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Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!    Gv 11 Vs 21


Titolo: Il luogo dove ogni distanza viene annullata.  


Argomenti: Cosa crea la distanza da Dio.  Distanza e molteplicità.  Distanza e tempo.  Distanza e presenza.  La presenza di Dio viene da Dio.   Guardare dal Principio.   Inseparabilità


 

8/agosto/1993 Casa di preghiera Fossano.


Esposizione di Luigi Bracco:

 

Siamo al versetto 21 del cap.  XI di s. Giovanni.  Si dice: “E Marta disse a Gesù: 'Signore, se Tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”.

Anche qui dobbiamo chiederci qual è la lezione che Dio ci vuole dare attraverso queste parole di Marta che, avendo saputo della venuta di Gesù, Gli era andato incontro. Sono parole di rimprovero: "Se Tu fossi stato qui!".  Però ci fanno già capire che non basta andare incontro a Gesù per essere vicini a Lui.  Marta è andata incontro a Gesù, quindi sembrava che si fosse avvicinata; invece dice delle parole che fanno capire che c'era una lontananza tra Gesù e lei.

Dobbiamo chiederci quale lezione il Signore ci vuole dare, che cosa ci vuole dire di Sé, che cosa ci vuole significare per la nostra vita personale, perché sono parole per noi.  Quante volte anche noi invochiamo che Dio sia vicino. Vicino a che cosa? Marta dice: "Se tu fossi stato qui!" Come? "Se Tu fossi stato qui..."? Gesù è Dio, e Dio è sempre presente e presente in tutto!

Intanto questo "qui" vuol dire vicinanza a chi parla; cioè, “se fossi stato qui”: qui vicino a noi; il "noi" di Marta e di Maria è il “noi” del dolore.  Lazzaro era grave... poi è morto...; "Se Tu fossi stato qui! ... qui da noi ... con noi!"

Noi sappiamo che non accade nulla che non sia voluto da Dio, quindi non accade nulla in cui Dio non sia presente. Essendo tutto opera di Dio, anche la morte di Lazzaro rientra nell'opera di Dio e abbiamo visto quanto questa morte di Lazzaro sia stata voluta da Gesù, perché Gesù quando fu informato della malattia di Lazzaro, di proposito volle fermarsi ancora altri due giorni là dove era e non fece ritorno. Soprattutto Lui stesso commentando l'avvenimento, quando dichiara che Lazzaro era morto, dice: "Mi rallegro di non essere stato là!", rivela proprio che la cosa era voluta da Lui, “affinché voi crediate”.

Questo ci fa capire che tutto ha un significato profondo per formare in noi la fede, per formare in noi questa apertura a Dio, per iniziare in noi il cammino verso Dio, la nostra vita personale.  Ci fa capire che le morti che accadono attorno a noi sono per noi: “affinché voi crediate”, cioè affinché voi vi apriate al problema essenziale della vita, quell’unica cosa necessaria. Siamo stati creati con un fine ben preciso: la vita eterna. La vita eterna sta nel conoscere Dio. Dobbiamo sforzarci di entrare nella vita eterna, e tutto Dio opera, anche la morte dei nostri fratelli, tutto Dio opera per aprirci a questo nostro destino, affinché noi ci impegniamo, perché senza di noi non entriamo nella vita eterna, senza di noi non giungiamo a conoscere Dio.  Dio che fa tutte le cose senza di noi, non può condurci a conoscerLo senza di noi, cioè senza questa apertura, questo nostro pensiero donato, dedicato a Dio, perché la conoscenza di Dio viene soltanto da Dio. E' necessario quindi che si formi in noi questo interesse, questo desiderio, questo pensiero diretto con Dio, se vogliamo giungere alla conoscenza di Dio, e quindi alla nostra vita eterna.

Qui, in questo versetto soprattutto ci fa capire che però non basta andare incontro a Gesù.  "Marta avendo saputo che Gesù stava venendo, oppure che era venuto a Betania, Gli andò incontro".  Dico, ci vuol far capire che non basta andare incontro a Gesù per avvicinarci a Gesù.  Infatti qui Marta va incontro a Gesù e rivela con le parole che dice di essere molto lontano dal suo Spirito, soprattutto molto lontana dal suo Pensiero, dalla "passione" che Egli portava.

Ho detto che la morte di Lazzaro è stata voluta da Gesù, di proposito, tanto che Lui dice: "Mi rallegro di non essere stato là!". Quindi la morte di Lazzaro rivela che la morte entra in questo disegno superiore. Marta, che è essenzialmente sentimentale, rivela di non capire niente di questo disegno superiore. Per lei la morte del fratello era morte del fratello, era la "fine", fine di tutto. Non c'era il Pensiero di Dio, anzi arriva a dire: "Se Tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”, quasi a far capire che Dio, Gesù, doveva venire Il per evitare... ; ma per evitare che cosa? per evitare che si compisse quello che si doveva compiere? 

Ma era necessario che si compisse! Facciamo parte tutti di una cosa sola, e tutti Dio fa cooperare. che siano consapevoli o che non siano consapevoli, al compimento di questo disegno, perché tutta la creazione geme e soffre in attesa che un'anima si apra al disegno di Dio, all'interesse per conoscere Dio.

C'è quindi un "qui" per la creatura che è diverso dal “qui” di Dio. Infatti abbiamo già visto la volta scorsa che le presenze fisiche e spirituali sono molto diverse, cioè che la distanza o la vicinanza tra le persone non è reversibile: non basta che uno sia vicino fisicamente ad un altro perché quell'altro sia spiritualmente vicino a quello. Soprattutto nel campo dello Spirito abbiamo delle differenze enormi. Il "qui" della creatura, come è inteso da Marta, è quindi molto diverso dal “qui” di Gesù.

E allora dobbiamo chiederci qual è la condizione per realizzare questa presenza, per realizzare questa vicinanza, perché noi ci troviamo in una situazione di molta distanza da Dio.  Siamo distanti da Dio, l'abbiamo già visto la volta scorsa. E Dio si avvicina all'uomo, Dio opera ogni cosa per avvicinarsi all'uomo, però non è detto che il Dio che si avvicina a noi, trovi corrispondenza nella creatura che si avvicina a Dio. Come può darsi anche che la creatura creda di avvicinarsi a Dio: di avvicinarsi a Dio come ha fatto qui Marta.  Marta si avvicina, Gli va incontro, ma poi Gli dice delle parole in cui rivela che è molto lontana dal Pensiero di Dio.

Quindi c'è una differenza enorme tra quella che è vicinanza materiale, fisica e quella che è vicinanza spirituale. La vera realtà è spirituale e qui bisogna cercare di realizzare la vicinanza a Dio.

Dio viene incontro a noi, perché Dio tende ad abbreviare, ad eliminare le distanze. Dio opera in ogni cosa per prendere contatto personale con ognuno di noi; ma non basta l’opera di Dio per stabilire un incontro. Certo, il sapere che Dio si avvicina a noi, viene a noi, è essenziale, perché, dico, conoscere l'intenzione di Dio è essenziale per avere la stessa intenzione. Se noi non conosciamo l'intenzione dell'Altro non possiamo avere noi la sua intenzione. Quindi è logico che Marta, avendo saputo che Gesù stava venendo, ebbe la possibilità di andargli incontro. La comunicazione di un'intenzione avviene attraverso la conoscenza, quindi sapendo che Gesù stava venendo, ebbe la possibilità, altrimenti non avrebbe avuto la possibilità di andargli incontro.  La possibilità di andarGlI incontro è sempre Dio che ce la comunica e ce la comunica in quanto ci fa sapere quello che Lui sta facendo: ci fa sapere la sua intenzione, la sua volontà: Lui si sta avvicinando.

Abbiamo visto domenica scorsa da che cosa è determinata la distanza che c'è tra noi e Dio. Noi avvertiamo sempre questa distanza: anche quando preghiamo, ci raccogliamo in Dio. ecc., c'è sempre un muro, un qualcosa che si mette in mezzo, un velo tra i nostri pensieri e la presenza di Dio. Non riusciamo a cogliere la presenza di Dio.

Ci siamo anche chiesto da che cosa è determinata questa distanza che avvertiamo e subiamo. Perché non possiamo vedere Dio, trovarci a tu per tu con Dio come ci troviamo a tu per tu con le creature, con le persone? Parlando di questo abbiamo detto che questa distanza è determinata da tutto ciò che si mette in mezzo tra noi e Dio. C'è una molteplicità di cose che si mette in mezzo tra noi e Dio!

Tutta la creazione, tutte le opere di Dio, tutte le parole dì Dio che arrivano a noi senza di noi, non sono forse per avvicinarci a Dio? E come mai ad un certo momento creano in noi questo muro che impedisce a noi di prendere contatto con Dio? Come mai creano in noi questa distanza? E quanto poi faccia tribolare questa distanza se ne accorge colui che ad un certo momento si preoccupa di eliminarla, di arrivare a prendere contatto con Dio, di arrivare a constatare questa presenza di Dio che non può ignorare. Dio nessuno Lo può ignorare, come nessuno può ignorare che Dio sia presente. Dio certissimamente è presente.

Quando Marta dice: "Se Tu fossi stato qui...”, evidentemente nel campo dello Spirito dice una cosa errata. Infatti Lui era “qui”, tant’è vero che la morte di Lazzaro era stata voluta da Lui, voluta da Dio. Dio quindi era presente.

Dio è presente. Eppure c'è una sensazione di assenza, esperienza di assenza che fa tribolare l'uomo, perché l'uomo è fatto per l'unità e tutta la creazione è fatta nell'amore.  Quando si ama si tende sempre all'unità. E tendere all'unità che cosa vuol dire? Vuol dire tendere ad eliminare le distanze, tutto ciò che c'è in mezzo; si tende cioè ad un rapporto personale a tu per tu, all'intimità. E tutta la creazione è fatta nell'amore, quindi è fatta in questo fine, in questo scopo, e il rapporto che si vuol determinare è questa vicinanza con Dio, questo a tu per tu con Dio, questo rapporto personale, diretto, senza interposta creatura. Dio ci ha fatto in questo disegno, tanto che si dice che tra la nostra anima e Dio non c'è interposta nessuna creatura.

Sì, tra la nostra anima e Dio non c'è interposta nessuna crea tura, ma quante creature noi mettiamo tra la nostra anima e Dio! Quindi nel disegno di Dio nel fare l'uomo, Dio ha posto tra la nostra anima e Se stesso nessuna creatura, quindi ha voluto un rapporto diretto!  Tant’è vero che noi diciamo: il corpo lo riceviamo attraverso le creature, ma l'anima è creata direttamente da Dio. Direttamente! quindi rapporto diretto! La nostra anima vive, esiste in rapporto diretto con Dio: non c'è interposta nessuna creatura. Però che tra la nostra anima e Dio non ci sia interposta nessuna creatura, non è detto che noi tra la nostra anima e Dio non interponiamo molte creature, infinità di creature!

E ci siamo chiesto: come può succedere questo?  E perché succede questo?

Tutto ciò che non raccogliamo in Dio, non riportiamo in Dio, delle opere di Dio, delle creature di Dio, delle parole di Dio (delle parole stesse di Dio!), tutto ciò che noi non riportiamo in Dio e non concludiamo in Dio, cioè non riportiamo nel Principio e non lo vediamo dal Principio, tutto questo diventa creatura che si frappone tra la nostra anima e Dio, cioè diventa in noi “muro” che        crea distanze e distanze enormi, abissali, al punto tale che ad un certo momento questa distanza diventa per noi insuperabile: non si può più passare da una riva all'altra.

Dico, la      distanza è creata dalla molteplicità di tutte le cose che in noi non sono state portate a compimento. Quindi tutti i fatti, gli avvenimenti, le creature, le parole stesse di Dio, che Dio ha fatto arrivare a noi, ma che noi non ci siamo preoccupati di riportare nel Principio, di portarle a compimento, di riportarle a Dio perché sono di Dio, non preoccupandoci di dare a Dio quello che è di Dio, tutto quello che in noi rimane incompiuto, diventa muro, diventa distanza. E questa distanza si fa grande, cresce in noi e, dico, cresce al punto tale che ad un certo momento diventa insuperabile.

Questa è la distanza che si forma in noi tra noi e Dio.

Abbiamo visto anche la causa di questa distanza è l'incompiutezza che si forma in noi, quindi difetto: è difetto da parte nostra che non riportiamo a Dio quello che Dio fa arrivare a noi.

Però se questo rientra nell'opera creatrice di Dio (Dio fa tutte le cose e le fa arrivare tutte a noi, per dare a noi la possibilità di riportarle a Lui e quindi di conoscere Lui), Dio è anche il Salvatore. Dio è il Creatore ed è anche il Salvatore; il che vuol dire che Lui opera nella nostra vita e in questa distanza, per cercare di ricuperarci in tutti i modi possibili.

“Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità” (1 Tm 2,4). Quindi in quanto vuole, opera. Ed abbiamo quindi l'azione di Dio in questa distanza.

Ed abbiamo visto che mentre c'è lo spazio che rappresenta la distanza o le distanze che si formano in noi tra la nostra anima e Dio (per cui noi sentiamo Dio distante e non riusciamo a percepire la sua presenza, non riusciamo a prendere contatto con Lui, appunto perché c'è tutto questo mondo in mezzo che si frappone, che ci impedisce questo contatto con Dio),  Dio opera per cercare di ricuperarci.

E cosa vuol dire questo "cercare di ricuperarci"'?  Come fa a ricuperarci?

E' l'azione del tempo. Il tempo che passa ci ricupera ad una vicinanza. Che il tempo che passa ci ricuperi ad una vicinanza è evidente perché il tempo si conclude con la morte.  Quando abbiamo parlato della morte abbiamo detto che la morte rappresenta la massima vicinanza con la vita, quindi la massima vicinanza possibile con Dio. Massima vicinanza con Dio: il che vuol dire che se il tempo conclude con questo (il tempo rappresenta l'opera di Dio nella nostra vita per ricuperarci), vuol dire che questo tempo annulla tutto ciò che si frappone tra noi e Dio.  All’ultimo il tempo finisce in noi con la morte, cioè ci riporta lì, a tu per tu con Dio, in un rapporto diretto e personale con Dio.

Come può succedere questo? è il crollo dei valori! Noi le chiamiamo "crisi"; diciamo: l'uomo è soggetto a crisi, cioè è soggetto a delusioni crollo dei valori, per cui ad un certo momento la sua vita non gli dice più niente, ad un certo momento non ha più volontà di vivere. Sta subendo il crollo dei valori! e il crollo di valori è effetto del tempo, del tempo manovrato da Dio: è Dio che si sta avvicinando alla creatura!

Come si avvicina?  Dio si avvicina alla creatura in quanto cancella, annulla, tutte quelle cose che si sono frapposte tra la creatura e Dio. E man mano che le annulla, la creatura entra in crisi, perché viveva per questo e questo crolla, viveva per quello e quello crolla, viveva per quello e quello lo delude, viveva per quello e quello muore… Ad un certo momento la creatura non sa più per che cosa vivere.  A che cosa serve la vita?

Questo processo di annullamento è tutto misericordia di Dio, entra tutto nel disegno di Dio: di Dio che vuole ricuperarci a quel rapporto personale che è necessario, assolutamente necessario perché la creatura possa aprirsi a Dio e ricevere da Dio quello che Dio solo può dare! Non c'è nessuna creatura al mondo, non c'è nessuna istituzione, non c'è nessuna autorità che possa dare all'uomo quello che Dio solo può dare. Dio è una Singolarità estrema. Ora, tutte le creature sono dei servi o delle serve; tutte le istituzioni sono delle serve, però sono delle serve che ti devono portare, che ti devono aiutare ad arrivare alla presenza di Dio, per ricevere da Dio quello che nessun servo può dire e nessun servo può dare.

In questo servizio si conclude tutto il mondo, tutta la creazione di Dio, tutto il tempo della nostra vita: condurci su questa soglia, la soglia della Casa di Dio, in modo che la nostra anima possa entrare in un rapporto personale con Dio, perché soltanto in questo rapporto personale con Dio la nostra anima può ascoltare quella Parola che viene solo da Dio, e possa quindi ricevere quella "pietruzza bianca" (di cui ci parla l'Apocalisse) che il Signore riserva personalmente ad ogni anima, su cui scrive il nome della creatura, e attraverso la quale la creatura scopre in che rapporto Dio la vuole con Se stesso, e possa finalmente lì giungere alla conoscenza di Dio e alla vita eterna.

Abbiamo questa opera di Dio che attraverso il tempo, relativizza tutto quello che noi facciamo assoluto e quindi facciamo scopo di vita. Dio relativizza tutto, ci mette anche in crisi, ed è necessario che ci metta in crisi, per ricuperarci in questo rapporto personale con Lui.

Però c'è un fatto: che se anche la morte rappresenta per noi la massima vicinanza alla vita, noi non possiamo nel modo più assoluto scambiare la morte per vita. La morte non è vita.  La morte, dico, è massima vicinanza alla vita. Perché? Perché toglie di mezzo a noi tutto ciò che si mette tra noi e Dio. Annulla tutte le creature, tutti i valori. La creatura che è sul letto dell'agonia, sul letto della morte, è separata in un modo o nell'altro da tutto il mondo: sociale, personale, familiare, sentimentale, ecc.  E' separata da tutto! La sua anima è in un rapporto a tu per tu con Dio! C'è solo più Dio. Tutto il resto non c'è più.

Però se Dio opera indipendentemente da noi, ed è un'opera stupenda e meravigliosa, se opera questo massimo avvicinamento in modo da togliere da noi tutto ciò che ci impedisce questo rapporto a tu per tu con Lui, dico, questo non è sufficiente: non è sufficiente per farci trovare la presenza di Dio.

E' massima vicinanza, ma vicinanza non è identità. Ho detto: la morte non mi dà automaticamente Dio. La morte non è la vita. La morte è vicinanza massima possibile alla vita, ma non è la vita. E noi invece dobbiamo arrivare alla vita, dobbiamo trovare la Presenza: lo scopo nostro è arrivare alla Presenza! E fintanto che c'è una distanza, anche se questa distanza è ridotta ai minimi termini, è sempre una distanza! E in quanto c'è distanza, non c'è Presenza.  La Presenza è là dove la distanza è annullata. Tema di oggi è appunto: "Il luogo in cui ogni distanza viene annullata”.

Dove la distanza è nulla, lì c'è la Presenza, ma fintanto che c'è una distanza, per poca questa sia, non c'è mai Presenza:   c'è distanza!

Ora, Dio opera per rivelarci la sua Presenza; quindi se ci facilita al massimo, non è detto che noi troviamo la sua Presenza. Non basta che Dio venga incontro a noi perché noi abbiamo a incontrare la sua Presenza. Dio venendo incontro a noi elimina, annulla tutto ciò che si frappone tra noi è Dio, ma ci resta sempre una distanza, anche se ridotta al minimo, ma resta sempre una certa distanza! E se noi andiamo incontro a Dio, per quanto noi andiamo incontro a Dio, noi non arriveremo mai alla sua Presenza: ci resta sempre una certa distanza, anche se ridotta al minimo.

Abbiamo detto:

-                            è necessario che Dio venga incontro a noi, ma non basta che Lui venga incontro a noi;

-                             è necessario che andiamo noi incontro a Lui, ma non basta che noi andiamo incontro a Lui. 

Per andare incontro a Lui, dobbiamo capire, dobbiamo sapere che Dio ha l'intenzione di venire incontro a noi, perché se noi non conosciamo la sua intenzione, non possiamo avere la sua intenzione, quindi non possiamo andargli incontro: noi non possiamo avere una volontà nostra autonoma; la nostra volontà ha sempre bisogno di vedere la volontà dell'Altro: vedendo la volontà dell'Altro può anche volere lei. Quindi soltanto vedendo la volontà di Dio, conoscendo l'intenzione di Dio, noi possiamo avere la sua stessa intenzione e questo è sempre dono, grazia di Dio. Sapendo quindi che Dio ci viene incontro noi possiamo andargli incontro; però non basta.

Quindi:

-                            che Dio venga incontro a noi è necessario, ma non è sufficiente per farci trovare la sua Presenza;

-                            che noi andiamo incontro a Lui è necessario, è essenzialmente necessario, ma non è sufficiente per farci trovare la sua Presenza.

Lo vediamo qui in Marta: Marta è andata incontro a Gesù; ha saputo che Gesù stava venendo, e avendolo saputo ha avuto la possibilità di avere la volontà di andargli incontro. Gli è andata incontro, ma come L'ha trovato L'ha perso, perché Gli ha detto: "Se fossi stato qui...” Tant’è vero che quando Gesù udrà anche Maria ripetere la stessa cosa: "Se Tu fossi stato qui...!", Gesù piangerà. Gli altri diranno: "guarda come lo amava!", hanno capito niente anche loro! Perché? Perché Gesù piangerà invece su questa distanza tra Sé e coloro che Lo amavano: distanza spirituale! Non capivano; cioè non capivano soprattutto la "passione" che Lui portava con Sé! Quando scenderà a Gerusalemme da Betania e tutti Gli faranno festa, anche lì Lui piangerà. E perché piangerà? Perché tutti Gli fanno festa e non capiscono la passione che Lui porta con Sé, non capiscono il suo Spirito, non capiscono il suo Pensiero, non capiscono la sua anima, non capiscono la sua vita. Ecco! Il problema è capire, non è fare festa a Dio, battergli le mani! Il problema è capire il suo Pensiero.

Evidentemente siamo nel campo dello Spirito, per cui il problema non è né far festa, né battere le mani, né andargli incontro.  Il problema è capire! capire il suo Pensiero, capire il suo Spirito è capire la passione che l'ha fatto incarnare: che ha fatto incarnare Dio tra noi! quella passione che Lo porterà a morire per offrire a noi questa salvezza, cioè questo incontro con Dio.

Quindi, dico:

-                            non basta che da parte di Dio vengano tolti tutti quegli ostacoli che si frappongono, anzi che noi frapponiamo tra la nostra vita e Lui e che determinano la distanza tra noi e Lui.  Non basta che Dio elimini questo;

-                            non basta che noi cerchiamo di eliminare questa distanza che si frappone tra noi e Dio per trovare la sua Presenza.

La sua Presenza deriva da Altro.

Tutto questo (che Egli ci venga incontro e che noi Gli andiamo incontro) è necessario. "Se Dio lo fa (se Dio ci viene incontro e ce lo fa sapere per darci la possibilità di andare anche noi incontro a Lui), evidentemente è necessario. Tutta la creazione e tutta l'Incarnazione di Cristo, è tutta orientata a questo scopo: portarci alla massima vicinanza con Lui, affinché ci sia facilitato questo incontro; ma il trovare la sua Presenza, il giungere a cogliere questa sua Presenza, così come noi cogliamo la presenza tra noi, non deriva da questo. E' una presenza fisica quella che noi cogliamo tra noi, e noi ci accorgiamo quanto questa presenza fisica sia insufficiente nei nostri rapporti personali. Eppure noi cogliamo tra noi almeno la presenza fisica, corporea; ma noi con Dio non cogliamo né la presenza fisica, né la presenza spirituale.

Come allora troveremo questa Presenza? perché la nostra salvezza sta proprio nel trovare la Presenza di Dio. Non possiamo ignorare, non possiamo smentire, non possiamo dimostrare che Dio non sia presente. Intellettualmente non possiamo nel modo più assoluto dimostrare che Dio sia assente. Quindi se non possiamo dimostrare che Dio sia assente, vuol dire che Dio è presente: non possiamo ignorarLo! Dio è presente! Però la grande tristezza è questa: sapere che Dio è presente e non poter esperimentare la sua Presenza! Non poter vedere Dio, non poterlo toccare, non poter dialogare personalmente con Lui: ecco la grande tristezza dell'uomo!

Quante volte, magari noi ci illudiamo di dialogare con Lui e noi dialoghiamo soltanto con noi stessi o con gli altri, ma non con Dio! E chi ci darà la sicurezza che noi stiamo dialogando proprio con Dio? Chi ci darà la certezza che noi ascoltiamo personalmente Dio e che Dio sta parlando personalmente con noi, e non è una nostra fantasia, non è il nostro mondo e non sono gli altri? Chi ci darà questa sicurezza? Questo vuol dire trovare la Presenza! Dio vuole condurci qui!

Dico, la Presenza di Dio noi non la possiamo ignorare perché non possiamo dimostrare il rovescio. Nessuno, nel modo più assoluto, può dimostrare, ateo o non ateo, credente o non credente, nessuno può dimostrare che Dio sia assente. Noi possiamo non sentire la Presenza, possiamo non riuscire a toccare la sua Presenza. Questo sì, come sentimento, ma come intelletto noi non possiamo dimostrare Che Dio sia assente. La Verità trascende noi, è superiore a noi, si afferma su di noi e non possiamo dimostrare il rovescio.

Allora il problema per noi è: come fare a giungere in quel "luogo" in cui si trova la Presenza? e c'è questo luogo? Come fare a giungere in quel luogo in cui le distanze si annullano, sono azzerate? perché soltanto lì dove la distanza è azzerata, lì abbiamo la Presenza!

Fintanto che c'è una distanza, anche se ridotta ai minimi termini, questa distanza da Dio ci fa esperimentare l'assenza di Dio, ma non ci fa nel modo più assoluto toccare la presenza di Dio.

E' possibile giungere in questo "luogo" in cui si può toccare la Presenza di Dio?

Teniamo presente che la presenza di Dio è Realtà, è la Realtà in cui noi siamo. Ho detto: nessuno può dimostrare il rovescio, il che vuol dire che è la Realtà in cui noi ci troviamo. Ora la "Realtà" viene a noi dal Padre, unicamente dal Padre: è il Padre che realizza le cose. E abbiamo visto quanto, anche nel problema della conoscenza, il Padre sia Principio realizzatore: è il Padre che realizza la conoscenza di Sé. Così anche per la Presenza: il Padre è il realizzatore della Presenza di Sé in noi. Se è Lui il realizzatore, se noi vogliamo trovare questa Presenza, noi dobbiamo guardare dal punto di vista del Padre: soltanto guardando dal Padre, troviamo la Presenza.  Dico, il Padre è il realizzatore, perché Lui è il Principio di ogni cosa; quindi è il Principio della sua conoscenza ed è il Principio anche della sua Presenza.

Se noi vogliamo trovare la presenza di Dio, non dobbiamo quindi partire dall’eliminare le creature, dall'andare incontro al Cristo, oppure dall'assistere al Cristo che viene incontro a noi: tutte cose necessarie, si capisce, però non sufficienti.

Ho detto, non basta togliere tutto quello che ci impedisce di andare a Dio per trovare Dio.  Non basta togliere, come non basta superare il pensiero del nostro io, non pensare a noi stessi, per trovare Dio. Non basta! La presenza di Dio non viene da ciò che noi togliamo da noi o da ciò che Dio toglie da noi! La presenza di Dio viene da Dio! e solo da Dio!

Allora:

-                            è necessario avvicinarsi, certo!

-                            è necessario togliere da noi tutto quello che impedisce a noi di guardare a Dio. certo!

Però, dico, tutto questo non è sufficiente per trovare la presenza di Dio. La presenza di Dio viene solo da Dio!  E' lì il punto in cui si trova la Presenza: in quello che viene da Dio!

Per questo è necessario che noi guardiamo e abbiamo la possibilità di guardare le cose dal punto di vista di Dio.

Diciamo: Dio è con noi. Nessuno può dimostrare il rovescio. Dio è con noi, Dio è presente in noi: nessuno può dimostrare il rovescio! Però che Lui sia presente con noi, non è detto che noi siamo con Lui. Che cosa manca?

Manca a noi il capire "come" Dio è con noi. L'unica cosa che manca è questa, perché già tutto è fatto!!!! Quindi il problema non è dire a Dio: "Signore se Tu fossi stato qui!" No! non "se Tu fossi stato qui": non è un problema di qui o là!  Dio è qui! Dio non è Uno che si sposti. Dio è Onnipresente! e questo vuol dire che è presente ovunque, ed è logico: Dio è presente in tutto.  Quindi il problema non è dell'andare qui o dell'andare là. Se noi ritenessimo di trovare Dio andando in un luogo, state certi che quel Dio che voi trovate in quel luogo non è Dio.

La presenza di Dio si ottiene in un modo solo: dal Padre! guardando dal punto di vista di Dio, guardando dal Principio. Lì è il luogo in cui ogni distanza è annullata.

La distanza è data in quanto tra il nostro pensiero e il Principio del nostro pensiero c'è una separazione. Presso Dio invece non c'è separazione. Il Pensiero di Dio è inseparabile da Dio. E là dove non c'è separazione c'è Presenza.

Presso Dio c'è inseparabilità, cioè Il Pensiero di Dio è inseparabile da Dio, cioè il Figlio è inseparabile dal Padre.

Quindi il Pensiero di Dio in noi è inseparabile da Dio: lì abbiamo l'inseparabilità! ed è l'inseparabilità il luogo per noi della presenza di Dio.

Ma per poco che noi non guardiamo da Dio, immediatamente precipitiamo nel campo della separazione: separazione da che cosa? separazione del nostro pensiero dalla Realtà che corrisponde al nostro pensiero.

Tutta la tristezza dell'uomo è sempre questa: l'uomo è separato, trova sempre una distanza tra ciò cui pensa e la realtà che ha presente, tra il suo pensiero e Dio, tra il suo pensiero e le cose, tra il suo pensiero e le persone. E' diviso da tutto, non trova pace in niente. Il suo pensiero è sempre fratturato, lacerato, perché non è mai realizzato. Pensa a una cosa e non riesce mai a realizzare quella cosa che porta nel pensiero, per cui l'uomo è sempre deluso.  Soltanto presso Dio c’è l'inseparabilità; nell'inseparabilità c'è l'annullamento di distanza. Ho detto, il Pensiero di Dio è inseparabile da Dio.

Noi possiamo guardare da Dio, il che vuol dire: noi possiamo avere il Pensiero di Dio. unirci al Pensiero di Dio. Dio ha dato a noi il pensiero come possibilità di unirci al Pensiero di Dio e quindi di guardare le cose dal punto di vista di Dio.

Quando noi pensiamo Dio, siamo in questo campo dì inseparabilità, quindi siamo in questo luogo in cui la distanza è annullata. Là dove la distanza è annullata, è nulla, lì c'è la Presenza. Nel Pensiero di Dio c'è la presenza di Dio.

Dico, Dio è con noi, ma non è detto che noi siamo con Dio. Per essere con Dio e quindi constatare la presenza di Dio, è necessario che noi pensiamo a Dio, cioè che noi abbiamo il Pensiero di Dio.

Il Pensiero di Dio guarda tutte le cose dal Padre, tutto da Dio; nel Pensiero di Dio c'è questa inseparabilità da Dio e dove c'è inseparabilità da Dio (è un concetto molto importante quello dell'inseparabilità!), lì c'è la presenza di Dio.

Alcuni pensieri tratti dalla conversazione:

-                            Marta avrebbe dovuto cercare il significato da Gesù di quello che Lui aveva fatto accadere, cioè cercare di capire perché le aveva fatto morire il fratello. Non doveva accusarLo o rimproverarLo di non esserci stato, ma cercare presso di Lui il significato di quanto era accaduto.

 

-                            Marta aveva esperimentato la sua assenza ("se Tu fossi stato qui!") perché aveva disgiunto il fatto da Dio. Infatti quello che ti fa vedere la presenza di Dio è il Pensiero di Dio, poiché il Pensiero di Dio non è disgiungibile da Dio e allora lì, nell'inseparabilità c'è la Presenza. Invece tutto dove tu puoi disgiungere da-, separare da Dio, lì tu esperimenti l'assenza di Dio.

 

-                            Raccogliendo tu ti avvicini a Dio, ma non annulli la distanza, per quanto minima sia, perché fintanto che tutto non è sottomesso al Figlio (al Pensiero di Dio) non hai ancora la capacità di ricevere l'Essere dal Padre e di guardare tutto dal Padre. Raccogliendo guardi già da Dio, ma sei ancora tu che raccogli, sei ancora tu che guardi da-, e questo crea una distanza, sia pur minima. La distanza si annulla ed entri nell'inseparabilità, quando, dopo aver tutto raccolto col Figlio, il Figlio avrà formato in te Se stesso.  Lì e solo lì, nel Pensiero di Dio che è inseparabile da Dio, c'è anche per te l'inseparabílità da Dio, perché lì, conoscendo il Padre, ricevi l'Essere dal Padre.

 

-                            Mentre c'è lo spazio che rappresenta la distanza tra la nostra anima e Dio, c'è anche il tempo, che rappresenta l'azione, l'opera di Dio per cercare di ricuperarci ad una vicinanza, perché il tempo annulla tutti i valori che si frappongono tra la nostra anima e Dio e conclude con la morte, la quale è un rapporto diretto, personale, a tu per tu con Dio.  Il tempo è Dio che si avvicina.

 

-                            L’"a tu per tu" con l'Altro è un’immedesimazione nell'Altro, per cui tu non vivi più in te stesso, ma nell'Altro. Mentre i corpi sono impenetrabili, le persone invece possono penetrarsi una nell'altra, per cui uno vede le cose dal punto di vista dell'altro e lì si stabilisce l'unione. Tu riesci ad unirti veramente ad una persona in quanto vedi le cose come le vede lei, cioè le vedi dal suo punto di vista. Vedendole dal suo punto di vista, succede che tutto il tuo essere è immerso in quel punto di vista lì, e quindi fa parte dell'altro, perché la persona è in sostanza un punto di vista. Se tu hai il punto di vista dell'altro, tu ti fondi nell'altro, al punto che la nostra persona si fonde anche con il Divino, se guarda dal Divino, e quindi forma una cosa sola con il Divino. Per questo Gesù parla di fare una cosa sola con Dio. Ciò che è impossibile nel campo fisico, è invece possibile nello Spirito. Nello Spirito infatti si realizza la comunione perfetta: sparisce ogni distanza e le due persone si fondono, per cui uno fa parte tutto dell'Altro.  Questo è l'opera che compie Dio: vuole che anche noi siamo uno con Lui, così come il Figlio e il Padre sono Uno. Nell'Uno non c'è più distanza, non c'è più separabilità.

 

-                            Il principio d'inseparabilità da Dio sta nel guardare da Dio e quindi sta nel Pensiero di Dio, perché il Pensiero di Dio guarda tutto da Dio. Se tu non guardi da Dio, non resti con il Pensiero di Dio: resti con la creatura, ma perdi Dio, cadi cioè nel campo della separabilità. Se invece sei nel Pensiero di Dio (cioè se guardi da Dio), tu non puoi perdere Dio: lì c'è l'inseparabilità. Non si può separare il Pensiero di Dio da Dio, perché è "di" Dio! Anche le creature sono di Dio, ma non sono Pensiero di Dio, per cui tu puoi restare con la creatura e separarti da Dio.

 

-                            Staccati dal Pensiero di Dio noi ci separiamo da Dio e crediamo di essere noi a pensare le cose, e non ci accorgiamo invece che sono le cose che si fanno pensare.  Il "sono io che penso" è un frammento che si esalta, perché ha la possibilità di pensare a tante cose e anche a Dio. Cioè credo di essere io a pensare in quanto posso pensare a tante cose e mi posso spostare da un oggetto all'altro. E non mi rendo conto che, lontano da Dio, io penso in quanto subisco cause diverse, per cui finisco di pensare a ciò che si fa pensare, e questo è un difetto, non un pregio: mi illudo di essere libero a pensare a ciò che voglio. Il difetto sta nell'incapacità, nell'impossibilità di restare fermo in una cosa sola. Più mi separo da Dio, cioè meno guardo da Dio, più cado in questa volubilità e illusione, e più aumenta la molteplicità che è una perdita di capacità,      per cui io passo da una cosa all'altra, perché non sono capace a restare fermo, cioè non sono capace a dedurre tutto da quell'Unico Pensiero. Quando uno è capace, resta in un unico Pensiero e deduce tutto da quello, per cui cammina restando fermo. Se sono capace a restare con Dio, contemplo tutte le cose, tutte le opere di Dio da Dio, per cui resto ferma in Dio. E' in Dio che intendo tutto, per cui non ho bisogno di passare da una cosa all'altra, ma dall'unico punto contemplo tutto.  In Dio vedi te come oggetto di Dio Soggetto: è Dio che ti fa pensare.

 

-                            Il Pensiero di Dio è inseparabile da Dio, ma tu non sei "Pensiero dì Dio", ed è per questo che ti separi da Dio. Il giorno in cui tu sei stabile, allora anche per te c'è l'inseparabilità, ma l'inseparabilità ti viene dal Pensiero di Dio. Tu perdi il Pensiero di Dio, perché non guardi tutto da Dio. E allora cadi nel campo della separabilità ed è soltanto così che tu capisci che il Pensiero di Dio è inseparabile da Dio, perché esperimentando di separarti da Dio quando non sei unito al Pensiero di Dio, tu fai esperienza che soltanto nel Pensiero di Dio c'è l'inseparabilità da Dio. In ogni altro pensiero sei separato da Dio.

 

-                            Il "qui" della creatura è la sua situazione di dolore, per cui la creatura tende a far scendere Dio nel suo "qui", nel tempo. Invece il "qui" di Dio è l'Eterno, è il suo stesso Pensiero: infatti Dio Lo si trova solo in questo "qui", nel suo Pensiero. Quindi sei tu che devi entrare nel "qui" di Dio, non far scendere Dio nel tuo "qui" ("se tu fossi stato qui!").  E' nel Pensiero di Dio che trovi Dio: non Lo puoi quindi far entrare in altro, non puoi farLo scendere in un altro "qui": un altro “qui” non c'è. Sei tu che devi esser assorbito nell'Eterno di Dio, non è l'Eterno che deve scendere nel tempo!

 

-                             Siamo fatti per l'inseparabilità perché abbiamo la passione di inseparabilità. Nella Verità tutto è inseparabile.

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