Per
questo Gesù si asteneva di andare e venire in pubblico fra i giudei ma se ne
andò nella regione vicino al deserto, in una città di nome Efraim, dove
soggiornò qualche giorno con i suoi discepoli.
Gv 11 Vs 54
Titolo: Il tempio abbandonato
Argomenti: Dio costituisce il
problema dell'uomo. Il rendez-vous con Dio. Il conflitto autorità-verità. Le false sicurezze. Lo Spirito di Dio si
stacca dai Suoi segni.
28/Agosto/1994 Casa di preghiera
Fossano.
Siamo alle
ultime battute del capitolo undici di San Giovanni.
Qui siamo nel
versetto 54 che dice: "Per questo Gesù si asteneva di andare e venire in
pubblico fra i giudei ma se ne andò nella regione vicino al deserto, in una
città di nome Efraim, dove soggiornò qualche giorno con i suoi discepoli".
Il Vangelo
rappresenta il cammino per giungere a vedere la gloria di Dio.
Tutte le
parole, le opere e le scene di Gesù sono un sentiero che conduce a una meta ben
precisa che è la gloria di Dio.
Conoscere la
gloria di Dio è trovare la vita eterna, è trovare la pace, è trovare la luce.
Noi percorriamo
questi tratti di sentiero in quanto capiamo il significato delle parole e delle
scene.
Ma il
significato non secondo il nostro cervello, secondo la nostra mente o secondo i
nostri desideri o i nostri schemi e neppure secondo gli schemi di altri uomini.
Percorriamo il
tratto di sentiero in quanto capiamo secondo Dio, da Dio.
Soltanto quindi
intendendo da Dio si percorre il sentiero, in caso diverso no, in caso diverso
ci si disperde.
Qui è detto che
Gesù si asteneva dall'andare in pubblico, anzi si ritirò nel deserto, vicino a
una città chiamata Efraim.
Dice: "Per
questo", "Per questo" cosa?
L'aveva detto
prima, perché avevano preso la risoluzione di farlo morire.
Chi aveva preso
la risoluzione di farlo morire?
Abbiamo visto
la volta scorsa che la risoluzione era venuta dal sommo sacerdote.
Il sommo
sacerdote quindi la somma autorità.
Il sommo
sacerdote aveva giustificato, aveva dato una ragione al fatto che Gesù doveva
morire.
Era meglio che
Gesù morisse, piuttosto che tutta la nazione, il popolo, la gente morisse,
piuttosto che il tempio fosse distrutto, piuttosto che la loro autorità fosse
spazzata via.
Per questo
motivo fu deciso di farlo morire.
Per questo,
proprio perché oramai si era deciso di farlo morire, Gesù si ritirò con i suoi
discepoli nel deserto.
Cosa significa
questo ritirarsi e ritirarsi da che cosa?
Si ritirava dal
pubblico, dalla vita pubblica, cioè si ritirò dal tempio, si ritirò da
Gerusalemme, si ritirò dall'autorità sacerdotale, si ritiro dal sinedrio e se
ne andò nel deserto.
Ma che significato
ha questo?
Anche questo
dobbiamo aspettarcelo, è una tappa del cammino verso la conoscenza della gloria
di Dio.
Se è una tappa
è necessario farla, non basta leggerla, non basta ascoltarla.
È un annuncio,
è una parola, va capita e quindi va fatta.
Perché se c'è
va percorsa, non basta dire che quello è un sentiero, se uno non lo percorre
non arriverà mai alla meta.
Quindi bisogna
capire il significato, perché bisogna aspettarsi questa tappa nella vita di
ogni uomo.
Noi diciamo che
questo fatto riguarda Gesù che è vissuto duemila anni fa e che relazione ha con
noi? Che relazione ha con ogni uomo? C'è un rapporto con ogni uomo e dove sta
il punto di raccordo con ogni uomo? Cosa è che rende attuale la parola di Gesù
o la scena, la lezione di Gesù? Attuale per ogni uomo.
Noi ci
chiediamo cosa è che rende attuale la cosa?
Quando è che
noi ci accorgiamo che una cosa è attuale?
Noi ci
accorgiamo che la cosa è attuale in quanto portiamo in noi un problema in
relazione a quella cosa.
In quanto
sentiamo un problema.
È il problema
che ci rende attuale la cosa.
Certamente ogni
uomo porta in sé il problema di Dio che è l'anima della sua vita, è l'anima di
tutti i suoi problemi e di tutti i suoi mali e di tutte le sue disgrazie.
La persona umana
è costituita essenzialmente dalla presenza del "Tu" divino, per cui è
questa presenza di questo "Tu" che forma il problema dell'uomo.
Un problema che
può sfociare nella luce, nella gioia, nella pace ma può anche sfociare
nell'inferno, può sfociare nella tribolazione, può sfociare nell'angoscia e
nella disperazione.
Ma è sempre
Dio.
È Dio che
determina tutto di noi.
Se vogliamo
conoscere l'uomo è inutile che noi ci rivolgiamo a psicologia o psicoanalisi ma
dobbiamo cercare la relazione dell'uomo con Dio, perché è Dio presente
nell'uomo che forma i problemi dell'uomo.
Soltanto
conoscendo l'uomo in rapporto a Dio, noi incominciamo a capire qualche cosa
dell'uomo.
Se il problema
vero di ogni uomo è Dio, Gesù in tutto il suo vivere e il suo parlare è tutto incentrato
su Dio.
Gesù è Dio che
parla con noi.
Gesù è il Dio
con noi.
Gesù è la
presenza di Dio con noi, la significazione di Dio con noi.
Gesù è il segno
del Dio con noi.
Infatti Gesù è
il Rivelatore. Rivelatore di cosa?
È il rivelatore
della nostra vita con Dio.
Non solo
Rivelatore ma è anche Risolutore, è Colui che ci presenta la soluzione.
Il problema è
questo: uomo & Dio.
Se Gesù
rappresenta il Dio con noi, quel Dio con noi Spirito, che ogni uomo porta con
sé e che determina tutto della sua vita, evidentemente capire Gesù, capire le
sue parole, capire le sue scene è una cosa terribilmente attuale per la vita di
ogni uomo.
Perché ogni
uomo si ritrova qui.
Perché noi
apriamo il Vangelo?
Perché non
apriamo altri libri? Ci sono tanti altri libri anche teologici.
Perché apriamo
il Vangelo e approfondiamo il Vangelo?
Appunto perché
qui troviamo la risposta ai veri problemi dell'uomo.
Risposta che
non possiamo trovare altrove.
Non c'è nessuno
che ha mai parlato come Gesù e non c'è nessuno che parlerà mai come Gesù, sia
chiaro!
Né autorità, né
istituzioni, né chiesa, né politico o sociologi, non ci sarà mai nessuno che
parlerà come Lui.
Gesù è una
singolarità estrema.
Gesù è il
centro dell'universo.
Quando si parla
di centro è evidente che non ci sono altri centri, tutto fa riferimento a Lui.
E tutto deve
servirci per condurci a questo Centro, altrimenti si tradisce l'uomo, si
tradisce la persona umana, si tradisce il destino e la vita dell'uomo, anche da
parte dell'autorità.
C'è un significato
profondo in tutto quello che noi leggiamo nel Vangelo e nella vita di Gesù e
nelle parole di Gesù, perché la persona si rivela sopratutto nelle parole.
A un certo
momento le autorità, il tempio, le istituzioni avevano preso la decisione di
mandarlo a morte e Gesù si ritira.
Si ritira nel
deserto con i suoi discepoli.
Si ritira,
vuole dire che abbandona.
Lascia il
campo.
Che significato
ha?
E cosa può
significare per ognuno di noi?
Questo ci fa pensare
che ci deve essere un momento nella nostra vita in cui lo spirito è minacciato.
Lo spirito
dell'uomo è minacciato.
Abbiamo detto
che l'uomo vive in quanto vive personalmente.
Non vive come
massa.
Non vive come
gruppo.
Non vive come
sentito dire o per sentito dire.
L'uomo
incomincia a vivere in quanto si assume la responsabilità di ciò in cui crede e
di ciò per cui vive.
L'uomo inizia a
vivere solo quando incomincia a dire: "Questo è vero" e si assume la
responsabilità di questa verità.
Solo qui l'uomo
incomincia a vivere, prima no.
Prima vegeta.
Anche se è
religiosissimo vegeta.
L'uomo
incomincia a vivere in quanto si assume la responsabilità della Verità stessa,
la responsabilità di Dio.
Dio si mette
nelle mani di ogni uomo e chiede ad ogni uomo: "Tu cosa dici di Me?".
È inutile
cincischiare, l'uomo non può girare a vuoto.
L'uomo a un
certo momento deve assumersi la responsabilità di dire chi è Dio e non può
dire: "Vado a sentire cosa mi dice quell'altro".
C'è questo
rendez-vous per ogni creatura, per ogni uomo (anche se siamo miliardi) a tu per
tu con Dio.
È Dio che
operando, poco per volta, conduce ogni uomo alla Sua Presenza e alla sua
presenza impegna ogni uomo ad assumersi la responsabilità della verità.
Quando la
verità si annuncia a noi, noi dobbiamo assumerci la responsabilità di dire:
"Questo è vero", a qualunque costo, anche se ci fosse tutto il mondo
contro e tutte le autorità e tutte le istituzioni contro.
Perché la vita
incomincia soltanto lì, in quanto uno si assume la sua responsabilità, il suo
amore.
L'amore non è
sentimento.
L'amore è
assumersi la responsabilità di una cosa.
Qui abbiamo
Gesù che è minacciato di morte e abbiamo visto che questa minaccia di morte
arrivava dal sinedrio e dal sommo sacerdote.
Però abbiamo visto
la volta scorsa che questa era una decisione presa da Dio e il sinedrio non ha
fatto altro che prendere la decisione che Dio aveva già preso, nolenti, senza
saperlo.
Perché così è,
è Dio che muove negli uomini il volere e il fare.
Quindi è anche
Dio che fa decidere gli uomini.
Perché è Dio
che conduce gli eventi e quindi Dio muove gli uomini a fare quegli eventi che
Lui ha deciso ma tutto è opera di Dio.
L'uomo può
essere peccatore o non peccatore nei riguardi di Dio non in quanto prende delle
decisioni ma in quanto non cerca la volontà di Dio, non riferisce cioè le cose
al principio.
Però le cose
che si fanno, tutte, in quanto accadono sono volute da Dio.
Quindi c'è la
giustificazione di Dio e in Dio.
Dio domina
tutte le cose, anche la morte del Cristo è voluta dal Padre.
E Gesù lo dice
chiaramente a Pietro quando Pietro gli dice: "Noi non permetteremo che
questo avvenga".
E Gesù chiama
demonio Pietro perché non riporta le cose a Dio, perché ha una volontà
contraria a Dio: "Tu sei demonio perché ragioni secondo gli uomini",
non gli dice: Sei demonio perché ragioni secondo il demonio", gli dice:
"Ragioni secondo gli uomini e non secondo Dio".
Quanti si
ritengono saggi perché ragionano secondo gli uomini! Perché dicono:
"Abbiamo i piedi per terra".
Di fronte a Dio
scoprono invece che sono dei demoni perché non ragionano secondo Dio, quindi il
non ragionare secondo Dio, il non tenere presente Dio, il non riferire le cose
a Dio, il non guardare le cose dal punto di vista di Dio personalmente vuol
dire entrare nella sfera del demoniaco.
Questa
rappresenta una tappa nella vita di ogni uomo.
L'uomo nasce in
quanto inizia a vivere personalmente e quindi incomincia anche una religione
personale. La religione vale in quanto passa dal pubblico al personale, si
entra nell'amore nella luce, nella conoscenza, nel bisogno di capire e questo è
essenzialmente personale.
E se non si
giunge a questa religione personale, si riduce tutta la religiosità a recita, a
teatro.
E Dio non sa
cosa farsene del teatro.
L'uomo comincia
a scoprire la vita, in quanto comincia a vivere una religione personale.
È personale in
quanto l'uomo porta questa presenza del "Tu" divino in sé che lo
costituisce persona.
Ora si giunge alla
conoscenza della verità, solo in quanto si è persona, non è il gruppo che
giunge alla conoscenza della verità.
Non sono le
istituzioni che giungono alla conoscenza della verità.
Quelli sono
tutti mezzi attraverso cui Dio sollecita, Dio opera nel mondo ma non è il mondo
che giunge alla conoscenza della verità.
Chi giunge alla
conoscenza della verità è la persona.
Perché?
Perché la
persona porta con sé il "Tu" di Dio, nel "Tu" di Dio c'è il
Pensiero di Dio e Dio si conosce soltanto per mezzo del Figlio di Dio, per
mezzo del "Tu" di Dio, per mezzo del Pensiero di Dio.
L'infinito si
conosce soltanto per mezzo dell'infinito, se l'uomo non avesse presente in sé
il "Tu" di Dio sarebbe completamente scollato dalla possibilità di
giungere alla conoscenza di Dio.
Quindi ogni
uomo porta con se il "Tu" di Dio e proprio perché persona è destinato
a conoscere Dio.
L'uomo porta
con sé questo Pensiero di Dio che è la porta, è l'unico punto attraverso cui
l'uomo può passare dal suo finito all'infinito di Dio.
Però avere questo
Pensiero di Dio, comporta un rischio grande nella vita dell'uomo ed è il
rischio dell'uomo che pensa con la sua testa, dell'uomo che può avere la
consapevolezza della verità.
E Gesù dice:
"Se Io dicessi di non conoscere Dio sarei menzognero come voi".
Ecco, avere il
Pensiero di Dio in noi vuole dire portare questo rischio qui.
È un rischio
per tutto il mondo, per tutte le istituzioni e per tutte le autorità: l'uomo
che pensa, l'uomo che si rende conto del vero e quando l'uomo si rende
personalmente conto del vero diventa un gigante, diventa Maria, una forza
enorme, chi può scalfire Maria?
Ecco la
consapevolezza: "Non conosco uomo", non conosce altro.
Ha in sé la
consapevolezza della verità.
È più forte di
tutto il mondo.
E questo è un
rischio grande perché provoca con le istituzione e l'autorità il conflitto a
meno che autorità e istituzioni capiscano le cose in Dio e da Dio.
A meno che le
istituzioni e l'autorità servano l'uomo, servano la persona.
Se le
istituzioni e l'autorità servono l'uomo che cerca personalmente Dio, servono la
persona, allora siamo a posto, tutto serve ma serve l'uomo affinché l'uomo
possa conoscere Dio, possa cercare personalmente Dio.
Ma se invece le
istituzioni e l'autorità pensano a se stesse, proclamano se stesse e fanno si sé
il centro, il punto fisso di riferimento, quindi non servono gli uomini ma
tendono a far servire gli uomini a sé qui si corre questo grande rischio perché
si uccide lo spirito nell'uomo.
Nella vita di
Gesù c'è questo rischio che matura: autorità, istituzioni, tempio tendono a
uccidere Cristo, tendono a uccidere lo Spirito di Dio tra noi.
Perché c'è
questo?
Loro avrebbero
dovuto vedere il Figlio di Dio che viene nel mondo e soprattutto il tempio e la
religiosità, il sinedrio e i sommi sacerdoti avrebbero dovuto osannare Gesù:
"È arrivato Colui che abbiamo aspettato da tanto tempo".
E invece no!
Troviamo il
rovescio, troviamo pensieri e desideri di morte, di delitto: "Mandiamolo a
morte.
È necessario
che sia mandato a morte e se c'è questo deve pure avere un significato.
E deve avere un
significato per la vita di ogni uomo, perché ho detto che la venuta del Cristo
è rivelazione di quello che avviene nella vita di ogni uomo, quindi è lezione
di vita.
Non possiamo
quindi ignorare questa pagina e tante altre del Vangelo perché non ci fanno
comodo o perché sono difficili.
In quanto ci
sono questi fatti e queste scene dobbiamo cercare di capirne il significato e
il significato personale per ognuno di noi.
Abbiamo qui una
autorità che in nome di gente, popolo, nazione, tradizione, tempio matura idee
di delitto, di deicidio, di uccisione dello Spirito di Dio.
È la
religiosità che manda a morte Dio, in nome di Dio.
Se c'è questo è
lezione di vita per ognuno di noi, perché questo dobbiamo aspettarci nella vita
di ognuno di noi.
Quindi dobbiamo
prendere consapevolezza di questo.
Abbiamo già
visto che lo Spirito si uccide, in quanto si presentano false sicurezze.
Anziché
riferire le cose all'unica sicurezza: Dio, si riferiscono le cose ad altre
sicurezze.
In termini
poveri: "La cosa è vera perché te la dico io".
Evidentemente
questa è una falsa sicurezza.
Quindi ogni
creatura ed ogni istituzione in quanto considera una cosa vera in quanto
l'afferma si trova nel campo delle false sicurezze.
La falsa sicurezza
uccide lo Spirito.
Uccide cioè la
ricerca e la conoscenza di Dio da parte dell'uomo.
In quanto si
presenta una sicurezza, l'uomo dice che l'ha detto il tale e si siede su quella
falsa sicurezza.
L'uomo si mette
in poltrona e non sente più il bisogno di cercare e di conoscere Dio.
Questi
significa uccidere Dio.
Uccidere la
ricerca di Dio nell'anima di ogni uomo (perché si presenta un altra sicurezza)
è uccidere lo Spirito di Dio nell'uomo.
È uccidere il
Cristo.
Così si uccide
il Cristo.
Però di fronte
a questo fatto, Cristo ci presenta la scena di Lui che si ritira nel deserto.
Sembra di
assistere alla scena dell'Apocalisse in cui c'è la donna incinta che aspetta un
bambino e il drago pronto a portare via questo bambino appena il bambino nasce.
E il bambino
viene mandato nel cielo di Dio e la donna viene mandata nel deserto.
Siamo sempre
nello stesso spirito.
Gesù ci indica
che di fronte alla minaccia di morte, bisogna fuggire nel deserto, solitudine
che matura nel deserto, i figli di Dio vengono formati nel deserto.
Ma questo Gesù,
Spirito di Dio fra noi che fugge nel deserto e che quindi lascia Gerusalemme,
lascia il tempio, lascia l'autorità, lascia il sommo sacerdote, lascia le
istituzioni, cosa significa?
È terribile
questo perché è Gesù che lascia il tempio.
Quel tempio che
Gesù aveva difeso come casa del Padre cacciando i mercanti.
Eppure qui Gesù
lascia il tempio, abbandona tutto, abbandona Gerusalemme.
Se ne va nel
deserto.
E Gerusalemme,
il tempio, la somma autorità, il sinedrio cosa diventano se Gesù li lascia?
Ecco, cosa
diventano se Gesù li lascia?
Qui certamente
Gesù lascia, va nel deserto con i suoi discepoli.
Ma di quello
che Lui abbandona cosa resta?
Noi abbiamo
chiamato il tema di questa sera il tempio desolato, il tempio abbandonato.
Ecco, resta il
tempio abbandonato.
Gesù è la Vita,
certamente Dio è la Vita.
La Vita viene
da Dio, lo Spirito viene da Dio, la Luce viene da Dio e tutto viene da Dio.
Se Dio si
allontana dal tempio cosa resta del tempio?
Se Gesù si allontana
dall'istituzione cosa resta dell'istituzione?
Se Gesù si
allontana dall'autorità, cosa resta dell'autorità?
Guscio vuoto,
tomba, orma di passaggio.
Notate che
quando le donne vanno alla tomba di Gesù, incontrano gli angeli che le
ammoniscono: "Non cercate il vivente tra i morti, non è più qui".
Non è più qui!
Tutto è scena
per la vita personale di ognuno di noi e noi dobbiamo aspettarci un certo
momento in cui gli angeli dicono a noi che stiamo cercando il vivente tra le
cose morte: "Non è più qui!".
Quindi
evidentemente c'è questa necessità di passare da-, a-.
"Non
cercatelo tra le cose morte".
Le cose sono
morte perché Lui non c'è più, Lui è andato.
Lui è la Vita e
allora rimane lo scheletro, rimane il guscio, rimane la tomba vuota.
Tutte le cose
che sono creature di Dio, tutte le cose ci annunciano Dio, Dio parla in tutto,
c'è lo Spirito di Dio in tutto....in un primo tempo ma, presto arriva un
secondo tempo in cui lo Spirito di Dio si stacca dai suoi segni, si stacca
dalle cose.
In un primo
tempo abbiamo Dio che parla nelle cose, abbiamo il Cristo tra noi e tutto parla
a noi di Dio, dal filo d'erba, alla natura, alle creature, alle istituzioni, al
tempio, a Cristo, tutto parla a noi di Dio ma arriva un certo momento in cui lo
Spirito si separa dai segni.
Gesù lo dice
chiaramente: "Non sempre avrete Me".
Com'è
possibile? Lui è l'Eterno, l'Assoluto, Dio e a un certo momento non c'è più?
"Non sempre avrete Me".
E cosa è quel
"Me"? È lo Spirito di Dio che parla con noi.
"Non
sempre avrete Me".
"Fintanto
che Io sono nel mondo", fintanto! Ma quel "fintanto" è limitato!
Altrimenti non
direbbe "fintato".
Il che vuol
dire che a un certo punto Cristo non c'è più.
"Ancora
per poco la luce è con voi".
"Fintanto
che Io sono con voi, Io sono la Luce del mondo ma affrettatevi a camminare
fintanto che la luce è con voi, perché presto arriveranno le tenebre".
C'è questa
marea di tenebre che cresce.
E la marea di
tenebre che cresce, è determinata dai segni, dalle opere e dalle Parole di Dio
senza più lo Spirito di Dio, senza più la Presenza di Dio.
Resta soltanto
più il ricordo.
Ricordo,
immagine, fotografia, registrazione, tutto quello che volete ma Lui non c'è,
non è più qui.
La persona è
passata.
Quindi quello che
dà anima a tutto non sono le cose (anche sacre), è la persona.
E questa
persona qui passa e noi dobbiamo chiederci perché passa?
Forse Dio non è
eterno?
Dio è eterno e
perché passa allora?
Gesù lo dice
con chiarezza il perché: "Se Io non me ne vado, non può venire in voi lo
Spirito".
Ma chi è che
commenta queste parole al giorno d'oggi!!!
Sono parole per
noi.
Chi è che dice
che è necessario che Gesù se ne vada, altrimenti lo Spirito non può venire a
noi?
Ma cosa è
questa presenza di Gesù fra noi che impedisce allo Spirito di venire?
Eppure Gesù è
stato chiaro, se c'è una parola netta nel Vangelo è questa: "È necessario
che Io me ne vada, altrimenti lo Spirito non può venire in voi".
"Se Io me
ne sarò andato, ve lo manderò dal Padre".
Condizione
essenziale per ricevere lo Spirito è quindi che Lui se ne vada.
E noi diciamo
che Gesù è tra noi perché è risorto e Lui invece dice: "È necessario che
Io me ne vada".
Le vogliamo
capire o non le vogliamo capire queste parole?
Certamente Lui ha
detto: "È necessario che Io me ne vada, perché se non me ne vado, non può
venire in voi lo Spirito".
La meta è
arrivare allo Spirito, allo Spirito di Verità, perché tutta l'opera del Cristo,
tutta l'opera di Dio è tutta orientata a dare a noi lo Spirito, perché?
"Perché Lui resterà sempre con voi, non sempre avrete Me ma Lui resterà
sempre con voi".
Questa presenza
fisica, corporea, impedisce a noi (come impediscono le false sicurezze) di
cercare e di conoscere Dio.
Ci consoliamo e
coccoliamo questa presenza e non capiamo il significato di questa presenza.
È inutile
coccolarsi con il sentimento: "Dio è con me, Dio è con me".
C'è un
significato profondo in questa presenza e Gesù lo dice chiaramente.
È necessario
che Lui se ne vada, cioè che lasci il tempio, che lasci l'autorità, è
necessario che tutto sia annullato.
"Dopo aver
annullato tutte le potenze" dice San Paolo.
Dopo aver
annullato tutte le podestà, tutte le virtù, consegna il Regno al Padre.
È necessario
questo annullamento di tutto, perché è necessario che la creatura superi ogni
cosa e sia raccolta nel Padre.
La funzione di
Gesù è questa, non è quella di restare con noi, la funzione del Cristo è quella
di riportarci al Padre, perché lo Spirito che resta sempre con noi viene dal
Padre.
Questa è la conclusione.
"Altrimenti
lo Spirito non viene in voi e quindi non accederete a questa vita eterna, alla
conoscenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".
C'è un
significato profondo che è annunciato, quante volte Gesù dice: "Non sempre
avrete Me"!
"Camminate
fintanto che la luce e con voi", camminare vuole dire cercare il
significato delle cose.
Quindi c'è
questa urgenza di passaggio dai segni allo Spirito delle segni.
L'opera di Dio
la possiamo sintetizzare in questi tre grandi momenti:
1- In un primo
tempo abbiamo Dio che parla a noi attraverso i segni ed abbiamo il Cristo,
Cristo che è Dio tra noi, quindi abbiamo il Dio che parla con noi con i segni,
i segni ci raccolgono nello Spirito, ci fanno pensare Lui.
2- Poi abbiamo
un secondo tempo: lo Spirito che si separa dai segni, lo Spirito che non parla
più nei segni. Tutti quanti noi facciamo l'esperienza dell'aridità, anche
dell'aridità dei sacramenti, perché non c'è più la presenza, non c'è più la
persona.
Noi ci
accorgiamo che il segno è separato dalla presenza.
Questo è il
secondo tempo, lo Spirito che si è separato dal segno, perché? Perché non si
può confondere lo Spirito con il segno, con il corpo, allora è necessario che,
a un certo momento ci sia questa persona che si scolli e abbiamo il cimitero,
la tomba vuota.
Qui è il Cristo
che ritorna al Padre ma ritorna al Padre per noi, per condurre anche noi al
Padre, per dare a noi la possibilità, dal Padre, di ricevere lo Spirito di
Verità, perché la conoscenza di Dio che è Vita eterna, si riceve solo (solo!)
da Dio, per condurci a questa solitudine (deserto) a tu per tu con il Padre,
"Perché ve lo manderò dal Padre".
3-È dal Padre
che arriva a noi lo Spirito della Presenza ed è lì che troveremo anche il
Cristo in Vita eterna ma, lì lo troviamo!
Quindi ci sono
questi tre tempi: 1-Lo Spirito che parla con noi attraverso i segni. 2- Lo
Spirito, Dio che si separa dai segni. 3-Dio che si rivela da Dio.
Noi possiamo
girare a destra o sinistra ma ci ritroviamo sempre su quella strada lì.
Queste sono le
tappe e se ci fermiamo a una delle prime due tappe, noi falliamo la nostra vita
e ci accorgiamo che non c'è più nulla di significativo, non c'è più niente che
valga, certo perché lo Spirito se ne è andato.
Se lo Spirito
se ne va, non è per separarsi da noi è per portare noi a cercarlo dove Lui va.
Lui va al Padre
e soltanto andando anche noi al Padre, noi troviamo la vita eterna.