« Ma
viene l’ora ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito
e verità. Questi sono gli adoratori che cerca il Padre: Dio è spirito, e quelli che lo adorano lo
devono adorare in spirito e verità». Gv 4 Vs 17-24
Titolo: Dio è Spirito e vuole essere adorato in Spirito e Verità.
Argomenti: Proposta di conoscenza – Dio ci supera in tutto
– Il peccato contro Dio è un peccato contro tutte le creature – Il vero dono alle
creature – L’uomo nei veri problemi è solo – Tobia, i segreti del Re – Dio Principio e Fine – Raccogliere in Dio – La conoscenza eterna – La Parola purifica – La distrazione da Dio
– Dio non s’assogetta alla sperimentazione umana – La vera soluzione dei
problemi – Permanere in Dio – Spiritualizzazione della vita – Il mondo dell’io e il mondo di Dio – Le verità apparenti – Tutto è significazione
dello spirito – Reale e irreale -
5/Giugno/1977
Lettura del
Vangelo,
Pensieri tratti
dalla conversazione:
Emma: “Dio è spirito e vuole
adoratori in spirito e verità”. Come posso io adorare Dio in spirito e verità?
C'è il dubbio se veramente lo conosco Dio. Io ci penso sempre a Dio però non so
se Lo conosco, non so ancora se Lo conosco con certezza, e come posso adorarlo?
Luigi: Ma vedi, la parola di Dio
giunge a noi in quanto ci propone una cosa che ancora noi non realizziamo. È
una proposta. Quindi proprio per farci capire una cosa che non sappiamo
Tu non devi se Dio ti chiede questo: “Io come faccio se
ancora non Lo conosco?”. Ma Dio ti propone proprio una cosa che ancora non sai!
Che ancora non conosci! Perché la parola di Dio ci mette in movimento verso.
Ecco come dà la vita! La vita, dice Gesù, non viene dalle cose che si
possiedono, ma dalle cose che si desiderano.
Ora, Dio è infinito,
soltanto se in noi si forma un desiderio infinito, noi entriamo nella vita
infinita. Ecco perché Lui vuole distoglierci dal desiderare cose che passano;
perché si esauriscono; allora, desiderando queste cose che passano, come queste
cose passano, il nostro desiderio si esaurisce e noi restiamo morti. Noi
desideriamo la creatura, ma a un certo momento la creatura si svuota, non ha
più niente da dare a noi; come non ha più niente da dare a noi, ecco che il
desiderio verso quella creatura si esaurisce: noi non viviamo più per quella
creatura. soltanto se noi desideriamo una cosa infinita, noi abbiamo la vita
infinita, la vita eterna, che non si esaurisce. Dio è un Essere che non si
esaurisce; mentre tutto ciò che non è Dio è limitato, si esaurisce; allora chi
ama quello, si esaurisce a sua volta e allora muore; prova la morte.
Allora, la parola di Dio
giunge a noi per staccarci da tutte le vite relative affinché non abbiamo a
morire, e questo la parola di Dio ce lo fa sentire prima che abbiamo ad
esperimentare la morte, per aprirci a questo desiderio infinito.
Quindi non dobbiamo
stupirci se la parola di Dio ci propone delle cose che ci superano, perché Dio
è Uno che ci supera.
Cina: Io sono rimasta a quella
promessa di Dio che dice: “L’acqua che io gli darò diventerà sorgente di acqua
zampillante per la vita eterna”. Chiedo al Signore di restare in questo pensiero.
Se non mi impegno in questo è un peccato contro tutto le creature…
Luigi: Il peccato contro Dio diventa un peccato contro
tutto, contro tutte le creature, perché poi tutte le creature chiedono a noi
Dio, perché tutte le creature hanno bisogno di Dio. Quindi, se noi non
guardiamo a Dio, tutto quello che diamo alle creature, è tutto superfluo, non
diamo l’essenziale; e quindi offendiamo le creature.
Perché magari la creatura mi chiede il gioco delle
birille, apparentemente, (perché apparentemente la creatura non sa); se io do
il gioco delle birille alla creatura, magari in quel momento lì la esalto, poi
quella creatura lì, resta offesa, prova la morte, perché quella creatura lì,
sostanzialmente, non sapendo quello che chiede veramente, ma chiede a noi Dio,
lo Spirito. E quindi soltanto se abbiamo in noi lo Spirito, possiamo dare i
veri doni; perché tutte le creature soffrono in quanto non toccano Dio, in quanto non vedono Dio, in quanto non
esperimentano Dio, in quanto non vivono la vita di Dio: soffrono per questo!
Però non lo sanno, perché per sapere, bisogna essere nella luce. Tutte le
creature patiscono la lontananza di Dio e allora si fanno tutti i problemi del
mondo, ma tutti i loro problemi del mondo, sono soltanto problemi, che rivelano
una sofferenza profonda e la sofferenza profonda è quella della mancanza di
avere trovato Dio. Allora il vero dono che si può dare alle creature, è quello
soltanto di collegare loro con Dio: “L’unica cosa necessaria!”.
Per cui Marta che chiede al Signore: “Ma dì a mia
sorella che si dia da fare, che mi dia una mano!”, si sente rimproverare da
Gesù. Ma è il rimprovero che dà il vero aiuto a Marta, perché Marta aveva
proprio bisogno di quell’aiuto lì, di quella parola lì dal Signore. Perché se
invece il Signore avesse staccato Maria dicendole: “Vai ad aiutare Marta!”, non avrebbe dato il vero aiuto a
Marta! Gesù le ha detto: “Tu ti affanni per troppe cose, mentre una cosa sola è
necessaria!”. Quindi, mentre approvava Maria, aiutava Marta ad entrare nello
spirito; liberava, quindi, Marta.
Quindi ecco il vero dono che si deve dare alle
creature.
Diciamo questa testimonianza continua, essenziale è
l’unica cosa necessaria.
Rina: Non basta dare così,
umanamente…
Luigi: No, perché che cosa diamo noi! Tu immagina di
essere di fronte ad un malato di tumore; puoi anche sacrificare tutta te
stessa, ma anche se tu ti ammalassi di tumore, non dai niente, non puoi dare
niente. Darai veramente, ad un malato di tumore, se lo colleghi con Dio;
perché, collegandolo con Dio, egli può vedere nella sua malattia, tutto il
disegno di Dio; vede tutta l’opera di Dio e forse ringrazia Dio della sua
stessa malattia perché gli ha fatto scoprire qualche cosa. “Per cui, Signore,
io ti ringrazio di questa sofferenza, di questo male, perché attraverso questa
malattia, ho scoperto, ho trovato Te”, che è l’essenziale.
Ora, fintanto che noi diano noi, cosa vuoi che diamo?
Diamo niente! Perché la creatura ha bisogno soprattutto di collegare la sua
anima con questa Sorgente Eterna della vita.
Ora, noi possiamo aiutarci l’un l’altro a trovare Dio…
L’amore umano può essere un aiuto, un conforto, ma ad
un certo momento c'è l’apertura, cioè sostanzialmente si muore sempre soli; nei
veri problemi interiori della vita, noi siamo sempre soli; per quanto amore abbiamo
attorno, si è soli. Perché l’altro avrà sempre un pensiero diverso, un problema
diverso, una mentalità diversa, una localizzazione diversa, ma nei veri
problemi (trovare un pezzo di pane non è un vero problema, perché posso trovare
qualcuno che me lo dà), ma nel vero problema, noi siamo sempre soli. E si
muore, profondamente, sempre soli. Perché, anche lì, la morte fisica è
significazione della vera morte al nostro io che è sempre una morte personale.
Non c'è nessuno che possa morire al nostro io se noi
non moriamo a noi stessi.
Tutte le creature ci possono ammonire a fare questo
passo, ma nessuno lo può fare al posto nostro.
Ecco perché dico che a Dio si può arrivare solo
personalmente! Perché Dio è conoscenza, è spirito e a Lui si arriva
personalmente, non si arriva per gruppo.
Per gruppo ci si ammonisce a vicenda a orientarci verso
questa unica cosa necessaria, però se nel segreto non facciamo questo
superamento del nostro io per occuparci, per dedicarci nella conoscenza di Dio,
non c'è nessuno che lo possa fare al posto nostro!
Per cui, dico, è una conoscenza essenzialmente
personale ed incomunicabile, appunto perché
è un dono personale: ecco il dono di Dio! “Se tu sapessi…” è un dono
personale.
L’Arcangelo che diceva a Tobia: “I segreti del re non si
possono rivelare! Si possono rivelare le opere del re, ma non i segreti!”
perché i segreti del Re sono personali e sono personali perché richiedono il
superamento dell’io; il superamento dell’io è personale.
Quindi tutti ci ammoniscono a superare noi stessi, per
cui tutte le cose ci dicono: “Non guardare noi, ma guarda Dio!”, ma se noi,
personalmente non ci dedichiamo a guardare Lui, non c'è nessuno che ti possa
rivelare Lui.
Tutti c'è L’annunciano, nessuno ce lo dà.
E non ce Lo dà perché Lui è già dentro, e per essere
visto è richiesto il superamento.
Nino: Quindi davanti alla morte, noi
possiamo arrivare solo unicamente con Dio.
Luigi: Certo.
Amalia: La samaritana dice a Gesù: “I
nostri padri hanno adorato su questo monte, e voi dite che è in Gerusalemme il
luogo in cui si deve adorare”, fa cioè una questione di luogo. Anch’io posso
ridurre Dio a una regola, ad una legge…
Luigi: Quello che facciamo sempre, perché Dio non si
trova né in una regola, né in un luogo: “Dio non abita in luoghi fatti da mani
d’uomo”.
Amalia: Cosa vuol dire che Dio è
spirito e verità? Dio ha in sé il Principio di tutto…
Luigi: Dio è l’Assoluto, “Ab soluto”, vuol dire
sciolto da tutto, non relativo a niente..
Amalia: Per cui da Lui tutto parte e
da Lui tutto arriva; quindi cosa vuol dire adorare Dio in spirito e verità?
Quando tengo presente che Dio è in tutte le cose, e che tutto da Lui parte e
che a tutto Lui ritorna…
Luigi: È il fine. Quindi accogliendo tutto dalle sue
mani e riportando tutto a Lui. Riportando tutto a Lui però, sorge qualcosa di
nuovo! Perché noi dobbiamo accogliere tutto da Lui, ma non basta! Il Signore
dice: “Io sono il Principio e Io il Fine”. Quindi noi dobbiamo ritenerlo
Principio di tutto, anche dei nostri pensieri, del nostro pensare. Principio
vuol dire che deve essere motivo del nostro pensare, del nostro parlare, del
nostro agire, del nostro vivere; deve essere motivo di -. Ma deve essere anche
termine a cui deve tendere il nostro parlare, il nostro pensare, il nostro
agire. Per cui dobbiamo essere motivati da Dio, ma dobbiamo anche riportare a
Dio perché riportando a Dio succede il meraviglioso! Riportando a Dio scatta la
luce, scatta l’interruttore. In quanto raccogliamo in Dio, come avviene il
raccoglimento in Dio, s’illumina, acquista significato e noi ci troviamo
raccolti.
Gesù dice: “Chi raccoglie riceve mercede di vita
eterna”. La vita eterna in che cosa consiste?
La vita eterna consiste nel conoscere Dio come vero
Dio.
Allora, nella misura in cui raccogliamo nel suo granaio,
in Lui, in noi si produce una conoscenza nuova, una conoscenza eterna di Dio.
Tutto viene da Dio e si offre a noi in attesa che noi
lo raccogliamo in Dio, se non raccogliamo in Dio non restiamo raccolti in Dio e
perdiamo tutto ciò che Dio ci ha offerto.
Amalia: Che cosa vuol dire raccogliere
in Dio? Io prendo tutto dalle sue mani…
Luigi: Non basta! Per in quanto tu prendi dalle Sue
mani, dici: “Perché Dio mi dà questo?”. Il significato dello Spirito di Dio,
perché io posso anche ricevere tutto da Dio, ma meccanicamente, passivamente!
Per cui, Dio ti ha dato un’intelligenza; ora, con questa intelligenza, che è
poi Pensiero suo, tu devi cercare con Lui di capire il significato di ciò che
Lui fa, perché c'è un significato profondo in tutte le cose che Egli fa.
Ora, il significato noi lo troviamo solo nello Spirito
di Dio; perché noi possiamo anche attribuire significati diversi alle cose, ma
quei significati sono fantasia nostra, immaginazione nostra. Dio, essendo
Intelligenza, tutte le cose Dio le fa con intelligenza; cosa vuol dire fare le
cose con intelligenza? Fare le cose con un significato ben profondo, ben
chiaro. Allora, bisogna cogliere il significato, tendere. Non è che io debba pretendere di capire perché
la nostra mente è piccola, la nostra distrazione è tanta. Quindi non è che Dio
pretenda che noi capiamo ma il primo passo è “Accogli!”, “Lascia fare!”, “Non
opporti!”, “Stai ad ascoltare!”. Se però noi restiamo nell’ascolto, e abbiamo
desiderio di intendere le opere che il Signore fa, o ci fa, o ci manda, allora,
la sua parola ci conduce ad intendere; ci purifica, prima di tutto. Dice Gesù:
“Voi siete puri, a motivo della parola che vi ho detto!” e che voi avete
ascoltato. Quindi sono le parole sue che ci purificano.
Ma cosa vuol dire purificarci? Che ci conducono a
conoscere le opere nella purezza. Quindi ci liberano da ogni inquinamento,
nella misura però in cui noi le sottomettiamo a Dio.
Per cui ecco perché il Signore dice: “Io sono il
Principio e il Fine!”; basterebbe che dicesse: “Io sono il Principio…”,
“Accogli tutto da me!”, chiuso! No! “Accogli tutto da Me e riporta tutto a
Me!”; allora c'è questa collaborazione, questa cooperazione. “Io ti do un dono,
ma tu intendi il significato del dono! Però se vuoi intendere il significato
del dono, alza gli occhi a Me, perché il significato del dono che ti do è in
Me!”. Quindi Colui che parla diventa anche l’intelligenza per intendere le
parole che Egli dice. Per cui, se noi ci distraiamo da Lui, non possiamo più
intendere le parole che Egli ci manda, anche se accettiamo tutto da Lui; perché
possiamo essere passivi e accettare tutto. Ma non sta lì! Dio vuole che siamo
intelligenti! Quante volte rimprovera i suoi discepoli: “Anche voi siete senza
intelligenza? Perché non capite da voi stessi quello che è giusto?”. Allora,
chi ama, poi soprattutto lo spirito di verità, desidera conoscere tutto
dell’essere amato: “Lo spirito di verità penetra i segreti di Dio” come dice
San Paolo; allora noi potremmo dire: “Allora è lo Spirito di Dio che penetra i
segreti di Dio, e noi cosa possiamo farci?”, Paolo continua: “Ma noi abbiamo
ricevuto questo spirito!”. Ecco il dono: “Se tu sapessi il dono!”. Chiaro?
Emma: Non ho capito bene cosa vuol
dire “spirito” perché poi aggiunge “verità”, perché fa questa aggiunta?
Luigi: La falsità in che cosa la fa consistere?
Quand’è che una cosa è vera e quand’è che una cosa è falsa? Quand’è che la
soluzione di un problema è giusta? Quando risponde a -. Lo spirito, parlando,
proprio perché è spirito, significa a noi, non si lascia sperimentare; noi
sperimentiamo la materia, il mondo che è relativo a noi, quel che ci supera non
si lascia sperimentare. Quindi è sciocco credere di conoscere Dio, di arrivare
a Dio, attraverso arti magiche, pratiche yoga, ecc.; non si arriva attraverso regole,
non si arriva attraverso luoghi, così non si arriva arti magiche: Dio è
spirito, quindi non si assoggetta a sperimentazioni. Quindi non possiamo
trovarlo attraverso le tecniche nostre, attraverso gli esperimenti nostri;
richiede il superamento, il pensiero.
Allora Dio, parlando, provoca a noi dei problemi: la
soluzione dei problemi, può essere vera o può essere falsa.
“Dio vuole adoratori in spirito e verità” allora
dobbiamo non sbagliare la via per arrivare alla soluzione esatta, la conoscenza
della verità che deve giustificarmi il problema, i termini del problema, cioè
deve giustificarmi le parole sue.
Eligio: Ho capito quante volte ho
letto superficialmente questo brano. Ho fatto una piccola analisi etimologica.
Cosa significa “ad-orare” in latino? Significa “pregare rivolti a”; quindi
penso che Gesù intendesse essere in uno stato di conversione interiore, di
tensione interiore. “Adoriamo quel che conosciamo” Gesù può dire “ciò che
conosciamo” in modo permanente. Per noi preghiera e conoscenza non coincidono
necessariamente.
Sant’Agostino: l’attingere l’attimo della conoscenza di
Dio è stato un processo laboriosissimo e poi “ritornai alle cose usuali, vinto
dalla consuetudine” per dire come sia difficile questa permanenza…
Luigi: “Portando con me un ricordo d’amore”, cioè
l’amore nasce da quel punto di…
Eligio: “Spirito e verità”, parlando
di Dio spirito, è una realtà personale, in quanto Dio è Persona, trascende la
materia. Come realtà personale che mi ha dato l’esistenza, Dio ha con me un
legame; attraverso questo legame, che è il punto puro, verginale, in cui Dio
solo entra..
Luigi: In quel punto non entra né il mondo, né il
pensiero del nostro io..
Eligio: Attraverso questo punto puro, Dio
lavora l’anima e impegna la mia persona, a dilatare questo punto, in modo da
invadere tutta l’anima. Attraverso questo punto puro, incomincia un processo di
spiritualizzazione dell’anima, cioè vedere tutti gli avvenimenti che avvengono
intorno a noi, attraverso la volontà di Dio; a questo punto l’anima,
stabilizzata in Dio, in una comunione intima attraverso questo punto puro,
questa matrice, l’anima realizza pienamente la sua volontà; a questo punto
l’anima è tutto – Dio. La persona umana è entrata in Dio, a questo punto si
realizza la pienezza di vita che è “l’adorazione in spirito e verità”. Qui si
realizza l’adorazione permanente..
Luigi: La permanenza è la conseguenza della totalità;
fintanto che non c'è la totalità, noi siamo instabili. Quindi è inutile che noi
facciamo dei salti mortali per cercare di mantenere l’unione, ma l’unione la si
ottiene, non facendo dei grandi atti di virtù, o di volontà, o di isolamento,
ma espandendo questa conoscenza di Dio. Più si allarga questo “punto
verginale”. All’inizio il Signore dice che il regno di Dio è un seme
piccolissimo, mentre i regni del mondo sono grandissimi agli occhi nostri,
apparentemente; però Gesù dice che questo seme deve crescere, fino ad occupare
tutto. Quindi abbiamo questo punto minimo in noi, per cui apparentemente è
insignificante, o lontanissimo; mentre i regni materiali, o i problemi sono
imponenti: “Io mi devo dare da fare perché se non mi do da fare oggi, domani
perdo la partita!”, quindi queste cose sono evidenti. Le cose di Dio sono lontanissime,
per cui possono aspettare. No! È tutto al rovescio perché questo è
apparentemente! Invece quanto più noi… tesoro nascosto; perché Gesù paragona il
regno di Dio ad un tesoro nascosto? I tesori del mondo sono palesi,
dichiaratamente aperti, validi. Invece il tesoro di Dio è nascosto e richiede
questa dedizione; più c'è questa dedizione e più si espande; più si espande e
più crea in noi costanza (Cina: Costanza),
più crea questa fedeltà, questa permanenza. Per cui la permanenza è la
conseguenza dell’espansione. Più noi raccogliamo e più restiamo raccolti, più
siamo raccolti. Ognuno riceve la paga del lavoro che fa in Dio, perché ognuno
resta raccolto nella misura in cui raccoglie; l’opera di raccolta è personale,
non può essere fatta in gruppo. L’opera di raccolta è sempre personale; nella
misura in cui uno personalmente raccoglie, resta raccolto in Dio, resta fedele,
riceve la paga. Non in conseguenza, quindi, dei talenti ricevuti, ma in
conseguenza di quello che ha fatto produrre i talenti, dell’interesse, quindi
con l’applicazione personale. Quindi c'è in noi questo “punto”, perché se non
ci fosse questo “punto” ci sarebbe il distacco da Dio, c'è quindi un punto di
comunione, questo “punto verginale” che ognuno per quanto sia immerso nel male
porta dentro di sé, ed è il Pensiero di Dio che portiamo con noi; più noi ci
applichiamo a questo, più questo si espande fino ad assorbire tutto di noi ed
abbiamo la spiritualizzazione della vita. Allora quello ci conduce alla verità,
a vedere la verità, che è quello che ci farà liberi. Per cui, più noi vediamo
le cose in Dio, più le vediamo vere, quindi confermate; ma è l’adorazione in
spirito che ci porta alla conoscenza della verità.
Più quindi ci applichiamo a Dio, e più questa
conoscenza di Dio, assorbe tutto il nostro mondo! Ma non soltanto il mondo
personale, ma tutte le opere di Dio. Allora queste opere di Dio, in Dio,
diventano verità; mentre le cose del mondo, viste nel pensiero dell’io, o nei
problemi degli uomini, ad un certo momento, diventano non più verità, diventano
false, ci deludono, ci ingannano. Ecco, allora noi abbiamo la falsità, ma la
falsità che è prodotta nel pensiero dell’io: l'io umano è menzognero per principio, perché non è fedele
alla verità. Il nostro io nasce da una ribellione a Dio, da un rifiuto di Dio,
da un distacco da Dio; mentre l'io vero, la creatura nuova che nasce da Dio:
questa è sempre confermata. Allora, il primo io con tutto il suo mondo
relativo, è soggetto a smentito, ad essere bruciato; ad un certo momento quello
che noi credevamo vero, diventa non più vero. Mentre tutte le cose secondo lo
spirito, che apparentemente sono astrazioni di cose non vere, perché la realtà
è un’altra, ad un certo momento diventano Realtà, la vera Realtà, e quelle
altre cose sfumano, fino a diventare non più vere. Per cui apparentemente sono
realtà; mano mano che la nostra vita passa, perché lo spirito s’impone, se Dio
è spirito, tutto è spirito, tutto è significazione dello spirito a noi; man
mano che la nostra vita passa, tutto si spiritualizza e tutto quello che noi
credevamo realtà, diventa irreale, perché era abbinato al problema del nostro
io (il quale io non è vero: il nostro io non è la verità). Allora, più adoriamo
Dio e più troviamo conferma di tutto; ecco “l’adorazione in verità”; è come
conseguenza!
Nino: Cioè tutte le altre cose noi
le vediamo solo più come segno..
Luigi: Come significazione di Dio; ora, tu capisci che
quando tu vedi la cosa come segno, tu sei libero dalla cosa, è quando vedi la
cosa come reale, allora quella diventa imponente, perché io quella cosa lì devo
tenerla presente, devo adeguarmi, perché senza quella non posso farne a meno
perché quella è la realtà, quello è il regno! No, se quella invece è segno, è
segno in quanto è sempre riferito ad una Realtà diversa, è segno di quella
Realtà, allora, in un modo o nell’altro noi siamo sempre dominati dalla Realtà;
quindi se noi crediamo nella materia, siamo dominati dalla realtà della
materia; se crediamo come realtà al denaro, siamo dominati dal denaro: non
possiamo farne a meno! Perché noi siamo succubi di una realtà. Noi possiamo
trasferirci da una realtà all’Altra, fintanto che noi abbiamo questo Pensiero
di Dio in noi, possiamo trasferirci facendo leva su Dio alla Realtà spirituale.
Solo che, ad un certo momento, la Realtà spirituale, diventa tutta la Realtà e
annulla ogni altra realtà e noi siamo smentiti se abbiamo fatto leva su altre
realtà. Per cui proviamo la morte, la delusione, l’inganno, tutto questo
travaglio esistenziale della nostra vita, attraverso cui dobbiamo passare. Sono
tutti inganni di realtà che è in trasformazione. Per cui io credevo che
accumulando denaro, io potessi… ed invece sono stato smentito! Io accuserò la
società, l’economia, perché non vedendo l’opera di Dio, non posso farne a meno!
Perché per fare la diagnosi bisogna essere medico. Cioè per fare la diagnosi
delle cose dello spirito devo avere lo spirito! Senza lo spirito, prendo ancora
delle cantonate nelle mie diagnosi, però sono smentito continuamente!
Riducendo agli ultimi termini, la realtà diventa Dio e
noi in colloquio..
Eligio: Io non so dire che cos’è la
felicità ma so perfettamente quando sono infelice se io racconto una menzogna,
so che non sto dicendo la verità..
Nino: Anche l’infelicità può avere
le sue non verità..
Silvana: È possibile “Adorare Dio in
spirito…” anche solo con il desiderio di Dio? Si può superare il proprio io
anche soltanto momentaneamente?
Luigi: Sì, perché intanto quella è una proposta…
Silvana: Chiedevo questo, siccome siamo
quasi sempre nel pensiero dell’io, si può “Adorare Dio in spirito” anche solo
momentaneamente?
Luigi: Cioè dici anche soltanto transitoriamente?
Momentaneamente? Certo! Perché tutte le volte che giunge a noi una parola di Dio,
cioè che siamo invitati a pensare Dio, perché è Dio che parla a noi, perché Dio
parlando a noi, ci presenta Se stesso, la sua verità, i suoi argomenti, le cose
sue. In quanto ce le presenta, ci invita a riconoscerlo, quindi ad adorarlo in
spirito, a riconoscerlo vero, e quindi ci propone questo.
Silvana: Non c'è solo desiderio, ma può
essere già un’adorazione!
Luigi: Certamente! Quando noi accogliamo un
avvenimento dalle mani di Dio, noi adoriamo Dio. Adorare vuol dire mettere
prima di tutto; adorare significa guardare in alto, nella radice del Verbo c'è
il termine “or” che all’inizio voleva dire “monte”: guardare al monte. Il monte
è sempre stato simbolo di preghiera, di contemplazione, di adorazione. Guardare
in alto, mettere in alto. È avere sempre il pensiero di Dio al centro dei
nostri pensieri. Allora, quando un avvenimento lo prendiamo da Dio, noi siamo
in adorazione di Dio. Nel roveto ardente il Signore dice a Mosè: “Togliti i
calzari! Perché la terra su cui tu stai è terra sacra”. Quando noi ci ricordiamo
che la nostra terra, il nostro mondo, il luogo in cui siamo, è di Dio, non è
degli uomini, non è nostro, noi adoriamo Dio in spirito. Ora, continuamente è
Dio che parlando a noi, ci sollecita. Quindi diciamo che noi facciamo piccoli
atti di adorazione, poi magari subito scivoliamo, perché magari ci
dimentichiamo. Però attraverso questo, si crea quell’allenamento, poco per
volta, perché attraverso le proposte di Dio, le parole di Dio, Dio ci convince
sempre di più dell’importanza che Egli ha per noi. e più noi scopriamo
l’importanza, e più noi cominciamo a scartare altri interessi, altro mondo per
dedicarci sempre di più a Lui. E più ci dedichiamo a Lui, e più si espande
l’adorazione in spirito; più si espande l’adorazione in spirito e più si espande
l'io. Perché il superamento non consiste nel dire: “Beh, cosa ne faccio di
questo io, non riesco a cancellarlo…”, il superamento dell’io sta in quanto io
non mi fermo ai problemi che hanno per centro
il mio io, ma cerco presso Dio la ragione, il motivo, il significato
delle cose. Per cui non faccio delle scelte “perché questo mi piace o non mi
piace!”, “perché questo mi conviene o non mi conviene!”, “perché questo mi è
utile o non mi è utile!” non in base ai criteri che mi detta il mio io; ma vado
a cercare la cosa presso Dio. Ritorniamo sempre al famoso esempio del piede
pestato; per cui il piede pestato non mi conviene; allora, se io mi fermo al
mio io, reagisco malamente, certamente non secondo Dio, e quindi non sono in
adorazione di Dio; ma se invece lo accolgo dalle mani di Dio, non vedo più il
fratello zotico, malvagio, ma vedo l’opera di Dio che vuole provocare in me una
certa penitenza, o una certa pazienza, una certa rivoluzione; fino ad arrivare,
a cercare di intendere il significato di quello che il Signore fa. Allora in
quanto non mi fermo al mio io ma vado oltre, supero i posti di blocco del mio
io, vado a cercare presso Dio la ragione. allora cercando presso Dio, il più
delle volte, debbo rinnegare me stesso perché
io la vedevo così, ma presso Dio la cosa è tutta diversa! Quindi la cosa
prima non mi conveniva, presso Dio mi conviene ed io le apro la cosa e
l’accolgo! Allora, questo è ragionare con Dio, è adorare Dio, è riconoscere la
presenza di Dio. Allora, riconoscendo la presenza di Dio, anche se la cosa mi è
antipatica, la faccio lo stesso perché riconosco la presenza di Dio. Anche se
non mi conviene, l’accolgo.
Così anche nei riguardi delle persone, se non vediamo
le creature, perché le creature se le vediamo nel pensiero dell’io, le misuriamo
in base a simpatica, antipatica, bella o brutta, ma sempre quello che conviene
a noi, alla nostra figura.
Invece se la vediamo presso Dio, allora anche nelle
persone noi vediamo il sacro, vediamo il divino che opera; allora non trattiamo
più con la persona ma trattiamo con Dio. Per cui, magari, un essere
bruttissimo, in quanto in esso vediamo la significazione di Dio, la presenza di
Dio, diventa attraentissimo per noi. L’essere più volgare o magari più umile,
diventa magari l’essere più importante perché lo accogliamo dalle mani di Dio.
Quindi non che uno entri di colpo nell’adorazione in
spirito e verità, anche il superamento del nostro io è suscettibile di essere
rinnovato infinite volte. Perché chi ci dà la possibilità di superarci è
l’Altro che parla a me, non siamo noi che ci superiamo, per cui dico: “Io mi
supero e trovo Dio!”. No! è Dio che ti sollecita; quindi in quanto noi siamo
sollecitati dalla parola di Dio che arriva a noi, se l’ascoltiamo, ecco allora,
superiamo il nostro io, ma è grazia di Dio. Quindi è per grazia di Dio che ci
superiamo, non è per atto di volontà nostra. Ma la grazia noi dobbiamo
accoglierla quando arriva, non sempre arriva, perché i tempi li misura Dio; non
sempre noi avvertiamo la parola di Dio, dobbiamo essere disponibili quando la
parola di Dio si fa sentire, non sempre! Non sempre, quindi, noi avvertiamo il
richiamo: “Pensa a Me!”. sarebbe bello poterlo sentire in continuazione, e
siamo chiamati a sentirlo in continuazione. Allora, la nostra responsabilità
scatta quando noi avvertiamo il richiamo di Dio, quindi la parola di Dio che ci
invita a pensare a Lui, a ricordarci di Lui, a riferire le cose a Lui; allora
lì noi possiamo comprometterci alzando le spalle, allora noi trascuriamo Dio,
noi ci ribelliamo a Dio, e rifiutiamo quella grazia che arriva a noi attraverso
la parola che ci sollecita a superarci. Per cui più noi stiamo in ascolto di
Dio e più la parola di Dio ci sollecita, ci richiama, ci fa ricordare; per cui
il più delle volte nel pensiero dell’io senza nemmeno ricordarci che dobbiamo
superarci, non ci ricordiamo! Per cui le cose passano, lasciano traccia,
scavano il solco e quando ci ricordiamo ormai siamo già incatenati! Siamo
assenti, non ci siamo! Perché la parola di Dio non la avvertiamo. Perché più
noi avvertiamo il problema di Dio, più noi ci impegniamo con Dio, nel silenzio,
nel raccoglimento, quando abbiamo cinque minuti nella giornata che dedichiamo a
Dio, e più il problema di Dio si fa presente e facendosi presente è tutta
grazia che arriva perché ci sollecita sempre di più.
Rina: Nelle nostre azioni di tutti i
giorni, come facciamo a ricordarci di Dio, quando ad esempio svolgiamo un
problema di matematica che ci assorbe completamente?
Luigi: Si, ma questo è tutto difetto nostro! Perché se
noi fossimo uniti a Dio, avessimo raccolto molto in Dio, non ci sarebbe nessun
problema di matematica che ci assorbe tanto da essere staccati da Dio! Anzi…
Rina: Non faremmo il problema di
matematica…
Luigi: Perché? No, lo faremmo! Ma nel problema di
matematica avremmo tutta la significazione di Dio! Perché Dio non si significa
soltanto negli alberi, nei fiori, o nelle nubi; o non parla soltanto mica con
voci interiori! Dio si significa in tutte le cose, anche nei problemi di
matematica! Anche nei numeri: è tutto significazione sua! Perché se esistono i
numeri, o anche le astrazioni nostre, tutto è opera sua! Quindi è
significazione sua! Più noi abbiamo approfondito, siamo in profondità di Dio
nello spirito, e più ad un certo momento, tutto diventa una meraviglia, una fioritura
di significati! Per cui cogliamo! Perché è lo spirito che parla e mi dice:
“Guarda che questo problema ti vuole significare questo o quell’altro di Dio!”;
e risolvendo un problema, uno si trova tutto impegnato! E scusatemi ma in
questo campo sono un po’ competente, quindi posso dirlo, come tutte le cose,
anche le cose matematiche, sono cariche di significato! Anche le cose
matematiche sono cariche di significato divino! Perché in tutto, Dio si
significa in tutto! Tutto perché è spirito, non c'è niente, dalla zolla di
terra, all’atomo, all’universo immenso, oppure alla creatura che bestemmia, ma
tutto è carico di significato e non c'è
nulla, nulla, perché Gesù dice che: “Il Padre è al di sopra di tutto!”, nulla
mi può portare via dalle mani del Padre. Per cui se noi siamo nello spirito,
nello spirito del Padre, non c'è niente che ci può portare via, ma nemmeno il
denaro, sia ben chiaro! Nemmeno il denaro ci può portare via! Perché uno tratta
il denaro come significazione di Dio e opera secondo lo spirito; certamente non
si appassiona per il denaro, come non si appassiona per il problema, ma ne
coglie il significato! Coglie quanto quell’argomento, quel numero, quel
problema, quella difficoltà significa della verità di Dio.
Lo spirito di Dio, essendo spirito, non è localizzato
al tal luogo o al tal argomento. Per cui tu sei con Dio solo quando entri in
chiesa; tu sei con Dio soltanto quando vai nel deserto; tu sei con Dio soltanto
quando tratti questo argomento qui.
No, Dio è spirito; cosa vuol dire che Dio è spirito?
Dio è spirito in quanto si significa in tutto, che parla in tutto e quindi tu
lo devi vedere perché è presente in tutto, soffia in tutto per cui tu lo devi
cogliere. Ecco come la parola di Dio continuamente ci richiama, ci invita a
questo superamento: tu Lo devi cogliere in tutto!
E quindi devi essere insoddisfatto fintanto che non
arriverai a questa universalità con lo spirito di Dio; per cui se tu ti
troverai con lo spirito di Dio soltanto quando vai in certi luoghi o soltanto
quando ti raccogli in certi argomenti, devi sentire questa sofferenza perché
non sei sempre con -.
Infatti l’amore a che cosa tende? Tende alla permanenza
con -; anche qui è significato di Dio! Si tende a realizzare: “Sarete sempre
con Me affinché dove sono Io siate anche voi!”. Ma dov’è Lui? Ma Lui è
dappertutto, perché in tutto è Parola sua, tutto è significazione sua. Allora
come mai io in quella cosa non sono con Lui? Non è che Lui non ci sia lì ma
sono io che sono in difetto.
Noi, nella misura in cui raccogliamo, abbiamo la
possibilità di essere raccolti e quindi di essere meno distratti; cioè è la
profondità che dà la possibilità di assorbire tanto, anche i rumori. Cioè più
uno è profondo, più uno assorbe tutto, più è superficiale, e più è portato via
da tutto. Per cui noi diciamo: “Ma io ho bisogno di silenzio!”. Benissimo! “Io
mi raccolgo nel silenzio per ascoltare le cose dello spirito!”, ma nel
silenzio basta un volo di mosca che
subito mi distrae; ma Dio ieri mi ha mandato tutti altri rumori, poi ad un
certo momento la zanzaretta, il vento che soffia, perché io sono talmente
superficiale che basta un soffio di vento nelle tende a distrarmi! Invece se
siamo tanto profondi in Dio, tutto, anche i rumori più assordanti, ci parlano
di Lui, perché nulla ci può distrarre da Lui, perché tutto è opera sua! Quando
siamo immersi nell’opera sua cosa può distrarci? Perché tutto è opera sua, è
Lui che parla con me in tutto, quindi niente mi può distrarre. Anche quello è
termometro di Dio per dire a noi: “Guarda che tu hai bisogno di impegnarti
molto con me perché sei tanto portato via dalle mie creature!”, perché non è
che non siano sue creature! Tutto è creatura sua! Però le sue creature mi
portano via a Lui. Come mai? Perché il difetto è dentro di te, che non mi
conosci; allora tu resti in superficie con le cose, tutte le cose considerate
superficialmente ti distraggono, ti portano via. Per cogliere il significato
uno deve avere raccolto molto dentro; allora avendo molto dentro, uno coglie il
significato delle cose, altrimenti non può, resta portato via dalle cose.
Rina: Adorare significa preferire
una cosa ad ogni altra..
Luigi: Vuol dire riferire a -; non si tratta mica di
inginocchiarsi o di dire molte preghiere e poi ragionare secondo il mondo: non
siamo in adorazione! Adorazione è proprio imparare a riferire le cose a Dio!
Ecco, allora questa è adorazione! Da qualunque cosa uno sia attratto, se lo
riferisce a Dio, è in adorazione! Perché tutto è di Dio! Allora, se tutto è di
Dio, Gesù lo dice: “Date a Dio quello che è di Dio!” perché? “Perché questa
cosa qui è di Dio, quindi dalla a Dio!”, se uno si preoccupa di darla a Dio,
entra in adorazione perché riconosce l’opera di Dio. Riconoscere l’opera di
Dio, adorare Dio, guardare a -.
Rina: Non conoscendo Dio, noi
adoriamo le creature vane…
Luigi: Adorando le creature, poi le serviamo, e
servendo diventiamo schiavi e poi ragioniamo senza accorgercene, ragioniamo
come il mondo; per cui diciamo: “Questo è necessario!”, “Di quello non posso
fare a meno!” perché mi sono reso succube di – , per cui dico: “Io non posso
fare a meno di questo!”.
Nino: La donna butta lì questa
affermazione: “Noi adoriamo Dio su questo monte e voi dite…”, nella speranza di
avere qualche chiarimento…
Luigi: Si, la donna butta lì la domanda perché l’argomento era diventato
bruciante per lei, e allora cercava di scantonare il problema, si stava
bruciando…
Nino: Perché Gesù vuole vedere se tu hai interesse.
Luigi: Certo, proprio per quello!
Nino: Gesù dice: “Voi adorate ciò
che non conoscete…” cioè adorate le cose di questo mondo che non conoscete ma
che dovreste solo interpretare. Chi si deve adorare è il Padre; Cristo che è il
Figlio Lo conosce e solo attraverso il Figlio viene la salvezza; per ognuno
viene il tempo, che è il tempo presente, che a ognuno Dio ha dato, e che non
può e non deve essere lasciato passare invano…
Luigi: Già subito, adesso: è oggi! Non si può
rinviare: “Domani io mi impegnerò!”.
Nino: .. perché non sappiamo il
momento della nostra fine…
Luigi: No, “oggi e subito” in quanto è la Parola di
Dio che ti arriva adesso, perché tu se lasci passare la parola, anche se non
sei morto, è la grazia che..
Diciamo proprio che la nostra vita qui in terra, il
nostro corpo, è uno stampo che deve soltanto servire per arrivare a quest’opera
qui, a questa spiritualizzazione. Ma lo stampo si disfa, si butta via e resta
l’opera; lo stampo è servito come mezzo per -.
Nino: Allora perché si recupera il
corpo nella risurrezione della carne?
Luigi: Perché in Dio noi ritroveremo tutto! Quando tu vai
in montagna, tutto il sentiero ti serve per portarti in cima; ma quando tu
arrivi alla cima, rivedi e capisci tutto il sentiero fatto. Cioè in Dio rivedi
tutta l’opera che Dio ha fatto per farti giungere lì; perché è Dio che ha
fatto! Allora vedi l’opera di misericordia, la grandezza dell’amore di Dio, la
pazienza che Dio ha avuto per portarti a questo! Nulla va perduto perché con
Dio noi recuperiamo tutta l’eternità.
Eligio: Certo che è più facile
arrivarci per fede che per comprensione razionale! San Paolo dice: “…vana
sarebbe la nostra fede!” Non mi convince mica il tuo ragionamento!
Luigi: In Dio niente passa, Dio è eterno; essendo
eterno, quello che fa non passa, rimane!
Eligio: A parte il fatto che il mio
corpo si disfa e si trasforma in una vita diversa, quindi c'è un recupero da
un’altra parte, non c'è un recupero personale, indubbiamente! L’anima non
recupera più questo corpo qui, sarà un altro corpo..
Luigi: Scusa ma io qui devo insistere! Perché in Dio,
tutte le opere di Dio…. Perché se noi non siamo in Dio allora perdiamo tutto.
Ma se siamo in Dio, siccome tutto viene giustificato in Dio, noi in Dio
dobbiamo ritrovare tutto quello che è avvenuto nella nostra vita, tutto quello
che Dio ha fatto per noi! Ora, tutta la nostra vita che attualmente facciamo,
che attualmente viviamo, è tutta opera di Dio! Noi attualmente non la vediamo,
ma quando la vedremo, cosa succederà? Che noi vedremo tutti i passi che Dio ha
fatto per noi, e quelli li vedremo come tutti passi suoi, come opere sue. Per
cui anche il nostro corpo era opera sua; è una sintesi di tutto l’universo che
Lui aveva fatto per formare in noi una certa anima; per formare in noi una
certa conoscenza. Ma noi rivedremo tutto, perché niente passa! Per questo noi
Dio lo ringrazieremo immensamente, lo loderemo per tutto! Perché vedremo tutta
l’opera che Lui ha svolto personalmente per noi; al centro di tutta questa
opera ci sarà il Cristo. Questo Cristo appartiene al nostro corpo; ma come noi
ritroviamo il Cristo, così ritroveremo il nostro corpo! Tu capisci che il
Cristo…
Eligio: Quello è un altro concetto
difficile! Solo chi ha conosciuto Dio come l’Essere in Sé (come l’ha conosciuto
in quell’attimo Sant’Agostino)…
Nino: È una speranza che dobbiamo
avere…
Eligio: No, ma io credo, ma da lì ad
avere la visione chiara, ne passa ancora..
Nino: Perché se noi arriviamo di là
e ritroviamo solo il male che abbiamo commesso, non possiamo essere felici; noi
dobbiamo ritrovare il male che abbiamo commesso ma tramutato in bene..
Luigi: Tutto ritroviamo! Perché lo ritroviamo come
opera Sua, come opera di Dio! Se noi ritroviamo qualcosa che non sia opera sua,
ci troviamo divisi. Noi diciamo: “Gloria al Padre, come era, come è, come
sarà!”. Ora, in eternità, nell’eternità, noi diremo gloria per tutto, perché
riconosceremo che tutto era opera sua, non opera nostra, non opera di uomo, non
opera di mondo. Non perché io ho abbandonato un certo mondo, lo vedremo come
tutta opera sua. Quindi lo glorificheremo per tutto, non soltanto per quello in
cui ci troveremo, ma anche per tutto quello che Lui ha fatto! Perché tutto
diventa eterno! Quel punto verginale che deve espandersi su tutto, che deve
quindi inglobare tutto, noi ritroviamo tutto..
Eligio: Troveremo la ragione di tutto
anche dell’accettazione del disfacimento del nostro corpo fisico. Ma è la
ricostituzione che resta un salto di fede grande…
Nino: Comunque io penso che anche
l’aver ucciso una persona, lo ritroverai come un dono di Dio, se tu avrai
saputo riportare tutto a Lui..
Luigi: Ah, si, si! Si, perché è stata opera di Dio.
Pinuccia: Quindi la resurrezione del
corpo avviene subito, istantaneamente…
Luigi: Questo può anche darsi, non lo possiamo dire…
può anche darsi!
Pinuccia: In Dio non c'è il tempo! Quando
l’anima raggiunge Dio che motivo c'è da stare tanto separati dal corpo..
Luigi: No, adesso c'è questo fatto: che la nostra
anima, raggiungendo Dio, non è …. perché la nostra anima, andando dall’altra,
porta con sé ancora l’aderenza a tutti gli affetti, a tutte le creature, per
cui ha bisogno di tutta una spiritualizzazione con Dio. Prima di arrivare a
recuperare, (in Dio si recupera tutto) penso che la nostra anima sia
travagliata in questa purificazione per arrivare poi a recuperare tutto. C'è
ancora un tempo nella conoscenza di Dio nella gloria di Dio, di recupero di
tutto nel Pensiero di Dio. Però certamente non è che la resurrezione sia
definita dalla resurrezione materiale, dal corpo. Dio ci ha creati dal niente e
Dio ci ricostruisce dal niente.
Pinuccia: E non è detto che avvenga per
tutti alla fine del mondo, avverrà dopo questo travaglio personale..
Luigi: No, arriva alla fine del mondo perché è
assolutamente necessaria la fine del mondo! Fine del mondo intesa
personalmente, fine di tutto un nostro mondo perché deve iniziare tutto un
mondo nuovo. Quando Gesù parla della fine di fine del mondo non intende mica
una fine così…
Eligio: Sant’Agostino la intende però
come resurrezione del nostro corpo..
Luigi: Si, beh, capisci che…
Eligio: Ma è un Padre della Chiesa!
Non bene quale altro Padre della Chiesa, mi sembra Tertulliano che dice che è
necessaria la resurrezione dei corpi per ricostituire l’individualità della
persona (a parte che mi sembra più nell’anima che nel corpo..)..
Luigi: La Chiesa ha sempre proibito la cremazione
perché il corpo si deve ricostruire! Adesso la concede. I corpi diventano
polvere, tutto è combustione, tutto è bruciato! Quindi non è quello!
Pinuccia: Pensavo al nostro corpo quando
sarà tutto bruciato!
Luigi: Quello non conta mica niente! Perché, guarda,
se c'è l’anima, Dio può ricostruire mille universi; ma se noi cerchiamo di
salvare il corpo, o il nostro mondo, e non c'è l’anima, non c'è niente da fare!
Perché Dio non ha difficoltà a creare gli universi, Dio non ha difficoltà a
creare i corpi, direi che Dio ha difficoltà a salvare la nostra anima, perché
“Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te!”. Quindi la
difficoltà sta lì, da parte di Dio. Per cui il Signore dice: “Dammi il tuo
pensiero! Ed Io, dal tuo pensiero, ti ricostruisco mille mondi!". “Per un
pensiero di uomo, Dio è disposto a creare mille universi!”, ma se l’uomo non dà
il suo pensiero a Dio, possedesse anche tutto l’universo, l’uomo perde tutto e
non può essere salvato e non può essere ricostruito dal niente.
Pinuccia: Io ho collegato questa parte
con la prima; quest’acqua di cui Gesù ci parla…
Luigi: Cioè quest’acqua che Gesù ci invita a chiedere
a Lui..
Pinuccia: Ci invita a chiedere e ce la
promette…
Luigi: Si, ma che noi chiediamo soltanto se sappiamo
il dono di Dio, perché se non sappiamo il dono di Dio, non siamo capaci a
chiedere quell’acqua lì; noi chiediamo altro, ma non chiediamo quello..
Pinuccia: Dobbiamo chiederla, chiederla
vuol dire cercarla.
Luigi: Ma la condizione per chiederla vuol dire
conoscere il dono di Dio: “Se tu sapessi il dono di Dio”. Se noi non sappiamo
il dono di Dio, certamente non chiediamo quell’acqua lì. Anche se siamo con
Cristo tutti i giorni, noi chiediamo altro.
Pinuccia: Ma io faccio coincidere il
dono di Dio con quest’acqua..
Luigi: “Se tu sapessi il dono di Dio” dice, tu avresti
chiesto… “e Colui che viene a te; avresti chiesto a Lui l’acqua per dissetare
la tua sete”. Quindi bisogna sapere qual è questo dono di Dio. Sapendo qual è
il dono di Dio, si forma in noi la sete di questo. Sapendo in noi la sete
allora si individua Colui che disseta questa sete qui. Allora si chiede a Lui
sapendo, si chiede a Lui l’acqua che deve dissetare questo…
Pinuccia: È lo Spirito..
Luigi: Sì, è lo Spirito. Però preciserei ancora di
più, quest’acqua che chiediamo a Lui è: sentirlo parlare a noi dello Spirito di
Dio. Che Lui parli a noi. Noi chiederemmo a Lui: “Parlami di Dio!”. Quello: la
sua Parola. Perché è attraverso la sua Parola che Lui mi conduce allo Spirito.
Allora, sapendo qual è il dono, e Chi è Colui che viene a me da Dio, non gli
chiedo altre grazie, non gli chiedo di guarirmi dalla lebbra, dalla paralisi,
gli chiedo quest’acqua: “Parlami di Dio!”. Cioè rientro nella funzione di Maria
che, seduta ai piedi di Gesù, lo ascoltava parlare. Parlare di che cosa? Del
regno di Dio. E Gesù quando manda i suoi apostoli, dice loro: “Andate e
parlate, predicate il regno di Dio!”. E Lui viene parlando, predicando il regno
di Dio; e le folle accorrevano a Lui per sentirlo parlare del regno di Dio. Noi
invece di che cosa parliamo il più delle volte? Nel mondo di che cosa si parla?
Ora, quando si dice: “Siate buoni”, o si parla di regole, di comandamenti, non
si parla del regno di Dio. Parlare del regno di Dio vuol dire incominciare a
dire: “Dio è Colui che regna!” e regna per questo motivo! E far veder il regno
di Dio, perché parlare vuol dire far vedere! ora, Dio vuole che noi, prima di
tutto, pensiamo al regno di Dio, e cerchiamo di entrare in questo: “Sforzatevi
di entrare!”; e poi che parliamo di questo regno di Dio, per poter vivere nel
regno di Dio. Ma se noi non pensiamo al regno di Dio, e non parliamo del regno
di Dio, noi ce lo sogniamo di entrare nel regno di Dio. Ora il regno di Dio è
vedere Dio che regna e non più gli uomini che regnano, non il denaro che regna:
ma il regno di Dio, mentre apparentemente è regno di tutt’altro. ora, il
Signore è venuto a parlarci del regno di Dio. E quest’acqua è appunto questa
parola del regno che giunge a noi e se noi abbiamo interesse, avendo capito
qual è il dono che Dio vuole darci, ecco l’eredità, la primogenitura, avendo
capito questo, se noi gli chiediamo: “Ma parlami di Lui, perché io ti ho scelto
come Maestro, perché mi interessa questa cosa!”. Altrimenti noi andiamo da Lui
per altre lezioni, o ci rivolgiamo ad altri maestri perché abbiamo altri
interessi. Ora, fintanto che non sappiamo il dono di Dio, noi non possiamo
chiedere a Lui quell’acqua. Noi cercheremo delle regole, ci fermeremmo alle
beatitudini, ci culleremmo in tanti sentimenti o in imitazioni, ma non
cerchiamo da Lui quell’acqua.
Pinuccia: Quell’acqua zampillante,
inesauribile fino alla vita eterna è poi lo Spirito…
Luigi: Ci porta allo Spirito, perché a poco per volta
ci raccoglie, ci raccoglie, fintanto che ad un certo momento Lui stesso dice:
“Ecco, adesso siete maturi per guardare il Padre; allora io me ne vado. Vado al
Padre!”.
Ma come ci ha formati? Perché ha detto: “Voi siete puri
a motivi delle parole che vi ho detto”. quindi, quanto più noi ascoltiamo le
sue parole, le sue parole, si realizza quella purificazione di mente, di
spirito, per cui si diventa capaci di aprirci al Padre.
Diventiamo capaci di aprirci al Padre, mentre prima non
eravamo capaci di aprirci al Padre, perché il Padre era astrazione.
Allora, quando si è giunti a questa maturità, allora
ecco che il Figlio ci consegna al Padre, quasi a dire: “Vi ho condotti alla
Sorgente, prima vi ho parlato da lontano di questa Sorgente meravigliosa; poi,
siccome voi siete sempre stati ad ascoltarmi, a poco per volta, seguendo Me, vi
ho condotti a vedere la Sorgente. Adesso che voi avete la possibilità di
attingere, di guardare, perché la vedete questa Sorgente, Io mi ritiro affinché
voi attingiate direttamente con le vostre mani a questa Sorgente e constatiate che il Padre vi ama” perché si
diventa figli, allora si diventa poi una cosa sola col Cristo, come figli del
Padre. Ma si diventa figli del Padre quando uno ha attinto, si è dissetato a questa
Sorgente. Quindi il Cristo è venuto da lontano, a prenderci nella nostra
dispersione, parlandoci del Padre; perché prima noi ci abbeveravamo alle
pozzanghere, nel fango, perché avevamo sete. Allora, incomincia a parlarci di
quello, noi desideriamo, sospiriamo e Lui ci dice: “Vieni con Me!” e quando
arriviamo alla Sorgente, Lui ci saluta e ci dice: “Adesso puoi bere alla
Sorgente!”.
E bevendo Lo ritroviamo, Lo ritroviamo dentro di noi;
perché lo Spirito è il Consolatore che starà sempre con voi…”
Pinuccia: Solo in questo punto si può
adorare il Padre in spirito e verità..
Luigi: Si capisce, si capisce. È logico, si arriverà
per gradi ma più noi ascoltiamo la Parola di Dio, e più noi…. se noi mettiamo
cinque secondi al giorno, adoreremo il Padre; poi dieci secondi, poi un minuto,
a poco per volta si espande la cosa.
Questo però è tutto grazia dell’ascolto di Dio; più noi
ascoltiamo Dio e più la parola ci dà la grazia e la possibilità di adorare il
Padre. Sentendo parlare molto di Dio, noi restiamo raccolti in Dio. Non fosse
altro che quando sentiamo parlare di Dio, in quel momento lì, in quei cinque
minuti in cui mi fermo ad ascoltare la parola di Dio, mi potrei divertire,
potrei ascoltare ben altri rumori, ben altre parole, rivolgermi alle creature,
rivolgermi al mondo, invece mi dedico lì. Allora, c'è già una volontà, una
scelta per cui scarto tanti altri interessi, tanti altri argomenti e mi occupo
della parola di Dio, di ascoltare la parola di Dio. Questo è già entrare
nell’adorazione, perché adorare vuol dire mettere prima di tutto. Allora, se
noi mettiamo prima di tutto l’interesse per Dio e ci occupiamo di Dio e ci
mettiamo in ascolto di Dio, siamo già in adorazione. Più noi ascoltiamo la
parola del Verbo di Dio, siccome il Verbo ci parla del Padre, parlandoci del
Padre ce lo presenta; infatti Lui parla del Padre e dice: “Adesso l’avete
visto!”. Gli altri non avevano visto niente! Però quando verrà lo Spirito
Santo, loro capiranno che quando Gesù diceva: “Adesso l’avete visto!”, loro
l’avevano effettivamente visto. Però prima di ricevere lo Spirito Santo Gesù ha
detto: “L’avete visto!” e loro dicono: “Mostracelo!” perché “Dov’è tuo Padre?”.
Quando verrà lo Spirito Santo capiranno che loro l’avevano effettivamente visto
perché la parola ce lo presenta, ce Lo fa pensare. Ora, Dio è spirito, spirito
è pensiero, e San Paolo meravigliosamente dice: “Chi pensa Dio forma una cosa
sola con Dio!” perché Dio, essendo spirito, è pensiero; il Pensiero in noi di
Dio è già figlio di Dio, noi siamo con Dio. Per cui tutte le volte che pensiamo
Dio, noi formiamo una cosa sola con Dio. Però Lo pensiamo un istante, poi
immediatamente scappiamo, perché siamo creature, e la creatura è instabile, non
è capace a restare; però la verità si presenta.
Allora, più noi ascoltiamo la parola di Dio, e più
pensiamo Dio: è la parola che ce lo fa pensare; e più lo pensiamo…. e a poco
per volta… ad un certo momento, la parola ci fa diventare capaci di essere a
nostra volta parola, di essere Verbo di Dio, di essere figlio di Dio: cioè di
essere tutto pensiero del Padre.
Perché il figlio si caratterizza in questo: che è tutto
pensiero del Padre.
Quando noi saremo tutto pensiero del Padre, per cui
tutto in noi è motivato da Dio:
-
nel pensiero in noi è motivato da Dio? È pensiero di
Dio;
-
il parlare è motivato da Dio? È parola di Dio;
-
l’azione è motivata da Dio? È azione di Dio.
Allora diventiamo figli; in grazia di che cosa? Della
parola che è giunta a noi.
Allora lì noi confermeremo che: “Nessuno può salire in
alto se non Colui che discende dall’alto”.
Ecco per cui ringrazieremo Dio in tutto perché:
“Signore, ma tu hai sempre parlato con me! anche quando facevo i capricci,
anche quando facevo il male, anche quando giocavo a birille. Ma eri sempre tu
il Figlio di Dio”.
Quello che non è figlio di Dio, non vedrà mai Dio per
cui dirà: “Sono sempre stato io, io, io a fare questo!”; ecco il dubbio eterno
da cui non si esce. Perché: “Ero sempre
io, Dio è lontano, non si è mai fatto sentire!”. Mentre chi è figlio di Dio,
vedrà Dio in tutto! Non soltanto “il tutto” in quel momento lì in cui è
entrato, o in quell’eternità lì, ma vedrà Dio in tutto quello che è stato. Ecco
perché dico che si recupera tutto! Perché loda Dio in tutto! Ma da quando Dio
ha incominciato a dire: “Sia fatta la luce!”, già pensava a me!!! Per cui
l’anima diventa eterna, non eterna soltanto da quando è nata, ma eterna in
quanto vede in tutto l’opera di Dio per…: ecco la partecipazione!
Nino: Qui si capisce come lo Spirito
Santo sia chiamato “Spirito Consolatore!”
Luigi: Sorgente di gioia.
Pinuccia: Adorare Dio in spirito e
verità, rappresenta un po’ le due tappe del raccogliere:
-
adorare in spirito è attribuire tutto a Dio; Dio è
presente dappertutto, è in tutto;
-
adorare in verità è non accontentarci di attribuire a
Dio le cose, ma cercare in Dio in significato; cioè capire la verità delle
cose. Può rappresentare questo?
Luigi: Si; tu ti riferisci ai due tempi..
Pinuccia: Cioè possiamo anche solo
fermarci a contemplare Dio in spirito, attribuire tutto a Dio ma non cercare la
verità…
Luigi: No, no! non si può restare…. Perché per restare
con Dio, bisogna raccogliere tutto in Dio. Se tu non raccogli tutto in Dio, tu
perdi anche Dio; cioè se tu non raccogli quello che viene da Dio, se non
raccogli in Dio: perdi anche Dio!
Pinuccia: Però c'è il rischio che noi ci
fermiamo ad attribuire solo le cose a Dio..
Luigi: Certo! Perché possiamo fermarci soltanto a Dio
come principio, ad esempio, e non a Dio
come fine. E così lo perdiamo anche come principio! Non possiamo rimanere! Lo
perdiamo anche! L’opera non portata a termine crea la disunione.
Pinuccia: Per portarla a termine bisogna
capirne il significato.
Luigi: Non solo! La disunione crea anche la nevrosi,
tutto quello che non è portato a termine. La nevrosi è effetto di vita
incompiuta, di opera incompiuta.
Pinuccia: Invece riportando a Dio
s’intende il significato di tutto e tutto è portato a compimento.
Luigi: E diventa gioia e vita eterna..
Pinuccia: E di verità, raggiungimento di
verità.
Dal Libro di Tobia:
“Egli allora li chiamò tutti e due in disparte e disse loro:
“Benedite Dio e lodatelo al cospetto di tutti i viventi per il bene che Egli vi
ha fatto. benedite ed inneggiate al suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini
quanto sono grandi le opere di Dio e non stancatevi mai di ringraziarlo. È bene
tener nascosto il segreto del re ma è grande onore svelare e far conoscere le
opere di Dio. Fate il bene e non sarete colpiti dal male. È meglio la preghiera
col digiuno e l’elemosina con giustizia che la ricchezza con iniquità. È meglio
fare elemosina che mettere in serbo oro. L’elemosina salva la morte e purifica
da ogni peccato. Quegli che fa elemosina, avrà vita longeva; quelli che
commettono peccato e ingiustizia sono nemici di se stessi. Voglio farvi
conoscere tutta la verità e non celarvi nulla. Già vi ho detto che è bene tener
nascosto il segreto del re, mentre è cosa onorifica svelare le opere di Dio.
Ora, quando tu Tobit e la tua nuora Sara pregavi, io presentavo il contenuto
della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore; come pure quando tu seppellivi
i morti. E quando tu non esitasti a lasciare il tuo pranzo per andare a
ricoprire quel cadavere, allora io fui mandato per mettervi alla prova. Ma Dio
mi ha mandato pure per guarire te e liberare Sara tua nuora. Io sono Raffaele,
uno dei sette angeli che stanno davanti alla gloria del Signore e vanno e
vengono dinanzi a Lui”.
I due furono presi da timore; caddero con la faccia a terra
ed ebbero paura. Ma Egli disse loro: “Non temete, la pace sia con voi. Benedite
per sempre Iddio. Quando io ero in mezzo a voi, non vi ero per mio volere, ma
per disposizione di Dio. Lui benedite per tutti i vostri giorni, e a Lui
elevate inni di grazie. Voi avete creduto di vedermi a mangiare, ma in realtà
io non mangiavo niente, ero solo un’apparenza. E ora voi sulla terra, benedite
il Signore e ringraziate Iddio, mentre Io me ne ritorno a Colui che mi ha
mandato. Scrivete tutto quello che vi è successo”.
Poi salì in alto; quelli si alzarono ma non lo poterono più
vedere. Allora benedirono Iddio e gli innalzarono canti, ringraziandolo per le
opere grandi che Egli aveva compiuto. Era loro apparso un angelo di Dio”.
Luigi: Volevo solo sottolineare questo: “Quando Io ero
in mezzo a voi, non vi ero per mio volere ma per disposizione di Dio”,
interessante!