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E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.

Gv 3 Vs 19


Titolo: Preferire le tenebre alla luce.


Argomenti: Il rischio dell’uomo di isolarsi nell’io – Schiavi del mondo esteriore – Vedere tutto in funzione dell’io – L’io vede i segni della Verità, non la Verità – Vedere la negatività e non la positività – Il passaggio obbligato del superamento dell’io – Dio non opera per far capire quello che l’uomo è (giudizio) ma opera per far capire all’uomo quello che Dio è (salvezza) – Dio non premia e non punisce – Il metro di giudizio – La torre di Siloe – Dio opera per farci conoscere Sè, non la creazione – Aderire alla Luce o alle mie opere – La salvezza consiste nel cambiare non nel giudicare -


6/Marzo/1977


 

Dall’esposizione di Luigi Bracco.

L'argomento di stasera è questo: versetto 19 “… e il giudizio è questo, la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie”.

Questa è la conseguenza dell’argomento che abbiamo trattato la settimana scorsa, cioè “Chi crede in Lui non è giudicato, ma chi non crede è già giudicato. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre…”

Questo è sempre riferito al discorso che Gesù fa a Nicodemo come conclusione di tutta quella conversazione notturna, dove Gesù è arrivato a dire che Dio ha mandato il Figlio suo nel mondo, non per condannare, non per giudicare il mondo, ma per salvare.

Ecco, dobbiamo sempre riferirci a questo punto che ci illumina tutto questo discorso conseguente.

Quando abbiamo parlato di questa opera di Dio, che non giudica, che non punisce, ma opera per salvare l'uomo, abbiamo riflettuto che si parla di salvezza in quanto c'è una situazione di rischio, una situazione di pericolo.

La situazione di rischio, di pericolo in cui si trova ogni uomo, che è quella di chiudersi nel suo io, di isolarsi nel suo io; il quale io poi ci proietta nel mondo esterno e ci rende schiavi delle cose esteriori.

Il rischio in cui si trova l'uomo è questo: cioè quello di vedere tutte le cose in funzione, cioè dal punto di vista del suo io, partendo dal suo io come assoluto e quindi questa visione delle cose, porta l'uomo all’esclusione della conoscenza della Verità perché la Verità non può essere conosciuta nel pensiero del nostro io, perché il nostro io non è la Verità.

Noi naturalmente non vediamo la Verità, se naturalmente noi vedessimo la Verità, saremmo la Verità; quindi noi naturalmente non siamo la Verità (e qui ci vuole poco per capirlo), è come se dicessimo che noi non siamo Dio, è evidentissimo, perché basta un minimo avvenimento, una minima creatura, per farci intendere che noi non siamo Dio.

Allora, se non siamo Dio non siamo la Verità, se non siamo la Verità, tutto quello che vediamo, naturalmente, nel pensiero del nostro io, non è la Verità.

Allora, che cos’è tutto quello che vediamo nel pensiero del nostro io?

Sono segni della Verità, ma non è la Verità.

Per cui noi naturalmente vediamo la negatività di Dio, non la positività di Dio; per cui l'universo è immerso nel silenzio di Dio, noi non sentiamo parlare Dio, sentiamo parlare le creature, ma le creature non sono Dio.

Quindi naturalmente parlano tutti, Dio non parla, tace; naturalmente sembra che tutti operino e Dio è assente; sembra naturalmente, nel pensiero del nostro io, che sia valido il denaro, che sia valido l'uomo, che siano valide le potenze della terra, che siano valide la ricchezza, il benessere, mentre Dio sembra continuamente sconfessato da tutte le opere del mondo.

Ecco, per questo noi vediamo la negatività; e non possiamo vederla la positività.

Per cui se noi cercassimo la positività al di fuori di noi, con la ricerca, attraverso i nostri sensi, con lo sperimentabile, noi ci condanniamo a non trovare mai la Verità, perché la Verità ci trascende.

Se la Verità ci trascende, richiede da noi il superamento di noi stessi: ecco il punto obbligato attraverso cui dobbiamo passare.

Attraverso la creazione Dio ci conduce a prendere coscienza che noi esistiamo; ma avendo preso coscienza della nostra esistenza, non dobbiamo fermarci a questo posto che può diventare un posto di blocco.

Non dobbiamo fermarci al pensiero di noi stessi: “Io sono”, dobbiamo superare noi stessi, e cercare presso Dio la luce di noi stessi e di tutto il nostro mondo.

Ecco per cui l'opera che Dio svolge attorno a noi è questa: siccome noi come arriviamo al pensiero del nostro io, tendiamo a vedere tutte le cose in funzione del pensiero del nostro io, di quello che noi facciamo, di quello che gli altri fanno, per cui noi siamo portati naturalmente a giudicare tutti gli altri in funzione del pensiero di noi stessi: “Io sono, quindi anche gli altri sono; io opero, quindi anche tutti gli altri operano” e noi ci fermiamo a conoscere tutta la nostra vita, tutto il nostro mondo, tutto in base a queste conoscenze.

Per cui è importantissimo per noi conoscere le creature, conoscere gli uomini, conoscere quello che fanno, quali sono i buoni, quali sono i cattivi, conoscere il pensiero di uno e il pensiero dell’altro, le azioni, la vita di uno, la vita dell’altro, cerchiamo di conoscere i segreti di tutti, perché siamo tutti fermi a questo posto di blocco che è il pensiero di noi stessi; e non trascendiamo invece la creazione, non trascendiamo la creatura, non trascendiamo gli uomini, per cercare presso Dio, perché in tutte le cose è Dio che interessa conoscere, non sono gli uomini che interessa conoscere.

Dio non opera in tutte le cose per farci conoscere gli uomini o per farci conoscere il mondo, o la terra, o le creature, o l'universo; Dio in tutte le cose opera per farci conoscere Se stesso perché la salvezza, la vita eterna è Lui e noi dobbiamo imparare a convivere con Lui, noi dobbiamo imparare a coesistere con Lui, Lui è Colui che vive, Lui è la luce, Lui è Colui che opera in tutto, Lui è il Protagonista di tutto.

Quindi quello che veramente importa non è conoscere gli altri, conoscere gli uomini, o nemmeno conoscere noi stessi, quello che veramente importa è conoscere Dio.

Ecco per cui il Signore non vuole che noi giudichiamo e non vuole nemmeno che noi ci giudichiamo perché Lui non giudica, Lui non opera per giudicare, Lui non opera per condannare, Lui non opera per giudicare; Lui opera per salvare, cioè Lui opera per convincerci a trascendere, a superare, ad andare oltre, al di là di questo pensiero al quale noi, generalmente per tutta la nostra vita, ci fermiamo; perché, come ho detto, come noi scopriamo il pensiero del nostro io, ci fermiamo a questo posto di blocco e non andiamo più avanti, e sostiamo tutta la vita li, ed è l'errore fondamentale perché questo ci può dannare, ci può portare alla rovina eterna in quanto ci impedisce di conoscere Dio: perché certamente, noi nel pensiero del nostro io non possiamo conoscere Dio.

Dio si conosce in Dio, la Verità si conosce dalla Verità, la luce si conosce dalla Luce e quindi soltanto superando la creazione …

La creazione è necessaria, come la nostra esistenza è necessaria, come anche il nostro io è necessario; sono tutti dati, sono tutti segni di Dio che sono necessari, ma sempre per convincerci…, come è necessaria la strada, come è necessaria la scala per entrare nell’appartamento, sono tutte cose necessarie, come è necessaria la parola per arrivare al pensiero; ma sono tutte cose attraverso le quali bisogna passare e non fermarci.

Bisogna capire il senso, il significato di tutta l'opera di Dio: tutta l'opera di Dio è una strada, tutta l'opera di Dio è un cammino, è una scala (la scala di Giacobbe che lui sogna, ed è tutto l'universo) attraverso la quale noi dobbiamo salire, attraverso la quale noi dobbiamo passare per arrivare …; per cui noi dobbiamo fermarci, dobbiamo cercare quindi di intendere.

Ora, Dio opera per condurci a questa meta, quindi opera per smuoverci da tutte queste situazioni di fermate in cui poi noi siamo portati a restare, in cui ci sediamo; ci fermiamo sui gradini della scala, ci fermiamo ai margini della strada e non andiamo più avanti e restiamo tutta la vita li.

Ora, quando si parla di giudizio … il giudizio è sempre una classificazione, il giudizio è misurare, il giudizio è un rapporto, è un rapportare.

Noi quando giudichiamo, raffrontiamo sempre qualche cosa ad un termine fisso e quindi i nostri giudizi sono sempre relativi a quel termine fisso che noi prendiamo; se noi vogliamo misurare questo tavolo e prendiamo un metro così, misuriamo che questo tavolo è tre quarti di metro, ma se noi lo misuriamo con un metro più corto, diciamo che è lungo dieci metri.

Quindi tutto è relativo al metro che noi adoperiamo per giudicare; Gesù stesso dice: “State attenti al metro che adoperate per giudicare, perché con il metro con il quale voi avrete misurato, sarete voi stessi misurati”.

Ora noi dobbiamo evitare di adoperare come metro di misura i nostri punti di vista, il punto di vista del mondo, il punto di vista degli uomini, il punto di vista del piacere o dell’utilità, della comodità, della ricerca della gloria; sono tutti punti di vista, quindi sono punti fissi di riferimento, in base ai quali noi, senza accorgercene, diamo delle valutazioni, quindi misuriamo, giudichiamo.

Il Signore che non opera per giudicare ma per salvare, vuole conseguentemente, che anche noi operiamo non per giudicare, ma per entrare in quel processo di salvezza per il quale Lui opera in tutte le cose.

Quindi Lui non giudica, ma vuole che anche noi non giudichiamo; quindi Lui non misura, perché non opera per far toccare con mano a noi quello che noi siamo, perché ho detto che giudicare vuol dire classificare, vuol dire: “Tu sei questo”.

Dio non opera per far capire all’uomo quello che l'uomo è; Dio opera per far capire all’uomo quello che Dio è.

Quindi Dio non opera per confermare l'uomo, quando noi giudichiamo; confermiamo che la tale cosa è così, la tale strada è lunga cinque chilometri, la definiamo: È così”. Il tale uomo è buono, lo definiamo: “È così”; quell’altro è un lestofante, lo definiamo: “È così”.

Dio non opera per definirci, perché ho detto che Dio opera per salvarci, quindi per portarci in un luogo diverso da quello in cui ci troviamo; quindi non per farci stare dove siamo, ma per portarci altrove e vuole che anche noi non giudichiamo in questi termini qui e quindi che non conosciamo gli altri e non conosciamo noi stessi.

Quindi se noi non dobbiamo conoscere gli altri e non dobbiamo giudicarli, come dobbiamo allora guardarli gli altri?

Allora a me sembra che qui dobbiamo fare un po’ di sosta in questo senso: che il giudicare molte volte, da parte nostra può, anche quando noi crediamo di non giudicare, assumere un aspetto che noi crediamo secondo Dio, buono.

Molte volte si sente dire: “Il tale è buono e Dio lo ha ricompensato”; noi non ci rendiamo mica conto ma questo è anche un giudizio. Perché noi possiamo giudicare raffrontando, ad esempio, partendo dal punto di vista del nostro io assoluto, per cui giudichiamo gli altri in base a: “Io sono perfetto, e tutti gli altri sono difettosi…”, quindi avendo sempre il nostro io come punto fisso di riferimento, partendo dal nostro io come se fosse perfetto, come se fosse assoluto. Ma noi possiamo anche giudicare gli altri, in base ad un altro principio, ed è questo che noi generalmente facciamo, in base cioè ai risultati. Cioè noi diciamo: “Quello ha avuto un risultato buono, quindi è buono; quello ha avuto una disgrazia, se lo è meritato quindi deve essere cattivo”; cioè giudicare gli uomini in base a quegli avvenimenti per cui dico…

Molte volte noi riteniamo di essere secondo Dio perché noi attribuiamo gli avvenimenti a Dio, e diciamo: “Guarda, Dio lo ha premiato”, oppure: “Dio lo ha castigato”; ecco bastano questi due termini qui: “Dio lo ha premiato o Dio lo ha castigato” per farci capire che noi stiamo giudicando e che il giudizio è cattivo. Ora il giudizio è cattivo anche quando diciamo: “Dio lo ha premiato” perché è sempre un giudizio che noi facciamo. Per cui senza accorgercene noi entriamo in quella mentalità ebraica per cui il popolo di Israele è il popolo gradito al Signore e allora il Signore sovrabbonda di beni per cui se io sono ricco o sto bene è perché io sono buono. Quindi è Dio che mi manda la ricchezza, è Dio che mi premia perché io sono buono; è Dio che mi fa andare bene gli avvenimenti perché io sono buono e così classifichiamo anche gli altri e senza accorgercene entriamo in quella mentalità di attribuire a seconda, ed è li che noi sbagliamo, di attribuire la natura dell’uomo o la classificazione dell’uomo, in base agli avvenimenti.

E qui stavo meditando proprio oggi sul Vangelo di domenica prossima, dove il Signore fa meditare su quell’episodio di Pilato che fa uccidere dei Galilei nel Tempio; e quando gli portano quella notizia il Signore dice: “Pensate forse che quei Galilei fossero più peccatori di tutti gli altri Galilei di Gerusalemme? Se è successo loro questo? No!”.

Noi saremmo portati in base a questa classifica a dire: “Se è successo questo…” riferendo al pensiero del nostro io, “io non mi sono messo in quei pasticci quindi ne sono fuori”; oppure posso dire: “Riferisco la cosa a Dio”, ma riferendo la cosa a Dio diciamo: “Dio li ha puniti perché erano malvagi, non erano degni, quindi ha trovato il modo di muovere degli uomini per mandare quella punizione” e anche questo è un giudizio sbagliato.

Il giudizio vero è quello che ci insegna Gesù a fare: “Non crediate che quelli fossero più peccatori, quindi non ritenete che quella sia una punizione. Ma io vi dico: se non fate penitenza, e non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

Qui Gesù, il Maestro di vita, qui abbiamo il Verbo di Dio che parla, ci dà la lezione per interpretare tutti gli avvenimenti; in quello stesso parlare Gesù richiama anche quell’avvenimento quando la torre che era caduta a Siloe, nei pressi di Gerusalemme, e dice: “Credete forse che quei diciotto che sono rimasti uccisi sotto la torre che è crollata a Siloe, fossero più peccatori di tutti gli altri?”.

Per cui qui abbiamo Pilato che manda ad uccidere: azione di uomo; qui abbiamo un avvenimento che noi attribuiamo al caso, una torre che crolla non c'è l'uomo in mezzo, quindi: “Credete che quelli che sono stati schiacciati nel crollo della torre è perché fossero più peccatori degli altri? No, io vi dico, ma se non fate penitenza e non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Ecco come vanno letti gli avvenimenti, come vanno intesi, classificati i fatti che avvengono nella nostra vita, che avvengono attorno a noi, perché tutto è lezione di Dio, tutto è opera di Dio.

Ma l'opera di Dio avviene non per farci conoscere gli uomini, non per farci ritenere che: “Se è accaduto quello vuol dire che gli altri erano peccatori; a me non è accaduto quindi io non sono peccatore”; è un errore gravissimo, perché molto probabilmente quell’avvenimento li è accaduto perché tu sei peccatore; Dio l'ha descritto davanti ai tuoi occhi per convertirti, perché sei tu che ti devi convertire.

Ecco come vanno intesi, classificati gli avvenimenti che avvengono attorno a noi: perché tutto è opera di Dio.

Ma l'opera di Dio avviene non per farci conoscere gli uomini, non per farci ritenere: “Se è accaduto quello è perché gli altri sono peccatori; a me non è accaduto, quindi io non sono peccatore”. È un errore gravissimo!

Perché molto probabilmente quell’avvenimento è avvenuto perché tu sei un peccatore! Dio l'ha descritto davanti ai tuoi occhi per convertirti: perché sei tu che ti devi convertire; chi si deve convertire è sempre lo spettatore, non è mai l'attore.

L'attore è sempre una figura che Dio adopera (e quindi possiamo dire che è una creatura innocente che Dio adopera) per dare una lezione allo spettatore affinché lo spettatore faccia penitenza, si converta e cambi.

Ecco per cui il Signore dice: “Non giudicate”, perché tutti gli avvenimenti vanno sempre letti in questa chiave: sono opera di Dio.

Dio non opera per farci conoscere le creature, Dio opera per farci conoscere Se stesso; la conoscenza di Dio avviene nel nostro cuore, nella nostra anima e questa conoscenza richiede il superamento di noi stessi.

Quindi per entrare nella luce, noi dobbiamo superare noi stessi; quindi Dio opera in mezzo a noi, ed è tutto un lavoro di educazione che Egli fa, per portarci a questa vita eterna, per farci entrare in questa vita.

Allora capiamo una cosa molto importante, ed è questa: Dio non opera per giudicare ma Dio opera per cambiarci; per questo non dobbiamo mai pensare, ed è un errore che facciamo giudicando noi stessi, “Dio ci ama per quello che siamo”.

No, Dio non ci ama per quello che siamo: Dio ci ama per quello che possiamo diventare.

Dio opera per cambiare noi; quindi non dobbiamo mai dire: “Io ho il tale carattere” oppure “Io non cambierò”.

È l'argomento di Nicodemo: “Un uomo vecchio come può cambiare?”; con Dio tutto si può cambiare perché Dio opera per cambiarci, per trasformarci.

Ecco per cui qui dice: “Dio non opera per giudicare” perché ho detto che giudicando, ci classifica e ci fa essere.

Dio non giudica ma opera per farci essere diversi da quello che noi siamo; perché quando diciamo ad un bambino: “Tu sei cattivo!”, noi lo facciamo diventare cattivo perché lo facciamo essere, lo classifichiamo, quindi l'altro è; secondo il nostro giudizio è questo.

Tu sei un ladro” e per questo tu dovrai essere ladro eternamente. Invece no!

Siccome siamo tutte creature in divenire, quindi in cambiamento, dobbiamo accettare, quindi lasciarci cambiare; ma dobbiamo anche accettare che gli altri cambino, cioè non dobbiamo pretendere che gli altri siano come li vogliamo noi, dobbiamo accettare che gli altri siano cambiati da Dio come dobbiamo accettare che Dio cambi noi stessi.

Noi siamo soggetti a questa opera di trasformazione. Ho detto molte volte che noi non siamo fatti, noi siamo invia di formazione; non dobbiamo fermarci ai posti di blocco, non dobbiamo dire: “Io non cambierò”; no, con la grazia di Dio, con l'opera di Dio, se Dio vuole; ma per far questo dobbiamo evitare di giudicare e dobbiamo cercare di interpretare gli avvenimenti che Dio ci manda attorno, le lezioni che Dio ci dà, dobbiamo sempre interpretarli come cambiamenti, come sollecitazioni a cambiare qualche cosa di noi.

La nostra giornata sarà valida anche se noi abbiamo fatto solo un piccolo passo nel cambiare noi per avvicinarci alla luce divina, alla luce eterna. In caso diverso se noi rifiutiamo scatta il giudizio.

Se noi rifiutiamo questo cambiamento, questa luce che penetra in noi e che ci invita a superarci, a cambiarci, noi siamo già giudicati; perché noi siamo già in questa situazione qui.

Ho detto che si salva colui che è in situazione di rischio; quindi se noi non accettiamo la salvezza, noi siamo già nel pericolo, siamo già nella situazione di distacco.

Il giudizio sta nel fatto che la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre.

Qui è il dramma di ogni uomo; come può mai accadere che l'uomo preferisca le tenebre alla luce, mentre diciamo che naturalmente si preferisce la luce; quindi c'è qualche cosa di non naturale. Come se tra uno che mi desse un milione e uno che mi desse cento lire io preferissi le cento lire al milione; c'è qualcosa di non naturale.

Come mai c'è questo cambiamento di valori; come mai c'è questa preferenza verso quel che vale meno rispetto a quello che vali di più?

Come mai tra le luce e le tenebre l'uomo tende a preferire le tenebre alla luce?

E qui è Gesù stesso che ce lo precisa, dice: “Perché le loro opere sono malvagie”.

Abbiamo detto molte volte che noi diventiamo figli delle nostre opere.

Ecco quello che bilancia in noi l'attrazione della luce fino a farci pendere verso le tenebre, fino a farci scartare la luce: sono le nostre opere, e quello che procede dal nostro io.

Noi diventiamo figli di quello che pensiamo, figli di quello che diciamo, figli di quello che facciamo. Ecco il rischio grave in cui si trova l'uomo; perché l'uomo diventando figlio di se stesso, si chiude in una conchiglia e non ne esce più perché diventa figlio delle sue opere.

Per cui lui non riesce più ad accettare la luce, perché la luce tende a trasformarlo, tende a superare quello che lui ha detto, quello che lui ha pensato, quello che lui ha fatto.

E se l'uomo resta nel pensiero del suo io, è dannato; è già giudicato perché ha rifiutato l'opera della salvezza di Dio.

Pensieri tratti dalla conversazione:

Pinuccia: Com’è possibile che l'uomo riconosca subito la luce se è immerso nelle tenebre? “La luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce”; questo presuppone che per fare questa scelta, la luce si presenti all’uomo e che l'uomo lo riconosca come tale e che preferisca le tenebre alla luce.

Luigi: Certo, si perché la luce è opera di Dio. La Parola di Dio giunge anche nelle tombe perché Dio ha la possibilità di far sentire la sua voce. Qui è l'Onnipotenza divina, Dio è onnipotente. Cos’è questa onnipotenza? Che si fa sentire ovunque, anche nell’inferno, perché il fuoco dell’inferno è costituito da Dio, dalla Presenza di Dio.

Dio si fa sentire ovunque, ci raggiunge ovunque, quindi la parola di Dio giunge anche nelle chiusure del nostro io, si fa sentire…

Dio è più intimo a noi di noi stessi, per cui anche quando noi abbiamo dei pensieri malvagi, Dio fa sentire la sua voce anche nei nostri pensieri malvagi; perché la potenza di Dio arriva anche alle estreme conseguenze della terra, arriva dovunque…

Ecco quindi la voce è come la luce.

Pinuccia: E la vediamo come la luce?

Luigi: Si, al richiamo della voce vediamo la luce..

Pinuccia: “Alla tua luce vediamo la luce”; se l'uomo è senza Dio, come fa a captare questo richiamo?

Luigi: La luce in quanto giunge all’uomo, arriva come luce; quindi l'uomo non è che veda la verità, vede il richiamo alla verità. La parola di Dio è un richiamo, il raggio di luce è richiamo al sole, non è il sole; l'uomo quindi si sente ferito, si sente sfiorato da questo raggio di luce: non è detto che l'uomo vada dietro al raggio di luce. Però il raggio di luce scuote l'uomo nel suo letto, arriva, lo sveglia, lo richiama, l'uomo sente il richiamo. E tu dici: “Come fa a sentire questo richiamo?” perché il raggio di luce è sempre un invito a superare il nostro egoismo, il nostro orgoglio, il pensiero del nostro io; il nostro io come centralità.

Ora noi certamente, come ho già detto all’inizio, tutti quanti noi sappiamo di non essere Dio; il raggio di luce ti raggiunge dicendoti: “Tu non sei Dio; quindi non farti Dio”.

Ora noi, senza rendercene conto, viviamo nel pensiero del nostro io, noi ci facciamo Dio. Sarà di un piccolo mondo, piccolo o grande che sia, ma noi ci facciamo centro; facendoci centro noi ci facciamo Dio. noi non siamo Dio e questo noi lo sappiamo, la luce arriva dicendoci: “Tu non sei Dio”; dicendoci: “Tu non sei Dio” ci dice: “Tu non ti devi fare centro; non ti devi fare centro dei tuoi pensieri, non ti devi fare centro delle creature, non ti devi fare centro dei tuoi giudizi, non ti devi presentare in vetrina. Perché? perché tu non sei Dio”. Vedi la luce che arriva? Se la luce non ci arrivasse, noi ci illuderemmo di essere Dio, noi ci illuderemmo di essere in centro; invece il raggio di luce arriva e ci dice: “No, tu non lo sei” e tutti quanti siamo convinti di esserlo; anche perché basta girare pagina che siamo schiaffati di fronte alla nostra miseria, di fronte alla nostra nullità, di fronte alla nostra morte, al nostro niente. Quindi abbiamo la luce che arriva e parla perché la luce di Dio è come una strada che arriva là dove noi siamo e quindi parla il linguaggio comprensibile a noi per cui se io sono egoista la luce parla nel mio egoismo e dice: “Tu non devi essere egoista perché tu non sei il centro”. Ecco, se noi aderiamo, questa luce che arriva a noi e che sconfessa la nostra centralità, ci mette in conflitto con le nostre opere. Le opere fatte nel nostro io, avevano per centro il nostro io e sono le nostre opere che pesano per cui io capisco che quello è la verità però non mi fa comodo, ad esempio; oppure dovrei sconfessare quello che ho detto fino a ieri, quello che ho fatto. Dovrei scombinare tutta la mia strada, tutte le mie opere, tutta la mia vita: non mi conviene. È quello che bilancia il peso della luce. Per cui ad un certo momento io mi sento incerto tra:

·         aderire alla luce,

·         o aderire alle mie opere.

Sul piano di giustizia, la luce ha un potere immenso di attrazione, quindi la creatura semplice, quindi la creatura bambina, non ha il peso delle sue opere perché non ha ancora detto niente di sé. È naturalmente nell’attrazione della luce, non è la luce, ma è naturalmente attratta dalla luce, non può far altro che seguire la luce. Quello che ci impedisce di seguire la luce, è il peso delle nostre opere, e più operiamo per noi, e più queste opere diventano una montagna che pesa immensamente su di noi, e ci impedisce di seguire la luce.

Per cui la luce noi continuiamo a vederla, anche se siamo schiacciati da una montagna, ma la vediamo come un sogno bellissimo, lontanissimo, impossibile da raggiungere. Anche se noi fossimo schiacciati da una montagna di nostre opere, che ci tengono incatenati a raggiungere questa luce, noi non dobbiamo disperare, perché con Dio tutto è possibile, perché Dio opera, perché Dio è onnipotente, e opera per cambiarci.

Non dobbiamo dire: “Ma io ho questo dietro di me questo peso immenso; non posso…”.

No, non devi mai dire con Dio: “Io non posso cambiare” perché ho detto che la salvezza consiste nel cambiare, non nel giudicare. Perché se Dio operasse dicendoti: “Guarda che tu sei schiacciato da una montagna”, mi giudicherebbe e per me sarebbe finita.

No, invece Dio opera per cambiarmi e se opera per cambiarmi, c'è la speranza.

Per cui noi dobbiamo credere in Dio e non basta credere, noi dobbiamo avere la speranza del cambiamento. Facendo leva sull’opera di Dio, perché indubbiamente io non mi posso cambiare, ma se Dio mi aiuta, Dio mi farà cambiare.

Quindi mi devo appoggiare sulla Parola di Dio, è la Parola di Dio la nostra speranza. Indubbiamente la speranza è una conseguenza della fede, debbo credere alla Parola di Dio; credendo aumenta la speranza, la speranza ci cambierà. Comunque questo è il fatto: la luce arriva sempre all’uomo, perché Dio è onnipotente.

Cina:...........

Luigi: L'ho detto; perché tutte le cose noi le dobbiamo accettare da Dio; non debbo vedere nelle cose che ci assecondano: “Dio lo ha premiato” perché succede anche questo, che quello che noi riteniamo che sia un bene, invece agli occhi di Dio è un male. San Paolo stesso nella Bibbia dice che quando Dio trascura una sua creatura, l'abbandona ai desideri del suo cuore. Cosa vuol dire? Che le lascia fare tutto quello che vuole. Allora noi vedendo una creatura che riesce a realizzare tutto quello che vuole, diciamo: “Guarda come Dio la benedice!” e Lui invece la maledice. Per questo Gesù dice: “Non giudicate; prendi la lezione per te”. Molte volte noi diciamo: “Questa è una disgrazia”; magari dopo cinque anni diciamo: “Guarda che grazia che è stata quella che io ritenevo fosse una disgrazia” perché noi non abbiamo il metro per giudicare. Prima di tutto non possiamo e non possiamo nemmeno giudicare dagli effetti; (noi diciamo dai frutti); “Gli è andata bene”, noi non possiamo nemmeno giudicare. “Qui è riuscito; quindi Dio l'ha approvato”. No, perché quello che è spettacolo per noi, è Dio che mi dà una lezione, è spettacolo per noi; quindi non posso giudicare l'attore, l'attore è uno che recita, non posso nemmeno giudicare Giuda, perché Giuda è un attore, è Dio che me lo presenta per dare delle lezioni. Devo sempre cercare di trarre delle lezioni personali, ma non giudicare la persona, nemmeno dai risultati, perché Dio opera non per farci conoscere gli uomini, non per farci conoscere i buoni e i cattivi; Dio opera per farci conoscere Se stesso, e allora noi da tutte le cose dobbiamo prendere delle lezioni per conoscere maggiormente Dio.

Cina: E allora devo stare muta di fronte a ogni cosa..

Luigi: Stia muta! Ma sei convinta? A Dio non interessa quello che devi essere tu; qui non interessi tu; qui interessa l'opera di Dio. È vero o non è vero che Dio opera non per farci conoscere le creature ma opera per farci conoscere Se stesso? È vero o non è vero? Sei sicura di questo? Allora in tutte le opere che noi vediamo, dobbiamo non conoscere le creature, ma dobbiamo cercare di conoscere Dio. Sei convinta di questo? Quindi non dobbiamo dire: “Questa opera è avvenuta così …” perché in questo modo noi giudichiamo l'uomo. Ora, noi possiamo giudicare sotto l'aspetto buono e sotto l'aspetto cattivo, ma giudichiamo pur sempre! E quindi noi ci fermiamo alla creatura, mentre se Dio opera, opera per farci conoscere Se stesso. Ci dice: “State attenti, non giudicate secondo le apparenze, cercate il vero giudizio…” e cos’è questo vero giudizio? È l'intenzione sua! Dio opera per farci conoscere Se stesso perché vuole salvare tutti. Per cui dico: “Il tale è un santo” e domani diventa un delinquente; oppure “Il tale è un delinquente” e domani diventa un santo; perché Dio opera per salvare tutti. Quindi Dio non opera per farmi conoscere l'uomo, non sono gli uomini che mi salvano. Dio opera per farmi conoscere Lui. Quindi attraverso tutte le cose, noi dobbiamo cercare la lezione che Dio mi vuol dare per rivelarmi Se stesso, per rivelarmi maggiormente la sua intimità, la sua presenza, per farmi conoscere che Egli è, per cercare di portarmi a questa vita eterna, a questa vita vera. Se invece io mi accontento di un giudizio relativo alle creature, io mi fermo alla creatura, posso dare due tipi di giudizi sbagliati nel pensiero del nostro io. giudicando nel pensiero dell’io come punto fisso di riferimento per cui dico: “Io non sono stato in questa situazione; io sono così” e tutte le cose le riferiamo sempre al pensiero del nostro io, possiamo anche, ed è un maggior inganno, riferire le cose di Dio. “Ma l'ha fatto perché il tale è un delinquente” non c'è differenza tra il dire quello e dire: “Quella cosa gli è andata bene perché è un santo” vedi che non c'è diversità? È sempre un giudizio. Ora, noi ci fermiamo alle creature. Gesù dice: “Non dovete pensare che quei Giudei siano stati uccisi nel Tempio da Pilato perché erano più peccatori degli altri. No, ma questo io vi dico che è una lezione di Dio affinché capiate che vi dovete convertire, perché se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Quindi quella è recitazione, è lezione di Dio per cambiare l'uomo che assiste, l'uomo che è spettatore, l'uomo che sono io. capisci che non c'è nessuna diversità tra il dire: “La torre che è caduta e ne ha schiacciati diciotto ma quei diciotto erano peccatori, non era una lezione per me” oppure dire: “Quel tale ha guadagnato alla Sisal perché Dio l'ha benedetto”? Vedi che non c'è nessuna diversità? Io mi fermo sempre alla creatura; giudico che sono dei peccatori, Dio ha fatto bene, sono stati schiacciati dalla torre. Là dico che gli è andata bene perché Dio è buono; non c'è nessuna diversità. Io do un giudizio sulla creatura, mi fermo all’apparenza ed è sbagliato.

Cina: Bisogna proprio cambiare il modo di ragionare.

Luigi: Bisogna imparare a ragionare e sempre misurare; ora, quando si misura, è tutto sempre relativo al metro che adoperiamo. Noi possiamo adoperare i metri nostri o possiamo adoperare il metro di Dio. noi dobbiamo sempre adoperare il metro di Dio. A volte si sente dire: “Cosa c'è di più sicuro che uno più uno è uguale a due?”: è tutto relativo; perché ad esempio le macchine elettroniche funzionano in base al sistema annuale per cui uno più uno è uguale a dieci e non è uguale a due. Non c'è niente di assoluto, è tutto relativo al punto fisso di riferimento. Se noi abbiamo come punto fisso di riferimento la scala dieci, noi facciamo uno più uno uguale due e arriviamo fino a dieci; se noi abbiamo come punto di riferimento soltanto l'un o, diciamo che uno più uno è uguale a dieci, non è più uguale due. Quindi tutto è sempre relativo; sono misure. Anche il giudizio è una misura. Tutto è relativo a quel punto fisso di riferimento che noi usiamo per misurare. Ora Dio dice: “Non giudicate, il giudizio è mio” quindi dobbiamo prendere come misura, come punto fisso di riferimento la verità di Dio, il Pensiero di Dio, e qual è il Pensiero di Dio? Dio opera per cambiare l'uomo, Dio vuole che tutti si salvino; salvare vuol dire cambiare. Cambiare l'uomo: portarlo ad avere per centro quel punto fisso di riferimento: il Pensiero di Dio; in modo che l'uomo possa imparare a convivere con Dio. La vita eterna è convivere con Dio; noi siamo inseriti in questo processo educativo, in questa scuola per cui a poco per volta si impara a convivere con Dio, non più a vivere nel pensiero dell’io ma a vivere nel Pensiero di Dio, perché è Dio la Verità , Dio è il Protagonista di tutto.

Giovanni: Quando la creatura crede in Dio, tutte quelle cose sono già superate …

Luigi: Però succede questo grave fatto, che noi molte volte diciamo di credere, ma lo diciamo nominalmente; perché credere vuol dire muoversi verso Dio, vuol dire mettere Dio al centro, vuol dire riferire tutto a Dio. noi tutti ci crediamo cristiani, noi tutti crediamo di credere, ma lo diciamo nominalmente perché credere vuol dire muoversi verso Dio, vuol dire mettere Dio al centro, vuol dire riferire tutto a Dio. Noi tutti ci crediamo cristiani, noi tutti ci crediamo di credere, ma da una cosa in su, cosa facciamo? Giudichiamo tutti.

Molte volte parliamo d’amore e il nostro amore è soltanto una facciata; e così anche la fede è soltanto una facciata, è soltanto una recitazione, perché la vera fede è riferire tutto a Dio, non è mai fermarci alla creatura perché sappiamo che è Dio il Protagonista. E quand’è che noi vediamo Dio protagonista? Noi vediamo come protagonisti gli uomini, noi diciamo: “Viviamo in un mondo di delinquenti”, non vediamo mica che è Dio che ci sta dando delle lezioni per cambiarci, per cambiare ognuno di noi.

Angelo: Però è anche giusto dire: “Oggi ho sbagliato ma domani farò meglio!”.

Luigi: Ecco, però il giudizio che noi dobbiamo dare va sempre riferito a questa opera di Dio che opera per cambiarci, non opera per giudicare. Dio chiude gli occhi su quello che siamo, Egli opera per trasformarci. La luce, anche in senso naturale, trasforma le cose (e questo è anche un segno), quindi noi non ci trasformiamo da noi stessi, noi da noi stessi ci stabilizziamo, è la luce che ci trasforma. Però l'importante è stare sempre aperti alla luce, fare la cura del sole, cioè restare, aderire alla luce, non rifiutare la luce perché dico: “Altrimenti ci rimetto… che figura ci faccio…!”. Di fronte alla richiesta della luce, salta sempre fuori il sentimento della mia figura: “Ma io finora sono vissuto così; poi gli altri cosa dicono; ho fatto sempre questo adesso vedono che faccio diverso…”; è un posto di blocco e allora preferiamo le tenebre, resto preso dall’io. Invece la luce è trasformante; quindi è come il raggio di luce entra nella stanza e ti sollecita a saltare giù, vedi che già ti crea il movimento? È movimento, è trasformazione, e questo è il segno dell’opera di Dio.

Signora c'è stato un pensiero che l'ha colpita?

Signora: Si, un pensiero di speranza.

Luigi: Siccome Dio è onnipotente e opera Lui per trasformarci, per cambiarci, siamo solo noi che possiamo disperare e dire: “Ah, io no…”; no, noi non dobbiamo mai dire questo, perché credere in Dio vuol proprio dire: “A Dio tutto è possibile”, “Dio opera per cambiarmi”, quindi c'è la speranza.

Signora: Allora dobbiamo sempre stare muti…

Luigi: Ma il poter stare muti è una grazia, è un bene, non è che dobbiamo sempre parlare…

Signora: Lo so, però a volte viene spontaneo dire, come l'altro giorno, “Ringrazio il Cielo che non mi sono fracassata!”; anche se si trattava di un ringraziamento…

Luigi: Tutte le opere di Dio le dobbiamo sempre prendere da Dio: “Poteva finire così…” però mi dà ancora una speranza, perché sono tutte lezioni di Dio…

Signora: È difficile …

Luigi: No, non è facile… Gesù stesso dice che la strada è stretta e che con la pazienza arriverete a possedere le anime vostre, cioè arriveremo ad avere questo Pensiero di Dio in noi. Perché molte volte noi crediamo di essere padroni dei nostri pensieri, di avere l'anima nelle nostre mani e invece noi siamo in balia di tutti gli eventi, per cui noi apriamo il giornale e il giornale ci domina; sentiamo una notizia e la notizia ci domina; incontriamo un tale e la presenza del tale ci domina. Siamo in balia di tutti gli avvenimenti della giornata; vedi che non abbiamo l'anima nelle mostre mani, non siamo padroni dei nostri pensieri?

Dobbiamo arrivare a questo; Gesù dice: “Con la pazienza arriverete a possedere le vostre anime…”; allora è difficile, perché Dio è infinitamente superiore a noi. Noi partiamo dal niente, siamo un niente e quindi è un beato sogno arrivare alla sua eternità, ad essere sempre con Lui, ad imparare a vivere sempre nel suo pensiero. Eppure è Lui che fa questo se noi ci lasciamo fare. L'importante è che anche noi ci lasciamo fare, che ci mettiamo in questa situazione di accettazione, di ascolto, di abbandono nelle sue mani, in modo che Lui faccia, non dobbiamo irrigidirci. Il rischio delle tenebre che rifiutano la luce, è sempre quello: “Io dico questo; perché poi cosa dicono gli altri? Perché altrimenti qui io ci rimetto…”; noi non accettiamo di cambiare. Nicodemo che dice: “Come può un uomo vecchio ritornare nel seno di sua madre? Cosa succede?”. Non può; ecco, nel campo dei caratteri diciamo: “Ma io mi sono formato questo carattere, ora non posso più cambiare!”. Ma guarda, mantieni la speranza, con Dio puoi cambiare; non dobbiamo irrigidirci in quel senso. Dio opera per cambiarci, Dio opera per portare la nostra mente a comprendere l'infinito, il nostro cuore ad amare l'infinito, il nostro cuore ad amare all’infinito. Lui opera per questo: “Affinché siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli; e siate figli…” perché si diventa figli così “Figli del Padre vostro che è nei cieli”. Ma per diventare in questa dimensione, cioè avere una mente capace di conoscere la Verità, di comprendere l'infinito, avere il cuore capace di amare tutti, anche i nemici, perché in tutto c'è la mano di Dio: ecco la trasformazione grande dell’uomo.

Ora, io dico: “Ma io non riuscirò mai ad amare il mio nemico”, con Dio non escludere, arriverai anche ad amare il tuo nemico, perché vedrai la sua presenza, la sua lezione, la sua opera in tutto. Vedrai che Dio, magari, suscita quel nemico per correggere un tuo difetto, per liberarti da una tua meschinità e allora tu vedrai che quella povera creatura, Dio l'ha fatta diventare tua nemica, non per colpa sua, direi, ma per colpa nostra, perché io ero meschino, avevo bisogno di quella lezione. Avevo bisogno che mi bastonasse, e io dicevo che era nemico invece era la mano di Dio. Perché se Dio mi mandasse tutti esseri che mi accarezzino, succederebbe che io mi inorgoglirei, sprofonderei nel mio egoismo. È tutta opera di Dio che opera personalmente perché Lui conosce le nostre situazioni, i nostri difetti, le nostre capacità, le nostre meschinità e opera tutto attorno a noi suscitandoci adesso quel conflitto. Non sempre bastona, perché se bastonasse continuamente saremmo continuamente feriti; per cui ci manda anche la consolazione, il conforto. Dio è un Maestro sublime, però dobbiamo lasciarci fare, dobbiamo mantenerci aperti alla luce.

Cina: Natale ha questo proposito, di mantenerci aperti a questa luce...

Luigi: Ma la luce giunge a noi, i richiami suoi arrivano sempre, la luce arriva sempre a noi. Non dipende da noi, anche se noi ci chiudessimo in una casa matta, in una casa blindata, la luce arriva perché Dio è onnipotente. Arriva anche là dove noi ci chiudiamo, sprofondassimo anche nel centro della terra, “Tu mi raggiungi, tu mi conosci!”. Ecco, noi siamo conosciuti, quindi Dio la sua luce la fa arrivare, l'importante è che noi non ci irrigidiamo nel rifiutare perché qualche cosa brucia. Se io cambio bisogna lasciar bruciare quello che deve bruciare. Perché con quell’azione ha incoraggiato me.

Pinuccia: Non posso dire che Dio è buono verso quella creatura?

Luigi: Teniamo sempre presente che la lezione che si presenta a noi ci viene da Dio e che Dio opera per farci conoscere Se stesso; ma per conoscere Dio, noi dobbiamo, attraverso le lezioni che giungono a noi, dobbiamo cercare quello che Dio ci vuole significare di Sé.

Pinuccia: Fai un esempio.

Luigi: Non so fare un esempio, non lo capisci il linguaggio? Dio opera per far conoscere a noi qualche cosa di Sé, comprendi? Se io mi metto a fare dei disegnini, tu non devi giudicare i disegnini, tu devi capire cosa io voglio significare con questi disegnini: perché nei disegnini la persona vuole manifestare qualche cosa di sé, è un linguaggio.

Pinuccia: Dio manifesta la sua sapienza, la sua bontà..

Luigi: Soprattutto manifesta la sua presenza. Questi sono attributi, ma l'importante è questo, Lui tende a farci scoprire, quindi a convincerci, farci individuare la sua presenza in modo che noi lo possiamo pensare. Teniamo presente che il termine al quale Dio tende è quello di insegnarci a convivere con la sua presenza. Lui che è il Protagonista di tutto, perché Lui sarà il Protagonista di tutto perché Lui è Dio. non è che nell’eternità noi saremmo Dio, ma noi impareremo a vivere con Lui che è Dio. Dio cosa vuol dire? Colui che fa tutto e che ha in Sé la ragione di tutto, per cui la ragione degli avvenimenti non è nelle creature, non è nel nostro io, non è nella natura, ma la ragione di tutti gli avvenimenti, è in Dio; perché è Dio il protagonista di tutto. Quindi fintanto che noi non vediamo la ragione degli avvenimenti in Dio, i nostri giudizi sono sbagliati. Come se giudicassi un avvenimento perché è il caso o è quel tale che è fatto così, che è scombinato, ha il cervello così, la sua natura si comporta così: e sono giudizi che diamo. Noi crediamo di capire, di conoscere le cose e sbagliamo, come se dicessimo che è il caso che mi ha fatto incontrare quel tale, quella tale persona, io do una ragione e scombino tutto perché non intendo nella Verità. Fintanto che noi non vediamo le cose in Dio, perché tutti gli avvenimenti in Dio perché Dio è Colui che ha in Sé la ragione di tutto, della nostra esistenza, e dell’esistenza di tutto il resto è in Lui. Fintanto che noi non vediamo in Lui la giustificazione, ecco perché è luce; la luce è luce perché ha in sé la giustificazione, perché noi siamo tenebre, perché non siamo luce, perché noi non abbiamo la giustificazione in noi stessi. Infatti le ragioni che noi diciamo, non sono valide, non stanno su. Quando io ti chiedo: “Perché fai questo?”, “Perché mi piace”, cosa vuol dire questo? Vedi che non è giustificato? La cosa è giustificata in quanto la vedo in Dio, quindi è luce in quanto è giustificata, e allora siamo salvati in quella luce. Quindi fintanto che noi attribuiamo gli avvenimenti, non c'è nessuna diversità, perché il tale è buono, perché il tale è cattivo. Noi attribuiamo l'avvenimento ad una certa natura che non è Dio, il tale non è Dio, per cui se schiaccio questo bottone, mi arriva questo; se schiaccio quel bottone mi arriva l'altro: è sbagliato. Gli avvenimenti vanno cercati in Dio perché Dio è la ragione di tutte le cose. Ora, Dio opera per rivelarci il suo volto, per farci scoprire la sua presenza, in modo che lo possiamo pensare. Noi possiamo pensare Dio in un modo lontanissimo, invece Dio opera per farci conoscere questa sua intimità, questa sua presenza, perché Dio non lo vedremo mai fuori di noi; Dio non è un altro da me per cui io sono qui e Lui è là perché altrimenti io sarei fuori di Dio e Dio sarebbe fuori di me. Quindi Dio non potrebbe essere Dio. Dio è Spirito quindi dobbiamo vederlo in Spirito; quindi è un atto di coscienza, è un prendere coscienza della sua presenza. Dio opera per rivelarci questo. Un giorno ci dirà: “Ero Io che parlavo con te”, ma io non è che lo veda come vedo Angelo fuori di me, come colui che parla con me, ma mi fa capire che non è fuori di me. Ora, Dio opera per rivelarci la sua presenza, in modo che noi lo possiamo pensare, ascoltare, colloquiare, in modo da creare questa intimità, in modo che ci sia questo scambio, in modo che noi ci sentiamo pensati da Lui e nello stesso tempo noi pensiamo Lui. Ma come si fa a pensare Dio? Ed è logica questa domanda, perché per pensare Dio noi dobbiamo individuarlo, trovarlo, e questo trovare è tutta la conclusione di questa opera di Dio che opera per farsi conoscere, per farsi pensare. Perché noi lo possiamo pensare e ci sentiamo pensati, ecco li non ci sentiamo più soli, ci sentiamo compresi perché ci sentiamo conosciuti. Lui opera per portarci a conoscerlo come Lui ci conosce; è li che si instaura un dialogo per cui Lui parla e noi parliamo con Lui. Ho reso?

Pinuccia: In che cosa consiste la maledizione?

Luigi: Sono tutte lezioni di Dio; quando Dio dice che nella sua ira Lui abbandona l'anima a se stessa, lo fa ancora per salvare quell’anima, comprendi? Tocchi con mano! Sono espressioni così…

Perché Dio opera sempre per salvare; la maledizione è in quanto Dio abbandona la creatura a se stessa, ai desideri del suo cuore. Quello che noi diciamo maledizione, è Dio che lascia la creatura che faccia pure! Vuole quello? Se lo prenda! Tocchi con mano, perché toccando con mano si renda conto…

Molte volte la creatura, presa soltanto dal pensiero del suo io, quando desidera una cosa, è ossessionata da quel desiderio e non capisce nessuna altra cosa proprio perché c'è quel pensiero li. Allora bisogna che Dio ci faccia toccare con mano che ci faccia raggiungere il nostro desiderio, che ci soddisfi. “Vuoi un chilo di bignole? Prendile! Fai indigestione, e poi tocca con mano cosa vuol dire prendere una indigestione”. In un primo tempo Dio ci dice: “Non mangiare quello perché poi ti capita quello…”. Lui ci esorta con il venticello, per cui prima manda la lezione per farci capire, ma purtroppo la creatura, nel suo pensiero, si ossessiona, e nell’ossessione, non capisce più niente. È come la creatura affamata: vai a parlarle di Dio, è affamata! Non c'è altro da fare che darle il pane. Perché siamo in uno stato di ossessione, non si capisce altro! Ora, la creatura si chiude li, in questo stato ossessivo. “Io domani non ho da mangiare! Cosa faccio?”. Si chiude li, è li il terribile! Tu hai bel ragionare.

Pinuccia: Allora sta a noi liberarla da questa ossessione.

Luigi: Certo, l'amore del prossimo è sempre quello di cercare di liberarlo da tutti gli stati ossessivi.

Pinuccia: Dio opera per liberarci dai fatti ossessivi.

Luigi: Certo, certo. E Dio opera, ci libera attraverso la concessione, concedendo tutto; Dio concede addirittura Se stesso, fino a lasciarsi uccidere. Quindi opera per concessioni successive. Ma man mano che si concede, dà sempre la lezione, cerca di correggere per suscitare… per cui anche quando Lui abbandona la creatura a se stessa, per cui noi diciamo: “Guarda come gli va bene”, invece no! Gli va tanto male! Perché il Signore quando ama corregge, interviene; per cui molte volte noi vediamo che nel benessere c'è una benedizione di Dio, mentre il benessere è una maledizione di Dio, perché è Dio che trascura e noi abbiamo bisogno di essere molto curati da Dio. Essere molto curati da Dio vuol dire che Lui ci impedisce di seguire i nostri capricci, di seguire quello che ci porta lontano e che ci risvegli e quello è il vero valore!