"Se noi lo
lasciamo libero così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e
distruggeranno il nostro luogo sacro e la nostra nazione". Gv 11 Vs 48
Titolo: Sia fatta la tua volontà, come in
cielo così in terra.
Argomenti: La presunzione umana. La minaccia di Dio
all'autorità.
I quattro volti della condanna del mondo, cioè
dell’uomo che ha perso il suo rapporto con Dio: autonomia, fuga da Dio, l’illusione
della libertà, agire senza capire. Giovanni
Battista e l'autorità.
26/Giugno/1994 Casa di preghiera Fossano.
Qui i capi dei sacerdoti e
i farisei, riuniti nel sinedrio dicono: "Se noi lo lasciamo libero così,
tutti crederanno in Lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo
sacro e la nostra nazione".
Anche qui la prima cosa che
dobbiamo chiederci è il significato di queste parole che Dio ci vuole
presentare.
Sono parole che, il più
delle volte sono parole di uomini, parole nostre, perché lo spirito, l'anima è
sempre lo stesso.
Per arrivare al significato
della lezione che Dio ci vuole dare, dobbiamo capire quello che si dice in
queste parole.
Apparentemente non c'è un
nesso logico in queste parole.
Qui si dice: "Se lo
lasciamo agire così, se lo lasciamo libero, tutti crederanno in Lui" e va
bene ma poi dice: "Verranno i Romani" e qui la faccenda non si
sostiene più.
Che nesso c'è tra il fatto
che tutti possono credere in Lui, in Cristo e il venire dei Romani?
Non solo ma, dicono anche:
"I Romani distruggeranno il nostro luogo sacro e la nostra nazione".
Perché?
Apparentemente non si vede
un nesso logico, un rapporto tra il fatto che tutti credano in Gesù e il fatto
che verranno i Romani.
Intanto qui rivelano prima
di tutto una grandissima presunzione.
Gesù era Dio.
Qui ci sono uomini che
dicono: "Se lo lasciamo libero di agire".
Uomini che dicono a Dio:
"Se lo lasciamo libero di agire".
È impressionante per la
presunzione.
Però se noi andiamo a
fondo, ci accorgiamo che tutti gli uomini dicono questo.
Gli uomini hanno paura di
lasciare libero Dio di agire nella loro vita.
Paura di cosa?
C'è una minaccia in Dio e
l'uomo l'avverte.
"Se lo lasciamo
fare", lasciare fare a Dio!
In conseguenza del
lasciarlo fare, tutti crederanno a Lui e verranno i Romani e distruggeranno il
tempio sacro.
Cosa c'è a fondo di questo?
Come è possibile che ci sia
questa dabbenaggine e questa presunzione nell'uomo nei riguardi di Dio?
Dio è il Creatore di tutto
l'universo.
Dio è il Creatore di ognuno
di noi.
Dio determina tutto, cosa
ha l'uomo che non abbia ricevuto da Dio?
Eppure questa polvere
dell'universo che è questa creatura umana, a un certo momento dice: "Se lo
lasciamo libero di agire".
Forse che l'uomo può
condizionare Dio?
È un assurdo.
Dio è Assoluto, essendo
Assoluto è trascendente e se è trascendente, vuole dire che non può essere
condizionato da nessuna creatura.
Come è possibile che nella
creatura, a un certo momento si formi questo concetto: paura di lasciare libero
di agire Dio, paura di lasciare fare a Dio.
Paura di lasciare fare a
Dio!
L'uomo si agita, si
determina, vuole fare.
Il grande problema
dell'uomo è l'azione, fare.
Fare, per evitare che un
Altro faccia al suo posto.
Questo rivela che l'uomo è
sotto il segno di una minaccia.
Che ci sia questa minaccia
è evidente, c'è una minaccia.
Il tempo che passa,
evidentemente è una minaccia.
La morte è lì, come uno
spauracchio sempre presente.
Con ogni piccola malattia,
già si affaccia il pensiero della morte ed è una minaccia.
Tutti sappiamo che il tempo
che passa, ci porta via in continuazione qualche cosa, ci limita.
Ed è una minaccia, il tempo
è una minaccia.
Dio stesso dice di Se
Stesso che verrà come un ladro.
Il ladro è una minaccia.
C'è il rischio che vengano a
portarci via quello che abbiamo.
E l'uomo sa che su di lui
grava questo rischio.
L'uomo tende a possedere e
tende a trattenere il più che sia possibile quello che possiede.
L'uomo non vuole lasciarsi
spogliare, l'uomo non vuole perdere, perché sa che nel possedere cose o
creature, lui trova la sua vita, il suo sostegno.
L'uomo può fare conto su
quello che possiede.
Nello stesso tempo c'è una
azione nella vita dell'uomo che in continuazione, ogni giorno lo minaccia.
Allora l'uomo corre ai
ripari, per non lasciare libero Dio di agire, perché (implicitamente) l'uomo
intuisce che in questa minaccia, c'è la mano di Dio.
C'è la mano di Colui che
opera in tutto.
Nel tempo che passa,
evidentemente c'è la mano di un essere superiore che opera.
Gli avvenimenti sono determinati
da un altro ma, questi avvenimenti incidono su di noi, ci stanno portando via
tante cose.
C'è questa minaccia.
Noi abbiamo visto che
l'uomo che tende a possedere, ama ciò che possiede, ama ciò che è suo ma è
costretto ad odiare colui che gli porta via qualche cosa.
Chi possiede qualche cosa
odia il ladro.
L'uomo odia colui che gli
porta via qualcosa e odia anche colui che gli viene portato via.
Gesù stesso dice che nel
campo umano, si odia Cristo che viene a portare via le creature al mondo e si
odiano le creature che si lasciano portare via da Cristo.
"Gente ignorante, che
non capite la legge, siete stati sedotti anche voi?" dicono i capi dei
sacerdoti alle guardie quando ritornano e dicono: "Nessun uomo ha mai
parlato come Lui".
"Perché non lo avete
arrestato?", la conclusione cui giungono è che è gente ignorante che non
capisce niente.
C'è questo Dio tra noi che
opera, per portar via le anime al mondo e che suscita odio nel mondo.
Nello stesso tempo c'è il
mondo che subisce questa minaccia di questo essere che porta via e, nel
pensiero del proprio io cerca di correre ai ripari: "Se lo lasciamo
fare...".
Cercano di impedire a Dio
di essere libero.
Cercano di impedire a Dio
di fare.
Evidentemente è una
assurdità ma, l'uomo nel pensiero del suo io, arriva a queste assurdità.
Vuole fare lui al posto di
Dio.
Poi c'è una confessione:
"Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in Lui".
Abbiamo visto che Dio è un
seduttore.
La verità o porta via al
mondo e quindi seduce o non è la verità quella che noi abbiamo trovato.
Se quella che abbiamo
trovato è la verità, certamente questa verità ci porta via al mondo, non c'è
niente da fare: "Io vi ho presi dal mondo" e questo quindi scatena
l'odio del mondo.
"Il mondo ha odiato Me
e odierà anche voi".
Il mondo ama ciò che è suo
e quindi odia ciò che non è suo, ciò che gli viene portato via.
Quindi c'è questa
testimonianza: Dio seduce, porta via: "Se lo lasciamo fare, tutti
crederanno in Lui"
Poi dice: "Verranno i
Romani".
I Romani c'erano già.
I Romani c'erano già e
quanta rabbia questi Romani facevano mangiare ai capi dei sacerdoti, ai farisei
e al sinedrio.
Erano i Romani che
comandavano.
Tanto che i farisei stessi
confesseranno durante il processo a Gesù che loro stessi non potevano mandare a
morte nessuno.
Dovettero ricorrere a
Pilato per potere mandare a morte Gesù.
Eppure dicono:
"Verranno i romani".
I Romani sono il nemico.
C'è questo nemico che viene
quando noi lasciamo fare a Dio.
"Distruggeranno il
nostro luogo sacro (il tempio) e la nostra nazione".
Ma quale luogo sacro? Quale
tempio? Quale nostra nazione?
Luogo sacro era la loro
autorità.
Luogo sacro era il loro
potere.
E già, se Gesù porta via
tutti il loro potere crolla.
Il trono è finito.
"Ha abbattuto i
potenti dal loro trono", ecco l'opera di Dio.
Dio abbassa coloro che si
mettono in alto.
E lì viene fuori questa
azione contro Dio.
L'uomo vede in Dio una
minaccia.
Una minaccia alla propria
autorità, perché?
Loro si ritenevano maestri
ma Dio è l'unico Maestro: "Non date a nessuno il nome di maestro",
altro che minaccia, sta abbattendo tutte le loro cattedre.
"Non date a nessuno il
nome di Maestro", ci fa capire che sono tutti menzogneri.
Uno solo è il Maestro.
Ci fa capire che Dio è il
Maestro di ogni uomo, a qualunque livello.
Dio è il vero Maestro di
ogni uomo.
Ecco la minaccia che c'è e
che l'uomo avverte in questa opera divina e l'avverte tanto più quanto più
l'uomo è preso dal suo senso di autorità.
L'uomo che regna nel mondo,
l'uomo che ha il potere, l'uomo che comanda, trema di fronte all'opera di Dio.
Di fronte all'opera di Dio,
tutte le autorità tremano perché Dio solo è la vera autorità.
Dio solo è il vero Maestro.
Dio solo è il vero
Signore delle anime.
Ecco l'opera del Cristo tra
noi.
Ma noi però dobbiamo
chiederci come è possibile che ci siano uomini e uomini autorevoli, di
autorità, che maturino questi pensieri che sono pensieri assurdi.
Come può l'uomo immaginare
di poter condizionare Dio?
Come può l'uomo immaginare
di non lasciare libero Dio di fare?
Non lasciare fare a Dio!
Come mai possibile che
nell'uomo sorga l'illusione di potere limitare l'opera di Dio?
Dio fa paura e allora si
corre a destra e a manca, per cercare di arginare questa opera di Dio che ci
sta portando via tutto.
Come è possibile che
nell'uomo che è creatura di Dio, fatta da Dio, come è possibile che nell'uomo
si formino questi pensieri?
Pensieri assurdi,
impossibili.
Eppure una ragione ci deve
essere.
Abbiamo visto come è
possibile che sorga l'odio nell'uomo, pur trovandosi l'uomo in un regno tutto
improntato sull'amore.
Eppure nell'uomo sorge
l'odio e sorge l'odio verso Dio e abbiamo visto che questo odio sorge proprio
dal fatto che l'uomo s'accorge che Dio è un concorrente.
Ma Dio è un concorrente in
quanto Dio si oppone.
L'uomo quando pensa a se
stesso diventa passione di possesso e nella passione di possesso trova Dio
nemico.
Dio si oppone all'uomo,
perché?
Perché tutto è di Dio.
È inutile che noi ci
illudiamo scrivendo sulle cose o sulle creature: "Questo è mio".
Dio ha già scritto su tutte
le creature il suo nome ed è perfettamente inutile che l'uomo cerchi di mettere
i cartelli con scritto: "Questo è mio".
A un certo momento Dio si
prende tutto e allora diventa nemico ed abbiamo l'odio.
Noi abbiamo visto che il
problema principale dell'uomo è la conoscenza, conoscere Dio.
Soltanto nella conoscenza
di Dio l'uomo resta al suo posto.
È nella conoscenza di Dio
che l'uomo resta unito a Dio.
L'unione con Dio deriva
dalla conoscenza di Dio.
Abbiamo Gesù che dice
apertamente: "Io sono la vite e voi i tralci".
Però ci dice anche che c'è
un rischio: il tralcio si può separare dalla vite.
L'uomo si può separare da
questo Dio che si è unito a lui e che lo ha fatto persona.
Il rischio grande è staccarsi
da Dio, e questo deriva da un difetto di conoscenza.
La persona umana è
costituita dal "Tu" di Dio, quindi la persona umana, esiste come
persona in quanto Dio l'ha unita a Sé.
La persona umana esiste in
quanto è in relazione a Dio, è in relazione al "Tu" di Dio.
Però, non conoscendo che
cosa è la persona, l'uomo può ritenersi una unità autonoma.
Una unità vivente:
"Dio mi ha creato e io ci sono", ecco l'uomo che non si vede come
relazione a Dio ma si vede in autonomia da Dio, si vede come un essere che
esiste indipendentemente.
E allora l'uomo incomincia
a vantarsi: "Noi siamo liberi, noi siamo autonomi", ecco l'errore
profondo dell'uomo.
L'uomo che non cerca Dio
prima di tutto, l'uomo che non vive per conoscere Dio, perde questa coscienza
di unione con Dio, perde coscienza di questa relazione con Dio che lo fa
essere.
Perché è questa relazione
che fa essere la creatura.
La creatura di per sé non
esiste, è nulla.
Dio esiste, la creatura no.
La creatura esiste in
quanto è in relazione a Dio poiché Dio è Colui che esiste.
La creatura esiste in
quanto partecipa a Colui che è.
Se l'uomo perde questa
unione e può perderla, la prima conseguenza che ne deriva è questa: l'uomo
crede di essere autonomo, crede di essere libero.
L'uomo crede di essere un
qualcuno che si può opporre a Dio.
L'uomo crede di potersi
porre in opposizione a Dio.
L'autonomia dell'uomo da
Dio è il primo volto della condanna.
Nel giudizio abbiamo Dio
che dice: "Via da Me".
Quel: "Via da Me"
è questo allontanamento dal rapporto con Dio, dalla relazione con Dio.
"Via da Me" è la
creatura che perde il rapporto con Dio.
In che cosa consiste questo
perdere il rapporto con Dio?
Perdere il rapporto con Dio
consiste nella creatura che si ritiene autonoma.
Non soltanto ritiene
autonoma da Dio se stessa ma, ritiene anche tutte le altre creature autonome da
Dio.
Per cui l'animale è
l'animale, la pianta è la pianta, ogni esistente qui ha la sua ragione in sé e
non si cerca più il significato in Dio.
Sopratutto non si cerca più
il significato della nostra esistenza e del nostro pensare in Dio.
Perché ogni cosa è valida,
soltanto in quanto è sempre rapportata a Dio.
Come si perde questo
rapporto, la conseguenza è terribile, perché l'uomo ritiene di essere un essere
autonomo che agisce di per sé, che ha in sé la ragione di sé.
E non si accorge che in
questa autonomia c'è opposizione a Dio.
Abbiamo l'uomo che qui
assume una posizione di contrarietà a Dio.
Dio diventa il nemico.
Dio diventa il concorrente.
Dio diventa Colui che gli
porta via le cose e allora l'uomo sente il bisogno di limitare l'opera di Dio,
di correre ai ripari, per cercare di limitare l'invadenza di Dio nella sua
vita.
Dio diventa il nemico,
diventa il ladro, diventa l'essere che fa paura e allora l'uomo cerca di restare
il più lontano possibile da Dio.
Ed è questo un secondo
aspetto della condanna dell'uomo: bisogno di restare lontano da Dio.
E
poi c'è un terzo aspetto di questa condanna dell'uomo che
perde l'unione con Dio: è la libertà.
L'uomo si ritiene libero.
L'uomo si vanta di essere
libero, crede che sia un privilegio e non si accorge che è il volto della
condanna.
L'uomo che è amato, che non
è condannato da Dio, che è compreso da Dio, quest'uomo non fa niente senza
riferire tutto a Dio, senza vederlo in Dio.
Gesù stesso dice che il
Figlio non fa niente se non lo vede fare dal Padre, altro che libertà.
Non fa niente e non può
fare niente.
Gli uomini fanno tutto, il
Figlio di Dio che è Dio, non può fare niente se non lo vede fare dal Padre.
E allora questa libertà di
cui tanto l'uomo si vanta, dobbiamo riconoscere che non è un privilegio ma è un
volto della condanna per l'uomo.
Perché l'uomo che è nella
verità, sa di non essere libero, anzi non vuole essere libero, perché non fa
niente se non lo vede giustificato dal Padre, se non lo vede nella volontà del
Padre, se non lo vede nello Spirito del Padre.
Dio ci fa pregare:
"Sia fatta la tua volontà, come in cielo e così in terra".
Cioè tutto quello che
avviene qui sulla terra, per mezzo dell'uomo, deve sempre essere lo specchio di
quello che avviene nel cielo di Dio: come in cielo.
Se invece noi agiamo in
modo autonomo, credendoci liberi, qui siamo ben lontani da quello che ci fa
invocare il Signore: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in
terra".
Siamo ben lontani dal fare
qui in terra la Volontà di Dio.
Da cosa è determinata la
volontà dell'uomo?
La volontà agisce in quanto
è determinata da qualche cosa.
La volontà è determinata
sopratutto dal desiderio.
Dal desiderio dell'uomo.
L'uomo separato da Dio
diventa passione di possesso.
L'uomo separato da Dio
tende a possedere quante più creature e quanto più mondo è possibile.
E allora l'uomo resta mosso
unicamente da questo desiderio.
Desiderio di possedere o di
trattenere il più a lungo possibile quello che possiede.
Tutta l'azione dell'uomo è
questo tendere a realizzare quello che lui desidera.
L'uomo staccato da Dio si
ritiene autonomo, quindi vuole affermare il suo essere e questo diventa il suo
desiderio.
L'uomo vuole essere al
centro.
Abbiamo visto che questi capi
dei sacerdoti, questi farisei vedono nell'opera di Cristo una minaccia.
Ma in fondo, in fondo la
minaccia a cosa? La minaccia alla loro autorità.
Tutto lì. Perché? Perché
Lui gli portava via tutti.
Anche quando siamo al tempo
di Giovanni Battista, i discepoli di Giovanni Battista
vedono che tutti corrono dietro a Gesù.
E lo dicono a Giovanni:
"Guarda che Colui al quale tu hai reso testimonianza con il battesimo,
seduce tutti, gli vanno tutti dietro", qui in Giovanni Battista abbiamo
una reazione ben diversa rispetto a quella dei capi dei sacerdoti e dei
farisei.
Abbiamo una confessione ben
diversa.
Giovanni Battista non dice
di non volere lasciare libero Gesù di sedurre i suoi discepoli.
Giovanni Battista non dice
di corre ai ripari per cercare di tenere i propri discepoli il più che sia
possibile attorno a sé, per evitare che Gesù glieli "rubi".
Anzi, dice: "Io devo
diminuire e Lui deve crescere".
Gesù è lo Spirito e lui è
venuto come servo, è venuto come araldo, quindi Lui è felice nel vedere questo
compimento, nel vedere che tutti sono sedotti da Gesù.
Ecco la grande diversità.
In Giovanni Battista c'era
questo senso di giustizia.
Non c'era l'autonomia, non
c'era l'autorità.
In Giovanni Battista c'era
questa consapevolezza di servizio.
E Giovanni Battista è ben
felice di vedere che tutti i suoi discepoli vanno dietro a Gesù.
Anzi, quando sarà in
prigione, lui convoglierà gli ultimi suoi discepoli rimasti con lui, li
convoglierà a Gesù.
Perché? Perché il suo
compito era questo: staccare tutti da sé, per convogliarli tutti al Cristo.
La salvezza sta lì.
"È necessario che Lui
cresca e che io diminuisca".
Noi vediamo qui invece
l'autorità, l'autorità nel campo sacerdotale, del tempio, i capi dei sacerdoti,
questi non dicono: "È necessario che Lui cresca e che noi
diminuiamo".
Anzi dicono: "Se lo
lasciamo fare qui è la rovina, seduce tutti".
Volesse Dio che Gesù
seducesse tutti!
Qui nei capi dei sacerdoti
c'è la paura.
Evidentemente abbiamo
spiriti diversi, anime diverse tra il Giovanni Battista e i capi dei sacerdoti.
C'è un abisso.
C'è ancora un volto
dell'uomo che si ritiene autonomo.
Ed è forse il volto più
impressionante e più determinante.
Ed è questo: "Se noi
lo lasciamo libero, lo lasciamo fare...Lui fa tanto e noi cosa facciamo?".
L'uomo "autonomo"
non cerca più di capire, cerca di fare.
Certo, perché lui si
ritiene autonomo, lui "esiste", lui c'è.
Quindi la sua
preoccupazione fondamentale è questa: "Che cosa faccio? Che cosa devo
fare?".
Quello che conta per l'uomo
autonomo è questo fare, conta l'azione.
Per l'uomo che è unito a
Dio, che è in relazione con Dio, c'è questa consapevolezza, la consapevolezza
di essere spettatore di tutte le opere che Dio gli sta presentando.
Ogni giorno noi siamo
spettatori, spettatori di chi?
Spettatori del Creatore.
La creazione è continua.
Noi siamo fatti spettatori
di Dio che sta operando ogni giorno tra noi.
Colui che è consapevole di
essere spettatore, non si preoccupa di fare.
Se andiamo a vedere un
teatro, il nostro problema non è parlare, non è agire, non è fare.
Il problema a teatro è fare
silenzio.
Se qualcuno disturba in
teatro viene mandato via, viene mandato fuori.
Ora, se noi siamo
spettatori, siamo in questo teatro che è l'universo, il problema è questo: fare
silenzio.
Perché Dio ci sta
presentando il suo spettacolo.
E tu devi cercare di
capire.
Per capire bisogna fare
silenzio.
Ecco la grande diversità
che c'è tra l'uomo che vive per Dio e l'uomo autonomo.
L'uomo autonomo che ha
perso la relazione con Dio.
L'uomo che vive in
relazione con Dio è tutto preoccupato di una cosa sola: cercare di capire il
significato di quello che Dio gli sta facendo.
L'uomo che vive invece in
modo separato da Dio, in modo autonomo da Dio, si preoccupa di una cosa sola:
fare, agire.
Non si preoccupa di capire.
L'uomo tende a realizzare i
suoi desideri.
E se è separato da Dio,
evidentemente i suoi desideri sono desideri di essere autonomo, quindi
separato.
Quindi essere che ha
bisogno di imporsi: fare.
Gli uomini si vantano del loro
agire, si vantano di essere liberi, si vantano di essere autonomi.
Non si rendono conto che si
vantano di essere giudicati, di essere condannati da Dio, di essere allontanati
da Dio: "Via da Me".
Non si rendono conto.
Il mondo è già giudicato
dice Gesù.
E quando verrà lo Spirito
Santo: "Lo Spirito Santo convincerà che il mondo è già giudicato".
È già giudicato proprio in
questo: nel vantarsi di essere autonomi.
Nel vantarsi di essere
liberi.
Nel vantarsi di fare.
Un giudizio di condanna.
Il problema non è quello di
sottomettere tutto a noi.
Lo abbiamo visto in
Giovanni Battista, il problema è quello di sottomettere noi al tutto di Dio.
Non sottomettere ma
sottometterci.
E in cosa consiste questo
sottometterci?
Abbiamo visto che l'anima
dell'essere autonomo è questo realizzare i propri desideri.
Colui che si sottomette a
Dio, non vuole realizzare i propri desideri.
Gesù dice che il figlio
dell'uomo non può fare niente da solo.
Ecco, non vuole realizzare
i propri desideri.
Non la mia volontà sia
fatta ma la tua.
Qui siamo nella verità.
Perché la verità della
persona umana è essere in relazione con il "Tu" di Dio.
Qui la creatura non cerca
di realizzare i propri desideri ma, cerca di conoscere il desiderio di Dio.
Ecco che qui allora siamo
in : "Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra".
L'uomo qui cerca di vedere
come si fa la Volontà di Dio nel cielo di Dio.
Cielo di Dio è il luogo in
cui Dio è il centro, in cui Dio è il punto fisso di riferimento.
In cui Dio è riconosciuto
per quello che Egli è.
E allora in tutto il cielo
di Dio si fa la Volontà di Dio.
Si compiono i desideri di
Dio.
Il desiderio di
Dio è uno solo, come il Pensiero di Dio è uno solo.
Soltanto
conoscendo questo Pensiero di Dio, l'uomo diventa capace di fare sulla sua terra,
la Volontà di Dio, il desiderio di Dio come si fa nel cielo.
Quando l'uomo
si preoccupa di fare in terra, la Volontà di Dio come si fa in cielo, la terra
diventa cielo, anzi è già cielo.