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Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?" Gv 11 Vs 40


Titolo: Se crederai vedrai! (Si giunge al vedere attraverso il credere).


Argomenti: La gloria di Dio. La logica divina. La disponibilità interiore dell'uomo per Dio. Tempo interiore. La morte è una Parola di Dio. Luogo spirituale. Perché non vediamo Dio? La duplice realtà dell'uomo. Capire di non capire.


 

10/Aprile/1994 Casa di preghiera Fossano.


Queste parole Gesù le dice a Marta che aveva fatto notare a Gesù che Lazzaro già puzzava perché era nella tomba già da tre giorni.

Sono parole che Gesù dice a Marta, ma sono parole che Gesù dice a ogni donna e a ogni uomo, perché le Parole di Dio sono valide per tutti.

Allora dobbiamo chiederci quale lezione Dio vuol dare noi attraverso queste sue parole.

"Non ti ho detto che se crederai vedrai la gloria di Dio?".

Sono parole che implicitamente hanno una promessa.

"Se crederai vedrai".

Nello stesso tempo però indicano a noi la strada, il cammino, la via per giungere a vedere.

Dice: "Se crederai".

Dicendoci quel "Se", ci fa capire qual è la condizione per arrivare a vedere la gloria di Dio.

Questo fa pensare che per ogni uomo ci sia il rischio di non arrivare a vedere la gloria di Dio.

È attraverso il credere che si arriva a vedere.

Abbiamo visto nel Vangelo, San Tommaso che aveva posto una condizione: "Se io non vedo, non credo".

Questo è esattamente il rovescio.

Qui invece Gesù dice: "Se credi vedrai", il che vuol dire che non puoi arrivare a vedere se prima non credi.

È attraverso il credere che si arriva a vedere e non viceversa.

Altrimenti ci rendiamo il vedere e quindi il capire impossibile.

Qui Gesù ci fa capire che il vedere è una conseguenza del credere.

Il tema di oggi è questo: si giunge a vedere attraverso il credere.

Quale rapporto passa tra questo vedere e questo credere?

Gesù è l'unico maestro dato a ogni uomo, perché l'uomo è ammaestrato da Dio.

Sono parole per ognuno di noi.

Sì, gli uomini possono infischiarsene di vedere la gloria di Dio.

Generalmente agli uomini quello che interessa è mangiare, lavorare, vestire, guadagnare, farsi una carriera, la gloria nel mondo, però alla maggior parte degli uomini la gloria di Dio cosa interessa?!

Cosa s’intende per gloria di Dio?

La gloria di un essere è quello che un essere è.

Quindi giungere a vedere la gloria di Dio è giungere a vedere ciò che Dio è.

Vedere la verità di Dio.

Sì, è vero che la maggior parte degli uomini non si interessa di conoscere la verità di Dio ma anche per questo la maggior parte degli uomini sono sbandati.

Sbandati e angosciati.

Si finisce sempre in una tomba quando non si cerca prima di tutto la gloria di Dio.

Si vive nella paura della morte quando non si cerca prima di tutto la gloria di Dio.

Noi abbiamo visto domenica scorsa che c'è un rapporto strettissimo tra la morte e la vita.

Se Gesù dice: "Togliete la pietra", è perché Gesù vuole venire a contatto con l'uomo morto, Lui Gesù che è vita.

Da questo contatto tra la vita e la morte trionfa la vita.

Perché la vita assorbe la morte, non è la morte che assorbe la vita.

Noi siamo fatti per giungere a un rapporto diretto con tutte le cose perché siamo fatti per raccogliere e unificare tutto in Dio.

Nel rapporto diretto, quello che trionfa è quello che giustifica.

Quello che dà la ragione delle cose.

Ora la ragione della vita non è nella morte, è la ragione della morte che è nella vita.

Come la ragione dell'assenza è nella presenza.

Non è la ragione della presenza nell'assenza.

Soltanto giustificando una cosa si giunge a capirla, altrimenti si resta dominati dalla morte e dall'assenza.

Ora, noi siamo fatti per raccogliere e unificare, per giustificare.

Giustificando noi troviamo la nostra pace.

Dove le cose e i fatti non sono giustificati, non riusciamo a capire il senso delle cose e si forma nel nostro animo una profonda inquietudine, un’ansia.

Si vive nella notte e nella notte non si vede, noi siamo fatti per la luce.

La nostra vita è nella luce.

Però si giunge alla luce unificando, giustificando.

Per poter giustificare bisogna trovare un punto in cui ci sia la ragione di tutte le cose.

La ragione di tutte le cose è in Colui che opera tutte le cose.

I creatori non siamo certamente noi, quindi non siamo noi stessi che abbiamo in noi la ragione di tutte le cose.

La ragione delle cose non è negli uomini.

Gli uomini stessi hanno bisogno di essere giustificati e di trovare una ragione al loro vivere, al loro pensare, al loro amare al loro tribolare, alle loro sofferenze, alla loro morte.

La morte di per sé non è giustificata.

Come non può essere giustificato il niente e il vuoto.

Purtroppo la maggior parte della vita degli uomini si conclude nel niente.

"La mia vita è servita a niente".

Però il niente non giustifica niente.

È l'essere che giustifica tutte le cose.

È Dio che giustifica le cose, non è il niente a giustificarle, come non è il vuoto, l'assenza o la morte.

Tutte queste cose, hanno quindi bisogno di una ragione, di una giustificazione.

La giustificazione di tutte le cose è in Dio.

Di qui noi capiamo l'importanza di giungere a vedere la gloria di Dio.

Vedere la gloria di Dio, la verità di Dio, vuol dire avere la possibilità di giustificare tutte le cose.

Lì sta la nostra pace e la nostra vita, infatti la nostra vita sta nel conoscere Dio.

Quando Gesù dice: "Se crederai vedrai la gloria di Dio", ci dice che se crediamo giungeremo a vedere la nostra vita.

La nostra vita è nascosta in Dio.

Se la nostra vita è nascosta in Dio e la morte, l'assenza, il vuoto, il niente hanno bisogno di essere giustificati, noi capiamo qui, come il problema della vita sia un problema di conoscenza.

Dio non ha la logica umana, Dio ha la logica divina e la sua logica è la realtà delle cose.

La morte è una realtà ma appartiene alla logica divina.

Attraverso questa logica, Dio dimostra a noi che abbiamo fatto un errore.

Con la morte Dio dimostra a noi che abbiamo fatto un errore.

Se lo dimostra, vuol dire che opera per liberarci da questo errore che abbiamo fatto e nel quale ci troviamo.

L'errore che noi abbiamo fatto sta nel cercare la vita in un luogo sbagliato.

La vita sta nel giungere a unificare, raccogliere tutte le cose in Dio.

Per cui la nostra vita è nascosta in Dio, la nostra vita è in Dio.

Ma la maggior parte degli uomini non cerca Dio, non si interessa di conoscere Dio.

La maggior parte degli uomini cerca la vita negli affari, nelle creature, nel possedere le cose del mondo.

Più l'uomo giunge a possedere e più l'uomo ritiene di essersi appropriato della vita, di aver trovato la vita.

Ecco l'errore fondamentale dell'uomo.

La vita non sta nelle creature.

La vita non sta nelle cose.

Sopratutto la vita non sta nel possedere cose o creature.

Quando noi crediamo di possedere le cose, non possediamo le cose, siamo posseduti dalle cose.

È un’illusione dire: "Questo è mio".

Tu sei di quello, perché sei tu che devi mantenere quello.

Sei tu che sei schiavo di quello.

Noi siamo schiavi di quello che possediamo.

Vedi il rapporto tra uomo e donna, anche nel matrimonio, l'uomo crede di possedere la donna e la donna crede di possedere l'uomo.

Ed è esattamente il rovescio.

Non posseggono, sono posseduti.

Non sono signori, sono schiavi, sono servi.

Solo che cerca Dio è signore delle cose.

Allora si guarda bene dal possedere le cose, perché come possiede qualcosa deve mantenerla.

La cosa da sola non sta su.

Provate ad avere 10 case, poi vedete se sono le case a mantenere voi o se siete voi a mantenere le case.

Ogni cosa per stare su ha bisogno di un pensiero.

L'uomo possedendo una cosa si deve preoccupare di mantenere quella cosa.

Solo che per mantenere quella cosa, l'uomo si priva della disponibilità, della libertà per occuparsi di Dio.

Non ha più tempo per Dio.

Gli uomini, credendo che la loro vita sia nelle creature e nelle cose, non si accorgono che perdono prima di tutto la disponibilità interiore per occuparsi di Dio, per pensare Dio.

Perdendo la disponibilità per pensare Dio, vengono a trovarsi nell’incapacità di conoscere Dio.

Dio è una meta altissima che richiede tanta dedizione.

Richiede addirittura il distacco da tutte le cose: "Va, vendi tutto quello che hai".

La Parola di Dio questo lo dice a tutti: "Liberati".

Perché ci dice di vendere le cose quando il mondo ci dice di possedere le cose?

Il Cristo che è il vero Maestro che ci insegna la via della verità, ci dice invece di date via tutto, di darlo ai poveri.

Ci sono sempre dei poveri che hanno bisogno di cose: dallo ai poveri.

Fai un guadagno.

Perché più tu ti liberi dalle cose e più tu resti disponibile per occuparti di Dio.

 "Beati i poveri dello spirito, perché di questi è il Regno di Dio", perché?

Ma perché hanno tanta disponibilità.

Provate a dire a qualcuno di occuparsi da Dio, la prima risposta è che non ha tempo per farlo.

Profondamente dice di non essere disponibile interiormente perché deve occuparsi di questo e di quell'altro affare.

Il che vuol dire che è schiavo.

Siamo sempre lì che corriamo con l'orologio in mano perché il tempo ci sta scappando.

Abbiamo impegni e doveri.

Noi li chiamiamo doveri nel nostro mondo.

Non ci rendiamo conto che non facciamo altro che rivelare che siamo schiavi del mondo e delle creature, dell'ambizione e del lavoro.

Non abbiamo tempo per occuparci di Dio!

Ora, Dio è una meta altissima.

Dio, creando l'uomo ha assegnato all'uomo stesso un fine.

L'ha creato e gli ha detto:"Ti occuperai di Me, mi conoscerai".

Anzi ha posto nella sua conoscenza la vita.

La nostra vita sta nel conoscere Dio.

Gesù dice che la vita eterna sta nel conoscere Dio, cioè la vita vera, contrapposta alla vita fittizia, falsa che noi facciamo qui sulla terra.

La vita vera sta nel conoscere Dio.

Quindi Dio ci ha creati con un fine ben preciso: Se Stesso.

D'altronde non poteva crearci per un altro fine in quanto Lui solo è.

Dio ci ha creati per conoscere Lui e conoscendo Lui si partecipa di Lui e partecipando di Lui si vive.

La vita è partecipazione, comunione.

Comunione non con ciò che oggi è e domani non è più, è comunione con Colui che è eterno, Assoluto, infinito, persona.

L'Assoluto è persona.

Noi siamo chiamati a partecipare di questo.

Soltanto che la partecipazione avviene attraverso la conoscenza.

Noi partecipiamo alle creature attraverso i sentimenti, il mangiare, con Dio invece la partecipazione avviene in un modo solo, unico: con la conoscenza.

Dio è la verità e la verità si trova in un modo solo: con la conoscenza.

Questa conoscenza richiede dedizione di pensiero.

La dedizione di pensiero richiede sopratutto disponibilità interiore.

Richiede tempo interiore.

Ed è lì che l'uomo si gioca tutta la sua vita, perché l'uomo non ha mai tempo per Dio.

L'uomo ha tempo per tutto: per lavorare, per mangiare, per riposarsi, per guardare la tv e leggere i giornali ma non ha mai tempo per Dio.

Perché l'uomo non ha tempo per Dio.

L'uomo non si rende conto ma quando uno dice di non aver tempo per qualcosa implicitamente si dice di non aver amore per quel qualche cosa: "M'interessa altro".

Dicendo questo noi diamo un giudizio terribile su noi stessi.

Noi stiamo dicendo che Dio a noi non interessa.

La verità di Dio e la gloria di Dio a noi non interessano.

A noi interessa il mondo e quello che dicono gli uomini, non quello che dice Dio.

Noi sappiamo tutto quello che dicono gli uomini: la prima cosa che facciamo la mattina è leggere il giornale per sapere cosa ha detto il tizio e il tal altro.

Chi è che apre un libro per veder quello che ha detto Dio?

Noi ci rendiamo la Vita difficile proprio così.

La prima cosa di cui noi dovremmo interessarci è quello che ha detto Dio.

Quello che dice Dio.

Perché nella Parola di Dio c'è la nostra vita, non nelle parole degli uomini.

Siamo sempre disposti a leggere quello che dicono gli uomini per poi criticare quello che hanno detto gli uomini.

Ci carichiamo di confusione e non ci accorgiamo che la peggior confusione è in noi stessi, perché noi ci stiamo interessando di quello che dicono gli uomini e non ci stiamo interessando di quello che dice Dio.

Se gli uomini che sono creature parlano e dicono delle parole, a molta maggior ragione Dio che è il nostro Creatore dice delle parole, parla.

Noi il più delle volte pensiamo che Dio non parli: eccome se parla!

Tutto il nostro vivere qui sulla terra è tutta paura di morte.

La morte è anch'essa una Parola di Dio.

Una parola che Dio dice (e con quanta efficacia) per farci capire che abbiamo fatto un errore e che l'errore sta nell'aver cercato la vita là dove la vita non c'è: la vita è in Dio, la vita è nel conoscere Dio.

Se noi cerchiamo la vita altrove noi facciamo un errore.

Questo errore ci conduce alla morte.

La morte è una parola di misericordia di Dio per noi con cui Lui sottolinea con una matita blu l'errore che noi abbiamo fatto.

Ma se sottolinea un errore, è per correggercelo.

La morte è ancora un estremo atto di misericordia di Dio per liberarci da un errore, per farci capire il luogo in cui è la nostra vita.

Quindi è una segnalazione del luogo.

Come l'assenza di un essere ci testimonia la presenza di quell'essere.

Noi non esperimenteremmo l'assenza di uno se non avessimo quell'uno presente nella nostra mente.

La morte ci testimonia il luogo della vita, quindi è una voce che ci ripresenta il luogo della vita.

Affinché noi abbiamo a impegnarci lì: il luogo della nostra vita è Dio.

Cosa è un luogo e cosa significa nel campo dello spirito un luogo?

Il luogo è là, dove noi ci troviamo e noi, essenzialmente ci troviamo in ciò per cui viviamo.

In ciò cui dedichiamo il nostro pensiero.

Noi viviamo con il nostro pensiero e nel nostro pensiero.

Pensando a- ci troviamo in-.

E di lì noi traiamo la vita.

Ognuno vive di ciò per cui vive.

Chi vive per il lavoro vive di lavoro.

Chi vive per mangiare vive del mangiare.

Ognuno vive di ciò per cui vive. Questo ci fa capire che c'è un luogo ben preciso in cui c'è la nostra vita.

Solo chi vive per conoscere Dio vive di Dio.

Solo nella misura in cui noi viviamo per conoscere Dio noi abbiamo Dio come nostro luogo, cioè come oggetto del nostro pensare.

Noi traiamo vita di lì.

Nel trarre la vita da Dio, lì è la vera vita.

Dio è il vivente, noi viviamo per partecipazione.

Il rapporto morte-vita è unicamente per farci capire che la morte è al servizio della vita.

Non viceversa.

La morte non è conclusione della vita.

La morte è ancora una categoria della vita.

Una categoria della vita attraverso la quale noi siamo convocati al luogo in cui è la nostra vita.

La morte, quindi è la vita che parla con noi.

Dio che è vita, sta parlando con noi attraverso la morte, per liberarci da un errore e segnalare a noi il luogo in cui è la nostra vita.

Allora io devo dire che la morte è una categoria della vita.

La morte è a servizio della vita.

La morte non è compimento, conclusione della vita, tutt'altro.

"Se crederai vedrai la gloria di Dio", gli uomini se ne fregano di Dio e della sua gloria....benissimo.

Gli uomini pensano a se stessi, però abbiamo visto che facendo così, loro trovano la morte, non trovano la vita.

Qui scopriamo l'importanza del vedere la gloria di Dio, del conoscere Dio.

La gloria di Dio è la verità di Dio.

Qui giungiamo a un altro rapporto.

Come si può giungere a conoscere Dio? Come?

Nelle parole di Gesù abbiamo l'indicazione della via: "Se crederai".

Come prima abbiamo visto il rapporto che passa tra morte e vita, qui dobbiamo impegnarci a capire il rapporto che passa tra il credere e il vedere.

La lezione grande che ci viene dal Vangelo di oggi è questa.

Tutto è lezione per noi.

Abbiamo Tommaso che dice:"Se io non vedo non vedo" e abbiamo Gesù che dice: "Se non credi non giungi a vedere".

La conclusione con Tommaso è poi questa perché noi non leggiamo bene il Vangelo quando leggiamo:"Tu Tommaso hai creduto perché hai veduto", no!

Fa un’interrogazione: "Hai creduto perché hai veduto?".

E glielo dice quando Tommaso crolla.

Perché Gesù dopo averlo lasciato macinare per otto giorni nel suo errore, nella sua superbia, nel suo orgoglio, Gesù lo invita a mettere la mano nelle sue piaghe e nelle sue ferite, Tommaso non mette mica le mani nelle sue ferite, crolla:"Mio Signore, mio Dio" è lì che Gesù dice:"Tommaso, hai creduto perché hai veduto?".

Tommaso si rifiuta qui adesso di vedere e di toccare per credere: "Mio Signore mio Dio".

Noi pretendendo di vedere per credere, ci rendiamo impossibile la vita.

In tutti i fatti e in tutti gli avvenimenti c'è sempre qualche cosa di eterno, d’invisibile e di Assoluto che si annuncia a noi.

I fatti non sono soltanto fatti, come le creature non sono soltanto creature.

Noi crediamo di oggettivare e dire che le cose sono così soltanto perché vediamo e tocchiamo fatti, cose e creature.

No, le cose recano con sé sempre un messaggio d’infinito.

Le cose non sono mai come noi le vediamo e le tocchiamo, c'è ben altro.

In ogni parola che arriva a noi, in ogni fatto, in ogni avvenimento, in ogni creatura che incontriamo, c'è sempre qualcosa di Dio che si annuncia a noi.

Tutte le cose non sono mai sole, perché Dio è il Creatore e tutti i fatti e tutte le creature sono parole, segni di Dio.

Essendo segni di Dio, comunicano a noi qualcosa di Dio.

Ce lo annunciano per lo meno.

Però noi le creature le vediamo, le sentiamo, le tocchiamo e le esperimentiamo e esperimentandola dico che quella creatura è vera perché io l'ho sperimentata.

Ecco i nostri fantasmi: "Io l'ho esperimentato quindi è vero".

No, tu lo hai esperimentato quindi non è vero!

Perché il vero esiste in quanto esiste indipendentemente da te, non in quanto tu lo hai toccato con mano ed esperimentato.

Il vero è ben altro.

La realtà è ciò che esiste indipendentemente da noi.

Ciò che esiste indipendentemente da noi, non è visibile e non è toccabile, perché se lo fosse sarebbe relativo a noi.

Dio non è relativo a noi.

Dio esiste indipendentemente da noi, quindi non è visibile da noi.

Se noi crediamo di operare per arrivare a veder Dio in qualche modo, noi siamo degli illusi nel campo della verità.

Dio non è visibile.

Noi corriamo il rischio di renderci Dio invisibile per l'eternità se pretendiamo di vederlo.

Dio esistendo indipendentemente da noi, non può essere visto da noi.

Perché per vederlo, bisognerebbe che Lui fosse relativo a noi.

Quindi dovrebbe essere condizionato da noi per essere visto.

Dio non può essere condizionato da noi e quindi è invisibile.

Ma allora in cosa sta questa ricerca di Dio?

In tutti gli avvenimenti si annuncia Dio e noi non possiamo ignorarlo.

Tutti gli avvenimenti e tutte le creature sono dei fatti e dei "fatti" non da noi ma da un Altro.

E quell'Altro è invisibile.

Invisibile perché indipendente da noi, trascende noi.

Dio è trascendente.

Se trascende, vuol dire che non riceve nessuna influenza da noi.

Noi possiamo dire, urlare, cantare e scrivere che Dio non esiste, ma Lui è sempre lì.

Il demonio dice che Dio non c'è ma il demonio è assolutamente impotente, non può fare assolutamente niente, perché?

Perché può dire da mattina a sera che Dio non c'è ma Dio è sempre lì.

Il che vuol dire che tutta la parola del demonio non opera proprio niente.

Così anche la parola dell'uomo.

Ogni creatura ha la possibilità di parlare perché altrimenti non sarebbe creatura.

Dio parla e anche la creatura parla, anche il demonio parla.

Però non fa niente, non può fare niente nel modo più assoluto.

Tutto il parlare e tutta l'opera della creatura non può condizionare Dio.

Dio trascende.

Però noi si siamo condizionati e quanto siamo condizionati da Dio!

Tanto condizionati che se noi conosciamo Dio troviamo la vita eterna mentre se non conosciamo Dio, noi troviamo la morte e la morte eterna!

La morte non è un atto singolo in un certo momento.

La morte continua all'infinito come la vita continua all'infinito.

Quindi ci sono queste due strade.

Noi possiamo chiederci perché la nostra vita sia così complicata e perché ci sia un rischio così grande.

Tutto è determinato da questa duplice realtà che costituisce la creatura.

La creatura è costituita dalla presenza di Dio e dalla presenza delle opere e dei segni di Dio: la creazione.

I segni di Dio la creatura li vede, li tocca e li esperimenta.

Sono segni e la creatura crede che siano la realtà perché li tocca, li vede e li esperimenta.

Ma sono segni.

Tant'è vero che i segni passano e la creatura arriva a verificare che la realtà per cui viveva è sparita, è morta.

Qui c'è bisogno di una ragione, di una giustificazione.

Tutta la realtà che noi vediamo, tocchiamo ed esperimentiamo è una realtà in mutamento.

Certo perché è parola, Parola di Dio.

Non è Dio.

Ogni creatura ti dice: "Io non sono Dio".

E te lo dice in tutti i modi.

Abbiamo quindi questa duplice realtà che costituisce la nostra natura e il nostro essere.

Noi siamo costituiti da una realtà che percepiamo attraverso i sensi, quindi una realtà sensibile che esprime sentimento e gli uomini vivono di sentimento.

L'errore è lì, gli uomini fanno consistere nel sentimento tutta la loro vita.

Poi però l'uomo è costituito anche dall'intelletto, dal pensiero: presenza di Dio.

Dio essendo verità è presente nel pensiero.

Nel pensiero l'uomo non può cancellarlo nel modo più assoluto Dio.

L'uomo può non "sentire" Dio ma non può cancellarlo dall'intelletto.

Nell'uomo c'è questa duplicità, questa conflittualità ed è l'uomo che deve mettere sottomettere quello che sente a quello che capisce.

L'uomo è stato creato per capire, per conoscere.

La vita sta nel conoscere.

Allora l'uomo deve sottomettere i sentimenti, non deve cioè fermarsi al sentimento.

Tutta la difficoltà viene dal fatto che l'uomo si ferma al sentimento.

Scambia quello che esperimenta con i sensi come realtà.

Per questo trascura Dio, perché per l'uomo la realtà è un altra.

Tutta la difficoltà viene da questo fatto.

Solo che vivendo di sentimento, l'uomo sprofonda nella notte.

La notte cosa vuol dire?

Capisce di non capire.

A un certo momento l'uomo diventa tutta una contraddizione.

C'è la notte e c'è il giorno.

L'uomo vede quando capisce il senso e il significato delle cose.

L'uomo capisce quando vede la giustificazione delle cose.

Quando non capisce si trova nella notte, nelle tenebre, nella confusione.

Se l'uomo vive secondo i sentimenti (non sono luce), l'uomo vive nella confusione, nella notte.

Capisce di non capire.

Non può capire né la vita, né il senso delle cose e degli avvenimenti.

Li esperimenta ma non li può capire.

Ma perché l'uomo capisce di non capire?

E perché l'uomo a un certo momento capisce di capire?

L'animale non ha questi problemi.

L'uomo è terribilmente preso dal dubbio perché capisce di non capire.

E quando capisce, capisce di capire.

Cosa è che da all'uomo la consapevolezza di capire e di non capire?

È la verità presente in noi, non consultata dall'uomo che costituisce la notte dell'uomo.

Cioè, è Dio che forma la nostra notte.

È Dio che forma le nostre tenebre e che ci fa capire che non capiamo.

Se noi non avessimo presente Dio (indipendentemente da noi) noi non ci renderemmo minimamente conto di non capire.

L'animale non si rende conto di non capire e non ha interesse per capire.

Noi sì.

È Dio che costituisce la nostra notte ed è Dio che costituisce il nostro giorno.

Solo nella misura in cui noi ci impegniamo a prendere contatto con Dio, a pensare Dio, a conoscere Dio, noi superiamo la notte in cui ci troviamo.

Dio non è conoscibile attraverso le creature.

È un errore credere di conoscere il Creatore conoscendo le creature: sbagliato.

L'uomo cercando di conoscere se stesso non conosce Dio nel modo più assoluto.

Poi è comunque un errore ritenere che l'uomo possa conoscere se stesso.

Dio essendo trascendente, infinito, Assoluto ed eterno è conoscibile soltanto per mezzo di Dio.

Il che vuol dire che soltanto se noi possiamo prendere contatto con Dio, da Dio noi possiamo conoscere Dio.

Per cui Dio diventa il vero maestro di Se Stesso.

È Dio il vero rivelatore di Se Stesso, non è l'uomo che possa conoscere Dio.

Il processo non va dal basso in alto.

La vera opera che c'è in tutto l'universo è questo Dio che scende dall'alto in basso e indica a noi come si entra nel regno della conoscenza.

Nel regno della conoscenza, della luce, si entra partendo da Dio, non partendo dalla creatura per salire a Dio.

Partendo dalla creatura per salire a Dio si entra nella confusione.

Si costruisce la Torre di Babele.

Non si arriva al cielo partendo dalla terra.

Bisogna portarsi in cielo e dal cielo si vede bene la terra.

Se l'operazione vera ed essenziale che avviene nel mondo e nella vita di ognuno è l'opera di questo Dio che dall'alto discende al basso per assorbire il basso in alto, il vero processo di conoscenza (attraverso il quale si entra nella vita) è quello di partire da Dio, per conoscere da Dio le opere di Dio, le Parole di Dio e i segni di Dio.

Ecco per cui: "Se crederai vedrai".

Ora, credere vuol dire superare quello che l'uomo vede, tocca ed esperimenta.

L'uomo fintanto che vive per quello che tocca, vede ed esperimenta, l'uomo non crede.

Credere vuol dire superare quello che si esperimenta per portarci a pensare e a vedere le cose dal punto di vista di Dio.

Tutte le cose in quanto avvengono ci annunciano qualcosa di Dio.

Ce lo annunciano ma non ce lo danno.

Solo attraverso la fede, si può correre dietro a questo infinito che si annuncia in tutte le cose.

Noi vediamo le creature per difetto di Dio.

Le creature sono difetto di Dio.

Ma perché noi abbiamo presente l'infinito vediamo le creature finite.

Perché noi abbiamo presente l'eterno vediamo il tempo che passa.

Il nostro vedere è sempre un rapportare.

Ma sempre un rapportare con Dio.

È Dio che parla con noi in tutto.

Noi vediamo le creature come differenza da Dio.

Questo non è Dio lo diciamo a ogni creatura, come quando si cerca una persona e vedendo mille altre persone dice:!Questo non è, questo non è....".

È per differenza da Dio che noi conosciamo le creature finite.

È per differenza dall'eterno che noi conosciamo il tempo.

La vera conoscenza si ha soltanto in quanto noi conosciamo l'eterno, l'infinito, l'Assoluto.

Questo è il processo di fede: "Se crederai vedrai".

Oltre all'episodio di Tommaso, abbiamo l'episodio di quei due discepoli di Emmaus che a un certo momento incontrando Gesù come un viandante per la strada che spiegava loro le scritture, il Vangelo dice che i loro occhi erano impediti dal riconoscere Gesù risorto.

I nostri occhi possono essere impediti, da che cosa?

Dai nostri sentimenti.

Se noi non mettiamo la fede al di sopra di tutto e non superiamo i nostri sentimenti per vedere le cose dal punto di vista di Dio, i nostri occhi sono impediti al riconoscere il Signore.

Il Signore parla con noi in tutto.

Ci accompagna in tutto.

Tutte le creature che noi incontrano non sono altro che Dio che parla con noi.

Però i nostri occhi possono essere impediti dal vedere.

Questo impedimento è dato dalla predominanza dei nostri sentimenti sul Pensiero di Dio.

Solo se noi ci portiamo a vedere le cose dal punto di vista di Dio, noi soltanto così giungeremo a vedere la gloria di Dio, la verità di Dio e trovare la nostra vita e la nostra pace.

Per cui l'uomo che è risorto è caratterizzato dalla ricerca delle cose invisibili.

"Se siete risorti con Cristo non vivete più per le cose visibili ma per quelle invisibili che sono eterne".

L'uomo risorto s’impegna a veder Dio da Dio.

A conoscere Dio da Dio.



Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, gia manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Gv 11 Vs 38 - 40


-RIASSUNTI  Domenica -


Argomenti: I pensieri disuniti da Dio – L’io non giustifica nulla – La superbia di Tommaso -  Giustificare il cambiamento – La pietra ribaltata – Credere a ciò che non si capisce – Guardare dal Principio -


 

17/ Aprile /1994 Casa di preghiera Fossano.