Gesù
non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era
andata incontro. Gv 11 Vs 30
Titolo: Il luogo dove Dio ci
aspetta.
Argomenti: Il contemplativo. Cosa vuol dire
pensare? Ossessione del pensiero del nostro io. Voce, luogo,
esistente. Individuazione del luogo.
31/ottobre/1993 Casa di preghiera Fossano
Dio non fa le cose a caso.
Ci deve essere un significato profondo in questo.
La vita sta nel cercare le cose invisibili e non nel
fermarsi alle sensazioni, alle ragioni terrene.
Il
contemplativo si caratterizza dal vedere le cose dal punto di vista di Dio.
Supera tutte le cause seconde e cerca sempre in tutto la
giustificazione in Dio.
E noi dobbiamo trovare la giustificazione in Dio di
questo fermarsi di Gesù nel luogo dove Marta lo aveva incontrato.
Il luogo dove Gesù ci aspetta, dove s’incontra con noi.
Questo è quel luogo spirituale in cui Marta aveva
incontrato Gesù.
Il luogo è là, dove un essere si trova o si può trovare.
Qui evidentemente Marta aveva incontrato Gesù in un
problema ben preciso: la morte di suo fratello.
Cioè era la morte di suo fratello che aveva determinato
questo punto d’incontro.
Marta era dominata da questo dolore.
Era lei che stava esperimentando la morte.
Questa esperienza di morte tutti gli uomini la fanno
perchè vivono per le creature, per ciò che muta.
L'uomo non è stato creato per le creature.
Le creature sono create per l'uomo.
Sono compagne dell'uomo, non sono scopo di vita.
E non debbono essere scopo di vita.
Essendo scopo di vita ci fanno esperimentare la morte.
L'uomo siccome vive di ciò per cui vive, vivendo per
delle cose che mutano e passano a un certo momento fa esperienza della perdita
di ciò per cui vive, esperimentando la morte.
La vita non è sopportabile senza una giustificazione, uno
scopo.
Marta stava facendo questa esperienza di morte.
Ed è questa esperienza di morte che aveva condotto Marta
a incontrare Gesù.
Il punto d'incontro per Marta è stato questo.
Adesso c'è da capire perchè Gesù sia rimasto in quel
luogo.
Per quale scopo.
Che significato ha?
La vita conosce questa tappa meravigliosa e terribile che
è proposta a ogni uomo.
Perchè è la vita che passa attraverso a questa tappa.
Il passaggio, la migrazione dalle cose visibili alle cose
invisibili.
È una proposta per tutti gli uomini e per ogni singolo
uomo.
Se l'uomo di fronte a questa proposta di migrare non
passa dall'interesse per le cose visibili alle cose eterne che si giustificano
solamente in Dio, che si contemplano solo con il Pensiero di Dio il cammino
della vita si spezza.
E quando la vita s’interrompe l'uomo, esperimenta la
morte.
Questo passaggio evidentemente nessuno lo fa perchè tutti
esperimentano la morte.
Questa morte è fondata sul fatto che ogni uomo vive di
ciò per cui vive.
Se l'uomo vive per delle cose che passano, necessariamente
deve esperimentare la morte.
Se l'uomo vive per delle cose che non passano, l'uomo non
esperimenta la morte.
Entra nella vita eterna.
Le cose eterne proprio perchè sono eterne sono
immutabili.
E le cose immutabili non sono visibili.
Ciò che non è soggetto a mutamento non è visibile.
Dio necessariamente è invisibile.
Invisibile non vuol dire non conoscibile.
C'è una differenza profonda.
Noi generalmente diciamo che l'invisibile è
inconoscibile.
È un errore grave che noi compiamo.
Come quando diciamo: "Quello non lo vedo quindi è
morto".
È un errore poiché noi partiamo dal pensiero del nostro
io.
"Vive solo quello che parla con me".
L'esperimentare e il vedere sono sempre relativi al
nostro io, soggetto che muta.
Certamente Dio non è passibile di operazioni di mutazione
da parte della creatura.
Dio muta la creatura, la creatura non muta Dio.
Dio è Assoluto, eterno, trascendente.
L'uomo può dire tutto quello che vuole a Dio e Dio resta
sempre lì immutabile.
Ed essendo quindi immutabile è invisibile.
Invisibile non vuol dire inconoscibile.
Infatti, Dio ci ha creati per conoscerlo.
La conoscenza si ha solo attraverso la possibilità di
guardare da Dio.
La conoscenza viene solo da Dio.
Dio è il Principio di tutto.
Dio è anche il Principio della sua conoscenza.
A Lui si arriva solo con il pensiero.
Non si arriva con i sensi, con gli occhi, con le mani.
È inutile che noi facciamo delle ginnastiche o dei salti
mortali per cercare di sentire Dio.
La via per giungere a Dio è una sola.
Non ci sono tante vie.
L'unica via è suo Figlio.
E suo Figlio è il Pensiero di Dio.
"Io sono la via".
Soltanto attraverso il Pensiero di Dio, vedere dal punto
di vista del Padre, si giunge alla conoscenza.
Che è partecipazione a ciò che Dio è.
Che è conoscenza.
Un’esperienza quotidiana nostra è che se non pensiamo
sbagliamo.
È una lezione terribile.
Quante volte noi diciamo: "Non ciò ho pensato".
Di fronte ai nostri errori: "Non ci ho
pensato".
Evidentemente l'errore è in stretta relazione al pensare.
L'esperienza dell'errore ci testimonia che la via per
restare nella verità è il pensiero.
Ma cosa vuol dire pensare?
Pensare è una cosa semplicissima eppure per l'uomo è
molto difficile.
Rarissimamente noi pensiamo.
Pensare
significa tener conto di ciò che non si può ignorare.
In tutte le cose tieni conto di ciò che non puoi
ignorare.
Dio è l'essere che nessuno può ignorare.
Perchè si annuncia dappertutto.
Anche in un filo d'erba.
È un annuncio di Dio che noi non possiamo ignorare poiché
non siamo noi a fare le cose.
Pensare vuol dire: tieni conto che non sei tu a fare le
cose.
In tutto tieni conto che è Dio che fa le cose.
È Dio il Creatore di tutte le cose, tutti i giorni.
Dio è il Creatore che parla a te in tutto.
Quindi ogni cosa, beni e mali, ma sopratutto mali, vanno
sempre collegati con il Pensiero di Dio.
Non accade un male, una disgrazia che non sia voluta da
Dio.
Non basta dire: "Dio non vuole il male".
Le cose vanno dimostrate.
Dal momento che c'è un Creatore, nulla può accadere che
non sia voluto da Lui.
C'è un Creatore quindi c'è un principio in cui tutte le
cose sono giustificate.
Sopratutto i mali.
Nessuna esclusa.
Quindi tutto va mantenuto in collegamento con Dio.
Sono proprio i mali che ci mettono in crisi.
Ma se ti mettono in crisi sono quelli che ti cambiano.
E noi abbiamo bisogno di essere cambiati.
Sopratutto
abbiamo bisogno di essere liberati dall'ossessione del pensiero del nostro io.
Che è poi
fonte di ogni angoscia e depressione.
Se noi accettiamo da Dio soltanto quello che ci piace
noi, non modifichiamo mai.
Noi non cambiamo niente.
Magari cantiamo a Dio, ci sentiamo religiosissimi.
"Signore come sei buono"
E crediamo di essere buoni noi.
E non ci rendiamo conto di essere sotto l'ira di Dio.
Soltanto se noi teniamo presente Dio sopratutto in quello
che non piace a noi, che ci disturba, che ci mette in crisi, per elevare la
mente a Lui e cercare da Dio il significato, solo lì siamo buoni.
Sappiamo tutti che la verità è buona perchè comprensiva.
Quindi sappiamo che Dio è buono.
Ma se un essere è buono, non vuol dire che ci mandi la
caramella.
Tutti i giorni.
Ci rovinerebbe.
E allora dobbiamo sempre chiedere il significato.
Il significato presso Dio di quelle cose che ci turbano.
Signore perchè?
Che significato ha questo?
Aiutami a capire.
Sopratutto cosa di Te vuoi comunicare a me.
Ma se noi non pensiamo e non colleghiamo l'avvenimento
con Dio noi, certissimamente sbagliamo.
Qualunque problema che noi abbiamo se noi non teniamo
presente il dato principale noi, sbagliamo.
Certissimamente la soluzione è sbagliata.
Tutti i giorni noi siamo stracarichi di problemi.
Se c'è un dato principale nei nostri problemi è il
Pensiero di Dio Creatore.
Dato di cui noi non teniamo mai conto.
Chi di fronte agli avvenimenti politici, sociali,
economici tiene conto di Dio Creatore?
Chi di fronte alla morte che Dio sta facendo provare al
mondo, tiene conto di Dio Creatore?
Chi dice "Perchè Dio fa questo?".
Noi siamo tutti pronti ad accusare gli uomini.
Li mandiamo tutti in carcere.
Abbiamo fatto del mondo un tribunale.
Vogliamo condannare tutti.
E non ci rendiamo conto che escludendo Dio noi stiamo
condannando noi stessi.
E questo carcere qui è molto più duro di quello a cui noi
condanniamo gli altri.
Tutto questo per dire che è essenziale per evitare di sbagliare,
per evitare l'errore, è essenziale il pensiero.
Pensare vuol dire collegare tutte le cose con il
principio Creatore quindi con Dio.
Il quale Dio nessuno lo può ignorare.
Lo possiamo trascurare, offendere, bestemmiare ma non lo
possiamo ignorare.
E se non lo puoi ignorare tu sei tenuto responsabilmente
ad averlo presente.
In ogni cosa.
Non puoi dire: "Questo l’ha mandato Dio, quell'altro
no".
Qui si dice che Maria saputo che il Maestro la chiamava
subito andò da Lui.
E poi aggiunge: "Gesù era rimasto là".
Dove Marta lo aveva incontrato.
Ci sono presentati tre grandi fattori.
C'è Marta che chiama Maria.
C'è cioè questa voce che arriva là, dove la creatura si
trova.
Questa voce che annuncia la presenza: "Il Maestro è
qui".
Cosa vuol dire questo "qui"?
Qui è presente.
Ma se è presente perchè ti chiama? E cosa chiama?
Qui indica un luogo in cui un essere è presente.
Però dove c'era Maria, Gesù non era presente.
Tant'è vero che lei si alza.
Deve fare un certo tratto di strada.
Deve camminare.
Per arrivare nel luogo in cui si trova Gesù, la persona.
Qui ci sono quindi una voce, un luogo e una presenza, un
essere.
Sono i tre grandi fattori che determinano tutto nella
vita di ogni uomo.
Ogni esistente in quanto esistente ha una voce.
Dall'acqua, all'albero, al vento, agli animali, gli
uomini e Dio.
Ogni esistente ha una voce.
Cosa è una voce?
La voce è la manifestazione di un essere in ciò che è
diverso da sé.
Per cui ogni esistente ha la possibilità di comunicare
qualcosa di sé.
La
forza di gravità per esempio non è altro che la voce di ogni corpo.
Ogni corpo che si fa sentire a un'altro.
Che comunica se stesso a un altro.
La voce è la comunicazione di un esistente a tutto ciò
che è diverso da quell'esistente lì.
Se un essere non potesse comunicare sparirebbe.
Quindi ogni essere influisce sull'altro.
Tutti noi ci condizioniamo a vicenda, ci mutiamo.
È la nostra voce.
Teniamo presente che ogni esistente è una singolarità
estrema.
Un filo d'erba non si confonde con un altro filo d'erba.
È la nostra personalità che fa le cose uguali, comuni.
In verità non c'è un essere uguale all'altro.
Ogni esistente è una singolarità a sé, in sé.
Però questa singolarità ha la possibilità di comunicare
se stessa a ogni essere diverso da sé.
Il diverso da questa singolarità cosa è?
Tutto l'universo.
Quindi ogni esistente ha la possibilità di far sentire la
sua voce a tutto l'universo, in tutto l'universo.
A tutto ciò che è diverso da sé.
Ogni creatura, ogni esistente.
A maggior ragione Dio, tutto è segno di Dio.
C'è questa meraviglia della voce.
La voce arriva dovunque.
In tutto l'universo.
È questione solo di percepire.
Arriva dovunque.
In questo punto qui c'è la voce di tutto l'universo e di
tutte le creature.
E nessuno lo può smentire.
In un punto dell'universo c'è la voce di tutto
l'universo.
E quindi c'è anche la voce di Dio.
"Il Maestro è qui e ti chiama".
Questa voce che arriva dappertutto.
Che è presente in tutto.
Che si annuncia in tutto.
Che annuncia una singolarità.
Perchè la singolarità non è in tutto.
La voce della singolarità è in tutto.
Dio non è in tutto.
La sua voce è in tutto.
Qui passiamo dalla voce al luogo.
Il luogo dove l'essere si trova non è dappertutto.
Maria per trovare Gesù che la chiamava ha dovuto fare un
tratto di strada.
Il che vuol dire che Gesù "è qui" ma non era
qui.
Non era dappertutto.
Altrimenti Maria non si sarebbe mossa.
Maria deve fare un tratto di strada.
E va nel luogo in cui Gesù si trovava.
Questo luogo non è più tutto.
La voce arriva dappertutto, il luogo non è più tutto.
Il luogo è già una singolarità.
È un luogo ben preciso.
Il luogo dei funghi non è dappertutto, è una singolarità.
Ed è il luogo in cui poi si trova la presenza di queste
singolarità.
E se noi non andiamo in quel luogo certamente non
troviamo i funghi.
Ogni esistente che fa sentire la sua voce ovunque, si
trova in un luogo ben preciso.
E finché noi non conosciamo quel luogo noi sbagliamo
tutto.
E allora cerchiamo Dio e non lo troviamo.
È inutile cercare delle mele su un cipresso.
Sbagliamo luogo.
Tutti gli uomini certissimamente sono degli appassionati
di Assoluto.
Subiscono la passione dell'Assoluto.
E vogliono che tutto ciò per cui loro vivono sia
Assoluto.
E trovano la morte quando scoprono che ciò per cui loro
vivono non è Assoluto.
Fanno un errore d'intelligenza.
Ed è colpa.
"Tu sapevi, lo dovevi sapere".
Il luogo è preciso, definito.
Dio si trova nel suo Pensiero.
Solo nel suo Pensiero.
È inutile che noi cerchiamo l'Assoluto correndo a destra
e a sinistra.
Andassimo anche nelle città più sante l'Assoluto non lo
troviamo.
Non è lì.
L'Assoluto si trova in un luogo ben preciso:
Suo Figlio, il suo Pensiero.
E fintanto che noi non lo cerchiamo lì noi, lo cerchiamo
invano.
Abbiamo visto la voce, il luogo e poi c'è la singolarità,
l'essere.
Non è che andando in un luogo automaticamente si trovi
l'essere.
Soltanto la singolarità mi rivela se stesso.
Soltanto il fungo mi rivela il fungo.
Non è che andando in un luogo di funghi io trovi il
fungo.
È la presenza del fungo, il fungo stesso.
La singolarità è il principio della conoscenza.
E della comunicazione della conoscenza di sé.
Dio solo è Colui che comunica Se Stesso.
Il luogo è essenzialmente necessario perchè si trova lì.
E tu devi arrivare a quel luogo lì.
Ma soltanto l'essere comunica se stesso.
Quindi soltanto il Padre, il Principio rivela a noi la
conoscenza.
Il problema però qui è il luogo.
Per
individuare il luogo due sono le vie: intelligenza ed esperienza.
Con l'intelligenza uno capisce che un essere si deve
trovare in quel luogo perchè la caratteristica dell'essere è quella.
Conoscendo qual è la caratteristica dei funghi posso
individuare il luogo in cui si può trovare il fungo.
Conoscendo le caratteristiche del cactus non lo cercherò
certo al polo nord.
Ogni cosa ha il suo luogo.
E in quel luogo c'è quella cosa.
Questa è la via dell'intelligenza che arriva a capire
qual è il luogo di una cosa in base alle caratteristiche di questa.
Gli uomini sono stolti perchè cercano l'Assoluto dove
l'Assoluto non c'è.
Quindi difetto d’intelligenza, ed è colpa.
C'è questa via maestra per capire il luogo in cui un
essere si trova.
Partendo da Dio si capiscono l'Assoluto e quindi il luogo
in cui questo si trova.
Per cui si evita di cercare Dio a destra e a sinistra.
Conoscendo la natura di Dio che è natura assoluta,
trascendente, infinita, eterna si capisce dove è il luogo in cui si può trovare
Dio.
E allora si evitano tanti sprechi di vita nella ricerca
di cose inutili.
C'è un'altra via per capire dove si trova un essere.
La via dell'esperienza.
Ho incontrato quella persona in quel luogo e quindi
ritornando in quel luogo posso ritrovare quella persona.
Perchè ho fatto esperienza che l'ho trovata in quel
luogo.
Questo è il luogo che aveva sperimentato Marta.
Marta aveva incontrato Gesù nella sua esperienza di
morte.
Là nell’esperienza di morte, dove l'uomo è messo a tu per
tu con il problema fondamentale della vita.
Là dove l'uomo tocca con mano il fallimento di tutta la
sua vita.
Marta ha trovato Gesù perchè ha scoperto la sua morte.
Ecco il luogo d'incontro.
Incontrare una persona in un luogo non è la conoscenza
del luogo in cui si trova quella persona.
La morte è una riduzione di tutto ai minimi termini.
La morte è relativa, conseguente a un errore che noi
abbiamo fatto.
Dio non ha creato la morte.
La morte è relativa a un nostro peccato.
Essendo relativa mi fa scoprire la vita.
Io toccando con mano la morte scopro dov'è la vita.
Marta ha incontrato Gesù perchè ha scoperto la sua morte.
Ecco il luogo d'incontro.
Incontrare una persona in un luogo non è la conoscenza
del luogo in cui quella persona si trova.
Solo conoscendo la persona si può trovare il luogo in cui
si trova quella persona.
Conoscendo la persona, singolarità, dici: "Quella
persona deve abitare in quel luogo lì".
Questo è un fatto d’intelligenza.
Però per esperienza, avendo incontrato una certa persona
in quel luogo, so che perlomeno in quel luogo c'è la possibilità di incontrare
quella persona.
Questo è di un’importanza enorme.
Ci fa capire perchè Gesù non si era allontanato da quel
luogo in cui Marta lo aveva trovato.
Perchè non si era allontanato?
Perchè era l'unico punto di riferimento per trovarlo.
Guai se si fosse allontanato.
Cioè il luogo in cui noi incontriamo una persona, è il
luogo in cui abbiamo la possibilità di trovare quella persona.
Noi incontriamo una persona in un luogo, poi ce ne
andiamo, non si resta sempre.
Così anche con Dio.
Nell'esperienza di morte s’incontra Dio come vita.
"Io sono la vita"
Comunicazione dell'intenzione.
Ma la comunicazione di Lui come vita è possibile solo là,
dove l'uomo sta sperimentando la morte.
Se Gesù dicesse: "Io sono la vita " a un essere
che è pieno di vita, non comunicherebbe niente.
Qui Marta ha incontrato Gesù, però non è rimasta.
Gesù ha proposto ("Io sono la vita") a Marta di
migrare, passare cioè dall'azione alla contemplazione.
E Marta se n’è andata via.
È andata a chiamare Maria la contemplativa (pensiero).
"Va un po' tu... io non ci capisco niente".
Il mondo che si dedica all'azione non può capire.
La tragedia è sempre interiore.
È sempre dentro l'uomo.
E questo il mondo non lo può assolutamente vedere e
capire.
Il mondo ci passa sopra, non vede la sofferenza vera o la
tragedia che ogni uomo porta con sé.
Marta se n’è andata via da Gesù, però il pensiero è
rimasto "Gesù era là".
Il fatto di sapere che uno ha incontrato una persona in
un certo luogo è l'unica possibilità che la creatura ha di incontrare di nuovo
in quel luogo quella persona.
Gesù c'è sempre, è lì che aspetta.
È lì il luogo dell'appuntamento.
Il luogo in cui noi abbiamo salutato Gesù, lo abbiamo
lasciato, è il luogo in cui lui ci aspetta.
Ed è l'unico luogo che dà a noi la possibilità di
trovarlo.
Il luogo dell'incontro è il luogo in cui noi abbiamo
abbandonato Gesù.
Il luogo è il pensiero.
Il luogo di Dio è il pensiero.
Dio abita nel nostro pensiero.
Quello è il luogo che noi abbandoniamo.
Di una cosa dobbiamo essere certi: quello è il luogo in
cui Lui ci aspetta.
Per incontrarci.
Il luogo in cui noi abbiamo abbandonato Gesù, diventa il
luogo sicuro in cui noi troviamo Gesù.