Gli dissero
allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà". Gv
11 Vs 12
Titolo: Spazio per lo Spirito Santo.
Argomenti: Ascensione. Il sonno che
disintossiva ma non guarisce. La causa della malattia dell'uomo. Superficialità. L'intenzione. La paura e il
rischio. L'intenzione che ci fa sbagliare. Giudizio e apparenza. Il vero giudizio. La difficoltà non
ci giustifica. Sindone e scienza.
16/maggio/1993 Casa di preghiera Fossano.
Esposizione di Luigi
Bracco:
Siamo giunti al versetto 12 del cap. XI di s. Giovanni in cui è detto: "Allora
(dopo che Gesù aveva dichiarato: "Lazzaro, il nostro amico, è
addormentato, ma io vado a scuoterlo dal sonno") i discepoli Gli dissero:
«Signore, se dorme guarirà»".
Anche qui dobbiamo cercare di capire che cosa Dio ci vuoi
significare attraverso questa obiezione poiché in realtà è un'obiezione (e lo
vedremo) che i discepoli fanno a quanto il loro Maestro aveva dichiarato. Il
Maestro aveva proposto loro: "Ritorniamo in Giudea", ed essi avevano obiettato: "Maestro,
poco fa i Giudei volevano lapidarti e tu
vai nuovamente là?". Ma Gesù conferma la sua decisione e dice: "Lazzaro
si è addormentato ed Io debbo andare per scuoterlo dal sonno, perché le ore del
giorno sono diverse e bisogna ubbidire alla Volontà del Padre". Di fronte
a questa dichiarazione del loro Maestro i discepoli obiettano: "se dorme
guarirà" (quasi a dire: "non è necessario quindi tornare in
Giudea").
Dobbiamo chiederci il significato dì questo. Perché
nell'uomo sorge la contestazione alle affermazioni di Dio (Gesù era DIO!)? Quale lezione, quale significato ha questo?
Che cosa Dio ci vuole significare attraverso questo? poiché tutto è Parola di
Dio, tutto è lezione, lezione di Dio per noi, per ognuno di noi. Che cosa ci
viene detto?
Tema ai oggi è "Spazio
per lo Spirito Santo". Ci si può chiedere che rapporto ci possa
essere tra questo tema e quanto è scritto in questo versetto: "Signore, se
dorme guarirà".
Noi ci troviamo nella settimana che prepara l'Ascensione
del Signore al Padre. Gesù aveva dichiarato: "È necessario che Io me ne
vada" (Gv 16,7). Perché questa
necessità che Lui se ne vada? "Io
vado a preparare a voi un posto" (Gv 14,2): ecco, lo spazio per lo Spirito
Santo.
Intanto ci fa capire che c'è questa necessità di superare
tutto, anche Gesù stesso, perché Lui stesso dice: "È necessario che Io me
ne vada". Quindi ad un certo momento nella nostra vita si presenta questa
necessità di superare tutte le opere di Dio, e Gesù è l'opera di Dio (la
sintesi di tutte le opere di Dio), per fare spazio allo Spirito Santo. La
nostra vita infatti non è stazionaria, non è abitudine, non è seguire una certa
regola o una certa istituzione. La nostra vita è un cammino, ed è un cammino
verso una meta ben precisa: bisogna giungere allo Spirito Santo, cioè bisogna
giungere alla conoscenza della Verità, alla conoscenza di Dio, perché la nostra
vita sta lì: la nostra vita eterna sta lì!
La vita, eterna sta nel conoscere Dio.
Gesù dichiarando che è necessario che Lui se ne vada, ci
fa capire che bisogna che in noi si formi questo spazio per lo Spirito Santo,
perché se questo spazio per lo Spirito Santo non si forma dentro di noi, noi
non possiamo ricevere lo Spirito Santo e quindi non possiamo entrare nella vita
eterna, perché è lo Spirito Santo che resterà sempre con noi. Non sempre avremo
Gesù, non sempre avremo il Cristo: "non sempre avrete Me" (Gv 12,8) e
invece "se Me ne sarò andato e vi avrò preparato un posto" (e quel
posto lo prepara dentro di noi evidentemente) –dice - se me ne sarò andato e
avrò preparato in voi il posto, allora vi manderò dal Padre il Consolatore,
cioè Colui che resterà sempre con voi" (Gv 16,7; Gv 15,26; Gv 14,16).
C'è consolazione, c'è gioia là dove c'è permanenza, dove
c'è stabilità, dove non c'è paura di perdere. Là dove si vive con il timore di
perdere, non ci può essere pace, non ci può essere gioia, perché si vive con la
paura di-. Ora, presso Dio non ci sono
paure!
Cristo è venuto per portarci lì, a questa sicurezza e
permanenza. Ma noi dobbiamo evitare l'errore di non considerare la vita di
Cristo come un cammino da percorrere. Noi il più delle volte consideriamo la
vita del Cristo come una regola da attuare. No! è un cammino da percorrere, per
cui la vita di Gesù è fatta di tante tappe e noi dobbiamo percorrerle tutte
queste tappe e non fermarci fino a quando non arriviamo a quella meta per la
quale Lui ci ha creati e per la quale Lui si è incarnato. Ogni cosa va vista in
questa finalità.
Dobbiamo chiederci: che rapporto ci può essere tra questo
tema: "Spazio
per lo Spirito Santo" e questa dichiarazione dei discepoli: "Signore,
se dorme guarirà".
La volta scorsa alla conclusione del tema sul
"sonno", sonno che è riparatore, che ci disintossica, ect. e che
abbiamo visto, rientra nel piano della salvezza di Dio, qualcuno aveva
concluso: “adesso andiamo a dormire!”; perché se il sonno è riparatore, il
sonno guarisce, per cui la soluzione del problema è: “andiamo a dormire”. E
tutti hanno detto: “andiamo a domire in pace ... possiamo fare sonni
tranquilli...”. Ma qui invece viene fuori qualcos'altro.
Evidentemente anche gli Apostoli avevano inteso le parole
di Gesù così; infatti dicono: "se dorme guarirà". Dobbiamo chiederci:
è vero che se uno dorme guarisce o non è vero?
E intanto notiamo che c'è una conflittualità tra la
proposta di Gesù e la risposta dei discepoli. In tutte le cose noi dobbiamo
sempre cercare l'intenzione. In tutto
c'è un'intenzione profonda di Dio, perché tutto è opera di Dio; ma anche in
tutte le parole delle creature dobbiamo sempre cercare l'intenzione perché è
quello che ci apre alle lezioni che Dio ci vuole dare e ci fa capire
l'intenzione per cui questi discepoli ad un certo momento dicono: "Signore,
se dorme guarirà", come obiezione a quello che Lui aveva dichiarato. Infatti aveva detto: "Lazzaro dorme ed
io vado a svegliarlo". I discepoli
dicendo: "se dorme guarirà" obiettano che non è necessario andare in
Giudea. Quest'obiezione già ci fa capire che c'è qualcosa che non funziona nei
discepoli e quindi che c'è in essi un'intenzionalità diversa
dall'intenzionalità del Maestro.
Ma, oltre a questa loro intenzione diversa: è proprio
vero quello che dicono? Essi affermano che il dormire guarisce. Noi abbiamo
detto domenica scorsa: il dormire disintossica.
C'è una differenza tra il disintossicare e il guarire.
Ho detto che il sonno, la notte, è grazia di Dio. Tutto è
opera di Dio, tutto è disegno di Dio per aiutarci a camminare verso il nostro
fine. Perché? Perché durante il giorno
prima che noi impariamo ad assimilare, a mangiare, a capire le opere che Dio ci
presenta, noi ci intossichiamo.
Dio ci presenta tutte le sue opere per darci la
possibilità di crescere nella conoscenza di Lui, ma evidentemente le opere di
Dio sono parole che debbono essere mangiate, che debbono essere assimilate, che
debbono essere. Il capire le parole di Dio, le lezioni di Dio, talvolta diventa
molto difficile. E allora cosa succede?
Abbiamo detto che tutte le parole e i fatti, poiché i fatti sono parole,
che avvengono nella nostra giornata se non sono assimilati e capiti creano in
noi una situazione di intossicazione. Tutto il cibo non mangiato ci avvelena;
quindi le opere di Dio non mangiate, e non mangiate nello Spirito di Dio ("le
mie parole sono spirito e vita" dice Gesù {Gv 6,63}), quindi non capite,
non assimilate, diventano per noi motivo di avvelenamento, di intossicazione,
di morte.
Ecco allora la giustificazione della notte, del sonno:
attraverso la notte il Signore stacca la spina dalla creazione in noi. Dio ha
fatto meravigliosamente bene le cose proprio nel nostro cervello, per cui nel
nostro cervello ad un certo momento c'è questo interruttore che ci distacca
dalla creazione, per cui la creazione non giunge più a noi.
Cosa vuol dire questo?
Vuol dire che non siamo più sotto la pressione delle opere di Dio. Dio ci dà del silenzio, una sosta, appunto
perché ci siamo caricati di cose che ci intossicano, perché non riusciamo a
capire, non riusciamo ad assimilare. E allora Dio ci fa riposare; attraverso il
riposo c'è quest'opera di disintossicamento, cioè attraverso questo distacco
dalla creazione a poco per volta Dio riporta noi all'inizio del cammino, là
dove eravamo prima di sbagliare strada, prima di avvelenarci con le creature.
Abbiamo paragonato il cammino con Dio a una strada che ad
un certo momento presenta dei bivi: e noi con facilità in questi bivi sbagliamo
strada. Attraverso la notte, attraverso il sonno Dio ci riporta in quel bivio
in cui noi abbiamo sbagliato strada. Forse al mattino, creature fatte nuove,
forse infiliamo la strada giusta.
Comunque abbiamo quest'opera di ricostruzione, di
rinnovamento. Direi quasi che Dio ogni mattino rifà noi nuovi, creature
nuove. Però abbiamo anche detto: non c'è
proprio novità come c'è ad esempio alla nostra nascita, perché noi portiamo
sempre qualcosa con noi; anche se attraverso il sonno c'è questa
disintossicazione, però c'è sempre qualcosa che portiamo in noi. D'altronde le
opere di Dio non si ripetono: si va avanti con un senso unico.
Dobbiamo cercare di evidenziare la differenza che c'è tra
guarigione e disintossicazione per capire qual è la portata di questa
affermazione dei discepoli: "se dorme guarirà".
Attraverso il sonno avviene una disintossicazione. Però
dobbiamo chiederci: la disintossicazione da un avvelenamento è guarigione?
E allora dobbiamo chiederci quand’è che c'è la
guarigione, ed è Il che possiamo capire se il sonno veramente guarisce o non
guarisce.
Evidentemente non basta dormire per giungere a conoscere
la Verità, tanto più che ci sono delle parole chiarissime nella Bibbia, nella
Sacra Scrittura, quindi Parola di Dio, che dicono: "Tu che dormi,
svegliati!" (Is 60,1; Ef 5,14). Ecco, perché domi? E ci sono parole anche
più dure: "Dio li uccide nel sonno": c'è il rischio di morire
addormentati, c'è il rischio di dormire tutta la vita. Attraverso la Parola di
Dio noi possiamo capire che il sonno di per sé non ti porta a conoscere la
Verità. Non basta svegliarsi al mattino per conoscere la Verità. D'altronde se
si conoscesse la Verità dormendo, questa sarebbe un fatto naturale, automatico,
sentimentale, magico. Ora evidentemente attraverso tutte queste vie, non si
giunge alla conoscenza di Dio, non si giunge alla conoscenza della Verità.
Allora la prima cosa è questa: il sonno ci disintossica,
il sonno è riposo, d'accordo. È un aiuto, d'accordo. Però non ci conduce a
conoscere la Verità. È poco ma sicuro: non ci conduce a conoscere la Verità. Dico,
la Parola di Dio ce lo conferma e poi, soprattutto, ce lo conferma Dio stesso:
Dio solo è il rivelatore di Sé. Dio solo è il rivelatore della sua Verità. Non
è allora il sonno che ci rivela la Verità!
Il sonno non è Dio! Il sonno è
opera di Dio, ma non è Dio. Se Dio solo
è il rivelatore della Verità, lo Spirito di Verità viene solo dal Padre e non
viene da altri, e non è opera magica, quindi è chiarissimo che non è il sonno
che ci possa far conoscere la Verità.
Se il sonno non ci fa conoscere la Verità, non ci
guarisce, però ci disintossica. Allora c'è differenza. Ecco, chi ci aiuta a svelenarci da un veleno
di cui ci siamo caricati, con ciò non è che ci guarisca. Ci mette nella
possibilità di guarire, ma non è che ci guarisca: siamo disintossicati, ma non
guariti.
Dobbiamo chiederci: quand’è che si è guariti dal male?
perché noi possiamo essere disintossicati, ma il giorno dopo ricadere nello
stesso male.
Cos'è che dà la possibilità di guarire veramente? Uno è guarito quando ha tolto la causa del
male.
Ora che il sonno ci disintossichi, non vuol dire che
tolga in noi la causa del male: come dico, il giorno dopo, rifatti nuovi, noi
ricadiamo nell'errore di prima. E perché
ricadiamo nell'errore di prima? Perché abbiamo bisogno di un'altra giornata e
di un'altra notte per disintossicarci nuovamente? Per sei giorni avviene
questo. Dico, perché non basta disintossicarci per guarire?
Tu guarisci veramente in quanto sei libero dalla causa
del tuo male.
E allora dobbiamo chiederci: qual è la causa dei nostri
mali?
Quando abbiamo parlato della fonte della malattia,
abbiamo detto che la fonte di ogni male sta nel fatto che nella nostra mente
noi non riportiamo tutte le cose al Principio. Ogni cosa non riportata nel
Principio diventa causa del male, perché tutta la creazione è opera di Dio affinché
noi possiamo, riportandola a Dio, giungere a conoscere Dio. Dio fa le cose
molto bene, quindi non ha creato la malattia di per sé, non ha creato il male. Il
male avviene in quanto non portiamo a compimento l'opera che Dio fa per
condurci a trovare la vita e per renderci capaci di vivere.
La causa del male sta dunque in questa nostra incapacità
di unire le cose a Dio e di riportarle nel Principio, di vedere le cose dal
Principio, di vederle dal punto di vista di Dio. Fintanto che noi non siamo fatti capaci di vedere
le cose dal punto di vista di Dio e non da altri punti di vista, noi
certamente, portiamo in noi la causa di tutti i nostri mali.
Ecco, in noi avviene questa divisione, questa frattura,
tra l'opera di Dio e Dio, e dove c'è frattura c'è il male, c'è il peccato. Il peccato è proprio dividere l'opera di Dio dal
Creatore, disgiungere le cose da Dio.
Ora questa frattura avviene dentro di noi e quello è il
principio di tutti i mali perché il male è una frattura, una divisione.
Questa è la causa della malattia, di ogni malattia. Fintanto
che noi non impariamo a raccogliere, a unificare tutte le cose in Dio,
Principio di ogni cosa, fintanto che non impariamo a riportarle nel Principio e
a vederle in questa luce, nella luce del Principio, nella luce di Dio, noi in
realtà per quanto dormiamo o siamo aiutati a disintossicarci dai nostri veleni,
noi per quanto facciamo, non siamo curati nella causa della malattia.
Ho detto, la causa della malattia sta in questo rompere,
in questa frattura, cioè in questa incapacità a raccogliere in Dio, a vedere le
cose dal punto di vista di Dio. Fintanto che in noi non si forma questa
capacità, dentro di noi c'è questa causalità dei mali.
E allora dobbiamo dire: il sonno ci disintossica, ma non
ci guarisce. Chi ci guarisce invece è Colui che insegna a raccogliere tutto in
Dio, quindi che elimina la causa del male, quindi che insegna a collegare, a
raccogliere tutte le cose in Dio, a vedere tutte le cose nella luce di Dio, dal
punto di vista di Dio.
A questo punto noi già intuiamo che chi cura veramente la
nostra malattia e che quindi non solo ci disintossica. Ma libera dal male, è soltanto il Cristo.
Cristo è Colui che parla a noi il Principio, che raccoglie, che viene a
raccogliere tutto di noi quello che in noi e di noi si disperde, lo viene a
raccogliere nel Padre; e qui è Lui che insegna a noi a vedere tutte le cose dal
punto di vista del Padre, e insegnando a noi a vedere tutte le cose dal punto
di vista del Padre cura i nostri mali nella causa: ci libera quindi dalla causa
dei nostri mali.
Visto questo, capiamo che l'affermazione dei discepoli: "Signore,
se dorme guarirà", è un'affermazione difettosa, perché il sonno
disintossica, ma non guarisce. Essi dicono: "se dorme guarirà". La
guarigione nell'uomo non è automatica, la guarigione avviene proprio in questo
campo dello spirito, in quanto avviene questa formazione di questa capacità di
contemplare le cose in Dio e da Dio, dal punto di vista di Dio.
Allora diciamo: questa dichiarazione è in difetto, cioè è
superficiale. Ecco, basta che qualche volta noi vediamo che uno dormendo dopo
magari si libera, guarisce da un male, ecc., per affermare: "il sonno
guarisce!". Effettivamente il sonno è fatto per guarire, perché quante
volte esperimentiamo che quando siamo stanchi (la stanchezza stessa è una
malattia), dormendo poi stiamo meglio. Uno alla sera va a riposare, e poi al
mattino si sveglia ed è riposato. Il
riposo è guarigione dalla stanchezza.
Questo è quello che noi esperimentiamo; però noi non
possiamo prendere come metro di misura la nostra scienza, quello che noi
esperimentiamo, quello che noi vediamo e tocchiamo e portarlo come misura delle
cose dello spirito. Le cose dello spirito non sono misurabili in funzione della
nostra esperienza o delle nostre scienze.
Questa affermazione dei discepoli è in difetto: c'è
un'affermazione superficiale; c'è una conoscenza superficiale. Come mai c'è
questa superficialità? Ed erano discepoli di Gesù, addirittura! Dico, come mai
c'è questa superficialità? Come si forma questa superficialità e perché l'uomo
ad un certo momento si ferma alla superficie delle cose?
È superficiale l'uomo che si ferma all'apparenza delle
cose. Apparentemente, dico, quando uno è stanco, va a dormire, e quando si
rialza è riposato, quindi è liberato da un certo male.
Apparentemente il sonno guarisce. In realtà Il sonno non
guarisce, non può guarire. L'uomo resta
sempre con la causa dei suoi mali.
Però c'è da approfondire. Come mai ad un certo momento
l'uomo si ferma ad un dato superficiale, addirittura per opporre una sua
certezza a Dio?
Qui i discepoli hanno una certa certezza, un dato
superficiale, una certa conoscenza, per opporre questa sicurezza loro, questa
certezza loro alle parole stesse di Gesù, a Gesù che dice: "Lazzaro si è
addormentato; io adesso vado a scuoterlo dal sonno". E chiedo: come mai i
suoi discepoli, i suoi apostoli obiettano! "ma se dorme guarirà"'? il
che in fondo in fondo vuol dire: “se guarirà, non c'è il caso di andare in
Giudea". Non è il caso di andare!
Ecco perché l'uomo si ferma a dei dati superficiali. Fondandosi
su questi dati superficiali, li oppone allo Spirito di Dio. È quello che
avviene nella vita personale di ognuno di noi: l'uomo ha sempre delle sue
sicurezze, delle sue certezze con cui crede di giustificarsi. Il dire, “ho i buoi, i campi, la moglie"
(Lc 14,18-20), quante volte lo vediamo, è una sicurezza. "È volontà di
DIO", noi diciamo. "DIO mi ha presentato questo!". E quante volte sentiamo obiettare affermazione
di sicurezza: "ma io sono sicuro di questo...” e non ci accorgiamo che in
nome delle nostre certezze, delle nostre sicurezze, noi rifiutiamo lo
Spirito. Qui i discepoli stanno
rifiutando lo Spirito in nome di una loro certezza: "se dorme
guarirà".
Perché questo? cosa c'è in questo? In fondo in fondo noi capiamo che in gioco
c’è sempre un'intenzione. E bisogna
arrivare all'intenzione se vogliamo arrivare a capire la lezione che Dio ci
vuol dare. Che intenzione c'è in questi discepoli che ad un certo momento
obiettano a Gesù che parla lo Spirito, cioè oppongono una loro affermazione,
una loro verità, per cui dicono: "non è il caso di andare!". Dicono
al loro Maestro che aveva affermato l'intenzione di ritornare in Giudea: "non
è il caso di andare perché Lazzaro guarisce, quindi non è il caso di
agitarci".
Sto chiedendo che razza di intenzione ci deve essere in
fondo, quando l'uomo si ferma alle apparenze o proprie esperienze, alle proprie
certezze e non cerca la Verità, non cerca Dio con tutte le sue forze. Che cosa
ci deve essere, cosa sì deve formare nella creatura umana che ad un certo
momento si ferma a delle sue sicurezze, a delle sue certezze, al punto da
obiettare a Dio, da fare un'obiezione allo Spirito di Dio, alla proposta stessa
di Dio? Cos'è che la fa fermare?
Dico, cosa c'era in questi Apostoli di Gesù come
intenzione per cui dicono: "se dorme guarirà"'? (perché quando uno
parla ha sempre una sua intenzione: la parola, le opere sono sempre
manifestazione di un'intenzione che portiamo dentro di noi). Essi quando Gesù
ha detto: "Ritorniamo in Giudea" avevano già fatto un'obiezione: "Ti
volevano lapidare e Tu vuoi tornare? ma se vogliono lapidarti!" Evidentemente
non avevano voglia di tornare in Giudea; cioè
manifestano una loro volontà. Rifiutandosi, sotto un certo aspetto, alla
proposta del loro Maestro di ritornare in Giudea, essi rivelano che non hanno
volontà, non hanno desiderio, intenzione di ritornare in Giudea.
E perché non vogliono ritornare in Giudea? per quale
motivo? Essi dicono: "volevano lapidarti!". C'era un rischio, c'era
un pericolo! Ecco l'intenzione: hanno paura!
Ecco l’intenzione che li dominava: avevano paura! Ed è
questa paura, è questa intenzione che adesso fa dire loro: "se dorme guarirà". Questa loro
dichiarazione non è la realtà, non è la verità, però per loro è verità; perché?
Perché con questa dichiarazione, con questa affermazione,
con questa giustificazione essi scansano
il rischio di ritornare in Giudea.
Sono le nostre intenzioni personali che si mascherano
dietro le nostre obiezioni: intenzioni personali che il più delle volte sono
espressioni di paura. paura di camminare con Gesù, paura di avventurarci con
Lui ("forse stiamo rischiando qualche cosa"), paura di affrontare il
rischio. Eppure la vita è soprattutto
rischio! è bellezza perché è rischio. Ma bisogna avere coraggio di affrontare
questo rischio! Ora all'opposizione del rischio c'è sempre la paura. E questa
paura fa parlare.
Però essi non osano dire apertamente: "noi abbiamo
paura!", perché il Signore avrebbe detto loro: "se avete paura,
statevene lì!". L'uomo cerca sempre di nascondersi dietro un paravento, un
alibi, una giustificazione, sotto l’egida di qualche verità passabile: "se
dorme guarirà". Rispondendo questo
a Gesù che aveva detto: "io vado a scuoterlo dal sonno", era come se
dicessero: “non c'è bisogno di andare”. Non c'è bisogno di andare! L'elemento dominante in tutto era:
paura! Ecco è questa intenzione che
gioca tutto.
E allora noi dobbiamo chiederci: se è l'intenzione che ci
fa sbagliare, quand’è che invece noi possiamo avere in noi un'intenzione che ci
garantisca dal non fare un errore, dal non sbagliare? Perché fintanto che
l'uomo porta in sé un principio di erranza, ha la causa di ogni malattia in sé.
Quindi non basta che lui dorma o non dorma, tant’è vero che lui può dormire
tutto quello che vuole, ma se dentro di sé ha un principio di errore, quando si
sveglia al mattino, anche se è riposato, rifatto, egli porta in sé questo
principio di errore e quindi di malattia. Ho detto: è la Verità che ci libera. È
la Verità che libera! L'errore invece ci fa ammalare. E noi ripetiamo questi
mali, noi cadiamo in continuazione in questi mali, fintanto che non siamo
liberati dalla causa dei nostri mali.
La causa sta in un'intenzione, perché l'intenzione nostra
ci fa passare per vero ciò che non è vero, cioè un vero che è apparentemente
vero, sicuro, che ci dà una certa certezza; che però non è la conoscenza di
Dio, che però non è Spirito Santo.
Quand’è invece che noi possiamo avere la sicurezza? che
cosa è necessario che in noi si formi per avere questa sicurezza, cioè questa
intenzione che ci eviti di sbagliare?
L'abbiamo già accennato qualche volta: il problema è
l'intenzione. L'intenzione che non ci fa sbagliare è soltanto quando
l'intenzione che è in noi coincide con l'intenzione che è in Dio.
Fintanto che l'intenzione che è in noi non coincide con
l'intenzione che viene da Dio, perché, l’intenzione che è in Dio è l'intenzione
che viene da Dio, noi cadiamo nell'errore; per cui fintanto che in noi non c'è
la stessa intenzione che viene da Dio, noi sempre qualunque affermazione
facciamo, siamo infirmati dall'errore, siamo sotto questa causa della nostra
malattia.
Noi possiamo quindi svelenarci, possiamo disintossicarci
dai mali, ma non guariamo. Nella malattia ci sono infatti due aspetti: c'è la
causa e ci sono i sintomi. Noi possiamo col sonno eliminare i sintomi della
malattia, ma non eliminare la malattia, la causa della malattia.
Dio è venuto a curarci le nostre malattie non nei loro
sintomi, ma è venuto a curarci nelle cause di esse, perché soltanto curandoci
nella causa noi siamo veramente liberi da ogni malattia, altrimenti ricadiamo
in continuazione, anche se siamo curati nei sintomi: la causa rimane sempre.
Quand’è allora che in noi c'è questa certezza in cui non
abbiamo più un'intenzione che ci faccia ammalare? Soltanto quando l'intenzione
che è in noi è l'intenzione che è in Dio, cioè
l'intenzione che viene da Dio. Soltanto questo.
E questa intenzione che viene da Dio, essendo intenzione
"di" Dio (per cui viene da Dio, solo da Dio), la si può cogliere in
un modo solo: solo da Dio, perché l'intenzione è il Pensiero di Dio, è la
Volontà di Dio e questa è Unigenita e quindi è una sola e viene solo dal
Padre. Soltanto conoscendo il Padre, noi
possiamo essere sicuri che il nostro giudizio è giusto.
Gesù ad un certo momento dice: "Non giudicate
secondo le apparenze, ma giudicate con retto giudizio" (Gv 7,24). In un
primo tempo dice: "Non giudicate! cercate invece di imparare quello che il
Signore vi comunica" (cf Mt 7,1-2). Poi in un secondo tempo dice: "Non
giudicate secondo le apparenze, ma cercate il retto giudizio!". Quand’è che c'è questo retto giudizio?
Quand’è che noi possiamo essere sicuri che il nostro giudizio è giusto, è vero?
Principio di ogni erranza in noi nel giudicare è
l'apparenza, per cui Gesù ci dice: "non giudicate secondo
l'apparenza". E noi giudichiamo secondo l'apparenza, sempre quando abbiamo
un'intenzione diversa da Dio, anche nelle cose sante, nelle cose sacre, in
tutte quelle sicurezze che ci possono anche dire e dare tutte le istituzioni,
tutte le autorità di questo mondo.
Quando abbiamo un'intenzione diversa da quella di Dio noi
ci fermiamo sempre alle apparenze, giudichiamo sempre secondo le apparenze e
quindi siamo informati dall'errore e cadiamo nella malattia. Tutte le volte che
l'intenzione che è in noi non coincide con l'intenzione che viene da Dio,
questo ci fa fermare all'apparenza, ci fa scambiare l'apparenza per verità e ci
fa opporre l'apparenza allo Spirito di Dio, per cui noi veniamo a trovarci in
opposizione, e quindi in contraddizione con Dio stesso. Noi addirittura
vogliamo misurare lo Spirito con la nostra sapienza, con le nostre scienze, con
quello che noi capiamo, con quello che noi siamo sicuri!
Abbiamo la certezza che il nostro giudizio è retto solo
quando la nostra intenzione coincide con l'intenzione che viene da Dio, ce lo
dice Gesù, e anche qui abbiamo due tempi In un primo tempo dice: "Io non
sono venuto a giudicare nessuno; sono venuto a salvare, non sono venuto per
giudicare" (Gv 9,39); però in un secondo tempo dice: "Se Io
giudico...", ed è stupendo questo! perché come in un primo tempo dice
anche a noi: "non giudicate" e poi in un secondo tempo ci dice: "non
giudicate secondo le apparenze, ma cercate il vero giudizio", così per Sé
dice in un primo tempo: “Io non giudico, non sono venuto a giudicare"
(certissimamente, Lui non è venuto per giudicare, non è venuto per condannare,
ma è venuto per salvare: "sono venuto per salvare", Egli dice {Gv
12,47}), e in un secondo tempo dice: "Se giudico, il mio giudizio è vero"
(Gv 8,16). E come fa a dire che il suo giudizio è vero? e perché è vero? Non
dobbiamo fermarci alle parole, dobbiamo giungere al pensiero, altrimenti
saremmo superficiali, rimarremmo nell'apparenza.
Lui afferma il perché, lo dichiara: "Il mio giudizio
è vero, perché Io non cerco la mia volontà, ma la Volontà di Colui che mi ha
mandato". Ecco il parlare stupendo di Gesù! ecco la meraviglia, il parlare
stupendo della sicurezza, della certezza! certezza di giudicare: giudizio
giusto!
"Non giudicate secondo le apparenze, ma cercate il
vero giudizio" ci dice Gesù. Quand’è
che questo giudizio è retto? Quando tu non cerchi la tua volontà, ma la Volontà
del Padre, la Volontà di Dio, la Volontà di Colui che ti ha creato. La volontà
è intenzione. Ecco dove è fondata la certezza, la sicurezza!
Come si giunge a conoscere la Volontà di Dio? Quanti
problemi gli uomini si pongono sulla Volontà di Dio! sull'intenzione di Dio,
sul conoscere la Volontà di Dio, sul conoscere l'intenzione di Dio, conoscere
il Pensiero di Dio! Quante volte addirittura si arriva a dire: "questo è
impossibile!" e si butta a mare la Parola di Dio perché si dice: "è
difficile!", oppure il più delle volte cosa succede? Noi magari cerchiamo
o facciamo un tentativo di chiedere: "chissà se Dio vuole questo!". Però
in fondo in fondo noi abbiamo un nostro desiderio, una nostra volontà, una
nostra intenzione e noi finiamo di far volere a Dio quello che vogliamo noi,
per cui diciamo: "Dio vuole questo!", ma in fondo in fondo è perché
la mia intenzione è questa. Ho fatto lo sforzo per cercare l'intenzione, poi
siccome Lui non mi ha risposto, ho detto: "allora seguo questo, è volontà
di Dio che io segua questo". No,
queste sono cafonate, illusioni di creature.
La Volontà di Dio non si confonde mai con la nostra
volontà, con i nostri desideri, con le nostre intenzioni. La Volontà di Dio viene da Dio, il che vuol
dire che soltanto conoscendo Dio noi possiamo conoscere la Volontà di Dio,
l'intenzione di Dio.
L'intenzione di Dio viene da Dio, non viene da altri al
punto tale che Gesù stesso dice: “è necessario che Io me ne vada… per preparare
a voi un posto affinché dove sono Io siate anche voi e possiate
conoscere...".(Gv 16,7; Gv 14,3)
Ecco il tema di oggi è questo "Spazio per lo Spirito di Verità". Siamo nella
settimana dell'Ascensione: Gesù se ne va per lasciare in noi lo spazio per lo
Spirito. Gesù, Dio tra noi, Dio incarnato tra noi, dice: "È necessario che io me ne vada, altrimenti non
si forma in voi lo spazio per lo Spirito di Verità, per accogliere lo Spirito
di Verità” Perché? Perché lo Spirito di
Verità viene dal Padre, per cui “se Io non me ne vado per preparare in voi il
posto, non potrà venire in voi lo Spirito".
Quindi il problema è questo: "Se Io me ne sarò
andato e avrò preparato in voi il posto - lo spazio per lo Spirito di Verità -
allora Io ve Lo manderò "dal" Padre e resterà sempre con voi". È questo "sempre con voi" che è lo
Spirito di Verità, che è Spirito della presenza del Padre e del Figlio... ! per
cui Gesù può dire: "Io sarò sempre con voi!" (cf Gv 14,18). Già! Quando arriva lo Spirito di Verità si
realizza il "sono sempre con voi", altrimenti: "non mi troverete
più, non mi vedrete più!”, “mi
cercherete, ma non mi troverete" (Gv 7,34).
Dobbiamo restare in queste parole di Dio, ché Lui ha
tracciato la strada, ma dal principio alla fine, in senso completo, pieno! ed è
su questa strada che ci sono queste parole. Non possiamo prendere solo le
parole che fanno comodo a noi, secondo la nostra intenzione! Dobbiamo prenderle tutte, facili o difficili.
Non siamo giustificati a rifiutarle dicendo che quelle sono troppo difficili. Non
siamo giustificati a sottrarci dall'impegno con Dio in quanto la cosa è
difficile.
Il problema è questo: in noi si deve formare questo
spazio per accogliere lo Spirito di Verità, anche se Gesù parla di cose
difficili. Sono difficili ma sono parole di Dio per noi e ce le fa arrivare
proprio per formare questo “spazio”: lì è la nostra vita! È la nostra vita! Noi non siamo salvati dalla conoscenza del
mondo, dalla conoscenza delle scienze. Avessimo anche la conoscenza di tutte le
scienze di questo mondo, queste non ci salverebbero affatto!
Non ci salvano le scienze! Anzi, noi facciamo un errore
gravissimo quando vogliamo sottomettere la conoscenza di Dio, lo Spirito di Dio
alla misura delle nostre scienze. Lo Spirito di Dio brucia le nostre scienze.
Non sono le nostre scienze che possono bruciare lo Spirito di Dio. È lo Spirito di Dio che brucia le nostre
scienze!
Noi abbiamo visto ultimamente in questi tempi come ad un
certo momento la scienza ha preteso di misurare la Sindone. Ma è successo un
fatto stupendo e meraviglioso. Volevano le scienze misurare lo Spirito,
volevano cioè calare un'opera dello Spirito, un'opera di Dio, nei loro schemi,
misurarla con le loro tecniche, con le loro lampade. Gli uomini vogliono
misurare Dio con le loro lampade (cfr. nell'orto del Getsemani {Gv 18,3}), con
le loro ragioni, con quello che loro esperimentano, con quello che possono
vedere e toccare. Cosa è successo? È
successo una cosa stupenda e meravigliosa: non sono le scienze che hanno
giudicato la Sindone, ma è la Sindone che ha giudicato le scienze!
E giudicando le scienze, la Sindone ha manifestato al
mondo che le scienze sono mancanti: mancanti! Cioè, le ha messe in contraddizione
l'una con l'altra! Si stanno adesso mordendo gli uni con gli altri, perché ci
sono certe scienze che affermano che la Sindone risale a duemila anni fa, che
il lenzuolo è un lenzuolo di duemila anni fa; e altre che affermano: “no, è di
seicento o settecento anni fa”, e così si sono messe in conflitto l'una con
l'altra. Il che vuol dire che è la Verità di Dio che misura l'e nostre scienze.
Non sono le scienze che misurano la Volontà di Dio! Quindi dobbiamo smetterla
di misurare lo Spirito di Dio con quello di cui noi siamo sicuri, con quello
che noi abbiamo sperimentato, con quello che noi tocchiamo, vediamo, cioè con
le nostre scienze. Lo Spirito di Dio non si misura con le nostre scienze, sono
le nostre scienze che sono misurate dallo Spirito di Dio!
Cosa vuol dire questo? La Verità, lo Spirito si trova
soltanto da Dio: da Dio! E per giungere a Dio bisogna superare tutto, tutto!
anche le nostre scienze!
Bisogna superare tutto: “è necessario che Io me ne vada”,
e dicendo: “è necessario che Io me ne vada”, Gesù dice: “è necessario che voi
superiate tutto (tutte le vostre conoscenze, tutte le vostre sicurezze, tutte
le vostre certezze, tutte le vostre situazioni, ecc.) per avere in Dio il punto
fisso di riferimento, perché si formi in voi lo spazio per ricevere lo
Spirito": perché fintanto che in noi abbiamo altri punti fissi di
riferimento, altre cause, non c'è in noi spazio per la Verità.
È necessario superare tutto perché in noi si formi questo
spazio per accogliere la Verità. E la Verità viene solo da Dio, non viene da
altro.
La Verità viene solo da Dio, e precisiamo ancora, la
Verità viene solo dal Padre e non con un atto magico: viene attraverso la
consapevolezza! quindi attraverso la conoscenza. Dio solo è la giustificazione
di Sé. Dio solo è il rivelatore di Sé; Dio solo è Colui che fa conoscere Se
stesso. Quindi la Verità viene soltanto
da Dio.
Bisogna che in noi si formi questo spazio per poter
ricevere lo Spirito di Verità che viene da Dio: Il sta la nostra vita, lì è la
nostra salvezza.
Alcuni pensieri
tratti dalla conversazione:
-
Le nostre intenzioni sono sempre
basate su un sentimento, cioè sulla paura, quindi su una nostra certezza, ma
non su Dio. Nella paura non si fa spazio allo Spirito, anzi ci troveremo sempre
in contraddizione con certe parole di Gesù e questo avverrà fintanto che la
nostra intenzione non coincide con quella di Dio.
-
Ciò che ti impedisce di formare in
te lo spazio per lo Spirito è l'avere presente altre cause, cioè anziché avere
presente come unica causa Dio, per cui cerchi di vedere tutte le cose dal punto
di vista di Dio, hai presente altre cause. Ma fintanto che tu hai presente
altre cause, fintanto che ti giustifichi in altro (fossero anche cose sante,
sacramenti, ecc.), in te non c'è lo spazio per ricevere lo Spirito di Verità,
lo Spirito Santo.
-
Dio ha un'intenzione sola:
comunicare Se stesso, non può avere un'altra intenzione: non può comunicare
altro da Sé, perché Lui solo è. Lì diventa molto limpida la cosa. Essendo Lui
l'unico Essere assoluto in tutte le cose non fa che manifestare Se stesso, cioè
farsi conoscere. D'altronde questa sua
intenzione Dio l'ha dichiarata apertamente: "Dio vuole che tutti si
salvino e giungano a conoscere la Verità...; la vita eterna sta nella
conoscenza della Verità...; Sforzati di entrare nella vita eterna.." (1 Tm
2,4; Gv 17,3; Lc 13,24). Quindi già per fede posso capire qual è l'intenzione
di Dio e avere anch'io questa sua intenzione.
È un'intenzione diversa da Dio che mi fa ammalare. Se
invece non cerco la mia volontà, ma ho l'intenzione di Dio, lì ho la
possibilità di giudicare con retto giudizio. Però questa fede deve portarmi ad
attingere personalmente da Dio la sua intenzione: è solo da Lui che la si
conosce perfettamente e nella stabilità.
-
Anche noi come gli Apostoli
abbiamo paura a seguire Gesù, perché seguendo Lui corriamo un rischio, il
rischio che Lui stesso ha affrontato: ad un certo momento si è creato un
mucchio di nemici. Perché? Perché con
Lui si vive personalmente (Lui non è una regola, ma una Persona), il che vuol
dire che ci si assume la responsabilità di amare Dio prima di tutto, di cercare
Dio prima di tutto, la responsabilità di conoscere Dio. E allora ad un certo momento saltano tutte le
regole, salta l'ufficialità, salta la convenzione, ecc. e il mondo non sopporta
questo. Gesù ha saltato il "sabato", ha saltato il Tempio, ha saltato
l'autorità, ecc. e ha creato quello che ha creato... Intanto però ci ha fatto
capire che c'è questo rischio, perché ti mette contro il mondo: il mondo
infatti ha delle pretese che non sono compatibili con la ricerca di Dio prima
di tutto. Con Cristo invece si cerca Dio prima di tutto, e allora c'è questo
rischio. e allora quando uno ha paura cerca delle ragioni per sottrarsi e dice:
“ma non è il caso di prendersela così...” (cfr.: "non è il caso di
andare" dicono gli Apostoli),e certamente lì non si fa lo spazio per lo
Spirito.
-
L'Ascensione si realizza in
questo: “È necessario che Io me ne vada", affinché si formi in noi lo
spazio per ricevere lo Spirito di Verità. Quindi Cristo fa coincidere la
necessità che Lui se ne vada con la formazione in noi di questo spazio. Il che vuol dire che fintanto che in noi c'è
un'altra realtà diversa dallo Spirito di Verità, in noi non c'è spazio per lo
Spirito di Verità, perché in noi ci sono altre sicurezze, fosse anche il
Cristo. Cristo per noi è una sicurezza.
Questa sicurezza ad un certo momento ci impedisce di ricevere lo Spirito
di Verità. Per cui io posso essere
fondato anche su Cristo sentimentalmente, su sacramenti, ecc.: questo ad un
certo momento va superato, cioè capito, perché se non è capito ci impedisce di
ricevere lo Spirito di Verità. "È necessario che la Io me ne vada, perché
si formi in voi lo spazio per lo Spirito”. Quindi abbiamo tutto un mondo che
deve andarsene. Cristo stesso, che è il Dio tra noi, deve andarsene perché si
formi in noi lo spazio per ricevere lo Spirito di Verità, perché lo Spirito di
Verità Lo riceviamo dal Padre. Ed è Cristo che andandosene, ce lo manda dal
Padre: "Se me ne sarò andato, ve Lo manderò dal Padre". Però succede
che noi ad un certo momento, con le nostre sicurezze anche dogmatiche ci
troviamo in conflitto con Cristo, perché non riusciamo a capire il significato
di queste parole: perché ad un certo momento su questo cammino, su questa strada,
che e il Cristo stesso, ci sono queste parole? Lui dice: “È necessario che Io
me ne vada affinché possiate ricevere lo Spirito di Verità; ma se me ne sarò
andato e avrò preparato in voi il posto, io ve Lo manderò dal Padre". Ora
anche queste parole sono da mangiare, da assimilare, altrimenti ci intossicano,
perché formano la contraddizione che rivela che in noi c'è un punto che
impedisce la formazione di questo spazio per ricevere lo Spirito di Verità,
perché lo Spirito di Verità viene a noi dal Padre. Il Cristo ce lo manda dal
Padre in quanto, andandosene via forma in noi questo spazio: lo forma facendoci
superare tutte le nostre sicurezze, tutte, perché la nostra unica sicurezza ad
un certo momento deve essere Dio solo e non deve essere più in noi stessi o in altro. Va superata ogni sicurezza
per poter ricevere la sicurezza da Dio; quindi si deve formare in noi questo
spazio, questo vuoto per poter accogliere da Dio ciò che viene solo da Dio. Fintanto che in noi ci sono altre sicurezze,
a qualunque livello (scienze, esperienze religiose, ecc.), queste ci
impediscono di ricevere lo Spirito di Verità, perché lo Spirito di Verità viene
solo dal Padre.
-
L'affermazione "se dorme
guarirà" diventa per gli Apostoli una Sicurezza superficiale, difettosa
(infatti se fosse vero che il sonno guarisce, Gesù andando a svegliare Lazzaro,
andrebbe a sospendere, la "cura" in Lazzaro che dormendo sta facendo
la cura!). D'altronde il dormire di Lazzaro era lo specchio per gli Apostoli:
erano loro gli addormentati e tanto addormentati che non si vogliono svegliare.
Essi infatti si fermano, si appoggiano alla sicurezza di questa loro
affermazione, perché hanno un'intenzione diversa da quella di Dio: la paura!
paura di perdere la loro vera sicurezza: Cristo. Non vogliono tornare in
Giudea, perché temono che venga ucciso (perché la sua morte sarebbe la loro
morte). Quindi questa affermazione "se dorme guarirà" è un alibi che
nasconde la loro paura. La loro paura, in fondo è un rifiuto della parola di
Gesù: “è necessario che io me ne vada”. Ed è quanto succede a noi, perché
accettare questa parola, superare il Cristo, vuol dire superare tutto il nostro
mondo fisico e sentimentale e quindi il nostro io, ed è proprio questo noi non
vogliamo e ne abbiamo paura. Eppure se vogliamo ricevere lo Spirito di Verità
che viene dal Padre è necessario questo superamento di tutto, nonostante la
nostra paura, facendo conto solo su Dio, perché è Lui che ci fa fare questo
superamento.
-
Ciò che impedisce in noi la
formazione dello spazio per lo Spirito è la presenza di altre cause in noi. Siccome
Dio è l'unica Causa, se non supero tutte le altre cause, cioè tutte le ragioni
con cui giustifica le cose, e che diventano intenzione, non posso ricevere lo
Spirito Santo, perché lo Spirito Santo ha come unica ragione giustificante Dio,
il Padre. Quindi con lo Spirito Santo c'è un salto di tutte le cause seconde,
per cui non giustifichi più le cose con le cause seconde, non dipendi più da
esse, non ti appoggi più su di esse, non riferisci più le cose ad esse (sono
gli uomini che fanno, ecc.). No, no! è Dio! è Dio! Lo Spirito Santo di Verità
ti mette sempre tutto in rapporto con Dio. Infatti il Cristo che parla nello
Spirito di Verità ti rapporta sempre tutte le cose al Padre, ed è questa la
caratteristica del Cristo: supera sempre le cause seconde e riferisce tutto al
Padre, non alla società o alla cattiveria degli uomini, ecc.
-
A Dio si arriva più non sapendo
che sapendo, perché altrimenti tu opponi a Dio quelli che sai, come questi
discepoli.
-
È l'intenzione diversa da Dio che
ti fa essere superficiale per cui ti fa dare ragione a ciò che è secondo la tua
intenzione, per cui tu credi di riconoscere il "vero", invece tu
riconosci soltanto quello che corrisponde alla tua intenzione (es. la paura),
al tuo "vero". È solo l'intenzione che viene da Dio che ti fa
giudicare bene, perché ti fa vedere le cose dal punto di vista di Dio, cioè di
Dio come unica Causa in cui c'è la ragione di tutto. Si cammina verso questa
meta assimilando tutte le Parole del Cristo (è chi ci invita a pranzo che
prepara il cibo, non noi).
-
Ciò che non si comprende in Dio diventa
impedimento (perché diventa regola, dovere) a ricevere lo Spirito di Verità
(tutti i segni e quindi anche i sacramenti).
I Sacramenti ti sono dati come mezzi per aiutarti ad arrivare allo
Spirito di Verità che viene dal Padre, però arriva un certo momento in cui si
richiede questo superamento, perché i Sacramenti non sono altro che Cristo tra
noi. Ora, come il Cristo tra noi dice: "è necessario che Io me ne
vada", così anche nei suoi segni è necessario che Lui se ne vada per
portarti allo Spirito, per cui tu non ti fermi più ad essi: prima ne ricevi
conforto ("Signore come sei buono: ho mancato, mi confesso e sono
perdonato”), ma poi ad un certo momento Dio ti fa capire che devi salire a Lui
per cercare la ragione e la giustificazione delle cose in Lui e da Lui. Quindi
tutto è un aiuto, pane spezzato, ma per farti maturare a quel grande salto in
cui le cose vanno viste dal Padre. Il Sacramento è un segno, per cui tu ad un
certo momento devi andare al di là del segno, se vuoi arrivare a capire; devi
superare il segno per trovare, arrivare alla Realtà. Se credo alle parole di un
annuncio (es.: "guarda che in quel tal luogo c'è una bella casa"),
vado a vedere e trovo la realtà “casa”. Allora
è la realtà-casa che ti fa superare il segno (le parole). Se tu invece resti
nel segno, non arriverai mai a vedere quella "realtà". Bisogna
arrivare alla "realtà" che sta al di là delle parole, andare al di là
poiché la realtà non è più parola, per cui tra la nostra anima e Dio non ci
sono più intermezzi di parole: c'è la Realtà Dio! e Dio vuole condurti a
trovare Lui come Realtà! Cristo vuole portarci "dove" Lui è; e dove
Lui è, è là dove non c'è niente in mezzo, perché tra il Figlio e il Padre
certamente non c'è niente in mezzo. È la paura di vivere personalmente, di
assumerci la responsabilità della Verità che ci impedisce di fare questo salto,
perché noi vogliamo sempre l'approvazione o la conferma degli altri. E lì
rechiamo un'offesa a Dio, perché Lui sta parlando personalmente con ognuno di
noi su certe cose e noi andiamo da un altro per chiedere: "è vero quello che Lui dice?". Lì rechi un'offesa!