Rispose Gesù:«In verità, in verità io ve lo
dico: chi non rinascerà dall’acqua e dallo Spirito non potrà entrare nel Regno di
Dio. Ciò che è generato dalla carne è carne, ciò che è generato dallo Spirito è
Spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: Bisogna che voi nasciate di nuovo”. Gv 3 Vs 5/7
Titolo: I due mondi e le due
nascite.
Argomenti: Il mondo della
carne e il mondo dello spirito sono
interdipendenti: aspetto soggettivo e oggettivo - Vivere per la
terra – La fine del mondo – La notte dell’uomo – Spiritualizzare la
materia – La nascita da Dio – Avvertire la voce di Dio - L’atto libero
della seconda scelta - Accogliere Maria - Il concetto di
persona – Avere in sé la ragione -
19/Dicembre/1976
Consideriamo questa sera la
risposta di Gesù a Nicodemo: “In Verità, in Verità Io ve lo dico, chi non
rinasce dall’acqua e dallo spirito non potrà entrare nel Regno di Dio. Ciò che
è generato dalla carne è carne e ciò che è generato dallo spirito è spirito”.
Intanto
possiamo notare subito che entrare nel Regno di Dio significa vedere il
Regno di Dio, perché già nelle precedenti parole di Gesù, al versetto 3,
Egli aveva detto: “Se uno non nasce di nuovo non può vedere il Regno di Dio”.
Adesso precisa che chi non rinascerà dall’acqua e dallo Spirito, cioè chi non
nasce di nuovo, non potrà entrare nel Regno di Dio. Quindi entrare nel Regno di
Dio è uguale a vedere il Regno di Dio.
Tutte
le volte in cui Gesù parla di questa fatica per entrare nel Regno di Dio, di
questo sforzarci per entrare, intendere dire “sforzarci per vedere il Regno di
Dio”, perché Dio regna già in tutto. La sua Verità è operante in tutto. Tutto è
opera sua, ma noi non la vediamo perché i nostri occhi sono pieni di terra e
vedono e ragionano secondo la terra, secondo il mondo e non secondo Dio. Però
il Regno di Dio è annunciato e ognuno di noi deve sforzarsi di entrare, cioè di
vedere questo Regno di Dio; perché sappiamo che la Verità non è questo mondo,
la Verità non è quello che vediamo noi naturalmente con i nostri occhi, non è
quello che sentiamo con i nostri orecchi; la Verità è un’altra, anche se noi
non la vediamo.
Sapendo
questo siamo invitati, sollecitati a cercare la verità altrove; altrimenti
siamo destinati alla delusione, al crollo finale, di cui parla Gesù nella fine
del mondo, poiché se noi sostiamo nelle cose della terra ci vien detto: “Guai
a tutti coloro che abitano sulla faccia della terra”. Quindi se noi
abitiamo sulla faccia della terra e viviamo per la terra ci prepariamo per
questa fine, per questo crollo finale, che ci amareggia, ci delude, ci porta
via tutto. Eppure sappiamo che è un mondo relativo, un mondo che passa, che non
è la Verità; è soltanto un mondo transitorio che ci deve sollecitare a cercare
la Verità, ma che non ci deve lasciar sostare in esso.
Qui
Gesù afferma con chiarezza l’esistenza di questi due mondi, perché Lui dice “carne”
e “spirito”, “quello che è nato dalla carne è carne; ciò che è
generato dallo Spirito è Spirito”.
Quindi
c'è il mondo della carne e c'è il mondo
dello Spirito; c'è il mondo naturale e c'è il mondo spirituale, c'è il
mondo che vediamo (quello in cui noi siamo inseriti) e c'è il mondo della
Verità, il mondo di Dio, il mondo immutabile.
Da
che cosa noi, dal momento che non lo vediamo, possiamo capire l’esistenza di
questo mondo spirituale?
Noi
possiamo capire l’esistenza del mondo dello Spirito dal fatto che tutto quello
che noi vediamo è relativo. La
relatività in cui noi ci troviamo, il passare delle cose, il mistero stesso in
cui noi ci troviamo, testimoniano a noi l’esistenza di un altro mondo. Noi non
avvertiremmo la relatività se non ci fosse questo altro mondo, non avvertiremmo
nemmeno il senso del mistero, non avvertiremmo la nostra notte. La nostra
notte, in quanto la avvertiamo, ci testimonia il giorno. Le tenebre ci
testimoniano la luce, la nostra tristezza ci testimonia la gioia, la
nostra inquietudine ci testimonia la pace, la relatività ci testimonia
l’Assoluto.
Perciò
la Verità, lo Spirito, l’Assoluto, quello che non passerà, rende testimonianza
di Sé anche se noi non lo vediamo; Egli rende testimonianza di Sé in noi
facendoci capire che tutto quello che noi scambiamo per verità, non è verità.
Quindi
la testimonianza che ciò che noi riteniamo verità non è verità, ci testimonia
l’esistenza della Verità; e in quanto noi portiamo questa testimonianza, siamo
sollecitati a cercare di entrare, a cercare di interessarci. Ecco, noi
sappiamo che Dio esiste, e che se Dio esiste non si confonde con la materia,
perché la materia passa, è relativa; Dio non si confonde con l’uomo, perché
l’uomo passa è relativo; non si confonde nemmeno con i pensieri dell’uomo, con
la mentalità dell’uomo, perché i pensieri dell’uomo variano, sono relativi.
Quindi a poco per volta si forma in noi la coscienza di ciò che Dio è; e siamo
sollecitati a superare, a passare al di là di tutte queste cose.
Però
bisogna tenere presente che questi due mondi non sono indipendenti uno
dall’altro, quasi che ognuno sia autonomo dall’altro, che se ne vada per conto
suo; per cui si arriva a dire “noi viviamo qui in terra, quindi dobbiamo
regolarci con le cose della terra e quando poi dopo, se eventualmente
arriveremo al cielo, ci occuperemo delle cose del cielo”, quasi ci fosse un
mondo isolato di materia, di terreno, un mondo umano e un mondo dello Spirito,
un mondo di Dio a sé, che non interferisce con l’altro.
Il
mondo della “carne” e il mondo dello “Spirito” sono interdipendenti; direi che
addirittura si influiscono uno con l’altro, e questo ognuno di noi lo constata,
perché lo portiamo nella nostra stessa carne, nella nostra stessa vita.
Noi
tutti constatiamo che dando più importanza al nostro mondo materiale subiamo un
danno nel mondo dello spirito; più la materia pesa su di noi, più noi viviamo
per le cose di questo mondo e più queste ci accecano, ci attirano e più ci
rendono meno disponibili per il mondo dello Spirito. E qui abbiamo
un’interferenza, non ci sentiamo più liberi. Sovente ricordiamo che noi
diventiamo “figli delle nostre opere”: se le nostre opere sono
materiali noi diventiamo figli della materia, diventiamo anche noi materiali,
ma se le nostre opere sono spirituali, noi diventiamo figli dello Spirito,
diventiamo anche noi spirituali.
Se
noi guardiamo la terra, diceva Sertillange, ci facciamo crescere i piedi, ma se
noi guardiamo il cielo ci facciamo crescere le ali.
Ecco,
qui vediamo l’interferenza dei due mondi, uno con l’altro: più pesa la materia
e meno noi sentiamo il peso dello Spirito, più facciamo pesare lo Spirito e
meno sentiamo il peso della materia.
Per
questo quando noi ci lamentiamo circa il peso del mondo esterno su di noi,
dobbiamo fare molta attenzione, in quanto il mondo esterno non peserebbe
tanto se noi non ci fossimo appassionati per esso.
C'è
sempre una componente soggettiva, personale nei pesi che sentiamo su di noi; è
quello che parte dal nostro cuore, quello che parte dalle nostre scelte che poi
si ripercuote su di noi facendoci subire il peso. Noi, nella nostra notte,
diciamo che la colpa è del mondo esterno; Gesù ci fa capire che non c'è niente
del mondo esterno che infirmi il nostro cuore, che faccia ammalare la nostra
vita, perché dice: “Il male che noi vediamo nel mondo esterno procede sempre
dal cuore dell’uomo”. È dal di dentro di noi, dalle cattive intenzioni che
si scatenano tutti i mali del mondo; per questo dico che c'è una componente
soggettiva.
Oltre
questa interferenza soggettiva tra il mondo dello Spirito e il mondo della
materia, c'è anche un’interferenza oggettiva; in questo senso: il mondo
dello Spirito, essendo Verità, opera sul mondo della materia mentre questi non
può operare sulla Verità.
Il mondo dello Spirito tende a
rendere spirituale tutto, anche
la nostra materia; e qui abbiamo il sorgere del tempo della nostra vita. Dunque
Non soltanto c'è questa interdipendenza tra il mondo dello Spirito e il mondo
della materia, a seconda di quello che noi guardiamo e facciamo, ma c'è anche
un’interdipendenza oggettiva da parte del mondo dello Spirito che opera sul
mondo della materia; mentre il mondo della materia non opera sul mondo dello
Spirito.
Man
mano che la nostra vita passa, noi ci accorgiamo che c'è una dimensione
soggettiva; se noi ad esempio ci fondiamo su cose materiali, a poco per volta
spiritualizziamo tutto il mondo della materia; se chiamo come dio il denaro, ad
un certo momento il denaro che io amo e che io ho posto come idolo al posto di
Dio, per me si spiritualizza e diventa il mio dio. Questo è quanto avviene in
campo soggettivo. Però nel campo oggettivo l’azione dello Spirito tende ad
operare la trasformazione in spirito del mondo in cui ci troviamo; per cui man
mano che il tempo della nostra vita passa, noi ci accorgiamo che tutto quello
che era materia si trasforma in Spirito, cioè diventa significazione di-, opera
di-, viene assorbita dallo Spirito.
Noi
credevamo che fosse tutto materia intorno a noi, ad un certo momento ci
accorgiamo che tutto diventa per noi spirituale: è l’opera di Dio.
All’ultimo
della nostra vita, se noi non Lo abbiamo cercato prima, tutto il mondo
materiale diventa presenza di Dio, parola di Dio, diventa segno di Dio che
dice: “Io ero in tutto e parlavo con te in tutto”.
Quindi
abbiamo questi due mondi, che sotto l’aspetto soggettivo tendono ad assorbirsi
l’uno nell’altro a seconda di quello che noi mettiamo prima, ma sotto l’aspetto
oggettivo c'è l’opera del mondo spirituale che assorbe tutto a sé. Il trionfo finale è senz’altro del mondo
spirituale, perché Dio è al di sopra di noi; ne deriva che se noi
abbiamo ritenuto come realtà il mondo materiale, ne subiamo il danno, perché
stiamo andando certamente verso la distruzione del mondo materiale. Come
mai questa distruzione? Perché Dio trionfa.
La
Verità di Dio trionfa sulla nostra verità: la nostra verità crolla e si rivela
Lui. Se invece noi abbiamo cercato Dio prima di tutto, man mano che il mondo
spirituale assorbe tutto a Sé, noi ci troviamo sempre più confermati nella nostra
attesa.
La
Verità opera su di noi nonostante noi; noi vorremmo magari che il tempo non
passasse (e quanta fatica facciamo per resistere al passare delle cose), eppure
la Verità di Dio è più grande di tutti i nostri sforzi.
Pensieri tratti dalla conversazione:
Luigi: Non so
se è chiaro l’argomento…
XXXX: È
chiaro e terribile nello stesso tempo
Giovanni: Questa
è una scelta che deve fare l’uomo o è una scelta che viene da Dio?
Luigi: Chiariamo
questo punto: ci sono questi due mondi ed evidentemente ci sono queste due
vite; dal momento che ci sono due mondi, ci sono anche due vite, perché noi
viviamo in un mondo però ci viene annunciato l’altro mondo; anzi l’altro mondo
opera su di noi, si afferma nonostante noi. La ragione ultima è Sua. Allora,
essendoci questi due mondi, ci sono due vite:
la
prima, è evidente, è la vita in cui ci troviamo, e in questa vita ci troviamo
ad esistere ed a vivere nonostante noi, per cui diciamo che questa vita
naturale ci è imposta; l’altra invece non ci è imposta, ci è soltanto proposta.
Evidentemente
la vita parte sempre da un seme, quindi da una nascita, e qui Gesù parla di due
nascite. Allora, abbiamo la nascita nostra naturale, il nostro seme naturale, la
vita in cui noi ci troviamo; questa nascita che ci è imposta ha come seme, ha
per centro il pensiero del nostro io (infatti noi dobbiamo essere coscienti e per
essere coscienti dobbiamo avere un punto di riferimento e il punto di
riferimento è il nostro io). In questa vita tutte le cose noi le
esperimentiamo, le vediamo, le tocchiamo, ci troviamo cioè in un mondo che è
relativo a noi, che dipende da noi, sul quale noi possiamo operare, possiamo
stracciare, possiamo segnare, fare esperimenti; e quindi naturalmente riceviamo
delle risposte. Ma è un mondo che è relativo a noi, perché a seconda di quello
che facciamo o diciamo sentiamo la risposta; quando non ci dà più la risposta
diciamo: “è morto!”. Infatti quando parliamo con uno che non ci risponde più, abbiamo
la sensazione della morte, dell’assenza. Quindi noi ci troviamo in un mondo che
dipende da noi, che ha come vertice il pensiero del nostro io, e in cui tutto
viene riferito al pensiero del nostro io.
Ora,
questa nascita non dipende da noi: ci troviamo qui così, “per magia”; ma in
questo mondo nel quale siamo nati, ci viene proposta un’altra nascita, in
quanto ci viene proposto un altro mondo. Ma l’altro mondo, in quanto ci
viene proposto, si offre a noi, non ci viene imposto; e proprio per questo motivo
corriamo il rischio di non vederlo, di non entrare in esso, cioè corriamo il
rischio di non nascere. Ecco, l’altro mondo richiede anche una nascita, ma una
nascita proposta, facoltativa; ecco perché Gesù dice: “Chi non nasce per
acqua e Spirito, non può vedere il Regno di Dio”.
Allora
noi vediamo tutto un mondo che dipende dal nostro io, e questo è evidente: lo
vediamo, lo tocchiamo e ne facciamo l’esperienza. Però in questo mondo, per
l’opera dell’altro mondo, noi avvertiamo (ma non capiamo, perché non lo
vediamo), avvertiamo, quindi riceviamo gli annunci dell’altro mondo.
Gli
annunci sono il passare delle cose, la relatività, il mistero, la nostra notte;
tutti questi sono annunci che ci dicono: “C'è un altro mondo; tu sei in una
caverna, ma c'è un altro mondo. L’altro mondo si fa sentire da te; ti chiama,
interessati. Però se tu non nasci secondo quell’altro mondo, non lo puoi
vedere”.
Quindi
abbiamo una nascita che ci viene proposta e abbiamo una nascita che ci è
imposta. Se questa nascita proposta non l’accogliamo, non vediamo il Regno di
Dio. Per cui il Regno di Dio opererà sempre più escludendoci, mettendoci sempre
più fuori; perché opera su di noi, ma escludendoci, in quanto noi non lo
vediamo. Quindi invade tutto, ma noi ne restiamo sempre più fuori.
Giovanni: E come
fa l’uomo da solo a capire questi passaggi? L’uomo dovrebbe essere in un campo
già preparato.
Luigi: Ma
questo campo è preparato! Perché Dio prepara tutto. E tutto questo mondo in cui
noi ci troviamo è terreno preparato per quell’altro mondo. E questo da che cosa
lo constatiamo? Lo constatiamo dal fatto che quando l’Altro ci parla, noi
capiamo, il che vuol dire che lo portiamo già dentro di noi. Lo portiamo ma non
lo comprendiamo; lo portiamo nel nostro cuore. Quindi in noi c'è un punto di
eternità che è la presenza di Dio, grazie alla quale noi capiamo gli
annunci, i messaggi, le proposte di quell’altro mondo. In noi c'è tutto un
mondo materiale ma c'è anche un punto in cui il mondo materiale non entra, ma
entra soltanto il Pensiero di Dio, il Pensiero di Dio che parla a noi. Per cui
in questo mondo materiale, nel pensiero stesso del nostro io, Dio parla a noi.
Noi
avvertiamo la sua voce, ma non basta; infatti quando sentiamo un rumore, ad
esempio, non siamo contenti del rumore che sentiamo, ma abbiamo bisogno di
vedere che cos’è che fa questo rumore. Qui è lo stesso: noi avvertiamo il
rumore di Dio proprio perché Dio è in noi; è Dio che ha fatto questo mondo in
cui ci troviamo, è Dio che ci ha creati; in quanto Dio ci ha creati Dio parla e
in quanto parla si fa sentire: ma quello che noi sentiamo di Dio è solo rumore.
Noi abbiamo bisogno di vedere la sorgente del rumore e fintanto che noi non
vediamo la sorgente del rumore noi siamo inquieti. Perché noi sentiamo il
rumore di Dio. Questo rumore ci invita a cercare la fonte, la sorgente di
questa opera di Dio. Se noi siamo semplici, se siamo bambini, sentendo il
rumore immediatamente andiamo alla ricerca della sorgente; se invece siamo
complicati, sentiamo il rumore ma non abbiamo tempo, non siamo disponibili.
Allora resta l’inquietudine perché il rumore lo sentiremo sempre, eternamente,
ma saremo impediti a cercarne la fonte. È come se sentissimo in continuazione
un rumore senza poter vedere da dove arriva: sarebbe inquietante!
Ora,
tu pensa che noi possiamo ridurci a sentire eternamente questo rumore senza
poterlo mai capire. Se invece siamo disponibili, se ritorniamo bambini, se il
nostro terreno è preparato, se non abbiamo le nostre complicazioni, ricevendo
il rumore di Dio, immediatamente andiamo, camminiamo verso la sorgente di
questo rumore, verso Colui che parla in tutto, andiamo a cercarlo.
Se
abbiamo difficoltà vuol dire che siamo complicati e le complicazioni vengono
soltanto dal nostro io. Il segno c'è, il richiamo lo portiamo in noi.
Giovanni: Quindi
solo naturalmente noi non possiamo capire i segni di Dio.
Luigi: In
questo mondo naturale abbiamo i segni di Dio. È Dio che opera e che parla a noi
e che ci fa capire, ad esempio, che Egli esiste. È Dio che ci fa sentire e che
ci fa capire un rumore, perché se ci fosse un distacco tra il nostro mondo e il
suo, noi non capiremmo affatto quel rumore. Noi capiamo che Lui è presente, per
cui capiamo che noi non siamo Dio. Ad esempio, se io dicessi: “io sono Dio”,
tutti si metterebbero a ridere; come mai? Vuol dire che hanno Dio in sé, e che
il Dio che hanno in sé non è il Dio che io dico di essere. Per cui, io non
confondo Dio con la pietra, non lo confondo con l’animale, non lo confondo con
l’uomo; come mai non lo confondo? Vuol dire che ce l’ho presente. Altrimenti lo
confonderei. Se qualcuno mi dicesse: “Guarda che il tuo Dio è questa pietra”, e
io non fossi abitato da Dio io risponderei: “Grazie per ciò che mi hai detto”;
ma se porto Dio in me dico: “Ah, no, Dio non può essere la pietra”. Eppure sono
tanti che confondono le loro passioni e dicono: “Dio è l’uomo”, ma ad un certo
momento toccano con mano che l’uomo non può essere Dio. Dio opera sempre; ma
siamo sul piano della proposta. Ad un certo momento bisogna fare il
passaggio, cioè accogliere questa proposta e rinascere da Dio.
Mentre
prima noi nascevamo dal nostro io, dal nostro mondo, per cui vivevamo per il
corpo, così esigente, che ha bisogno di mangiare, che ha bisogno di dormire, di
ripararsi, ha bisogno di fare una certa figura davanti agli altri; per cui
lavoriamo, ci affatichiamo per avere una casa, per avere da mangiare, per avere
un posto da dormire, per avere una famiglia; abbiamo cioè una vita che si
svolge tutta attorno a questo perno centrale: il pensiero dell’io. Dopo ci
viene proposta una nascita da Dio; e questa si chiama vita spirituale. Quella
di prima è vita naturale, questa è vita spirituale.
La
vita spirituale non viene in noi senza di noi, per cui bisogna rinascere,
bisogna partire e questo richiede la partecipazione nostra. È per
partecipazione nostra bisogna che accogliamo in noi questo Pensiero di Dio che
portiamo in noi, che Lo facciamo nostro principio di vita; come prima abbiamo
fatto nostro principio di vita il pensiero del nostro io e il mondo. Per cui l’Angelo
dice a Giuseppe: “Non temere di prendere con te Maria, perché quello che
porta in essa è opera dello Spirito Santo”; cioè non temere di prendere con
te questa contemplazione di Dio, che porti già in te, annunciato in te; non
temere di avventurarti in questa nascita nuova, di prendere con te questo
pensiero, perché quello che porti in te è opera dello Spirito Santo.
Quindi
c'è una vita nuova che deve nascere da noi, che chiede a noi (la figura di
Giuseppe) per diventare nostra vita, però è sul piano della proposta.
Nel
mondo naturale, anche quando crediamo di essere liberi, tutto ci è imposto; per
cui devo correre perché il mio corpo mi fa correre, sono condizionato
dall’ambiente in cui mi trovo…; quindi abbiamo tutto un mondo che ci blocca.
Tutto l’altro mondo, invece, è facoltativo perché è personale, richiede
l’amore, richiede la valutazione. Allora lì incominciamo a vivere veramente
come persone. Infatti prima non vivevamo come persone; credevamo di essere
persone, ma non lo eravamo. Noi siamo espressione della società, del mondo
attorno, degli stimoli che riceviamo: viviamo soltanto di reazione: io
sento dolore e corro dal medico, ho fame e corro a procurarmi il cibo, ho
bisogno di dormire e corro nel letto, ho bisogno di ripararmi e corro al
riparo; è tutto, sempre un reagire a degli stimoli. E questo è vivere? Questo
non è vivere, questo non è un vivere personale, perché la vita personale
presuppone in noi un pensiero, un’idea che si sviluppa, che invade tutto.
La vita è personale in quanto uno non ha fuori di sé i motivi per cui egli
vive, ma li ha dentro di sé; ecco la vera vita! Alla domanda: “perché fai
questo?” noi prima rispondevamo: “Perché mi trovo in questo ambiente”, cioè
“sono motivato dall’esterno”. Quando siamo motivati dall’esterno, quando siamo
motivati da un ambiente fuori di noi che ci condiziona, che ci costringe a
correre, non siamo ancora persone. Siamo persone in quanto abbiamo dentro di
noi la ragione, il motivo del nostro vivere. Siccome dentro di noi c'è Dio,
soltanto quando eleggiamo Dio che ci viene proposto, incominciamo a vivere come
persone, cioè incominciamo ad avere in noi stessi la ragione del nostro vivere.
Diventiamo veramente persone quando incominciamo ad avere in noi stessi la
ragione del nostro vivere; abbiamo un nome perché abbiamo in noi stessi il
principio del nostro vivere, non viviamo più perché determinati dall’esterno.
Ecco
la grandezza di Dio, il motivo per cui Lui entra dentro di noi. Lui, essendo
Persona, entra dentro di noi, proprio per dare a noi la possibilità, se
partecipiamo di Lui, di vivere come persone. In che cosa si caratterizza Dio?
Dio
fa l’uomo a immagine e somiglianza sua, non ad immagine nostra; allora in che
cosa si caratterizza Dio? Egli ha in Se stesso la ragione, i motivi di ciò che fa;
per cui noi diciamo che tutto ciò che avviene, tutto ciò che esiste ha la
ragione in Dio. Dio è Verità, ma la Verità è Persona, perché ha in Se stessa
la ragione di ciò che avviene, di ciò che fa. L’uomo, invece, la creatura
non ha in se stessa la ragione di sé, ma ce l’ha fuori. Diventa persona e
quindi diventa ad immagine e somiglianza di Dio in quanto ha il principio da
Dio. Soltanto con Dio l’uomo ha veramente in se stesso la ragione di sé:
allora soltanto con Dio l’uomo è veramente libero. Senza Dio, staccati da
Dio, quando crediamo di essere autonomi, noi siamo molto schiavi, perché i
nostri motivi sono fuori di noi. Quando noi agiamo motivati da cose fuori di
noi, noi siamo dipendenti da-,quindi siamo schiavi di-; invece con Dio, siccome
Dio è dentro di noi, abbiamo in noi stessi la ragione del nostro vivere; allora
siamo persone ed abbiamo il vero nome.
Giovanni: L’uomo
quando ha in se stesso un valore è sicuro.
Luigi: Questi
sono soltanto segni, piccoli segni di quella che deve essere la grande vita,
perché la grande vita con Dio è tutta così: uno agisce fuori per quello che ha
dentro e solo per quello che ha dentro. Gesù dice che: “Il Figlio non può
fare niente se non lo vede fare dal Padre”. Egli agisce sempre motivato
da-, ha la ragione in Se stesso, perché Lui è il Figlio, e con il Padre fanno
una cosa sola. Invece noi crediamo di avere la ragione in noi stessi, ma non
abbiamo mai la ragione in noi stessi. Quanto più noi crediamo di essere
autonomi, tanto più siamo incatenati, dominati cioè da motivi esterni a noi,
fuori di noi; ecco perché siamo condotti. Quando uno è superficiale, resta
schiavo e fa delle cose di cui poi si pente di averle fatte. È qui che scopre
di non essere libero; e dice: “Se avessi saputo! Ho sbagliato tutto!”.
Anche nei nostri errori è Dio che opera per farci toccare con mano che noi
agendo motivati dall’esterno, siamo schiavi e sbagliamo; le scelte errate
ricadono su di noi e ci rendono schiavi. “Se avessi saputo!”, ma per
sapere dobbiamo cercare prima di tutto Dio: Dio è la Luce. Quindi Dio viene sul
piano della proposta.
Anche
a Maria, questa creatura perfetta che rappresenta il terreno preparato, vien
fatta la proposta. Sul vertice di tutta l’opera di Dio abbiamo la Madonna che
rappresenta la creatura perfetta. Cosa vuol dire creatura perfetta?
Se
paragoniamo l’universo ad una piramide o ad una montagna, sulla vetta abbiamo
la Madonna. È la creatura più perfetta che Dio ha creato; in Lei abbiamo la
contemplazione pura di Dio. Questa
creatura perfetta che si trova su questo vertice, sai cosa ci dice? Che a noi è
richiesta un’adesione. Ecco l’atto libero: “Se vuoi”.
E
il Verbo si incarna soltanto quando Lei dice: “Sia fatto di me secondo la
tua Parola”. È li la proposta che richiede l’azione libera. Un momento
prima, a valle, lungo i fianchi della montagna, tutte le azioni sono
condizionate e costrette, anche se noi nella nostra superficialità diciamo: “io
sono”. È su quel vertice, e solo su quel vertice, che abbiamo Dio che fa la
proposta alla creatura: “vuoi?”. Qui la vita viene proposta, non è più
imposta. Qui c'è il superamento, se la creatura si mette a disposizione di-, se
si rende disponibile: “Sia fatto di me secondo la tua Parola”. Non dice:
“sia fatto di me secondo la parola del mondo o degli uomini o secondo le
esigenze del mio corpo”, ma: “Sia fatto di me secondo la tua Parola”.
Allora abbiamo la Parola che si incarna e quello che è avvenuto nella
Madonna è segno di quello che deve avvenire nella vita di ognuno di noi.
Per cui: “Sia fatto di me secondo la tua Parola”, è una risposta che
ognuno di noi è chiamato a dare, perché questo è il punto essenziale del
passaggio alla vita dello Spirito, a quella vita nuova di cui parla Gesù: “Se
uno non rinasce non può vedere il Regno di Dio” e per nascere, si nasce in
questo modo: “Sia fatto di me secondo la tua Parola”.
È
chiaro?
Giovanni: È
chiaro…
Luigi:
L’importante è vedere; se uno vede come sono le cose (intanto uno non potrebbe
vedere se non si rendesse disponibile; sarà un quarto d’ora, sarà una mezz’ora,
ma uno deve rendersi disponibile all’ascolto di-) dice: “Si faccia di me
secondo la tua Parola”. Ascoltare è un atto d’amore. In quanto uno ascolta
le cose di Dio vuol dire che ha amore per Dio.
Appena
facciamo un piccolo passo, l’amore di Dio sovrabbonda e ci fa vedere. E in
quanto uno vede ha già una grazia per attuare qualche cosa; più noi attuiamo e
più il campo di vita libera si realizza, si attua.
Giovanni: E
questo è un prodotto dell’uomo?
Luigi: Cosa è
un prodotto dell’uomo? Niente è un prodotto dell’uomo, tutto è prodotto di Dio!
Giovanni: Lo so,
però c'è un punto in cui l’uomo deve decidere.
Luigi: Sì, se
l’uomo aderisce e dice: “sì”, la grazia è di Dio; infatti Maria ha
concepito non per opera sua. Lei ha detto “sì”, ma ha concepito per opera dello
Spirito Santo. La nostra anima concepisce la Verità in quanto dice “sì”,
aderisce, e in quanto aderisce è opera dello Spirito Santo; se dice “no” è
opera dell’io e solo dell’io.
Giovanni: Sì
perché niente è prodotto dell’uomo.
Emma: Hai
parlato di autonomia. Autonomia nel senso di essere distaccati da Dio. Ho
sentito in una predica un sacerdote che diceva che dobbiamo essere autonomi,
liberi dal mondo.
Luigi: Si
dicono tante parole! Perché “libertà”, “autonomia”, si hanno solo con Dio. Per
cui quando si parla di autonomia, di liberazione, di libertà sono tutte
soltanto utopie, tutte illusioni, sono parole. Se una persona mentre ti dice:
“Ti voglio bene”, pensa già ad altro, sono parole. Noi abbiamo questa terribile
possibilità: dire solo delle parole che non corrispondono alla sostanza. Per
questo dico che è sempre molto importante riferire tutto quello che si sente
alle parole di Gesù. Gesù non parla mai di libertà dicendo: “siate liberi”;
ma dice: “La Verità vi farà liberi; ma arriverete a conoscere la Verità se
resterete nelle mie parole”. “Finché non restate nelle mie parole…”. Anche
i farisei si vantavano di essere liberi, dicevano: “Noi non siamo figli di
schiave! Noi siamo nati liberi”. Gesù dice: “No, chi fa il male, resta
schiavo del male, non è libero”. È solo Dio che fa libero, è solo la
conoscenza della Verità che fa liberi. “Se arriverete a conoscere la
Verità allora la Verità vi farà liberi”. Anche il concetto di personalità,
di realizzazione della persona l’abbiamo soltanto presso Dio; altrimenti la
nostra vita è animale, però siamo degli animali con la vocazione di diventare
persone.
Emma: Si
arriva a vivere come persone...
Luigi: …solo
con Dio! Se riteniamo persona quella che ha in se stessa la ragione di ciò che
fa, il motivo di ciò che fa. Noi fintanto che siamo lontani da Dio, siamo
motivati dall’esterno, da altro. Anche quando crediamo di essere noi i padroni
del mondo, ma siamo motivati da fuori, siamo sempre condizionati; e più noi
diciamo di avere il mondo nelle mani e più siamo motivati dal mondo, siamo
costretti a seguire il mondo.
Emma: Dio non
ha anche detto di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra; in che senso
dominare la terra?
Luigi: Non
essere schiavi della terra.
Cina
cosa ha capito?
Cina: Ho capito
che conoscere la Verità sarebbe una liberazione da questa vita impersonale,
nella quale si è condizionati di continuo da cose e persone. Invece se ci fosse
questo lavoro, questo pensiero di Dio prima di tutto, allora avremmo una vita
personale che sarebbe proprio una vera liberazione…
Luigi:
…avremmo la nostra anima nelle nostre mani; mentre invece vivendo nel mondo,
nel pensiero del nostro io, noi mettiamo la nostra anima nelle mani degli
altri. Scusate la parola: siamo delle prostitute. Si può dire? Perché ci
mettiamo nelle mani degli altri, ci vendiamo agli altri; vendiamo la nostra
anima agli altri, e quella è prostituzione, no?!
Ora,
la nostra anima è nelle nostre mani solo con Dio, perché è Dio che da a noi il
possesso della nostra vita. Noi il più delle volte vediamo Dio come un
concorrente dell’uomo; crediamo a coloro che dicono che Dio sia geloso
dell’uomo; e non c'è sciocchezza più grossa di quella che Dio ci condizioni.
Dio
è il vero liberatore! Più noi conosciamo Dio e più noi gustiamo la vera
liberazione dal mondo, dagli uomini, da tutto; la vera libertà è presso Dio,
perché dà in noi stessi la ragione. Ora, quando uno conosce la Verità è più
forte di tutto il mondo.
Noi
abbiamo paura e quindi diventiamo schiavi del mondo proprio perché non
possediamo la Verità. Ora, Dio dà a noi il possesso della Verità, dà a noi il
possesso di Se stesso; come proposta, logico, perché richiede il superamento
dell’io, richiede un’altra nascita. Nel campo dello spirito non possiamo
nascere se non vogliamo nascere. Ecco, c'è un’altra nascita che è una nascita
personale. La nascita personale richiede da parte nostra un atto libero, ed è
proprio attraverso questo atto libero che noi introduciamo in noi stessi il
principio della vita personale, della vita che ha in se stessa la ragione del
suo vivere.
Cina: Ho il
rimpianto di aver vissuto una vita non secondo Dio. Comunque non pensiamo al
passato, Dio ci prende da vecchi.
Luigi: No, noi
dobbiamo sempre accettare tutto da Dio, ed è Dio che determina i tempi: se Dio
fa arrivare a noi la sua liberazione a dieci anni la prendiamo a dieci anni,
se la fa arrivare a ottanta, la prendiamo a ottanta. Dobbiamo ringraziare il
Signore di tutto. Santa Teresa del Bambino Gesù dice: “Ma perché io devo
vivere una vita da rosa se Dio mi ha fatto violetta? Io sono una violetta
umile”; bisogna accettare da Dio e glorificare Dio.
Eligio: Queste
parole non hanno mai inciso in me in questo modo e mi dispiace, perché mi
accorgo di aver perso molti anni.
Giovanni: Forse prima
non eravamo maturi…
Eligio: Pensavo
a questo punto di eternità a cui hai accennato prima, che non viene oscurato né
dal mondo, né dal pensiero del nostro io, quanto poco abbiamo fatto affinché
questo punto invadesse tutta la nostra anima…
Luigi: Ti ricordi?
Saranno venticinque anni fa che abbiamo parlato di quel punto immacolato
nell’umanità sul quale Dio ha lavorato per tirare fuori la Madonna, ed è il
punto immacolato che ognuno di noi porta dentro di sé. Per cui non c'è niente
di mondo che può oscurare il punto immacolato che portiamo in noi. Noi possiamo
sempre pensare Dio; fossimo anche nell’abisso più nero. Questa stella sarà
lontanissima, ma c'è una stella a cui noi ci possiamo aggrappare; un raggio di
questa stella arriva sempre.
C'è
questo punto immacolato in noi, nel quale non c'è niente di mondo, perché il
mondo non può entrare. C'è una testimonianza di Padre Pio: “Né il mondo
demoniaco, né il nostro io, nemmeno gli angeli possono entrare”; ed è
giusto questo, perché è un rapporto personale diretto tra noi e Dio. Non c'è
nessuna creatura, dice Sant’Agostino, che possa interferire in questo rapporto
diretto tra noi e Dio che portiamo dentro di noi. Solo noi possiamo entrare
(ed è bellissimo questo). Solo noi possiamo entrare in questo punto, col
Pensiero di Dio, perché nemmeno il pensiero del nostro io può entrare. Ecco: “L’anima
mia magnifica il Signore”. Se noi ampliamo, facciamo grandeggiare questo
punto immacolato, allora esso invade e spiritualizza tutta la nostra vita;
altrimenti resta come punto e può darsi che diventi rammarico per tutta la
nostra; ma il punto resta!
Eligio: Come
fare perché questo punto interferisca su tutta la nostra vita?
Luigi: Prima
di tutto non creare delle resistenze, quindi accogli tutto dalle mani di Dio:
questo è sempre il piano base. Ecco perché noi possiamo creare soggettivamente
un’opposizione a questa invasione del mondo spirituale in noi, per cui c'è una
resistenza da parte nostra, un irrigidimento. Invece da parte nostra si
dovrebbe dire: “Signore, io non capisco, non so, però accolgo perché c'è la tua
mano”; allora Dio poco per volta opera una spiritualizzazione, ci porterà
magari nell’agonia, ci metterà nei tormenti, ma spiritualizza la nostra vita
attraverso il dolore (per crucem ad lucem, attraverso la croce si arriva
alla luce), accogliendo tutto dalle mani di Dio, dalla volontà di Dio. Per cui
noi non essendo capaci a liberarci, se accogliamo tutto dalle mani di Dio,
quello che ci piace e quello che non ci piace, veniamo spiritualizzati. Questo
è il piano fondamentale, ma presuppone in noi un’attenzione a Dio, cioè
un’attenzione a questo punto verginale.
Eligio: Devo
inserirmi in questo punto…
Luigi: Più fai
valere quel punto verginale e più dai la tua disponibilità…; cioè, Dio dà a noi
la possibilità dell’adesione, quindi di anticipare i tempi; per cui se noi
aderiamo a Dio, prevediamo quello che domani sarà. Ma prevedere non nel senso
di fare il profeta in senso naturale, ma in quanto sospiriamo ciò che sta
arrivando e che certamente verrà. Per cui man mano che arriva, noi siamo già
sistemati, lo sospiriamo e lo vediamo come una liberazione; mentre invece se
noi non anticipiamo, tutto quello che sta arrivando lo vediamo come delusione,
come fine del mondo, come fine tragica, come una cosa non desiderata, non
voluta e allora abbiamo soltanto il negativo. Subiamo ugualmente l’eternità, ma
in senso negativo, senza comprendere.
Eligio: Che
cosa può rappresentare per noi la Madonna che porta in sé l’opera dello
Spirito?
Luigi: La
matrice.
Pinuccia: Ho
scoperto questo: anch’io ho paura di prendere con me Maria. Perché Maria
rappresenta il silenzio di tutto ciò che è relativo alle creature: è il
silenzio totale che ascolta Dio; mette a tacere tutto di sé (delle creature)
per ascoltare totalmente Dio. Allora in questo ascolto totale di Dio, ciò che
nasce da Lei è opera di Dio, opera dello Spirito Santo. Invece se noi non siamo
in ascolto totale di Dio, quello che nasce da noi è opera nostra.
Eligio: Quindi
il “Non temere di prendere con te Maria” è un atteggiamento di
disponibilità totale.
Pinuccia: Ecco,
che però è Maria; questa disponibilità è Maria.
Eligio: Questa
disponibilità è sempre un atteggiamento soggettivo. Maria porta con sé il
frutto dello Spirito.
Luigi: Maria è
la Madre di Dio, la matrice di Dio che portiamo dentro di noi che genera Dio.
Per cui noi non possiamo ricevere il Verbo di Dio senza Maria. Ma non possiamo
anche conoscere Maria senza il Verbo di Dio. Fintanto che noi crediamo di aver
conosciuto il Verbo senza la Madre o la Madre senza il Verbo, noi non abbiamo
ricevuto né l’Uno né l’Altra. Noi abbiamo ricevuto veramente il Verbo, cioè
abbiamo conosciuto veramente il Verbo di Dio, soltanto in quanto abbiamo la
Madre di Dio, perché è la Madre che genera in noi il Verbo. La Madre la
portiamo già in noi, ma dobbiamo accoglierla come contemplazione pura di Dio,
come silenzio di tutto.
Nota
il silenzio di Maria: addirittura non si giustifica con Giuseppe; deve venire
l’Angelo a dire a Giuseppe quello che deve fare, ma Maria non dice niente,
perché? Perché aspetta tutto da Dio. Il silenzio di Maria è tutto ascolto di
Dio, che è contemplazione di Dio.
Ma
se noi crediamo di conoscere Maria senza conoscere il Verbo, noi non conosciamo
né l’una né l’Altro.
Pinuccia: Il
Verbo viene dopo…
Luigi: Il
Verbo viene dopo. Il Verbo è la creatura nuova (scusate la parola creatura) che
nasce in noi, questa vita spirituale di cui parla Gesù, questo uomo nuovo,
Cristo in noi; che è conseguenza di una proposta, perché se altrimenti non
nasce in noi, la proposta rimane perché Dio la proposta ce la fa e potrà dirci
eternamente “Io la proposta te l’ho fatta però non l’hai accolta, perché hai
avuto paura”; paura di questo distacco, paura di questa assenza dal mondo.
Pinuccia: Paura
di accogliere Maria…
Pinuccia: Hai
detto che Maria l’abbiamo già in noi. S’identificherebbe in questo punto
verginale che è in noi, di cui hai parlato prima?
Luigi: Certo,
perché è il Pensiero puro di Dio. Maria è la contemplazione pura di Dio,
pensiero puro di Dio che portiamo tutti in noi, che è destinato a diventare la
madre della creatura nuova. Infatti: “Ecco tua madre” dice Gesù. Lei è
la madre, ma dobbiamo accoglierla. Gesù dice a Giovanni:
“Ecco tua madre” e da quel punto Giovanni la prese in casa sua. “Non
temere di prendere con te Maria”. Giuseppe è l’uomo, anche Giovanni è
l’uomo che prende Maria nella sua casa.
Pinuccia: Quindi “…prendere
Maria come tua sposa” può avere anche per noi un significato?
Luigi: Certo,
perché colui al quale ci dobbiamo unire (prendere con te) è la sposa. Tutto è
opera di Dio, quindi anche la nostra umanità è tutta opera di Dio, preparata
per unirsi a questa sposa da cui nascerà il Verbo.
Eligio: Dicendo
che dobbiamo accogliere in noi la Madonna, resta una cosa molto difficile da
tradurre in concetti: noi pensiamo alla Madonna come persona.
Luigi: Noi
facciamo sempre molta confusione quando parliamo di persone. Noi pensiamo al
naso, alla barba, al corpo e invece no; quando io vedo un uomo e vedo soltanto
il naso, la bocca, ecc. e dico: “Questa è la sua persona”, sbaglio. Per
arrivare alla persona devo arrivare all’amore, alla fede, devo arrivare al
pensiero; quindi quella persona non è il naso, non è la bocca. Noi abbiamo
sempre presente la presenza fisica di una persona, la figura; ma la persona non
è figura! La persona che cos’è?
Dio,
ad esempio, non è una figura, Dio è Persona, è un Essere personale. Allora noi
dobbiamo arrivare a un concetto di persona diverso. Noi diciamo “io non ho la
Madonna dentro di me”, ma se la Madonna è questa creatura sul vertice della
creazione, se è tutta opera di Dio che contempla Dio, se è questo punto
immacolato e se questo punto immacolato è in me, allora c'è la Madre di Dio in
me. Però questa Madre la devo prendere con me. Anche Dio è in me: una cosa
è che ci sia e una cosa è che io la prenda con me; sono due cose diverse. Qui
abbiamo soltanto una proposta.
Eligio: Quindi
la disponibilità per Dio e il punto verginale che è in noi coincidono?
Luigi: Sì.
Giovanni: Giuseppe,
come significato spirituale, sarebbe ognuno di noi?
Luigi: Sì,
come anche Giovanni è ognuno di noi ai piedi della Croce.
X:
Giuseppe, essendo uomo giusto, voleva ripudiare Maria. Questo ha un significato
per noi?
Luigi: Tutto
ha un significato per noi, non dobbiamo mai escludere niente, perché in tutto
c'è Dio. Se Dio ci presenta un avvenimento così è perché ha un significato
profondo. Quante volte abbiamo visto che una parola che credevamo
insignificante, fermandoci ad approfondire si è aperto un abisso di luce.
Pinuccia: Noi
tante volte in nome di valori che ci paiono più giusti, temiamo di prendere con
noi la Madonna e ripudiamo il vero valore segretamente.
Luigi: Magari
in nome dei doveri del nostro stato. Noi uccidiamo Dio in nome di Dio, uccidiamo
la Parola di Dio in nome di Dio.
X: Sì, ma
se noi siamo in buona fede Dio non ci abbandona…
Luigi: Sì,
anche se noi diciamo che c'è tanto male, anche se siamo nel fango più nero, nel
male più grave che ci possa essere, che possa invadere il nostro mondo, Dio non
lascia mai mancare il suo raggio di sole, di aiuto. Dio non lascia perdere la
persona, quindi l’annuncio lo manda sempre; per cui dove sovrabbonda il
peccato, sovrabbonda la grazia. Dio non ha difficoltà a sovrabbondare la
grazia, le difficoltà vengono soltanto dalle nostre resistenze.
X: Ma in
che modo sovrabbonda la grazia?
Luigi:
Sovrabbonda la grazia come offerta, non come imposizione; la grazia è sempre
offerta, come proposta.
X: Chi
pecca molto necessariamente deve trovare tanta abbondanza di grazia?
Luigi: Sì, ma
non sovrabbondanza di grazia nel senso che si trova sistemato. Noi possiamo
trovarci in un ambiente di peccato che ci distoglie, che ci porta molto
lontano; ora, non possiamo perdere la vita eterna in conseguenza di un ambiente
malsano in cui ci troviamo. Allora Dio sovrabbonda di grazia proprio li. Per
cui dove abbiamo l’ambiente che ci carica di male, e non potendo andare in
rovina per una colpa che non è nostra, Dio sovrabbonda di grazia. Se c'è
tanto male attorno a noi, per cui siamo deviati, Dio sovrabbonda: è li che
Dio non ha difficoltà a far giungere la sua grazia. Per cui può accadere che in
una famiglia malsana salta fuori un santo: è Dio che opera. Noi non potremo mai
dire: “Signore, ma io ero in un mondo malsano!”; il Signore dirà: “In quel
mondo malsano ti ho messo io, ed ero io che ti ho fatto arrivare tutti gli
aiuti necessari, tutti i doni!”. Dio ha la potenza di trasformare in bene
tutto il male; tutto, anche le colpe più gravi Dio le trasforma in maggior
legame. Se quel tale che è un santo è legato a Dio da un filo, quella tale che
è una prostituta, se accoglie Dio, diventa legata a Dio da una corda, perché Dio
trasforma tutte le nostre colpe in motivo di maggior unione. Uno, sapendo
quanto costa essere lontano da Dio, trovando Dio, non lo molla più, a qualunque
costo; mentre invece chi non ha avuto esperienze drammatiche magari si diverte
ancora un po’, perché non ha sperimentato quale disgrazia sia l’essere lontani
da Dio. Con Dio non c'è niente di male che resti come male; anzi, addirittura
l’anima ringrazia il Signore di tutti i mali che le ha mandato, perché,
attraverso quei mali l’ha legata tanto a Lui. E questo diventa un amore eterno.
San Paolo, che aveva esperimentato addirittura la persecuzione contro i cristiani,
dice: “Chi mi potrà separare dall’amore di Cristo? Né persecuzioni, né
lotte, né invidie, né gelosie”, non c'è niente che lo possa distaccare,
perché l’unione è tanta, e l’unione è tanta perché prima ha sperimentato cosa
volesse dire essere lontani da Dio.
Dio
ha l’enorme possibilità di trasformare anche tutti i nostri mali, tutte le
nostre colpe in motivo d’amore, quindi in legame. “Felice colpa”, dice
Sant’Agostino.
Giovanni:
Elisabetta e Maria aspettavano tutte e due un bambino, no?
Luigi: Sì, è quello
il legame che ha fatto correre Maria da Elisabetta; perché, siccome Maria non
conosce uomo, l’angelo le ha parlato di Elisabetta e lei, appena l’angelo se ne
va, desidera soltanto andare da Elisabetta, per restare in quell’unione.
È
lo Spirito, è la vita spirituale che attraverso la montagna ti conduce verso
quelle cose di cui parla Dio, e il resto si perde. C'era un filo, un motivo che
le legava, e lei va là dove era stata legata: l’angelo l’ha legata a Elisabetta
e lei va da Elisabetta.
Pinuccia: E il
bambino che le sussultò nel grembo?
Luigi: È lo
Spirito che si fa sentire. La creatura che attende risponde; per cui c'è
l’interferenza tra il mondo dello Spirito e il mondo umano. I due mondi non
sono indipendenti. Noi molte volte diciamo: “C'è questo mondo e c'è il cielo”.
No, tutt’altro! Direi, c'è questo mondo che è già tutto cielo, e c'è
l’invasione del cielo in questo mondo. La terra infatti è cielo: noi
crediamo che il cielo sia lassù e che la terra sia qui, soltanto perché siamo
piazzati in terra; ma se andassimo in cielo, vedremmo la terra come una
stellina, come un corpo celeste, quindi tutto è già cielo. È soltanto un nostro
errore, un errore visuale; il punto di vista è sbagliato, perché il punto di
vista è quello dell’io. Se invece noi ci portiamo in cielo, dal punto di vista
di Dio, noi vediamo tutto cielo. Anche la nostra terra è cielo, perché è tutta
opera dello Spirito, tutta Parola di Dio. E noi siamo immersi in cielo.
Cina: Io ho
sempre pensato che Maria fosse andata a casa di Elisabetta per aiutarla
materialmente…
Luigi: Infatti
Elisabetta non dice: “Oh, brava che sei venuta ad aiutarmi, ne avevo proprio
bisogno!” e Maria non dice: “Sono venuta ad aiutarti perché so che aspetti un
bambino!”.
Eligio: Certo,
anche il dialogo tra le due lo esclude.
Pinuccia: La
prossima volta ci spieghi cosa vuol dire “rinascere da acqua e da Spirito”?