E
non riflettete che è meglio per noi che un solo uomo muoia per il popolo,
onde non perisca tutta intera la nazione.
Gv 11 Vs 50
Titolo: Come Dio mantiene
aperta per tutti la via della salvezza.
Argomenti: La necessità della
morte di Cristo. L'annuncio della morte di Cristo nell'antico testamento. La salvezza sta nel
capire la morte di Cristo in croce. Comunicazione e incomunicabilità. Il Pensiero di Dio è
il termine comune tra la creatura e Dio. Il "Tu" di Dio. Parola e vita. Il niente e
l'essere. Il tralcio staccato dalla vite e unito alla vite. La giustizia. La creatura autonoma.
Dio si fa servo della creatura iniqua. La via della salvezza. La creatura diventa
figlia delle sue opere e Cristo si fa "opera" della creatura. Il Pensiero di Dio morto
in noi è mezzo di comunicazione con Dio.
17/Luglio/1994 Casa di preghiera
Fossano.
Qui è sempre Caifa che
parla, essendo Lui sommo sacerdote quell'anno.
Caifa dice: "E non
riflettete che è meglio per noi che un solo uomo muoia per il popolo, onde
non perisca tutta intera la nazione".
Anche qui noi dobbiamo
chiederci il significato personale, per la nostra vita personale di questa
dichiarazione.
Soprattutto
dell'affermazione che è meglio che muoia uno, piuttosto che periscano tutti.
Vedremo poi dopo che è
stata una profezia.
Dio fa profetare sia gli
amici che i nemici, sia i sapienti che gli stolti.
Dio tutto conduce a un fine
ben preciso, poiché è Dio che regna.
I tempi sono di Dio, le
strade sono di Dio, le vite sono di Dio.
I tempi sono ben chiari e
ben definiti.
Dio sa bene dove vuole
condurre, sia il mondo, sia l'umanità, sia la vita di ognuno di noi,
soprattutto i pensieri di ognuno di noi.
Perché la conclusione è
questa: all'ultimo la realtà sarà pensiero.
La realtà non sarà
sentimento.
La realtà non sarà quella
che dice la scienza.
La realtà sarà quella che
dice Dio, cioè sarà lo Spirito.
La realtà sarà Spirito.
Attualmente noi lo Spirito
lo percepiamo nel pensiero.
Ed è quindi solo attraverso
il pensiero, che noi troviamo la porta per entrare nel Regno di Dio.
Pensiero di Dio.
In caso diverso, noi ci
aggiriamo come ubriachi, tra sensazioni, sentimenti, impressioni, senza
concludere mai niente, nella notte.
La notte dell'uomo.
Dobbiamo chiederci il
significato di questo, perché in ogni cosa è Dio che, anche attraverso i
nemici, parla.
Anche se, apparentemente
sembrano parole contrarie a Dio, noi dobbiamo sempre arrivare all'anima delle
cose.
E l'anima delle cose è
sempre positiva.
Il tema di oggi è, come Dio tiene
aperta per tutti la via della salvezza.
In qualunque situazione
l'uomo venga a trovarsi, sia che l'uomo bestemmi o sia che l'uomo magnifichi il
Signore, Dio trova il modo di mantenere aperta la via della salvezza.
Vedremo quale è questa via
della salvezza.
Dicendo "come" si
presenta subito il problema del capire.
Il problema che abbiamo
visto la volta scorsa: l'importanza del capire.
Qui il problema centrale è
questo: come la morte di uno sia salvezza per tutti.
Se c'è un legame di causa
ed effetto, uno lo può capire, cioè, se c'è un delinquente che sta uccidendo
tutti gli uomini, evidentemente la morte di quell'uno, evita che muoiano tutti.
Qui però non siamo certo in
questa situazione.
Cristo non stava uccidendo
tutti.
Anche se, agli occhi del
sommo sacerdote e del sinedrio, Cristo appariva come un nemico.
Infatti dicono: "Se lo
lasciamo fare, sedurrà tutti e allora verranno i romani" eccetera.
Già parecchi secoli prima di
Cristo, c'era già la voce dei profeti, quindi sempre la voce di
Dio, che annunciava quest'uno che prende su di Sé, le colpe e i peccati di
tutti.
Per salvare tutti.
Quindi c'era già questo
messaggio, fin dall'antico testamento che arrivava.
Cristo stesso lo dirà:
"É necessario che il Figlio dell'uomo sia mandato a morte".
Perché questa necessità?
Dopo che sarà risorto,
dirà: "Era necessario, stolti a non capire le profezie, a non capire la
scrittura, era necessario".
Il che vuol dire che era
scritto.
La scrittura preannuncia
sempre gli avvenimenti, preannuncia la realtà.
Se noi sapessimo leggere,
meditare, cogliere la Parola di Dio, noi saremmo sempre preparati
a quella realtà che non fa altro, che sviluppare la Parola di Dio.
La parola è un seme e il
seme è già una pianta in anticipo.
Coloro che conoscono la
botanica, sanno che in ogni seme c'è già tutta la pianta e sanno già dal seme
stesso di dire di quale pianta si tratta.
Così, anche tutte le Parole
di Dio sono dei semi.
Che, arrivano nella nostra
terra in anticipo, prima che la pianta si sviluppi, affinché tu sappia, vedendo
quel seme che presto ci sarà lo sviluppo di quella pianta.
certamente nell'antico
testamento, c'era questo annuncio di Uno che doveva prendere su di Sé i
peccati, le colpe di tutti.
Noi lo ritenemmo un
maledetto da Dio e invece Lui portava su di Sé le nostre colpe.
Come sia possibile che uno
prenda su di Sé le colpe di tutti?
E come, morendo Lui, salvi
tutti?
É appunto il tema di
stasera, su come Dio tenga aperta per tutti la via della salvezza.
Il passaggio obbligato è
questa morte del Figlio di Dio, morte in croce.
Dio ci salva attraverso la
morte di Cristo in croce.
Non ci salva attraverso la
sua resurrezione, ma ci salva attraverso la morte di Cristo.
La salvezza viene lì.
In quanto ci viene
annunciato un fatto, ci viene annunciato, in quanto noi ci meditiamo su e
cerchiamo di arrivare a capire.
Non è il fatto annunciato
che ci salva, è il capire che ci conduce alla salvezza.
La salvezza sta nel
conoscere.
É la luce che cambia la
nostra vita.
Non basta quindi dire:
"Io credo, io credo".
Se il tuo credo non ti
porta a capire, quindi a conoscere, tu non cambi mica.
Non è sufficiente.
La vita eterna sta nel
conoscere.
Il rischio è che l'uomo,
pur ascoltando tutte le Parole di Dio, non giunga a conoscere, non giunga a
capire il significato che tali parole portano in sé.
Parlando appunto del capire,
abbiamo visto come questo sia fondato essenzialmente sulla comunicazione.
Si sente il bisogno di
capire, in quanto c'è una comunicazione che arriva a noi.
C'è una parola che arriva a
noi.
Affinché ci sia una
comunicazione, è necessario però che ci sia qualcosa in comune tra chi comunica
e colui che riceve la comunicazione.
Se non c'è qualcosa di
comune, la comunicazione non passa.
É lì che a un certo punto,
si forma il grave problema della incomunicabilità.
Della incomunicabilità
sopratutto tra Dio e la creatura.
Come c'è una
incomunicabilità tra creatura e creatura (la torre di babele), così si può
formare una incomunicabilità tra la creatura e Dio.
Ecco perché dice che la
condizione affinché una comunicazione sia possibile è che ci sia un mezzo
comune.
Comune a chi parla e a
colui che ascolta.
É lì che nasce l'importanza
del capire il significato della persona.
Proprio
nella persona, c'è questo mezzo che è in comune, tra la
creatura e Dio.
Abbiamo accennato al fatto
che questo mezzo in comune tra la creatura e Dio è il Pensiero di Dio.
Il Pensiero di Dio
appartiene alla creatura e il Pensiero di Dio, appartiene a Dio.
Quindi abbiamo un termine
che è comune a Dio e che è comune alla creatura.
Proprio questo
Pensiero di Dio che è il Verbo di Dio, che è il Figlio di Dio che è dato ad
ogni uomo, fa la persona umana, caratterizza la persona umana.
La persona umana, l'abbiamo
detto molte volte e fatta dal "Tu".
É fatta dalla presenza del
"Tu".
Questo "Tu" è il
Pensiero di Dio in noi.
É questo che ci fa persona.
Ma questo "Tu"
del Pensiero di Dio in noi, è lo stesso "Tu" che c'è in Dio.
É uguale, identico.
Per cui Dio abita in noi.
Questo è il campo comune
là, dove non c'è un campo comune, non c'è passaggio, non ci può essere
passaggio.
Là, dove c'è un vuoto tra
uno e l'altro, non passa niente.
Nel vuoto non passa niente.
Questo ci fa anche capire
che, l'unico modo per veramente ricevere e capire la comunicazione di Dio è il
Pensiero di Dio.
É qui che Gesù dice:
"Io sono la vite e voi i tralci".
Il tralcio si può separare
dalla vite (Pensiero di Dio).
Se il tralcio si separa
dalla vite, il tralcio secca, muore.
Ma questo ci fa anche capire
che là, dove non c'è comunicazione da parte di Dio verso la creatura, non c'è
vita.
Allora la vita viene
attraverso la comunicazione.
É la Parola di Dio che ci
mantiene in vita.
Capiamo anche allora,
quello che Gesù dice: "Ogni uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca
di Dio".
La parola è un seme e
arrivando a noi, reca a noi la vita.
Se Dio tace noi moriamo.
Noi viviamo in quanto siamo
tenuti su dalla Parola di Dio, cioè in quanto Dio ci parla.
Dio parla personalmente.
Però c'è questo rischio, il
mezzo è comune, Dio fa bene le cose, quindi affinché la sua parola possa
giungere alla creatura, Lui ha posto nella creatura il suo pensiero e
attraverso il suo pensiero, la creatura può ricevere la Parola di Dio, può
ricevere, può.
E ricevendo la sua parola
vive.
Allora qui abbiamo il
tralcio che è unito alla vite.
Abbiamo il tralcio che
riceve vita dalla vite.
Ma in quanto è unito alla
vite.
Quindi riceve
comunicazione.
Gesù dicendo: "Io sono
la vite e voi i tralci" che d'è il rischi da parte nostra (tralci) di
separarci dalla vite.
Infatti Lui aggiunge:
"Senza di Me fate niente".
Nel niente non c'è
comunicazione, perché ci sia una comunicazione, abbiamo detto che bisogna che
ci sia, qualche cosa in comune. Il niente non è qualche cosa in comune.
Il niente non è comune, né
a Dio, né alla creatura.
L'essere è comune a Dio e
alla creatura.
Il niente no.
Presso Dio non c'è il
niente.
Il niente non esiste.
Tant'è vero che abbiamo
visto che il niente è relativo.
L'essere è Assoluto ma il
niente è relativo.
Questo vuole dire che il
niente ha bisogno di essere giustificato.
Dio, l'essere non ha
bisogno di essere giustificato.
Il niente si, perché il
niente non esiste.
Il niente esiste in
relazione a-, quindi ha bisogno di una giustificazione e serve a qualche cosa.
Anche il niente serve.
Certamente.
L'uomo operando senza Dio,
agendo in modo autonomo da Dio, conclude con il niente.
E il niente è una
esperienza che ogni uomo fa.
Questa esperienza serve.
Come serve la morte.
Come serve la vanità del
tutto.
Come serve l'esperienza del
vuoto.
Sono tutte esperienze
negative ma servono.
Servono a un fine.
É necessario che questo
avvenga, quindi ha una funzione.
Ma di per sé no.
Di per sé il niente non
esiste.
Esiste l'essere.
Tutta la creazione, tutto l'universo,
tutte le Parole di Dio, ogni vita. ogni uomo, non deriva dal niente, deriva
dall'essere.
É l'essere che opera ogni
cosa e che giustifica ogni cosa.
Quindi esiste l'essere e il
niente è relativo.
É relativo a un errore che
l'uomo può fare e fa.
E
l'errore che l'uomo può fare è questo: è l'errore del tralcio:
staccarsi dalla vite.
Come è possibile questo?
Abbiamo detto che la vite è
il Pensiero di Dio.
Senza il Pensiero di Dio,
l'uomo non riceve comunicazione da Dio.
Perché è il Pensiero di Dio
che è il termine comune alla creatura e al Creatore.
Ed è solo attraverso il
Pensiero di Dio, Verbo di Dio, il verbo intelletto, il verbo capito che avviene
ogni comunicazione.
Se l'uomo si separa dal
Pensiero di Dio, dal Verbo di Dio, abbiamo il tralcio che si separa dalla vite.
La comunicazione non passa.
Non passa più.
Qui abbiamo l'uomo
autonomo.
Il primo segno della
condanna è questo: "Via da Me, lontano da Me".
Questo: "Lontano da
Me", è il tralcio separato.
La prima espressione del
giudizio, della condanna sta in questo, l'uomo si ritiene autonomo.
L'uomo non è autonomo.
Come l'uomo non è libero.
Ma, il ritenersi autonomo,
il ritenersi libero, anche se l'uomo ritiene che si un suo privilegio e invece
quello è il segno di una condanna.
É Dio che ha abbandonato la
sua creatura.
La creatura resta
condannata e allora si ritiene autonoma, si crede libera.
Mentre il Figlio di Dio,
dice che da solo, non può fare niente.
Il Figlio di Dio non si
ritiene libero, Lui opera in quanto vede quello che fa il Padre.
E il Padre dimostra al
Figlio, tutto quello che fa.
E quindi lo rende capace,
ecco che abbiamo la comunicazione.
Tra Padre e Figlio c'è
piena comunicazione.
Ma anche questa piena
comunicazione avviene tra Creatore e creatura se c'è un termine comune.
però abbiamo detto che il
tralcio si può separare.
Come?
Come il tralcio resta unito
alla vite?
Chiediamoci ancora, come il
Figlio di Dio, resta sempre unito al Padre?
Gesù ce lo dichiara in modo
aperto: "Il Padre non mi lascia mai solo, perché io faccio sempre ciò che
piace a Lui".
Ecco il termine che
mantiene l'unione.
"Io faccio sempre ciò
che piace a Lui".
E cosa è questo: "Ciò
che piace a Lui"?
É questo riportare tutto
ciò che viene da Dio, riportarlo sempre a Dio.
Quindi non basta ricevere
da Dio.
Bisogna riportare tutto a
Dio.
Perché proprio nel
riportare tutto a Dio, per vedere da Dio (ecco il capire) che la comunicazione
giunge al suo compimento.
E la creatura resta unita a
Dio.
Se la creatura riceve doni
da Dio ma non li riporta a Dio, questi doni che la creatura riceve da Dio, la
separano da Dio.
Per cui è in nome dei doni
di Dio, è in nome dei talenti che Dio dà alla creatura, è in nome della
creazione di Dio che la creatura si separa da Dio.
E si separa tutte le volte
che compie l'iniquità.
Giustizia è dare ad ognuno
il suo.
Giustizia verso Dio, è dare
a Dio ciò che è di Dio.
Tutto è di Dio, è pacifico.
Dio è il Creatore quindi
tutto è suo.
Compito della creatura
quindi è questo per restare nella giustizia e soltanto restando nella giustizia
resta unita a Dio.
La giustizia è quella di
riportare tutto a Dio, dare a Dio quello che è di Dio.
Ogni cosa che arriva alla
creatura, la creatura ha il compito di riportarla a Dio.
Questo non avviene senza la
creatura.
Questo avviene solo per
mezzo della creatura, per cui la creatura può non farlo.
La creatura ha il compito
di riportare a Dio, per giustizia, tutto ciò che viene da Dio.
E perché deve riportarlo a
Dio?
Lo deve riportare a Dio,
per vederlo dal principio.
perché soltanto vedendolo
dal principio entra nella conoscenza.
Altrimenti tutti i doni che
arrivano alla creatura, arrivano alla creatura non nella luce di Dio, non nella
conoscenza.
Infatti, tutti gli
avvenimenti, per noi accadono nella notte.
Arrivano a noi nella notte,
nel mistero.
Soltanto se noi li
riportiamo a Dio, per vederli da Dio, quindi per vederli dal principio, lì
entriamo nella conoscenza.
Infatti conoscere vuole
dire avere in se stessi il principio di una cosa.
Se questo non avviene
succede che il tralcio si separa dalla vite.
Non c'è più comunicazione.
Si perde il campo comune,
si perde il mezzo attraverso cui, la comunicazione passa.
Il tralcio muore.
A questo punto qui, la
creatura separata da Dio, fa esperienza di autonomia da Dio.
É lei che decide, è lei che
prende l'iniziativa, è lei che pensa, è lei che parla, è lei che opera.
É lei che si preoccupa di
fare.
La creatura autonoma, si
preoccupa solo più di fare, non si preoccupa di capire.
Il capire è proprio della
creatura che non è autonoma, è proprio della creatura che essendo unita a Dio,
assiste a tute le opere che Dio sta facendo.
In quanto assiste, in
quanto è fatta spettatrice delle opere di Dio, questa creatura ha la
preoccupazione di capire.
La creatura invece che si
ritiene autonoma che ha la preoccupazione di fare, non si preoccupa di capire.
A lei non interessa il
capire, interessa l'agire, interessa il fare e questo abbiamo detto che è segno
di condanna.
Anche la prevalenza, il
predominio su di noi dell'azione, dell'agire, al posto del capire è un segno di
condanna.
Quello che agli occhi degli
uomini sembra quindi una grandezza è invece un valore negativo.
Qui abbiamo la creatura
che, a questo punto qui, staccata da Dio (tralcio) fa esperienza di non più
comunicazione con Dio, quindi fa esperienza di morte.
Perché se Dio non parla, la
creatura muore.
Però abbiamo visto molte
volte che Dio vuole che tutti si salvino.
Tutti.
Il che vuole dire che da parte
di Dio, c'è tutta un opera per salvare non soltanto coloro che restano uniti e
quindi che fanno quest'opera di giustizia ma Dio opera anche per salvare coloro
che sono iniqui, che fanno l'iniquità, che fanno la non giustizia.
Allora ci deve essere da
parte di Dio questa opera, per salvare i giusti e per salvare gli ingiusti, i
peccatori.
É qui che salta fuori il
"come".
Come avviene questo?
Come può avvenire questo?
É qui che si affaccia
l'opera del Cristo.
Dio che per giustizia deve
essere messo al centro, come punto fisso di riferimento,
che deve essere messo in alto a cui tutto va riportato per giustizia, a un
certo momento questo Dio qui che per coloro che fanno l'iniquità,
l'ingiustizia, non è più punto fisso di riferimento ed a questo punto qui, Dio
si fa servo ed è questo l'unico modo per salvare la creatura iniqua.
Dio si fa servo della
creatura iniqua.
Si abbassa a farsi
servitore della creatura.
Lui che è il Signore della
creatura, Lui che salva la creatura essendo Signore.
Per la creatura che diventa
iniqua, per la creatura che diventa autonoma, per la creatura che si ritiene
libera, Dio per mantenere aperta la via della salvezza, anche per costoro, Dio
si mette al si sotto della creatura.
La creatura che è autonoma
che si ritiene libera, ha un solo modo di concepire la vita: fare.
La vita vale in quanto fa.
E Dio si offre a ricevere
questo fare della creatura.
Certo è che, siccome la
creatura è iniqua, il fare della creatura diventa delitto, diventa omicidio,
diventa deicidio.
Ma proprio in quanto Dio si
offre ad essere ucciso dalla creatura, quindi si offre all'esperienza
dell'annullamento di Sé, per opera della creatura, solo così, Dio mantiene
aperta la via per la salvezza di ogni creatura.
La salvezza diventa
universale, sia per i giusti che per gli ingiusti, sia per i buoni che per i
cattivi, sia per i sapienti che per gli stolti.
La via è aperta per tutti.
E questa apertura, Dio la
mantiene sottomettendosi alla creatura.
Ma come avviene questo?
Sì, noi abbiamo la
dimostrazione, conosciamo la vicenda del Cristo, sappiamo che Cristo si è
offerto, anzi, Lui stesso ha detto che era necessario.
É necessario per che cosa?
Per mantenere aperta la via
della salvezza.
Ma la via della salvezza in
che cosa sta?
Nella comunicazione
possibile.
Nel mantenere la
possibilità della comunicazione.
perché là, dove si
interrompe il dialogo là, dove si interrompe la comunicazione la cosa è finita.
La creatura a questo punto
qui, bussa a una porta che non si apre più.
Il dialogo è interrotto.
Da parte di Dio, Dio lascia
aperta la via della salvezza, non è detto che la creatura accolga e che sappia
vedere questo.
Ma Dio per mantenere aperta
questa via della salvezza, per mantenere aperta la via della comunicazione,
anche a colui che è iniquo, anche a colui che si ritiene autonomo da Dio, anche
a colui che si ritiene libero, Dio per mantenere aperta la possibilità del
dialogo con questa creatura, si sottomette alla creatura, si fa vittima, ed è
lì che avviene la meraviglia.
La
creatura "autonoma, libera" diventa figlia del
suo fare, figlia della sua opera.
Infatti l'uomo che non
raccoglie, che non riferisce tutte le cose a Dio fa del suo lavoro un idolo, un
Dio, adora l'opera delle sue mani.
Adora il lavoro, il frutto
della sua iniziativa, il che vuole dire che diventa dipendente.
Dio facendosi dipendente
dalla creatura conquista la creatura, perché la creatura diventa figlia delle
sue opere.
Dio si fa opera della
creatura.
Lui che opera in tutto, Lui
di cui tutte le creature sono opera, Lui si fa opera della creatura che è
iniqua, perché quello è l'unico modo per mantenere la creatura iniqua unita a
Sé e mantenendola unita a Sé, la mantiene ancora unita al Pensiero di Dio,
perché Cristo morto, Cristo vittima del fare dell'uomo, vittima della mano dell'uomo
è ancora il Dio che salva l'uomo.
Perché anche Cristo morto,
è ancora Pensiero di Dio con noi.
Vittima nostra, Pensiero di
Dio con noi.
E l'uomo, di fronte a
questa sua vittima, di fronte al Dio morto non può che fare altro che
dialogare con il Pensiero di Dio, perché è Dio.
Dio
morto, Pensiero di Dio assente, Pensiero di Dio vuoto,
Pensiero di Dio morto in noi, però Pensiero di Dio.
Questo Pensiero di Dio che
è niente in noi che è vuoto, che è assenza, che è morte, proprio questo
Pensiero di Dio in noi che ci fa esperimentare l'assenza di Dio, la morte di
Dio, per opera nostra, è ancora Pensiero di Dio in noi e se è Pensiero di Dio,
è quello stesso Pensiero di Dio che è in Dio e quindi abbiamo un termine
comune: la comunicazione passa.
Se la comunicazione passa,
c'è una speranza, c'è la salvezza.
L'uomo che ha ucciso,
l'uomo che fa esperienza dell'assenza, della morte di Dio è un uomo tormentato.
L'uomo non riesce e non può
annullare il suo delitto, l'uomo non può cancellare quello che lui ha fatto.
L'assenza di Dio è in
relazione a un suo errore.
L'assenza non esiste di per
sé.
Il vuoto e il niente non
esistono di per sé, se non esistono di per sé, sono sempre relativi a che cosa?
a un errore, perché il
niente non esiste.
Se il niente è relativo a un
errore che fa l'uomo, l'uomo non può ignorare il suo delitto, il suo errore.
Coloro che uccidono il
Cristo, restano tormentati da questo loro delitto.
L'uomo non può ignorare che
questa esperienza d'assenza di Dio, questo Dio che non risponde più, che non
parla più, questo è in relazione a un errore che l'uomo ha fatto a un non
tenere conto di Dio, quando doveva fare la giustizia
Quest'assenza di Dio,
questo vuoto di Dio, questa morte di Dio è ancora Pensiero di Dio in noi, se è
Pensiero di Dio è mezzo in comune tra la creatura iniqua e Dio.
Se è mezzo in comune tra la
creatura iniqua e Dio, proprio in questa iniquità qui, c'è la comunicazione.
Infatti, abbiamo detto
molte volte che di fronte al niente, all'assenza, l'uomo non può fare a meno, a
un certo momento di approdare a una presenza.
Se l'uomo nota che c'è un
assenza, è perché ha una presenza.
Se l'uomo nota ciò che non
è Dio e l'uomo fa esperienza di ciò che non è Dio, è perché sa ciò che è Dio.
Ecco quindi come,
attraverso la negatività Dio ci salva.
L'uomo che non avendo
riportato tutto a Dio a un certo momento vede tutte creature, vede tutto ciò
che non è Dio, l'uomo, attraverso l'esperienza di ciò che non è Dio, giunge un
certo momento a capire che lui sa ciò che è Dio.
Ecco che Dio ha comunicato
Se Stesso, ha mantenuto aperta la via della comunicazione e la via della
salvezza, sta nel sapere ciò che è Dio.