Perché quegli che Dio ha inviato pronunzia
le parole di Dio, infatti non dà lo spirito con misura. Gv 3 Vs 34
Titolo: Nella sua parola
Dio dona tutto se stesso.
Argomenti: San Paolo agli
Efesini – Meditare la Parola – Il seminatore - Il frutto e il seme – Il mondo
trascendente e il mondo dell’io – L’obbligo di scegliere e la responsabilità
della scelta – La dedizione al trascendente – Interiorizzare – La Parola e la
Realtà – La conoscenza del mondo – Dispersione e unità – Avere il Figlio – Il sigillo della
Verità – La rivelazione è personale – Il Regno di Dio è dentro di noi – Il parlare crescente
della Parola – Dio vuol donare tutto Se stesso -
22/Maggio/1977
L’argomento
di questa sera è il versetto 34: “Perché quegli che Dio ha inviato,
pronunzia parole di Dio, perché Dio non gli dà lo spirito con misura”.
Come
premessa vogliamo risentire la seconda lettura della messa di stamattina, che
mi sembra dovrebbe essere la preghiera con cui dovremmo sempre iniziare le
nostre conversazioni, che è tratta dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli
Efesini.
“Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre
della luce, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più
profonda conoscenza di Lui. Possa Egli davvero illuminare gli occhi della
vostra mente, per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale
tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi e qual è la straordinaria
grandezza della sua potenza verso di noi credenti, secondo l’efficacia della
sua forza che Egli manifestò in Cristo”.
Abbiamo
detto che l’argomento sul quale dobbiamo soffermarci è questa affermazione: “Perché
quegli che Dio ha inviato pronunzia parole di Dio”; in modo particolare la
giustificazione di questo “perché” che è rapportato al versetto
precedente di cui abbiamo già parlato. Cioè: “Chi accetta la sua
testimonianza, cioè la testimonianza di chi viene dal cielo, con ciò suggella
che Dio è verace” e poi dice: “Perché quegli che Dio ha inviato
pronunzia parole di Dio, perché Dio non gli dà lo spirito con misura”.
A
me sembra che ci sia una frattura tra le due affermazioni e se fosse possibile,
se Dio ce ne dà la possibilità, ecco l’invocazione della luce, in modo da
intendere il rapporto che passa tra la prima e la seconda affermazione:
·
“Chi accetta la sua testimonianza con ciò suggella che Dio
è verace”;
·
e la
seconda: “Perché quegli che Dio ha mandato pronunzia parole di Dio”.
Naturalmente
è importante cercare di intendere il significato di quello che è scritto, di
quello che leggiamo, perché, in tanto sono parole di verità, sono parole di
luce, e le parole di Dio, soltanto quando sono intese, sono capite (ci dice
Gesù nella parabola del seminatore) e possono essere custodite.
In
caso diverso Gesù le paragona ai semi caduti sopra la strada, dove tutti
passano e dove gli uccelli dell’aria portano via, per cui non attecchiscono,
non producono, non giungono a maturazione. Solo là dove il seme cade nel terreno
profondo e buono, e Gesù paragona quel terreno profondo e buono a quella
pazienza nel meditare sulla parola di Dio accolta, (la parola di Dio è il
seme), fino a giungere alla comprensione, fino a giungere al frutto.
Quindi
dico, anche queste sono parole di Dio che giungono a noi; ed in quanto giungono
a noi, è Dio che ce le presenta, sono testimonianze, e in quanto si afferma un
rapporto, che ai nostri occhi non è evidente, penso che soltanto cercando di
penetrarlo, possa poi effettivamente lasciare qualche cosa. La parola di Dio è
valida in quanto matura in noi qualche cosa di nuovo nella nostra vita
personale; trasforma magari un pensiero, un orientamento, o magari in un
maggior impegno di vita in quello che è l’essenziale.
Allora
lavoriamo qui sopra: “Chi accetta la sua testimonianza…” e abbiamo visto
che la testimonianza di chi viene dal cielo, è quella di parlarci di cose
del cielo.
Noi,
già precedentemente, abbiamo notato che premono due mondi:
·
un mondo
dipendente che ha come punto di
riferimento l'io dell’uomo; quindi abbiamo tutto un campo di conoscenza che è
relativo al nostro io;
·
ed
abbiamo anche un campo trascendente che preme sull’uomo, ma che sfugge
alla comprensione dell’uomo, perché la comprensione del mondo trascendente è in
Dio e non è più nell’uomo.
Per
cui, tutto il mondo che è dipendente dal nostro io, che si riferisce al nostro
io, che è sperimentabile dal nostro io, e le conoscenze che noi abbiamo in
questo mondo, sono tutte relative a: “Questo lo conosco; questo lo capisco;
questo lo esperimento; questo mi piace; di questo ne ho bisogno…!”. Tutto
questo però è sempre in relazione all’esperienza dei nostri sensi, dei nostri
sentimenti e non della nostra ragione. Cioè dico delle cose che noi possiamo
mettere alla prova, sperimentare. Ma in questo mondo dipendente dal nostro io,
premia anche l’annuncio, il messaggio, la parola del mondo trascendente, e in
quanto mondo trascendente, cioè trascendente il nostro io, non è comprensibile
nel pensiero del nostro io. Ad esempio il Pensiero di Dio non è assoggettabile
a nessuno esperimento, noi non lo possiamo provare, non lo possiamo toccare, ma
si annuncia nel nostro mondo, nella nostra vita. Questo già ci fa capire che
questi due mondi (mondo trascendente e mondo dipendente), non sono mondi
indipendenti tra loro ma interferiscono tra loro, si fanno sentire, premono
su di noi.
Quando
noi diciamo però “due” di fronte all’uomo, immediatamente poniamo all’uomo il
problema della scelta; cioè, l’uomo non può contemporaneamente, applicarsi
a due cose. L’uomo, necessariamente, quando si trova davanti a due cose, deve
fare una scelta, non può farne a meno. E facendo una scelta si assume una
responsabilità.
Ora,
sull’uomo premono, si annunciano, si presentano questi due mondi: il mondo del
nostro io, o in relazione al nostro io, e il mondo che trascende il nostro io.
In
quanto si annunciano, già si presentano per essere scelti: ci fanno una
proposta. E quindi l’uomo, in un modo o nell’altro, rivela una certa
responsabilità nello scegliere di applicarsi ad uno od all’altro di questi due
mondi.
In
quanto si applica, e non si può applicare senza un suo interesse, rivela il suo
cuore, manifesta il suo cuore.
Qui
dice che chi accoglie la testimonianza che viene dal cielo, cioè parla di chi
accoglie l’annuncio. Perché ho detto che le cose del cielo, quando arrivano a
noi, (cielo in quanto è superiore a noi, quindi non può essere compreso da
noi), in quanto si annunciano, sono parole, è un messaggio di cose che ancora
non capiamo e quindi di cose che ci vengono proposte e in quanto ci vengono
proposte, ci chiedono un certo impegno per essere conosciute (perché in quanto
si presentano a noi ci richiedono impegno).
Ora,
se noi ci applichiamo a queste cose, evidentemente sono cose che non possiamo
esperimentare, sono cose che non dipendono da noi e se ci applichiamo dobbiamo
applicarci soltanto dietro il messaggio, dietro la parola dietro
all’annuncio di quel mondo che, richiedendo la morte al nostro io, si
interiorizza, diventa intimo, diventa personale, perché esce da quello che è il
mondo indipendente da noi e ci impegna ad entrare in un mondo che sfugge alla
nostra vista, ai nostri sensi, alle nostre ragioni, al nostro io e che deve
andare soltanto dietro alla parola di Dio.
Per
cui la parola che arriva a noi dal cielo, se viene accolta, diventa
sentiero. E diventa solo sentiero per noi, cioè diventa impegno, luogo di
riflessione, di meditazione, di applicazione di intelligenza, di mente per
arrivare a capire, a conoscere quelle cose di cui la parola ci parla.
Per
cui abbiamo:
·
la cosa
superiore, la cosa che abita in cielo,
·
ed
abbiamo la parola di questa cosa che abita in cielo che giunge a noi, non
giunge la cosa in noi, la cosa è in cielo; però la parola di questa cosa, il
messaggio di questa cosa arriva a noi sulla nostra terra, nel nostro mondo, nel
nostro io.
Se
noi ci impegniamo, impegnandoci, non abbiamo altro mezzo, per arrivare a quella
cosa che abita in cielo, che la parola stessa.
Perché
tutto l’altro mondo, quello che è relativo al nostro io, che ha per centro il
nostro io, per cui non può esperimentare, non può provare, non può conoscere le
cose del cielo. Anzi, tutte quelle conoscenze che hanno per centro il nostro
io, che hanno per centro il nostro io, quanto più sono coltivate, sono seguite,
(abbiamo detto la volta scorsa che tanto più gonfiano il nostro io, tanto più
ci esaltano, perché ci fanno ritenere importanti in quanto abbiamo tutto un
mondo intorno a noi), tutte queste cose qui ci esteriorizzano, cioè ci portano
lontano, ci portano fuori.
Cosa
vuol dire che ci portano fuori? Fuori da quel mondo nel quale si entra soltanto
se si interiorizza, perché è un mondo che sfugge a quello che è l’esperimento
nostro. In quanto ci porta fuori, ci rende sempre più instabili perché siamo
sempre più lontani dalla verità, sempre più veloci. Questa instabilità, ad un
certo punto, raggiunge il massimo dell’instabilità infatti non si trova più un
luogo di pace per l’uomo che è tutto fuori di sé, che è tutto esterno. Mentre
il luogo di pace si trova solo nel cielo di Dio, questo cielo che è dentro di
noi e nel quale entriamo solo a condizione che ci decidiamo di chiudere la
serranda, di chiudere i cancelli al mondo esterno per incominciare ad occuparci
delle cose del cielo. Ecco, qui si rivela il nostro interesse, si rivela la
nostra responsabilità, si rivela quello che veramente ci sta a cuore.
Perché
quanto più noi scegliamo il mondo esterno, tanto più noi riveliamo (siamo
spettacolo al mondo), che ci sta molto a cuore il pensiero del nostro io;
perché chi pensa molto a sé non può far a meno di cercare di avere tutto un
mondo attorno a sé, un mondo che diventa esterno. Quanto più ci occupiamo di
questo mondo esterno, tanto più questo crea instabilità in noi, volubilità.
Questa volubilità diventa poi per noi dispersione e nella dispersione noi
abbiamo la morte. C'è una legge divina che ad un certo momento tende ad
annullare l'io che si esalta; quanto più l'io nostro si esalta, tanto da
parte di Dio c'è l’opera dispersiva di questo essere fino a portarlo a
sminuzzarlo nel niente. Infatti noi lontano da Dio diventiamo niente.
Tanto
più noi ci separiamo da questo mondo che ci esalta, che gonfia il nostro io,
perché è dipendente dal nostro io, quanto più noi ci chiudiamo qui per seguire,
per interessarci (ora noi non possiamo interessarci contemporaneamente di due
cose, si richiede necessariamente di fare una scelta), quanto più noi lasciamo
l’altro e ci impegniamo a seguire, non cose che toccano, ma la parola di quella
cosa che è in cielo e che ci è stata annunciata.
Ora,
qui dice che “Ciò che viene dal cielo è superiore a tutto”, quindi in
quanto è superiore, è quello che maggiormente serve per la nostra vita. Perché
non direbbe “superiore” se non dicesse “quello che più vale per voi”.
Tutte
le parole del Signore, in quanto ci sono dette, sono dette personalmente per
ognuno di noi; e quando ci viene detto: “Questo è quello che vale più di
tutto” lo si presenta a noi come motivo da scegliere prima di tutto e più
di tutto. Più esplicitamente Gesù dice: “Non preoccupatevi del mangiare e
del vestire, ma cercate prima di tutto il regno di Dio, la sua giustizia!”.
Ora,
questo cercare prima di tutto il regno di Dio è rispondere a questo messaggio,
a questa parola di Colui che viene dal cielo e che parla di cose del cielo.
Se
noi aderiamo a questo, ecco che cominciamo ad occuparci della parola che parla
di questo; occuparci della parola che parla a noi di questo, vuol dire cercare di
arrivare a capire, di arrivare a conoscere ciò che ci è stato annunciato.
Allora,
cercando di capire ciò che ci è stato annunciato, dice che riceviamo il sigillo
della verità di Dio, cioè seguendo, ascoltando la parola di Dio,
impegnandoci nella parola di Dio, abbiamo la promessa di Dio.
Con
ciò, colui che accoglie, giunge a testimoniare, a suggellare, ad avere la
prova.
Ma
questa prova qui, non è una prova esterna a lui, è una prova interna all’uomo.
E
qui abbiamo San Giovanni stesso, colui che ci scrive queste parole, che nella
sua prima lettera al capito quinto dice esplicitamente proprio questo:
“Colui che ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio non ha la vita”.
Ora,
avere il Figlio vuol proprio dire credere che il Figlio di Dio è la Parola
di Dio.
Avere
la Parola di Dio vuol dire essersi impegnati con la Parola di Dio.
Ora,
chi ha questa Parola di Dio ha il Figlio.
Ma
precedentemente lui dice: “Chi crede nel Figlio di Dio, ha in sé (ed è questa
la cosa molto importante), non ha fuori, ma ha in sé la testimonianza di Dio”.
Questo
è il miglior commento di questa frase: “Chi accetta la sua testimonianza con
ciò suggella che Dio è verace”, cioè “con ciò” accettando la parola
di Dio, ma accettare la parola di Dio non vuol dire: “Io l’accetto…!” a
parole e poi mi occupo di altro.
Accettare
la parola di Dio, siccome la parola in quanto giunge a noi è una proposta di
una cosa che ancora noi non conosciamo, che non intendiamo; accettare la
parola vuol dire: impegnarci ad arrivare a conoscere quella cosa di cui la
parola è un messaggio, è un annuncio.
Se
noi ci impegniamo in questo, allora giungiamo a questa affermazione, a questo
commento di San Giovanni che commenta se stesso, sempre sotto la rivelazione di
Dio, e dice: “Chi crede (cioè chi aderisce a Colui che viene dal cielo:
“Nessuno può salire al cielo se non Colui che discende dal cielo”) nel
Figlio di Dio ha in sé la testimonianza di Dio!”.
Ecco,
avere in noi stessi, ed è questa la promessa di Dio: “Noi verremo e
faremo abitazione…” Gesù promette ai suoi discepoli prima di lasciarli:
“Noi verremo e faremo la nostra abitazione in colui che ama Dio”; in colui
che crede, in colui che mi ha seguito.
Dice
Filippo: “Come mai ti rivelerai a noi e non al mondo?”: ecco, la
rivelazione è personale. È personale perché richiede questo superamento da
parte del nostro io.
Quindi
la testimonianza della verità di Dio, questo suggello che Dio è verace, è la
testimonianza che ognuno porta nel proprio cuore, e solo nel proprio cuore.
Per
cui è inutile aspettarci la rivelazione, la conoscenza di Dio fuori di noi, “Il
regno di Dio non lo vedrete venire fuori di voi tra le cose apparenti. Il regno
di Dio è già dentro di voi”, ecco la parola che giunge a noi, il messaggio
dal cielo, è dentro di te.
“Entra dentro di te!” e per entrare dentro di te, “Lascia il mondo
esterno!”, ecco la necessità di questa chiusura! Impegnati, seguendo questa
parola che ti è annunciata, a cercare dentro di te Colui che abita dentro di
te. Allora arriverai ad avere dentro di te il sigillo della verità di Dio.
Qui
è già la promessa della Pentecoste perché il sigillo della verità di Dio è
quello dello Spirito Santo che abita in noi e che è testimonianza della
presenza del Padre e del Figlio.
Detto
questo si apre la panoramica per la conoscenza di questo “perché”, e qui
conclude l’affermazione, “Perché quegli che Dio ha inviato pronunzia parole
di Dio, perché Dio non dà lo Spirito con misura” cioè non misura il suo
Spirito nel dare il suo dono.
Perché
dice: “Colui che Dio manda, pronunzia parole di Dio” cioè se noi
aderiamo a Colui che viene dal cielo ecco che Costui non dice soltanto una
parola, ma noi, aderendo a questa parola, questa parola cioè si fa sentire,
diventa cammino, diventa impegnativa per noi, e quindi è un parlare sempre più
crescente e profondo fino a condurci al dono totale di Dio. Ecco, Dio non
misura il suo dono! Ora, il fatto di dire: “Dio non misura il Suo dono”,
vuol significare che Dio vuole donare tutto Se stesso, in altri termini
Gesù dice: “Non c'è nulla di nascosto che non debba essere rivelato!”,
cioè Dio vuol far conoscere tutto di Sé.
Quindi
Dio, nel mandare a noi il suo messaggero, Lui non limita a questo
Messaggero i dati, i doni da dare a noi, ma nello stesso Messaggero, nella
stessa parola che Egli manda, Lui dona tutto Se stesso e se dona tutto
Se stesso, coloro che accolgono il messaggio di Dio, giungono a possedere,
ecco la promessa, lo Spirito di Dio, cioè ad avere l’esperienza personale.
L’esperienza
personale che non vuol dire che sia soggettiva. L’esperienza personale è
oggettiva, perché Dio è oggettivo, quindi non è un capriccio, un’idea
dell’uomo, l’uomo sperimenta oggettivamente, se pur personalmente, la
verità di Dio, perché la constata. Ed è quello che crea poi dopo: “Conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi”, dice Gesù.
È
proprio l’esperienza della verità di Dio che libera l’uomo dalla soggezione
a tutte le cose esterne, a tutte le cose del mondo che lo rendono schiavo.
Pensieri tratti dalla conversazione:
Nino: Quindi
l’atto di giustizia è un atto di fede pura. Cioè tu credi senza aver
sperimentato. Cioè è un atto di fede che ti impegna ad andare avanti. La fede
non ti salva, è un passaggio.
Luigi: La fede
ti è data per arrivare ad esperimentare; l’esperimentazione viene dopo! apro
una parentesi; il problema di San Tommaso che dice ai suoi fratelli: “Se io non
vedo, non tocco, non metto la mano…. non crederò!”, è proprio un capovolgimento
di quello che sono i termini. Soltanto credendo… precisiamo il termine
“credere” che non vuol dire: “Io credo!” a parole, no! credere vuol dire
impegnarsi a. soltanto impegnandoti…
Nino: In un
primo momento ti impegni sul “credito” perché non hai niente altro che la
parola.
Luigi: Il dato
certo che ho è questo: io non sono Dio! Allora in quanto non sono Dio sono
tenuto ad aderire, ad accettare le cose che capisco e le cose che non capisco.
Perché
nel momento in cui io scarto, mi assumo la responsabilità: se scarto una cosa
che non capisco, io già dichiaro apertamente che la cosa non mi interessa. Ora,
in quanto io dico: “Dio non mi interessa”, implicitamente io dico: “Sono
io Dio!”, implicitamente io dico questo, quindi mi metto al posto di Dio.
Nino: Questo
è l’aiuto che Dio ci dà nelle cose facendocene sperimentare la caducità delle
creature…
Luigi: Se io
continuassi ad interrogare le creature, mi direbbero sempre la stessa cosa: “Non
siamo noi Dio!”.
Nino: Abbiamo
detto che in Dio non c'è automatismo però quando arriviamo a questo punto (in
cui le creature non ci dicono più niente), la soluzione delle cose del mondo,
che non è la soluzione di Dio, è automatica! Rendo l’idea?
Luigi: No!
Nino: Nel
momento in cui hai abbandonato le creature dietro di te, per addentrarti verso
Dio, le cose del mondo non ti danno più problema, sono risolte, perché è Dio
che ti risolve i problemi…
Luigi: Ormai
le creature hanno svolto la loro funzione!
Cina: Abbiamo
un grande conforto da queste parole che ci conducono..
Luigi: Un
momento, le parole ci conducono nella misura in cui noi le seguiamo, nel
momento in cui noi ci mettiamo a disposizione. Perché le parole giungono,
giungono comunque sia perché la potenza di Dio è quella di far giungere le sue
parole anche nelle nostre tombe, anche nel nostro orgoglio, anche nel nostro
egoismo, nella nostra dispersione nel mondo esterno.
Il
cielo si fa sentire comunque sulla terra, anche se noi abbiamo gli occhi pieni
di terra, il cielo si fa sentire! Non basta però! Se noi ascoltiamo la parola del
cielo che si fa sentire, allora quella diventa sentiero, incomincia a condurci,
ma nella misura in cui noi la sentiamo.
Ma
tu capisci che per sentire la parola di Dio, noi dobbiamo chiudere gli occhi
alle cose del mondo?
Perché
le cose del mondo hanno per centro il pensiero del nostro io.
Per
cui ad un certo momento c'è questo processo di interiorizzazione perché è un
processo personale, non si fa nel mondo, si fa nel chiuso della nostra stanza.
“Se vuoi pregare, entra nel silenzio della tua stanza,
chiudi l’uscio e lì nel segreto…”.
Ecco,
è lì il vero lavoro: chi ascolta la parola di Dio, incomincia (ed è
questa la vita spirituale) incomincia la vita spirituale, la vita interiore.
Per
cui incomincia a chiudere gli occhi; non ha più gli occhi aperti “fuori”, li ha
aperti “dentro”, perché il “di fuori”, ormai, ha compiuto la sua funzione.
Comincia
ad aprire gli occhi “dentro”, ha bisogno quindi di questo silenzio.
Quindi
abbiamo due tipologie di uomini:
·
in un
primo tempo abbiamo l’uomo che ha per centro il suo io, che è sempre
estroverso, che ha bisogno di correre nel mondo, di lavorare, di guadagnare, di
far carriera, perché è l’uomo che ha la sua vita “fuori”. Allora ha bisogno del
gruppo, della massa, del movimento perché la sensazione di vivere, gli viene
dal “di fuori”. Se questo uomo lo chiudiamo in una stanza, quello impazzisce
perché si sente morire.
·
Poi
abbiamo l’altro uomo che ha incominciato a scoprire il valore superiore, che
segue la parola di Dio, che è condotto dalla parola di Dio, in quanto ha
aderito, ha ascoltato la parola di Dio. Allora questo è un uomo che cerca
sempre di più di far fuori il mondo esterno, di separarsi dal movimento, dalla
folla, dal rumore, cerca sempre più un luogo di silenzio. E quanto più lo
mettiamo in una stanza, tanto più questo trova vita.
Quindi
vedi i due tipi di uomini?
San
Paolo chiama il primo uomo “l’uomo vecchio”, l’uomo che nasce dalla
terra; chiama il secondo “l’uomo nuovo”, l’uomo che nasce dal cielo,
l’uomo spirituale.
Quindi
noi siamo seminati sulla terra come uomini vecchi, ma siamo chiamati a
diventare uomini spirituali, nati da Dio, dal cielo.
L’uomo
spirituale è un uomo che ama il silenzio, il raccoglimento perché tutta la sua
vita la trova lì perché sa che avviene solo lì; perché questa vita nasce dal
superamento del nostro io e quindi dal superamento di tutto il mondo che
dipende dal nostro io, mondo sperimentabile, per arrivare a sperimentare
l’altro mondo che gli è solo annunciato, che non può sperimentare fintanto che
è rivolto fuori.
Per
cui abbiamo tutto questo mondo interiore che fa capo a Dio e non più al nostro
io, che si offre a noi, che ci chiama, ma che può essere sperimentabile
soltanto nella misura in cui noi chiudiamo gli occhi e seguiamo la parola di
Dio.
Allora
arriviamo a toccare con mano la verità di cui parlavo prima: “Noi verremo e
faremo abitazione”, sperimentare cioè la presenza di Dio, la verità di Dio
in noi.
Allora
lì capiamo, il prof. Moscati diceva: “La più grande grazia della vita è
capire il tutto di Dio e il niente mio”. Quando noi arriviamo a capire il
tutto di Dio e il niente nostro, allora incominciamo a ricevere tutte grazie da
Dio. È la grande liberazione.
Emma: C'è
solo da fare questo lavoro…
Luigi: Questo
discorso lo trova facile o difficile?
Emma:
Chiaro..
Nino: Non è
mica così semplice! Dio si dà all’uomo ma non finisce mai di darsi all’uomo
perché Dio è infinito…
Luigi: È vita
eterna! Dio non si esaurisce mica!
Nino: È
perché dicendo: “Si dà e si dà senza misura!” sembra che di colpo la
luce si irradi su tutto!
Luigi: No, la
sovramisura è proprio questo infinito che diventa vita infinita, vita eterna!
parlando alla Samaritana Gesù: “Colui che beve avrà la fonte in se stesso”
è la fonte crescente in vita eterna. fintanto che siamo qui, la nostra vita è
finita, è limitata; va da entusiasmi a delusioni e ad un certo momento tutto ci
delude. Là invece, tutto ci conferma: si va di conferma in conferma; quindi
abbiamo una panoramica che si apre in confermazione, (il sacramento della
cresima è confermazione), si apre su un panorama infinito sempre più
confermato. Nella serie quantitativa, l’infinito è espresso nella serie dei
numeri, per cui ogni numero successivo mi conferma tutta la serie di numeri
precedenti. Andiamo a milioni, miliardi, fino all’infinito ma tutto presuppone
sempre i numeri precedenti.
Anche
questo è significazione di quello che è la vita eterna.
Nella
vita eterna andiamo sempre avanti ed è sempre una conferma di tutto quello che
abbiamo capito in precedenza; per cui con Dio non si è mai smentiti.
Invece
nel pensiero del nostro io siamo continuamente smentiti, si danno continuamente
delle nasate. Ora, tutte le nasate che prendiamo nel mondo, sono opera di Dio,
provvidenziale, per insegnare a noi che la strada è sbagliata e per farci
capire che la strada giusta è un’altra: “Cessa di vivere per queste cose e
incomincia a vivere per le altre!”.
Pinuccia: Se noi
accettiamo la testimonianza di Dio, troviamo la testimonianza di Dio in noi stessi,
quindi, non solamente non dobbiamo cercare la verità fuori di noi, ma neppure
la testimonianza di questa verità. La testimonianza vera è solo interiore, non
verrà mai dall’esterno..
Luigi: Quanto più
noi troviamo la testimonianza di Dio dentro, tanto più noi troviamo la
testimonianza di Dio fuori, perché il “di fuori” diventa poi
un’espressione di Dio. Allora abbiamo le significazioni: allora lo spirito di
Dio, ci conduce a capire il significato delle opere di Dio, ma è tutta
intelligenza personale; non basta che io scriva un libro di scienza e l’altro
capisce. No, non si capisce niente! Perché sono segni, e i segni nascondono
sempre un’anima! Soltanto chi ha quell’anima intende! Per cui anche le cose più
stolte, anche una bestemmia, per uno può essere motivo di scandalo e per un
altro un’apertura di luce. Ma tutto dipende da ciò che uno porta dentro di sé,
perché tutto viene dall’Alto. Per questo Gesù dice, anche in questo campo: “Cercate
prima di tutto il regno di Dio”, cioè, portatevi direttamente in Alto, poi
dall’alto guarderete, vedrete! Ma non pretendete di capire guardando in basso,
perché non capirete mai se restate in basso! Sali sulla montagna, quando sarai
in cima, capirai tutta la panoramica della vallata, tutte le esposizioni, tutti
i sentieri, tutte le strade. Quando sei nella vallata, non affaticarti a
cercare il senso, soltanto andando in alto, noi capiamo! Quindi il messaggio è:
portati in Alto!
Soltanto
che il portarci in alto, esige in noi questa penitenza, questa fatica, questo
distacco dalle cose a cui noi ci siamo abbarbicati perché c'è il nostro io di
mezzo. Per cui: “Se vado in alto, incomincio a perdere la concorrenza con
l’altro! e quindi mi passa davanti”, cinque minuti di ritardo vuol dire
giocarsi la figura davanti al mondo e allora noi ci impegniamo tanto a correre
la gara con il mondo. È lì che noi scartiamo perché quando siamo in corsa non
possiamo mollare per andare in alto altrimenti un altro mi passa davanti.
Noi
nel mondo siamo immersi in questa corsa in cui è in gioco il nostro io. La
nostra difficoltà è uscire dalla corsa e sedersi su un prato per dare ascolto
al canto dell’uccello.
Soltanto
che uno riesce a fermarsi dalla corsa per sentire il canto dell’uccello solo se
non gli importa più di perdere la corsa. Ma fintanto che il nostro io ci sta a
cuore, possiamo sentire il canto di tutti gli uccelli, ma non ci fermiamo
perché il nostro io vuole arrivare prima. Ecco la difficoltà che abbiamo,
creata dal pensiero di noi stessi.
Pinuccia: Ci
possiamo prendere il lusso di perdere del tempo, apparentemente..
Luigi: È il
lusso di Maria Maddalena che spezza il vaso di profumo, “Ma come??? Uno
spreco così!!!” dice Giuda. Ma è lo spreco di tutta una vita! “Guarda
quell’uomo che carriera poteva fare! Invece ha sprecato tutta la vita dietro a
Dio!”. Agli occhi del mondo è una vita sprecata! Per cui il mondo fa la
critica e dice: “Guarda! Tuttalpiù il vaso di profumo si sarebbe potuto
vendere e dare il ricavato per i poveri!”, invece Maria Maddalena l’ha
sprecato ai piedi del Signore….
Pinuccia: “Perché
Dio non gli dà lo spirito con misura” è da collegare con i versetti
precedenti: “Chi ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo…”?
Luigi: Nella
parola di Dio che giunge a noi, infatti Gesù è la Parola di Dio, quando giunge
a noi ci dice: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Quindi in ogni
parola che giunge a noi c'è già tutto lo spirito! Ma la difficoltà è tutta da
parte nostra perché noi siamo instabili e quindi tutta la difficoltà sta da
parte nostra. Noi, ad andare su, cominciamo ad avere il fiato grosso, non ce la
facciamo! Perché la Parola di Dio è esigentissima! Però con la Parola che
giunge a noi c'è già lo Spirito di Dio! Per noi no! Perché la parola è un segno
che arriva nel nostro mondo, nelle nostre tombe e noi siamo scossi da-, da
qualche cosa che ci parla di un mondo diverso che noi non tocchiamo, non
vediamo, non esperimentiamo perché non è il nostro mondo.
Se
noi siamo semplici, se siamo giusti, se abbiamo un tantino di fede, se non
abbiamo il nostro io completamente, assolutamente posto come centro della
nostra vita.
L’uomo
semplice, l’uomo di fede, sia a ciò che comprende, sia a ciò che non comprende
e si tiene impegnato soprattutto in ciò che non comprende, non rifiuta perché è
aperto alla conoscenza.
Noi,
proprio in quanto riceviamo messaggi dal cielo, praticamente noi siamo
interrogati dal cielo; il messaggio di cielo, in quanto è una proposta, è
un’interrogazione.
Noi
sentiamo un’interrogazione: il senso della vita, perché c'è questo mondo,
perché il dolore, perché nascere, perché morire. Ecco tutte queste
interrogazioni, noi crediamo di essere noi ad interrogare invece è il cielo che
ci interroga.
Io,
nel pensiero del mio io dico: “Sono io che faccio questa interrogazione!”, io
non faccio nessuna interrogazione, io sono creatura.
Quindi
se faccio, se sento un’interrogazione, se sento un problema: perché il senso
della vita, qual è il senso della vita, qual è il senso di tutto questo mondo
che esiste, è il cielo che interroga me, che mi pone questo problema ed io
sento il problema.
Allora
noi vediamo che l’uomo semplice, il bambino: “Se non ritornerete come
bambini” dice: “Perché?”, “Perché?”, “Perché?” continuamente; ha la
passione dei “perché”, perché è il Cielo che preme molto su di lui.
Più
noi diventiamo adulti, non è che i problemi non premano più, ma è che noi
abbiamo tanti muri, abbiamo tutti i nostri interessi, per cui non abbiamo più
tempo ad ascoltare la nostra anima.
Nino:
Crediamo di sapere…
Luigi: Crediamo
di sapere, ma il nostro sapere è tutto molto relativo; per cui noi non sentiamo
più l’interrogazione dell’anima. O per lo meno, siamo diventati talmente
grossolani che …. viene fuori il tumore!!!!! (l’inspessimento della pleura
causa il tumore).
Perché
più noi viviamo nel mondo, più questi problemi creano inspessimento; ad un
certo momento abbiamo gli occhi pieni di terra, è lo spessore del nostro mondo
che ci impedisce di ricevere, o per lo meno di essere disponibili a dire: “Perché”?
Per
cui sentiamo ancora il problema di capire il significato ma ormai non abbiamo
più tempo per -, perché siamo ancora troppo chiusi!
Nino: Ecco la
lezione che io non accettavo: “Non c'è altra soluzione che quella!”, il
credere di sapere; noi non dobbiamo mai dire: “Io sono certo!”
specialmente quando si parla della salute delle persone!
Luigi:
L’abbiamo visto in Nicodemo, all’inizio del capitolo. Nicodemo si presenta di
notte a Gesù, molti dicono per paura, ma io non credo che fosse per paura, ma per
aver più tempo disponibile per parlare con Gesù.
Si
presenta a Gesù dicendo: “Noi sappiamo che tu sei mandato da Dio perché
nessuno può fari i miracoli che fai tu”; e Gesù subito lo smentisce: “Tu
credi di sapere. Guarda che se uno non rinasce da Dio non può vedere il regno
di Dio”, cioè non può vedere la verità. Cioè, tu credi di sapere. No!
bisogna avvicinarsi alla verità più non sapendo che sapendo; cioè confessando
la propria cecità. Per cui il vero uomo è il cieco di Gerico, che dice: “Maestro,
abbi pietà di me!”, ecco il vero uomo! Non l’uomo che si crede maestro in
Gerusalemme, come Nicodemo, che dice: “Noi sappiamo!”.
Qui
abbiamo tutta la fatica di Gesù per ricondurre Nicodemo a constatare la sua
cecità, per cui ad un certo momento, Nicodemo stesso dice: “Come può
avvenire questo?”, ecco l’uomo che è ricondotto nella situazione giusta.
Per
cui Gesù dice: “Come? Tu sei maestro in Israele e non capisci questo?” è
una sottile ironia con cui riconduce Nicodemo alla cecità attraverso il
discorso di quella notte.
Ora,
se uno è cieco, non ha più bisogno di essere condotto alla cecità; qui abbiamo
l’apertura alla luce, l’uomo che invoca, perché la luce viene dall’alto.
Per
cui Gesù dice: “Io sono venuto per compiere ogni giustizia. Per rendere
ciechi coloro che vedono, e per dare la luce a coloro che sono ciechi”.
Ora,
in tutti i campi non dobbiamo sempre riconoscere questa nostra cecità, questa
nostra relatività: la luce viene dall’alto; quindi sempre questa apertura.
Per
cui ognuno di noi deve essere convinto che può ricevere luce, insegnamento,
sapienza, ma anche dalla persona che lui ritiene che sia un delinquente, da un
bambino, dall’essere più ignorante; perché se siamo a contatto con Dio,
dobbiamo sempre essere attenti alle lezioni di Dio che Lui ci manda attraverso
tutte le cose, per cui mai essere superbi nel dire: “Costui è un delinquente
non ascolto ciò che dice!”, oppure è un bambino o un ignorante! No! Mai!
Perché è sempre Dio in tutto!
L’esempio
del piede pestato, calza anche per questo!
Cioè
Dio parla a noi in tutte le cose e attraverso tutte le cose.
Pinuccia: La cosa
più difficile è passare dall’esteriorità all’interiorità e credere che la vita
sta lì..
Luigi: Perché,
non credi che lì stia la vita?
Pinuccia: Noi lo
crediamo, ma se lo credessimo veramente, faremo solo quello!
Luigi: Certo!
Pinuccia: E
allora?
Luigi: Vuol
dire che non crede!
Pinuccia: “E
allora non avete ancora creduto?” dice Gesù ai suoi discepoli.
Cina: Il
Signore ci spezzetta tanto da arrivare al niente…
Luigi: Si,
quello è più che sperimentabile; la sperimentiamo tutti la dispersione nel
mondo!
Cina: E meno
male che si sta tanto male in quella situazione se no ci adageremmo in quel
sentiero, invece è proprio quel ridurci al niente che ci fa scappare via perché
se la vita è in un altro posto, cosa sto a fare qui che non c'è!
Luigi: Chi me
lo fa fare; te lo chiedi: “Chi me lo fa fare!”?
Nino: Il
guaio è che noi continuamente sperimentiamo la nostra cecità per fortuna tante
volte l’accettiamo, ma qualche volta ci illudiamo di sapere. Ce ne accorgiamo
poi dopo!
Luigi:
D’altronde noi abbiamo bisogno di tante prove, di tante legnate! Infatti il
Signore dice: “Con la pazienza giungerete a possedere le vostre anime”, noi
crediamo di possedere ma siamo sempre in balìa di tutto il mondo. Sono gli
altri che ci posseggono le nostre anime; noi siamo continuamente posseduti! Io
ho la macchina, credo di avere io la macchina, ma io sono posseduto dalla
macchina! Sono io che mantengo la macchina, col mio pensiero e quindi sono a
servizio della macchina. Io posseggo la casa; non sono io che posseggo la casa,
ma è la casa che possiede me. Sono tutte cose che mi posseggono perché mi
impegnano. Ora, noi dovremmo imparare ad essere posseduti solo da Dio; noi non
siamo mai padroni! Passiamo da possesso in possesso. Ora, chi ci possiede
veramente è soltanto Dio; soltanto in Dio acquistiamo veramente quella libertà
perché abbiamo la consapevolezza della verità.
Pinuccia: Solo il
Pensiero di Dio ci può far capire che siamo ciechi; basta il Pensiero di Dio…
Luigi: Si; la
posizione ideale è sempre questa: Dio è il Creatore e noi la creatura. in
quanto Lui è il Creatore e noi la creatura, noi siamo il ricevente e Lui è
Colui che trasmette; Lui è la trasmittente e noi il ricevente. Ora noi facciamo
questo errore che, ritenendo di ormai essere nati, di essere già fatti, e
allora se io sono fatto adesso devo fare. No! tu sei un essere che Dio sta
facendo: lasciati fare! Come Dio ti sta facendo? Ti sta facendo trasmettendo Se
stesso a te; tu, quindi, continua ad essere ricevente perché il Trasmittente è
sempre Dio. Eternamente Dio sarà il Trasmittente.
La
figura ideale è la Madonna, perché è ricevendo che si concepisce la verità.
La
Madonna ha concepito ascoltando la Parola; quindi la nostra anima concepisce la
verità, il Figlio di Dio, ascoltando la Parola di Dio.
La
Parola di Dio è un sentiero; la Parola di Dio non è come un pacchetto che ci è
stato dato in dono. No! La Parola di Dio è un sentiero infinito!
Quindi
noi dobbiamo sempre essere infinitamente in questa posizione di ascolto.
Sempre!
Ecco
la scoperta di Moscati: “Lui tutto e io niente!!”. Ora, perché dice: “Lui tutto
e io niente!” il rapporto vero? Perché “niente” è colui che riceve sempre dal
“tutto”.
Quindi,
“Tutto” è sempre quello che si dona, ma si dona eternamente. E la creatura sta
al suo posto in quanto continuamente riceve, ricevendo concepisce, ma
concepisce per opera del “Tutto”, capisci?
Quindi
non sarò mai io che faccio, non sarò mai io che penso, non sarò mai io che
decido, non sarò mai io che scelgo. È sempre tutto opera di Dio. “Lui Tutto, io
niente”. Ecco la grande lezione della Madonna.
L’errore
grande che noi facciamo sempre è questo: quello di ritenerci arrivati: “Ah,
ormai ci sono!”. Dio mi ha dato l’esistenza, quindi eventualmente
ringraziamo il Signore, lo ringraziamo per i doni che ci ha dato, ma ormai ci
sono! So quello che devo fare, so quello che devo decidere e non ci manteniamo
in quella posizione di essere creature in ricezione della trasmissione di Dio,
della Parola di Dio.
Perché
è la Parola di Dio che ci fa concepire: “Concepirai per opera dello Spirito
Santo”, non sei tu che concepisci! Per opera dello Spirito Santo! Ma
Spirito Santo in quanto tu ricevi la Parola di Dio!
L’importante
è mantenersi in questa disponibilità qui, in questo ascolto!
Pinuccia:
L’errore non è anche quando si dice: “Vivo e adesso ho imparato” anche
spiritualmente quando si è capito qualcosa di Dio, già crediamo di poterlo trasmettere
agli altri.
Luigi: La
posizione ideale della creatura è quella che glorifica Dio; è la creatura che
può sempre dire, in tutto; non soltanto quando agisce, ma anche quando pensa,
deve sempre poter dire: “L’anima mia magnifica il Signore!”. Cioè riferire
sempre tutto a Dio, riportare tutto a Dio, accogliere da Dio perché tutto è
opera sua. Allora, noi diventiamo figli e Lui diventa Padre. Non si diventa
figli per un atto magico, si diventa figli proprio in questo rapporto qui. Per
cui consapevolmente, coscientemente, tutto sempre riferisce a Dio, tutto è dono
suo. Allora Dio forma la creatura perfetta, per cui crea la Madonna: “Beata
te che hai creduto! Perché in te si compirà la promessa di Dio!”.
Per
cui tutte le promesse di Dio in noi non si compiono, perché noi non ci
manteniamo in questo ascolto.
Se
ci mantenessimo in questo ascolto (credere), ecco che allora le promesse di Dio
si compirebbero sempre, per ognuno di noi! perché Dio vuole fare di ognuno di
noi la creatura perfetta e la creatura perfetta è proprio quella che accoglie
lo Spirito Santo, che giunge quindi al compimento: “Noi verremo…” che è la
consapevolezza, coscienza; lo Spirito Santo è Spirito di Verità, quindi è
coscienza della presenza del Padre e del Figlio. Gesù quando parla dello
Spirito Santo lo identifica con: “Il Padre ed Io verremo”.
È
questa presa di coscienza del Padre e del Figlio in noi; e la presa di
coscienza è Persona, è lo Spirito Santo.
Pinuccia: Infatti
Gesù non nomina lo Spirito Santo, nomina solo il Padre…
Luigi: No, un
momento! Parla sempre della venuta dello Spirito Santo: perché la venuta del
Padre e del Figlio è lo Spirito Santo, è presa di coscienza. Non è che venga e
che si sposti, no! ma siamo noi che prendiamo coscienza. È questo prendere
coscienza della sua Presenza che è incontro con lo Spirito Santo, che abita già
in noi; perché noi, fintanto che siamo fuori (ecco “fuori”) noi ne avvertiamo
il suono ma non ne prendiamo coscienza perché la coscienza noi la prendiamo
dentro. La coscienza si prende soltanto dentro. Infatti Gesù dice: “Io parlo in
parabole a tutti coloro che sono fuori, affinché non capiscano, non intendano”
cioè capiscono che non capiscono! “Ma a voi che siete dentro…”, ecco la
differenza tra il fuori e il dentro. Ma chi è che è dentro? Quelli che ha
nominato prima, è dentro colui che è entrato nella sua stanza, ha chiuso
l’uscio e ascolta il Padre nel segreto. Ecco l’interiorità! Chi ha messo Dio
prima di tutto, questi è dentro.
Ora,
l’esperienza delle cose del cielo, delle cose superiori, è negata a quelli che
sono fuori, per cui fuori si parla in parabole; ma è data a coloro che sono
dentro.
Ecco
per cui l’esperimento delle cose del cielo la si fa soltanto personalmente
perché richiede questo superamento, richiede l’interiorizzazione.
A
poco a poco, tutte le lezioni di Dio combaciano, confermano, come un mosaico
che forma un quadro completo. Ecco per cui richiede tutta questa pazienza…
Pinuccia: La
difficoltà sta nel rimanere in ascolto…
Luigi: Ed è
tutta la nostra gioia…
Nino: La
contraddizione la vedo quando penso a quanto hanno bisogno di aiuto in Africa e
si dimentica che Dio può fare tutto quello che vuol fare!!! Se tu qui sei
capace a pregare veramente, Lui non ha bisogno che tu vada là, Lui crea i figli
di Abramo dalle pietre!! Però è difficile far entrare quello in testa. Quando
senti la spiegazione non la puoi smentire ma poi all’applicazione pratica si va
fuori strada…
Luigi: Noi
dovremmo essere convinti che la vera vita essenziale, sta soltanto in questo;
quindi la nostra giornata vale per il silenzio che noi mettiamo, per quella
ricerca che noi mettiamo di Dio, per quel raccoglimento! La nostra giornata
vale per questo! E per tutta la vita vale per questo!
Nino: Ad un
certo punto però il Signore dice: “Dà a tutti quelli che ti chiedono!”..
Luigi: Se tu
sei in ascolto, tu capisci quello che Dio ti manda a chiedere; perché magari ti
manda uno che ti chiede dei soldi e ascoltando Dio, Dio ti dice: “Non dargli
dei soldi, dagli questa lezione!”. Se uno è in ascolto di Dio, Dio parla e Dio
insegna ciò di cui gli uomini hanno veramente bisogno! Perché gli uomini non
sanno ciò di cui hanno veramente bisogno. Io posso essere malato ma non so ciò
di cui ho veramente bisogno, per cui io chiedo una medicina che è sbagliata. Il
medico che sa ti dice: “No, tu chiedi questo e chiedi quello ma non è ciò di
cui tu hai bisogno! Tu hai bisogno di quell’altra medicina!”. Ora, se noi siamo
in ascolto dello Spirito di Dio e dobbiamo sempre essere in ascolto dello
Spirito di Dio, sempre, anche quando parliamo, se siamo veramente in ascolto di
Dio, Dio ci manda anche il prossimo e noi non dobbiamo mai chiudere la porta,
perché Dio mi dice: “Ero Io!”.
Quindi
l’atteggiamento giusto è: “Io chiudo la porta!” ma devo chiudere la porta all’interesse
per -, ma non devo mai chiudere la porta a coloro che Dio mi manda.
Perché
Dio opera dentro ma opera anche fuori e siccome Lui sa la situazione della mia
anima, io credo magari di essere qualcuno e invece sono niente, allora il
Signore mi corregge; magari mi riempie di rumore, quando cerchi il silenzio,
per dirti: “Tu credi di essere capace, e invece non sei capace di fare
silenzio!” e sprechi del tempo stando in silenzio. Allora io ti mando un
fratello alla porta. Ed è proprio per rispettare e onorare la Verità di Dio che
opera in tutto, perché è Lui che opera in tutto, noi dobbiamo, se il fratello
mi bussa alla porta, accoglierlo da Dio, non dobbiamo chiudergli la porta; non
dobbiamo avere interesse, passione per le cose ma dobbiamo rispettare la
presenza di Dio. Se noi rispettiamo la presenza di Dio, ed abbiamo lo spirito
di Dio, allora Dio ci fa capire ciò di cui veramente il nostro fratello ha
bisogno.
Allora,
in fondo, gli uomini hanno essenzialmente bisogno di Dio. Per cui Gesù si
rifiutava a volte di guarire….
Quando
è andato alla piscina di Betesda, i malati erano la stragrande maggioranza,
dice il Vangelo, malati, paralitici: ma Gesù ne ha guarito uno solo! Come mai?
Allora Gesù non è venuto per guarire! Ne ha guarito uno per darci una lezione.
Molte
volte Gesù si rifiutava di guarire i malati: erano tanti schiavi!
Ma
Gesù non è venuto per questo! Gesù dice: “Il vero male di cui soffrono gli
uomini, il vero bene che manca agli uomini, è la conoscenza del Padre, è
l’orientamento all’essenziale”. Per cui quando Marta dice: “Dì a mia sorella
che si dia da fare, che mi dia una mano che ho tanto da fare!”, non è questo
amore al prossimo che dobbiamo muovere! Ah no! Gesù le dice: “Una cosa sola è
necessaria: Maria ha scelto la parte migliore!”: questa è la grande lezione che
Gesù ci dà in tutto.
Perché
Lui sa ciò di cui l’uomo ha bisogno: per cui se vede un uomo che beve in una
pozzanghera, che è immerso nel fango, Gesù non rimprovera l’uomo che è immerso
nel fango, capisce che necessariamente deve essere immerso nel fango, perché
gli manca la Sorgente. E quando uno non può dissetarsi alla sorgente,
necessariamente deve bere nella pozzanghera, non può farne a meno. Quindi Gesù
non rimprovera: “Non puoi bere alla pozzanghera!”, ma l’altro è sofferente, è
malato, è assetato, non può farne a meno. Gesù, sapendo il difetto che c'è ti
insegna la Sorgente.
Gesù
dice: “Io non vengo per giudicare!”, non viene a dirci: “Ma cosa fai bevi alla
pozzanghera?”, no! viene a salvare, e salvare vuol dire indicare il Vero Bene.
Allora,
ogni creatura che è unita a Dio, comprende il Vero Bene da dare, è lì il Vero
amore del prossimo. Soltanto dando questo, veramente si crea, si dà vita. Gesù
dice: “Io sono venuto a dare la vita!”, cosa vuol dire: dare la vita? Non vuol
mica dire darla fisicamente. Perché anche se la dessi fisicamente, mi mettessi
anche di fianco ad un ammalato di tumore, passassi anche lì tutta la mia vita,
non è che io lo guarisca dal tumore. Lui è venuto a dare il Padre, perché la
vita del Figlio è il Padre!!!
Ora,
quando uno dà ciò che è sua vita, ciò che è oggetto del suo amore…
Ora,
se noi abbiamo come nostra vita (perché noi lottiamo per la salvezza) Dio,
allora noi diamo anche ai nostri fratelli, noi diamo Dio perché questa è la
nostra vera vita e la salvezza e il vero bene che si dà
Per
cui: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, se tu ami Dio e hai trovato
in Dio la tua vita, dà anche amore, dà la stessa cosa al tuo fratello…
Pinuccia: Però
non siamo noi che possiamo dare questa vita..
Luigi: No, se
noi siamo in ascolto di Dio… perché Gesù dice: “È il Padre che dà la vita ma
anche il Figlio ha il potere di dare la vita!”. Quindi quanto più noi siamo
in ascolto di Dio, tanto più noi siamo figli di Dio. Come il Padre dà la vita,
anche il Figlio dà la vita. Dio dona, Dio non misura i suoi doni. Cosa vuol
dire che Dio non misura i suoi doni»? che dà la possibilità al Figlio di
comunicare la vita di Dio.
Per
cui, quanto più noi siamo in ascolto di Dio, tanto più Dio opera attraverso noi
la vita; perché trasmette la vita. E questo vale per ciascuno di noi. Dio non
limita!
Gesù
dice: “Ascoltando, avranno la vita in se stessi”.
Nino: Non
siamo qui a sentire Lui? Se no a cosa servirebbe?
Luigi: Ah già
non dovete mica sentire me?
Nino: Noi nel
momento in cui siamo qui a sentire Lui, è perché crediamo che attraverso Lui ci
viene comunicato qualcosa….
Luigi: Non
“lui”, non ascoltate mica “lui”!!!! voi ascoltate Dio dentro di voi! Ognuno di
voi è in ascolto di Dio! Se io dico una stupidaggine voi me lo dovete dire:
“Stai dicendo una stupidaggine!”. Voi non ascoltate mica me! voi ascoltate la
Verità che avete dentro di voi!
Emma: Non
vedo l’ora di arrivare a casa e risentirmi la cassetta!
Nino: È vero
perché è proprio risentendo l’argomento che si acquisisce!
Luigi: Nel
silenzio!!! È lì che si rivela l’amore… quando uno ama è proprio quando uno si
ferma a pensare alla cosa ascoltata….