lui! Ora il più delle volte noi ci riteniamo soli: no! Guarda che c'è l’Altro con te che ti sta parlando e che vuole decidere per te e che ti richiede soltanto attenzione, uno sguardo rivolto a Lui; e sappi che non sei mai solo!

Perché se noi fossimo veramente convinti che Lui parla a noi e non soltanto che parla a noi! Perché se Angelo mi parlasse soltanto quando io vado a casa sua, quando vado a scuola, quando io non sono a casa sua o non sono a scuola, io sono solo, perché lui parla a me soltanto quando è in certi luoghi, in certi tempi. Dio no! non è così! Dio non occupa un luogo, un tempo! altrimenti io potrei dire: “Io sono con Dio o Dio è con me soltanto quando mi trovo in un certo luogo; oppure quando sono buono, quando sono semplice!”. No! no! Dio è con me anche quando sono cattivo, anche quando sono nel male, anche quando sono in guerra, sono in lotta, anche quando lo bestemmio, Lui è sempre con la sua creatura! ma perché? Perché parla in tutto, perché opera in tutto! Se Dio non parlasse, la creatura sparirebbe nel nulla! È Lui che la tiene su!

Nino: Anche Angelo parla con noi anche quando non c'è; non sempre..

Luigi: Questa è già un’altra cosa..

Nino: Perché se io ho qualcosa che può avere interesse a lui o essere pertinente a lui, io sono costretto ad interpretarla nel suo modo di vedere…

Luigi: Sì, ma qui ci vuole già la presenza di Dio..

Nino: Questo è già un parallelismo che nel suo piccolo deve farmi vedere il parallelismo più grande.

Luigi: Però, mentre la presenza di Dio è immediata con ognuno di noi, la presenza con le creature noi la possiamo avere, sì certo la possiamo avere, ma sempre soltanto in Dio, attraverso Dio; non possiamo fare il rapporto diretto come con le creature. Ad esempio io posso aver presente Angelo soltanto in Dio, ma se io dimentico Dio, non posso averlo presente; cioè è la mia fantasia che lavora, io credo di averlo presente! Infatti lui può pensare tutto diverso da quello che pensavo io; la realtà delle creature la possiamo cogliere soltanto in Dio.

Come dicevo: una delle prime conseguenze del: “Sono Io che parlo con te” è il fatto di prendere coscienza che non siamo mai soli; dobbiamo essere convinti di questo! Per cui in tutte le cose noi dobbiamo sempre riferirci a Lui; come quando abbiamo bisogno di un consiglio e andiamo da una persona, così se siamo veramente convinti di non essere soli, in tutte le cose, bisogno di luce, di un consiglio, di un comportamento verso una creatura, bisogna sempre riferire tutto a Dio, “Fa conto su di Me in tutte le cose, perché sono Io che parlo con te, che ti presento questo!”.

Quindi è Lui che ci presenta le cose, ma è anche Lui che ci risolve le cose; Lui non ci presenta le cose per metterci nei pasticci! Lui ci presenta le cose sapendo che Lui è con noi, che Lui è presente, noi guardiamo Lui, interroghiamo Lui, per avere da Lui l’aiuto.

Allora a poco per volta si forma quella comunione che ci introduce poi nella vera vita, che è la vita eterna, che è imparare a convivere con Colui che è con noi.

Uno degli argomenti era questo: Dio è con noi; tutta la difficoltà sta nell’essere noi con Lui come Lui è con noi. Lui non ha difficoltà ad essere con noi, la difficoltà sta nell’essere noi con Lui. È quello che Gesù ci fa dire nel “Padre nostro”: “come in cielo, così in terra”.

Quindi il cielo non ha difficoltà ad essere presente alla terra, è la terra nostra che ha difficoltà ad essere presente al cielo.

Nino: Quando è spuntato nella Sacra Scrittura l’Emanuele, il Dio con noi..

Luigi: Già nei Profeti si parlava dell’Emanuele. “Sarà chiamato l’Emanuele” nei Profeti, il Dio con noi.

Nino: Quando incominciamo a vedere che Dio parla con noi, cominciamo a vederlo negli avvenimenti del passato, non nel presente… forse è solo questione di allenamento..

Luigi: Quello è il Signore stesso che opera per farci capire la lontananza in cui noi ci troviamo ancora dal suo spirito. Perché noi, in un primo tempo possiamo addirittura considerarlo assente, per noi Dio è assente e sono gli uomini ad operare. In un secondo tempo scopriamo Lui che opera nelle cose, però non riusciamo a capire il significato, il senso del suo operare; o per lo meno lo capiamo molto tardi, lentamente e questo riflette la lentezza della nostra velocità di spirito. Ma quanto più noi ci avviciniamo a Dio, meditiamo su Dio, quindi quanto più il suo spirito diventa profondo in noi, arriviamo a quell’immediatezza per cui come Dio fa, noi capiamo già il significato. Addirittura, Dio parla ancora prima che l’avvenimento avvenga perché la realtà, il fatto che avviene, viene preceduto dalla parola, come il lampo che precede il tuono. Così Dio parla e poi fa l’avvenimento, ma nel suo parlare già mi dice cosa farà nell’avvenimento; la sua parola è già l’inizio della sua opera. Allora, se noi abbiamo molto presente lo spirito, come Lui parla, ecco che l’intelligenza della sua parola già ci fa presagire l’avvenimento che accadrà. Per cui il Signore ci dice: “Vedrete il futuro”, sotto un certo aspetto noi certi futuri li vediamo già, perché la sua parola già ci preannuncia.

Quando Lui dice: “Sono Io che parlo con te!” evidentemente ci annuncia una verità che io ancora non vedo, credo, ma non vedo; però in quanto mi dice: “Sono Io che parlo con te” evidentemente mi preannuncia un giorno, domani, un futuro nella mia vita, in cui scoprirò che in tutte le cose è Lui che parla con me. Per cui tutti gli avvenimenti della nostra vita, della nostra storia, si stanno accentrando verso questo punto finale, tutto sta convergendo verso questo. Quindi noi partiamo dall’inizio in cui sono gli uomini che parlano con noi, tutte le creature e Dio è lontanissimo, poi pian piano arriviamo a questa presenza, a vedere il suo volto: “Colui che parlava sempre con te, adesso ti è presente!” e tu lo sapevi! Ascoltando la parola, già possiamo intravedere, quel giorno futuro in cui quello che ci è detto, ci sarà presente. Per cui ci fa capire che tutta la nostra vita ha questo significato, tendere a questa meta: vedere la sua presenza, vedere il suo volto. Attualmente vediamo tanti volti, noi stiamo andando verso questa semplificazione: non più tanti volti, ma uno solo.

Credendo alla parola di Dio, la parola di Dio già ci fa intravedere il futuro; il futuro è quel giorno in cui noi vedremo realizzato quello che Lui ci ha annunciato nella sua parola.

Per cui se la sua parola dice: “Sono Io che parlo con te”, adesso è la sua parola che mi dice: “Sono Io che parlo con te”, domani sarà Lui che parla con me cioè si farà vedere come il volto suo, la sua bocca che parla con me, personalmente.

Pinuccia: Però già oggi Lui parla con me..

Luigi: Certo! Però oggi capto la parola. La parola mi annuncia una cosa che ancora non vedo. Lui in un'altra frase, che generalmente i vangeli distorcono un pochino, è tradotta male anche perché non si capisce, una frase che è molto bella di Gesù, quando gli chiedono: “Ma tu chi sei?” e Lui risponde: “Io sono Colui che parlo a voi fin dal principio”, cioè fin dall’inizio. Dal Vangelo secondo Giovanni al capitolo 8, 25: “Sono Colui che parlo a voi fin dal principio”; sono andato anche a consultare testi antichi, siccome la frase era sibillina e non riuscivo a capirla. Alcuni traducono: “Sono Colui che parlo a voi il principio”, ma io tradurrei: “Sono Colui che parlo a voi fin dal principio” infatti fin dal principio vi ho detto: “Sia fatta la luce” cioè: “Incomincia ad essere”, è Lui che parla. “In principio era il Verbo” il Verbo che parlava, in principio era la parola. “Io sono Colui che parlo a voi fin dal principio”, per cui quando vedremo Lui, scopriremo che è colui che ha sempre parlato con noi ma noi non ci rendevamo conto, noi credevamo che fosse Eli, scopriremo che è sempre stato Dio che parlava con noi. É sempre stato con noi, magari noi lo bestemmiavamo ed era Lui che parlava con me, in tutto! È lì quello che ci confonderà, è lì che piangeranno tutte le genti perché scopriranno un amico che è sempre stato con loro, che ha sempre sopportato tutto, pazientemente e noi non abbiamo capito! Non ce ne siamo resi conto!

Eligio: E in ogni avvenimento continua a dirci: “Sono Io che parlo con te”..

Luigi: Certo!

Pinuccia: Come la Maddalena che credeva che fosse il giardiniere invece era Gesù.

Luigi: Certo! Samuele crede che sia il suo maestro, Eli, e invece è Dio. Ecco la confusione: siccome non siamo abituati allo Spirito, noi confondiamo i corpi con la presenza spirituale quindi il giardiniere è il corpo, ma era Gesù. Ecco allora, Gesù a poco per volta, ci abitua a questa sua Presenza Universale perché lo Spirito è presente universalmente e questo Spirito parla; oggi mi parla attraverso il denaro, domani mi parla attraverso un temporale, dopodomani in un incidente, una morte, una nascita, ma è sempre Lui che mi parla. Se io lo identifico solo in una nascita e non in una morte, Gesù mi confonde perché mi vuole far capire che Lui non è lì, perché io l’ho identificato soltanto in un avvenimento.

È come dire che per avere la presenza di una persona mi basta la sua fotografia, ma la foto non è la persona e a un certo momento mi smentisce perché la persona è qualcosa di più della fotografia. Noi ci leghiamo, abbiamo sempre in noi questa decadenza, questo tendere a identificare lo spirito con i suoi segni e lo Spirito tende sempre a convincerci a superare i segni per tenere sempre presente Lui che si manifesta in tanti segni, perché Dio è libero, e noi dobbiamo rispettare la sua libertà, non dobbiamo legarlo per cui: “Dio è soltanto presente se io vedo questo segno” no! Dio è presente e ci può parlare attraverso tutto, attraverso l’uomo grande e attraverso l’uomo piccolo, attraverso il santo e attraverso il bestemmiatore e tu devi essere disposto a riconoscere la sua presenza, ad accogliere, quindi ad adorare la sua presenza in tutto, non soltanto quando ti trovi con quella determinata persona.

Ora, Dio sta operando: “Sono Io che parlo con te” per portarci a questa sua presenza universale in modo da essere sempre con Lui in tutto, da non essere mai soli.

Pinuccia: Prima avevi detto che il fatto che avviene è sempre preceduto dalla parola; però la parola stessa è già un fatto, è già un’opera.

Luigi: Certo! Però tu comprendi che la parola essendo segno, è un movimento in noi; è Dio che opera, è Dio che dice a noi: “Dammi da bere!”.

Tu capisci che c'è un divario tra il “Dammi da bere” e il “Sono Io che parlo con te!”?

È sempre Lui che mi dice: “Dammi da bere” c'è già Lui! Però tra in Lui che era in quell’uomo che chiedeva alla Samaritana: “Dammi da bere” e in Lui quando dice: “Sono Io che parlo con te” c'è una bel divario! Il divario non è che Gesù sia cambiato, il divario c'è nella Samaritana, nell’anima che riceve questa parola. Perché Dio parlando fa maturare in noi l’anima fino a quel livello tale da poter capire chi Egli è, è un processo di maturazione. Ma è sempre Lui parlando; se noi non ascoltiamo, non maturiamo e allora rimaniamo a livelli bassi. Se noi ascoltiamo, man mano Lui ci fa maturare fino a quel livello in cui l’anima nostra diventa capace di ricevere questa parola: cioè la sua presenza. Per cui non è più parola, ma è presenza. A parole Gesù dice ancora: “Sono Io che parlo con te”; abbiamo visto la differenza che c'è tra il: “Sono Io che parlo con te” e Lui presente che mi guarda. Quando veramente Lui mi dirà: “Sono Io che parlo con te”, non me lo dirà più a parole, me lo dirà sorridendo, guardandomi ed io capirò tutto. Non mi dice più: “Sono Io che parlo con te” non ha più bisogno di dirmelo perché: “Sono qui!”.

Prima mi parlava da lontano: è la parola; per cui tu sentivi, hai creduto, ma non mi vedevi! E quando Lui si presenta a farsi vedere, non mi dice più: “Sono Io che parlo con te”, guarda! Sorride e basta! Hai capito tutto! È la presenza!

“Per cui verrà il momento in cui non vi parlerò più in parabole!” finora aveva parlato in parabole, con parole, con segni.

Pinuccia: Adesso ho capito; prima identificavo questo fatto che avviene preceduto dalla parola, con qualsiasi avvenimento, e allora pensavo che la parola illumina l’avvenimento che deve avvenire: “Vi dico queste cose perché quando avvengano voi capiate che Io sono”. Questo fatto è Lui stesso!

Luigi: Certo! Il grande avvenimento è Lui! Tutto è una processione che verte verso Lui: perché il grande avvenimento è Lui! E fintanto che non vediamo Lui, noi vediamo soltanto avvenimenti che si susseguono, ma che ci introducono.. ma il grande avvenimento è solo Lui! “Per cui non vi parlerò più in parabole, ma apertamente….” E quel ”apertamente” è l’uscio che si apre e c'è Lui.

Pinuccia: E lì c'è la semplificazione della vita.

Luigi: Certo!


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« Gli rispose la donna:“So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando Egli verrà ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io che ti parlo». Gv 4 Vs 25-26


Titolo:  Sono Io che parlo con te. Seconda parte.


Argomenti: Lettura articolo su Madre Teresa di Calcutta - Il prossimo dell’uomo – La povertà dei ricchi – L’egoismo e la violenza – La politica – Innamorati di Cristo – Intensità di dedizione e tempo d’attesa – L’agonia – Il Problema che ritorna – La fame e il pane – La promessa di Dio – La rivelazione di Cristo – La maturità capace di accogliere il dono di Dio – Parabola del seminatore -


 

19/Giugno/1977