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Per questo Gesù si asteneva di andare e venire in pubblico fra i giudei ma se ne andò nella regione vicino al deserto, in una città di nome Efraim, dove soggiornò qualche giorno con i suoi discepoli.

Gv 11 Vs 54


Titolo: Il tempio abbandonato


Argomenti: Dio costituisce il problema dell'uomo. Il rendez-vous con Dio. Il conflitto autorità-verità. Le false sicurezze. Lo Spirito di Dio si stacca dai Suoi segni.


 

28/Agosto/1994 Casa di preghiera Fossano.


Siamo alle ultime  battute del capitolo  undici di San Giovanni.

Qui siamo nel versetto 54 che dice: "Per questo Gesù si asteneva di andare e venire in pubblico fra i giudei ma se ne andò nella regione vicino al deserto, in una città di nome Efraim, dove soggiornò qualche giorno con i suoi discepoli".

Il Vangelo rappresenta il cammino per giungere a vedere la gloria di Dio.

Tutte le parole, le opere e le scene di Gesù sono un sentiero che conduce a una meta ben precisa che è la gloria di Dio.

Conoscere la gloria di Dio è trovare la vita eterna, è trovare la pace, è trovare la luce.

Noi percorriamo questi tratti di sentiero in quanto capiamo il significato delle parole e delle scene.

Ma il significato non secondo il nostro cervello, secondo la nostra mente o secondo i nostri desideri o i nostri schemi e neppure secondo gli schemi di altri uomini.

Percorriamo il tratto di sentiero in quanto capiamo secondo Dio, da Dio.

Soltanto quindi intendendo da Dio si percorre il sentiero, in caso diverso no, in caso diverso ci si disperde.

Qui è detto che Gesù si asteneva dall'andare in pubblico, anzi si ritirò nel deserto, vicino a una città chiamata Efraim.

Dice: "Per questo", "Per questo" cosa?

L'aveva detto prima, perché avevano preso la risoluzione di farlo morire.

Chi aveva preso la risoluzione di farlo morire?

Abbiamo visto la volta scorsa che la risoluzione era venuta dal sommo sacerdote.

Il sommo sacerdote quindi la somma autorità.

Il sommo sacerdote aveva giustificato, aveva dato una ragione al fatto che Gesù doveva morire.

Era meglio che Gesù morisse, piuttosto che tutta la nazione, il popolo, la gente morisse, piuttosto che il tempio fosse distrutto, piuttosto che la loro autorità fosse spazzata via.

Per questo motivo fu deciso di farlo morire.

Per questo, proprio perché oramai si era deciso di farlo morire, Gesù si ritirò con i suoi discepoli nel deserto.

Cosa significa questo ritirarsi e ritirarsi da che cosa?

Si ritirava dal pubblico, dalla vita pubblica, cioè si ritirò dal tempio, si ritirò da Gerusalemme, si ritirò dall'autorità sacerdotale, si ritiro dal sinedrio e se ne andò nel deserto.

Ma che significato ha questo?

Anche questo dobbiamo aspettarcelo, è una tappa del cammino verso la conoscenza della gloria di Dio.

Se è una tappa è necessario farla, non basta leggerla, non basta ascoltarla.

È un annuncio, è una parola, va capita e quindi va fatta.

Perché se c'è va percorsa, non basta dire che quello è un sentiero, se uno non lo percorre non arriverà mai alla meta.

Quindi bisogna capire il significato, perché bisogna aspettarsi questa tappa nella vita di ogni uomo.

Noi diciamo che questo fatto riguarda Gesù che è vissuto duemila anni fa e che relazione ha con noi? Che relazione ha con ogni uomo? C'è un rapporto con ogni uomo e dove sta il punto di raccordo con ogni uomo? Cosa è che rende attuale la parola di Gesù o la scena, la lezione di Gesù? Attuale per ogni uomo.

Noi ci chiediamo cosa è che rende attuale la cosa?

Quando è che noi ci accorgiamo che una cosa è attuale?

Noi ci accorgiamo che la cosa è attuale in quanto portiamo in noi un problema in relazione a quella cosa.

In quanto sentiamo un problema.

È il problema che ci rende attuale la cosa.

Certamente ogni uomo porta in sé il problema di Dio che è l'anima della sua vita, è l'anima di tutti i suoi problemi e di tutti i suoi mali e di tutte le sue disgrazie.

La persona umana è costituita essenzialmente dalla presenza del "Tu" divino, per cui è questa presenza di questo "Tu" che forma il problema dell'uomo.

Un problema che può sfociare nella luce, nella gioia, nella pace ma può anche sfociare nell'inferno, può sfociare nella tribolazione, può sfociare nell'angoscia e nella disperazione.

Ma è sempre Dio.

È Dio che determina tutto di noi.

Se vogliamo conoscere l'uomo è inutile che noi ci rivolgiamo a psicologia o psicoanalisi ma dobbiamo cercare la relazione dell'uomo con Dio, perché è Dio presente nell'uomo che forma i problemi dell'uomo.

Soltanto conoscendo l'uomo in rapporto a Dio, noi incominciamo a capire qualche cosa dell'uomo.

Se il problema vero di ogni uomo è Dio, Gesù in tutto il suo vivere e il suo parlare è tutto incentrato su Dio.

Gesù è Dio che parla con noi.

Gesù è il Dio con noi.

Gesù è la presenza di Dio con noi, la significazione di Dio con noi.

Gesù è il segno del Dio con noi.

Infatti Gesù è il Rivelatore. Rivelatore di cosa?

È il rivelatore della nostra vita con Dio.

Non solo Rivelatore ma è anche Risolutore, è Colui che ci presenta la soluzione.

Il problema è questo: uomo & Dio.

Se Gesù rappresenta il Dio con noi, quel Dio con noi Spirito, che ogni uomo porta con sé e che determina tutto della sua vita, evidentemente capire Gesù, capire le sue parole, capire le sue scene è una cosa terribilmente attuale per la vita di ogni uomo.

Perché ogni uomo si ritrova qui.

Perché noi apriamo il Vangelo?

Perché non apriamo altri libri? Ci sono tanti altri libri anche teologici.

Perché apriamo il Vangelo e approfondiamo il Vangelo?

Appunto perché qui troviamo la risposta ai veri problemi dell'uomo.

Risposta che non possiamo trovare altrove.

Non c'è nessuno che ha mai parlato come Gesù e non c'è nessuno che parlerà mai come Gesù, sia chiaro!

Né autorità, né istituzioni, né chiesa, né politico o sociologi, non ci sarà mai nessuno che parlerà come Lui.

Gesù è una singolarità estrema.

Gesù è il centro dell'universo.

Quando si parla di centro è evidente che non ci sono altri centri, tutto fa riferimento a Lui.

E tutto deve servirci per condurci a questo Centro, altrimenti si tradisce l'uomo, si tradisce la persona umana, si tradisce il destino e la vita dell'uomo, anche da parte dell'autorità.

C'è un significato profondo in tutto quello che noi leggiamo nel Vangelo e nella vita di Gesù e nelle parole di Gesù, perché la persona si rivela sopratutto nelle parole.

A un certo momento le autorità, il tempio, le istituzioni avevano preso la decisione di mandarlo a morte e Gesù si ritira.

Si ritira nel deserto con i suoi discepoli.

Si ritira, vuole dire che abbandona.

Lascia il campo.

Che significato ha?

E cosa può significare per ognuno di noi?

Questo ci fa pensare che ci deve essere un momento nella nostra vita in cui lo spirito è minacciato.

Lo spirito dell'uomo è minacciato.

Abbiamo detto che l'uomo vive in quanto vive personalmente.

Non vive come massa.

Non vive come gruppo.

Non vive come sentito dire o per sentito dire.

L'uomo incomincia a vivere in quanto si assume la responsabilità di ciò in cui crede e di ciò per cui vive.

L'uomo inizia a vivere solo quando incomincia a dire: "Questo è vero" e si assume la responsabilità di questa verità.

Solo qui l'uomo incomincia a vivere, prima no.

Prima vegeta.

Anche se è religiosissimo vegeta.

L'uomo incomincia a vivere in quanto si assume la responsabilità della Verità stessa, la responsabilità di Dio.

Dio si mette nelle mani di ogni uomo e chiede ad ogni uomo: "Tu cosa dici di Me?".

È inutile cincischiare, l'uomo non può girare a vuoto.

L'uomo a un certo momento deve assumersi la responsabilità di dire chi è Dio e non può dire: "Vado a sentire cosa mi dice quell'altro".

C'è questo rendez-vous per ogni creatura, per ogni uomo (anche se siamo miliardi) a tu per tu con Dio.

È Dio che operando, poco per volta, conduce ogni uomo alla Sua Presenza e alla sua presenza impegna ogni uomo ad assumersi la responsabilità della verità.

Quando la verità si annuncia a noi, noi dobbiamo assumerci la responsabilità di dire: "Questo è vero", a qualunque costo, anche se ci fosse tutto il mondo contro e tutte le autorità e tutte le istituzioni contro.

Perché la vita incomincia soltanto lì, in quanto uno si assume la sua responsabilità, il suo amore.

L'amore non è sentimento.

L'amore è assumersi la responsabilità di una cosa.

Qui abbiamo Gesù che è minacciato di morte e abbiamo visto che questa minaccia di morte arrivava dal sinedrio e dal sommo sacerdote.

Però abbiamo visto la volta scorsa che questa era una decisione presa da Dio e il sinedrio non ha fatto altro che prendere la decisione che Dio aveva già preso, nolenti, senza saperlo.

Perché così è, è Dio che muove negli uomini il volere e il fare.

Quindi è anche Dio che fa decidere gli uomini.

Perché è Dio che conduce gli eventi e quindi Dio muove gli uomini a fare quegli eventi che Lui ha deciso ma tutto è opera di Dio.

L'uomo può essere peccatore o non peccatore nei riguardi di Dio non in quanto prende delle decisioni ma in quanto non cerca la volontà di Dio, non riferisce cioè le cose al principio.

Però le cose che si fanno, tutte, in quanto accadono sono volute da Dio.

Quindi c'è la giustificazione di Dio e in Dio.

Dio domina tutte le cose, anche la morte del Cristo è voluta dal Padre.

E Gesù lo dice chiaramente a Pietro quando Pietro gli dice: "Noi non permetteremo che questo avvenga".

E Gesù chiama demonio Pietro perché non riporta le cose a Dio, perché ha una volontà contraria a Dio: "Tu sei demonio perché ragioni secondo gli uomini", non gli dice: Sei demonio perché ragioni secondo il demonio", gli dice: "Ragioni secondo gli uomini e non secondo Dio".

Quanti si ritengono saggi perché ragionano secondo gli uomini! Perché dicono: "Abbiamo i piedi per terra".

Di fronte a Dio scoprono invece che sono dei demoni perché non ragionano secondo Dio, quindi il non ragionare secondo Dio, il non tenere presente Dio, il non riferire le cose a Dio, il non guardare le cose dal punto di vista di Dio personalmente vuol dire entrare nella sfera del demoniaco.

Questa rappresenta una tappa nella vita di ogni uomo.

L'uomo nasce in quanto inizia a vivere personalmente e quindi incomincia anche una religione personale. La religione vale in quanto passa dal pubblico al personale, si entra nell'amore nella luce, nella conoscenza, nel bisogno di capire e questo è essenzialmente personale.

E se non si giunge a questa religione personale, si riduce tutta la religiosità a recita, a teatro.

E Dio non sa cosa farsene del teatro.

L'uomo comincia a scoprire la vita, in quanto comincia a vivere una religione personale.

È personale in quanto l'uomo porta questa presenza del "Tu" divino in sé che lo costituisce persona.

Ora si giunge alla conoscenza della verità, solo in quanto si è persona, non è il gruppo che giunge alla conoscenza della verità.

Non sono le istituzioni che giungono alla conoscenza della verità.

Quelli sono tutti mezzi attraverso cui Dio sollecita, Dio opera nel mondo ma non è il mondo che giunge alla conoscenza della verità.

Chi giunge alla conoscenza della verità è la persona.

Perché?

Perché la persona porta con sé il "Tu" di Dio, nel "Tu" di Dio c'è il Pensiero di Dio e Dio si conosce soltanto per mezzo del Figlio di Dio, per mezzo del "Tu" di Dio, per mezzo del Pensiero di Dio.

L'infinito si conosce soltanto per mezzo dell'infinito, se l'uomo non avesse presente in sé il "Tu" di Dio sarebbe completamente scollato dalla possibilità di giungere alla conoscenza di Dio.

Quindi ogni uomo porta con se il "Tu" di Dio e proprio perché persona è destinato a conoscere Dio.

L'uomo porta con sé questo Pensiero di Dio che è la porta, è l'unico punto attraverso cui l'uomo può passare dal suo finito all'infinito di Dio.

Però avere questo Pensiero di Dio, comporta un rischio grande nella vita dell'uomo ed è il rischio dell'uomo che pensa con la sua testa, dell'uomo che può avere la consapevolezza della verità.

E Gesù dice: "Se Io dicessi di non conoscere Dio sarei menzognero come voi".

Ecco, avere il Pensiero di Dio in noi vuole dire portare questo rischio qui.

È un rischio per tutto il mondo, per tutte le istituzioni e per tutte le autorità: l'uomo che pensa, l'uomo che si rende conto del vero e quando l'uomo si rende personalmente conto del vero diventa un gigante, diventa Maria, una forza enorme, chi può scalfire Maria?

Ecco la consapevolezza: "Non conosco uomo", non conosce altro.

Ha in sé la consapevolezza della verità.

È più forte di tutto il mondo.

E questo è un rischio grande perché provoca con le istituzione e l'autorità il conflitto a meno che autorità e istituzioni capiscano le cose in Dio e da Dio.

A meno che le istituzioni e l'autorità servano l'uomo, servano la persona.

Se le istituzioni e l'autorità servono l'uomo che cerca personalmente Dio, servono la persona, allora siamo a posto, tutto serve ma serve l'uomo affinché l'uomo possa conoscere Dio, possa cercare personalmente Dio.

Ma se invece le istituzioni e l'autorità pensano a se stesse, proclamano se stesse e fanno si sé il centro, il punto fisso di riferimento, quindi non servono gli uomini ma tendono a far servire gli uomini a sé qui si corre questo grande rischio perché si uccide lo spirito nell'uomo.

Nella vita di Gesù c'è questo rischio che matura: autorità, istituzioni, tempio tendono a uccidere Cristo, tendono a uccidere lo Spirito di Dio tra noi.

Perché c'è questo?

Loro avrebbero dovuto vedere il Figlio di Dio che viene nel mondo e soprattutto il tempio e la religiosità, il sinedrio e i sommi sacerdoti avrebbero dovuto osannare Gesù: "È arrivato Colui che abbiamo aspettato da tanto tempo".

E invece no!

Troviamo il rovescio, troviamo pensieri e desideri di morte, di delitto: "Mandiamolo a morte.

È necessario che sia mandato a morte e se c'è questo deve pure avere un significato.

E deve avere un significato per la vita di ogni uomo, perché ho detto che la venuta del Cristo è rivelazione di quello che avviene nella vita di ogni uomo, quindi è lezione di vita.

Non possiamo quindi ignorare questa pagina e tante altre del Vangelo perché non ci fanno comodo o perché sono difficili.

In quanto ci sono questi fatti e queste scene dobbiamo cercare di capirne il significato e il significato personale per ognuno di noi.

Abbiamo qui una autorità che in nome di gente, popolo, nazione, tradizione, tempio matura idee di delitto, di deicidio, di uccisione dello Spirito di Dio.

È la religiosità che manda a morte Dio, in nome di Dio.

Se c'è questo è lezione di vita per ognuno di noi, perché questo dobbiamo aspettarci nella vita di ognuno di noi.

Quindi dobbiamo prendere consapevolezza di questo.

Abbiamo già visto che lo Spirito si uccide, in quanto si presentano false sicurezze.

Anziché riferire le cose all'unica sicurezza: Dio, si riferiscono le cose ad altre sicurezze.

In termini poveri: "La cosa è vera perché te la dico io".

Evidentemente questa è una falsa sicurezza.

Quindi ogni creatura ed ogni istituzione in quanto considera una cosa vera in quanto l'afferma si trova nel campo delle false sicurezze.

La falsa sicurezza uccide lo Spirito.

Uccide cioè la ricerca e la conoscenza di Dio da parte dell'uomo.

In quanto si presenta una sicurezza, l'uomo dice che l'ha detto il tale e si siede su quella falsa sicurezza.

L'uomo si mette in poltrona e non sente più il bisogno di cercare e di conoscere Dio.

Questi significa uccidere Dio.

Uccidere la ricerca di Dio nell'anima di ogni uomo (perché si presenta un altra sicurezza) è uccidere lo Spirito di Dio nell'uomo.

È uccidere il Cristo.

Così si uccide il Cristo.

Però di fronte a questo fatto, Cristo ci presenta la scena di Lui che si ritira nel deserto.

Sembra di assistere alla scena dell'Apocalisse in cui c'è la donna incinta che aspetta un bambino e il drago pronto a portare via questo bambino appena il bambino nasce.

E il bambino viene mandato nel cielo di Dio e la donna viene mandata nel deserto.

Siamo sempre nello stesso spirito.

Gesù ci indica che di fronte alla minaccia di morte, bisogna fuggire nel deserto, solitudine che matura nel deserto, i figli di Dio vengono formati nel deserto.

Ma questo Gesù, Spirito di Dio fra noi che fugge nel deserto e che quindi lascia Gerusalemme, lascia il tempio, lascia l'autorità, lascia il sommo sacerdote, lascia le istituzioni, cosa significa?

È terribile questo perché è Gesù che lascia il tempio.

Quel tempio che Gesù aveva difeso come casa del Padre cacciando i mercanti.

Eppure qui Gesù lascia il tempio, abbandona tutto, abbandona Gerusalemme.

Se ne va nel deserto.

E Gerusalemme, il tempio, la somma autorità, il sinedrio cosa diventano se Gesù li lascia?

Ecco, cosa diventano se Gesù li lascia?

Qui certamente Gesù lascia, va nel deserto con i suoi discepoli.

Ma di quello che Lui abbandona cosa resta?

Noi abbiamo chiamato il tema di questa sera il tempio desolato, il tempio abbandonato.

Ecco, resta il tempio abbandonato.

Gesù è la Vita, certamente Dio è la Vita.

La Vita viene da Dio, lo Spirito viene da Dio, la Luce viene da Dio e tutto viene da Dio.

Se Dio si allontana dal tempio cosa resta del tempio?

Se Gesù si allontana dall'istituzione cosa resta dell'istituzione?

Se Gesù si allontana dall'autorità, cosa resta dell'autorità?

Guscio vuoto, tomba, orma di passaggio.

Notate che quando le donne vanno alla tomba di Gesù, incontrano gli angeli che le ammoniscono: "Non cercate il vivente tra i morti, non è più qui".

Non è più qui!

Tutto è scena per la vita personale di ognuno di noi e noi dobbiamo aspettarci un certo momento in cui gli angeli dicono a noi che stiamo cercando il vivente tra le cose morte: "Non è più qui!".

Quindi evidentemente c'è questa necessità di passare da-, a-.

"Non cercatelo tra le cose morte".

Le cose sono morte perché Lui non c'è più, Lui è andato.

Lui è la Vita e allora rimane lo scheletro, rimane il guscio, rimane la tomba vuota.

Tutte le cose che sono creature di Dio, tutte le cose ci annunciano Dio, Dio parla in tutto, c'è lo Spirito di Dio in tutto....in un primo tempo ma, presto arriva un secondo tempo in cui lo Spirito di Dio si stacca dai suoi segni, si stacca dalle cose.

In un primo tempo abbiamo Dio che parla nelle cose, abbiamo il Cristo tra noi e tutto parla a noi di Dio, dal filo d'erba, alla natura, alle creature, alle istituzioni, al tempio, a Cristo, tutto parla a noi di Dio ma arriva un certo momento in cui lo Spirito si separa dai segni.

Gesù lo dice chiaramente: "Non sempre avrete Me".

Com'è possibile? Lui è l'Eterno, l'Assoluto, Dio e a un certo momento non c'è più? "Non sempre avrete Me".

E cosa è quel "Me"? È lo Spirito di Dio che parla con noi.

"Non sempre avrete Me".

"Fintanto che Io sono nel mondo", fintanto! Ma quel "fintanto" è limitato!

Altrimenti non direbbe "fintato".

Il che vuol dire che a un certo punto Cristo non c'è più.

"Ancora per poco la luce è con voi".

"Fintanto che Io sono con voi, Io sono la Luce del mondo ma affrettatevi a camminare fintanto che la luce è con voi, perché presto arriveranno le tenebre".

C'è questa marea di tenebre che cresce.

E la marea di tenebre che cresce, è determinata dai segni, dalle opere e dalle Parole di Dio senza più lo Spirito di Dio, senza più la Presenza di Dio.

Resta soltanto più il ricordo.

Ricordo, immagine, fotografia, registrazione, tutto quello che volete ma Lui non c'è, non è più qui.

La persona è passata.

Quindi quello che dà anima a tutto non sono le cose (anche sacre), è la persona.

E questa persona qui passa e noi dobbiamo chiederci perché passa?

Forse Dio non è eterno?

Dio è eterno e perché passa allora?

Gesù lo dice con chiarezza il perché: "Se Io non me ne vado, non può venire in voi lo Spirito".

Ma chi è che commenta queste parole al giorno d'oggi!!!

Sono parole per noi.

Chi è che dice che è necessario che Gesù se ne vada, altrimenti lo Spirito non può venire a noi?

Ma cosa è questa presenza di Gesù fra noi che impedisce allo Spirito di venire?

Eppure Gesù è stato chiaro, se c'è una parola netta nel Vangelo è questa: "È necessario che Io me ne vada, altrimenti lo Spirito non può venire in voi".

"Se Io me ne sarò andato, ve lo manderò dal Padre".

Condizione essenziale per ricevere lo Spirito è quindi che Lui se ne vada.

E noi diciamo che Gesù è tra noi perché è risorto e Lui invece dice: "È necessario che Io me ne vada".

Le vogliamo capire o non le vogliamo capire queste parole?

Certamente Lui ha detto: "È necessario che Io me ne vada, perché se non me ne vado, non può venire in voi lo Spirito".

La meta è arrivare allo Spirito, allo Spirito di Verità, perché tutta l'opera del Cristo, tutta l'opera di Dio è tutta orientata a dare a noi lo Spirito, perché? "Perché Lui resterà sempre con voi, non sempre avrete Me ma Lui resterà sempre con voi".

Questa presenza fisica, corporea, impedisce a noi (come impediscono le false sicurezze) di cercare e di conoscere Dio.

Ci consoliamo e coccoliamo questa presenza e non capiamo il significato di questa presenza.

È inutile coccolarsi con il sentimento: "Dio è con me, Dio è con me".

C'è un significato profondo in questa presenza e Gesù lo dice chiaramente.

È necessario che Lui se ne vada, cioè che lasci il tempio, che lasci l'autorità, è necessario che tutto sia annullato.

"Dopo aver annullato tutte le potenze" dice San Paolo.

Dopo aver annullato tutte le podestà, tutte le virtù, consegna il Regno al Padre.

È necessario questo annullamento di tutto, perché è necessario che la creatura superi ogni cosa e sia raccolta nel Padre.

La funzione di Gesù è questa, non è quella di restare con noi, la funzione del Cristo è quella di riportarci al Padre, perché lo Spirito che resta sempre con noi viene dal Padre.

Questa è la conclusione.

"Altrimenti lo Spirito non viene in voi e quindi non accederete a questa vita eterna, alla conoscenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

C'è un significato profondo che è annunciato, quante volte Gesù dice: "Non sempre avrete Me"!

"Camminate fintanto che la luce e con voi", camminare vuole dire cercare il significato delle cose.

Quindi c'è questa urgenza di passaggio dai segni allo Spirito delle segni.

L'opera di Dio la possiamo sintetizzare in questi tre grandi momenti:

1- In un primo tempo abbiamo Dio che parla a noi attraverso i segni ed abbiamo il Cristo, Cristo che è Dio tra noi, quindi abbiamo il Dio che parla con noi con i segni, i segni ci raccolgono nello Spirito, ci fanno pensare Lui.

2- Poi abbiamo un secondo tempo: lo Spirito che si separa dai segni, lo Spirito che non parla più nei segni. Tutti quanti noi facciamo l'esperienza dell'aridità, anche dell'aridità dei sacramenti, perché non c'è più la presenza, non c'è più la persona.

Noi ci accorgiamo che il segno è separato dalla presenza.

Questo è il secondo tempo, lo Spirito che si è separato dal segno, perché? Perché non si può confondere lo Spirito con il segno, con il corpo, allora è necessario che, a un certo momento ci sia questa persona che si scolli e abbiamo il cimitero, la tomba vuota.

Qui è il Cristo che ritorna al Padre ma ritorna al Padre per noi, per condurre anche noi al Padre, per dare a noi la possibilità, dal Padre, di ricevere lo Spirito di Verità, perché la conoscenza di Dio che è Vita eterna, si riceve solo (solo!) da Dio, per condurci a questa solitudine (deserto) a tu per tu con il Padre, "Perché ve lo manderò dal Padre".

3-È dal Padre che arriva a noi lo Spirito della Presenza ed è lì che troveremo anche il Cristo in Vita eterna ma, lì lo troviamo!

Quindi ci sono questi tre tempi: 1-Lo Spirito che parla con noi attraverso i segni. 2- Lo Spirito, Dio che si separa dai segni. 3-Dio che si rivela da Dio.

Noi possiamo girare a destra o sinistra ma ci ritroviamo sempre su quella strada lì.

Queste sono le tappe e se ci fermiamo a una delle prime due tappe, noi falliamo la nostra vita e ci accorgiamo che non c'è più nulla di significativo, non c'è più niente che valga, certo perché lo Spirito se ne è andato.

Se lo Spirito se ne va, non è per separarsi da noi è per portare noi a cercarlo dove Lui va.

Lui va al Padre e soltanto andando anche noi al Padre, noi troviamo la vita eterna.