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Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.   Gv 11 Vs 45


Titolo: A cosa serve sapere che Dio è uno e trino.


Argomenti: Dato unico, risposte diverse. L'uomo non è libero. In cielo la risposta è univoca. Conoscenza e libertà. Principio e libertà. Libertà dell'uomo e libertà di Dio. Ignoranza e sensazione di libertà. La necessità di essere aperti. La capacità di ricevere da Dio. La conoscenza della verità è comunicazione di essere.


 

29/maggio/1994 casa di preghiera Fossano.


Esposizione di Luigi Bracco:

 

Siamo giunti al versetto 45 del cap.  XI di s. Giovanni dove si dice: “Così molti dei Giudei che erano venuti da Maria ed avevano veduto quello che Gesù aveva fatto, credettero in Lui”.

Anche qui è una Parola di Dio per noi, per la nostra vita essenziale e dobbiamo chiederci che cosa Dio ci vuole comunicare e comunicare di Sé, poiché in tutto Lui parla di Sé, attraverso questa dichiarazione: che molti dei Giudei che erano venuti da Maria per consolarla, e avevano visto quello che Gesù aveva fatto, credettero in Lui.

Qui ci troviamo con Giudei, con persone che vedono un fatto e rispondono in un certo modo. Ce ne saranno altri che risponderanno in un altro modo: nel versetto successivo si dice che altri, sempre dei Giudei, andarono a raccontare quello che era avvenuto, cioè hanno fatto i giornalisti, hanno fatto la cronaca. Ci saranno stati altri che invece avranno cercato di ubbidire a quello che Gesù aveva detto: “slegatelo e lasciatelo andare!”; e altri che, vedendo il segno, avranno cercato o cercheranno di capire il significato di ciò che Gesù aveva fatto, perché questo è ciò che Dio vuole; infatti quando Gesù moltiplicò i pani rimproverò coloro che non videro il segno e non cercarono il significato (Gv 6,26).  Evidentemente in tutte le cose che Dio opera, opera in un Pensiero, quindi c'è un significato. E non basta quindi, né fare il racconto di quello che è avvenuto, né divulgarlo, né credere in Gesù, come non basta agire.  Quello che veramente importa è capire! e capire il significato delle opere che Gesù fa, perché qui sta l'anima di tutte le cose.

Ma il problema che subito si presenta è questo: l'uomo è una creatura che riceve le opere di Dio: tutta la creazione è opera di Dio, tutti gli avvenimenti sono opera di Dio, sono comunicazioni di Dio; l'uomo vive di fronte a dei dati: fatti, nozioni, parole... sono tutti dati che arrivano all'uomo indipendentemente dall'uomo. Però il fatto strano è questo: noi ci troviamo con degli uomini che di fronte allo stesso fatto, quindi allo stesso dato, alla stessa parola, si comportano e rispondono in modo diverso. C'è chi corre a diffondere la notizia a destra e a sinistra, c'è chi Invece medita nel suo cuore, c'è chi la trasforma in azione...; ci chiediamo: come mai di fronte allo stesso dato abbiamo delle risposte così varie, così diverse? E perché? e che significato ha tutto questo?

Qui il "dato" è stata la risurrezione di Lazzaro, anche se oggi, anche in campo cattolico da certi teologi si dichiara che questa risurrezione non sia mai avvenuta. Comunque il dato di fatto è quello: Lazzaro è stato risorto da Gesù e noi dobbiamo stare a quello che Dio ci presenta.  Dio ci presenta questo dato: Lazzaro è risorto! Allora, lì il dato era unico: Lazzaro era risorto al punto che Gesù dice: “Scioglietelo e lasciatelo andare”.  Dato unico, però risposte diverse.  Dico, che significato ha questo?

Generalmente l'interpretazione è questa: si dice: “l'uomo è libero, e quindi essendo libero dà risposte diverse allo stesso avvenimento”. Queste sono fandonie; non è così: l'uomo non è libero!

Noi possiamo e vogliamo dimostrare che le risposte diverse di fronte allo stesso dato, allo stesso fatto, alla stessa parola sono frutto d'ignoranza, di non conoscenza e quindi di schiavitù.

Ho detto, attualmente, di fronte allo stesso fatto che il Vangelo ci riporta dichiarando che Lazzaro è risorto, noi abbiamo ancora oggi dei teologi, teologi che appartengono addirittura alla Pontificia Accademia Biblica del Vaticano, che dichiarano apertamente che Lazzaro non è mai risorto, per cui quando Gesù disse: “vieni fuori!”, non è venuto fuori proprio nessuno.  Si danno quindi ancora oggi interpretazioni diverse, letture diverse di uno stesso fatto.

Dico, questa molteplicità di lettura o queste risposte diverse di fronte allo stesso dato da parte degli uomini, non è effetto di libertà dell'uomo; è effetto di schiavitù dell'uomo, perché l'uomo non vede la Verità e non vedendo la Verità, proietta sugli avvenimenti e sui fatti quella realtà parziale che porta dentro di sé e di cui è convinto. Ma quelle sono proiezioni dell'io.

Nel Regno della Verità, nel Cielo di Dio, nel Regno di Dio, dove c'è veramente l'uomo libero, di fronte alla stessa Parola di Dio, l'interpretazione è univoca: non ci sono molteplicità di risposte. In Cielo non ci sono molteplicità di risposte: la risposta è univoca, sola. Perché?  Perché l'uomo nel Cielo di Dio conosce la Verità; chi conosce la Verità è veramente libero (“Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”, dice Gesù {Gv 8,32}), chi conosce la Verità è veramente libero e non dà risposte diverse allo stesso fatto. Lo stesso fatto ha una lettura sola, perché nello stesso fatto c'è un Pensiero unico che è il Pensiero di Dio. E il Pensiero di Dio è univoco, è Unigenito, è solo! Non è molteplice, quindi non dà luogo a lettura diverse..

La lettura diversa é effetto di difetto nella creatura, quindi di cecità. quindi di non libertà della creatura. La creatura è dominata da passioni diverse, create da realtà parziali, non viste nella Verità, ed è questa cecità che fa dare (fa darei quindi non libertà), costringe le creature a dare risposte diverse di fronte allo stesso avvenimento.

Però è anche vero che ogni uomo ha la sensazione di essere libero. Ma è solo sensazione, perché in realtà è dominato dagli avvenimenti, dai fatti fintanto che non vede la Verità.  Gesù stesso lo dice in modo aperto: fintanto che l'uomo non conosce la Verità non può essere libero.  “Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”, Egli dice.  Il che vuol dire che prima di conoscere la Verità certissimamente non si è liberi, e allora tutte le cose che si dicono, tutti i giudizi che si danno, si danno da uomini non liberi. L'uomo che non è libero è costretto, è in schiavitù e deve parlare senza avere in se stesso il principio di ciò che dice, dominato da impressioni, da sensazioni, da sentimenti, o da quello che dicono altri, e questo non è essere libero.

E allora qui ritorniamo nell'argomento cui abbiamo accennato domenica scorsa circa la libertà del Soggetto e la libertà dell'oggetto.

Abbiamo detto che il Soggetto è Colui che opera, che ha in se stesso il principio del suo operare, (il Soggetto è Dio) o opera sugli altri. E qui abbiamo l'Essere veramente libero.

Dobbiamo quindi dire che libero è colui che ha in sé il principio di sé, la ragione di ciò che è e di ciò che opera.

Invece l'essere che riceve l'opera di un Altro, questi è un oggetto che riceve. L'uomo è oggetto della creazione di Dio: riceve l'opera di Dio. Subisce l'opera di Dio! E' formato dall'opera di Dio! Questi non è libero, perché subisce l'opera di un Altro, però è chiamato a diventare libero.

L'uomo non è un animale. L'animale subisce, l'animale non si sente libero. La pianta non si sente libera. Gli animali e le piante subiscono e stop. L'uomo invece è chiamato. E' chiamato a che cosa? E' chiamato a partecipare all'opera di Dio dal Principio. Gesù stesso dirà ai suoi discepoli: “Voi che siete sempre stati con Me fin dal Principio” (Gv 15,27): cioè hanno partecipato a ciò che Lui ha detto dal Principio: non dal principio del suo operare tra noi, qui in terra, ma dal suo Principio, dal Principio che lo faceva parlare, dal Principio che Lo faceva agire.

Soltanto colui che conosce le cose nel Principio e dal Principio, questi è libero. La libertà sta nell'avere in se stessi il Principio di ciò che si pensa, di ciò che si dice, di ciò che si opera.

Dio, il grande Soggetto, che opera in tutte le cose, dal principio fino alla fine, è veramente libero. Però se Dio dà all'uomo la possibilità di vedere le cose dal Principio, cioè nel seno di Dio, nella ragione per cui Dio opera, dà la possibilità all'oggetto, creatura, uomo, di essere libero.

Ma allora qui il problema non è come conciliare due libertà: quella di Dio e quella dell'uomo. I grandi problemi in campo filosofico o teologico hanno sempre questa radice profonda: come conciliare la libertà dell'uomo con la libertà di Dio e quindi il problema della predestinazione, ecc.: grandi problemi di tutti i secoli che non sono mai stati risolti e che non si possono risolvere, ed è logico, perché non ci sono queste due libertà, libertà dell'uomo e libertà di Dio. L'uomo non è libero!

L'uomo raggiunge la libertà soltanto in quanto conosce la Verità, cioè in quanto conosce le cose nel Principio divino. Lì l'uomo acquisisce la libertà; ma qui, in quanto conosce le cose nel Principio divino, vede le cose dal punto di vista di Dio, non c'è allora il problema di conciliazione di libertà, perché, ho detto, la libertà deriva dal vedere le cose dal Principio: Dio vede le cose dal Principio, l'uomo vede le cose dal Principio, quando le vede per grazia di Dio che lo conduce a vedere le cose dal Principio. Qui non c'è Il problema di collimare le due libertà perché c'è una libertà sola: l'uomo fa quello che vuole Dio, l'uomo ragiona secondo Dio, l'uomo parla secondo Dio, ma è Dio che opera! E se è Dio che opera, non c'è Il problema di conciliare due libertà: la libertà è una sola! la libertà è quella della Verità!

Ora fintanto che l'uomo non vede le cose dal Principio, vede le cose parziali, per quello che gli sono comunicate, per quello che gli è dato e che gli è dato indipendentemente da lui.

Ora, tutte le cose che arrivano a lui, anche le nozioni stesse di Dio, anche la Verità stessa di Dio, tutto quello che Dio comunica all'uomo e fa sapere all'uomo, ma non dà all'uomo ancora la possibilità di vederlo dal Principio, giustificato nel Principio, tutto questo non è conoscenza di Verità per l'uomo.

L'uomo subisce dei dati ed agisce secondo questi dati, perché per lui sono la realtà. Es.: il fuoco brucia e l'uomo si comporta secondo questa realtà del fuoco che brucia... E' un dato, è creazione di Dio che si impone sull'uomo. Ora, l'uomo ha la possibilità di ricevere perché questa cosa si impone, ma proprio perché si impone non dà all'uomo la conoscenza di essa. Infatti l'uomo si trova nella creazione di Dio, immerso nelle opere di Dio, ma senza capire niente, senza sapere niente: non si rende conto! Ed è proprio in virtù di questo non rendersi conto, di questa ignoranza che l'uomo crede di essere libero: crede di essere libero!

Dico, ha la sensazione di essere libero.  Sensazione che non è realtà, che non è verità. La sensazione è apparenza, superficie, ma questa apparenza, questa superficie, questa sensazione di essere liberi, che deriva dal fatto che l'uomo è chiamato alla libertà, a diventare libero, questo è effetto di ignoranza e nell'ignoranza non si è assolutamente liberi. Certo, l'uomo posto di fronte ad un biglietto da diecimila lire e ad un biglietto di centomila, se non li sa distinguere o non sa leggere, si sente libero, perché gli è indifferente scegliere uno o scegliere l'altro e ne sceglierà uno secondo certi suoi criteri: magari perché è più bello, o perché è più piccolo, o perché è più interessante. Ma non lo sceglie in base al valore, perché non lo conosce.

Nell'ignoranza l'uomo si trova di fronte a delle cose che per lui sono indifferenti. L'uomo è grossolano nelle conoscenze, per cui nella sua conoscenza ad un certo momento: questo è uguale a quell'altro... questo è indifferente; per cui  “scegliere questo o quell'altro - dice - per me è indifferente... per me questa cosa vale quell'altra... pari sono”. Ma questo è effetto di ignoranza e in questo stato di ignoranza l'uomo ha la sensazione, ma é solo sensazione, di essere libero, come ad es. l'uomo che va a 180 Km. all'ora si sente superiore a quell'altro che invece va solo a sessanta all'ora. Ma queste sono sensazioni, sono sentimenti, fatti di apparenza che ingannano l'uomo: è l'uomo che si affida alla sensazione della bellezza, si lascia dominare dalla bellezza e poi si accorge dell'errore grosso che fa o che ha fatto.

Ecco quindi abbiamo questa sensazione di libertà che deriva non dalla conoscenza, ma dall'ignoranza: per cui l’uomo ignorante si crede magari padrone del mondo. E' effetto di ignoranza.

Invece la vera libertà viene soltanto dalla conoscenza. E la conoscenza si ha in quanto si conosce la cosa o le cose nel lo Principio e il Principio è Dio Creatore: quindi in quanto si conoscono le cose in Dio e da Dio.

Quello che rende l'uomo veramente capace di ricevere l'opera di Dio e la comunicazione di Dio è il vedere o il cercare di vedere in Dio e da Dio le cose che riceve.  L'uomo cresce in questa capacità di ricevere in quanto riceve sì, ma non basta che lui riceva i dati, i talenti, i doni che Dio gli dà, o le grazie che Dio gli fa o tutta la creazione che Dio opera. Questo non lo accresce nella capacità di ricevere. Quello che accresce, fa crescere l'uomo nella capacità di ricevere fino ad arrivare alla possibilità di ricevere le cose dal Principio, in cui poi si attinge la Verità e quindi la libertà, quello che rende l'uomo capace di questa crescita di ricezione dell'opera di Dio (l'opera di Dio è un'opera crescente: parte da cose minime fino ad arrivare al dono completo di Sé), è l’offerta a Dio dei doni che riceve per vederli da Dio.

Il tema di oggi è: "Che senso ha, che significato ha, a che cosa serve sapere conoscere che Dio è un Essere unico in tre Persone". Questa rivelazione è l'ultimo, il grande dono che Dio fa di Sé.  Perché? Cosa serve questo donarsi da parte di Dio del suo mistero profondo? Che senso ha, che significato ha?  E quand’è che si arriva lì? perché il più delle volte noi ci fermiamo alle parole, ma le parole non ci danno la Verità, non ci comunicano la Verità, ce l'annunciano ma non ce la danno. Noi possiamo dire da mattina a sera: "Io credo in Dio Padre Onnipotente, un Essere unico in tre Persone...": lo possiamo dire e cantare, glorificare, tutto quello che vogliamo: quello non ci comunica la Verità! La Verità si comunica in quanto si conosce, si comprende.

Dio in quanto si annuncia Uno e Trino, si annuncia per comunicare Se stesso, quindi per farsi comprendere, il che vuol dire per rendere la creatura sua capace di comprendere questo. E' inutile che noi diciamo: “questo è mistero”: è possibile o non possibili: se Dio parla è perché vuoi far comprendere, vuoi comunicare qualcosa di Sé. Tutta l'opera di Dio è comunicazione di Sé.

La comunicazione richiede la capacità di ricezione, la capacità di ricevere. E la capacità di ricevere, non viene dal fatto che Dio parla o si dona o dona le sue opere, la sua creazione. Non basta che Dio doni, perché tutto il dono che Dio fa e fa di Sé, la creatura lo riceve per imposizione, non per comprensione. La comprensione di Dio la si ha soltanto in Dio e da Dio.  Dio non può essere conosciuto per mezzo dei suoi doni. I doni si impongono e in quanto si impongono indubbiamente interpellano l'uomo.

Qui abbiamo visto: la risurrezione di Lazzaro secondo quanto ci dice il Vangelo si è imposta. Ma in quanto si è imposta Interpella, ha interpellato gli uomini presenti. E interpellandoli, ha ottenuto risposte diverse. Non ha ottenuto la stessa risposta. E abbiamo detto, perché? Non per la libertà dell'uomo, ma per schiavitù dell'uomo: ogni uomo era schiavo di certe sue concezioni. Questa schiavitù è arrivata a un punto tale negli Ebrei da non poter più sopportare il Cristo, nonostante tutti i miracoli, tutte le meraviglie, tutte le parole, tutto l'amore, la bontà che Egli dimostrò: non lo sopportarono e dovettero mandarlo a morte.  Perché? Perché non rientrava nel loro schema: Dio è Uno! Non può esserci il Figlio di Dio. Ecco “Tu bestemmi - gli dicono- perché essendo uomo ti fai Dio; e Dio è Uno: quindi Tu non puoi essere Dio” (cf Gv 10,33).

Ecco l'insopportabilità delle concezioni che portiamo dentro di noi. Mentre invece ci dovrebbe sempre essere in noi questa apertura: Dio ci supera infinitamente; e la creatura deve essere aperta a tutto quello che le arriva e superarsi in continuazione per cercare di vedere le cose dal punto di vista di Dio.

Non basta che la creatura riceva i doni di Dio, i talenti di Dio, le mine di Dio, che riceva i fatti da Dio.  Non basta tutto questo, perché questo non la rende capace, non la fa crescere in ricezione fino a quel livello tale da poter ricevere ciò che Dio è, la Verità. Perché soltanto ricevendo ciò che Dio è, la creatura è fatta partecipe di Dio.

Questa crescita non avviene attraverso i doni di Dio, ma viene attraverso la creatura che dona a Dio i doni che Dio le dà per vederli da Dio, per riceverli nuovi da Dio, dal punto di vista di Dio: questo la fa crescere in ricezione. La creatura cresce in capacità di ricezione non per i doni che riceve da Dio, ma in quanto ha la possibilità, offrendo questi doni, di vederli dal punto di vista di Dio. E quanto più cresce nella creatura questo vedere le cose dal punto di vista di Dio, tanto più nella creatura cresce la capacità di ricevere doni maggiori fino a quel grande dono del Dio che comunica alla creatura Se stesso, fino a fare una cosa sola con la creatura, perché è lì la meraviglia!

Là dove Dio è conosciuto o creduto Uno, ma non è conosciuto come Tre Persone, l'Unità di Dio è esclusiva, il che vuoi dire, ed è il dramma sia del popolo ebraico, sia del popolo musulmano, sia del popolo indiano, ecc. che non è possibile sussistere in Dio, cioè il dramma è questo: l'impossibilità di conciliare la persona umana o altre persone con l'unità di Dio, per cui Dio essendo Uno è un Essere che assorbe. Dio è Uno e quell'Uno assorbe e quindi annulla la persona umana. La persona umana non può sussistere in Dio: c'è il tremore di Dio nel popolo ebraico, appunto perché non è possibile sopportare Javhé, Colui che è, l'Essere, “Colui che è”, perché questo Essere brucia: brucia ogni altro esistente nella conoscenza: la creatura viene annullata dal Dio che è Uno, cioè inteso come unità di Persona.

Non è così nella conoscenza del Dio unico in tre Persone.

A cosa serve questo dono che Dio fa di Sé rivelandoci che è Uno in Tre Persone?

Gesù quando fa la preghiera al Padre “affinché siano tutti uno”,(Gv 17,22) non dice: “affinché tutti siano annullati e resti Dio”, no! Ma dice: “affinché tutti siano fatti partecipi dell'Essere Divino, come noi”.  Come noi! Il che vuol dire che nell'Uno, Essere di Dio, in questa Unità di Dio, c'è la presenza, (“come noi”, dice) di Persone! Ecco allora è possibile la sussistenza delle Persone nell'Unità dell'Essere Divino.

Ecco, il grande problema che ha fatto sempre discutere in campo teologico è stato sempre questa nozione di “persona”, per cui anche nel definire la Trinità di Dio: un Essere in tre Persone, quel "tre Persone" finiva sempre di essere tradotto in “tre Dei”; perché fintanto che non si arriva al concetto vero di “persona” e al concetto vero di “Essere”, non si può conciliare l'Uno e il Tre. Si parte dal concetto che la “persona” è un'unità in sé, allora se è un'unità in sé, non può il “tre” essere uguale a “uno”. E' lo stesso problema per cui Cristo è stato mandato a morte: Cristo non poteva essere Dio! Dio è Uno!

Invece nell'Unità dell'Essere di Dio. Dio è Uno, un Essere Unico, c'è la sussistenza delle Persone. Presso Dio tutto è persona; ma la persona che cos'è? La nozione essenziale di "persona" è questa: la persona è "relazione a-", cioè la persona è fatta dal Tu dell'altro, non è "essere uno di per sé". Certo se così fosse, se ogni persona fosse di per sé "una", sarebbe inconciliabile con l'Uno di Dio. Invece la persona è relazione a-. Così anche le Persone Divine.  Il Figlio è in relazione al Padre. Come relazione sussiste nel Padre. E lo Spirito Santo è in relazione al Padre e al Figlio e come relazione sussiste, e la "persona" è questa relazione.

Anche la persona umana è questa relazione. Noi siano come persone, non in quanto siamo “un essere”: noi siamo in quanto siamo in relazione ad altro. Proviamo a togliere l'altro da noi: noi spariamo! L'essere persona è essere tale in quanto è in relazione ad altro. E come il Figlio è in relazione al Padre e sussiste nel Padre, non è annullato, non è assorbito dal Padre ma sussiste nel Padre, così anche ognuno di noi, in quanto è creato a immagine e somiglianza di Dio (quindi come persona è in relazione ad altro) attraverso la comunicazione di Dio, è messo in relazione a Dio e quindi può sussistere come persona presso Dio, fino a fare una cosa sola con Dio; ma non ad essere annullato in Dio o ad essere assorbito in Dio, ma a fare una cosa sola con Dio.

E questo avviene soltanto attraverso una cosa sola: attraverso la conoscenza della Verità.  Questo ci fa capire che la conoscenza della Verità è comunicazione di Essere. L'Essere è unico.  La conoscenza della Verità ci comunica l'Essere di Dio e ci rende partecipi, e quindi persone, in relazione a questo Essere, e ci fa una cosa sola con Dio.

Lì c'è l'univocità, perché lì c'è l'Unigenicità del Figlio di Dio: lì non ci sono risposte diverse di fronte alla grande Verità.

Dio è un mare immenso... l'Essere Assoluto è un mare immenso… ma è un mare immenso anche la Persona che partecipa a questo: il Figlio è un mare immenso! E così lo Spirito Santo è un mare immenso! E tutti coloro che sono chiamati ad essere fatti partecipi di questa Unità e Trinità di Dio sono immersi in questo mare infinito, non per essere annullati, ma per essere esaltati!

Ecco, dico, l'importanza del capire l'Unità e la Trinità, cioè la comunicazione di questo mistero, che non è soltanto comunicazione verbale, informazione, cultura: quello non serve! E' essenziale invece per farci capire come in Dio c’è questa possibilità: di formare con Lui una cosa sola e quindi di restare come persone: la nostra persona non viene annullata.

Mentre invece nella non conoscenza la nostra persona è tribolata, perché il rapporto con Dio non si annulla, non può essere annullato, perché il rapporto è opera di un Altro, è opera di Dio: Dio ci ha creati come persone, cioè ci ha creati come “relazione a-”, quindi noi non possiamo annullare questo rapporto, però possiamo renderci, proprio per questo rapporto non annullabile, possiamo renderci la cosa insopportabile.

Alcuni pensieri tratti dalla conversazione:

-                             Se Dio fosse una sola Persona ci assorbirebbe: la nostra persone verrebbe annullata, ci sarebbe la riduzione all'unità. Ognuno di noi subisce la passione dell'unità e ne è dominato, anche se non ne è consapevole, per cui per noi, come Uno, una sola Persona, Dio diventa insopportabile.

Infatti tutto Il problema indiano è un problema di annullamento della propria persona, appunto perché c'è il problema della passione dell'unità. Perché? Perché tu non puoi far entrare te stesso nell'unità dì Dio: tu sei "uno" e Lui è l'Uno". uno dei due deve sparire.

E' solo la conoscenza di Dio da Dio che ti rende capace di entrare in Dio. E' la conoscenza che ti rende partecipe di Dio, è la conoscenza che ti comunica quello che Dio è, è la conoscenza che ti cambia e ti cambia al punto non da annullarti, da assorbirti nella sua unità, da consumarti nella sua Unità, ma per perfezionarti come persona nell'Unità di Dio così come in Dio ci sono delle Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ma le Persone non sono una unità in sé, altrimenti l'Uno di Dio sarebbe inconciliabile con le tre Persone di Dio, perché le tre Persone sarebbero tre unità, per cui l'unità dell'Essere di Dio sarebbe inconciliabile con le tre Unità. Invece la persona è relazione e come relazione sussiste nell'Unità. Se tu entri come persona in relazione a Dio, tu sussisti in questa relazione con Dio, ma se cerchi di entrare come "unità" in Dio, se cerchi di far conciliare la tua libertà con la libertà di Dio, quello ti brucia, non puoi restare.

 

-                              Come persona tu sei relazione, però se anziché essere relazione con Dio, vivi per un cane sei persona in relazione a un cane. Però tu soffri perché non sei un cane e non sei fatta dal tu del cane, ma dal Tu di Dio. Infatti tu sei creata come persona e come persona vuol dire che sei in rapporto a Dio, ma questo rapporto con Dio, Essere Assoluto, è ciò che ci fa essere.  Tu sei fatta dal Tu di Dio, però tu non lo sai, perché è opera di Dio: non sapendolo, dici: “io sono”, ma lo dici perché non ti conosci da Dio, quindi non ti conosci come relazione: tu ti conosci come un essere sussistente di per sé: "Dio mi ha creata, io ci sono!”. Ma questo non è vero, perché tu sei perché sei fatta dal Tu di Dio, sei in relazione a Dio. E' il Tu di Dio che ti costituisce persona. E allora cosa succede? Succede che se tu vivi per un cane (o per una creatura), siccome questo non è il Tu di Dio, tu esperimenti un grande tormento, una grande sofferenza dentro di te, perché si forma in te uno strazio; strazio tra quello che tu sei per opera di Dio indipendentemente da te (tu sei persona, quindi relazione a Dio) e quello che tu vivi (sei in relazione al cane).

 

-                               Non possiamo dire che la Trinità è la manifestazione dell'Amore di Dio, perché la Trinità non c'è in quanto si manifesta.

Cioè, la Verità esiste di per sé, non in quanto si comunica o non si comunica. Se poi la Trinità si manifesta, è un'opera gratuita, perché Dio è libero. Quindi la Verità, la Trinità va conosciuta in Sé, non in quanto manifestazione, ma per quello che è in Sé, indipendentemente dalla conoscenza o no della creatura. Certo, se la creatura la conosce ne è fatta partecipe; se non la conosce ne è fuori.

 

-                          A che serve sapere che Dio è Uno e Trino? Il non saperlo ci brucia, perché ci rende insopportabile l'Unità di Dio, fino ad arrivare all'annullamento di noi stessi. Tutta la scuola mistica orientale è tutta fondata su questo annullamento del nostro essere per entrare nel nirvana Divino, perché “quello” (Dio) sussiste di per sé. Invece Gesù ti fa capire che nell'Essere Unico di Dio sussistono delle Persone: questo ci fa capire che la persona non è essere unico, ma che la persona è relazione all'Essere unico; e in questa relazione la persona sussiste. Tutta l'opera di Dio si sintetizza e si rivela in Cristo che ci dice: “Tu uomo puoi fare una cosa sola con Dio, non in quanto ti annulli, ma in quanto conosci Dio”: “Ho fatto conoscere Il tuo Nome e lo farò conoscere ancora, affinché l'amore con cui mi hai amato sia in essi ed Io in loro...; affinché formino tutti una cosa sola in noi, come Io e Te siamo uno...” (Gv 17,24.22). Ora il formare una cosa sola non e annullare tutti, perché resti Lui solo, ma è rendere tutti partecipi di quello che Dio è. Quindi non saremo assorbiti in Dio, ma compresi in Dio. Comprendendo si è compresi e si è compresi nella misura in cui uno comprende. Però questo ci viene dalla conoscenza di Dio, non dallo sforzo dell’uomo.

 

-                          Cristo facendoci passare dal concetto di Dio personale al concetto di Dio “tripersonale” corregge il nostro concetto sbagliato di persona. Il concetto di persona non è un concetto filosofico o teologico. Noi di fronte ad una persona non chiediamo che cosa è, ma chi è. Perché in fondo noi abbiamo il concetto di persona, perché è la realtà in cui noi ci troviamo, ma non sappiamo definirla.  E' lì che si crea una grande confusione, per cui si arriva a pensare che le tre Persone divine siano tre Dei, perché si pensa che la persona sia un essere, per cui diventa inconciliabile con l'unico Essere Divino. Invece la persona è relazione, cioè la persona è fatta dal "tu" dell'altro. Tu sei in quanto c'è l'altro e tu stabilisci sempre delle relazioni con l'altro (albero, pietra. creatura, Dio). Implicitamente l'Altro che forma noi è il Tu di Dio, ma fintanto che noi non prendiamo consapevolezza che la nostra persona è formata dal Tu di Dio, noi come persone siamo formate dal tu per cui noi viviamo. La nostra persona è formata dal "tu" per cui viviamo.  Ma il "tu" per cui io vivo (se non è Dio) mi crea un trauma con il "Tu" nel quale la mia persona sussiste che è il Tu Divino.

 

-                          L'Essere Assoluto di per sé, il Padre di per Sé, non esiste di per sé. L'Essere Assoluto esiste in quanto è Uno in tre Persone. Le tre Persone formano l'Essere Assoluto. L'Essere è quello del Padre che le comunica attraverso la conoscenza al Figlio e allo Spirito Santo. Lo comunica attraverso la conoscenza perché il Figlio conoscendo il Padre riceve l'Essere dal Padre. Quindi l'Essere è del Padre. Il Figlio riceve l'Essere dal Padre, ma è Persona distinta dal Padre, non è il Padre. Però l'Essere del Figlio è l'Essere del Padre, per cui l'Essere è Uno, e lo riceve dal Padre per conoscenza. Così è per lo Spirito Santo.

 

-                          Quindi il Figlio e lo Spirito Santo hanno nel Padre il Principio, perché ricevono per conoscenza lo stesso Essere dal Padre: quindi l'Essere è Uno solo, ed è quello del Padre.  Però questo Essere non è senza il Figlio e senza lo Spirito Santo. Cioè, non Possiamo pensare il Padre, l'Essere Assoluto, non in tre Persone. L'Essere Assoluto è assoluto proprio perché è in tre Persone.

 

-                          L’Essere è “Colui che è” (Colui = quindi è Persona, è Padre da cui derivano il Figlio e lo Spirito Santo). Questo Essere che è Assoluto, quindi Infinito, Eterno, è libero, ha in Sé il Principio di Sé, non altrove, è Padre, Figlio e Spirito Santo. Per cui anche il Figlio e lo Spirito Santo hanno in sé il Principio di Sé, perché attraverso la conoscenza c'è la comunicazione dell'essere. E questo ci fa capire che noi conoscendo Dio riceviamo la partecipazione dell'Essere di Dio.

 

-                          queste parole sono ammonimento per dirci: “guarda che la cosa è così, quindi approfondisci e cerca, impegnati con Dio, perché è il Padre che ti comunica la Realtà che sta dietro a queste parole. La realtà ti viene solo dal Padre, per cui se tu non ti impegni con il Padre, tu puoi anche sapere tutta la teologia di questo mondo, anche sulla Trinità, ma non ti serve assolutamente niente”.

 

-                          Noi siamo persone in relazione al Tu di Dio; per cui noi ci creiamo grandi difficoltà come persone quando ci mettiamo in relazione ad un altro tu, anziché al Tu di Dio: allora si crea in noi questo tormento, perché non c’è nessuna creatura che possa prendere il posto di Dio: da qui lo strazio che si crea in noi.

 

-                          L'Essere e la "persona" non sono inconciliabili: infatti la "persona" non è un'unità autonoma, ma è relazione, perché altrimenti non si potrebbe concepire l'unità autonoma della creatura con l'unità autonoma di Dio: sarebbe inconciliabile. Quindi il sapere che Dio è Uno e Trino getta una luce stupenda sul nostro destino e sulla possibilità di realizzarlo: anche noi potremo fare una cosa sola con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo senza perdere la nostra persona. Il sapere questo serve per realizzare pienamente la nostra risurrezione.

 

-                          Le Persone Divine fanno parte dell'Essere; cioè l'Essere Assoluto non esiste di per sé, anche se non ci fossero le tre Persone. Non è che esista l’Essere Assoluto e poi ci sono i tre prodotti, persone. Non dobbiamo fare due concetti diversi, separati.  Ma è costituito da tre Persone. Persona è relazione. Quindi il Padre per essere "Padre", Persona “Io e il Padre…” {Gv 10,30}) richiede il Figlio. Il Padre non è “Padre” senza il Figlio.

 

-                          Perché non basta il concetto di Essere? Come nasce il concetto di “Persona”? Il concetto di Persona nasce perché c'è un altro fatto: nell'Essere Assoluto c'è la relazione. Cioè, l'Essere Assoluto, essendo Se stesso genera il Pensiero di Sé. Allora c'è l'Essere Assoluto e c'è il Pensiero. Ma tra l'Essere Assoluto generante e il Pensiero generato c'è relazione; allora l'Essere Assoluto in relazione al Pensiero di Sé è Padre. Il Pensiero del Padre in relazione al Padre è Figlio. Ora queste Persone ci sono. Queste relazioni sono Persone, perché nell'Essere Assoluto tutto esiste, è Se stesso, è Persona. Se un essere è in relazione all'altro, nell'Essere Assoluto è Persona.

 

-                          L'Essere Assoluto in Sé, proprio in quanto è Se stesso conosce Se stesso ed è Pensiero di Sé, genera il Pensiero di Sé, ed è coscienza del rapporto che passa tra il Pensiero che genera e Se stesso: qui abbiamo la Trinità di Persone, proprio perché l'Essere è Se stesso.

 

-                          Essendo la "persona" una relazione, solo se la vedo in relazione a- incomincio a conoscere qualcosa di lei. Quindi la conoscenza della "persona" nasce dalla relazione. Ma la vera relazione (che mi dà la vera conoscenza della persona) è la relazione con l'Assoluto.  Infatti anche l'animale è in relazione a-, ma è mosso dall'esterno perché non è in relazione con l'Assoluto. La persona invece ha in sé la ragione di ciò che dice e fa. L'animale no, perché non ha il pensiero, non è in relazione con l'Essere Assoluto. La persona è persona in quanto è relazione con l'Essere Assoluto, e quindi ha in sé la ragione che lo muove perché porta l'Assoluto in sé. Per cui quando abbiamo un movente fuori di noi (come l'animale), siamo feriti e lo siamo fintanto che non troviamo in Dio il nostro movente, il nostro Principio. Ecco perché la piena felicità è vedere Colui che ti vede, cioè trovare il tuo Principio. Ma trovando il tuo Principio, non sei più tu a pensare, ma è l'Altro che pensa in te: ed è questo che costituisce poi la gioia e l'unità.

 

-                          Presso Dio tutto è persona in quanto tutto (erba, stelle. sole, ecc.) fanno parte della tua persona, che è in relazione con Dio. (cfr.  "persona" è pensiero di ciò che uno ha presente).

 

-                          Non dobbiamo confondere l'Essere Assoluto con la Persona, quindi Padre e Figlio sono in relazione tra loro e sussistono nell'Unità dell'Essere, però non si può dire che sono relativi all'Essere Assoluto, perché l'Essere Assoluto è Essere Assoluto, Persona è Persona: sono piani diversi, non possiamo confondere l'Uno con l'Altro. La Persona è relazione e il concetto di relazione non entra per niente con il concetto di Essere Assoluto. L'Essere Assoluto è Essere Assoluto. Il concetto di relazione è tutt'altra cosa. Il concetto di relazione è relazione con-: Figlio e Padre, cioè Pensiero e Essere Pensante, oppure rapporto tra-.

Lo Spirito Santo è Persona perché è rapporto.

Ma c'è differenza tra rapporto e relazione (la generazione è relazione). L'elemento costitutivo della Persona è la reazione: posso conoscere una persona se qualcuno me la mette in relazione a qualcosa o a qualcuno che io conosco: cioè bisogna sempre riferirla ad un punto fisso di riferimento.

Il Principio Luce per tutte le persone è il Padre.

 

-                          Si deve arrivare all'annullamento della tua volontà, perché in te deve formarsi la Volontà di Dio: è necessario che Lui cresca e che il tuo io diminuisca. La crescita dell'Altro ti fa essere; invece più accresci te stessa e più ti annulli. Prova a desiderare tutte le cose che vedi: ti distruggi!

 

-                          Il sapere che Dio è Uno e Trino è l’ultimo dono, ed è dono in quanto ti dà la possibilità di capire che possiamo fare una cosa sola con Dio senza essere annullati: nel senso che tu non puoi sopprimere la passione dell'unità, e questo lo vedi nel popolo indiano: perché tutta questa passione per il "nirvana" (un dormire in Dio, non esistendo più come persone) per annullare se stessi, anche come desiderio? Qual è l'anima di questo?  Perché?  Perché si è dominati dalla passione dell'unità.  Se sei appassionato per un Uno diverso da te, tu vai verso l'annullamento di te, perché affermando l'Altro tu annulli te stesso.  Invece in verità, Dio non ci annulla, ma ci esalta, se però passiamo attraverso la conoscenza di Dio, del Dio Uno e Trino. In questa conoscenza di Dio tu trovi la conferma di te e la glorificazione di te, ma nella misura in cui tu Lo conosci e Lo glorifichi.

 

-                          Lo Spirito Santo che è "rapporto" è in relazione al Padre e al Figlio, appunto perché è Persona. Il Figlio dice che Lo manda dal Padre. Quindi lo Spirito Santo viene dal Padre, ma per mezzo del Figlio: non è atto esclusivo del Padre, è atto del Padre e del Figlio. Il Figlio invece è atto esclusivo del Padre: è il Padre che genera il Figlio. E tutto questo serve per noi: sapendo questo, sappiamo che non possiamo arrivare allo Spirito Santo se non per mezzo del Figlio e del Padre.

 

-                          La Natura Divina è l'Essere Assoluto. “Noi siamo stati creati per diventare partecipi della Natura Divina”, scrive a. Pietro (2 Pt 1,4). E' stato uno scandalo grande questa affermazione, perché la Natura Divina è tre Persone, è Trinità, quindi vuol dire che noi entriamo nella Trinità di Dio, mentre invece sembrava che la Trinità di Dio fosse esclusiva.

 

-                           L'Essere Assoluto che genera il Pensiero di Sé è Padre. Quindi l'Essere è proprio del Padre; generando il Pensiero di Sé comunica il suo Essere al Pensiero generato, al Figlio.  Il Figlio riceve l'Essere conoscendo il Padre. Ma il Padre non riceve l'Essere, è l'Essere, è Se stesso. Il concetto di persona è un concetto di relazione, non è di per sé. Di per sé c'è l'Essere Assoluto, poi c'è il concetto di relazione tra- a-, e allora li c'è il concetto di Persona che è presso Dio, come è presso Dio il rapporto.

 

-                          In Dio c'è il "Tu" del Padre, il "Tu" del Figlio, il "Tu" dello Spirito Santo. Noi siamo costituiti dal "Tu" di Dio Creatore .

Creatore è il Padre: nel "Tu" del Padre c'è il Figlio e c'è lo Spirito Santo. Le tre Persone sono in noi in quanto c'è Dio in noi e questo costituisce poi la nostra persona con tutte le conseguenze, per cui subiamo la passione di assoluto: se la subiamo vuol dire che c'è un Soggetto che fa subire a noi la passione dell'Assoluto.

 

-                            Gesù dice: “Il Padre è maggiore di Me” (Gv 14,28): non lo dice solo come Verbo Incarnato, ma come Figlio, in quanto è generato. Se è generato, il Padre è maggiore di Lui. Lui riceve l'Essere dal Padre, mentre il Padre è l’Essere. Il Figlio se ne va per mandarci dal Padre lo Spirito: ma dal Padre, non lo manda Lui. Ecco perché non dobbiamo mai scostarci dalle parole del Cristo, se vogliamo capire qualcosa.

 

-                             Il Figlio nell'atto conclusivo, la sua preghiera finale, è tutto rivolto a: "siano una cosa sola come noi": ut unum sint: siamo creati per fare una cosa sola con le Persone Divine. L'Essere Assoluto non è una forza anonima: è Se stesso, quindi è Padre che genera il Pensiero di Sé ed è coscienza del rapporto tra Sé e il suo Pensiero. Per cui, a differenza di quello che succede tra le persone umane (non possiamo tener presenti contemporaneamente più persone), nella Trinità è possibile, perché si è tutto incentrati nel Padre, nell'Essere Assoluto del Padre: lì si è fatti una cosa sola col Figlio e si è resi partecipi del loro rapporto: lì si realizza l’“ut unum sint”: siano uno come noi.

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