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Perché quegli che Dio ha inviato pronunzia le parole di Dio, infatti non dà lo spirito con misura. Gv 3 Vs 34


Titolo: Nella sua parola Dio dona tutto se stesso.


Argomenti: San Paolo agli Efesini – Meditare la Parola – Il seminatore  - Il frutto e il seme – Il mondo trascendente e il mondo dell’io – L’obbligo di scegliere e la responsabilità della scelta – La dedizione al trascendente – Interiorizzare – La Parola e la Realtà – La conoscenza del mondo – Dispersione e unità – Avere il Figlio – Il sigillo della Verità – La rivelazione è personale – Il Regno di Dio è dentro di noi – Il parlare crescente della Parola – Dio vuol donare tutto Se stesso -


22/Maggio/1977


 

Approfondimento del v. 33 e collegamento tra il v. 33 e il v. 34

L’argomento di questa sera è il versetto 34: “Perché quegli che Dio ha inviato, pronunzia parole di Dio, perché Dio non gli dà lo spirito con misura”.

Come premessa vogliamo risentire la seconda lettura della messa di stamattina, che mi sembra dovrebbe essere la preghiera con cui dovremmo sempre iniziare le nostre conversazioni, che è tratta dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini.

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della luce, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di Lui. Possa Egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente, per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti, secondo l’efficacia della sua forza che Egli manifestò in Cristo”.

Abbiamo detto che l’argomento sul quale dobbiamo soffermarci è questa affermazione: “Perché quegli che Dio ha inviato pronunzia parole di Dio”; in modo particolare la giustificazione di questo “perché” che è rapportato al versetto precedente di cui abbiamo già parlato. Cioè: “Chi accetta la sua testimonianza, cioè la testimonianza di chi viene dal cielo, con ciò suggella che Dio è verace” e poi dice: “Perché quegli che Dio ha inviato pronunzia parole di Dio, perché Dio non gli dà lo spirito con misura”.

A me sembra che ci sia una frattura tra le due affermazioni e se fosse possibile, se Dio ce ne dà la possibilità, ecco l’invocazione della luce, in modo da intendere il rapporto che passa tra la prima e la seconda affermazione:

·         Chi accetta la sua testimonianza con ciò suggella che Dio è verace”;

·         e la seconda: “Perché quegli che Dio ha mandato pronunzia parole di Dio”.

Naturalmente è importante cercare di intendere il significato di quello che è scritto, di quello che leggiamo, perché, in tanto sono parole di verità, sono parole di luce, e le parole di Dio, soltanto quando sono intese, sono capite (ci dice Gesù nella parabola del seminatore) e possono essere custodite.

In caso diverso Gesù le paragona ai semi caduti sopra la strada, dove tutti passano e dove gli uccelli dell’aria portano via, per cui non attecchiscono, non producono, non giungono a maturazione. Solo là dove il seme cade nel terreno profondo e buono, e Gesù paragona quel terreno profondo e buono a quella pazienza nel meditare sulla parola di Dio accolta, (la parola di Dio è il seme), fino a giungere alla comprensione, fino a giungere al frutto.

Quindi dico, anche queste sono parole di Dio che giungono a noi; ed in quanto giungono a noi, è Dio che ce le presenta, sono testimonianze, e in quanto si afferma un rapporto, che ai nostri occhi non è evidente, penso che soltanto cercando di penetrarlo, possa poi effettivamente lasciare qualche cosa. La parola di Dio è valida in quanto matura in noi qualche cosa di nuovo nella nostra vita personale; trasforma magari un pensiero, un orientamento, o magari in un maggior impegno di vita in quello che è l’essenziale.

Allora lavoriamo qui sopra: “Chi accetta la sua testimonianza…” e abbiamo visto che la testimonianza di chi viene dal cielo, è quella di parlarci di cose del cielo.

Noi, già precedentemente, abbiamo notato che premono due mondi:

·         un mondo dipendente che ha come punto di riferimento l'io dell’uomo; quindi abbiamo tutto un campo di conoscenza che è relativo al nostro io;

·         ed abbiamo anche un campo trascendente che preme sull’uomo, ma che sfugge alla comprensione dell’uomo, perché la comprensione del mondo trascendente è in Dio e non è più nell’uomo.

Per cui, tutto il mondo che è dipendente dal nostro io, che si riferisce al nostro io, che è sperimentabile dal nostro io, e le conoscenze che noi abbiamo in questo mondo, sono tutte relative a: “Questo lo conosco; questo lo capisco; questo lo esperimento; questo mi piace; di questo ne ho bisogno…!”. Tutto questo però è sempre in relazione all’esperienza dei nostri sensi, dei nostri sentimenti e non della nostra ragione. Cioè dico delle cose che noi possiamo mettere alla prova, sperimentare. Ma in questo mondo dipendente dal nostro io, premia anche l’annuncio, il messaggio, la parola del mondo trascendente, e in quanto mondo trascendente, cioè trascendente il nostro io, non è comprensibile nel pensiero del nostro io. Ad esempio il Pensiero di Dio non è assoggettabile a nessuno esperimento, noi non lo possiamo provare, non lo possiamo toccare, ma si annuncia nel nostro mondo, nella nostra vita. Questo già ci fa capire che questi due mondi (mondo trascendente e mondo dipendente), non sono mondi indipendenti tra loro ma interferiscono tra loro, si fanno sentire, premono su di noi.

Quando noi diciamo però “due” di fronte all’uomo, immediatamente poniamo all’uomo il problema della scelta; cioè, l’uomo non può contemporaneamente, applicarsi a due cose. L’uomo, necessariamente, quando si trova davanti a due cose, deve fare una scelta, non può farne a meno. E facendo una scelta si assume una responsabilità.

Ora, sull’uomo premono, si annunciano, si presentano questi due mondi: il mondo del nostro io, o in relazione al nostro io, e il mondo che trascende il nostro io.

In quanto si annunciano, già si presentano per essere scelti: ci fanno una proposta. E quindi l’uomo, in un modo o nell’altro, rivela una certa responsabilità nello scegliere di applicarsi ad uno od all’altro di questi due mondi.

In quanto si applica, e non si può applicare senza un suo interesse, rivela il suo cuore, manifesta il suo cuore.

Qui dice che chi accoglie la testimonianza che viene dal cielo, cioè parla di chi accoglie l’annuncio. Perché ho detto che le cose del cielo, quando arrivano a noi, (cielo in quanto è superiore a noi, quindi non può essere compreso da noi), in quanto si annunciano, sono parole, è un messaggio di cose che ancora non capiamo e quindi di cose che ci vengono proposte e in quanto ci vengono proposte, ci chiedono un certo impegno per essere conosciute (perché in quanto si presentano a noi ci richiedono impegno).

Ora, se noi ci applichiamo a queste cose, evidentemente sono cose che non possiamo esperimentare, sono cose che non dipendono da noi e se ci applichiamo dobbiamo applicarci soltanto dietro il messaggio, dietro la parola dietro all’annuncio di quel mondo che, richiedendo la morte al nostro io, si interiorizza, diventa intimo, diventa personale, perché esce da quello che è il mondo indipendente da noi e ci impegna ad entrare in un mondo che sfugge alla nostra vista, ai nostri sensi, alle nostre ragioni, al nostro io e che deve andare soltanto dietro alla parola di Dio.

Per cui la parola che arriva a noi dal cielo, se viene accolta, diventa sentiero. E diventa solo sentiero per noi, cioè diventa impegno, luogo di riflessione, di meditazione, di applicazione di intelligenza, di mente per arrivare a capire, a conoscere quelle cose di cui la parola ci parla.

Per cui abbiamo:

·         la cosa superiore, la cosa che abita in cielo,

·         ed abbiamo la parola di questa cosa che abita in cielo che giunge a noi, non giunge la cosa in noi, la cosa è in cielo; però la parola di questa cosa, il messaggio di questa cosa arriva a noi sulla nostra terra, nel nostro mondo, nel nostro io.

Se noi ci impegniamo, impegnandoci, non abbiamo altro mezzo, per arrivare a quella cosa che abita in cielo, che la parola stessa.

Perché tutto l’altro mondo, quello che è relativo al nostro io, che ha per centro il nostro io, per cui non può esperimentare, non può provare, non può conoscere le cose del cielo. Anzi, tutte quelle conoscenze che hanno per centro il nostro io, che hanno per centro il nostro io, quanto più sono coltivate, sono seguite, (abbiamo detto la volta scorsa che tanto più gonfiano il nostro io, tanto più ci esaltano, perché ci fanno ritenere importanti in quanto abbiamo tutto un mondo intorno a noi), tutte queste cose qui ci esteriorizzano, cioè ci portano lontano, ci portano fuori.

Cosa vuol dire che ci portano fuori? Fuori da quel mondo nel quale si entra soltanto se si interiorizza, perché è un mondo che sfugge a quello che è l’esperimento nostro. In quanto ci porta fuori, ci rende sempre più instabili perché siamo sempre più lontani dalla verità, sempre più veloci. Questa instabilità, ad un certo punto, raggiunge il massimo dell’instabilità infatti non si trova più un luogo di pace per l’uomo che è tutto fuori di sé, che è tutto esterno. Mentre il luogo di pace si trova solo nel cielo di Dio, questo cielo che è dentro di noi e nel quale entriamo solo a condizione che ci decidiamo di chiudere la serranda, di chiudere i cancelli al mondo esterno per incominciare ad occuparci delle cose del cielo. Ecco, qui si rivela il nostro interesse, si rivela la nostra responsabilità, si rivela quello che veramente ci sta a cuore.

Perché quanto più noi scegliamo il mondo esterno, tanto più noi riveliamo (siamo spettacolo al mondo), che ci sta molto a cuore il pensiero del nostro io; perché chi pensa molto a sé non può far a meno di cercare di avere tutto un mondo attorno a sé, un mondo che diventa esterno. Quanto più ci occupiamo di questo mondo esterno, tanto più questo crea instabilità in noi, volubilità. Questa volubilità diventa poi per noi dispersione e nella dispersione noi abbiamo la morte. C'è una legge divina che ad un certo momento tende ad annullare l'io che si esalta; quanto più l'io nostro si esalta, tanto da parte di Dio c'è l’opera dispersiva di questo essere fino a portarlo a sminuzzarlo nel niente. Infatti noi lontano da Dio diventiamo niente.

Tanto più noi ci separiamo da questo mondo che ci esalta, che gonfia il nostro io, perché è dipendente dal nostro io, quanto più noi ci chiudiamo qui per seguire, per interessarci (ora noi non possiamo interessarci contemporaneamente di due cose, si richiede necessariamente di fare una scelta), quanto più noi lasciamo l’altro e ci impegniamo a seguire, non cose che toccano, ma la parola di quella cosa che è in cielo e che ci è stata annunciata.

Ora, qui dice che “Ciò che viene dal cielo è superiore a tutto”, quindi in quanto è superiore, è quello che maggiormente serve per la nostra vita. Perché non direbbe “superiore” se non dicesse “quello che più vale per voi”.

Tutte le parole del Signore, in quanto ci sono dette, sono dette personalmente per ognuno di noi; e quando ci viene detto: “Questo è quello che vale più di tutto” lo si presenta a noi come motivo da scegliere prima di tutto e più di tutto. Più esplicitamente Gesù dice: “Non preoccupatevi del mangiare e del vestire, ma cercate prima di tutto il regno di Dio, la sua giustizia!”.

Ora, questo cercare prima di tutto il regno di Dio è rispondere a questo messaggio, a questa parola di Colui che viene dal cielo e che parla di cose del cielo.

Se noi aderiamo a questo, ecco che cominciamo ad occuparci della parola che parla di questo; occuparci della parola che parla a noi di questo, vuol dire cercare di arrivare a capire, di arrivare a conoscere ciò che ci è stato annunciato.

Allora, cercando di capire ciò che ci è stato annunciato, dice che riceviamo il sigillo della verità di Dio, cioè seguendo, ascoltando la parola di Dio, impegnandoci nella parola di Dio, abbiamo la promessa di Dio.

Con ciò, colui che accoglie, giunge a testimoniare, a suggellare, ad avere la prova.

Ma questa prova qui, non è una prova esterna a lui, è una prova interna all’uomo.

E qui abbiamo San Giovanni stesso, colui che ci scrive queste parole, che nella sua prima lettera al capito quinto dice esplicitamente proprio questo: “Colui che ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio non ha la vita”.

Ora, avere il Figlio vuol proprio dire credere che il Figlio di Dio è la Parola di Dio.

Avere la Parola di Dio vuol dire essersi impegnati con la Parola di Dio.

Ora, chi ha questa Parola di Dio ha il Figlio.

Ma precedentemente lui dice: “Chi crede nel Figlio di Dio, ha in sé (ed è questa la cosa molto importante), non ha fuori, ma ha in sé la testimonianza di Dio”.

Questo è il miglior commento di questa frase: “Chi accetta la sua testimonianza con ciò suggella che Dio è verace”, cioè “con ciò” accettando la parola di Dio, ma accettare la parola di Dio non vuol dire: “Io l’accetto…!” a parole e poi mi occupo di altro.

Accettare la parola di Dio, siccome la parola in quanto giunge a noi è una proposta di una cosa che ancora noi non conosciamo, che non intendiamo; accettare la parola vuol dire: impegnarci ad arrivare a conoscere quella cosa di cui la parola è un messaggio, è un annuncio.

Se noi ci impegniamo in questo, allora giungiamo a questa affermazione, a questo commento di San Giovanni che commenta se stesso, sempre sotto la rivelazione di Dio, e dice: “Chi crede (cioè chi aderisce a Colui che viene dal cielo: “Nessuno può salire al cielo se non Colui che discende dal cielo”) nel Figlio di Dio ha in sé la testimonianza di Dio!”.

Ecco, avere in noi stessi, ed è questa la promessa di Dio: “Noi verremo e faremo abitazione…” Gesù promette ai suoi discepoli prima di lasciarli: “Noi verremo e faremo la nostra abitazione in colui che ama Dio”; in colui che crede, in colui che mi ha seguito.

Dice Filippo: “Come mai ti rivelerai a noi e non al mondo?”: ecco, la rivelazione è personale. È personale perché richiede questo superamento da parte del nostro io.

Quindi la testimonianza della verità di Dio, questo suggello che Dio è verace, è la testimonianza che ognuno porta nel proprio cuore, e solo nel proprio cuore.

Per cui è inutile aspettarci la rivelazione, la conoscenza di Dio fuori di noi, “Il regno di Dio non lo vedrete venire fuori di voi tra le cose apparenti. Il regno di Dio è già dentro di voi”, ecco la parola che giunge a noi, il messaggio dal cielo, è dentro di te.

Entra dentro di te!” e per entrare dentro di te, “Lascia il mondo esterno!”, ecco la necessità di questa chiusura! Impegnati, seguendo questa parola che ti è annunciata, a cercare dentro di te Colui che abita dentro di te. Allora arriverai ad avere dentro di te il sigillo della verità di Dio.

Qui è già la promessa della Pentecoste perché il sigillo della verità di Dio è quello dello Spirito Santo che abita in noi e che è testimonianza della presenza del Padre e del Figlio.

Detto questo si apre la panoramica per la conoscenza di questo “perché”, e qui conclude l’affermazione, “Perché quegli che Dio ha inviato pronunzia parole di Dio, perché Dio non dà lo Spirito con misura” cioè non misura il suo Spirito nel dare il suo dono.

Perché dice: “Colui che Dio manda, pronunzia parole di Dio” cioè se noi aderiamo a Colui che viene dal cielo ecco che Costui non dice soltanto una parola, ma noi, aderendo a questa parola, questa parola cioè si fa sentire, diventa cammino, diventa impegnativa per noi, e quindi è un parlare sempre più crescente e profondo fino a condurci al dono totale di Dio. Ecco, Dio non misura il suo dono! Ora, il fatto di dire: “Dio non misura il Suo dono”, vuol significare che Dio vuole donare tutto Se stesso, in altri termini Gesù dice: “Non c'è nulla di nascosto che non debba essere rivelato!”, cioè Dio vuol far conoscere tutto di Sé.

Quindi Dio, nel mandare a noi il suo messaggero, Lui non limita a questo Messaggero i dati, i doni da dare a noi, ma nello stesso Messaggero, nella stessa parola che Egli manda, Lui dona tutto Se stesso e se dona tutto Se stesso, coloro che accolgono il messaggio di Dio, giungono a possedere, ecco la promessa, lo Spirito di Dio, cioè ad avere l’esperienza personale.

L’esperienza personale che non vuol dire che sia soggettiva. L’esperienza personale è oggettiva, perché Dio è oggettivo, quindi non è un capriccio, un’idea dell’uomo, l’uomo sperimenta oggettivamente, se pur personalmente, la verità di Dio, perché la constata. Ed è quello che crea poi dopo: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”, dice Gesù.

È proprio l’esperienza della verità di Dio che libera l’uomo dalla soggezione a tutte le cose esterne, a tutte le cose del mondo che lo rendono schiavo.

 

Pensieri tratti dalla conversazione:

Nino: Quindi l’atto di giustizia è un atto di fede pura. Cioè tu credi senza aver sperimentato. Cioè è un atto di fede che ti impegna ad andare avanti. La fede non ti salva, è un passaggio.

Luigi: La fede ti è data per arrivare ad esperimentare; l’esperimentazione viene dopo! apro una parentesi; il problema di San Tommaso che dice ai suoi fratelli: “Se io non vedo, non tocco, non metto la mano…. non crederò!”, è proprio un capovolgimento di quello che sono i termini. Soltanto credendo… precisiamo il termine “credere” che non vuol dire: “Io credo!” a parole, no! credere vuol dire impegnarsi a. soltanto impegnandoti…

Nino: In un primo momento ti impegni sul “credito” perché non hai niente altro che la parola.

Luigi: Il dato certo che ho è questo: io non sono Dio! Allora in quanto non sono Dio sono tenuto ad aderire, ad accettare le cose che capisco e le cose che non capisco.

Perché nel momento in cui io scarto, mi assumo la responsabilità: se scarto una cosa che non capisco, io già dichiaro apertamente che la cosa non mi interessa. Ora, in quanto io dico: “Dio non mi interessa”, implicitamente io dico: “Sono io Dio!”, implicitamente io dico questo, quindi mi metto al posto di Dio.

Nino: Questo è l’aiuto che Dio ci dà nelle cose facendocene sperimentare la caducità delle creature…

Luigi: Se io continuassi ad interrogare le creature, mi direbbero sempre la stessa cosa: “Non siamo noi Dio!”.

Nino: Abbiamo detto che in Dio non c'è automatismo però quando arriviamo a questo punto (in cui le creature non ci dicono più niente), la soluzione delle cose del mondo, che non è la soluzione di Dio, è automatica! Rendo l’idea?

Luigi: No!

Nino: Nel momento in cui hai abbandonato le creature dietro di te, per addentrarti verso Dio, le cose del mondo non ti danno più problema, sono risolte, perché è Dio che ti risolve i problemi…

Luigi: Ormai le creature hanno svolto la loro funzione!

Cina: Abbiamo un grande conforto da queste parole che ci conducono..

Luigi: Un momento, le parole ci conducono nella misura in cui noi le seguiamo, nel momento in cui noi ci mettiamo a disposizione. Perché le parole giungono, giungono comunque sia perché la potenza di Dio è quella di far giungere le sue parole anche nelle nostre tombe, anche nel nostro orgoglio, anche nel nostro egoismo, nella nostra dispersione nel mondo esterno.

Il cielo si fa sentire comunque sulla terra, anche se noi abbiamo gli occhi pieni di terra, il cielo si fa sentire! Non basta però! Se noi ascoltiamo la parola del cielo che si fa sentire, allora quella diventa sentiero, incomincia a condurci, ma nella misura in cui noi la sentiamo.

Ma tu capisci che per sentire la parola di Dio, noi dobbiamo chiudere gli occhi alle cose del mondo?

Perché le cose del mondo hanno per centro il pensiero del nostro io.

Per cui ad un certo momento c'è questo processo di interiorizzazione perché è un processo personale, non si fa nel mondo, si fa nel chiuso della nostra stanza.

Se vuoi pregare, entra nel silenzio della tua stanza, chiudi l’uscio e lì nel segreto…”.

Ecco, è lì il vero lavoro: chi ascolta la parola di Dio, incomincia (ed è questa la vita spirituale) incomincia la vita spirituale, la vita interiore.

Per cui incomincia a chiudere gli occhi; non ha più gli occhi aperti “fuori”, li ha aperti “dentro”, perché il “di fuori”, ormai, ha compiuto la sua funzione.

Comincia ad aprire gli occhi “dentro”, ha bisogno quindi di questo silenzio.

Quindi abbiamo due tipologie di uomini:

·         in un primo tempo abbiamo l’uomo che ha per centro il suo io, che è sempre estroverso, che ha bisogno di correre nel mondo, di lavorare, di guadagnare, di far carriera, perché è l’uomo che ha la sua vita “fuori”. Allora ha bisogno del gruppo, della massa, del movimento perché la sensazione di vivere, gli viene dal “di fuori”. Se questo uomo lo chiudiamo in una stanza, quello impazzisce perché si sente morire.

·         Poi abbiamo l’altro uomo che ha incominciato a scoprire il valore superiore, che segue la parola di Dio, che è condotto dalla parola di Dio, in quanto ha aderito, ha ascoltato la parola di Dio. Allora questo è un uomo che cerca sempre di più di far fuori il mondo esterno, di separarsi dal movimento, dalla folla, dal rumore, cerca sempre più un luogo di silenzio. E quanto più lo mettiamo in una stanza, tanto più questo trova vita.

Quindi vedi i due tipi di uomini?

San Paolo chiama il primo uomo “l’uomo vecchio”, l’uomo che nasce dalla terra; chiama il secondo “l’uomo nuovo”, l’uomo che nasce dal cielo, l’uomo spirituale.

Quindi noi siamo seminati sulla terra come uomini vecchi, ma siamo chiamati a diventare uomini spirituali, nati da Dio, dal cielo.

L’uomo spirituale è un uomo che ama il silenzio, il raccoglimento perché tutta la sua vita la trova lì perché sa che avviene solo lì; perché questa vita nasce dal superamento del nostro io e quindi dal superamento di tutto il mondo che dipende dal nostro io, mondo sperimentabile, per arrivare a sperimentare l’altro mondo che gli è solo annunciato, che non può sperimentare fintanto che è rivolto fuori.

Per cui abbiamo tutto questo mondo interiore che fa capo a Dio e non più al nostro io, che si offre a noi, che ci chiama, ma che può essere sperimentabile soltanto nella misura in cui noi chiudiamo gli occhi e seguiamo la parola di Dio.

Allora arriviamo a toccare con mano la verità di cui parlavo prima: “Noi verremo e faremo abitazione”, sperimentare cioè la presenza di Dio, la verità di Dio in noi.

Allora lì capiamo, il prof. Moscati diceva: “La più grande grazia della vita è capire il tutto di Dio e il niente mio”. Quando noi arriviamo a capire il tutto di Dio e il niente nostro, allora incominciamo a ricevere tutte grazie da Dio. È la grande liberazione.

Emma: C'è solo da fare questo lavoro…

Luigi: Questo discorso lo trova facile o difficile?

Emma: Chiaro..

Nino: Non è mica così semplice! Dio si dà all’uomo ma non finisce mai di darsi all’uomo perché Dio è infinito…

Luigi: È vita eterna! Dio non si esaurisce mica!

Nino: È perché dicendo: “Si dà e si dà senza misura!” sembra che di colpo la luce si irradi su tutto!

Luigi: No, la sovramisura è proprio questo infinito che diventa vita infinita, vita eterna! parlando alla Samaritana Gesù: “Colui che beve avrà la fonte in se stesso” è la fonte crescente in vita eterna. fintanto che siamo qui, la nostra vita è finita, è limitata; va da entusiasmi a delusioni e ad un certo momento tutto ci delude. Là invece, tutto ci conferma: si va di conferma in conferma; quindi abbiamo una panoramica che si apre in confermazione, (il sacramento della cresima è confermazione), si apre su un panorama infinito sempre più confermato. Nella serie quantitativa, l’infinito è espresso nella serie dei numeri, per cui ogni numero successivo mi conferma tutta la serie di numeri precedenti. Andiamo a milioni, miliardi, fino all’infinito ma tutto presuppone sempre i numeri precedenti.

Anche questo è significazione di quello che è la vita eterna.

Nella vita eterna andiamo sempre avanti ed è sempre una conferma di tutto quello che abbiamo capito in precedenza; per cui con Dio non si è mai smentiti.

Invece nel pensiero del nostro io siamo continuamente smentiti, si danno continuamente delle nasate. Ora, tutte le nasate che prendiamo nel mondo, sono opera di Dio, provvidenziale, per insegnare a noi che la strada è sbagliata e per farci capire che la strada giusta è un’altra: “Cessa di vivere per queste cose e incomincia a vivere per le altre!”.

Pinuccia: Se noi accettiamo la testimonianza di Dio, troviamo la testimonianza di Dio in noi stessi, quindi, non solamente non dobbiamo cercare la verità fuori di noi, ma neppure la testimonianza di questa verità. La testimonianza vera è solo interiore, non verrà mai dall’esterno..

Luigi: Quanto più noi troviamo la testimonianza di Dio dentro, tanto più noi troviamo la testimonianza di Dio fuori, perché il “di fuori” diventa poi un’espressione di Dio. Allora abbiamo le significazioni: allora lo spirito di Dio, ci conduce a capire il significato delle opere di Dio, ma è tutta intelligenza personale; non basta che io scriva un libro di scienza e l’altro capisce. No, non si capisce niente! Perché sono segni, e i segni nascondono sempre un’anima! Soltanto chi ha quell’anima intende! Per cui anche le cose più stolte, anche una bestemmia, per uno può essere motivo di scandalo e per un altro un’apertura di luce. Ma tutto dipende da ciò che uno porta dentro di sé, perché tutto viene dall’Alto. Per questo Gesù dice, anche in questo campo: “Cercate prima di tutto il regno di Dio”, cioè, portatevi direttamente in Alto, poi dall’alto guarderete, vedrete! Ma non pretendete di capire guardando in basso, perché non capirete mai se restate in basso! Sali sulla montagna, quando sarai in cima, capirai tutta la panoramica della vallata, tutte le esposizioni, tutti i sentieri, tutte le strade. Quando sei nella vallata, non affaticarti a cercare il senso, soltanto andando in alto, noi capiamo! Quindi il messaggio è: portati in Alto!

Soltanto che il portarci in alto, esige in noi questa penitenza, questa fatica, questo distacco dalle cose a cui noi ci siamo abbarbicati perché c'è il nostro io di mezzo. Per cui: “Se vado in alto, incomincio a perdere la concorrenza con l’altro! e quindi mi passa davanti”, cinque minuti di ritardo vuol dire giocarsi la figura davanti al mondo e allora noi ci impegniamo tanto a correre la gara con il mondo. È lì che noi scartiamo perché quando siamo in corsa non possiamo mollare per andare in alto altrimenti un altro mi passa davanti.

Noi nel mondo siamo immersi in questa corsa in cui è in gioco il nostro io. La nostra difficoltà è uscire dalla corsa e sedersi su un prato per dare ascolto al canto dell’uccello.

Soltanto che uno riesce a fermarsi dalla corsa per sentire il canto dell’uccello solo se non gli importa più di perdere la corsa. Ma fintanto che il nostro io ci sta a cuore, possiamo sentire il canto di tutti gli uccelli, ma non ci fermiamo perché il nostro io vuole arrivare prima. Ecco la difficoltà che abbiamo, creata dal pensiero di noi stessi.

Pinuccia: Ci possiamo prendere il lusso di perdere del tempo, apparentemente..

Luigi: È il lusso di Maria Maddalena che spezza il vaso di profumo, “Ma come??? Uno spreco così!!!” dice Giuda. Ma è lo spreco di tutta una vita! “Guarda quell’uomo che carriera poteva fare! Invece ha sprecato tutta la vita dietro a Dio!”. Agli occhi del mondo è una vita sprecata! Per cui il mondo fa la critica e dice: “Guarda! Tuttalpiù il vaso di profumo si sarebbe potuto vendere e dare il ricavato per i poveri!”, invece Maria Maddalena l’ha sprecato ai piedi del Signore….

Pinuccia: “Perché Dio non gli dà lo spirito con misura” è da collegare con i versetti precedenti: “Chi ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo…”?

Luigi: Nella parola di Dio che giunge a noi, infatti Gesù è la Parola di Dio, quando giunge a noi ci dice: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Quindi in ogni parola che giunge a noi c'è già tutto lo spirito! Ma la difficoltà è tutta da parte nostra perché noi siamo instabili e quindi tutta la difficoltà sta da parte nostra. Noi, ad andare su, cominciamo ad avere il fiato grosso, non ce la facciamo! Perché la Parola di Dio è esigentissima! Però con la Parola che giunge a noi c'è già lo Spirito di Dio! Per noi no! Perché la parola è un segno che arriva nel nostro mondo, nelle nostre tombe e noi siamo scossi da-, da qualche cosa che ci parla di un mondo diverso che noi non tocchiamo, non vediamo, non esperimentiamo perché non è il nostro mondo.

Se noi siamo semplici, se siamo giusti, se abbiamo un tantino di fede, se non abbiamo il nostro io completamente, assolutamente posto come centro della nostra vita.

L’uomo semplice, l’uomo di fede, sia a ciò che comprende, sia a ciò che non comprende e si tiene impegnato soprattutto in ciò che non comprende, non rifiuta perché è aperto alla conoscenza.

Noi, proprio in quanto riceviamo messaggi dal cielo, praticamente noi siamo interrogati dal cielo; il messaggio di cielo, in quanto è una proposta, è un’interrogazione.

Noi sentiamo un’interrogazione: il senso della vita, perché c'è questo mondo, perché il dolore, perché nascere, perché morire. Ecco tutte queste interrogazioni, noi crediamo di essere noi ad interrogare invece è il cielo che ci interroga.

Io, nel pensiero del mio io dico: “Sono io che faccio questa interrogazione!”, io non faccio nessuna interrogazione, io sono creatura.

Quindi se faccio, se sento un’interrogazione, se sento un problema: perché il senso della vita, qual è il senso della vita, qual è il senso di tutto questo mondo che esiste, è il cielo che interroga me, che mi pone questo problema ed io sento il problema.

Allora noi vediamo che l’uomo semplice, il bambino: “Se non ritornerete come bambini” dice: “Perché?”, “Perché?”, “Perché?” continuamente; ha la passione dei “perché”, perché è il Cielo che preme molto su di lui.

Più noi diventiamo adulti, non è che i problemi non premano più, ma è che noi abbiamo tanti muri, abbiamo tutti i nostri interessi, per cui non abbiamo più tempo ad ascoltare la nostra anima.

Nino: Crediamo di sapere…

Luigi: Crediamo di sapere, ma il nostro sapere è tutto molto relativo; per cui noi non sentiamo più l’interrogazione dell’anima. O per lo meno, siamo diventati talmente grossolani che …. viene fuori il tumore!!!!! (l’inspessimento della pleura causa il tumore).

Perché più noi viviamo nel mondo, più questi problemi creano inspessimento; ad un certo momento abbiamo gli occhi pieni di terra, è lo spessore del nostro mondo che ci impedisce di ricevere, o per lo meno di essere disponibili a dire: “Perché”?

Per cui sentiamo ancora il problema di capire il significato ma ormai non abbiamo più tempo per -, perché siamo ancora troppo chiusi!

Nino: Ecco la lezione che io non accettavo: “Non c'è altra soluzione che quella!”, il credere di sapere; noi non dobbiamo mai dire: “Io sono certo!” specialmente quando si parla della salute delle persone!

Luigi: L’abbiamo visto in Nicodemo, all’inizio del capitolo. Nicodemo si presenta di notte a Gesù, molti dicono per paura, ma io non credo che fosse per paura, ma per aver più tempo disponibile per parlare con Gesù.

Si presenta a Gesù dicendo: “Noi sappiamo che tu sei mandato da Dio perché nessuno può fari i miracoli che fai tu”; e Gesù subito lo smentisce: “Tu credi di sapere. Guarda che se uno non rinasce da Dio non può vedere il regno di Dio”, cioè non può vedere la verità. Cioè, tu credi di sapere. No! bisogna avvicinarsi alla verità più non sapendo che sapendo; cioè confessando la propria cecità. Per cui il vero uomo è il cieco di Gerico, che dice: “Maestro, abbi pietà di me!”, ecco il vero uomo! Non l’uomo che si crede maestro in Gerusalemme, come Nicodemo, che dice: “Noi sappiamo!”.

Qui abbiamo tutta la fatica di Gesù per ricondurre Nicodemo a constatare la sua cecità, per cui ad un certo momento, Nicodemo stesso dice: “Come può avvenire questo?”, ecco l’uomo che è ricondotto nella situazione giusta.

Per cui Gesù dice: “Come? Tu sei maestro in Israele e non capisci questo?” è una sottile ironia con cui riconduce Nicodemo alla cecità attraverso il discorso di quella notte.

Ora, se uno è cieco, non ha più bisogno di essere condotto alla cecità; qui abbiamo l’apertura alla luce, l’uomo che invoca, perché la luce viene dall’alto.

Per cui Gesù dice: “Io sono venuto per compiere ogni giustizia. Per rendere ciechi coloro che vedono, e per dare la luce a coloro che sono ciechi”.

Ora, in tutti i campi non dobbiamo sempre riconoscere questa nostra cecità, questa nostra relatività: la luce viene dall’alto; quindi sempre questa apertura.

Per cui ognuno di noi deve essere convinto che può ricevere luce, insegnamento, sapienza, ma anche dalla persona che lui ritiene che sia un delinquente, da un bambino, dall’essere più ignorante; perché se siamo a contatto con Dio, dobbiamo sempre essere attenti alle lezioni di Dio che Lui ci manda attraverso tutte le cose, per cui mai essere superbi nel dire: “Costui è un delinquente non ascolto ciò che dice!”, oppure è un bambino o un ignorante! No! Mai! Perché è sempre Dio in tutto!

L’esempio del piede pestato, calza anche per questo!

Cioè Dio parla a noi in tutte le cose e attraverso tutte le cose.

Pinuccia: La cosa più difficile è passare dall’esteriorità all’interiorità e credere che la vita sta lì..

Luigi: Perché, non credi che lì stia la vita?

Pinuccia: Noi lo crediamo, ma se lo credessimo veramente, faremo solo quello!

Luigi: Certo!

Pinuccia: E allora?

Luigi: Vuol dire che non crede!

Pinuccia: “E allora non avete ancora creduto?” dice Gesù ai suoi discepoli.

Cina: Il Signore ci spezzetta tanto da arrivare al niente…

Luigi: Si, quello è più che sperimentabile; la sperimentiamo tutti la dispersione nel mondo!

Cina: E meno male che si sta tanto male in quella situazione se no ci adageremmo in quel sentiero, invece è proprio quel ridurci al niente che ci fa scappare via perché se la vita è in un altro posto, cosa sto a fare qui che non c'è!

Luigi: Chi me lo fa fare; te lo chiedi: “Chi me lo fa fare!”?

Nino: Il guaio è che noi continuamente sperimentiamo la nostra cecità per fortuna tante volte l’accettiamo, ma qualche volta ci illudiamo di sapere. Ce ne accorgiamo poi dopo!

Luigi: D’altronde noi abbiamo bisogno di tante prove, di tante legnate! Infatti il Signore dice: “Con la pazienza giungerete a possedere le vostre anime”, noi crediamo di possedere ma siamo sempre in balìa di tutto il mondo. Sono gli altri che ci posseggono le nostre anime; noi siamo continuamente posseduti! Io ho la macchina, credo di avere io la macchina, ma io sono posseduto dalla macchina! Sono io che mantengo la macchina, col mio pensiero e quindi sono a servizio della macchina. Io posseggo la casa; non sono io che posseggo la casa, ma è la casa che possiede me. Sono tutte cose che mi posseggono perché mi impegnano. Ora, noi dovremmo imparare ad essere posseduti solo da Dio; noi non siamo mai padroni! Passiamo da possesso in possesso. Ora, chi ci possiede veramente è soltanto Dio; soltanto in Dio acquistiamo veramente quella libertà perché abbiamo la consapevolezza della verità.

Pinuccia: Solo il Pensiero di Dio ci può far capire che siamo ciechi; basta il Pensiero di Dio…

Luigi: Si; la posizione ideale è sempre questa: Dio è il Creatore e noi la creatura. in quanto Lui è il Creatore e noi la creatura, noi siamo il ricevente e Lui è Colui che trasmette; Lui è la trasmittente e noi il ricevente. Ora noi facciamo questo errore che, ritenendo di ormai essere nati, di essere già fatti, e allora se io sono fatto adesso devo fare. No! tu sei un essere che Dio sta facendo: lasciati fare! Come Dio ti sta facendo? Ti sta facendo trasmettendo Se stesso a te; tu, quindi, continua ad essere ricevente perché il Trasmittente è sempre Dio. Eternamente Dio sarà il Trasmittente.

La figura ideale è la Madonna, perché è ricevendo che si concepisce la verità.

La Madonna ha concepito ascoltando la Parola; quindi la nostra anima concepisce la verità, il Figlio di Dio, ascoltando la Parola di Dio.

La Parola di Dio è un sentiero; la Parola di Dio non è come un pacchetto che ci è stato dato in dono. No! La Parola di Dio è un sentiero infinito!

Quindi noi dobbiamo sempre essere infinitamente in questa posizione di ascolto. Sempre!

Ecco la scoperta di Moscati: “Lui tutto e io niente!!”. Ora, perché dice: “Lui tutto e io niente!” il rapporto vero? Perché “niente” è colui che riceve sempre dal “tutto”.

Quindi, “Tutto” è sempre quello che si dona, ma si dona eternamente. E la creatura sta al suo posto in quanto continuamente riceve, ricevendo concepisce, ma concepisce per opera del “Tutto”, capisci?

Quindi non sarò mai io che faccio, non sarò mai io che penso, non sarò mai io che decido, non sarò mai io che scelgo. È sempre tutto opera di Dio. “Lui Tutto, io niente”. Ecco la grande lezione della Madonna.

 

L’errore grande che noi facciamo sempre è questo: quello di ritenerci arrivati: “Ah, ormai ci sono!”. Dio mi ha dato l’esistenza, quindi eventualmente ringraziamo il Signore, lo ringraziamo per i doni che ci ha dato, ma ormai ci sono! So quello che devo fare, so quello che devo decidere e non ci manteniamo in quella posizione di essere creature in ricezione della trasmissione di Dio, della Parola di Dio.

Perché è la Parola di Dio che ci fa concepire: “Concepirai per opera dello Spirito Santo”, non sei tu che concepisci! Per opera dello Spirito Santo! Ma Spirito Santo in quanto tu ricevi la Parola di Dio!

L’importante è mantenersi in questa disponibilità qui, in questo ascolto!

Pinuccia: L’errore non è anche quando si dice: “Vivo e adesso ho imparato” anche spiritualmente quando si è capito qualcosa di Dio, già crediamo di poterlo trasmettere agli altri.

Luigi: La posizione ideale della creatura è quella che glorifica Dio; è la creatura che può sempre dire, in tutto; non soltanto quando agisce, ma anche quando pensa, deve sempre poter dire: “L’anima mia magnifica il Signore!”. Cioè riferire sempre tutto a Dio, riportare tutto a Dio, accogliere da Dio perché tutto è opera sua. Allora, noi diventiamo figli e Lui diventa Padre. Non si diventa figli per un atto magico, si diventa figli proprio in questo rapporto qui. Per cui consapevolmente, coscientemente, tutto sempre riferisce a Dio, tutto è dono suo. Allora Dio forma la creatura perfetta, per cui crea la Madonna: “Beata te che hai creduto! Perché in te si compirà la promessa di Dio!”.

Per cui tutte le promesse di Dio in noi non si compiono, perché noi non ci manteniamo in questo ascolto.

Se ci mantenessimo in questo ascolto (credere), ecco che allora le promesse di Dio si compirebbero sempre, per ognuno di noi! perché Dio vuole fare di ognuno di noi la creatura perfetta e la creatura perfetta è proprio quella che accoglie lo Spirito Santo, che giunge quindi al compimento: “Noi verremo…” che è la consapevolezza, coscienza; lo Spirito Santo è Spirito di Verità, quindi è coscienza della presenza del Padre e del Figlio. Gesù quando parla dello Spirito Santo lo identifica con: “Il Padre ed Io verremo”.

È questa presa di coscienza del Padre e del Figlio in noi; e la presa di coscienza è Persona, è lo Spirito Santo.

Pinuccia: Infatti Gesù non nomina lo Spirito Santo, nomina solo il Padre…

Luigi: No, un momento! Parla sempre della venuta dello Spirito Santo: perché la venuta del Padre e del Figlio è lo Spirito Santo, è presa di coscienza. Non è che venga e che si sposti, no! ma siamo noi che prendiamo coscienza. È questo prendere coscienza della sua Presenza che è incontro con lo Spirito Santo, che abita già in noi; perché noi, fintanto che siamo fuori (ecco “fuori”) noi ne avvertiamo il suono ma non ne prendiamo coscienza perché la coscienza noi la prendiamo dentro. La coscienza si prende soltanto dentro. Infatti Gesù dice: “Io parlo in parabole a tutti coloro che sono fuori, affinché non capiscano, non intendano” cioè capiscono che non capiscono! “Ma a voi che siete dentro…”, ecco la differenza tra il fuori e il dentro. Ma chi è che è dentro? Quelli che ha nominato prima, è dentro colui che è entrato nella sua stanza, ha chiuso l’uscio e ascolta il Padre nel segreto. Ecco l’interiorità! Chi ha messo Dio prima di tutto, questi è dentro.

Ora, l’esperienza delle cose del cielo, delle cose superiori, è negata a quelli che sono fuori, per cui fuori si parla in parabole; ma è data a coloro che sono dentro.

Ecco per cui l’esperimento delle cose del cielo la si fa soltanto personalmente perché richiede questo superamento, richiede l’interiorizzazione.

A poco a poco, tutte le lezioni di Dio combaciano, confermano, come un mosaico che forma un quadro completo. Ecco per cui richiede tutta questa pazienza…

Pinuccia: La difficoltà sta nel rimanere in ascolto…

Luigi: Ed è tutta la nostra gioia…

Nino: La contraddizione la vedo quando penso a quanto hanno bisogno di aiuto in Africa e si dimentica che Dio può fare tutto quello che vuol fare!!! Se tu qui sei capace a pregare veramente, Lui non ha bisogno che tu vada là, Lui crea i figli di Abramo dalle pietre!! Però è difficile far entrare quello in testa. Quando senti la spiegazione non la puoi smentire ma poi all’applicazione pratica si va fuori strada…

Luigi: Noi dovremmo essere convinti che la vera vita essenziale, sta soltanto in questo; quindi la nostra giornata vale per il silenzio che noi mettiamo, per quella ricerca che noi mettiamo di Dio, per quel raccoglimento! La nostra giornata vale per questo! E per tutta la vita vale per questo!

Nino: Ad un certo punto però il Signore dice: “Dà a tutti quelli che ti chiedono!”..

Luigi: Se tu sei in ascolto, tu capisci quello che Dio ti manda a chiedere; perché magari ti manda uno che ti chiede dei soldi e ascoltando Dio, Dio ti dice: “Non dargli dei soldi, dagli questa lezione!”. Se uno è in ascolto di Dio, Dio parla e Dio insegna ciò di cui gli uomini hanno veramente bisogno! Perché gli uomini non sanno ciò di cui hanno veramente bisogno. Io posso essere malato ma non so ciò di cui ho veramente bisogno, per cui io chiedo una medicina che è sbagliata. Il medico che sa ti dice: “No, tu chiedi questo e chiedi quello ma non è ciò di cui tu hai bisogno! Tu hai bisogno di quell’altra medicina!”. Ora, se noi siamo in ascolto dello Spirito di Dio e dobbiamo sempre essere in ascolto dello Spirito di Dio, sempre, anche quando parliamo, se siamo veramente in ascolto di Dio, Dio ci manda anche il prossimo e noi non dobbiamo mai chiudere la porta, perché Dio mi dice: “Ero Io!”.

Quindi l’atteggiamento giusto è: “Io chiudo la porta!” ma devo chiudere la porta all’interesse per -, ma non devo mai chiudere la porta a coloro che Dio mi manda.

Perché Dio opera dentro ma opera anche fuori e siccome Lui sa la situazione della mia anima, io credo magari di essere qualcuno e invece sono niente, allora il Signore mi corregge; magari mi riempie di rumore, quando cerchi il silenzio, per dirti: “Tu credi di essere capace, e invece non sei capace di fare silenzio!” e sprechi del tempo stando in silenzio. Allora io ti mando un fratello alla porta. Ed è proprio per rispettare e onorare la Verità di Dio che opera in tutto, perché è Lui che opera in tutto, noi dobbiamo, se il fratello mi bussa alla porta, accoglierlo da Dio, non dobbiamo chiudergli la porta; non dobbiamo avere interesse, passione per le cose ma dobbiamo rispettare la presenza di Dio. Se noi rispettiamo la presenza di Dio, ed abbiamo lo spirito di Dio, allora Dio ci fa capire ciò di cui veramente il nostro fratello ha bisogno.

Allora, in fondo, gli uomini hanno essenzialmente bisogno di Dio. Per cui Gesù si rifiutava a volte di guarire….

Quando è andato alla piscina di Betesda, i malati erano la stragrande maggioranza, dice il Vangelo, malati, paralitici: ma Gesù ne ha guarito uno solo! Come mai? Allora Gesù non è venuto per guarire! Ne ha guarito uno per darci una lezione.

Molte volte Gesù si rifiutava di guarire i malati: erano tanti schiavi!

Ma Gesù non è venuto per questo! Gesù dice: “Il vero male di cui soffrono gli uomini, il vero bene che manca agli uomini, è la conoscenza del Padre, è l’orientamento all’essenziale”. Per cui quando Marta dice: “Dì a mia sorella che si dia da fare, che mi dia una mano che ho tanto da fare!”, non è questo amore al prossimo che dobbiamo muovere! Ah no! Gesù le dice: “Una cosa sola è necessaria: Maria ha scelto la parte migliore!”: questa è la grande lezione che Gesù ci dà in tutto.

Perché Lui sa ciò di cui l’uomo ha bisogno: per cui se vede un uomo che beve in una pozzanghera, che è immerso nel fango, Gesù non rimprovera l’uomo che è immerso nel fango, capisce che necessariamente deve essere immerso nel fango, perché gli manca la Sorgente. E quando uno non può dissetarsi alla sorgente, necessariamente deve bere nella pozzanghera, non può farne a meno. Quindi Gesù non rimprovera: “Non puoi bere alla pozzanghera!”, ma l’altro è sofferente, è malato, è assetato, non può farne a meno. Gesù, sapendo il difetto che c'è ti insegna la Sorgente.

Gesù dice: “Io non vengo per giudicare!”, non viene a dirci: “Ma cosa fai bevi alla pozzanghera?”, no! viene a salvare, e salvare vuol dire indicare il Vero Bene.

Allora, ogni creatura che è unita a Dio, comprende il Vero Bene da dare, è lì il Vero amore del prossimo. Soltanto dando questo, veramente si crea, si dà vita. Gesù dice: “Io sono venuto a dare la vita!”, cosa vuol dire: dare la vita? Non vuol mica dire darla fisicamente. Perché anche se la dessi fisicamente, mi mettessi anche di fianco ad un ammalato di tumore, passassi anche lì tutta la mia vita, non è che io lo guarisca dal tumore. Lui è venuto a dare il Padre, perché la vita del Figlio è il Padre!!!

Ora, quando uno dà ciò che è sua vita, ciò che è oggetto del suo amore…

Ora, se noi abbiamo come nostra vita (perché noi lottiamo per la salvezza) Dio, allora noi diamo anche ai nostri fratelli, noi diamo Dio perché questa è la nostra vera vita e la salvezza e il vero bene che si dà

Per cui: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, se tu ami Dio e hai trovato in Dio la tua vita, dà anche amore, dà la stessa cosa al tuo fratello…

Pinuccia: Però non siamo noi che possiamo dare questa vita..

Luigi: No, se noi siamo in ascolto di Dio… perché Gesù dice: “È il Padre che dà la vita ma anche il Figlio ha il potere di dare la vita!”. Quindi quanto più noi siamo in ascolto di Dio, tanto più noi siamo figli di Dio. Come il Padre dà la vita, anche il Figlio dà la vita. Dio dona, Dio non misura i suoi doni. Cosa vuol dire che Dio non misura i suoi doni»? che dà la possibilità al Figlio di comunicare la vita di Dio.

Per cui, quanto più noi siamo in ascolto di Dio, tanto più Dio opera attraverso noi la vita; perché trasmette la vita. E questo vale per ciascuno di noi. Dio non limita!

Gesù dice: “Ascoltando, avranno la vita in se stessi”.

Nino: Non siamo qui a sentire Lui? Se no a cosa servirebbe?

Luigi: Ah già non dovete mica sentire me?

Nino: Noi nel momento in cui siamo qui a sentire Lui, è perché crediamo che attraverso Lui ci viene comunicato qualcosa….

Luigi: Non “lui”, non ascoltate mica “lui”!!!! voi ascoltate Dio dentro di voi! Ognuno di voi è in ascolto di Dio! Se io dico una stupidaggine voi me lo dovete dire: “Stai dicendo una stupidaggine!”. Voi non ascoltate mica me! voi ascoltate la Verità che avete dentro di voi!

Emma: Non vedo l’ora di arrivare a casa e risentirmi la cassetta!

Nino: È vero perché è proprio risentendo l’argomento che si acquisisce!

Luigi: Nel silenzio!!! È lì che si rivela l’amore… quando uno ama è proprio quando uno si ferma a pensare alla cosa ascoltata….