E il giudizio è
questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla
luce, perché le loro opere erano malvagie.
Gv 3 Vs 19
Titolo: Preferire le
tenebre alla luce.
Argomenti: Il rischio
dell’uomo di isolarsi nell’io – Schiavi del mondo esteriore – Vedere tutto in
funzione dell’io – L’io vede i segni della Verità, non la Verità – Vedere la
negatività e non la positività – Il passaggio obbligato del superamento
dell’io – Dio non opera per far capire quello che l’uomo è (giudizio) ma opera per
far capire all’uomo quello che Dio è (salvezza) – Dio non premia e
non punisce – Il metro di giudizio – La torre di Siloe – Dio opera per farci
conoscere Sè, non la creazione – Aderire alla Luce o alle mie opere – La salvezza consiste
nel cambiare non nel giudicare -
6/Marzo/1977
Questa è la conseguenza
dell’argomento che abbiamo trattato la settimana scorsa, cioè “Chi crede in
Lui non è giudicato, ma chi non crede è già giudicato. E il giudizio è questo:
la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre…”
Questo è sempre riferito al
discorso che Gesù fa a Nicodemo come conclusione di tutta quella conversazione
notturna, dove Gesù è arrivato a dire che Dio ha mandato il Figlio suo nel
mondo, non per condannare, non per giudicare il mondo, ma per salvare.
Ecco, dobbiamo sempre
riferirci a questo punto che ci illumina tutto questo discorso conseguente.
Quando abbiamo parlato di
questa opera di Dio, che non giudica, che non punisce, ma opera per salvare
l'uomo, abbiamo riflettuto che si parla di salvezza in quanto c'è una
situazione di rischio, una situazione di pericolo.
La situazione di rischio,
di pericolo in cui si trova ogni uomo, che è quella di chiudersi nel suo io, di
isolarsi nel suo io; il quale io poi ci proietta nel mondo esterno e ci rende
schiavi delle cose esteriori.
Il rischio in cui si trova
l'uomo è questo: cioè quello di vedere tutte le cose in funzione, cioè dal
punto di vista del suo io, partendo dal suo io come assoluto e quindi questa
visione delle cose, porta l'uomo all’esclusione della conoscenza della Verità
perché la Verità non può essere conosciuta nel pensiero del nostro io, perché
il nostro io non è la Verità.
Noi naturalmente non vediamo
la Verità, se naturalmente noi vedessimo la Verità, saremmo la Verità; quindi
noi naturalmente non siamo la Verità (e qui ci vuole poco per capirlo), è come
se dicessimo che noi non siamo Dio, è evidentissimo, perché basta un minimo
avvenimento, una minima creatura, per farci intendere che noi non siamo Dio.
Allora, se non siamo Dio
non siamo la Verità, se non siamo la Verità, tutto quello che vediamo,
naturalmente, nel pensiero del nostro io, non è la Verità.
Allora, che cos’è tutto
quello che vediamo nel pensiero del nostro io?
Sono segni della Verità, ma
non è la Verità.
Per cui noi naturalmente
vediamo la negatività di Dio, non la positività di Dio; per cui l'universo è
immerso nel silenzio di Dio, noi non sentiamo parlare Dio, sentiamo parlare le
creature, ma le creature non sono Dio.
Quindi naturalmente parlano
tutti, Dio non parla, tace; naturalmente sembra che tutti operino e Dio è
assente; sembra naturalmente, nel pensiero del nostro io, che sia valido il
denaro, che sia valido l'uomo, che siano valide le potenze della terra, che
siano valide la ricchezza, il benessere, mentre Dio sembra continuamente
sconfessato da tutte le opere del mondo.
Ecco, per questo noi
vediamo la negatività; e non possiamo vederla la positività.
Per cui se noi cercassimo
la positività al di fuori di noi, con la ricerca, attraverso i nostri sensi,
con lo sperimentabile, noi ci condanniamo a non trovare mai la Verità, perché
la Verità ci trascende.
Se la Verità ci trascende,
richiede da noi il superamento di noi stessi: ecco il punto obbligato
attraverso cui dobbiamo passare.
Attraverso la creazione Dio
ci conduce a prendere coscienza che noi esistiamo; ma avendo preso coscienza
della nostra esistenza, non dobbiamo fermarci a questo posto che può diventare
un posto di blocco.
Non dobbiamo fermarci al
pensiero di noi stessi: “Io sono”, dobbiamo superare noi stessi, e
cercare presso Dio la luce di noi stessi e di tutto il nostro mondo.
Ecco per cui l'opera che
Dio svolge attorno a noi è questa: siccome noi come arriviamo al pensiero del
nostro io, tendiamo a vedere tutte le cose in funzione del pensiero del nostro
io, di quello che noi facciamo, di quello che gli altri fanno, per cui noi
siamo portati naturalmente a giudicare tutti gli altri in funzione del pensiero
di noi stessi: “Io sono, quindi anche gli altri sono; io opero, quindi anche
tutti gli altri operano” e noi ci fermiamo a conoscere tutta la nostra
vita, tutto il nostro mondo, tutto in base a queste conoscenze.
Per cui è importantissimo
per noi conoscere le creature, conoscere gli uomini, conoscere quello che
fanno, quali sono i buoni, quali sono i cattivi, conoscere il pensiero di uno e
il pensiero dell’altro, le azioni, la vita di uno, la vita dell’altro,
cerchiamo di conoscere i segreti di tutti, perché siamo tutti fermi a questo
posto di blocco che è il pensiero di noi stessi; e non trascendiamo invece la
creazione, non trascendiamo la creatura, non trascendiamo gli uomini, per
cercare presso Dio, perché in tutte le cose è Dio che interessa conoscere, non
sono gli uomini che interessa conoscere.
Dio non opera in tutte le
cose per farci conoscere gli uomini o per farci conoscere il mondo, o la terra,
o le creature, o l'universo; Dio in tutte le cose opera per farci conoscere
Se stesso perché la salvezza, la vita eterna è Lui e noi dobbiamo imparare a
convivere con Lui, noi dobbiamo imparare a coesistere con Lui, Lui è Colui che
vive, Lui è la luce, Lui è Colui che opera in tutto, Lui è il Protagonista di
tutto.
Quindi quello che veramente
importa non è conoscere gli altri, conoscere gli uomini, o nemmeno conoscere
noi stessi, quello che veramente importa è conoscere Dio.
Ecco per cui il Signore
non vuole che noi giudichiamo e non vuole nemmeno che noi ci giudichiamo perché
Lui non giudica, Lui non opera per giudicare, Lui non opera per condannare,
Lui non opera per giudicare; Lui opera per salvare, cioè Lui opera per
convincerci a trascendere, a superare, ad andare oltre, al di là di questo
pensiero al quale noi, generalmente per tutta la nostra vita, ci fermiamo; perché,
come ho detto, come noi scopriamo il pensiero del nostro io, ci fermiamo
a questo posto di blocco e non andiamo più avanti, e sostiamo tutta la vita li,
ed è l'errore fondamentale perché questo ci può dannare, ci può portare alla
rovina eterna in quanto ci impedisce di conoscere Dio: perché
certamente, noi nel pensiero del nostro io non possiamo conoscere Dio.
Dio si conosce in Dio, la
Verità si conosce dalla Verità, la luce si conosce dalla Luce e quindi soltanto
superando la creazione …
La creazione è necessaria,
come la nostra esistenza è necessaria, come anche il nostro io è necessario;
sono tutti dati, sono tutti segni di Dio che sono necessari, ma sempre per
convincerci…, come è necessaria la strada, come è necessaria la scala per
entrare nell’appartamento, sono tutte cose necessarie, come è necessaria la
parola per arrivare al pensiero; ma sono tutte cose attraverso le quali bisogna
passare e non fermarci.
Bisogna capire il senso, il
significato di tutta l'opera di Dio: tutta l'opera di Dio è una
strada, tutta l'opera di Dio è un cammino, è una scala (la scala di Giacobbe
che lui sogna, ed è tutto l'universo) attraverso la quale noi dobbiamo salire,
attraverso la quale noi dobbiamo passare per arrivare …; per cui noi dobbiamo
fermarci, dobbiamo cercare quindi di intendere.
Ora, Dio opera per
condurci a questa meta, quindi opera per smuoverci da tutte queste
situazioni di fermate in cui poi noi siamo portati a restare, in cui ci
sediamo; ci fermiamo sui gradini della scala, ci fermiamo ai margini della
strada e non andiamo più avanti e restiamo tutta la vita li.
Ora, quando si parla di
giudizio … il giudizio è sempre una classificazione, il giudizio è misurare,
il giudizio è un rapporto, è un rapportare.
Noi quando giudichiamo,
raffrontiamo sempre qualche cosa ad un termine fisso e quindi i nostri giudizi
sono sempre relativi a quel termine fisso che noi prendiamo; se noi vogliamo
misurare questo tavolo e prendiamo un metro così, misuriamo che questo tavolo è
tre quarti di metro, ma se noi lo misuriamo con un metro più corto, diciamo che
è lungo dieci metri.
Quindi tutto è relativo al
metro che noi adoperiamo per giudicare; Gesù stesso dice: “State attenti al
metro che adoperate per giudicare, perché con il metro con il quale voi avrete
misurato, sarete voi stessi misurati”.
Ora noi dobbiamo evitare
di adoperare come metro di misura i nostri punti di vista, il punto di
vista del mondo, il punto di vista degli uomini, il punto di vista del piacere
o dell’utilità, della comodità, della ricerca della gloria; sono tutti punti di
vista, quindi sono punti fissi di riferimento, in base ai quali noi, senza
accorgercene, diamo delle valutazioni, quindi misuriamo, giudichiamo.
Il Signore
che non opera per giudicare ma per salvare, vuole conseguentemente, che
anche noi operiamo non per giudicare, ma per entrare in quel processo di
salvezza per il quale Lui opera in tutte le cose.
Quindi Lui non giudica, ma
vuole che anche noi non giudichiamo; quindi Lui non misura, perché non opera
per far toccare con mano a noi quello che noi siamo, perché ho detto che
giudicare vuol dire classificare, vuol dire: “Tu sei questo”.
Dio non opera per far
capire all’uomo quello che l'uomo è; Dio opera per far capire all’uomo quello
che Dio è.
Quindi Dio non opera per
confermare l'uomo, quando noi giudichiamo; confermiamo che la tale cosa è così,
la tale strada è lunga cinque chilometri, la definiamo: “È così”. Il tale uomo è buono, lo definiamo: “È
così”; quell’altro è un lestofante, lo definiamo: “È così”.
Dio non opera per definirci,
perché ho detto che Dio opera per salvarci, quindi per portarci in un luogo
diverso da quello in cui ci troviamo; quindi non per farci stare dove
siamo, ma per portarci altrove e vuole che anche noi non giudichiamo in questi
termini qui e quindi che non conosciamo gli altri e non conosciamo noi stessi.
Quindi se noi non dobbiamo
conoscere gli altri e non dobbiamo giudicarli, come dobbiamo allora guardarli
gli altri?
Allora a me sembra che qui
dobbiamo fare un po’ di sosta in questo senso: che il giudicare molte volte,
da parte nostra può, anche quando noi crediamo di non giudicare, assumere un
aspetto che noi crediamo secondo Dio, buono.
Molte volte si sente dire: “Il
tale è buono e Dio lo ha ricompensato”; noi non ci rendiamo mica conto ma
questo è anche un giudizio. Perché noi possiamo giudicare raffrontando, ad
esempio, partendo dal punto di vista del nostro io assoluto, per cui
giudichiamo gli altri in base a: “Io sono perfetto, e tutti gli altri sono
difettosi…”, quindi avendo sempre il nostro io come punto fisso di
riferimento, partendo dal nostro io come se fosse perfetto, come se fosse
assoluto. Ma noi possiamo anche giudicare gli altri, in base ad un altro
principio, ed è questo che noi generalmente facciamo, in base cioè ai
risultati. Cioè noi diciamo: “Quello ha avuto un risultato buono, quindi è
buono; quello ha avuto una disgrazia, se lo è meritato quindi deve essere
cattivo”; cioè giudicare gli uomini in base a quegli avvenimenti per cui
dico…
Molte volte noi riteniamo
di essere secondo Dio perché noi attribuiamo gli avvenimenti a Dio, e diciamo: “Guarda,
Dio lo ha premiato”, oppure: “Dio lo ha castigato”; ecco bastano
questi due termini qui: “Dio lo ha premiato o Dio lo ha castigato” per
farci capire che noi stiamo giudicando e che il giudizio è cattivo. Ora il
giudizio è cattivo anche quando diciamo: “Dio lo ha premiato” perché è
sempre un giudizio che noi facciamo. Per cui senza accorgercene noi entriamo in
quella mentalità ebraica per cui il popolo di Israele è il popolo gradito al
Signore e allora il Signore sovrabbonda di beni per cui se io sono ricco o sto
bene è perché io sono buono. Quindi è Dio che mi manda la ricchezza, è Dio che
mi premia perché io sono buono; è Dio che mi fa andare bene gli avvenimenti
perché io sono buono e così classifichiamo anche gli altri e senza accorgercene
entriamo in quella mentalità di attribuire a seconda, ed è li che noi
sbagliamo, di attribuire la natura dell’uomo o la classificazione dell’uomo, in
base agli avvenimenti.
E qui stavo meditando
proprio oggi sul Vangelo di domenica prossima, dove il Signore fa meditare su
quell’episodio di Pilato che fa uccidere dei Galilei nel Tempio; e quando gli
portano quella notizia il Signore dice: “Pensate forse che quei Galilei
fossero più peccatori di tutti gli altri Galilei di Gerusalemme? Se è successo
loro questo? No!”.
Noi saremmo portati in base
a questa classifica a dire: “Se è successo questo…” riferendo al
pensiero del nostro io, “io non mi sono messo in quei pasticci quindi ne
sono fuori”; oppure posso dire: “Riferisco la cosa a Dio”, ma
riferendo la cosa a Dio diciamo: “Dio li ha puniti perché erano malvagi, non
erano degni, quindi ha trovato il modo di muovere degli uomini per mandare
quella punizione” e anche questo è un giudizio sbagliato.
Il giudizio vero è quello
che ci insegna Gesù a fare: “Non crediate che quelli fossero più peccatori,
quindi non ritenete che quella sia una punizione. Ma io vi dico: se non fate
penitenza, e non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
Qui Gesù, il Maestro di
vita, qui abbiamo il Verbo di Dio che parla, ci dà la lezione per interpretare
tutti gli avvenimenti; in quello stesso parlare Gesù richiama anche
quell’avvenimento quando la torre che era caduta a Siloe, nei pressi di
Gerusalemme, e dice: “Credete forse che quei diciotto che sono rimasti uccisi
sotto la torre che è crollata a Siloe, fossero più peccatori di tutti gli
altri?”.
Per cui qui abbiamo Pilato
che manda ad uccidere: azione di uomo; qui abbiamo un avvenimento che noi
attribuiamo al caso, una torre che crolla non c'è l'uomo in mezzo, quindi:
“Credete che quelli che sono stati schiacciati nel crollo della torre è perché
fossero più peccatori degli altri? No, io vi dico, ma se non fate penitenza e
non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Ecco come vanno letti gli
avvenimenti, come vanno intesi, classificati i fatti che avvengono nella nostra
vita, che avvengono attorno a noi, perché tutto è lezione di Dio, tutto è opera
di Dio.
Ma l'opera di Dio avviene
non per farci conoscere gli uomini, non per farci ritenere che: “Se è
accaduto quello vuol dire che gli altri erano peccatori; a me non è accaduto
quindi io non sono peccatore”; è un errore gravissimo, perché molto
probabilmente quell’avvenimento li è accaduto perché tu sei peccatore; Dio l'ha
descritto davanti ai tuoi occhi per convertirti, perché sei tu che ti devi
convertire.
Ecco come vanno intesi,
classificati gli avvenimenti che avvengono attorno a noi: perché tutto è opera
di Dio.
Ma l'opera di Dio avviene
non per farci conoscere gli uomini, non per farci ritenere: “Se è accaduto
quello è perché gli altri sono peccatori; a me non è accaduto, quindi io non
sono peccatore”. È un errore gravissimo!
Perché molto probabilmente
quell’avvenimento è avvenuto perché tu sei un peccatore! Dio l'ha descritto
davanti ai tuoi occhi per convertirti: perché sei tu che ti devi convertire;
chi si deve convertire è sempre lo spettatore, non è mai l'attore.
L'attore è sempre una
figura che Dio adopera (e quindi possiamo dire che è una creatura innocente che
Dio adopera) per dare una lezione allo spettatore affinché lo spettatore faccia
penitenza, si converta e cambi.
Ecco per cui il Signore
dice: “Non giudicate”, perché tutti gli avvenimenti vanno sempre letti
in questa chiave: sono opera di Dio.
Dio non opera per farci
conoscere le creature, Dio opera per farci conoscere Se stesso; la conoscenza
di Dio avviene nel nostro cuore, nella nostra anima e questa conoscenza
richiede il superamento di noi stessi.
Quindi per entrare nella
luce, noi dobbiamo superare noi stessi; quindi Dio opera in mezzo a noi, ed è
tutto un lavoro di educazione che Egli fa, per portarci a questa vita eterna,
per farci entrare in questa vita.
Allora capiamo una cosa
molto importante, ed è questa: Dio non opera per giudicare ma Dio opera per
cambiarci; per questo non dobbiamo mai pensare, ed è un errore che facciamo
giudicando noi stessi, “Dio ci ama per quello che siamo”.
No, Dio non ci ama per
quello che siamo: Dio ci ama per quello che possiamo diventare.
Dio opera per cambiare noi;
quindi non dobbiamo mai dire: “Io ho il tale carattere” oppure “Io
non cambierò”.
È l'argomento di Nicodemo: “Un
uomo vecchio come può cambiare?”; con Dio tutto si può cambiare perché Dio
opera per cambiarci, per trasformarci.
Ecco per cui qui dice: “Dio
non opera per giudicare” perché ho detto che giudicando, ci classifica e ci
fa essere.
Dio non giudica ma opera
per farci essere diversi da quello che noi siamo; perché quando diciamo ad un
bambino: “Tu sei cattivo!”, noi lo facciamo diventare cattivo perché lo
facciamo essere, lo classifichiamo, quindi l'altro è; secondo il nostro
giudizio è questo.
“Tu sei un ladro” e
per questo tu dovrai essere ladro eternamente. Invece no!
Siccome siamo tutte creature
in divenire, quindi in cambiamento, dobbiamo accettare, quindi lasciarci
cambiare; ma dobbiamo anche accettare che gli altri cambino, cioè non dobbiamo
pretendere che gli altri siano come li vogliamo noi, dobbiamo accettare che gli
altri siano cambiati da Dio come dobbiamo accettare che Dio cambi noi stessi.
Noi siamo soggetti a questa
opera di trasformazione. Ho detto molte volte che noi non siamo fatti, noi
siamo invia di formazione; non dobbiamo fermarci ai posti di blocco, non
dobbiamo dire: “Io non cambierò”; no, con la grazia di Dio, con l'opera
di Dio, se Dio vuole; ma per far questo dobbiamo evitare di giudicare e
dobbiamo cercare di interpretare gli avvenimenti che Dio ci manda attorno, le
lezioni che Dio ci dà, dobbiamo sempre interpretarli come cambiamenti, come
sollecitazioni a cambiare qualche cosa di noi.
La nostra giornata sarà
valida anche se noi abbiamo fatto solo un piccolo passo nel cambiare noi per
avvicinarci alla luce divina, alla luce eterna. In caso diverso se noi
rifiutiamo scatta il giudizio.
Se noi rifiutiamo questo
cambiamento, questa luce che penetra in noi e che ci invita a superarci, a
cambiarci, noi siamo già giudicati; perché noi siamo già in questa situazione
qui.
Ho detto che si salva colui
che è in situazione di rischio; quindi se noi non accettiamo la salvezza, noi
siamo già nel pericolo, siamo già nella situazione di distacco.
Il giudizio sta nel fatto
che la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre.
Qui è il dramma di ogni
uomo; come può mai accadere che l'uomo preferisca le tenebre alla luce, mentre
diciamo che naturalmente si preferisce la luce; quindi c'è qualche cosa di non
naturale. Come se tra uno che mi desse un milione e uno che mi desse cento lire
io preferissi le cento lire al milione; c'è qualcosa di non naturale.
Come mai c'è questo
cambiamento di valori; come mai c'è questa preferenza verso quel che vale meno
rispetto a quello che vali di più?
Come mai tra le luce e le
tenebre l'uomo tende a preferire le tenebre alla luce?
E qui è Gesù stesso che ce
lo precisa, dice: “Perché le loro opere sono malvagie”.
Abbiamo detto molte volte
che noi diventiamo figli delle nostre opere.
Ecco quello che bilancia in
noi l'attrazione della luce fino a farci pendere verso le tenebre, fino a farci
scartare la luce: sono le nostre opere, e quello che procede dal nostro io.
Noi diventiamo figli di
quello che pensiamo, figli di quello che diciamo, figli di quello che facciamo.
Ecco il rischio grave in cui si trova l'uomo; perché l'uomo diventando figlio
di se stesso, si chiude in una conchiglia e non ne esce più perché diventa
figlio delle sue opere.
Per cui lui non riesce più
ad accettare la luce, perché la luce tende a trasformarlo, tende a superare
quello che lui ha detto, quello che lui ha pensato, quello che lui ha fatto.
E se l'uomo resta nel
pensiero del suo io, è dannato; è già giudicato perché ha rifiutato l'opera
della salvezza di Dio.
Pensieri tratti dalla conversazione:
Pinuccia:
Com’è possibile che l'uomo riconosca subito la luce se è immerso nelle tenebre?
“La luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno preferito le tenebre alla
luce”; questo presuppone che per fare questa scelta, la luce si presenti
all’uomo e che l'uomo lo riconosca come tale e che preferisca le tenebre alla
luce.
Luigi:
Certo, si perché la luce è opera di Dio. La Parola di Dio giunge anche nelle
tombe perché Dio ha la possibilità di far sentire la sua voce. Qui è
l'Onnipotenza divina, Dio è onnipotente. Cos’è questa onnipotenza? Che si fa
sentire ovunque, anche nell’inferno, perché il fuoco dell’inferno è costituito
da Dio, dalla Presenza di Dio.
Dio si fa sentire ovunque,
ci raggiunge ovunque, quindi la parola di Dio giunge anche nelle chiusure del
nostro io, si fa sentire…
Dio è più intimo a noi di
noi stessi, per cui anche quando noi abbiamo dei pensieri malvagi, Dio fa
sentire la sua voce anche nei nostri pensieri malvagi; perché la potenza di Dio
arriva anche alle estreme conseguenze della terra, arriva dovunque…
Ecco quindi la voce è come
la luce.
Pinuccia: E
la vediamo come la luce?
Luigi:
Si, al richiamo della voce vediamo la luce..
Pinuccia: “Alla
tua luce vediamo la luce”; se l'uomo è senza Dio, come fa a captare questo
richiamo?
Luigi:
La luce in quanto giunge all’uomo, arriva come luce; quindi l'uomo non è che
veda la verità, vede il richiamo alla verità. La parola di Dio è un richiamo,
il raggio di luce è richiamo al sole, non è il sole; l'uomo quindi si sente
ferito, si sente sfiorato da questo raggio di luce: non è detto che l'uomo vada
dietro al raggio di luce. Però il raggio di luce scuote l'uomo nel suo letto,
arriva, lo sveglia, lo richiama, l'uomo sente il richiamo. E tu dici: “Come
fa a sentire questo richiamo?” perché il raggio di luce è sempre un invito
a superare il nostro egoismo, il nostro orgoglio, il pensiero del nostro io; il
nostro io come centralità.
Ora noi certamente, come ho
già detto all’inizio, tutti quanti noi sappiamo di non essere Dio; il raggio di
luce ti raggiunge dicendoti: “Tu non sei Dio; quindi non farti Dio”.
Ora noi, senza rendercene
conto, viviamo nel pensiero del nostro io, noi ci facciamo Dio. Sarà di un
piccolo mondo, piccolo o grande che sia, ma noi ci facciamo centro; facendoci
centro noi ci facciamo Dio. noi non siamo Dio e questo noi lo sappiamo, la luce
arriva dicendoci: “Tu non sei Dio”; dicendoci: “Tu non sei Dio”
ci dice: “Tu non ti devi fare centro; non ti devi fare centro dei tuoi
pensieri, non ti devi fare centro delle creature, non ti devi fare centro dei
tuoi giudizi, non ti devi presentare in vetrina. Perché? perché tu non
sei Dio”. Vedi la luce che arriva? Se la luce non ci arrivasse, noi ci
illuderemmo di essere Dio, noi ci illuderemmo di essere in centro; invece il
raggio di luce arriva e ci dice: “No, tu non lo sei” e tutti quanti
siamo convinti di esserlo; anche perché basta girare pagina che siamo
schiaffati di fronte alla nostra miseria, di fronte alla nostra nullità, di
fronte alla nostra morte, al nostro niente. Quindi abbiamo la luce che arriva e
parla perché la luce di Dio è come una strada che arriva là dove noi siamo e
quindi parla il linguaggio comprensibile a noi per cui se io sono egoista la
luce parla nel mio egoismo e dice: “Tu non devi essere egoista perché tu non
sei il centro”. Ecco, se noi aderiamo, questa luce che arriva a noi e che
sconfessa la nostra centralità, ci mette in conflitto con le nostre opere. Le
opere fatte nel nostro io, avevano per centro il nostro io e sono le nostre
opere che pesano per cui io capisco che quello è la verità però non mi fa
comodo, ad esempio; oppure dovrei sconfessare quello che ho detto fino a ieri,
quello che ho fatto. Dovrei scombinare tutta la mia strada, tutte le mie opere,
tutta la mia vita: non mi conviene. È quello che bilancia il peso della luce.
Per cui ad un certo momento io mi sento incerto tra:
·
aderire alla luce,
·
o aderire alle mie opere.
Sul piano di giustizia, la
luce ha un potere immenso di attrazione, quindi la creatura semplice, quindi la
creatura bambina, non ha il peso delle sue opere perché non ha ancora detto niente
di sé. È naturalmente nell’attrazione della luce, non è la luce, ma è
naturalmente attratta dalla luce, non può far altro che seguire la luce. Quello
che ci impedisce di seguire la luce, è il peso delle nostre opere, e più
operiamo per noi, e più queste opere diventano una montagna che pesa
immensamente su di noi, e ci impedisce di seguire la luce.
Per cui la luce noi
continuiamo a vederla, anche se siamo schiacciati da una montagna, ma la
vediamo come un sogno bellissimo, lontanissimo, impossibile da raggiungere.
Anche se noi fossimo schiacciati da una montagna di nostre opere, che ci
tengono incatenati a raggiungere questa luce, noi non dobbiamo disperare,
perché con Dio tutto è possibile, perché Dio opera, perché Dio è onnipotente, e
opera per cambiarci.
Non dobbiamo dire: “Ma io
ho questo dietro di me questo peso immenso; non posso…”.
No, non devi mai dire con
Dio: “Io non posso cambiare” perché ho detto che la salvezza consiste nel
cambiare, non nel giudicare. Perché se Dio operasse dicendoti: “Guarda che tu
sei schiacciato da una montagna”, mi giudicherebbe e per me sarebbe finita.
No, invece Dio opera per
cambiarmi e se opera per cambiarmi, c'è la speranza.
Per cui noi dobbiamo
credere in Dio e non basta credere, noi dobbiamo avere la speranza del
cambiamento. Facendo leva sull’opera di Dio, perché indubbiamente io non mi
posso cambiare, ma se Dio mi aiuta, Dio mi farà cambiare.
Quindi mi devo appoggiare
sulla Parola di Dio, è la Parola di Dio la nostra speranza. Indubbiamente la
speranza è una conseguenza della fede, debbo credere alla Parola di Dio;
credendo aumenta la speranza, la speranza ci cambierà. Comunque questo è il
fatto: la luce arriva sempre all’uomo, perché Dio è onnipotente.
Cina:...........
Luigi:
L'ho detto; perché tutte le cose noi le dobbiamo accettare da Dio; non debbo
vedere nelle cose che ci assecondano: “Dio lo ha premiato” perché
succede anche questo, che quello che noi riteniamo che sia un bene, invece agli
occhi di Dio è un male. San Paolo stesso nella Bibbia dice che quando Dio
trascura una sua creatura, l'abbandona ai desideri del suo cuore. Cosa vuol
dire? Che le lascia fare tutto quello che vuole. Allora noi vedendo una
creatura che riesce a realizzare tutto quello che vuole, diciamo: “Guarda
come Dio la benedice!” e Lui invece la maledice. Per questo Gesù dice: “Non
giudicate; prendi la lezione per te”. Molte volte noi diciamo: “Questa è
una disgrazia”; magari dopo cinque anni diciamo: “Guarda che grazia che
è stata quella che io ritenevo fosse una disgrazia” perché noi non abbiamo
il metro per giudicare. Prima di tutto non possiamo e non possiamo nemmeno
giudicare dagli effetti; (noi diciamo dai frutti); “Gli è andata bene”, noi non
possiamo nemmeno giudicare. “Qui è riuscito; quindi Dio l'ha approvato”. No,
perché quello che è spettacolo per noi, è Dio che mi dà una lezione, è
spettacolo per noi; quindi non posso giudicare l'attore, l'attore è uno che
recita, non posso nemmeno giudicare Giuda, perché Giuda è un attore, è Dio che
me lo presenta per dare delle lezioni. Devo sempre cercare di trarre delle
lezioni personali, ma non giudicare la persona, nemmeno dai risultati, perché
Dio opera non per farci conoscere gli uomini, non per farci conoscere i buoni e
i cattivi; Dio opera per farci conoscere Se stesso, e allora noi da tutte le
cose dobbiamo prendere delle lezioni per conoscere maggiormente Dio.
Cina: E
allora devo stare muta di fronte a ogni cosa..
Luigi:
Stia muta! Ma sei convinta? A Dio non interessa quello che devi essere tu; qui
non interessi tu; qui interessa l'opera di Dio. È vero o non è vero che Dio
opera non per farci conoscere le creature ma opera per farci conoscere Se
stesso? È vero o non è vero? Sei sicura di questo? Allora in tutte le opere che
noi vediamo, dobbiamo non conoscere le creature, ma dobbiamo cercare di
conoscere Dio. Sei convinta di questo? Quindi non dobbiamo dire: “Questa
opera è avvenuta così …” perché in questo modo noi giudichiamo l'uomo. Ora,
noi possiamo giudicare sotto l'aspetto buono e sotto l'aspetto cattivo, ma
giudichiamo pur sempre! E quindi noi ci fermiamo alla creatura, mentre se Dio
opera, opera per farci conoscere Se stesso. Ci dice: “State attenti, non
giudicate secondo le apparenze, cercate il vero giudizio…” e cos’è questo
vero giudizio? È l'intenzione sua! Dio opera per farci conoscere Se stesso
perché vuole salvare tutti. Per cui dico: “Il tale è un santo” e domani
diventa un delinquente; oppure “Il tale è un delinquente” e domani
diventa un santo; perché Dio opera per salvare tutti. Quindi Dio non opera per
farmi conoscere l'uomo, non sono gli uomini che mi salvano. Dio opera per farmi
conoscere Lui. Quindi attraverso tutte le cose, noi dobbiamo cercare la lezione
che Dio mi vuol dare per rivelarmi Se stesso, per rivelarmi maggiormente la sua
intimità, la sua presenza, per farmi conoscere che Egli è, per cercare di
portarmi a questa vita eterna, a questa vita vera. Se invece io mi accontento
di un giudizio relativo alle creature, io mi fermo alla creatura, posso dare
due tipi di giudizi sbagliati nel pensiero del nostro io. giudicando nel
pensiero dell’io come punto fisso di riferimento per cui dico: “Io non sono
stato in questa situazione; io sono così” e tutte le cose le riferiamo
sempre al pensiero del nostro io, possiamo anche, ed è un maggior inganno, riferire
le cose di Dio. “Ma l'ha fatto perché il tale è un delinquente” non c'è
differenza tra il dire quello e dire: “Quella cosa gli è andata bene perché
è un santo” vedi che non c'è diversità? È sempre un giudizio. Ora, noi ci
fermiamo alle creature. Gesù dice: “Non dovete pensare che quei Giudei siano
stati uccisi nel Tempio da Pilato perché erano più peccatori degli altri. No,
ma questo io vi dico che è una lezione di Dio affinché capiate che vi dovete
convertire, perché se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”.
Quindi quella è recitazione, è lezione di Dio per cambiare l'uomo che assiste,
l'uomo che è spettatore, l'uomo che sono io. capisci che non c'è nessuna
diversità tra il dire: “La torre che è caduta e ne ha schiacciati diciotto ma
quei diciotto erano peccatori, non era una lezione per me” oppure dire: “Quel
tale ha guadagnato alla Sisal perché Dio l'ha benedetto”? Vedi che non c'è
nessuna diversità? Io mi fermo sempre alla creatura; giudico che sono dei
peccatori, Dio ha fatto bene, sono stati schiacciati dalla torre. Là dico che
gli è andata bene perché Dio è buono; non c'è nessuna diversità. Io do un
giudizio sulla creatura, mi fermo all’apparenza ed è sbagliato.
Cina:
Bisogna proprio cambiare il modo di ragionare.
Luigi:
Bisogna imparare a ragionare e sempre misurare; ora, quando si misura, è tutto
sempre relativo al metro che adoperiamo. Noi possiamo adoperare i metri nostri
o possiamo adoperare il metro di Dio. noi dobbiamo sempre adoperare il metro di
Dio. A volte si sente dire: “Cosa c'è di più sicuro che uno più uno è uguale a
due?”: è tutto relativo; perché ad esempio le macchine elettroniche funzionano
in base al sistema annuale per cui uno più uno è uguale a dieci e non è uguale
a due. Non c'è niente di assoluto, è tutto relativo al punto fisso di
riferimento. Se noi abbiamo come punto fisso di riferimento la scala dieci, noi
facciamo uno più uno uguale due e arriviamo fino a dieci; se noi abbiamo come
punto di riferimento soltanto l'un o, diciamo che uno più uno è uguale a dieci,
non è più uguale due. Quindi tutto è sempre relativo; sono misure. Anche il
giudizio è una misura. Tutto è relativo a quel punto fisso di riferimento che
noi usiamo per misurare. Ora Dio dice: “Non giudicate, il giudizio è mio”
quindi dobbiamo prendere come misura, come punto fisso di riferimento la verità
di Dio, il Pensiero di Dio, e qual è il Pensiero di Dio? Dio opera per cambiare
l'uomo, Dio vuole che tutti si salvino; salvare vuol dire cambiare. Cambiare
l'uomo: portarlo ad avere per centro quel punto fisso di riferimento: il
Pensiero di Dio; in modo che l'uomo possa imparare a convivere con Dio. La vita
eterna è convivere con Dio; noi siamo inseriti in questo processo educativo, in
questa scuola per cui a poco per volta si impara a convivere con Dio, non più a
vivere nel pensiero dell’io ma a vivere nel Pensiero di Dio, perché è Dio la
Verità , Dio è il Protagonista di tutto.
Giovanni:
Quando la creatura crede in Dio, tutte quelle cose sono già superate …
Luigi:
Però succede questo grave fatto, che noi molte volte diciamo di credere, ma lo
diciamo nominalmente; perché credere vuol dire muoversi verso Dio, vuol dire
mettere Dio al centro, vuol dire riferire tutto a Dio. noi tutti ci crediamo
cristiani, noi tutti crediamo di credere, ma lo diciamo nominalmente perché
credere vuol dire muoversi verso Dio, vuol dire mettere Dio al centro, vuol
dire riferire tutto a Dio. Noi tutti ci crediamo cristiani, noi tutti ci
crediamo di credere, ma da una cosa in su, cosa facciamo? Giudichiamo tutti.
Molte volte parliamo
d’amore e il nostro amore è soltanto una facciata; e così anche la fede è
soltanto una facciata, è soltanto una recitazione, perché la vera fede è
riferire tutto a Dio, non è mai fermarci alla creatura perché sappiamo che è
Dio il Protagonista. E quand’è che noi vediamo Dio protagonista? Noi vediamo
come protagonisti gli uomini, noi diciamo: “Viviamo in un mondo di
delinquenti”, non vediamo mica che è Dio che ci sta dando delle lezioni per
cambiarci, per cambiare ognuno di noi.
Angelo:
Però è anche giusto dire: “Oggi ho sbagliato ma domani farò meglio!”.
Luigi:
Ecco, però il giudizio che noi dobbiamo dare va sempre riferito a questa opera
di Dio che opera per cambiarci, non opera per giudicare. Dio chiude gli occhi
su quello che siamo, Egli opera per trasformarci. La luce, anche in senso
naturale, trasforma le cose (e questo è anche un segno), quindi noi non ci
trasformiamo da noi stessi, noi da noi stessi ci stabilizziamo, è la luce che
ci trasforma. Però l'importante è stare sempre aperti alla luce, fare la cura
del sole, cioè restare, aderire alla luce, non rifiutare la luce perché dico: “Altrimenti
ci rimetto… che figura ci faccio…!”. Di fronte alla richiesta della luce,
salta sempre fuori il sentimento della mia figura: “Ma io finora sono vissuto
così; poi gli altri cosa dicono; ho fatto sempre questo adesso vedono che
faccio diverso…”; è un posto di blocco e allora preferiamo le tenebre,
resto preso dall’io. Invece la luce è trasformante; quindi è come il raggio di
luce entra nella stanza e ti sollecita a saltare giù, vedi che già ti crea il
movimento? È movimento, è trasformazione, e questo è il segno dell’opera di
Dio.
Signora c'è stato un
pensiero che l'ha colpita?
Signora:
Si, un pensiero di speranza.
Luigi:
Siccome Dio è onnipotente e opera Lui per trasformarci, per cambiarci, siamo
solo noi che possiamo disperare e dire: “Ah, io no…”; no, noi non
dobbiamo mai dire questo, perché credere in Dio vuol proprio dire: “A Dio tutto
è possibile”, “Dio opera per cambiarmi”, quindi c'è la speranza.
Signora:
Allora dobbiamo sempre stare muti…
Luigi:
Ma il poter stare muti è una grazia, è un bene, non è che dobbiamo sempre
parlare…
Signora:
Lo so, però a volte viene spontaneo dire, come l'altro giorno, “Ringrazio il
Cielo che non mi sono fracassata!”; anche se si trattava di un
ringraziamento…
Luigi:
Tutte le opere di Dio le dobbiamo sempre prendere da Dio: “Poteva finire
così…” però mi dà ancora una speranza, perché sono tutte lezioni di Dio…
Signora: È
difficile …
Luigi:
No, non è facile… Gesù stesso dice che la strada è stretta e che con la
pazienza arriverete a possedere le anime vostre, cioè arriveremo ad avere
questo Pensiero di Dio in noi. Perché molte volte noi crediamo di essere
padroni dei nostri pensieri, di avere l'anima nelle nostre mani e invece noi
siamo in balia di tutti gli eventi, per cui noi apriamo il giornale e il
giornale ci domina; sentiamo una notizia e la notizia ci domina; incontriamo un
tale e la presenza del tale ci domina. Siamo in balia di tutti gli avvenimenti
della giornata; vedi che non abbiamo l'anima nelle mostre mani, non siamo
padroni dei nostri pensieri?
Dobbiamo arrivare a questo;
Gesù dice: “Con la pazienza arriverete a possedere le vostre anime…”; allora
è difficile, perché Dio è infinitamente superiore a noi. Noi partiamo dal
niente, siamo un niente e quindi è un beato sogno arrivare alla sua eternità,
ad essere sempre con Lui, ad imparare a vivere sempre nel suo pensiero. Eppure
è Lui che fa questo se noi ci lasciamo fare. L'importante è che anche noi ci
lasciamo fare, che ci mettiamo in questa situazione di accettazione, di
ascolto, di abbandono nelle sue mani, in modo che Lui faccia, non dobbiamo
irrigidirci. Il rischio delle tenebre che rifiutano la luce, è sempre quello:
“Io dico questo; perché poi cosa dicono gli altri? Perché altrimenti qui io ci
rimetto…”; noi non accettiamo di cambiare. Nicodemo che dice: “Come può
un uomo vecchio ritornare nel seno di sua madre? Cosa succede?”. Non può;
ecco, nel campo dei caratteri diciamo: “Ma io mi sono formato questo
carattere, ora non posso più cambiare!”. Ma guarda, mantieni la speranza,
con Dio puoi cambiare; non dobbiamo irrigidirci in quel senso. Dio opera per
cambiarci, Dio opera per portare la nostra mente a comprendere l'infinito, il
nostro cuore ad amare l'infinito, il nostro cuore ad amare all’infinito. Lui
opera per questo: “Affinché siate perfetti come perfetto è il Padre vostro
che è nei cieli; e siate figli…” perché si diventa figli così “Figli del
Padre vostro che è nei cieli”. Ma per diventare in questa dimensione, cioè
avere una mente capace di conoscere la Verità, di comprendere l'infinito, avere
il cuore capace di amare tutti, anche i nemici, perché in tutto c'è la mano di
Dio: ecco la trasformazione grande dell’uomo.
Ora, io dico: “Ma io non
riuscirò mai ad amare il mio nemico”, con Dio non escludere, arriverai
anche ad amare il tuo nemico, perché vedrai la sua presenza, la sua lezione, la
sua opera in tutto. Vedrai che Dio, magari, suscita quel nemico per correggere
un tuo difetto, per liberarti da una tua meschinità e allora tu vedrai che
quella povera creatura, Dio l'ha fatta diventare tua nemica, non per colpa sua,
direi, ma per colpa nostra, perché io ero meschino, avevo bisogno di quella
lezione. Avevo bisogno che mi bastonasse, e io dicevo che era nemico invece era
la mano di Dio. Perché se Dio mi mandasse tutti esseri che mi accarezzino,
succederebbe che io mi inorgoglirei, sprofonderei nel mio egoismo. È tutta
opera di Dio che opera personalmente perché Lui conosce le nostre situazioni, i
nostri difetti, le nostre capacità, le nostre meschinità e opera tutto attorno
a noi suscitandoci adesso quel conflitto. Non sempre bastona, perché se
bastonasse continuamente saremmo continuamente feriti; per cui ci manda anche
la consolazione, il conforto. Dio è un Maestro sublime, però dobbiamo lasciarci
fare, dobbiamo mantenerci aperti alla luce.
Cina:
Natale ha questo proposito, di mantenerci aperti a questa luce...
Luigi:
Ma la luce giunge a noi, i richiami suoi arrivano sempre, la luce arriva sempre
a noi. Non dipende da noi, anche se noi ci chiudessimo in una casa matta, in
una casa blindata, la luce arriva perché Dio è onnipotente. Arriva anche là
dove noi ci chiudiamo, sprofondassimo anche nel centro della terra, “Tu mi
raggiungi, tu mi conosci!”. Ecco, noi siamo conosciuti, quindi Dio la sua
luce la fa arrivare, l'importante è che noi non ci irrigidiamo nel rifiutare
perché qualche cosa brucia. Se io cambio bisogna lasciar bruciare quello che
deve bruciare. Perché con quell’azione ha incoraggiato me.
Pinuccia:
Non posso dire che Dio è buono verso quella creatura?
Luigi:
Teniamo sempre presente che la lezione che si presenta a noi ci viene da Dio e che
Dio opera per farci conoscere Se stesso; ma per conoscere Dio, noi dobbiamo,
attraverso le lezioni che giungono a noi, dobbiamo cercare quello che Dio ci
vuole significare di Sé.
Pinuccia:
Fai un esempio.
Luigi:
Non so fare un esempio, non lo capisci il linguaggio? Dio opera per far
conoscere a noi qualche cosa di Sé, comprendi? Se io mi metto a fare dei
disegnini, tu non devi giudicare i disegnini, tu devi capire cosa io voglio
significare con questi disegnini: perché nei disegnini la persona vuole manifestare
qualche cosa di sé, è un linguaggio.
Pinuccia:
Dio manifesta la sua sapienza, la sua bontà..
Luigi:
Soprattutto manifesta la sua presenza. Questi sono attributi, ma l'importante è
questo, Lui tende a farci scoprire, quindi a convincerci, farci individuare la
sua presenza in modo che noi lo possiamo pensare. Teniamo presente che il
termine al quale Dio tende è quello di insegnarci a convivere con la sua
presenza. Lui che è il Protagonista di tutto, perché Lui sarà il Protagonista
di tutto perché Lui è Dio. non è che nell’eternità noi saremmo Dio, ma noi
impareremo a vivere con Lui che è Dio. Dio cosa vuol dire? Colui che fa tutto e
che ha in Sé la ragione di tutto, per cui la ragione degli avvenimenti non è
nelle creature, non è nel nostro io, non è nella natura, ma la ragione di tutti
gli avvenimenti, è in Dio; perché è Dio il protagonista di tutto. Quindi
fintanto che noi non vediamo la ragione degli avvenimenti in Dio, i nostri
giudizi sono sbagliati. Come se giudicassi un avvenimento perché è il caso o è
quel tale che è fatto così, che è scombinato, ha il cervello così, la sua
natura si comporta così: e sono giudizi che diamo. Noi crediamo di capire, di
conoscere le cose e sbagliamo, come se dicessimo che è il caso che mi ha fatto
incontrare quel tale, quella tale persona, io do una ragione e scombino tutto
perché non intendo nella Verità. Fintanto che noi non vediamo le cose in Dio,
perché tutti gli avvenimenti in Dio perché Dio è Colui che ha in Sé la ragione
di tutto, della nostra esistenza, e dell’esistenza di tutto il resto è in Lui.
Fintanto che noi non vediamo in Lui la giustificazione, ecco perché è luce; la
luce è luce perché ha in sé la giustificazione, perché noi siamo tenebre,
perché non siamo luce, perché noi non abbiamo la giustificazione in noi stessi.
Infatti le ragioni che noi diciamo, non sono valide, non stanno su. Quando io
ti chiedo: “Perché fai questo?”, “Perché mi piace”, cosa vuol dire
questo? Vedi che non è giustificato? La cosa è giustificata in quanto la vedo
in Dio, quindi è luce in quanto è giustificata, e allora siamo salvati in
quella luce. Quindi fintanto che noi attribuiamo gli avvenimenti, non c'è
nessuna diversità, perché il tale è buono, perché il tale è cattivo. Noi
attribuiamo l'avvenimento ad una certa natura che non è Dio, il tale non è Dio,
per cui se schiaccio questo bottone, mi arriva questo; se schiaccio quel
bottone mi arriva l'altro: è sbagliato. Gli avvenimenti vanno cercati in Dio
perché Dio è la ragione di tutte le cose. Ora, Dio opera per rivelarci il suo
volto, per farci scoprire la sua presenza, in modo che lo possiamo pensare. Noi
possiamo pensare Dio in un modo lontanissimo, invece Dio opera per farci
conoscere questa sua intimità, questa sua presenza, perché Dio non lo vedremo
mai fuori di noi; Dio non è un altro da me per cui io sono qui e Lui è là
perché altrimenti io sarei fuori di Dio e Dio sarebbe fuori di me. Quindi Dio
non potrebbe essere Dio. Dio è Spirito quindi dobbiamo vederlo in Spirito;
quindi è un atto di coscienza, è un prendere coscienza della sua presenza. Dio
opera per rivelarci questo. Un giorno ci dirà: “Ero Io che parlavo con te”, ma
io non è che lo veda come vedo Angelo fuori di me, come colui che parla con me,
ma mi fa capire che non è fuori di me. Ora, Dio opera per rivelarci la sua
presenza, in modo che noi lo possiamo pensare, ascoltare, colloquiare, in modo
da creare questa intimità, in modo che ci sia questo scambio, in modo che noi
ci sentiamo pensati da Lui e nello stesso tempo noi pensiamo Lui. Ma come si fa
a pensare Dio? Ed è logica questa domanda, perché per pensare Dio noi dobbiamo
individuarlo, trovarlo, e questo trovare è tutta la conclusione di questa opera
di Dio che opera per farsi conoscere, per farsi pensare. Perché noi lo possiamo
pensare e ci sentiamo pensati, ecco li non ci sentiamo più soli, ci sentiamo
compresi perché ci sentiamo conosciuti. Lui opera per portarci a conoscerlo
come Lui ci conosce; è li che si instaura un dialogo per cui Lui parla e noi
parliamo con Lui. Ho reso?
Pinuccia:
In che cosa consiste la maledizione?
Luigi:
Sono tutte lezioni di Dio; quando Dio dice che nella sua ira Lui abbandona
l'anima a se stessa, lo fa ancora per salvare quell’anima, comprendi? Tocchi
con mano! Sono espressioni così…
Perché Dio opera sempre per
salvare; la maledizione è in quanto Dio abbandona la creatura a se stessa, ai
desideri del suo cuore. Quello che noi diciamo maledizione, è Dio che lascia la
creatura che faccia pure! Vuole quello? Se lo prenda! Tocchi con mano, perché
toccando con mano si renda conto…
Molte volte la creatura,
presa soltanto dal pensiero del suo io, quando desidera una cosa, è
ossessionata da quel desiderio e non capisce nessuna altra cosa proprio perché
c'è quel pensiero li. Allora bisogna che Dio ci faccia toccare con mano che ci
faccia raggiungere il nostro desiderio, che ci soddisfi. “Vuoi un chilo di
bignole? Prendile! Fai indigestione, e poi tocca con mano cosa vuol dire
prendere una indigestione”. In un primo tempo Dio ci dice: “Non mangiare
quello perché poi ti capita quello…”. Lui ci esorta con il venticello, per
cui prima manda la lezione per farci capire, ma purtroppo la creatura, nel suo
pensiero, si ossessiona, e nell’ossessione, non capisce più niente. È come la
creatura affamata: vai a parlarle di Dio, è affamata! Non c'è altro da fare che
darle il pane. Perché siamo in uno stato di ossessione, non si capisce altro!
Ora, la creatura si chiude li, in questo stato ossessivo. “Io domani non ho da
mangiare! Cosa faccio?”. Si chiude li, è li il terribile! Tu hai bel ragionare.
Pinuccia:
Allora sta a noi liberarla da questa ossessione.
Luigi:
Certo, l'amore del prossimo è sempre quello di cercare di liberarlo da tutti
gli stati ossessivi.
Pinuccia:
Dio opera per liberarci dai fatti ossessivi.
Luigi:
Certo, certo. E Dio opera, ci libera attraverso la concessione, concedendo
tutto; Dio concede addirittura Se stesso, fino a lasciarsi uccidere. Quindi
opera per concessioni successive. Ma man mano che si concede, dà sempre la
lezione, cerca di correggere per suscitare… per cui anche quando Lui abbandona
la creatura a se stessa, per cui noi diciamo: “Guarda come gli va bene”,
invece no! Gli va tanto male! Perché il Signore quando ama corregge,
interviene; per cui molte volte noi vediamo che nel benessere c'è una
benedizione di Dio, mentre il benessere è una maledizione di Dio, perché è Dio
che trascura e noi abbiamo bisogno di essere molto curati da Dio. Essere molto
curati da Dio vuol dire che Lui ci impedisce di seguire i nostri capricci, di
seguire quello che ci porta lontano e che ci risvegli e quello è il vero
valore!