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E non riflettete che è meglio per noi  che un solo uomo muoia per il popolo, onde non perisca tutta intera la nazione.

Gv 11 Vs 50


Titolo: Come Dio mantiene aperta per tutti la via della salvezza.


Argomenti: La necessità della morte di Cristo. L'annuncio della morte di Cristo nell'antico testamento. La salvezza sta nel capire la morte di Cristo in croce.  Comunicazione e incomunicabilità. Il Pensiero di Dio è il termine comune tra la creatura e Dio. Il "Tu" di Dio. Parola e vita. Il niente e l'essere. Il tralcio staccato dalla vite e unito alla vite. La giustizia. La creatura autonoma. Dio si fa servo della creatura iniqua. La via della salvezza. La creatura diventa figlia delle sue opere e Cristo si fa "opera" della creatura. Il Pensiero di Dio morto in noi è mezzo di comunicazione con Dio.

 


 

17/Luglio/1994 Casa di preghiera Fossano.


Qui è sempre Caifa che parla, essendo Lui sommo sacerdote quell'anno.

Caifa dice: "E non riflettete che è meglio per noi  che un solo uomo muoia per il popolo, onde non perisca tutta intera la nazione".

Anche qui noi dobbiamo chiederci il significato personale, per la nostra vita personale di questa dichiarazione.

Soprattutto dell'affermazione che è meglio che muoia uno, piuttosto che periscano tutti.

Vedremo poi dopo che è stata una profezia.

Dio fa profetare sia gli amici che i nemici, sia i sapienti che gli stolti.

Dio tutto conduce a un fine ben preciso, poiché è Dio che regna.

I tempi sono di Dio, le strade sono di Dio, le vite sono di Dio.

I tempi sono ben chiari e ben definiti.

Dio sa bene dove vuole condurre, sia il mondo, sia l'umanità, sia la vita di ognuno di noi, soprattutto i pensieri di ognuno di noi.

Perché la conclusione è questa: all'ultimo la realtà sarà pensiero.

La realtà non sarà sentimento.

La realtà non sarà quella che dice la scienza.

La realtà sarà quella che dice Dio, cioè sarà lo Spirito.

La realtà sarà Spirito.

Attualmente noi lo Spirito lo percepiamo nel pensiero.

Ed è quindi solo attraverso il pensiero, che noi troviamo la porta per entrare nel Regno di Dio.

Pensiero di Dio.

In caso diverso, noi ci aggiriamo come ubriachi, tra sensazioni, sentimenti, impressioni, senza concludere mai niente, nella notte.

La notte dell'uomo.

Dobbiamo chiederci il significato di questo, perché in ogni cosa è Dio che, anche attraverso i nemici, parla.

Anche se, apparentemente sembrano parole contrarie a Dio, noi dobbiamo sempre arrivare all'anima delle cose.

E l'anima delle cose è sempre positiva.

Il tema di oggi è, come Dio tiene aperta per tutti la via della salvezza.

In qualunque situazione l'uomo venga a trovarsi, sia che l'uomo bestemmi o sia che l'uomo magnifichi il Signore, Dio trova il modo di mantenere aperta la via della salvezza.

Vedremo quale è questa via della salvezza.

Dicendo "come" si presenta subito il problema del capire.

Il problema che abbiamo visto la volta scorsa: l'importanza del capire.

Qui il problema centrale è questo: come la morte di uno sia salvezza per tutti.

Se c'è un legame di causa ed effetto, uno lo può capire, cioè, se c'è un delinquente che sta uccidendo tutti gli uomini, evidentemente la morte di quell'uno, evita che muoiano tutti.

Qui però non siamo certo in questa situazione.

Cristo non stava uccidendo tutti.

Anche se, agli occhi del sommo sacerdote e del sinedrio, Cristo appariva come un nemico.

Infatti dicono: "Se lo lasciamo fare, sedurrà tutti e allora verranno i romani" eccetera.

Già parecchi secoli prima di Cristo, c'era già la voce dei profeti, quindi sempre la voce di Dio, che annunciava quest'uno che prende su di Sé, le colpe e i peccati di tutti.

Per salvare tutti.

Quindi c'era già questo messaggio, fin dall'antico testamento che arrivava.

Cristo stesso lo dirà: "É necessario che il Figlio dell'uomo sia mandato a morte".

Perché questa necessità?

Dopo che sarà risorto, dirà: "Era necessario, stolti a non capire le profezie, a non capire la scrittura, era necessario".

Il che vuol dire che era scritto.

La scrittura preannuncia sempre gli avvenimenti, preannuncia la realtà.

Se noi sapessimo leggere, meditare, cogliere la Parola di Dio, noi saremmo sempre preparati a quella realtà che non fa altro, che sviluppare la Parola di Dio.

La parola è un seme e il seme è già una pianta in anticipo.

Coloro che conoscono la botanica, sanno che in ogni seme c'è già tutta la pianta e sanno già dal seme stesso di dire di quale pianta si tratta.

Così, anche tutte le Parole di Dio sono dei semi.

Che, arrivano nella nostra terra in anticipo, prima che la pianta si sviluppi, affinché tu sappia, vedendo quel seme che presto ci sarà lo sviluppo di quella pianta.

certamente nell'antico testamento, c'era questo annuncio di Uno che doveva prendere su di Sé i peccati, le colpe di tutti.

Noi lo ritenemmo un maledetto da Dio e invece Lui portava su di Sé le nostre colpe.

Come sia possibile che uno prenda su di Sé le colpe di tutti?

E come, morendo Lui, salvi tutti?

É appunto il tema di stasera, su come Dio tenga aperta per tutti la via della salvezza.

Il passaggio obbligato è questa morte del Figlio di Dio, morte in croce.

Dio ci salva attraverso la morte di Cristo in croce.

Non ci salva attraverso la sua resurrezione, ma ci salva attraverso la morte di Cristo.

La salvezza viene lì.

In quanto ci viene annunciato un fatto, ci viene annunciato, in quanto noi ci meditiamo su e cerchiamo di arrivare a capire.

Non è il fatto annunciato che ci salva, è il capire che ci conduce alla salvezza.

La salvezza sta nel conoscere.

É la luce che cambia la nostra vita.

Non basta quindi dire: "Io credo, io credo".

Se il tuo credo non ti porta a capire, quindi a conoscere, tu non cambi mica.

Non è sufficiente.

La vita eterna sta nel conoscere.

Il rischio è che l'uomo, pur ascoltando tutte le Parole di Dio, non giunga a conoscere, non giunga a capire il significato che tali parole portano in sé.

Parlando appunto del capire, abbiamo visto come questo sia fondato essenzialmente sulla comunicazione.

Si sente il bisogno di capire, in quanto c'è una comunicazione che arriva a noi.

C'è una parola che arriva a noi.

Affinché ci sia una comunicazione, è necessario però che ci sia qualcosa in comune tra chi comunica e colui che riceve la comunicazione.

Se non c'è qualcosa di comune, la comunicazione non passa.

É lì che a un certo punto, si forma il grave problema della incomunicabilità.

Della incomunicabilità sopratutto tra Dio e la creatura.

Come c'è una incomunicabilità tra creatura e creatura (la torre di babele), così si può formare una incomunicabilità tra la creatura e Dio.

Ecco perché dice che la condizione affinché una comunicazione sia possibile è che ci sia un mezzo comune.

Comune a chi parla e a colui che ascolta.

É lì che nasce l'importanza del capire il significato della persona.

Proprio nella persona, c'è questo mezzo che è in comune, tra la creatura e Dio.

Abbiamo accennato al fatto che questo mezzo in comune tra la creatura e Dio è il Pensiero di Dio.

Il Pensiero di Dio appartiene alla creatura e il Pensiero di Dio, appartiene a Dio.

Quindi abbiamo un termine che è comune a Dio e che è comune alla creatura.

Proprio  questo Pensiero di Dio che è il Verbo di Dio, che è il Figlio di Dio che è dato ad ogni uomo, fa la persona umana, caratterizza la persona umana.

La persona umana, l'abbiamo detto molte volte e fatta dal "Tu".

É fatta dalla presenza del "Tu".

Questo "Tu" è il Pensiero di Dio in noi.

É questo che ci fa persona.

Ma questo "Tu" del Pensiero di Dio in noi, è lo stesso "Tu" che c'è in Dio.

É uguale, identico.

Per cui Dio abita in noi.

Questo è il campo comune là, dove non c'è un campo comune, non c'è passaggio, non ci può essere passaggio.

Là, dove c'è un vuoto tra uno e l'altro, non passa niente.

Nel vuoto non passa niente.

Questo ci fa anche capire che, l'unico modo per veramente ricevere e capire la comunicazione di Dio è il Pensiero di Dio.

É qui che Gesù dice: "Io sono la vite e voi i tralci".

Il tralcio si può separare dalla vite (Pensiero di Dio).

Se il tralcio si separa dalla vite, il tralcio secca, muore.

Ma questo ci fa anche capire che là, dove non c'è comunicazione da parte di Dio verso la creatura, non c'è vita.

Allora la vita viene attraverso la comunicazione.

É la Parola di Dio che ci mantiene in vita.

Capiamo anche allora, quello che Gesù dice: "Ogni uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".

La parola è un seme e arrivando a noi, reca a noi la vita.

Se Dio tace noi moriamo.

Noi viviamo in quanto siamo tenuti su dalla Parola di Dio, cioè in quanto Dio ci parla.

Dio parla personalmente.

Però c'è questo rischio, il mezzo è comune, Dio fa bene le cose, quindi affinché la sua parola possa giungere alla creatura, Lui ha posto nella creatura il suo pensiero e attraverso il suo pensiero, la creatura può ricevere la Parola di Dio, può ricevere, può.

E ricevendo la sua parola vive.

Allora qui abbiamo il tralcio che è unito alla vite.

Abbiamo il tralcio che riceve vita dalla vite.

Ma in quanto è unito alla vite.

Quindi riceve comunicazione.

Gesù dicendo: "Io sono la vite e voi i tralci" che d'è il rischi da parte nostra (tralci) di separarci dalla vite.

Infatti Lui aggiunge: "Senza di Me fate niente".

Concludiamo cioè nel niente.

Nel niente non c'è comunicazione, perché ci sia una comunicazione, abbiamo detto che bisogna che ci sia, qualche cosa in comune. Il niente non è qualche cosa in comune.

Il niente non è comune, né a Dio, né alla creatura.

L'essere è comune a Dio e alla creatura.

Il niente no.

Presso Dio non c'è il niente.

Il niente non esiste.

Tant'è vero che abbiamo visto che il niente è relativo.

L'essere è Assoluto ma il niente è relativo.

Questo vuole dire che il niente ha bisogno di essere giustificato.

Dio, l'essere non ha bisogno di essere giustificato.

Il niente si, perché il niente non esiste.

Il niente esiste in relazione a-, quindi ha bisogno di una giustificazione e serve a qualche cosa.

Anche il niente serve.

Certamente.

L'uomo operando senza Dio, agendo in modo autonomo da Dio, conclude con il niente.

E il niente è una esperienza che ogni uomo fa.

Questa esperienza serve.

Come serve la morte.

Come serve la vanità del tutto.

Come serve l'esperienza del vuoto.

Sono tutte esperienze negative ma servono.

Servono a un fine.

É necessario che questo avvenga, quindi ha una funzione.

Ma di per sé no.

Di per sé il niente non esiste.

Esiste l'essere.

Tutta la creazione, tutto l'universo, tutte le Parole di Dio, ogni vita. ogni uomo, non deriva dal niente, deriva dall'essere.

É l'essere che opera ogni cosa e che giustifica ogni cosa.

Quindi esiste l'essere e il niente è relativo.

É relativo a un errore che l'uomo può fare e fa.

E l'errore che l'uomo può fare è questo: è l'errore del tralcio: staccarsi dalla vite.

Come è possibile questo?

Abbiamo detto che la vite è il Pensiero di Dio.

Senza il Pensiero di Dio, l'uomo non riceve comunicazione da Dio.

Perché è il Pensiero di Dio che è il termine comune alla creatura e al Creatore.

Ed è solo attraverso il Pensiero di Dio, Verbo di Dio, il verbo intelletto, il verbo capito che avviene ogni comunicazione.

Se l'uomo si separa dal Pensiero di Dio, dal Verbo di Dio, abbiamo il tralcio che si separa dalla vite.

La comunicazione non passa.

Non passa più.

Qui abbiamo l'uomo autonomo.

Il primo segno della condanna è questo: "Via da Me, lontano da Me".

Questo: "Lontano da Me", è il tralcio separato.

La prima espressione del giudizio, della condanna sta in questo, l'uomo si ritiene autonomo.

L'uomo non è autonomo.

Come l'uomo non è libero.

Ma, il ritenersi autonomo, il ritenersi libero, anche se l'uomo ritiene che si un suo privilegio e invece quello è il segno di una condanna.

É Dio che ha abbandonato la sua creatura.

La creatura resta condannata e allora si ritiene autonoma, si crede libera.

Mentre il Figlio di Dio, dice che da solo, non può fare niente.

Il Figlio di Dio non si ritiene libero, Lui opera in quanto vede quello che fa il Padre.

E il Padre dimostra al Figlio, tutto quello che fa.

E quindi lo rende capace, ecco che abbiamo la comunicazione.

Tra Padre e Figlio c'è piena comunicazione.

Ma anche questa piena comunicazione avviene tra Creatore e creatura se c'è un termine comune.

però abbiamo detto che il tralcio si può separare.

Come?

Come il tralcio resta unito alla vite?

Chiediamoci ancora, come il Figlio di Dio, resta sempre unito al Padre?

Gesù ce lo dichiara in modo aperto: "Il Padre non mi lascia mai solo, perché io faccio sempre ciò che piace a Lui".

Ecco il termine che mantiene l'unione.

"Io faccio sempre ciò che piace a Lui".

E cosa è questo: "Ciò che piace a Lui"?

É questo riportare tutto ciò che viene da Dio, riportarlo sempre a Dio.

Quindi non basta ricevere da Dio.

Bisogna riportare tutto a Dio.

Perché proprio nel riportare tutto a Dio, per vedere da Dio (ecco il capire) che la comunicazione giunge al suo compimento.

E la creatura resta unita a Dio.

Se la creatura riceve doni da Dio ma non li riporta a Dio, questi doni che la creatura riceve da Dio, la separano da Dio.

Per cui è in nome dei doni di Dio, è in nome dei talenti che Dio dà alla creatura, è in nome della creazione di Dio che la creatura si separa da Dio.

E si separa tutte le volte che compie l'iniquità.

Compie cioè la non giustizia.

Giustizia è dare ad ognuno il suo.

Giustizia verso Dio, è dare a Dio ciò che è di Dio.

Tutto è di Dio, è pacifico.

Dio è il Creatore quindi tutto è suo.

Compito della creatura quindi è questo per restare nella giustizia e soltanto restando nella giustizia resta unita a Dio.

La giustizia è quella di riportare tutto a Dio, dare a Dio quello che è di Dio.

Ogni cosa che arriva alla creatura, la creatura ha il compito di riportarla a Dio.

Questo non avviene senza la creatura.

Questo avviene solo per mezzo della creatura, per cui la creatura può non farlo.

La creatura ha il compito di riportare a Dio, per giustizia, tutto ciò che viene da Dio.

E perché deve riportarlo a Dio?

Lo deve riportare a Dio, per vederlo dal principio.

perché soltanto vedendolo dal principio entra nella conoscenza.

Altrimenti tutti i doni che arrivano alla creatura, arrivano alla creatura non nella luce di Dio, non nella conoscenza.

Infatti, tutti gli avvenimenti, per noi accadono nella notte.

Arrivano a noi nella notte, nel mistero.

Soltanto se noi li riportiamo a Dio, per vederli da Dio, quindi per vederli dal principio, lì entriamo nella conoscenza.

Infatti conoscere vuole dire avere in se stessi il principio di una cosa.

Se questo non avviene succede che il tralcio si separa dalla vite.

Non c'è più comunicazione.

Si perde il campo comune, si perde il mezzo attraverso cui, la comunicazione passa.

La creatura muore.

Il tralcio muore.

A questo punto qui, la creatura separata da Dio, fa esperienza di autonomia da Dio.

É lei che decide, è lei che prende l'iniziativa, è lei che pensa, è lei che parla, è lei che opera.

É lei che si preoccupa di fare.

La creatura autonoma, si preoccupa solo più di fare, non si preoccupa di capire.

Il capire è proprio della creatura che non è autonoma, è proprio della creatura che essendo unita a Dio, assiste a tute le opere che Dio sta facendo.

In quanto assiste, in quanto è fatta spettatrice delle opere di Dio, questa creatura ha la preoccupazione di capire.

La creatura invece che si ritiene autonoma che ha la preoccupazione di fare, non si preoccupa di capire.

A lei non interessa il capire, interessa l'agire, interessa il fare e questo abbiamo detto che è segno di condanna.

Anche la prevalenza, il predominio su di noi dell'azione, dell'agire, al posto del capire è un segno di condanna.

Quello che agli occhi degli uomini sembra quindi una grandezza è invece un valore negativo.

Qui abbiamo la creatura che, a questo punto qui, staccata da Dio (tralcio) fa esperienza di non più comunicazione con Dio, quindi fa esperienza di morte.

Perché se Dio non parla, la creatura muore.

Però abbiamo visto molte volte che Dio vuole che tutti si salvino.

Tutti.

Il che vuole dire che da parte di Dio, c'è tutta un opera per salvare non soltanto coloro che restano uniti e quindi che fanno quest'opera di giustizia ma Dio opera anche per salvare coloro che sono iniqui, che fanno l'iniquità, che fanno la non giustizia.

Allora ci deve essere da parte di Dio questa opera, per salvare i giusti e per salvare gli ingiusti, i peccatori.

É qui che salta fuori il "come".

Come avviene questo?

Come può avvenire questo?

É qui che si affaccia l'opera del Cristo.

Dio che per giustizia deve essere messo al centro, come punto fisso di riferimento, che deve essere messo in alto a cui tutto va riportato per giustizia, a un certo momento questo Dio qui che per coloro che fanno l'iniquità, l'ingiustizia, non è più punto fisso di riferimento ed a questo punto qui, Dio si fa servo ed è questo l'unico modo per salvare la creatura iniqua.

Dio si fa servo della creatura iniqua.

Si abbassa a farsi servitore della creatura.

Lui che è il Signore della creatura, Lui che salva la creatura essendo Signore.

Per la creatura che diventa iniqua, per la creatura che diventa autonoma, per la creatura che si ritiene libera, Dio per mantenere aperta la via della salvezza, anche per costoro, Dio si mette al si sotto della creatura.

La creatura che è autonoma che si ritiene libera, ha un solo modo di concepire la vita: fare.

La vita vale in quanto fa.

E Dio si offre a ricevere questo fare della creatura.

Certo è che, siccome la creatura è iniqua, il fare della creatura diventa delitto, diventa omicidio, diventa deicidio.

Ma proprio in quanto Dio si offre ad essere ucciso dalla creatura, quindi si offre all'esperienza dell'annullamento di Sé, per opera della creatura, solo così, Dio mantiene aperta la via per la salvezza di ogni creatura.

La salvezza diventa universale, sia per i giusti che per gli ingiusti, sia per i buoni che per i cattivi, sia per i sapienti che per gli stolti.

La via è aperta per tutti.

E questa apertura, Dio la mantiene sottomettendosi alla creatura.

Ma come avviene questo?

Sì, noi abbiamo la dimostrazione, conosciamo la vicenda del Cristo, sappiamo che Cristo si è offerto, anzi, Lui stesso ha detto che era necessario.

É necessario per che cosa?

Per mantenere aperta la via della salvezza.

Ma la via della salvezza in che cosa sta?

Nella comunicazione possibile.

Nel mantenere la possibilità della comunicazione.

perché là, dove si interrompe il dialogo là, dove si interrompe la comunicazione la cosa è finita.

La creatura a questo punto qui, bussa a una porta che non si apre più.

Il dialogo è interrotto.

Da parte di Dio, Dio lascia aperta la via della salvezza, non è detto che la creatura accolga e che sappia vedere questo.

Ma Dio per mantenere aperta questa via della salvezza, per mantenere aperta la via della comunicazione, anche a colui che è iniquo, anche a colui che si ritiene autonomo da Dio, anche a colui che si ritiene libero, Dio per mantenere aperta la possibilità del dialogo con questa creatura, si sottomette alla creatura, si fa vittima, ed è lì che avviene la meraviglia.

La creatura "autonoma, libera" diventa figlia del suo fare, figlia della sua opera.

Infatti l'uomo che non raccoglie, che non riferisce tutte le cose a Dio fa del suo lavoro un idolo, un Dio, adora l'opera delle sue mani.

Adora il lavoro, il frutto della sua iniziativa, il che vuole dire che diventa dipendente.

Dio facendosi dipendente dalla creatura conquista la creatura, perché la creatura diventa figlia delle sue opere.

Dio si fa opera della creatura.

Lui che opera in tutto, Lui di cui tutte le creature sono opera, Lui si fa opera della creatura che è iniqua, perché quello è l'unico modo per mantenere la creatura iniqua unita a Sé e mantenendola unita a Sé, la mantiene ancora unita al Pensiero di Dio, perché Cristo morto, Cristo vittima del fare dell'uomo, vittima della mano dell'uomo è ancora il Dio che salva l'uomo.

Perché anche Cristo morto, è ancora Pensiero di Dio con noi.

Vittima nostra, Pensiero di Dio con noi.

E l'uomo, di fronte a questa sua vittima, di fronte al Dio morto non  può che fare altro che dialogare con il Pensiero di Dio, perché è Dio.

Dio morto, Pensiero di Dio assente, Pensiero di Dio vuoto, Pensiero di Dio morto in noi, però Pensiero di Dio.

Questo Pensiero di Dio che è niente in noi che è vuoto, che è assenza, che è morte, proprio questo Pensiero di Dio in noi che ci fa esperimentare l'assenza di Dio, la morte di Dio, per opera nostra, è ancora Pensiero di Dio in noi e se è Pensiero di Dio, è quello stesso Pensiero di Dio che è in Dio e quindi abbiamo un termine comune: la comunicazione passa.

Se la comunicazione passa, c'è una speranza, c'è la salvezza.

L'uomo che ha ucciso, l'uomo che fa esperienza dell'assenza, della morte di Dio è un uomo tormentato.

L'uomo non riesce e non può annullare il suo delitto, l'uomo non può cancellare quello che lui ha fatto.

L'assenza di Dio è in relazione a un suo errore.

L'assenza non esiste di per sé.

Il vuoto e il niente non esistono di per sé, se non esistono di per sé, sono sempre relativi a che cosa?

a un errore, perché il niente non esiste.

Se il niente è relativo a un errore che fa l'uomo, l'uomo non può ignorare il suo delitto, il suo errore.

Coloro che uccidono il Cristo, restano tormentati da questo loro delitto.

L'uomo non può ignorare che questa esperienza d'assenza di Dio, questo Dio che non risponde più, che non parla più, questo è in relazione a un errore che l'uomo ha fatto a un non tenere conto di Dio, quando doveva fare la giustizia

Quest'assenza di Dio, questo vuoto di Dio, questa morte di Dio è ancora Pensiero di Dio in noi, se è Pensiero di Dio è mezzo in comune tra la creatura iniqua e Dio.

Se è mezzo in comune tra la creatura iniqua e Dio, proprio in questa iniquità qui, c'è la comunicazione.

Infatti, abbiamo detto molte volte che di fronte al niente, all'assenza, l'uomo non può fare a meno, a un certo momento di approdare a una presenza.

Se l'uomo nota che c'è un assenza, è perché ha una presenza.

Se l'uomo nota ciò che non è Dio e l'uomo fa esperienza di ciò che non è Dio, è perché sa ciò che è Dio.

Ecco quindi come, attraverso la negatività Dio ci salva.

L'uomo che non avendo riportato tutto a Dio a un certo momento vede tutte creature, vede tutto ciò che non è Dio, l'uomo, attraverso l'esperienza di ciò che non è Dio, giunge un certo momento a capire che lui sa ciò che è Dio.

Ecco che Dio ha comunicato Se Stesso, ha mantenuto aperta la via della comunicazione e la via della salvezza, sta nel sapere ciò che è Dio.