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E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".  Gv 11 Vs 43


Titolo: Resurrezione dell'uomo.


Argomenti: Resurrezione - rinascita:  Togliere la pietra e Ringraziare. Realtà e realtà apparente.   La lettera uccide. La comunicazione dell'essere. La morte è separazione dal principio. Pensieri cadaveri. Come Cristo ci risorge.


 

8/maggio/1994 Casa di preghiera Fossano


Lazzaro è risorto senza Lazzaro, noi invece non risorgiamo senza di noi.

L'uomo non risorge senza se stesso.

Colui che ti crea senza di te non ti salva senza di te.

La storia, il mondo, la cronaca di ogni giorno è tutta opera di Dio.

Opera di Dio che si fa indipendentemente da noi.

Ma per formare noi a quella cosa cui non si giunge senza di noi.

C'è qui una resurrezione che avviene come lezione per la nostra resurrezione che non può avvenire senza di noi.

Cioè se noi non abbiamo imparato questa lezione.

Nel campo dello spirito si richiede sempre la nostra partecipazione.

Noi esistiamo indipendentemente da noi.

Tutto quello che avviene indipendentemente da noi, è soltanto segno.

Ma noi dobbiamo andare al di là del segno, della parola.

Dobbiamo arrivare alla realtà che Dio vuol comunicarci.

Dobbiamo allora chiederci cosa è questa morte e cosa è questa resurrezione.

Perché evidentemente non si risorge se prima non si è morti.

Non c'era resurrezione ai tempi di Adamo.

Il problema della resurrezione viene in quanto c'è una morte.

Solo colui che è morto può risorgere.

Però anche per Adamo c'era il problema della rinascita.

"Se uno non nasce dall'alto, da Dio, non può vedere il Regno di Dio".

Vedere il Regno di Dio vuol dire entrare nel Regno di Dio.

E il Regno di Dio è il Regno della Verità.

E il Regno della Verità è il Regno della Vita Eterna.

Perché la Vita eterna sta nel conoscere la Verità.

"Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi".

Allora il problema della resurrezione coincide con quello della rinascita.

La resurrezione presuppone la morte.

La rinascita non presuppone la morte.

Però sia resurrezione sia rinascita coincidono perché sono per la nostra entrata nella vita eterna.

"Se siete risorti non vivete più per le cose che si vedono ma vivete per le cose invisibili che sono eterne.

Soltanto trovando ciò che è eterno noi entriamo nella vita eterna.

Ma perché morire per poi risorgere?

Ma perché c'è questa morte che ogni uomo prova ancor prima di morire?

Questo senso della morte che pervade la vita dell'uomo?

Ma se siamo fatti per la vita eterna, perché passare attraverso questa esperienza di morte?

Per poi risorgere, perché?

Soltanto capendo la morte noi riusciamo a sopportarla.

La morte è insopportabile.

Quanti muoiono disperati perché non trovano un perché?

Noi abbiamo bisogno di una giustificazione.

Nell'anima, nella mente, nel nostro spirito.

Si muore sempre dicendo perché, perché, perché.

Si ritorna bambini, il bambino era un perché continuo.

E quando l'uomo si ammala gravemente: perché, perché, perché.

Dio ci ha fatto ritornare nolenti, bambini.

È la mano pesante di Dio che opera per salvarci.

Se non ritornate bambini...

Ritorniamo con questa predominanza del perché in noi.

Il problema dell'ascolto non è un problema passivo.

Gesù dice: "Per questo voi non siete in grado di ascoltare le mie parole, perché non siete da Dio".

Quindi l'ascolto non è una passività.

Noi riteniamo di sì invece.

Basta star lì ad ascoltare l'altro che parla...

E no!

Le parole sono dei rumori.

Ma come parole, cioè come spirito non entrano dentro di noi se non c'è una profonda attività dentro di noi.

Gesù dice: "Se non siete da Dio".

Questo ci fa capire che soltanto da Dio si possono capire le Parole di Dio.

Ma se è da Dio, è un’attività enorme chiesta alla creatura.

La creatura, senza quest’attività non è in grado di portare, di sopportare la Parola di Dio.

Il nostro mondo è la rivelazione apparente di uno che non è apparente.

La creazione, la storia, gli avvenimenti, la nostra vita, tutto quello che costituisce la nostra realtà terrena non è altro che rivelazione.

Rivelazione quindi apparente.

Rivelazione di un Essere non apparente.

L'essere non apparente è Dio.

Dio non è apparente.

La creazione di Dio è apparente.

Se è apparente, dobbiamo aspettarci che scompaia.

Tutto ciò che è apparente prima o poi scompare.

Dio invece non è apparente.

La creazione di Dio è rivelazione.

Ma rivelazione apparente.

Noi ci troviamo in questo conflitto.

C'è una realtà per noi apparente.

Che è segno di una realtà non apparente.

Noi siamo salvati non dalla realtà apparente ma dalla realtà non apparente.

Questa è rivelazione quindi parola.

È segno.

E se è parola e segno è da leggere.

E sopratutto è da intendere.

Quindi noi non dobbiamo vivere per il mondo.

Come se il mondo fosse la realtà della nostra vita.

Il mondo non è la realtà della nostra vita.

Dio è la realtà della nostra vita.

La nostra vita è nascosta in Dio.

Questo mondo apparente è segno e parola.

È opera di Dio per farci camminare verso quella realtà.

Quella realtà non apparente che nessuno di noi può incontrare se personalmente non si occupa di questo.

Qui possiamo già intuire perché c'è la morte.

La morte è conseguenza del vivere per la realtà apparente.

La realtà apparente è temporanea.

Come tutte le parole che si dicono sono temporanee, cioè soggette a passare.

Sono soggette a passare perché devono lasciare il posto allo spirito.

Però lo spirito viene da Dio, solo da Dio.

La realtà apparente, ogni parola, rumore, viene sì da Dio ma viene senza di noi.

È opera creatrice di Dio, miracolo.

Questa non ci salva mica.

Non basta dire che tutto è opera di Dio.

Noi non siamo salvati da questo.

Noi siamo salvati dallo spirito.

S. Paolo dice che la lettera uccide.

E questo ci fa capire perché c'è la morte.

Noi siamo uccisi dalla lettera, la lettera è data da questa realtà apparente.

Che è rivelazione di Dio.

Ma rivelazione di un essere non apparente.

Se noi viviamo per questa realtà apparente noi siamo fermi alla lettera.

La lettera ci uccide.

Ma allora com’è possibile passare dalla lettera allo spirito?

Per evitare di essere uccisi dalla lettera?

Tutto è opera di Dio e tutto è buono.

Anche il mondo è buono.

All'inizio Dio riguardando la sua creazione la vide buona.

Buona cioè per il fine per cui Dio aveva creato l'uomo.

Cioè serviva bene per la vita eterna dell'uomo.

Non c'era la morte e serviva bene.

Ma non c'era la morte perché Adamo colloquiava tutto con Dio.

Quel giardino terrestre in cui Adamo era stato creato, Adamo lo colloquiava tutto con Dio.

Ed è lì che c'era lo spirito.

E lo spirito viene solo da Dio.

Direttamente da Dio.

Non viene per opera magica.

Per opera magica arriva a noi la creazione.

Noi siamo sorpresi in continuazione da queste cose.

Però tutto va sempre collegato con il principio.

E il principio è il Verbo di Dio.

E il Verbo di Dio è la comunicazione del suo essere.

La comunicazione che Dio fa di Sé.

Tutto deriva da questo fatto.

Dio comunica la pienezza di Sé, del suo essere, quindi la sua verità soltanto nella sua singolarità.

E qui salta fuori perché c'è un mondo apparente e un mondo non apparente.

Se Dio comunica Se Stesso solo alla sua singolarità, fuori di questa singolarità qui, Dio non comunica Se Stesso, Dio dà segni di Sé.

E abbiamo il mondo, la sua creazione.

La creazione è tutta segno di Dio.

Ma non è Dio.

Non è comunicazione di Dio.

Per questo se noi viviamo per le creature, per il mondo, anche in opere di bene, noi certissimamente non arriviamo a conoscere Dio.

Dio rivela Se Stesso, comunica Se stesso solo nella sua singolarità, cioè al suo Pensiero quindi a suo Figlio.

Ora se c'è questa comunicazione riservata per-, evidentemente fintanto che l'uomo non giunge a questa situazione, la situazione del Figlio che è tutto solo Pensiero del Padre, lui si trova in un mondo apparente.

Un mondo in cui non c'è la comunicazione di Dio.

Di ciò che Dio è.

Non c'è la conoscenza di Dio.

E infatti nel mondo non c'è la conoscenza di Dio.

Là dove non c'è la conoscenza di Dio non c'è la comunicazione dell'essere.

Nel campo dello spirito l'essere si comunica attraverso la conoscenza, il che vuol dire che conoscere vuol dire essere.

E conoscere vuol dire vivere.

E all'inizio, Parola di Dio, la vita era la Luce.

Presso Dio tutto è luce, non c'è la notte.

La notte viene in quanto c'è distacco dal Principio.

Si vedono le cose ma non si vede il Principio di esse.

Cioè non si vede la ragione, la giustificazione.

Allora qui ci siamo.

L'universo, tutta l'opera di Dio arriva a noi ma: "Perché? Perché? Perché?".

E l'uomo è assillato da questo "perché?".

Questo "perché?" nasce dal fatto che gli avvenimenti arrivano all'uomo non collegati con il Principio.

Ma questo ci fa capire che i fatti non si collegano al Principio senza l'uomo.

Se l'uomo non si dedica a Dio, vive in un mondo staccato da Dio.

La morte è questa separazione, questa notte.

Se la vita è la Luce, evidentemente la morte è la notte.

Chi si rassegna a camminare nella notte certamente conclude con la morte.

Perché la vita sta nella luce.

Lazzaro è solo un mezzo per far nascere l'uomo vero, come le donne sono un mezzo per far nascere i bambini.

Vedendo come Gesù ha preparato la gente.

"Ho detto queste cose per la gente".

"Affinché possano credere"

Quindi anche Lazzaro è una funzione.

In funzione della gente.

Quindi è scena, spettacolo.

Per degli spettatori,

Abbiamo visto come Gesù abbia preparato la gente alla resurrezione.

Per farci capire che la resurrezione in noi non può avvenire senza una certa preparazione.

Il primo atto di questa preparazione è il togliere la pietra.

Cioè togliete tutti gli argomenti e le vostre giustificazioni con cui vi sottraete all'impegno per cercare e conoscere Dio prima di tutto.

La condizione essenziale per trovare Dio è di metterlo prima di tutto.

Al di sopra del mangiare, del vestire, di padri e madri, mogli, ideali, istituzioni eccetera.

Dio ama gli uomini ribelli.

Maria è un essere essenzialmente ribelle: "Non conosco uomo."

E fa strano trovare un’affermazione tale in una donna.

Il che dice molto.

Sapeva quello che voleva.

E sapeva quello che doveva rifiutare.

La prima tappa della preparazione è questo "Togliete la pietra”.

Togliete i vostri argomenti, le vostre ragioni umane, con cui giustificate la vostra sottrazione all'impegno di cercare Dio.

"Io ho un lavoro, ho i campi, ho la moglie...."

Fintanto che noi non togliamo queste ragioni, questa pietra che chiude i nostri sepolcri noi siamo impediti di capire nel modo più assoluto questa lezione di resurrezione che Dio ci ha dato attraverso Lazzaro.

Ma poi non basta.

Abbiamo visto che Gesù ringrazia il Padre.

Perché ha fatto togliere la pietra.

Lo ringrazia per far capire che anche quando gli uomini fanno, è sempre è sempre il Padre che fa.

Per cui tutte le cose che facciamo o no, dobbiamo sempre riferirle al Padre.

"Ti ringrazio Padre".

Abbiamo visto qual è la costante del ringraziamento.

Perché dobbiamo andare al di là delle parole.

Capire la realtà che è sottointesa dalle parole, dai segni.

E poi c'è un altro passo, quello di capire e riconoscere quello che viene mandato dal Padre.

Riferire tutto al Padre anche quello che fanno gli uomini.

Mai fermarci all'uomo.

"È l'uomo che ha fatto questo".No!

"È Dio che ha fatto questo."

In tutti i campi politici, sociali, personali.

Noi siamo immersi nella creazione di Dio.

Quindi non dobbiamo ignorare quest'essere che non possiamo ignorare.

Quando s’ignora ciò che non possiamo ignorare noi siamo sempre in colpa.

Dio è un essere che non si può ignorare, Dio è il Creatore.

Tutte le cose che accadono, accadono indipendentemente da noi.

Non attribuiamole agli uomini.

Per noi è facile dire che è l'uomo che fa.

Questo non ci impegna ad andare in profondità a pensare.

Dio ci impegna terribilmente a pensare.

Ma proprio perché ci fa pensare, ci tiene occupati, ci dà vita.

Un uomo che non pensa è solo un chiacchierone.

Non comunica assolutamente niente.

Fa soltanto del rumore.

Anche se fa dei grandi lavori nel mondo.

C'è tutta questa preparazione fino ad arrivare a vedere il Padre che opera in tutti.

Preparazione alla resurrezione sia chiaro.

Quindi sono argomenti che vanno accolti per fede, creduti ("Affinché credano")

Fino ad arrivare a credere a ciò che viene da Dio.

Perché soltanto Colui che viene da Dio ci può portare a Dio.

Non si può arrivare a Dio da soli.

Avessimo studiato anche tutta la teologia di questo mondo.

Da soli noi non possiamo andare a Dio.

Si arriva a Dio ascoltando il Figlio di Dio.

Ascoltandolo fino alla fine.

Cioè fino al compimento.

Fino alla Pentecoste.

Perché anche il silenzio di Gesù, il Figlio di Dio, che ci consegna al Padre, per mandarci in suo nome, dal Padre lo Spirito, è ancora una Parola di Dio.

E soltanto se noi restiamo in ascolto del Figlio di Dio noi, arriviamo a Dio.

Perché Dio comunica il suo essere soltanto nella sua singolarità.

Noi non siamo mai singolarità di Dio.

Il Figlio di Dio è la singolarità di Dio. Noi no.

Il Pensiero di Dio è la singolarità di Dio. Noi no.

Però noi siamo stati creati per entrare in questa singolarità.

In modo da ricevere la conoscenza e quindi la comunicazione dell'essere.

Come il Figlio.

"Io vado a prepararvi un posto affinché dove Io sono, là siate anche voi e possiate vedere la Gloria".

Possiate ricevere quello che Io ricevo.

Possiate conoscere quello che Io conosco.

Ecco la vita eterna.

Ecco come Dio ci conduce alla vita eterna.

Per questo dicevo che l'ascolto della Parola di Dio è un’attività profonda.

Richiede quest’attività profonda dell'anima che collega tutte le cose con Dio.

Altrimenti l'anima è incapace di ascoltare e di seguire.

L'anima ha le sue ragioni.

Dopo che c'è stata tutte questa preparazione e abbiamo visto i tempi di questa preparazione, finalmente l'uomo è ora in grado di ascoltare la parola di Gesù che dice: "Lazzaro vieni fuori".

Dopo questa preparazione.

Senza questa preparazione l'uomo sarebbe incapace di intendere.

Intendere questo invito di Gesù a uscire.

A uscire da che cosa?

Qual è la tomba da cui l'uomo deve uscire?

Ed esce solo in quanto riesce a ricevere questa parola di Gesù che dice:"Vieni fuori".

Perché non basta che Gesù ci parli, questa resurrezione non avviene automaticamente.

Noi abbiamo visto che la vita sta nel Principio, sta nel collegare le cose al principio.

E la morte è questo distacco dal Principio.

Questo vivere per le cose, dietro le cose.

Senza riportarle riferirle nel Principio.

Senza vedere cioè la giustificazione di esse in Dio.

Il Principio del Verbo.

Nel Principio del Verbo c'è la giustificazione di tutto.

Quindi la morte, la tomba in cui noi ci seppelliamo è data dal nostro vivere per le cose del mondo.

Quindi vivendo per i buoi i campi, la moglie, noi non facciamo altro che scavare la nostra tomba e chiuderla sotto una pietra.

Non arriviamo alla resurrezione.

Risorgere vuol dire uscire da questa notte.

Uscire da questa tomba.

Anche qui sono parole però.

"Lazzaro vieni fuori", sono parole.

Nel campo dello spirito non ci sono parole.

Come il Figlio di Dio dice agli uomini: "Venite fuori"?

In realtà non lo dice.

Dio non si comunica a parole.

Le parole hanno bisogno di Dio per essere intellette e allora sono dei segni e possono essere rivestite di mille intenzioni.

Per questo c'è una grande confusione.

Ci vuole lo spirito per intendere le parole.

Dio è una realtà e non è una parola.

Allora noi dobbiamo sempre andare al di là delle parole.

E arrivare a quella realtà che giustifica le parole.

Ma che comunica indipendentemente dalle parole.

Le parole ci sollecitano dentro di noi a fare attenzione.

Quando e come Dio fa arrivare a noi questo?

Questo "Vieni fuori".

Come lo dice?

Noi viviamo la nostra morte.

Viviamo la morte perché non colleghiamo il principio al nostro pensiero.

I nostri pensieri non sono giustificati.

E non possono essere giustificati in sé.

Ora noi siamo dominati dai nostri pensieri.

Sono i nostri pensieri che determinano tutto di noi.

Ci fanno desiderare, volere, vivere, soffrire, parlare. Noi viviamo dei nostri pensieri.

Più che nella realtà del nostro corpo.

Però questi pensieri qui sono pensieri scorporati.

Staccati dal principio da Dio.

Sono cadaveri.

La nostra vita, il più delle volte è questa raccolta di cadaveri di pensieri.

Ogni pensiero staccato dal Principio, dalla sorgente muore.

Muore in noi ma non è mica annullato.

La morte continua all'infinito.

Come continua all'infinito la vita.

Noi subiamo la morte proprio perché diventiamo un deposito di una molteplicità di pensieri.

Pensieri confusi, fratturati, staccati dal principio.

Ora soltanto Colui che con una pazienza infinita ricuce ogni nostro pensiero cadavere che portiamo dentro di noi, con il Principio, con Dio, lo riporta a Dio.

Anche quello che ai nostri occhi può essere assurdo, apparentemente impossibile.

Cristo, il Figlio di Dio viene per raccogliere ciò che si disperdeva.

Viene quindi per ricucire questi pensieri dispersi e quindi cadaveri.

Prima di farci risorgere Lui fa risorgere i nostri pensieri, li porta nella vita.

E li riporta nella vita in quanto li riporta nel Principio.

A uno a uno.

E man mano che li riporta nel principio, la nostra vita sta crescendo dentro di noi.

È primavera.

Soltanto Colui che vede le cose dall'alto può ricucire i nostri pensieri morti e può ricucire la nostra stessa morte con il principio.

Con il Pensiero di Dio, con la Verità di Dio.

Soltanto Costui può resuscitarci.

Ma allora dobbiamo dire che la Parola di Dio: "Vieni fuori" è quella che ci fa vedere il Pensiero del nostro pensiero.

Il Principio del nostro pensiero.

È quella che collega i nostri pensieri con la Realtà che giustifica il nostro pensiero.

Finché noi viviamo con dei pensieri che non sono giustificati, perché non collegati con il principio, noi siamo dominati dalla morte.

Con tutti i nostri sforzi noi non possiamo uscire da questa situazione di morte.

Non possiamo uscire dalle nostre tombe.

Soltanto Colui che contempla i nostri mali, i nostri errori in Dio e da Dio, solo Costui li può riprendere e portare nel principio. Solo Costui può riportarci nella vita.

Solo Costui può faci risorgere e uscire dalle nostre tombe.

Si esce dalle nostre tombe in quanto si giunge a vedere la Realtà che giustifica il nostro pensiero.

L'unica realtà che giustifica il nostro pensiero è Dio.

Dio è il principio di ogni nostro pensiero.

Ma soltanto se noi siamo condotti a contemplare il Principio, quindi anche il Principio dei nostri pensieri, noi possiamo uscire dalla tomba per entrare nella vita.

Qui la realtà è fatta di quelle parole: "Vieni fuori".