Intanto
Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e
contro vi era posta una pietra. Gv 11 Vs 38
Titolo: L'avvicinarsi del
Cristo al sepolcro dell'uomo e le conseguenze che ne derivano.
Argomenti: La grotta e il
sepolcro. Pensieri - cadaveri. L'assenza di Dio.
27/Marzo/1994 Casa di preghiera
Fossano.
Siamo giunti al versetto 38 del cap. XI di s.
Giovanni. Qui si dice: “Allora Gesù
fremendo di nuovo in Se stesso venne al sepolcro, ad una grotta, sull'ingresso
della quale era addossata una pietra”.
Tutto ha un significato, perché tutto è opera di Dio, sia quello che è
accaduto, sia quello che accade, sia quello che accadrà nella nostra vita, e
anche tutte le parole che incontriamo sono cariche di significato, cioè cariche
di pensiero, perché in tutte le cose Dio non fa altro che parlare di Sé, che
significare qualche cosa di Sé, per cui noi in tutto dobbiamo sempre chiederci
che cosa Dio ci vuole rivelare di Sé, perché Dio opera per condurci nella vita,
e la vita sta nel conoscere Dio.
Dio ci vuole dare non soltanto la vita, ma anche la
nostra salvezza, anche la nostra liberazione dal male, anche la nostra
liberazione dalle ossessioni, dalla confusione che portiamo dentro di noi, dalle
contraddizioni che portiamo dentro di noi. Dio opera per condurci nella vita e
la vita è conoscere Dio come Verità, come vero Dio, per cui noi capiamo
l'importanza della conoscenza: è la conoscenza che rende partecipe, è la
conoscenza che ci fa essere. Ognuno di noi è per quello che conosce e per
quello che conosce di Dio.
Allora anche qui noi dobbiamo chiederci quale lezione,
quale significato ci sia in queste parole: “Gesù, fremendo di nuovo in Se
stesso, venne al sepolcro, ad una grotta, sull'ingresso della quale era
addossata una pietra”. Il sepolcro è il sepolcro di Lazzaro, e abbiamo visto
che Lazzaro rappresenta l'uomo. Il suo sepolcro è il sepolcro dell'uomo. Ogni
uomo, lo sappia o non lo sappia, vive chiuso in un sepolcro: il sepolcro del
suo io. Però anche in questo sepolcro arriva la Parola di Dio, e Gesù dice:
“quanti l'avranno ascoltata risusciteranno” (Gv 5,28). Dio è tanto potente da
far giungere la sua Parola anche nei nostri sepolcri, nelle nostre chiusure.
L'uomo tende a chiudersi nel pensiero del proprio io. E
noi dobbiamo chiederci allora che cosa significhi questo Gesù che viene a
questo sepolcro dell'uomo, che viene nella morte dell'uomo. Ci viene precisato
che questo sepolcro era una grotta e noi dobbiamo chiederci che significato ha questa
grotta, perché tutto ha un significato, ed un significato personale per ognuno
di noi, per farci pensare e per condurci a scoprire qualcosa di Dio, quindi per
mantenerci in vita, perché se Dio non parlasse noi moriremmo.
Noi siamo niente e, se Lui non parla, precipitiamo nel
niente. Noi stiamo su in quanto Dio parla continuamente con noi, ci fa giungere
le sue Parole. E' parlando che ci tiene
su e ci tiene collegati. Però bisogna che le sue Parole siano intellette. Non è
sufficiente che le sue Parole giungano a noi: è necessario che le sue Parole
siano capite.
Chiunque parli, in quanto parla vuole essere capito.
Anche Dio parlando vuole essere capito. “Ancora non capite?” (Mt 16,11). Quante
volte ha rimproverato i suoi discepoli!
“Ancora siete senza intelligenza?”. Se c'è un rimprovero che Dio fa è
proprio questo: rimprovera questa durezza da parte dell'uomo a capire le sue
Parole, perché se Lui parla e vuole essere capito, certissimamente dà ad ognuno
di noi la capacità di capire le sue Parole.
Noi non siamo scusati, non possiamo scusarci dicendo: “è
difficile!” Anzi! Proprio la parola difficile è quella che maggiormente misura
il nostro amore. L'amore che si fermi alle difficoltà non è più amore. La
difficoltà diventa un test dell'amore, quindi un potenziamento, una rivelazione
dell'amore. Le parole difficili sono quelle proprio che ci impegnano e che ci
debbono impegnare maggiormente, perché più sono difficili e più ci fanno
pensare, e più ci fanno pensare e più ci mantengol no uniti a Dio, ci collegano
con Dio, e più ci fanno pensare e più ci liberano da tutte le sciocchezze che
si dicono nel mondo. La Parola di Dio è liberatrice.
Qui abbiamo la scena di Gesù che “fremendo” (perché si è
trovato in conflitto con la mentalità del mondo, la mentalità materialistica
che è rifiuto di amore), si avvicina alla morte dell'uomo, alla tomba
dell'uomo. Dobbiamo chiederci che cosa significhi questo avvicinarsi di Gesù
alla morte dell'uomo e quali conseguenze crei, perché se si avvicina
evidentemente è perché opera qualcosa. E' questo appunto il tema di oggi:
"L'avvicinarsi di Gesù alla tomba dell’uomo e le conseguenze che ne
derivano per l’uomo”.
Teniamo presente che siccome Dio vuole che tutti si
salvino e giungano a conoscere la Verità, tutto Lui opera, quindi anche questo
avvicinarsi di Dio alla tomba dell'uomo, alla morte dell'uomo, per la vita
dell'uomo, per salvare l'uomo.
Quindi tutte le cose che Dio opera, tutte le cose che Dio
fa accadere a noi, tutte le parole che Lui fa giungere a noi, non sono mai per
dannarci, non sono mai per giudicarci: sono sempre per salvarci! Ogni azione,
ogni opera, ogni parola va sempre letta (chiave di lettura!), e quindi
intelletta secondo l’intenzione di chi opera. Quindi tutte le opere di Dio,
quindi tutto quello che Dio ci fa arrivare, tutte le parole che Dio ci fa
arrivare vanno sempre lette ed intellette secondo l'intenzione di Dio.
L'intenzione di Dio è chiarissima. L'ha dichiarata apertamente: “Lui vuole che
tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità” (1 Tm 2,4). Quindi nessuno dica: “Dio parla per
condannarmi, Dio parla per giudicarmi, Dio parla per escludermi”. Quand'anche Dio ci dicesse, facesse giungere
a noi la parola: “meglio per te non essere nato”, facesse giungere a noi: “tu
sei dannato”, noi dovremmo leggere questa parola in funzione di “Lui mi vuole
salvare”. Mi dice queste parole non per dannarmi, non per condannarmi
all'inferno (anche quando dice: “tu sei nell’inferno!”, perché Lui dice questa
parola per liberarmi dall'inferno.
Quindi ogni fatto, ogni parola è sempre per salvarci,
perché ogni cosa va sempre letta nell’intenzione di chi parla. L'intenzione di Dio la conosciamo, perché Lui
ce l'ha comunicata, quindi ha dato a noi la chiave di lettura per intendere non
soltanto le sue parole, ma anche tutte le opere che Lui ci fa arrivare durante
la nostra vita: tutto è In funzione di questa salvezza!
E allora dobbiamo chiederci: come Dio ci salva
avvicinandosi alla nostra morte, avvicinandosi alla nostra tomba? Questa tomba
che qui viene presentata da una grotta. La grotta è simbolo di
"tomba". La grotta già per gli Ebrei era un luogo di sepoltura. Gesù,
sì, nasce in una grotta, ma sarà anche sepolto in una grotta. Già Abramo, il
padre della fede, compra una grotta in Palestina per seppellire sua moglie
Sara. per la sepoltura di se stesso e dei suoi parenti. Sovente volte abbiamo questo simbolo della
grotta.
La grotta è la negatività del pascolo aperto, del pascolo
di vita: “Dio è il mio Pastore che mi conduce in pascoli aperti, alle sorgenti
delle acque” (Sal 23). E' la negatività,
è il buio! E' assenza! E' il luogo in
cui l'uomo depone I suoi cadaveri, e l'uomo ne ha tanti cadaveri! porta con sé
tanti cadaveri! Se noi teniamo presente che ogni pensiero staccato da Dio è un
cadavere (è un cadavere in noi, è una morte in noi) possiamo allora capire
quanti cadaveri portiamo in noi!
Noi moriamo perché i nostri pensieri perdono il contatto
con Dio. E' come un fiume che perde contatto con la sorgente: il fiume che ha
perso il contatto con la sorgente è un cadavere: è destinato alla morte, è già
morto!
Ora, ogni nostra parola, ogni parola che arriva a noi,
poiché è parola di Dio che arriva a noi, va sempre mantenuta unita al
Principio, al Verbo di Dio, al Pensiero di Dio, perché è questa la condizione
perché comunichi a noi vita! Se invece
la parola di Dio è staccata dal Principio diventa seme di morte. “In Principio
la vita era lì: la vita è nel Principio, la vita è in Dio!” "La nostra vita è nascosta in Dio"
(Col 3,3). Ma quelle parole che giungono a noi ed entrano nella nostra mente e
non vengono collegate con il Principio, non vengono collegate con il Verbo di
Dio, non vengono collegate con Dio, diventano in noi dei cadaveri e sono questi
che ci fanno morire! La nostra morte è nel pensiero: nel pensiero in quanto noi
portiamo dentro la nostra mente pensieri, parole separate dal Principio che è
vita, separate da Dio.
La grotta, questo luogo che rappresenta l'interiorità
dell'uomo, questo luogo in cui si accolgono i cadaveri, la sepoltura, cioè i
pensieri separati da Dio, è un luogo di morte perché, tutti i pensieri che noi
anche inconsciamente portiamo in noi separati da Dio sono cadaveri, e provocano
in noi la morte, sono semi di morte per noi, perché a vivere con un cadavere si
muore. Una mela che sia guasta, guasta
tutte le altre. Quindi basta un pensiero dentro di noi, cadavere separato dalla
vita, per diventare un seme di morte e siamo noi che seminiamo questa morte.
Ecco, è per questo che, dico, questa grotta rappresenta
il luogo in cui (è la nostra interiorità) noi portiamo tutti questi cadaveri di
pensieri: pensieri staccati da Dio, disuniti da Dio. E' la negatività.
La negatività della vita è assenza di vita, perché la
morte è assenza di vita, ma l'assenza non significa “non esistenza di-”.
Noi tutti esperimentiamo l'assenza di Dio nel mondo:
vediamo le creature, non vediamo Dio. Certissimamente! Dio non Lo troviamo
sulla strada! le creature invece le troviamo sulla strada. Ed è per questo che
noi restiamo legati alle creature, perché le creature le vediamo e le
tocchiamo; invece Dio non Lo vediamo, non Lo tocchiamo. Non Lo vediamo e non Lo
tocchiamo, però nessuno di noi è autorizzato a dire: "Dio non esiste,
perché io non Lo vedo e non Lo tocco".
E qualora dicesse quello, sarebbe in colpa, perché certissimamente non
siamo noi a fare la creazione, a fare l'universo, non siamo noi a fare noi
stessi: noi subiamo l'opera di un Altro!
Basta un filo d'erba per confonderci: è un Altro che lo fa,
certissimamente!
Ora Dio non Lo vediamo, non Lo tocchiamo, però non Lo
possiamo ignorare, perché ne subiamo tutti i giorni le conseguenze. Il tempo
passa e noi non vorremmo che passasse.
C'è una Volontà diversa che opera su di noi. Quindi se c'è una Volontà.
vuol dire che c'è una Persona che opera su di noi e che fa giungere a noi cose
che noi non vorremmo. Dio non Lo possiamo ignorare, però il fatto che noi non
possiamo ignorarLo, non ci autorizza a dire: “Dio non esiste”.
Quindi noi esperimentiamo l'assenza di Dio, ma l'assenza
di Dio non è “non esistenza di Dio”. Noi siamo in colpa se dal concetto di
assenza passiamo al concetto di non esistenza.
Anzi il concetto di assenza ci conferma l'esistenza di un Altro, cioè
l'esistenza di Colui di cui esperimentiamo l'assenza. Infatti noi non
esperimenteremmo l'assenza di Dio se non avessimo la presenza di Lui, non nelle
cose esterne, ma evidentemente in un altro luogo.
L'assenza non ci autorizza a dire “non esiste!”.
L'assenza ci dice: “non c'è in questo luogo. ma è in un altro luogo”. L'assenza è conseguenza del fatto che noi
cerchiamo un essere che abbiamo presente, che non possiamo ignorare, in un
luogo sbagliato.
Se noi cerchiamo Dio nel mondo delle creature,
certissimamente noi non troviamo Dio, ma l'errore lo facciamo noi.
Ho detto che il concetto di assenza è relativo al luogo e
quindi noi esperimentiamo l'assenza perché facciamo un errore di luogo:
cerchiamo un essere là dove non c'è; ma l'essere c'è! Non c'è in quel luogo!
Quindi se noi cerchiamo Dio nelle creature o nel mondo o cerchiamo Dio nei
nostri ragionamenti, nei nostro pensieri, ecc., noi non Lo troviamo mica!
perché Dio non è relativo alle creature. Dio è un Assoluto! Dio è tra scendente. Trascendente vuol dire che esiste indipendentemente
da-.
Le creature non sono indipendenti. Tutte le creature noi
le vediamo, le tocchiamo e, dico, esistono perché le vediamo, le tocchiamo,
sono relative ai nostri sensi. Noi non sappiamo cosa succederà quando i nostri
sensi si spegneranno e non vedremo più le creature; ma noi sappiamo
certíssimamente che se anche i nostri sensi si spengono Dio continua ad
esistere. Perché? Perché Dio non è
relativo ai nostri sensi; Dio non esiste perché io Lo vedo e Lo tocco! Anzi, se esistesse perché io Lo vedo e Lo
tocco, Dio non sarebbe Dio.
Quindi Dio essendo trascendente è indipendente da tutto
ciò che l'uomo vede e tocca e da tutto ciò che l'uomo dice o pensa. Dio
condiziona l'uomo; l'uomo non condiziona Dio.
L'uomo può dire da mattina a sera "Dio non esiste": Lui è
sempre lì! E l'uomo non Lo può cancellare, perché Dio è trascendente, è
Assoluto: esiste indipendentemente quindi, sia dalla creazione, sia dalle
creature, sia dagli uomini. Esiste indipendentemente!
Ed in quanto esiste indipendentemente l'uomo non Lo può
vedere, perché "vedere" vuol dire che è relativo. Si vede e si
conosce ciò che è relativo ai nostri sensi. Dio non è certissimamente relativo,
quindi l'uomo è inutile che cerchi di vedere Dio. L'uomo non può vedere Dio!
Dio si conosce soltanto per mezzo di Dio, l'infinito si trova soltanto per
mezzo dell'Infinito, non si trova dal finito. Nessuno di noi può passare dal
finito all'Infinito, ed è un errore cercare l'Infinito nel finito, un errore di
cui noi siamo colpevoli.
Per cui l’Infinito certissimamente esiste, come esiste
l'Eterno, come esiste l'Assoluto, come esiste Dio, ma son tutti concetti
trascendenti, per cui non dobbiamo cercarli nelle creature o nelle cose. Le
creature sono finite, non sono infinite e tutti quanti noi rendiamo
testimonianza di questa finitezza. Noi subiamo la finitezza, nolenti! La nostra
vita passa, il tempo passa e tutto ciò che è relativo, tutto ciò che è finito
tramonta, finisce nel niente. E tutte le nostre esistenze, i nostri corpi,
presto o tardi vanno a finire nel cimitero e diventano polvere. È inutile che
noi insistiamo nel darci da fare per evitare che muoiano. E' così! La realtà
che noi vediamo e tocchiamo è questa!
Tutti i segni, tutte le creature finiscono nel niente (i
loro corpi finiscono nel niente!!!). E' logico! E' perfettamente logico, perché
Dio solo é, il che vuol dire che tutte le creature non fanno altro che
comunicare a noi qualche cosa di Dio, e quando ce l'hanno comunicato se ne
vanno. Sono come le nostre parole: noi tutti diciamo tante parole, ma tutte
queste parole che diciamo sono relative, passano: una dietro l'altra, passano!
Comunicano un pensiero, poi se ne vanno. E così, tutte le creature sono parole,
parole che arrivano a noi, comunicano a noi un pensiero e se ne vanno. Dicono a
noi: "non ci siamo fatte da sole: un Altro ci ha fatte!". Ma come ci
hanno detto questo, se ne vanno. Sono
parole che passano. Noi stessi siamo una parola: parola che passa.
C'è tutta questa relatività di mondo in cui c'è l'assenza
di Dio. Ma il fatto di questa assenza, ho detto, questo fatto testimonia a noi
la presenza di Dio. Nessuno di noi esperimenterebbe un'assenza, se non avesse
una presenza. Non si esperimenta l'assenza di una cosa che non si abbia
presente nel pensiero, nella mente.
Allora, dico, il fatto di esperimentare un'assenza è
segno (anche la morte è un'assenza), non di non esistenza di quell'essere, ma
della nostra ricerca sbagliata in un certo luogo di quell'essere.
L'assenza è relativa al luogo. Dio si trova, e anche la
presenza di Dio si trova soltanto in Dio e solo da Dio, perché Lui è il
Principio di tutto, anche di Se stesso. Ora il trovare quindi la presenza di
Dio dipende dal cercarLo dove Lui è. Fintanto che noi cerchiamo la presenza di
Dio nelle creature o in quello che dicono le creature, fosse anche un'autorità,
noi certissimamente non troviamo Dio. E se noi cercassimo la nostra perfezione
credendo che perfezionando noi troviamo Dio, noi faremmo un errore grosso: non
arriveremmo mai a trovare Dio! Un uomo
che volesse essere santo non troverebbe Dio, perché pensa a se stesso. Dio non
si trova creando l'uomo virtuoso. Dio si trova soltanto per mezzo di Dio!
Quindi soltanto in quanto noi abbiamo la possibilità, ed
è grazia di Dio, di superare tutta la creazione di Dio, di superare il pensiero
di noi stessi e raccoglierci nel Pensiero di Dio, possiamo trovare Dio, perché
il pensiero di noi stessi concepito anche come virtuoso, come santo, come
perfetto, il voler essere perfetti, ecc., questo ci impedisce di trovare Dio!
Dio essendo assoluto si trova soltanto per mezzo di Dio.
L'infinito non si trova attraverso i numeri. Per quanto noi vogliamo fare
grandi questi numeri e prolungarli all'infinito, noi non arriveremmo mai
attraverso i numeri a concepire l’Infinito.
L'Infinito è concepibile soltanto per mezzo
dell'Infinito; l'Eterno è concepibile soltanto attraverso l'Eterno. Il tempo, il tempo è un segno dell'Eterno.
Noi non vedremmo il tempo se non avessimo noi il pensiero dell'Eterno; perché
il tempo è un rapporto: un rapporto con che cosa? con un termine fisso. Il
termine fisso è l'Eterno.
Quindi, dico, il tempo che é assenza di eternità
(certissimamente il tempo è assenza di eternità) ci testimonia l'eternità,
perché noi non vedremmo il tempo se non avessimo presente l'Eterno; noi non
vedremmo l'assenza di uno se non avessimo presente quell'uno; non vedremmo
l'assenza di Dio se non avessimo presente Dio. Noi diciamo: "Dio non Lo
vedo, non Lo tocco”: ma proprio questa è una testimonianza che Dio è presente
in te!
Dio, come l'Eterno, come l'infinito, come l'Assoluto, si
trova soltanto in Dio e da Dio. Quindi
soltanto nella misura in cui noi possiamo superare il pensiero del nostro io,
superare il pensiero della nostra vita, superare il pensiero delle creature,
superare tutto per raccoglierci nel Pensiero di Dio, soltanto lì, nel Pensiero
di Dio che è il Verbo di Dio, e soltanto da Dio, noi abbiamo la possibilità di
conosce re Dio, di trovare Dio, di fare esperienza di Dio.
Ecco, quindi c'è questa opera che Dio attraverso la
nostra vita, attraverso tutti gli avvenimenti, svolge per convincerci della
necessità di superare tutto di noi e tutto il nostro mondo per raccoglierci nel
suo Pensiero.
Noi troviamo la parola di s.Paolo, che è Parola di Dio,
che ci dice apertamente: "Se siete risorti con Cristo, quindi se avete
trovato la vita, cercate le cose invisibili, perché quelle sono eterne! e non
vivete più per le cose che si vedono e si toccano, non vivete più per le cose
della terra!"(Col 3,1; 2 Cor 4,18). Non è vivendo per gli uomini, per la
società, per le istituzioni che voi trovate Dio. Dio non si trova così! Dio si
trova nelle cose invisibili, e le cose invisibili sono eterne.
E s.Paolo (la Parola di Dio) fa consistere la
risurrezione dell'uomo proprio in quanto l'uomo ad un certo momento ha capito
che deve trascendere, che deve superare tutte le cose che passano, tutte le
creature e raccogliersi nel Pensiero di Dio (che porta in sé) perché è da Dio
(cose invisibili) che si trova Dio.
Dio si trova solo conoscendoLo. La Verità noi non
possiamo trovarla tra le creature, ed è inutile che ci mettiamo a girare per il
mondo per cercare la Verità. Certissimamente resteremmo delusi. La Verità si
trova in un modo solo, non vedendola, non toccandola, non attraverso i nostri
sensi. La Verità si trova soltanto in un modo solo: conoscendoLa. Dio è Verità,
la Verità si trova soltanto conoscendoLa.
Noi diciamo: “le creature esistono perché le vediamo e le
tocchiamo”, ma in realtà (in realtà!) le creature sono differenza da Dio, sono
assenza di Dio! Tutte le creature noi le vediamo non per quello che esse sono;
noi le vediamo per quello che esse non sono! Cioè le vediamo per differenza da
Dio!
Noi abbiamo presente Dio, l'Assoluto e tutte le creature
che incontriamo noi le vediamo per quello che sono di diverso da Dio, quindi
non le vediamo di per sé, ed è attraverso questa negatività che noi le vediamo!
Negatività che non è dimostrazione di non esistenza ma che, conferma di
esistenza! perché se noi vediamo le creature per differenza che hanno da Dio,
vuol dire che noi abbiamo ben presente Dio.
Infatti a tutte le creature che noi incontriamo
chiediamo: “tu sei Dio?” e le osserviamo per vedere se sono Dio e poi sempre
delusi, diciamo: “no, esse non sono Dio! Questo non è Dio, quello non è Dio...
quello non è Dio... quello non è Dio...; E Dio chi è?”. Ma intanto in quanto
noi conosciamo le creature e le interroghiamo se sono Dio, vuol dire che
abbiamo presente Dio.
E i più grossi nostri errori stanno nel fatto che noi ad
un certo momento pretendiamo che le creature siano Dio e triboliamo e
fatichiamo perché vogliamo che siano assolute e perfette come Dio; ma loro non
possono essere assolute, non possono essere perfette perché non sono Dio. Non
c'è nessuna creatura che venga dicendo: "io sono Dio", perché è
sufficiente che prenda un mal di pancia per dimostrarmi che non è Dio. Quindi
nessuna creatura è Dio. Ma come facciamo noi a dire che non è Dio se non
avessimo presente Dio?
Se noi possiamo dire: "questo non è Dio" è certissimo che noi conosciamo
chi è Dio, altrimenti non potremmo dire: "questo non è Dio". Quindi
se noi sappiamo distinguere perfettamente le creature da Dio e diremmo che è
pazzo colui che presentandoci una pietra ci dicesse: "questo è Dio",
oppure se presentandoci un albero ci dicesse: "questo è Dio" o ci
mostrasse il sole dicendoci: "questo è Dio" o ci presentasse un uomo
e ci dicesse: “questo è Dio”, vuol dire che conosciamo chi è Dio.
Se noi di fronte a queste affermazioni possiamo dire:
“non è vero”, vuol dire che noi abbiamo presente ciò che Dio è: abbiamo
presente la Verità di Dio!
Implicitamente l'abbiamo presente! Allora vuol dire che tutta la
creazione, tutte le cose, tutto l'universo, noi lo vediamo nella luce di Dio!
quindi Lo vediamo per differenza da Dio!
E l'errore che noi facciamo, ed è l'errore più grosso, è
di, vedendo che le creature non sono Dio, voler che esse siano Dio, siano
assolute! Non toccare! Leggi, cerca di
capire, ma non toccare! non pretendere che le creature siano Dio, perché
creeresti una grande ribellione, perché nessuna creatura può essere Dio.
Quindi intendi la lezione che le creature con la loro
differenza da Dio danno a te, perché ti dicono: “Noi non siamo Dio. Alza gli
occhi! cerca altrove (ecco il problema del luogo!), cerca altrove se vuol
trovare Dio”. L'uomo per intendere la lezione della creatura non deve separare la
creatura dal Creatore, ma deve sempre tenerla unita al Creatore, perché la
creatura la vede in quanto vede il Creatore, la conosce in quanto conosce il
Creatore.
Quindi l'uomo deve intendere la parola, la lezione che la
creatura dà e l’invito ad alzare gli occhi al di sopra di tutte le creature,
perché “noi non siamo Dio - esse ci dicono - un Altro ci ha fatte: alza gli
occhi se vuoi trovare Dio!”. E alzare gli occhi a che cosa? Alza gli occhi al
Pensiero di Dio che porti in te!
Ho detto: se tu conosci la creatura è perché tu la
conosci confrontandola con Dio, per differenza da Dio. E' qui che noi troviamo
la nostra morte, esperimentiamo la morte, perché noi la esperimentiamo in
quanto pretendiamo che le creature siano come Dio e viviamo per le creature anziché
per il Creatore; lì c'è la colpa, lì c'è l'errore, perché noi non ascoltiamo la
parola che Dio ci dice attraverso le creature.
Quindi se noi viviamo per le creature anziché per il
Creatore, noi certissimamente ci condanniamo a fare esperienza di morte: morte
che è esperienza di assenza di Dio, assenza di vita: non abbiamo capito la
lezione che Dio ci dà!
Abbiamo qui la possibilità di capire questo Dio che viene
a noi, che viene incontro a questa nostra morte per liberarci dalla morte, per
liberarci da questa negatività che portiamo In noi e che è conseguenza di un
errore.
La morte non esiste in assoluto. Esiste la vita. Noi
diciamo: “tutto finisce con la morte”. Non è vero! la morte è una conseguenza
di un errore: un errore che ognuno di noi fa in quanto anziché cercare Dio si
ferma a cercare le creature e a vivere per le creature, e allora
certissimamente vivendo per ciò che passa, ad un certo momento trova il vuoto,
quindi trova l'assenza, trova la morte.
La morte essendo relativa è in relazione alla vita: è
ancora un segno di Dio per dire a noi: “Hai sbagliato luogo a cercare la vita!
La vita tu la devi cercare in Dio, non devi cercarla nella creatura”. Se
cercando la vita nella creatura tu esperimenti la morte, questa morte è
misericordia di Dio che dice a noi: “hai sbagliato luogo: non devi cercare la
vita lì! La vita la devi cercare nella
Verità di Dio, la devi cercare in Dio e la troverai soltanto nella misura in
cui la cerchi in Dio”.
Allora la morte è relativa ad un errore che l'uomo fa. E
Dio che si avvicina alla morte dell'uomo, ho detto all'inizio, che significato
ha? E quali conseguenze reca?
Se la morte avviene in quanto noi perdiamo il Principio,
l'opera di Dio per salvarci è quella di riportare, di collegare tutto, tutto di
quello che noi esperimentiamo o tocchiamo, tutta la nostra realtà quindi,
compresa anche la morte, di collegarla con il Principio. Infatti “Cristo è
Colui che viene a raccogliere ciò che si disperdeva” (Lc 19,10). Viene a
riportare tutto al Principio.
"Io sono Colui che parlo a voi il Principio",
dice Cristo (Gv 8,25). Lui, incarnandosi, collega tutte le nostre dispersioni,
cioè tutti i nostri cadaveri, collega tutti i pensieri che portiamo in noi,
cadaveri perché separati dal Principio, Lui li collega con il Principio. Questo
avvicinarsi di Cristo a noi è collegare tutto quello che noi abbiamo tenuto
separato da Dio, è collegare tutto con Dio, con il Padre, con il Principio,
compresa la morte!
Se collegare una cosa con il Principio è trovare la vita,
perché il Principio è vita, se Dio collega la nostra morte con la vita e la
collega in quanto ci giustifica questa morte in funzione della vita, la morte
sparisce.
Ecco, dico, la conseguenza di questo avvicinarsi di Gesù
alla tomba dell'uomo! Dio venendo a contatto con la nostra morte, venendo a
morire dentro di noi, brucia la nostra morte, assorbe la nostra morte nella
Vita, nel Principio! Nel Principio tutto è vita! In Dio tutto è vita!
Ora, se Dio assorbe la nostra morte nella vita, la morte
sparisce. Ecco, dico, la potenza della Parola di Dio! la Parola di Dio
intelletta, capita, trasforma quella che è la nostra realtà materiale in
Presenza di Dio, in Verità di Dio. Lì
c'è la nostra salvezza, lì c'è la nostra risurrezione!
Alcuni pensieri tratti dalla conversazione:
Non sono io che mi debbo impegnare a collegare ogni cosa
con il Principio: è il Pensiero di Dio che collega tutto: è Lui che collega
tutto con il Principio. Collegando con il Principio, se io ascolto, Lui collega
anche la morte che porto dentro di me, con il Principio, ma ogni cosa collegata
con il Principio, compresa la morte, diventa vita, e allora la morte sparisce!
Lui infatti ha vinto la morte con la vita. Venendo a morire dentro di noi,
cioè, avvicinandosi alla nostra morte ha collegato la nostra morte con Dio, con
il Principio: lì allora la morte sparisce: trionfa la vita!
Per quanto sia difficile ricollegarci con Dio per la
nostra tanta dispersione, Dio supera tutte le nostre difficoltà: è tanto
potente da raggiungerci ovunque noi siamo, perché Lui viene a raccogliere tutti
i nostri pensieri cadaveri, per quanto tanto e grandi siano. Per cui nessuno di
noi può dire: "per me è impossibile", perché con Dio tutto è
possibile, perché Lui incarnandosi collega al Principio tutte le mie situazioni,
che sono situazioni di morte, e me le giustifica. Cioè, la morte messa a
contatto con la vita, non assorbe la vita, ma la vita assorbe la morte: è un
po' una transustanziazione. E' la Parola che transustanzia un pezzo di pane,
quando dice: “questo è il mio corpo”, cioè è lo Spirito che assorbe la materia,
così è anche con la morte che rimane assorbita dalla Vita. Se tu non trascuri
Colui che non puoi ignorare, tendi all’intelligenza, a dialogare tutte le cose
con Dio per intenderle, superando i sentimenti, per cercare la giustificazione
presso di Lui di tutto, anche della morte. Allora la morte vista in Dio diventa
vita, si transustanzia attraverso il Pensiero di Dio e diventa vita. Da Dio hai l'intelligenza della morte: ma l'intelligenza
della morte è vita. Quindi senza Dio la morte è morte e tu subisci la morte;
con Dio invece la morte diventa vita, perché attraverso Dio tu capisci che la
morte opera in quanto è separazione delle cose da Dio. Ora, capito questo, tu
adesso ti guardi bene dal mantenere le cose separate da Dio, ma cerchi di
unirle sempre a Dio, perché la divisione è morte. Ora se Dio viene (si avvicina
alla tua tomba) supera la tua divisione in quanto collega il tuo errore con
Dio, tu vedi che ti fa superare la tua situazione di morte.
Assenza non è non esistenza, ma presenza in un altro
luogo. Tu esperimenti l'assenza di Dio perché Lo cerchi nelle creature e sbagli
luogo. Cerca Dio nel suo luogo e Lo troverai: il suo Luogo è il Pensiero di
Dio, è Dio stesso. Tu fai esperienza di assenza di una cosa o di una persona
quando il pensiero che porti in te non trova la realtà corrispondente. Per cui
tu dici morto uno che hai presente nel pensiero (se non l'avessi nel pensiero
non diresti che è morto, quindi la morte è relativa ad una presenza),però non
lo trovi più nella realtà che vedi e tocchi.
Ma il giorno in cui tu scoprissi che la vera realtà non è quella che tu
vedi e tocchi, ma quella che hai nello spirito, nel pensiero, allora se quella
persona ce l'hai nel pensiero, capiresti che quella c'è, anche se non la vedi e
non la tocchi.
Nell'esperienza di morte c'è bisogno del Cristo, della
sua Parola illuminatrice. Cristo infatti dice: "Io sono venuto per
collegare con Dio le cose che voi avete slegato dal Principio: avendole slegate
fate esperienza di morte". E' necessario che Lui venga a collegare,
morendo in noi, facendoci fare esperienza dell'assenza di Dio. E' un assurdo,
perché Dio è il Presente! Come è possibile allora fare esperienza della sua
assenza? Allora è Dio che si sottomette al nostro mondo di esperienza.
Sottomettendosi subisce la morte, si lascia uccidere. Ma la morte sua non è
semplicemente la morte di un uomo: è sempre collegata con Dio! è morte di Dio,
perché Lui è Dio! E' una contraddizione e questa contraddizione tu non la
sopporti: hai bisogno di una giustificazione! O riesci a giustificare che
Cristo è staccato da Dio, che in Lui non c'è Dio e quindi dimostrare una certa
sua colpa, altrimenti tu sei in conflitto, perché non riesci a giustificare
l'esperienza di assenza e di morte di Dio: questa contraddizione, questa
esperienza di assenza ti sollecita a scoprire il corpo del reato che è il
pensiero del tuo io. Scoprendo questo, hai la possibilità di superare il
pensiero del tuo io e dì guardare a Dio: guardando a Dio c'è la risurrezione
del Cristo! Allora la morte di Cristo, come ogni morte ha la funzione di farti
risorgere. Infatti tutti coloro che muoiono, muoiono per noi, per la nostra
risurrezione, perché tutti quelli che muoiono, muoiono in Cristo e quindi
ripetono sotto un certo aspetto la funzione del Cristo per ognuno di noi:
quindi muoiono per farci risorgere, per farci scoprire la vita e il luogo di
essa, cioè per farci superare il pensiero del nostro io e vivere per Dio. Tu
vivendo per Dio, avendo superato te stesso, giustifichi la morte di tutti
quelli che sono morti per te. A quel punto lì la morte avendo un significato,
una giustificazione, non è più morte: è un momento della vita! perché ha
contribuito a farti risorgere, a farti trovare Dio, a farti vivere per Dio.
Non basta fare esperienza di morte: bisogna che questa
esperienza sia illuminata dalla Parola di Dio, ma la condizione per capire è
l'attrazione per il Padre. Tutte le opere di Dio che arrivano a te vanno
capite, altrimenti diventano per te motivo di rovina. Cristo stesso, se non è
capito, diventa per te motivo di rovina. E' motivo di salvezza se è capito, ed
è capito in quanto hai interesse per il Padre. In quanto hai questo interesse
tu non separi Cristo da Dio, quindi colleghi le cose con Dio. Se non c'è questa
giustizia essenziale, questa fede che porta a collegare tutto con Dio, non
possiamo capire. "Nessuno può venire a Me se non è attratto dal
Padre" (Gv 6,44).
Riferendo le cose al nostro io noi facciamo esperienza di
morte: siamo in questa grotta. Ora Cristo,
il Figlio di Dio che si incarna, entra in questa situazione di morte e
l'assorbe nella vita, perché collega anche il mio errore a Dio. Per cui Dio ci
ama non in quanto siamo purificati, ma in quanto siamo peccatori, ci ama già
nel nostro errore: Lui ci ama nel nostro peccato, ci ama come siamo!
Tutto dipende dalla nostra mente: i pensieri, i cadaveri
che portiamo in noi avvelenano tutta la nostra vita e ce la distruggono (non si
può vivere con un cadavere). Dio ci ricupera questa nostra morte. Come?. Illuminandocela,
altrimenti per noi la morte è morte. Solo il Figlio di Dio raccoglie tutte le
cose nel Padre, anche la morte. E' lì la meraviglia: solo chi ha la possibilità
di ricuperare la morte in Dio ti può salvare; ma ti salva in quanto ti illumina
il significato della morte.
Se tu riconosci che una creatura, fosse anche un Angelo,
non può essere Dio, vuol dire che tu hai presente Dio, che sai chi è Dio. E
allora vuol dire che tutte le tue conoscenze le hai per rapporto ad un punto
fisso di riferimento: Dio. E allora tu
conosci le creature per differenza da Dio, per quello che non sono di Dio.
Quindi solo attraverso Dio noi conosciamo veramente le creature. Per cui il
problema non è conoscere le creature e neppure noi stessi, ma Dio. Per cui non
preoccuparti di te! Dio ad un certo momento ti dice: “Non preoccuparti nemmeno
dei tuoi peccati, delle tue colpe! Non preoccuparti del senso di colpa che
porti dentro di te. Dimenticati! Cerca
Dio! Dio ti libererà da tutto!”. Quindi attraverso tutte le cose, anche
attraverso le nostre colpe Dio tende a ricuperarci ed a farci capire che solo
trovando Lui noi troviamo la vita. E questa è l'opera che Dio fa attraverso
Cristo il quale ci riporta sempre in tutto al Principio, ci convince,
attraverso il Principio, attraverso Dio.
Se sai distinguere le creature da Dio vuol dire che hai
presente chi è Dio. Allora rientra in te stesso, nel Pensiero di Dio: è nel
Pensiero di Dio che tu hai la possibilità adesso di capire chi è Dio.
La morte capita diventa vita, non capita resta morte.