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Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma Egli parlava del tempio del suo corpo.  Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Gv 2 Vs 20/22


Titolo: Il corpo di Cristo.


Argomenti: Armonia e disarmonia. L’opera violenta di Dio per salvare l’anima.  Fraintendere il linguaggio di Cristo. Essere dentro o essere fuori. Rifiutare le parole di Cristo è uccidere Cristo. Intendere le parole di Dio nello spirito di Dio. Tutto è parabola.


 

28/Novembre/1976


Introduzione

(Questa introduzione è un RIASSUNTO dell’incontro n. 57 di domenica scorsa 22/11/1976)

Luigi: Proporrei stasera di fermare l’attenzione a meditare su questo passo: “Ma Egli parlava del tempio del suo corpo”. Ma prima sentiamo Cina, quello che ha da dirci, per riassumere l'argomento di domenica scorsa e poi continuiamo.

Cina: Io ero partita da questo pensiero: se ci sottomettiamo a Dio, abbiamo la possibilità di contemplare Dio in tutto e allora c’è la pace. Mettevo a confronto la beatitudine che dice: “Beati voi che siete perseguitati a causa del mio nome”. Mi sembrava di avere sempre una lotta da fare, invece la lotta col mondo c’è ma si resta in pace con noi stessi.

Luigi: Però abbiamo detto che mettendo Dio al centro, in quanto si sottomette tutto a-.

Cina: Sì, non sono capace di dirlo, ma mi aveva colpito tanto quello: che c’è la persecuzione nel mondo se sono instabile ma se metto Dio prima di tutto, viene la pace. Non risalta bene come lo hai detto tu……

Luigi: Ma io adesso non so ripetere, avevo parlato in quanto tu mi avevi fatto delle interrogazioni precise e quindi, di conseguenza a questa interrogazioni, è venuto fuori l’argomento. Però adesso non saprei ripetere….

Magari commentando questo passo verrà fuori……….

Pinuccia: Cercare io concetto di persecuzione contrapposto alla pace….

Luigi: No, perché all’inizio abbiamo detto che sottomettendo, si amano anche i nemici, non c’è più contrasto con nessuno, perché in tutto si vede l’opera di Dio, la mano di Dio, quindi si forma in noi questa armonia che è la casa di Dio, no? che è il tutto secondo Dio. cioè quanto più noi ci sottomettiamo a Dio, tanto più le cose le vediamo secondo Dio. Ora, il vedere le cose secondo Dio, crea questa armonia; l’armonia infatti è unità, il tutto fuso in un unico amore, in un unico Spirito e allora c’è l’armonia.

Abbiamo disarmonia quando abbiamo pensieri diversi, volontà diverse; ma se vediamo le cose in Dio, allora anche i nemici, coloro che offendono, anche quelli che fanno la guerra contro di noi, ma in quelli si vede la volontà di Dio e vedendo la volontà di Dio si amano.

Qui si vede l’armonia perché tutto serve, San Paolo che ringrazia sia gli amici che i nemici, perché tutto ha contribuito a fare di lui quello che egli è diventato. Perché tutto ha contribuito? Questo ci rivela che colui che cerca Dio, che mette Dio al centro, tutto è opera di Dio, quindi tutto contribuisce, sia quello che a noi fa piacere, sia quello che a noi non fa piacere, tutto contribuisce alla nostra edificazione, alla nostra purificazione, cioè ad accelerare il nostro cammino verso Dio. Perché tutte le creature servono Dio, anche l’inferno, anche i demoni servono Dio, tutto serve Dio. Per cui anche colui che mi pesta un piede, il famoso piede pestato, è opera di Dio. Ma come lo vediamo opera di Dio? In quanto mettiamo Dio al centro e quindi sottomettiamo tutto a Dio. Però sottomettendo tutto a Dio, accettiamo tutto dalle mani di Dio sapendo che in tutto c’è Lui che opera per la nostra salvezza. Allora anche se non capiamo, ma sapendo che Lui opera per la nostra salvezza, vedendo in tutto la sua mano, si forma questa pace interiore; non c’è più il conflitto con niente, si accoglie tutto.

Cina: Allora…..

Luigi: Però il presupposto di questa armonia..... è che siamo noi che ci inganniamo, siamo noi che ci guastiamo perché la condizione per avere questa armonia è che noi mettiamo Dio al centro, non a parole. Che mettiamo Dio come interesse principale nella nostra vita, quindi che sottomettiamo tutto a Dio, che raccogliamo tutto in Dio. È la casa di Dio quella!

Abbiamo detto che la casa di Dio si forma sottomettendo a Dio. ora, questa casa non si forma senza di noi, perché niente è sottomesso a Dio se noi non sottomettiamo a Dio.

Pinuccia: Questa armonia comunque è interiore, perché sottomettendo a Dio esteriormente, si possono creare dei conflitti.

Luigi: L’armonia è interna ed è esterna perché se anche coloro che ci fanno del male, anche magari quelli che oggi ci odiano (perché il Signore parla di persecuzioni) però in tutto c’è la volontà del Padre, c’è la volontà di Dio in quanto…….

Pinuccia: Anche se esternamente ci sono degli urti per diversità di mentalità o di vedute?

Luigi: Sì, perché tutto quello che si vede, non differenza di vedute…..

Pinuccia: Nel senso che se uno vuol vedere le cose dal punto di vista di Dio, può cozzare con la mentalità di altri che invece non la considerano.

Luigi: Tu capisci però che se tu operi facendo la volontà di Dio, c’è la pace interiore in quello che tu fai, lo fai perché Dio vuole quello e in quanto Dio vuole, la pace non ti viene portata via e tu operi per amore. Gesù quando scaccia i mercanti dal tempio, opera per amore. Quindi direi che quell’atto violento non ha turbato la pace, perché era un’espressione d’amore. Quando il Signore manda tante rovine, lo fa per amore, per amore delle creature, per salvarle. Lui ovviamente ha un metro diverso perché Lui guarda il nostro interno, Lui sa che quando arriveremo alla luce vera, lo ringrazieremo per tutte le prove attraverso le quali Lui ci ha salvati: lo ringrazieremo. Lui, sapendo questa, perché attualmente Lui magari provoca in noi una bestemmia: ecco l’urto. Provoca magari l’urto perché magari manda una disgrazia, manda magari una rovina e noi non capiamo e allora si forma in noi una ribellione, l’urto. Però Lui che sa dove ci vuole condurre, sa che un giorno noi lo ringrazieremo di tutto ciò che Lui ci ha fatto passare. E quindi ci rimangeremo le bestemmie, gli urti e piangeremo sui nostri errori, Lui vede il fine, guarda nel fine e opera per il fine. Noi invece generalmente ci orientiamo, quando non siamo orientati a Dio, come centro noi ci orientiamo sopra a quello che sono le condizioni di vita attuali, per cui quando subiamo un contrasto, una disgrazia, quando veniamo urtati in quello che sono i nostri disegni, ecco che questo provoca un urto nei riguardi del Signore, però il Signore, vedendolo nel fine sa che ad un certo momento proprio attraverso (è l’opera chirurgica di Dio) è necessario, noi non ce ne rendiamo conto, ma è necessario ad un certo momento, farci vivere dei momenti apparentemente negativi.

Ora, Dio non è che abbia creato delle sale chirurgiche, che ami tagliare, perché Lui, prima di operare avvisa. Quindi noi abbiamo le parole di Dio che ci insegnano la giustizia, che ci insegnano la verità, che ci preparano, però noi possiamo non ascoltare le parole di Dio. Allora, non ascoltando le parole di Dio, Dio prima di passare all’operazione chirurgica, Lui ancora ci manda ammonimenti, magari ci manda delle lezioni più tenui, poi proprio quando non si può fare altro, allora arriva all’operazione, e lo fa per salvare. Ora, l’operazione si fa diciamo per salvare la vita all’uomo, Dio guarda per salvare l’anima, cioè l’essenza. Perché Lui stesso dice: “Cosa vale guadagnare anche tutto il mondo se si perde l’anima?”. Quindi Lui tende a salvare l’anima e Lui sa che salvando l’anima, l’anima quando vedrà le cose nella luce, lo ringrazierà di tutti gli interventi che ha fatto; perché? Perché lo ha portato alla salvezza, alla felicità. Mentre se l’avesse lasciata ai desideri del suo cuore non si sarebbe salvata. Infatti si dice che: “Soltanto colui che ama castiga…” appunto perché ha molto a cuore l’essere amato, ecco che allora gli sta dietro. Però dico che chi è nello Spirito di Dio vedendo questo disegno, perché essere nello Spirito di Dio vuol dire vedere l’opera di Dio, vuol dire avere presente il fine. Avendo presente il fine anche se magari non riesce a spiegare, però sa che Dio opera per questa finalità qui e allora c’è questa armonia profonda che rende accettabile tutte le cose; per cui anche i conflitti che possono sorgere sa che questi conflitti sono per il bene. Domani quella persona che è diventata nemica, domani magari ringrazierà di questo perché ha fatto maturare, perché ha fatto fare un passo avanti, ha aperto una luce nuova che prima invece se fosse stata provata sarebbe stata accecata, convinta magari di fare il bene mentre faceva il male.

Cina era stata colpita da quell’armonia, l’aveva detto quella sera lì.

Cina: Avevo detto che c’è una beatitudine che dice che saremo sempre perseguitati, ma c’è questa pace interiore che è profonda e personale.

Luigi: Sì, però siccome questa persecuzione bisogna prenderla dalle mani di Dio perché si vede che è opera di Dio. Non è che la si prenda perché sia un atto di virtù il prenderla dalle mani di Dio. No, perché si vede come mandata da Dio, come opera di Dio perché in tutto c’è la mano di Dio. Quando siamo convinti di questo, è questo che crea l’armonia interiore, questa grande pace. È come se uno fosse sotto l’operazione con l’anestesia, dice: “Taglia pure!”, ma non è turbato nella pace perché non sente dolore. Per cui dice: “Taglia pure, tanto lo so che lo fai per il mio bene!”, all’ultimo ci sarà la salvezza.

Cina: Ci va tanto ad arrivare fino lì…………..

Pinuccia: Ci vuole una fiducia, un abbandono infiniti……

Luigi: Sì, ma questo deriva dal fatto che uno ha messo Dio come suo interesse principale,

come centro della sua vita, perché la casa di Dio si costruisce, è costruita sopra la pietra di Dio, Dio è l’elemento sostanziale, l’elemento su cui va fondata la casa. Ed è di lì che deriva quella grande fiducia, quella grande pace, quell’armonia.

Pinuccia: Già solo il concetto di Dio, il Pensiero di Dio ci dice che Dio si merita questa grande fiducia, questo abbandono totale, però noi non siamo capaci di rimanere in questo pensiero…….

Luigi: No, ma noi siamo dei grandi incoerenti, dei grandi illogici, nel processo della nostra vita, noi siamo dei grandi illogici, perché magari crediamo di credere in Dio, ma poi non siamo conseguenti perché basta soltanto il Pensiero di Dio per trarre immediatamente tutte queste conseguenze: se Dio esiste, io non posso fare a meno di accettare tutto dalle mani di Dio, perché tutto, Gesù dice: “Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati…”, “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, perché niente vi può accadere senza che il Padre vostro lo voglia, non cade nemmeno un uccello dai rami senza la volontà di Dio”. D’altronde è logico, è una conseguenza diretta del semplice concetto di Dio: se Dio esiste, nulla può accadere che non sia voluto da Lui, tutte le cose sono volute da Lui.

Non soltanto: sono volute personalmente per ognuno di noi, perché Dio dialoga personalmente con ognuno di noi.

È lì che salta fuori la difficoltà: quella di capire:

·         sapendo che Lui parla con noi,

·         (ecco il passo successivo), ad intendere le sue parole,

perché noi abbiamo visto con quanta facilità si fraintenda.

Dall'esposizione di Luigi Bracco:

Allora, adesso, entriamo in questo passo del vangelo, in quel “ma”; per cui i farisei dicono: “Ci vogliono quarantasei anni per costruire questo tempio e tu in tre giorni lo riedifichi?”.

Ma Egli parlava del tempio del suo corpo”.

Ecco, noi ci troviamo in questa situazione qui, cioè che Dio parla a noi un linguaggio e noi intendiamo secondo quello che abbiamo noi in testa non secondo quello che ha in testa Lui.

Per cui Lui dice, parlando del tempio, quindi il termine è comune: “tempio”, noi guardiamo il mondo materiale, il tempio materiale e allora la cosa diventa impossibile, non capiamo più e squalifichiamo quello che Lui dice. All’ultimo noi ci troviamo che Lui intendeva un’altra cosa; ma come, Lui parla a noi e poi intende un’altra cosa? Ma come mai? Come succede questo?

Allora, questo “ma”, cioè questo suo intendere un’altra cosa da quello che intendiamo noi per cui noi resteremo sorpresi: “Io ho sempre creduto che la volontà di Dio fosse questa; ho sempre creduto che il mio dovere fosse questo; ho sempre creduto che…… perché Dio aveva parlato così…”; ad un certo momento noi scopriremo che Lui intendeva un’altra cosa.

Ho fatto un esempio la volta scorsa: se alle nozze di Cana, Gesù, cambiando l’acqua in vino, all’ultimo avesse parlato e avesse detto a tutti: “Lo sposo vi ha riservato per ultimo il vino nuovo”. Cosa sarebbe successo? Che probabilmente tutti avrebbero guardato lo sposo, ma Lui intendeva l’Altro sposo, lo sposo spirituale, lo sposo dell’anima. Gesù sarebbe stato nella verità dicendo: “Lo sposo vi ha riservato per ultimo una sorpresa, il vino migliore!”; tutti l’avrebbero attribuito allo sposo di quel giorno di nozze, perché noi ci regoliamo secondo gli occhi e avremo attribuito quel fatto lì a quello sposo, come è successo. “Ma” Lui intendeva un Altro sposo, è chiaro? Gesù che parla in parabole: “Io parlo in parabole” e ancora all’ultimo dirà ai suoi discepoli: “Finora vi ho sempre parlato in parabole, viene l’ora in cui non vi parlerò più in parabole ma apertamente vi parlerò del Padre, vi farò vedere il Padre”. Quindi abbiamo tutta un’opera di Dio, perché quello che accade con Gesù è significazione di quello che accade con Dio, nei nostri rapporti personali.

Ora, se Gesù parla in parabole è perché Dio parla in parabole: Gesù è il Verbo di Dio (ecco l’importanza del termine). Gesù è il Verbo di Dio, ed essendo il Verbo di Dio ci fa intendere (quindi l’applicazione personale per ognuno di noi), che in tutto Dio parla con noi in parabole.

Per cui, parla la strada, ci fa vedere la strada, “ma” Lui intende un’altra strada; parla del tempio “ma” Lui intende un altro tempio; parla dello sposo, “ma” Lui intende un altro sposo.

Per cui noi fraintendiamo perché interpretiamo in senso materiale le lezioni di Dio, mentre vanno intese in senso spirituale; noi potremo chiederci: “Come mai?”.

Ci troviamo in quel conflitto tra la lettera e lo Spirito; tra il segno e l’intelligenza del segno; tra l’informazione e la conoscenza.

Possiamo chiederci come mai ci troviamo in questa situazione qui.

Appunto perché il parlare di Dio scende nel nostro mondo, cioè nel pensiero del nostro io; perché parlare vuol dire abbassarsi al livello di intelligenza dell’altro.

Ora, siccome Dio opera per salvarci, quindi opera per liberarci, per farci uscire dal pensiero del nostro io, quindi parla nel pensiero del nostro io. Soltanto che il pensiero del nostro io, riferendo, in quanto noi abbiamo al centro il pensiero del nostro io, interpretiamo i segni, rivestiamo i segni del pensiero del nostro io e quindi fraintendiamo, quindi ci regoliamo secondo quello che vediamo, che tocchiamo secondo il nostro mondo materiale.

Invece Dio parla nel suo Spirito; quindi Lui parla a noi, scende al nostro livello, però scendendo al nostro livello non si stacca mica dal suo Spirito, per cui Lui significa nel nostro mondo quello che Egli è, noi riceviamo la sua significazione, ma la rivestiamo del nostro pensiero e allora interpretiamo male o fraintendiamo.

Lo sposo, Lui per lo sposo lo intende nella verità, quindi lo sposo dell’anima, quindi lo sposo dell’anima è Dio. Quindi soltanto se abbiamo presente Dio, allora Lui quando parla di sposo che riserva il vino nuovo all’ultimo, intende lo sposo dell’anima che è Dio, Dio ci riserva il vino nuovo, la novità all’ultimo: questo è il parlare nella verità.

Se pensiamo a noi, il nostro io si riferisce a tutti gli altri, vediamo lo sposo materiale, naturale e allora interpretiamo quello sposo, anche se lo sposo non si è accorto di niente: ecco allora che succedono tutti gli errori in cui ci troviamo coinvolti nella nostra vita e che ci creano pasticci.

Dio può mandare a dire: “Si salveranno soltanto coloro che si troveranno sul Monte Bianco”, noi intendiamo in senso materiale, ma Lui intendeva in senso spirituale.

Chi è in campagna fugga ai monti”, noi fuggiamo materialmente ai monti e i monti ci precipitano addosso, ma Lui intendeva altri monti.

Perché l’intelligenza delle cose sta sempre nello Spirito di chi le dice, non dobbiamo interpretarle nel nostro pensiero, ma dobbiamo interpretarle nello Spirito di colui che parla; per cui se Dio parla e noi crediamo in Dio, se Dio opera, tutte le opere di Dio, le parole di Dio, vanno intese nello Spirito di Dio, non nel nostro pensiero, quindi non vanno intese secondo quello che vediamo con i nostri occhi.

Per cui se uno mi dice: “Fuggite ai monti!”, noi non dobbiamo intendere quei monti che noi vediamo con i nostri occhi, ma dobbiamo intendere quello che significano spiritualmente i monti; se Gesù parla dello sposo, noi dobbiamo intendere quello che significa lo sposo spiritualmente; se parla del tempio noi dobbiamo intendere quello che significa il tempio spiritualmente, secondo Dio, nello Spirito di Dio, perché è Lui che parla, non dobbiamo intendere secondo quello che dicono tutti gli uomini o secondo quello che vediamo noi: allora fraintendiamo i segni.

Il segno diventa ambiguo perché può essere interpretato in modo diverso.

E quando parla di corpo, noi intendiamo il nostro corpo o il suo corpo, ma Lui intende altro: perché bisogna sempre intendere nello Spirito.

Eligio: Visto che siamo immersi in questa materialità, noi rivestiamo le parole, anche quelle più spirituali; vorrei chiederti la ragione per cui Gesù, parlando dei monti, non ha specificato che i monti non sono i monti materiali che noi vediamo o che il corpo di cui parla non è il corpo materiale che intendiamo noi: perché Gesù non ha fatto questa precisazione?

Luigi: La precisazione c’è. Noi abbiamo visto proprio nell'episodio delle nozze di Cana, che abbiamo tre classi diverse di interpretazioni. Vedi che mica tutti intendono in senso materiale; abbiamo:

·         il maestro di tavola che attribuisce il vino nuovo allo sposo e fraintende;

·         i servi che vedono il miracolo ma non intendono il significato;

·         i suoi apostoli che invece intendono il significato perché lo portavano dentro di sé.

perché la chiave per intendere le parole di Dio, non è tanto che Dio dica: “Ma io intendo questo!”, perché noi fraintenderemo sempre perché tutte le cose che Lui dice, che Lui fa sono sempre segni per noi e in quanto sono segni anche se Lui dicesse: “Ma io intendo questo!”, noi fraintendiamo.

Eligio: Ma quando Gesù spiega la parabola del seminatore indica bene il significato spirituale di ogni parola.

Luigi: Guarda che però Gesù precisa che lo fa per i suoi apostoli: “A voi è dato intendere i misteri del Regno, ma a tutti quelli che sono fuori, tutto viene detto in parabole affinché non intendano”.

Eligio: Io non ho nessun dubbio di essere “fuori”, ma ho il desiderio di essere dentro.

Luigi: Certo! È logico! Ma cosa è che ci fa essere “dentro” e che cosa è che ci fa essere fuori? Perché Gesù dice ai suoi apostoli: “A voi è dato conoscere!”, ecco e allora spiega la parabola. “A voi…”, agli altri no! perché a voi sì e agli altri no?

Gesù fa la differenza tra quelli che sono “fuori” e quelli che sono “dentro”; cosa vuol dire essere “dentro”?

Abbiamo detto che quello che ci fa entrare è l’interesse per-; quindi: “Noi abbiamo lasciato tutto per te!”; ecco quello che li ha fatti entrare. “Voi…; a voi che siete dentro è dato di intendere, agli altri no!”. Per cui se anche lui spiegasse minutamente cosa vuol dire, l’altro fraintende tutto, non può assolutamente.

Ma ancora con i suoi discepoli, all’ultimo quando dice: “Vi ho sempre parlato in parabole, ma viene il momento in cui non vi parlerò più in parabole”, gli altri gli dicono: “Oh, finalmente parli chiaro!”; e Gesù: “Ah, adesso voi capite? Questa notte stessa ve ne andrete ognuno per conto vostro”, per fare intendere che non avevano capito ancora.

Quel “Non vi parlerò più in parabole” sarà a Pentecoste, cioè sarà la visione diretta, non è più una parola; gli altri dicono: “Adesso parli chiaramente!” e invece non capiscono proprio niente, ed erano i suoi ed erano dentro. Quindi c’è sempre questa crescita continua perché Dio ci porta verso un infinito e quindi ci costringe sempre, anche quelli che sono dentro, che hanno scelto Lui: “Noi abbiamo lasciato tutto!”, ma non è che siccome abbiamo lasciato tutto, hanno capito tutto, quante volte non capirono e quante volte quando magari Gesù parlava della passione, loro fraintendevano perché pensavano a se stessi, a chi fosse il primo, a chi avesse il primato, quindi c’era il pensiero dell’io che riaffiorava. Quindi quando Gesù dice: “Vi parlerò apertamente”, loro credevano che Lui parlasse apertamente e invece Lui non parlava ancora apertamente, perché parlerà apertamente a Pentecoste cioè quando rivelerà il Padre, quando scopriranno la presenza di Dio in se stessi.

Quindi è tutta un’ascensione di cosa in cosa, lenta che richiede sempre il superamento; non è che l’entrare sia l’atto di un momento, di una scelta, di una decisione e poi fatto un intende tutto, no, è un fatto progressivo, è una scelta continua.

Diciamo giorno per giorno: “Tu oggi, che cosa scegli, che cosa metti prima di tutto? Metti il tuo io, metti la figura, metti l’ambizione, o metti Dio?”, se metti Dio, se uno continuamente, ogni giorno mette Dio allora entra sempre Dio più perché è un entrare progressivo fino all’infinito, fino a questo inserimento nello Spirito per cui tutto viene…

Però fintanto che noi non entriamo in questo tutto, quello Spirito di verità che vi condurrà a vedere tutta la verità e che farà intendere tutti i segni, fintanto che noi non entriamo in questo tutto, cosa succede? Che Dio per operare in noi questa ascensione, deve scendere al piano su cui ci troviamo noi e parlare nella mentalità nostra; ma parlando secondo la nostra mentalità, ci dà delle informazioni, informazioni che possono essere fraintese, perché possono essere intese nel pensiero del nostro io o possono essere intese nel pensiero di Dio.

Ora dico, la chiave per intendere, è sempre questo trasferirci dal pensiero del nostro io in cui ci troviamo naturalmente al piano soprannaturale di Dio.

Ora, siccome il pensiero di Dio in noi non è naturale perché richiede questo superamento dell’io, quindi è un atto continuo; diciamo che dobbiamo passare sempre da uno stato di potenza a uno stato di atto, mentre noi naturalmente fraintendiamo perché siamo nel pensiero dell’io.

Tutte le opere di Dio, ecco perché quindi Dio parla in parabole, per cui noi naturalmente interpretiamo le cose nel pensiero dell’io quindi secondo i corpi, secondo la materia, secondo quello che vediamo che è sotto di noi, che dipende da noi, e quindi fraintendiamo.

Noi stiamo andando verso un giorno in cui qualcuno ci dirà: Ma Dio in tutto quello che operava intendeva altro e tu hai sempre inteso questo…”: è questo il vino nuovo verso cui stiamo andando.

Stiamo andando verso questo: “Ma..”, “Ma Lui intendeva altro…” e noi davanti a questo saremo stupiti, ecco lì il capovolgimento, perché noi abbiamo sempre creduto che avesse inteso questo, è una novità, ecco il vino nuovo: “Ma Lui intendeva altro…”.

E nel dirci: “Ma Lui intendeva altro…”, siamo illuminati, capiamo e capiamo soprattutto l’errore che abbiamo fatto.

Perché il principio dell’intelligenza è lo Spirito di Dio, perché siccome tutte le cose vengono da Dio, tutto essendo opera di Dio, tutto va inteso in Dio; lo Spirito quindi dell’intelligenza è Dio, non in quanto Dio ci dà l’intelligenza, ma in quanto noi ci superiamo (quindi deve essere un superamento continuo), perché noi naturalmente cadiamo sempre nel pensiero dell’io, questo è il nostro stato naturale perché siamo delle creature, quindi si richiede questo superamento continuo, ed è la vera preghiera, per intendere.

Allora, cosa succede? Succede che si crea sempre un divario tra l’informazione e la conoscenza; per cui Dio ci informa su quello che dovremo fare, quindi cercare Dio, mettere Dio prima di tutto, e ci dà tutte le parabole, tutte lezioni sue per convincerci a fare questo superamento, questo rinnegamento.

Quindi il corpo di Dio, il tempio di Dio, la casa di Dio la potremo interpretare come informazione di Dio: l’uomo è un essere che vive nell’informazione di Dio.

Eligio: Nell’informazione di Dio se noi siamo orientati a Dio, altrimenti la parola di Dio, cioè quel richiamo a sottomettere tutto a Dio, giunge a noi in uno stato di estrema confusione, per cui quello che dovrebbe essere parabola diventato stati naturali che diventano motivo di confusione…..

Luigi: Ed è lì che noi distruggiamo il tempio di Dio. Per cui Dio parla e il tempio è il luogo in cui si esperimenta o casa è il luogo in cui si esperimenta una presenza, anche il corpo.

Che cos’è il nostro corpo, il nostro corpo è il mezzo con cui noi ci rendiamo presenti, presenti ad un altro.

Quindi corpo di Dio, tempio di Dio, casa di Dio, sono tutti quei mezzi attraverso cui Lui si rende presente, ci richiamano.

Per questo dico che noi siamo circondati da informazioni di Dio; se vogliamo intendere in senso spirituale dobbiamo dire: tempio di Dio, casa di Dio è informazione, opera di Dio.

Eligio: Se non abbiamo presente Dio noi non cogliamo questo significato……

Luigi: Ora, il Signore dice: “Voi distruggete questo tempio…”; noi pensando a noi, interpretando le opere di Dio nel pensiero dell’io, strumentalizzando, comunque non mettendo Dio al centro, noi distruggiamo il tempio di Dio perché distruggiamo l’informazione di Dio.

C’è un certo dialogo di Gesù con i farisei dove li accusa di volerlo uccidere, perché Lui dice che Lui intendeva il suo corpo, ma il suo corpo è ancora significazione nel campo spirituale, capisci?

Gesù dice: “Voi cercate di uccidermi…”, e i farisei: “Ma chi cerca di ucciderti? Tu sei un indemoniato, sei un pazzo. Chi cerca di ucciderti?”. “Voi cercate di uccidermi perché non sopportate le mie parole”.

Vedi che Lui trasferisce dal piano materiale al piano informazione: “…le mie parole…”; “Voi non accettate le parole, in quanto non le accettate, distruggete l’informazione”.

Dio ci informa ad esempio sulla sua verità, Dio ci informa che Egli è, tutto l’universo è informazione, è rivelazione all’uomo della verità di Dio, Dio parla di Sé in tutte le cose a partire dalla pietruzza, al filo d’erba, dall’atomo, al sole, alle stelle, che sono tutte parole di Dio quindi sono tutte informazioni di Dio rivolte all’uomo per aprirlo alla sua verità: questo è il tempio, la sua informazione. Noi non accogliendo la sua informazione, noi distruggiamo il tempio di Dio proprio in quanto noi pensiamo al nostro io per cui: “Non sopportate le mie parole”; non sopportando le sue parole, non sopportando la sua informazione, noi distruggiamo il tempio di Dio.

Eligio: È tutto un deicidio che avviene non a livello di coscienza, proprio a motivo di questa confusione…..

Luigi: Certo; “Gerusalemme, Gerusalemme non hai conosciuto quello che ci vuole per la tua pace, se tu comprendessi”. Direi che tutto passa attraverso questo divario: l’informazione e la conoscenza: “Se tu comprendessi quello che ci vuole per la tua pace”.

Quindi l’informazione è arrivata: “Non hai conosciuto l’ora in cui sei stata visitata”. Ecco l’informazione: Lui visita; l’informazione arriva all’uomo, perché se non arriva l’informazione, l’uomo non ha nessuna responsabilità: “Se io non avessi parlato non sarebbero in colpa”, dice il Signore. Ma Lui informa, l’informazione la dà, quindi la parola arriva però non basta che l’informazione arrivi: è necessario che noi passiamo dall’informazione alla comprensione, all’intelligenza, alla conoscenza, la salvezza sta lì, nella verità: “Conoscerete la verità”. “Se resterete nelle mie parole, sarete veri miei discepoli”. “Se resterete nelle mie parole e restando nelle mie parole conoscerete la verità…”, vedi il passaggio?

Quindi le parole arrivano, ecco l’informazione, quindi il corpo del Cristo; per cui noi rifiutando le parole, noi rifiutiamo il Cristo.

Noi diciamo: “Ma no, io rifiuto solo le parole”, ma se rifiuti le parole Dio ci fa toccare con mano che noi lo uccideremo e effettivamente lo hanno ucciso e noi stessi lo uccidiamo.

Noi non ci rendiamo conto di quello che avviene spiritualmente; perché noi, siccome siamo abituati nel pensiero dell’io ad interpretare le cose in senso materiale: “No, ma io non lo uccido…”, ma se non tieni conto di Lui lo uccidi veramente, lo uccidi spiritualmente ed è molto più vero, molto più reale quel delitto lì che se tu avessi preso un coltello e lo avessi ucciso effettivamente, fisicamente. Perché quello che avviene nel campo dello Spirito è molto più reale e molto più operante su di noi di quello che avviene in campo materiale, in campo fisico.

Eligio: Come mai siamo molto più impressionati da un uccisione fisica che da una uccisione spirituale?

Luigi: Ma vedi, per il semplice fatto che noi siamo molto impressionati se muore un parente vicino, che se muore una creatura lontana. Perché? Ma perché c’è l’io in mezzo, soltanto perché c’è il nostro io in mezzo; per cui le cose che toccano il nostro io, ma vedi che il centro è sempre il nostro io? Quindi non siamo sul piano dello spirito, siamo sul piano del sentimento al cui centro c’è sempre l’io. Ora, la verità è tutt’altra invece, Dio opera, indubbiamente anche in questo mondo qui, nostro, sbagliato, che ha per centro il pensiero del nostro io, opera per cercare di capovolgere la situazione, per cercare di salvare, perché altrimenti andremo dritto all’inferno, perché due sono le città, dice Sant’Agostino: una è la città di Dio e l’altra è la città di Satana. Quello che costituisce la città di Satana è il pensiero del nostro io è l’amore al nostro io; non dice il peccato o altro, no, è il pensiero del nostro io. Ci sono due amori, l’amore di Dio costituisce la città di Dio; quindi l’amore per Dio è mettere Dio al centro ma per mettere Dio al centro è necessario questo superamento continuo (ecco quello che dà l’intelligenza).

Quindi mai fermarci alle impressioni nostre; perché con le impressioni nostre arriviamo a dire: “Questo tempio lo hanno costruito in 46 anni e tu lo ricostruisci in tre giorni…”, oppure dico che lo sposo è quello lì che vedo, che cosa ho da cercarne un altro? Ecco cosa fa l’impressione nostra: quindi mai fermarci a questa. Perché? Perché chi mi parla, essendo Dio, io debbo intendere non nel pensiero del mio io (altrimenti vado sul Monte Bianco), devo intendere nello Spirito di Dio. cioè le cose vanno intellette nello Spirito di colui che le dice.

C’è un passo molto bello nell’Apocalisse dice che ad un certo momento l’angelo porta un libro scritto dentro e fuori: dentro e fuori che però provoca il pianto di tutti, perché nessuno poteva leggerlo.

Era scritto dentro e fuori: è il mistero dell’uomo, mistero in cui si trova l’uomo.

Cioè noi portiamo in noi questo libro: cioè noi stessi siamo scritti dentro e fuori, però nessuno può leggerlo. Perché nessuno può leggerlo? Perché per leggerlo bisogna trasferirci in Dio.

Quindi l’intelligenza, l’informazione, il libro è portato a tutti, però è mistero, nessuno può leggerlo però l’informazione arriva.

Quello ci deve sollecitare: la parabola; tutto è parabola.

Però l’intelligenza di questo me la dà; ecco, solo Dio può leggere e dà la possibilità di leggere. Nemmeno gli angeli, non si è trovato nessuno, né in cielo, né in terra che è capace di leggere quel libro: è solo Dio.

È un po’ come Gesù che dice: “Nessuno conosce quell’ora se non il Padre”, appunto perché soltanto nel Padre, nel pensiero del Padre, si realizza quell’ora in cui Lui non parla più in parabole, in cui noi vediamo il Regno di Dio.

Perché fintanto che noi facciamo appello ad altri, non possiamo arrivare a questa intelligenza.

Cosi è lo stesso: l’intelligenza del libro ci viene data, non da creatura in cielo o in terra ma solo da Dio: quello che è degno di aprire il sigillo.

Eligio: Il vero peccato non si risolverà sul piano materiale, perché l’io non è solo legato a cose materiali ma anche a cose spirituali.

Luigi: Certo, hai ragione, però il piano materiale o piano naturale è soltanto quello che sta sotto al nostro io, che dipende dal nostro io.

Nella creazione si parla di acque: acque che sono al di sotto del cielo e acque che sono al di sopra del cielo. Quasi a dire che c’è tutto un mondo che è al di sopra del nostro io e c’è tutto un mondo che è al disotto del nostro io.

Ora, perché è necessario questo? È necessario perché se il nostro io non avesse un mondo sotto di sé non potrebbe percepire di esistere e nemmeno ne avrebbe coscienza.

Soltanto se io ho la possibilità di strappare qualche cosa o di dare un calcio a qualche cosa, ho la coscienza di esserci

Quindi c’è un mondo al di sotto: cioè c’è un mondo che deve dipendere da me. Capisci?

Eligio: Perché dev’essere materiale? Gli angeli ribelli che cosa hanno avuto sotto di sé di materiale per affermarsi contro la volontà di Dio?

Luigi: Adesso non so dirti che cosa abbiano avuto, ma certamente un loro mondo devono averlo; per questo si dice che il demonio opera sulla nostra terra, deve avere un campo di espressione e in questo campo di espressione c’è sempre Dio che opera….

Pinuccia: Ed è in comune a noi questo campo di espressione….

Luigi: Certo, bisogna che ci sia la possibilità di esprimere questo.

Eligio: Mi sembra che l’espressione del peccato di orgoglio non abbia necessariamente bisogno di un substrato di materia…

Luigi: Non diciamo di materia ma di natura: dev’essere qualche cosa che dipende dal nostro io, su cui il mio io possa operare.

Eligio: È comunque sul piano spirituale….

Luigi: Gli angeli avranno un loro habitat, non posso dirlo perché bisognerebbe entrare in quel mondo. Osservando l’uomo, ognuno di noi ha la possibilità, fosse anche soltanto di fare lo scarabocchio, ma fa lo scarabocchio. Cioè c’è un certo mondo che dipende da noi.

Se ci mettiamo a guardare l’orizzonte, l’orizzonte è un cerchio nel cui centro c’è il nostro io; parliamo con una persona e la persona guarda noi. c’è tutto questo rapporto di relazioni per cui noi siamo continuamente confermati. Se una persona o un amico passa e volta la faccia dall’altra e noi ci sentiamo ignorati; ma noi praticamente ci sentiamo distrutti perché è l’altro che ci fa essere. Ci fa essere nel senso che conferma che noi siamo, noi di questo abbiamo bisogno continuamente perché noi da soli non siamo; perché noi siamo in quanto partecipiamo allora noi siamo chiamati a partecipare a Dio, se noi partecipiamo a Dio, allora nasce il nostro vero io ed è tutt’altro che sbagliato questo io perché è opera di Dio, soltanto che deve nascere da Dio. allora se noi partecipiamo a Dio, allora abbiamo il nostro vero essere nel vero, se noi non partecipiamo a Dio, abbiamo bisogno di partecipare ad altro, saranno gli uomini, la natura, il denaro, qualcosa che ci dica: tu vali, tu esisti, tu ci sei, cioè abbiamo bisogno di persone che ci guardano, di qualcuno che ci guardi, perché guardando ci fa essere.

Non è che ci crei l’altro, perché è tutta opera di Dio, però conferma e ci dice: “Ciao, ci sei!”.

Eligio: Allora vorrei chiedere: questo sentimento che ci conferma nell’esistenza non è cattivo, perché è tutto opera di Dio.

Luigi: È tutto opera di Dio, è tutto opera di Dio, è tutto opera di Dio! Anche la natura. Osservando la natura vediamo che è tutto sottomesso al nostro io, è tutto relativo ai nostri sensi perché io tocco, vedo, guardo e tutto mi dice: “Ci sei”. Posso prendere una pietra, smuoverla, posso strappare le foglie ad un albero; prima l’albero era così e adesso che sono passato io, ho portato via le foglie. Quindi ho affermato la mia esistenza, ho dato un segno della mia esistenza e quel ramo senza le foglie conferma che ci sono stato, che ci sono. Ora, tutto questo è opera di Dio perché è Lui che ci fa essere. Però dandoci l’essere, in tutte le significazioni che Lui ci fa, ci fa capire che non siamo noi che abbiamo creato le cose, ma che è Lui che crea, cioè fa capire a noi creature, a riferire tutto a Lui, a non ritenerci noi il centro; è lì l’errore, che noi scoprendo…..

Quando Adamo ed Eva presero coscienza che erano, che esistevano, avrebbero dovuto sottomettersi a Dio, invece sostanzialmente hanno fatto un atto di autonomia. Ora, l’importante è questo: prendendo coscienza che siamo (e qui è opera di Dio), perché il nostro io non è che sia cattivo di per sé, Dio ha mica creato un satana, dandoci l’esistenza, il nostro io non è male di per sé però và sempre sottomesso: “Non sono io che ho creato le cose, è un Altro; non sono io che parlo, è un Altro che parla a me”, il peccato di fondo sta lì, nel non riconoscere che siamo fatti da-, che è un Altro che fa, che opera, che parla con me; io le cose le debbo riferire a Lui e non riferire a me, non sono io che creo, non sono io che parlo, non sono io che faccio, è Lui che crea, parla, fa; quindi le cose le debbo sempre interpretare con Lui, in Lui, nel suo Spirito, nella sua volontà, non nella mia volontà. Per cui vedo l’albero, non devo dire: “L’albero è mio, ne faccio quello che voglio!”. No, l’albero l’ha fatto un Altro, cerco cosa l’Altro mi ha voluto dire mettendomi davanti quest’albero, quindi lo devo riferire all’Altro perché tutte le cose vanno intellette nell’Altro, perché tutte le cose sono fatte dall’Altro: devo rispettare questa giustizia. Questa è la giustizia di fondo, la giustizia di base: cioè rispettare il tempio di Dio, le cose di Dio e tutto è di Dio. Abbiamo detto molte volte che siamo in casa d’altri, quindi devo rispettare i mobili e le cose come sono messe. Prima di tutto devo rispettarle, poi cercare di capire il significato. Perché in casa d’altri le cose sono messe così? Dobbiamo saperlo in modo da poterci muovere. Perché là dove mi fa abitare, adopero le cose secondo la mia intenzione, la mia volontà; ma per muovermi secondo la sua volontà, prima di tutto devo rispettare, non debbo entrare come un elefante e dire: “La casa è mia e i mobili li sposto come voglio io!” e complichiamo tutto. E l’errore sta lì, non è il fatto di essere in casa di Dio che sia una colpa, no! È il fatto di ritenere la casa di Dio come opera nostra e allora lì sta la colpa; quindi ti devi rifiutare e dire: “Tutto è casa di Dio!”.

Allora, tutta questa casa di Dio, tutto l’universo, questo mondo che è attorno a noi e che costituisce il nostro habitat, il nostro ambiente, è tutto informazione di Dio.

Pinuccia: E quindi quello che dice Gesù quando parlava del tempio del suo corpo, si riferiva a tutta la sua creazione?

Luigi: Certo, perché anche il corpo del Cristo, l’incarnazione, significa a noi qualche cosa. Loro, quando Cristo risorse, capirono quello che Lui aveva voluto intendere quando aveva detto: “Distruggete questo tempio…”, capirono dopo, vedendolo risorto. Abbiamo detto molte volte che il Verbo di Dio prende un corpo, si incarna per farci prendere coscienza di quello che avviene dentro di noi nei nostri rapporti con Dio, e la chiave di tutto è poi il Golgota: Lui che muore in croce. Ma Lui che muore in croce, quel Lui, quel corpo che noi uccidiamo, che noi mettiamo sulla croce, che mandiamo a morte, non è altro che rivelazione (ecco la significazione…), non è che l’abbiamo ucciso quel momento lì, ma lo uccidiamo continuamente, tutti i giorni, quando non teniamo conto di Dio perché non tener conto è uccidere. Noi non ce ne rendiamo conto; come non tenendo conto delle parole di Gesù uccidiamo il Cristo. Gesù dice: “Voi cercati di uccidermi perché non sopportate le mie parole”, vedi che Lui ci fa capire?

Se noi seguiamo le sue parole, (è logico che se noi ci fermiamo solo a quel brano non possiamo capire), se noi seguiamo tutta la sua conversazione, tutto il parlare del Cristo, Lui ha le parole attraverso le quali ci dice: “Non capisci quello che io ti sto dicendo?”

Quando parla della fine del mondo, del sole e delle stelle; ma perché non parla più chiaramente?

Ma ad un certo punto dice: “Due saranno in un letto: uno sarà preso e l’altro lasciato”; basta quell’espressione lì per farci capire che non dobbiamo intendere in senso materiale perché se crolla il sole, crolla la terra e tutto si sfascia, non è possibile che dei due che sono nello stesso letto uno venga preso e l’altro lasciato. Quindi ha gli accenni, le isole Lui le mette, i punti; per cui chi ama la verità, chi ha interesse ha la possibilità di capire. Perché è sempre un problema di fedeltà, la fedeltà è sempre un superamento di qualcosa di noi e allora ci dice quegli accenni, quelle parole, con le quali ci invita…

Quando Gesù dice: “Voi cercate di uccidermi perché le mie parole non sopportate le mie parole”, vuol dire che il non tener conto delle parole di uno, è farlo fuori dalla nostra vita, è ucciderlo. Noi questo lo facciamo con Dio, non ce ne rendiamo conto, ecco allora il problema dell’incarnazione. Attraverso l’incarnazione Lui prende un corpo come noi per farci toccare con mano quello che noi facciamo spiritualmente con Lui, con Dio. “Ecco l’uomo”, è Pilato stesso che lo dice, ed è opera di Dio. “Ecco l’uomo”, cioè ecco il vostro specchio, quello che siete voi, quello che fate voi nei riguardi di Dio, come lo riducete. Quindi è rivelazione, quindi anche il corpo di Cristo è significazione di tutto il tempio di Dio, di tutta la casa di Dio, di tutta questa informazione di Dio, perché tutto è corpo. Tutto è questo abito che non può essere rotto perché è tutta una informazione di Dio, non possiamo strappare niente da lì, non possiamo attribuire niente a noi, perché tutto è di Dio a partire dall’atomo a finire a tutto l’universo infinito: tutto è di Dio. Lui scrive e noi non possiamo strappare niente di lì. Ora, non tenendo conto di questa informazione, è distruggere la sua casa, il suo tempio.

Pinuccia: Però mi pare che la volta scorsa hai detto che si tratta del nostro corpo….

Luigi: Certo, perché tutto l’universo, questo campo di informazione, costituisce l’habitat, l’ambiente in cui noi veniamo a vivere e cioè la stanza in cui nascendo ci troviamo a vivere. Per cui ho detto che questa stanza porta su tutti i mobili, su tutte le cose, scritto: “Questa cosa non è tua, questo non è tuo, il Signore è un Altro”. Allora dicendo che il Signore è un Altro, non comportarti come se tu fossi il Signore, ma rispetta le cose, cioè rispetta la casa che è di altri. Quindi noi siamo in questa casa che costituisce tutto il nostro corpo ma è qui il fatto: il nostro stesso corpo è suo. “Che cos’hai tu uomo che non ti sia stato dato e dato gratuitamente?”, per cui l’intelligenza che abbiamo è di Dio, la volontà è di Dio, la forza è di Dio, la vita è di Dio, il tempo è di Dio: tutto è di Dio. Allora se tutto è di Dio, riferiscilo tutto a Dio, non usare le cose secondo i tuoi capricci, secondo le tue volontà, le tue ambizioni, il tuo orgoglio. Questa è la preparazione per l’incontro con la salvezza di Dio, per entrare in questo ordine qui.

Pinuccia: E allora questa distruzione che noi facciamo del tempio del suo corpo, Lui la riedifica in tre giorni.

Luigi: Sì, di questa riedificazione abbiamo già parlato diverse volte, no?

Pinuccia: Però riferita a noi personalmente, non …

Luigi: Sì, perché Lui lo ricostruisce. Ad esempio nella risurrezione, Lui risorge, ma risorge per chi? Per colui che di apre, che aderisce. Allora, aderendo, comprendendo, Lui ricostruisce. Se Lui lascia distruggere tutto il suo corpo, quando potrebbe impedire che venisse distrutto, perché lo lascia distruggere?

È come un padre che ad un certo momento lascia distruggere al figlio un giocattolo o qualsiasi altra cosa. Perché lo lascia fare? Perché impari qualche cosa, impari la lezione; così il Signore lascia distruggere il suo corpo, affinché la nostra anima sia salva, rinsavisca, prenda coscienza e nasca. Se nasce, Lui ricostruisce; Lui non ha mica difficoltà a ricostruire il mondo, ma ha difficoltà a salvare l’uomo che non apre la sua anima a Lui. “Chi ti ha creato senza di te non ti salva senza di te”, per cui noi non ci apriamo a Lui, Lui non ci può salvare.

La difficoltà non è il mondo, non è la casa, Lui ricostruisce mille mondi: la difficoltà è la nostra anima, è il nostro pensiero.

Per cui il nostro pensiero invece che pensare a Dio, può chiudersi nel pensiero dell’io. Ora, la chiave di tutto è lì. Per cui Dio arriva a dire: “Tu pensa a me e io penso a tutto, non preoccuparti di niente”. È logico perché Lui non ha nessuna difficoltà; perché noi magari ci preoccupiamo del lavoro, della figura: tutte storie. Dio non ha nessuna difficoltà per tutte queste cose qui; Lui che ci ha creati dal nulla, pensa un po’ se non ha la possibilità di metterci in una situazione da poter…….

Ho detto che la difficoltà da parte di Dio è la sottrazione della nostra anima per cui anche se salvassimo tutto il mondo, Dio non ci può salvare. Mentre invece se perdiamo tutto il mondo, ma la nostra anima è aperta a Lui, è in dialogo con Lui, Lui ricostruisce tutto il mondo, non ha mica difficoltà.

Questo è quello che noi esperimentiamo tutti i giorni, noi lo constatiamo sempre questo, che tutto viene dall’anima, viene dallo Spirito. Ci sono delle persone che sono all’apice della gloria del mondo e sono terribilmente infelici, terribilmente angosciati, perché il problema sostanziale ce lo portiamo dentro. È chiaro Cina? Cosa hai capito?

Cina: Chiedo al Signore che mi apra gli occhi..

Luigi: Ma il Signore opera tutto per aprire gli occhi. Ho detto che tutto è informazione, quindi opera tutto per aprirci gli occhi. Siamo noi che dobbiamo, ascoltando le sue informazioni, mettere Lui prima di tutto, che vuol dire sottomettere tutto a Lui: ritorniamo a quella sottomissione. Per cui noi le cose naturalmente le sottomettiamo a noi: non dobbiamo fare questo! le cose, quando arrivano a noi, dobbiamo noi trasportarle in Dio, riferirle a Dio, riportarle in Dio, vederle in Dio, sottometterle a Dio; è così che si costruisce la casa di Dio, si entra nella casa e si impara a vivere nel Regno di Dio, secondo Dio.

Giovanni: La causa di questo è perché Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo, servirlo…..

Luigi: La colpa è dell’uomo, la salvezza è di Dio, la colpa è dell’uomo.

Giovanni: La causa è del peccato originale; perché siamo attratti da noi stessi?

Luigi: Dal pensiero del nostro io che si stacca da Dio.

Eligio: È difficile da capire perché pensavo ad Adamo, come ha potuto maturare questa deviazione?

Luigi: Perché noi pensiamo che le cose siano automatiche: nell’uomo non sono automatiche altrimenti avremmo l’animale; cioè arriva un momento in cui l’uomo prende coscienza di; è lì il punto critico per cui scatta fuori la libertà, perché non c’è automatismo. Tutto è automatico, perché tutto è opera di Dio, fino a quel punto in cui l’uomo prende coscienza di se stesso, di essere. È lì che può farci centro di, anziché far centro Dio: ecco, qui non abbiamo più l’automatismo, c’è il punto tra il nostro io e Dio, lì non c’è più l’automatismo, quindi non è naturale, è soprannaturale.

Eligio: Pensa al bambino che tende ad affermarsi come essere assoluto, quando incontra Dio…

Luigi: È lì la fatica, la penitenza, la tribolazione…

Giovanni: Però se Dio ci ha creati come figli di Dio, dovremo vivere come in paradiso…

Luigi: Infatti all’inizio era così….

Giovanni: E qual è la causa?

Luigi: È il nostro io, è solo il nostro io, perché a Dio non si può arrivare automaticamente, non si può arrivare sul piano dell’animale, l’animale è automatico. Cioè tu dici, se Dio ci ha creati, seguendo la nostra natura, secondo l’istinto, dovremmo arrivare a Dio, invece no, perché lì abbiamo l’animale, l’animale non arriva a Dio, perché l’atto di arrivare a Dio è un atto cosciente: è la conoscenza e la conoscenza è un atto cosciente, richiede la partecipazione cosciente. Non è automatismo, siamo fuori; arriva un momento in cui tutto questo automatismo, che è poi tutto l’universo, si arriva al vertice in cui il nostro io prende coscienza. Come prende coscienza abbiamo l’espressione libera, cioè abbiamo l’io che può fare centro altro da Dio, perché Dio ci dà la possibilità di farlo nascere, di ricrearlo, perché è lì l’atto cosciente. Noi non ci rendiamo conto cosa vuol dire atto cosciente. Ma l’atto cosciente, praticamente è Dio che si mette nelle nostre mani e dice a noi: “Fammi vivere”. Per cui se noi non facciamo vivere Dio, Dio in noi viene a morire, realmente viene a morire. Non muore in sé, ma muore in noi e noi ci veniamo a trovare senza Dio ma perché l’abbiamo ucciso dentro di noi. È questo l’atto cosciente perché il nostro io si può affermare su Dio altrimenti non può essere cosciente.

Perché l’atto cosciente è un atto che deve essere generato dentro di noi; il che vuol dire che se noi non generiamo Dio, non facciamo Dio: Dio per noi non esiste, perché è un atto cosciente, è un atto libero che nasce dal di dentro di noi. siamo noi che dobbiamo volere Dio; ecco, volendo Dio, lo ritroviamo, ma se noi non vogliamo Dio, Dio non lo ritroviamo.

Giovanni: Ma io sono d’accordo con te che quella conflittualità che sperimentiamo nello scegliere una cosa o l’altra, è quello che ci fa vivere. Ma se Dio ci ha creati come figli di Dio noi non dovremmo più esperimentare questa conflittualità dell’uomo naturale…..

Luigi: Scusa Giovanni tu hai detto che Dio ci ha creati come figli di Dio: Dio ci ha creati con la possibilità di diventare figli di Dio, Dio ci ha creati con la possibilità….

Giovanni: Ma sul catechismo c’è scritto che Dio ci ha creati figli di Dio…..

Luigi: No, leggiamo il vangelo di San Giovanni: “A tutti quelli che lo ricevettero diede la possibilità di divenire figli di Dio”. nota che ricevendo Lui abbiamo la possibilità, non è ancora detto che siamo figli di Dio.

Giovanni: Ah, allora hai ragione tu. Sul catechismo c’è anche scritto che Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo, servirlo…..

Luigi: Ma è giusto questo: Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo, servirlo. Conoscendolo diventiamo figli: il Figlio è colui che conosce. Perché altrimenti noi siamo servi, siamo schiavi, ma si diventa figli conoscendo. Ma allora tu capisci che il processo di conoscenza è un processo che deve essere molto approfondito; noi non ci rendiamo conto ma il processo di conoscenza è un processo di ricreazione dentro di noi: siamo noi che dobbiamo generarlo di nuovo, che dobbiamo farlo, dobbiamo volerlo perché soltanto volendo Dio, conosciamo Dio.

Eligio: Tu hai detto che Dio non ci ha creati Satana, ma Dio ci ha creati potenzialmente dei Satana, cioè ci dà la possibilità di diventare dei Satana.

Luigi: No, lo scopo con cui Dio ci ha creati è di essere potenzialmente figli di Dio, non è che ci abbia creato potenzialmente dei satana: Lui ci ha creati per diventare figli di Dio, ma proprio perché possiamo diventare figli di Dio possiamo diventare dei satana in quanto non si diventa figli di Dio automaticamente, non siamo delle macchine.

Lui non lo vuole e se io resto unito a Lui, Lui non lo vuole, ma se io non resto unito a Lui.

Eligio: Sarà mia la responsabilità di diventare satana, ma Dio me ne ha dato la possibilità..

Pinuccia: Però non è giusto dire che Dio ci dà la possibilità…

Luigi: La colpa è nostra; comunque noi dobbiamo vedere l’aspetto positivo che è che Dio vuole che tutti si salvino; la volontà di Dio è quella: Dio vuole che noi diventiamo figli di Dio. O c’è automatismo o non c’è automatismo, se c’è automatismo diventiamo tutti figli di Dio naturalmente; se non c’è automatismo c’è questo punto critico, non c’è niente da fare. È certo che non c’è automatismo quindi è certissimo che c’è il punto critico.

Angelo: Quello che ci frega è proprio il fatto che crediamo che in campo spirituale ci sia l’automatismo come c’è in campo naturale.

Luigi: È certo….

Cina: È bellissima questa responsabilità…

Giovanni: È bellissima ma è pesante…

Luigi: Noi non ci rendiamo conto ma è una cosa grandissima, infinita, ma è rischiosa; c’è quel rischio…..

Pinuccia: Anche perché nasciamo da un ambiente già corrotto…

Eligio: Nasciamo nel peccato…

Luigi: Ma già i genitori creano l’idolo nel bambino, mentre dovrebbero educarlo a riferire tutte le cose a Dio e dirgli: “Guarda che non siamo noi ad averti creato ma è stato Dio per mezzo nostro”, tutte queste cose qui riferirle a Dio perché vengono da Dio. Abbiamo già tutto un ambiente corrotto ed è lì che si capisce che c’è qualche cosa che dipende da noi, un mondo che dipende da noi e che quindi noi scriviamo il nostro errore.

Eligio: Ci sono una quantità enorme di cose da superare, c’è tutto un mondo da superare…

Luigi: Sì, però tu capisci che in questo tutto da superare si rivela anche il grande amore con cui noi possiamo amare Dio. Quando io sono immerso in un mare di guai e attraverso questo mare di guai, di conflitti o altro, riesco a realizzare un amore, questo rivela la potenza con cui amo quell’amore: cioè la grandezza della difficoltà rivela la quantità con cui uno ama Dio. Dio non è che dal momento che ci sono queste difficoltà qui, Dio ci lasci perdere, anzi Dio sovrabbonda nelle difficoltà con la sua grazia sempre per….

Quindi ci dà un’infinita possibilità di testimoniargli l’amore.

Quindi direi che invece di aver tutto favorevole a Dio, in cui uno è quasi portato a Dio, sotto un certo aspetto direi che è meglio invece trovarci in tante difficoltà perché uno può rivelare tanto amore e più si rivela questo amore, tanta è la conoscenza perché quello che ci lega è poi il tanto sacrificio che uno ha fatto per ottenere quell’amore lì.

Non è che le difficoltà di oggi ci freghino in un certo senso, che siamo handicappati, no, direi che è una negatività (sempre in Dio) che però diventa molto positiva perché ci dà la possibilità di far grandeggiare tanto il nostro amore.

Giovanni: ……………

Luigi: Siamo in un ambiente così, però dico che Dio è tanto forte…..

Tieni presente che Dio è più forte di tutte le nostre colpe, di tutti i nostri peccati, Dio è più grande. Quindi è più grande cosa vuol dire? Che con Dio noi abbiamo sempre la possibilità di uscire da qualunque pasticcio, c’è sempre, con Dio abbiamo qualunque possibilità perché Dio è più forte di tutti i nostri mali. È senza Dio che i mali diventano tragici, che non possiamo più perché rimaniamo schiacciati, ma con Dio noi abbiamo la possibilità di uscire da tutti i nostri pasticci.

Giovanni: Siamo palloni gonfiati……

Luigi: Chiudiamo?