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Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!".   Gv 11 Vs 36


Titolo: Il Natale ci offre la vera chiave di lettura.


Argomenti: Il pianto di Gesù e il pianto degli uomini.    Leggere, passare dalla parola al pensiero.  L'uomo è costituito di cielo e di terra.  Giudizio retto.    Punto di vista


 

26/dicembre/1993 Casa di preghiera Fossano


Quando dicono a Gesù: "Vieni e vedi", Gesù piange.

I giudei commentano: "Ecco quanto lo amava".

Si piange in quanto si perde qualcosa.

Il commento immediato è: "Ha perso un amico".

Il commento apparentemente sembra giusto.

Però abbiamo già visto che non era questo il significato del pianto di Gesù.

Quando Gesù resuscita il figlio della vedova di Naim, dice alla madre: "Non piangere".

Questo ci sollecita ad approfondire.

Tutte le parole di Gesù sono un invito ad approfondire.

La Verità non si trova in superficie.

Solo coloro che amano vanno in profondità.

Là dove c'è amore per Dio, si va a fondo, non ci si accontenta e non ci si ferma al sentimento o al sentito dire.

Si vuole arrivare ad avere in noi stessi la convinzione, la conoscenza.

A riconoscere la Verità per ciò che essa è.

Ma è la persona stessa che è interessata a questo.

"Chi è della verità ascolta le mie parole".

Questo ascoltare presuppone l'amore per la Verità posto al di sopra di tutto.

La verità può essere trovata solo se posta prima di tutto.

Non basta avere le orecchie per ascoltare e riconoscere ciò che è vero.

Si vede e s’intende in quanto uno ha qualcosa nel cuore.

In quanto uno ha un interesse e un interesse posto al di sopra di tutto.

È questo che apre all'attenzione, rende attenti.

Questa è la condizione essenziale.

Questo pianto di Gesù evidentemente non era in relazione alla morte di Lazzaro.

Perchè la morte di Lazzaro sarebbe scomparsa di lì a pochi minuti.

D'altronde abbiamo già visto che Gesù piange non quando attorno a Lui piangono ma quando tutti attorno a Lui fanno festa, gli battono le mani, gli gridano: "Alleluia".

Questo ci fa capire che il pianto di Gesù non è in relazione all'ambiente o agli uomini che cantano o che piangono.

Il pianto di Gesù ha un significato più profondo.

Si piange in quanto si è perso qualcosa.

E noi dobbiamo chiederci: Gesù, cosa aveva perso se non aveva perso Lazzaro visto che lo stava resuscitando?

Gesù risorge Lazzaro e praticamente consola la sorella.

Gesù consola la sorella, Lui però piange.

Ma perchè mentre dà una gioia, piange?

Perchè questa contraddizione?

Noi generalmente cerchiamo di far piacere a un altro perchè sappiamo che quando l'altro è contento anche noi siamo contenti.

E crediamo con ciò di aver fatto bene.

Il più delle volte invece troviamo Gesù che piange perchè chi cerca di piacere agli uomini, non può essere di Cristo.

Il problema della vita non è il piacere agli altri e il far piacere.

Non è la contentezza degli altri che può far contenti noi.

Il pensiero degli altri è un arco riflesso del pensiero del nostro io.

E nel pensiero del nostro io non si può conoscere Dio.

Gesù dunque cosa aveva perduto per piangere?

Gesù piangeva perchè vedeva che non avevano capito niente.

Non avevano capito il suo cuore, la sua missione.

Non avevano capito la sua incarnazione.

Non avevano capito la vita che Egli recava loro.

Egli recava loro il dono del Padre.

Era venuto a portarli alla conoscenza del Padre.

Non avevano capito niente.

Questo Lui aveva perso.

Aveva perso il significato stesso della sua missione.

In questo era stato frustrato.

Gli uomini avevano bisogno degli altri uomini.

Addirittura Maria, la contemplativa piange per la morte del fratello.

Aveva bisogno del fratello, viveva per il fratello.

Non c'è nessuna creatura al mondo che possa giustificare la nostra vita.

La nostra vita è fatta per altro.

Noi non siamo stati creati né per il prossimo, né per la famiglia, né per le nostre istituzioni.

Noi siamo stati creati per conoscere Dio.

Questo è lo scopo unico, essenziale per tutti gli uomini.

Gesù piangeva per questo, consolava le sorelle e piangeva.

Perchè vedeva l'inutilità.

Non serviva più dire: "Io sono la resurrezione e la Vita, chi crede in Me vivrà".

L'unica cosa che poteva fare era resuscitare il loro fratello.

Il problema che viene fuori qui è questo.

Cristo si è incarnato ma con una missione ben precisa.

Quella di portare gli uomini a capire, a conoscere.

La vita vera sta nel capire, nel conoscere.

Perchè là dove non si conosce, là dove non si è capito, là Lui piange.

La maggior parte dei nostri presepi fa piangere Gesù, perchè è solo una soluzione sentimentale.

Tutti i nostri auguri, le nostre feste, le nostre funzioni, fanno piangere Dio.

"Sono stufo delle vostre feste" dice Dio attraverso il profeta.

Si canta, si dicono lodi a Dio e non ci rendiamo conto che Gesù piange, sta piangendo per noi.

Perchè stiamo frustrando tutta la sua opera.

L'opera essenziale di Dio è di condurci alla vita eterna quindi di condurci a conoscere Dio come vero Dio, a conoscere il Padre come principio di ogni cosa, quindi di darci la possibilità di vedere il suo pensiero in tutto.

Capire il suo pensiero e non fermarsi ai sentimenti.

Qui i giudei dicono: "Ecco come lo amava".

Sembra che l'interpretazione sia giusta, come sentimento, apparentemente.

Invece è sbagliata.

Il loro commento è sbagliato.

Che cosa è che ci impedisce a noi di capire?

Di vedere il significato delle cose?

Tutte le cose essendo opera di Dio sono parole.

Ed essendo parole si offrono a una lettura.

Le parole vanno lette.

E tutto è creazione di Dio quindi tutto è comunicazione di Dio all'uomo, tutto è parola.

La parola è un segno che contiene un pensiero.

E se è parola, bisogna imparare a leggere.

Quando noi non siamo capaci a leggere ci fermiamo ai sentimenti che le parole arrivando a noi producono in noi.

Non leggiamo, siamo analfabeti.

Chi si ferma al sentimento è un'analfabeta.

È come uno che non conoscendo il russo sente una parola russa e dice: "Vuol dire questo perchè sento che vuol dire questo".

Ora se tutto è parola, tutto va letto.

Che cosa vuol dire leggere?

Leggere vuol dire arrivare a capire il pensiero che c'è nella parola.

Se noi non siamo in grado di passare dalla parola al pensiero che quella parola vuol comunicare, noi siamo analfabeti.

Se noi non siamo capaci di passare dalle opere di Dio al pensiero contenuto in quell'opera (parola) noi siamo analfabeti.

Se noi di fronte al Natale, nascita di Gesù, non siamo in grado di passare da questa parola al Pensiero di Dio noi siamo analfabeti.

Facessimo pure tutti i sentimenti di questo mondo.

Lodassimo pure la fame, il freddo, i pastori...

Gesù piange ma piange su di noi.

Perchè capiamo niente!

Perchè siamo analfabeti di fronte alla sua opera.

Lui vuole che noi leggiamo e quindi capiamo il pensiero che Lui ci presenta attraverso le opere che Lui ci presenta.

Quindi fermarsi al sentimento, è fermarsi solo in superficie, all'apparenza delle cose.

Ma perchè allora Dio forma in noi questi sentimenti?

Perchè c'è la creazione, i segni di Dio?

Se noi abbiamo solo bisogno di trovare Dio?

L'uomo è costituito di cielo e di terra.

In ogni uomo c'è un cielo e c'è una terra.

Cielo è tutto ciò che fa unicamente riferimento a Dio.

Che ha quindi come punto di riferimento Dio.

Questa è l'oggettività forte.

Terra è tutto ciò che fa riferimento all'esperienza dell'uomo.

È ciò che l'uomo vede e tocca.

La terra è fatta da tutte quelle opere che Dio fa per l'uomo, in relazione all'uomo, che l'uomo subisce in quanto giungono a lui indipendentemente da lui.

L'uomo subendo su di sé quest’azione dice: "Lo vedo, lo tocco, lo sento, lo esperimento".

Questa è la terra.

Allora c'è questa duplice realtà ed è questo che rende molto difficile il nostro cammino.

In tutti noi c'è la realtà dello spirito che nessuno può ignorare.

La nostra stessa terra non siamo noi a crearla.

Quindi in noi c'è questo cielo spirituale che non possiamo ignorare.

C'è uno che fa le cose su di noi.

E poi c'è la realtà sensibile, quella che avvertono i nostri sensi.

Le creature, le cose, il tempo, la nascita, la morte, tutto ciò che forma la nostra terra.

C'è questa duplice realtà che preme su di noi.

E mentre la realtà sensibile per noi è evidentissima perchè la vediamo, la realtà spirituale è molto difficile perchè per restare in essa, ci vuole intelligenza.

Per restare con le creature non c'è bisogno d’intelligenza.

Ma con lo Spirito di Dio che è Verità, non si può restare se non con l'intelligenza.

E tanta intelligenza.

L'intelligenza divina.

Il che vuol dire che solo con Dio noi possiamo restare con Dio.

E lì la cosa diventa molto difficile.

Tutti sono capaci a interpretare i fatti.

Ogni testa ha un suo giudizio.

Vuol dire che la cosa è molto facile.

Però quel commento, quel giudizio che gli uomini fanno delle cose è giusto?

Per ogni malato ci sono 100 diagnosi diverse ma qual è quella vera?

Commentare è facile: avviene un fatto......"Ah è successo per questo motivo".

Già ma qual è il vero motivo?

Fintanto che noi interpretiamo le cose come le hanno interpretate i giudei, sbagliamo.

Abbiamo visto che Gesù non piangeva per la morte di Lazzaro.

Perchè piange allora su Gerusalemme quando tutti fanno festa?

Qui il commento scade.

Quindi non dobbiamo proiettare in cielo quelli che sono i nostri sentimenti.

E attribuire a Dio quelli che sono i nostri sentimenti.

Allora dobbiamo chiederci qual è il criterio di verità.

Per leggere bene ognuno di noi deve avere un suo punto fisso di riferimento.

Ognuno di noi vede le cose secondo una sua angolatura.

Vede le creature secondo una sua angolatura.

E ognuno giudica i fatti e le creature secondo ciò che lui ha in testa non per quello che la creatura è in realtà.

È lui che riveste le creature di quello che lui ha in testa.

Ma è giusto, è vero questo?

È vero che gli altri sono per quello che noi giudichiamo, per ciò che noi attribuiamo a loro?

O siamo noi sfasati?

Siamo sempre noi sfasati.

Per questo la Parola di Dio ci ordina di non giudicare.

Non giudicare perché tu giudicando condanni te stesso perché riveli il tuo punto di vista.

Cioè riveli che il tuo punto di vista non è il punto di vista di Dio.

Ora per leggere occorre un punto di vista.

Qual è allora il vero punto di vista?

Che ci dà la possibilità di leggere bene?

Leggere vuol dire passare dal segno al pensiero.

All'intenzione di una cosa.

Scartiamo come punto di vista il sentimento.

Questo ci fa sbagliare completamente.

Perchè quello diventa il nostro punto di vista che non è il punto di vista di Dio.

Il punto di vista di Dio si attinge solo con l'intelligenza.

Non con i sensi.

Punto di vista è ciò che un uomo ha presente.

Generalmente ha presente ciò che ha visto, esperimentato.

E proietta la sua esperienza sugli altri giudicandoli.

Ma questo è sbagliato.

Il vero punto di vista è guardare le cose da Dio.

Dio è la verità.

E soltanto conoscendo l'Intenzione di Dio si ha la possibilità di guardare dal punto di vista di Dio.

E se noi guardiamo dal punto di vista di Dio perchè Gesù piange, lì capiamo che non piange per la morte di Lazzaro.

Ma le cose (tutte) vanno viste dal punto di vista di Dio.

E quando tutti gli fanno festa e Gesù piange, se guardiamo dal punto di vista di Dio, capiamo perchè Gesù piange.

Se invece guardiamo dal punto di vista del sentimento, non lo capiamo.

Contenti tutti intorno a Lui, Lui non è contento, col sentimento non si arriva a capire perchè.

Il punto di vista è ciò che noi abbiamo presente.

L'unico vero punto di vista è guardare le cose da Dio, cioè secondo l'Intenzione di Dio.

Piace veramente a Dio colui che è secondo l'Intenzione di Dio.

Se Dio opera tutto per farsi conoscere, piace veramente a Dio colui che si preoccupa di conoscere Dio.

E colui che cerca Dio prima di tutto è colui che da i veri doni a tutte quante le creature.

È un errore, un’illusione credere di fare del bene agli uomini cercando di piacere agli uomini.

Ma se uno nel silenzio, anche ignorato da tutti, cerca Dio, costui dà i veri doni agli uomini.

Perchè è in sintonia con Dio.

Piace a Dio colui che cerca di conoscerlo perchè corrisponde con l'Intenzione di Dio.

Qui a questo punto lui ha presente Dio.

Giudica secondo il punto di vista della presenza di Dio.

Questo è il punto di vista che ci reca il Natale.

Il Natale ci annuncia questo: Dio è tra noi.

Dio è presente tra noi e in noi.

La Verità di Dio è con noi.

Certo nel Natale c'è una lacrima.

Perchè il Gesù che piange su Gerusalemme è lo stesso Gesù che piange anche a Natale.

Mentre magari tutti si fanno auguri, doni, presepi, fanno i sentimentali attorno a Gesù bambino, anche lì c'è una lacrima di Gesù.

Questo piangere è l'infinito che scende nel nostro finito.

E a Natale abbiamo questo infinito di Dio che si rende presente, è una presenza, un essere vivente, un bambino e lì c'è una lacrima.

È la lacrima dell'infinito che muore nel finito.

E qui abbiamo già il calvario e la croce.

È l'infinito che viene a morire nel finito.

Il Natale è un seme.

E nel seme c'è già lo sviluppo di tutto l'albero.

E lo sviluppo dell'albero è la croce.

Nel Natale c'è la croce.

Perchè è l'infinito che viene a morire nel finito.

Perchè è l'unico modo per rendersi presente.

La presenza è il punto di vista che è offerto a noi per leggere bene.

A Natale c’è presentato Dio, tra noi, in noi, indipendentemente da noi, senza di noi.

Quindi rivelazione di presenza.

Per dare a noi la possibilità di avere il punto di vista di Dio.

Cioè di avere Dio presente.

E guardare le cose dal punto di vista della presenza di Dio.

Quindi di leggere bene.

Questa è l'anima del Natale.

Capire questo è capire il Natale.

Il Natale non è una festa da celebrare.

Il Natale è un seme, è un inizio di vita.

È l'inizio di una novità che sta nel guardare e nel leggere le cose secondo il punto di vista di Dio.

Avendo Dio presente.

Guardando le cose con la presenza di Dio.

Allora è l'inizio di una vita.

Natale è l'inizio di una vita.

Solo così noi capiamo il significato del Natale.

Col Natale ci viene offerta una chiave di lettura.

E la chiave di lettura è la presenza di Dio.

Ora la presenza di Dio vuol dire superare tutte le altre presenze.

Tutte le altre presenze si trovano nei nostri sentimenti.

La presenza di Dio no.

La presenza di Dio è Verità.

Quindi intelletto.

E richiede la lettura degli avvenimenti e dei fatti secondo quest'intelletto.