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Ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce"  Gv11 Vs 10


Titolo: Vacare Deo (essere libero per Dio).


Argomenti: Il giorno e la notte.   Dio è il protagonista degli avvenimenti.  La notte è assenza d’intenzione. Camminare nel giorno e  nella notte.  La dedizione a Dio.    La luce è l'intenzione.  Dio si concede al problema della creatura. La luce che passa.


 

25/aprile/1993 Casa di preghiera Fossano.


Esposizione di Luigi Bracco:

 

Siamo giunti al versetto 10 del cap.  XI di s. Giovanni.  Gesù dice: "Ma se uno cammina di notte inciampa, perché gli manca la luce". Precedentemente aveva affermato: "Se uno cammina di giorno non inciampa, perché egli vede la luce di questo mondo".  Adesso, confermando, dice il motivo per cui uno inciampa: dice: "se uno cammina di notte inciampa, perché gli manca la luce".

Anche qui è Parola di Dio, e in quanto è Parola di Dio ha un senso spirituale, perché Dio  parla sempre nel suo Spirito, e anche se le parole ci presentano cose umane, cose che vediamo con i nostri occhi e tocchiamo con i nostri sensi, ci presentano sempre argomenti dello Spirito. Il Figlio parla nel Padre e quindi anche qui dobbiamo chiederci il significato, il senso per la nostra vita spirituale, quindi per la nostra vita essenziale (Dio parla per formare in noi questa vita essenziale, che diventa vita eterna in noi) di queste parole: "Se uno cammina di notte inciampa perché gli manca la luce".

Soprattutto dobbiamo cercare che cosa Dio ci vuole rivelare di Sé in queste parole. Dio in tutto ci parla di Sé, perché è nella conoscenza di Lui che sta la nostra vita vera, la nostra vita eterna.

Qui ci fa capire che c'è un camminare di giorno e c'è un camminare di notte. Prima aveva affermato che di notte non si può fare niente; qui dice che se uno cammina di notte inciampa, e dà anche il motivo: "perché gli manca la luce. Altrove dice: “Colui che cammina nelle tenebre non sa dove va” (Gv 12,35).

Dobbiamo richiamare gli argomenti già trattati domenica scorsa: il fatto del giorno e della notte, di queste ore che ci sono nel giorno ("il giorno è fatto di dodici ore") e che le ore sono determinate dalla Parola di Dio che arriva a noi.

Dobbiamo richiamare il concetto di questo "giorno" e di questa "notte", per arrivare poi a capire cosa voglia dire camminare di giorno e camminare di notte e quali ne siano le conseguenze: le conseguenze del camminare di giorno e del camminare di notte, perché Gesù stesso dice: "Camminate fintanto che avete la luce, affinché le tenebre non vi sorprendano" (Gv 12,35).  Ecco, c'è questo rischio per ogni uomo, che se non cammina fintanto che ha la luce, corre il rischio di essere sorpreso, quindi "preso" dalle tenebre, e “se uno cammina nelle tenebre - dice Gesù - inciampa e cade".

Dobbiamo chiederci anche che cosa voglia dire questo camminare nella notte, questo camminare nelle tenebre e che cosa voglia dire questo "inciampare", questo cadere, con le relative conseguenze.

Il giorno è determinato dalla luce, la notte è determinata dalle tenebre, cioè dall'assenza di luce. E anche qui dobbiamo chiederci come mai nella vita dell'uomo, c'è il giorno e c'è la notte, c'è la luce e ci sono le tenebre. Tutto ha un significato: nulla esiste che non abbia un significato perché tutto è opera di Dio. È opera di Dio la luce e sono opera di Dio le tenebre.  Quindi sia l'una che le altre hanno un significato e un significato per noi e noi dobbiamo chiederci qual è, perché tutta l'opera che Dio fa la fa per noi, per dare a noi la possibilità di conoscerLo.

Abbiamo visto domenica scorsa che la notte è caratterizzata dal fatto che tutte le cose arrivano a noi indipendentemente da noi. Tutto il mondo, tutta la creazione, le parole stesse di Dio arrivano a noi indipendentemente da noi.  Tutti i giorni noi siamo sorpresi da avvenimenti che non siamo noi a fare, che non sono gli uomini a fare, per cui protagonista degli avvenimenti è un Altro, non sono gli uomini. Noi facciamo un errore grande quando leggiamo, interpretiamo gli avvenimenti, i fatti, in funzione di: "gli uomini sono i protagonisti". No, gli uomini non sono i protagonisti.  Dio è il Protagonista! Se personalmente per ognuno di noi, i fatti ci sorprendono, le cose esistono indipendentemente da noi ("le stelle ci stanno a guardare", quindi esistono indipendentemente da noi) non siamo noi che le abbiamo fatte. E in quanto esistono indipendentemente da noi, da ognuno di noi, evidentemente esistono indipendentemente da tutti gli uomini (tutti gli uomini non sono che noi, e noi non siamo che gli altri), quindi non dobbiamo leggere gli avvenimenti in chiave di "protagonisti gli uomini". Noi se vogliamo leggere e intendere bene, dobbiamo leggere in funzione di "Dio è il Protagonista", quindi Dio è l'Autore, Dio è il Creatore. Se è il Creatore è il Protagonista.

E abbiamo detto che la creazione non è avvenuta nel tempo o in principio. La creazione è continua, poiché Dio è fuori del tempo.  Se è stato il Creatore un momento è ancora adesso il Creatore in tutto: quindi tutto è opera sua. Lui è il Protagonista, Lui è il Signore, Lui governa i tempi, Lui conduce i tempi, come conduce la vita di ognuno di noi ad un fine ben preciso: Lui crea tutte le cose in una sua finalità, in una sua intenzione. E così, se conduce gli avvenimenti, la storia e la vita di ognuno di noi ad un punto ben preciso, vuol dire che Lui ha ben in mano tutti gli avvenimenti.  È Lui che determina ogni cosa (è Lui il Regista!): dialoga con ognuno di noi in ogni cosa, dialoga con i nostri pensieri sbagliati, errati, con le nostre stesse bestemmie, sempre per riportarci sul cammino e per farci camminare verso la nostra meta.

Ecco, abbiamo detto, tutti gli avvenimenti che arrivano a noi indipendentemente da noi, costituiscono la notte: é la notte in cui noi ci troviamo.

Invece la luce (il giorno) è determinata da ciò che non arriva a noi senza di noi.

Quindi la notte arriva a noi senza di noi, come d'altronde il tempo che passa: il tempo passa senza di noi. La luce, il giorno non arriva a noi senza di noi: la vita eterna, ciò che è eterno, non è conosciuto da noi senza di noi. Quindi il tempo è conosciuto, subito, e proprio perché subìto è conosciuto, anche se non sappiamo che cosa sia; noi vorremmo che il tempo non passasse e invece il tempo passa; noi vorremmo non morire e invece la morte viene.

Ci sono degli avvenimenti che ci sorprendono, che ci cadono addosso e tra questi soprattutto c'è il tempo che passa: la vita passa, il tempo passa e arriva la morte, ecc.: tutto questo avviene indipendentemente da noi. Questi avvenimenti noi li subiamo e se li subiamo non li possiamo ignorare, però non li capiamo, cioè non abbiamo la luce su queste cose: perché c’è il tempo? perché il tempo passa? perché tutte le cose aiutano? perché c'è la morte?

Ecco, gli avvenimenti ci sono, i fatti ci sono, le creature ci sono, sono soggette a cose che loro non vorrebbero, e tutto questo costituisce la notte in cui si trova ogni uomo; per cui tutta la creazione di Dio è fatta con questi due grandi periodi: notte e giorno (cfr.: Genesi: "e fu sera e fu mattina...")

La notte è costituita da tutte le cose che arrivano a noi indipendentemente da noi; noi non le capiamo. E perché non le capiamo? Perché non ne riusciamo a capire il senso, il significato. Che significato hanno?

Il significato delle cose non arriva a noi senza di noi.

Quindi le cose arrivano a noi senza di noi e siamo nel Regno di Dio. Il significato delle cose non arriva a noi senza di noi, cioè senza la dedizione nostra a-.

E allora chiediamoci: cos'è che costituisce la notte, cos'è che costituisce il giorno?

A questo punto noi possiamo definire ben chiaro che la notte è costituita da tutte quelle cose di cui noi non vediamo il significato, cioè di cui noi non conosciamo l'intenzione.

La notte è costituita da tutte quelle cose che noi constatiamo, subiamo, ma di cui noi ignoriamo l'intenzione. Quindi la notte è assenza di intenzione, assenza di conoscenza, di intenzione, quindi è problema. La notte per noi costituisce un problema: perché questo?  Ecco, il "perché?" è un problema, ed è il vero grande problema di ogni uomo.

Il giorno invece è costituito (il giorno è luce) dalla luce, abbiamo detto; il giorno è costituito dal conoscere l'intenzione, il significato. Però l'intenzione, il significato che è nelle cose, questo non si può conoscere senza di noi. Perché non senza di noi? Perché il significato delle cose viene dalla Volontà di Dio, viene dall'intenzione di Dio. E l'intenzione di Dio, la Volontà di Dio non è scritta nelle cose. L'intenzione di Dio, la Volontà di Dio viene solo da Dio, ed è soltanto conoscendo Dio, soltanto guardando le cose dal punto di vista di Dio che noi possiamo attingere l'intenzione, e conoscendo l'intenzione, qui abbiamo la luce: ecco che la notte viene illuminata, la nostra notte viene illuminata dall'intenzione.

Dico, l'intenzione non può essere percepita senza di noi e quindi noi non possiamo entrare nella luce senza di noi. Ecco perché Gesù dice: "Camminate!".

Adesso possiamo capire cosa vuol dire camminare nel giorno, camminare nella luce. Se la luce è determinata dalla conoscenza dell'intenzione, quando si conosce un'intenzione bisogna camminare in questa, perché non si può conoscere un'intenzione senza di noi, ma non si può nemmeno restare nella luce senza di noi.

Per questo Gesù dice: "Quando avete la luce - cioè quando conoscete l'intenzione -  camminate in essa". Gesù è il Figlio di Dio e tutte le cose che dice le dice sempre riferendole al Padre, il che vuol dire sottinteso: "quando conoscete l'intenzione del Padre, la Volontà del Padre (la Volontà vuol dire il fine per cui il Padre fa tutte le cose), camminate!".

E dice e conferma e giustifica questa necessità di camminare dicendo: "affinché non siate sorpresi dalle tenebre", il che vuol dire che c"e questo rischio nell'uomo. Se l'uomo non cammina nella luce, nella luce che gli è arrivata, che ha conosciuto, che Dio gli ha fatto conoscere (perché la luce, essendo intenzione di Dio, conoscenza dell'intenzione viene soltanto da DIO), la perde ed è sorpreso dalle tenebre.

Ora soltanto in quanto uno ha percepito quest'intenzione può camminare; però non è detto che cammini. Se non cammina non basta che la luce sia arrivata, perché dice Gesù: "resta sorpreso dalle tenebre": sorpreso vuol dire che subisce le tenebre.

Abbiamo detto: la notte, le tenebre, arrivano a noi senza di noi. Non si può restare nella luce senza di noi, perché per restare nella luce bisogna camminare e questo richiede un impegno, una dedizione da parte nostra; per questo ci dice: "dovete camminare!".

Gesù dice: "se tu non cammini nella luce, le tenebre ti piombano addosso". E aggiunge: "quando si cammina nelle tenebre si inciampa e si cade".

Dobbiamo chiederci cosa significa questo inciampare, questo cadere. Intanto ecco perché tutte le volte che incominciamo a capire qualcosa, tutte le volte che arriva a noi un raggio di luce da parte di Dio, dobbiamo sempre aspettarci una prova. Dio ci mette alla prova affinché noi abbiamo a camminare nella luce ricevuta, cioè ad affermare la luce ricevuta: ecco cosa vuol dire camminare in quella luce!

Ci mette alla prova per dare a noi la possibilità di fare, di affermare, di sostenere la luce ricevuta. Certo, la prova ci fa correre il rischio di non affermare quella luce e quindi di perderla.  Ecco il motivo per cui si resta sorpresi dalle tenebre.

C'è una regola, la regola del Regno di Dio: dopo ogni luce c'è la prova. La luce arriva a noi, non senza di noi, però è sempre opera di Dio: viene soltanto da Dio quindi è grazia di Dio.  Dico, dopo ogni raggio di luce che Dio ci fa arrivare, dobbiamo aspettarci una prova: dopo il Tabor c'è il Calvario, c’è morte del Cristo. Dobbiamo sempre aspettarci la prova: la prova in cui noi dobbiamo pagare un prezzo: dobbiamo restare fedeli alla luce che è arrivata dichiarandola, affermandola.

È un amore che si offre ad essere tradito, ma da parte di Dio si offre ad essere tradito non perché lo tradiamo, ma per essere confermato. Una luce è sempre un amore. Quando Dio ci presenta un amore, ci attrae, dobbiamo sempre aspettarci l'offerta per tradire questo amore, di preferire altro.

Ora, Dio non tenta al male, il che vuol dire che Dio non ci presenta il rischio di tradire quell'amore che Lui ha suscitato in noi, Dio non ci presenta il rischio di cadere. Lui lo fa per confermarci in questo amore, per dare a noi la possibilità di dichiararlo, di sostenerlo, per rafforzarlo.

Però ci fa correre il rischio di tradire se non camminiamo.

A questo punto allora capiamo cosa vuol dire camminare. Camminare vuol dire affermare, sostenere: sostenere quella luce che si è incontrata con noi, che ci ha illuminato. È "la luce che va messa in alto": io vivo per questo! E io debbo sostenere questo! Di fronte ad ogni altra occasione o proposta: "vieni qui...; andiamo là...; ecc." debbo rispondere: "no, no, io sono riservato per questo!".

Solo così affermo la luce: "Io appartengo a-!". La luce è appartenenza: quando la luce arriva ci fa appartenere a-, ci attrae. La luce è attrazione. Ora però, quando uno è attratto, deve difendere questa sua attrazione, deve difendere questo amore: io appartengo a-, quindi non posso dedicarmi ad altro: ecco il camminare!

Camminare vuol dire dichiarasse di fronte a tutte le occasioni di scegliere altro, abbracciare altro, vivere per altro, ecc., dichiarare sempre: "no, io non posso perché appartengo a questo".  È Maria che ad un certo momento non può nemmeno aiutare Marta, nonostante che Marta solleciti questo aiuto presso il Maestro. Non può aiutare Marta perché?  Perché c'è il Maestro che parla! C'è il Maestro che parla! ecco la luce!

E quando c’è il Maestro che parla ci vuole questa disponibilità estrema: e Lui che sta parlando con me!  Io non posso distrarmi per altro!  A questo punto anche l'amore del prossimo crolla, cade; crolla la carità, crolla tutto! Perché? perché “i poveri li avrete sempre con voi - dice Gesù - ma non sempre avrete Me" (Gv 12,8). Il che vuol dire che quando Dio parla e fa sentire la sua voce e quindi fa giungere la sua luce, ci vuole questa dedizione estrema, questo lasciare tutto per-.

Il tema di oggi è: “Vacare DEO” (=fare vacanza da tutto per Dio). È questo liberarsi da tutto per poter essere liberi per-, perché se uno non si libera da tutto, non può più restare nella luce e la marea delle tenebre ti prende.

Questa marea di tenebre che sale è una marea montante che ti riprende, per cui ad un certo momento tu ti accorgi che devi correre per questo, hai quel dovere da compiere: “i buoi, i campi, la moglie” che ti assorbono, ti prendono, e ti impediscono di pensare Dio, dì dedicare il tuo pensiero a Lui. E quando tu desidereresti ritrovare quella luce che ti ha illuminato, quella è un sogno, una memoria: non c’è più! Non funziona più! Ecco, sono le tenebre che ti hanno preso.

Le tenebre per l'uomo sono sempre un problema, perché l'uomo e fatto per la luce. Dio ci ha creati per la luce e noi soffriamo nelle tenebre. Ho detto che le tenebre sono costituite da avvenimenti, fatti, creature, cose che arrivano a noi indipendentemente da noi, per cui sono cose subite, sono sentimenti che proviamo, di cui però non capiamo il significato. Quando non capiamo il significato per noi c'è sofferenza. Perché? Il nostro "perché?" rivela una Sofferenza, perché siamo fatti per capire e soprattutto per capire il significato che è dato dall'intenzione di Colui che è il Protagonista di tutte le cose, cioè del Creatore di tutte le cose. Soltanto conoscendo l’intenzione di Dio siamo nella luce: l'intenzione ci illumina, ci rivela il significato delle cose. Ecco perché tutte le volte che noi riteniamo o diciamo di essere noi i protagonisti, ci buttiamo in un mare di tenebre.

La luce viene dall'intenzione di Colui che crea e noi non siamo i creatori. Certissimamente noi non siamo i creatori; noi non siamo i signori dell'universo; noi non siamo i protagonisti.  Affermare noi come protagonisti, noi come principio delle cose, come principi autonomi degli avvenimenti, dei fatti o di qualche cosa, certamente è buttarci nelle tenebre, perché è inaugurare un altro principio là dove c'è un unico Principio: “In Principio era il Verbo" (Gv 1,1).  Questo, il Verbo, è il Principio di tutte le cose.

Se il Verbo di Dio è il Principio in cui tutto è fatto e tutto continua ancora oggi ad essere fatto, soltanto nel Verbo di Dio che è il Pensiero di Dio, che è l'Intenzione di Dio, soltanto lì c'è la luce.

Non dobbiamo lasciarci portare via da quelle che sono le impressioni, i sentimenti, il mondo superficiale che è poi tutto il mondo sentimentale nostro, e son tutti i nostri sentimenti, quello che vediamo e tocchiamo. Non dobbiamo lasciarci guidare, dominare, da quello che vediamo e tocchiamo poiché qui siamo nella notte; e Gesù dice che chi cammina nella notte inciampa e cade, e non può essere in modo diverso.

Allora c'è sempre questo mondo da superare, Noi ci troviamo con questi due grandi mondi in noi.  Ecco, tutto è fatto di periodi di notte e di giorno ("di sera e di mattina") e la notte è quando non si vede la luce, cioè non si vede l'Intenzione, il Pensiero di Dio, non si vede il significato delle cose. Ora, siccome la notte arriva a noi indipendentemente da noi (mentre la luce non arriva a noi indipendentemente da noi) corriamo il rischio di inciampare.

Quindi questa notte che arriva a noi indipendentemente da noi (mentre la luce non arriva a noi indipendentemente da noi) corriamo il rischio di inciampare.

Quindi questa notte che arriva a noi indipendentemente da noi si riduce tutto a sentimenti, sensazioni, mondo che si fa sentire. Dico: mondo che si fa sentire e ci fa correre il rischio di vivere dietro a quello che sentiamo: sentiamo una voce e corriamo dietro la voce… No! fermati! non lasciarti sedurre! La notte arriva ed è necessario che arrivi ("viene la notte" dice Gesù), ma per uno scopo ben preciso: la notte arriva per formare in te il problema.

Ma chi risponde al problema non sono le creature nella notte. No, tutte le creature urlano di non essere Dio e quindi di non poter rispondere al nostro problema principale. Quindi tu non sentire le creature! anche se sono creature di Dio, tu non seguirle! perché tutte le creature arrivano a te nella notte per prepararti all'incontro con l'Alba, per prepararti all'incontro con il Sole.

Il Sole è Cristo. E Cristo chi è? Cristo è Colui che ti manifesta l'intenzione di Dio. Ecco la meraviglia!  Ecco la luce! l'Intenzione!

Quindi tu non camminare nella notte, cioè non camminare fintanto che non vedi l'intenzione di DIO! il che vuol dire: non camminare seguendo i tuoi sentimenti: "faccio questo perché mi piace...". Quello e sentimento e quello ti fa inciampare e cadere e ti rende prigioniero, il che vuol dire che ti rende impossibile la disponibilità per Dio, ti toglie la disponibilità per Dio!

Ora la notte, che è problema per noi, è fatta per preparare il nostro animo ad incontrare Colui che risponde al nostro problema.  E Colui che risponde al nostro problema è Colui che ci fa vedere le cose dal Principio, cioè nell'intenzione di Dio. L’intenzione che illumina e che fa "giorno".  È l’intenzione!

Ma l'intenzione di Dio soltanto Colui che viene da Dio la conosce. Quindi ecco perché soltanto Colui che viene da Dio, quindi il Cristo, il Dio tra noi, può rivelare a noi l'intenzione del Padre e quindi fare luce sul nostro problema.

Ecco, questa è la luce che sorge nel nostro mondo.

Però Gesù dice: "Fintanto che avete la luce (ecco, la luce che Lui stesso ci reca), camminate per non essere sorpresi dalle tenebre".  Dicendoci quel "fintanto", l'abbiamo già visto domenica scorsa, ci fa subito pensare che non è sempre con noi.

E noi allora dobbiamo chiederci: ma forse la luce è soggetta al tempo? La luce è conoscenza! e la conoscenza non è forse eterna? Certissimamente non è soggetta al tempo.  E come mai, Lui che viene a recare la luce non resta sempre con noi? Lui che è venuto a recarcela luce, tant’è vero che ci dice: "Fintanto che io sono nel mondo sono luce per il mondo", come mai non resta sempre con noi? Ci dice quel "fintanto" che è terribile.  Abbiamo detto che è terribile quel "fintanto" poiché ci pone un problema grandissimo. Se ci dice: "fintanto che la luce è con voi", vuol dire che la luce è soggetta al tempo, al mutare.. viene la notte! Gesù stesso dice: "Viene la notte..." (Gv 9,4).

Quindi c'è una notte all'inizio in cui tutti noi ci troviamo e che ci pone il problema. C'è il Cristo (il Sole) che viene a comunicarci le cose dal Principio, dal Padre, e ci fa vedere l'intenzione del Padre e ci illumina. Però mentre ci illumina ci dice anche: "camminate! perché viene la notte! camminate per non essere sorpresi dalla notte... Camminate fintanto che io sono nel mondo".

Allora il problema: è mai possibile che la luce sia soggetta al tempo, al mutamento? Se c'è una cosa che non è soggetta al mutamento è la Verità. La Verità è eterna. Ciò che è vero, è vero al di sopra del tempo, non è condizionato, è trascendente. Ciò che è vero, è vero qui, come è vero in Asia, come è vero negli Stati Uniti, come in Australia. È vero ovunque. È vero cinquemila anni fa ed è vero da qui a cinquemila anni: sarà sempre vero. Ecco, dico, la Verità, la conoscenza della Verità è trascendente. Dio ci invoca, ci supplica, insiste, affinché noi abbiamo a cercare la Verità, cioè questa cosa eterna che non è più soggetta a mutamenti, che non è più soggetta al tempo, affinché noi abbiamo a trovare la nostra vita, perché la nostra vita sta lì.

DIO insiste su questo, però nello stesso tempo dice: "camminate fintanto che avete la luce".  Ci fa pensare allora che questa luce, che questa conoscenza sia soggetta a mutamento: cioè la luce che reca a noi il Figlio di Dio con noi, che parla a noi, che risponde ai nostri problemi.  Come mai?  Perché?

La notte è fatta dai nostri problemi, i problemi dell'uomo. Tutti i problemi dell'uomo, posto di fronte a tutte le opere di Dio, è quello di capirne il significato, di capire il pensiero che c'è in esse (così come ora cerchiamo di capire il pensiero che c'è nelle parole di Gesù che abbiamo letto), poiché il pensiero non è evidente come sono invece evidenti le parole, le creature, le cose, i fatti. Le creature arrivano a noi senza di noi, le parole arrivano a noi senza di noi, ma il pensiero, il significato delle cose non arriva a noi senza di noi. E quindi c'è questo "doppio mondo" 'in cui ognuno di noi si trova:

-                            il mondo delle cose che arrivano a noi senza di noi

-                            e il mondo delle cose che non arrivano senza di noi.

Il primo costituisce tutto questo mondo "apparente" delle cose, in cui ci troviamo.  Diciamo apparente ciò che noi avvertiamo, tocchiamo, sentiamo ma di cui non capiamo lo Spirito, di cui non capiamo il significato. La vera grande Realtà è lo Spirito, è il significato, è il Pensiero che c'è nelle cose. Il Pensiero è eterno, mentre le cose passano, mutano.

Ci troviamo in questo problema, perché siamo fatti per conoscere, siamo fatti per la luce e ci troviamo con un mondo di cose che sono per noi nella notte.

Allora, dico, abbiamo Dio che reca a noi la luce ("fintanto che Io sono nel mondo, sono luce per il mondo"), che reca a noi la luce, ma la luce sui nostri problemi. Abbiamo Dio che si concede ai nostri problemi e reca la luce ai nostri problemi.

I nostri problemi sono quelli di capire. Il Dio che viene a rispondere ai nostri problemi è il Dio che si concede ai nostri problemi: si concede e quindi ci fa capire qual è il senso di questi problemi.

Abbiamo detto che il senso di tutti i nostri problemi è di illuminarci, di farci vedere qual è l'intenzione fondamentale di Dio: qual è l'interesse principale che dobbiamo avere dentro di noi: questa è la rivelazione di Dio sui nostri problemi! Dio risponde ai nostri problemi.  Dio si concede.

Ma che Dio si conceda ai nostri problemi è soltanto un mezzo per preparare noi a concederci ai suoi problemi, ai problemi di Dio: Dio per noi è un problema; imparare a vedere tutto dal suo punto di vista è un problema per noi.

La vita non sta in "Dio che risponde ai nostri problemi", ma sta nel concederci ai problemi di Dio, nel vedere le cose dal punto di vista di Dio.

Ora, dico, abbiamo Dio che si concede alla creatura, ai problemi della creatura, che viene ad illuminare i problemi della creature. Ma illuminare i problemi della creatura non è ancora conoscere Dio. Dire alla creatura: "tutte le cose avvengono e tutte le cose mutano, passano, quindi ti fanno soffrire, perché tutte le creature, anche le persone, muoiono, tutto muore, tutto è soggetto al tempo, tutto! unicamente per farti cercare Dio", non è ancora far conoscere Dio alla creatura.

Ora quando tutta la creazione e tutta la luce che illumina i nostri problemi, la nostra notte si conclude in questo: "Tu devi cercare DIO!", con questo non ci fa ancora conoscere Dio. Che mi si dica: "tu devi andare là", va bene, ma non è dicendomi che io debbo andare là, che io vada là, però il dirmelo già mi illumina in quanto mi fa capire che debbo arrivare là. Mi illumina in quanto dà un senso alla mia vita: tu sei stato creato per arrivare là!

Ma quando uno mi dice che debbo arrivare là, mi dà la possibilità di camminare per arrivare là, ma non è detto che io sia già arrivato là: mi dà la possibilità di camminare! Ecco perché Gesù ci dice: "fintanto che la luce è con voi", cioè fintanto che io sono con voi e vi dico: devi arrivare là, cammina! perché se tu non cammini il mondo ti riprende!

Ecco perché Gesù dice: "fintanto che la luce è con voi..": questa luce! luce che è concessione dì Dio e in quanto è concessione di Dio non è ancora conoscenza della Verità, conoscenza di Dio.  Per cui questa luce passa in quanto se io non cammino non arrivo a-, e se non arrivo, resto preso dalle cose del mondo, in balla di esse, "gettato nelle tenebre esteriori".

Sono le cose del mondo che adesso diventano in me intenzione, perché se io ho un'automobile e adopero l'automobile per andare in un certo luogo, l'automobile mi serve benissimo: è un mezzo. Ma se io non so dove andare, l'automobile diventa un problema: cosa ne faccio? Io non posso vivere per l'automobile. L'automobile a quel punto diventa intenzione dentro di me, e tutte le creature, tutte le cose ad un certo momento se noi non capiamo il significato che esse ci comunicano di Dio e quindi se non accogliamo questo invito che ci fanno a camminare verso Dio, diventano intenzione in noi per cui perdiamo la luce e siamo sorpresi dalle tenebre.

Tutte le creature ci sollecitano a camminare verso Dio, perché in tutte le cose c'è questo Verbo di Dio, questo Cristo che in tutte le cose ci dice: "tu devi cercare Dio prima di tutto! per cui non preoccuparti del mangiare, del vestire, non preoccuparti delle creature, ecc..., ma cerca Dio prima di tutto!". Questa è la luce nel nostro mondo! Questa è la luce nei nostri problemi: farci capire l'intenzione che Dio scrive in tutte le cose, cioè  la meta, il fine per cui dobbiamo vivere.

Però se noi non camminiamo, tutte le creature diventano in noi intenzione, tutte le cose che vediamo, che incontriamo tutte le creature diventano in noi intenzione.

Al posto dell'intenzione di Dio (ecco qui la caduta!) noi cadiamo nell'intenzione nostra, cioè nelle creature fatte intenzione: le creature diventano pensiero, diventano attrazione, diventano nostri padroni.

Ecco questo cadere, questo camminare nella notte. "Chi cammina nella notte inciampa e cade", perché? è perché "non sa dove arrivare" dice Gesù. Quando uno non sa dove andare, resta preda di tutte le cose che incontra.

Ecco, la luce di Dio nei nostri problemi, ed è una luce che passa, perché "non sempre avrete Me" dice Gesù, questa luce ci è data per farci capire dove dobbiamo andare, affinché sappiamo dove andare e affinché abbiamo la possibilità di camminare. Però, dico, questa luce che ci fa correre il rischio di cadere nelle tenebre ci ammonisce: "cammina!". Se tu cammini, la luce non passa più! Se tu cammini arrivi alla meta: lì questa luce diventa eterna, perché camminando nella luce, al luce ti conduce a conoscere Dio.

Cristo è venuto per condurci a conoscere il Padre e lì c'è la vita eterna e la vita eterna sta nel vedere le cose dal punto di vista di Dio.

E allora abbiamo capito che Dio si concede all'uomo attraverso Cristo: si concede all'uomo, cioè si concede ai problemi dell'uomo, per far capire il significato di questi problemi, affinché l'uomo abbia a capire che deve arrivare là e che quindi deve camminare.

DIO si concede all'uomo per formare nell'uomo la capacità di concedersi a Dio. Ora, il tempo grande è questo: la creatura che si concede a Dio (secondo tempo).  Tutta l'opera che Dio fa concedendosi all'uomo (primo tempo) è soggetta a questo grande rischio: sangue sparso invano. Per cui noi possiamo trovarci un giorno di fronte al Dio che ci dice: "per te Io ho patito, per te Io sono morto, per te Io ho sparso tutto il sangue e tu non hai capito niente!".

Tutta l'opera che Dio fa concedendosi all'uomo, cioè concedendosi ai nostri problemi, per farci capire il significato e quindi la luce nel nostro mondo, tutto questo ha una funzione ben chiara, ben precisa: formare in noi la capacità di concederci a Dio, perché la luce eterna che si annuncia in tutto senza di noi, non si dà a noi senza di noi. Si annuncia, ma non si dà a noi senza di noi, il che vuol dire che richiede da parte nostra questo nostro concederci a-.

Questo concederci a Dio è la conclusione di tutta l'opera di Dio, per cui Lui si concede prima a noi, per formare in noi questa capacità, questo interesse, questa luce.  Egli forma in noi questo interesse perché risponde al nostro problema altrimenti noi cadiamo nella notte e "chi cammina nella notte non sa dove andare", cioè non sa per cosa vivere. Tutto il mondo corre, non sa dove andare, tutto il mondo fatica, suda, tribola, si arrabbia, fa la guerra e non sa per che cosa. Gli uomini non sanno per che cosa vivere! È tutto un mondo immerso nella notte, nelle tenebre. Dio si concede a questi problemi e ci fa capire perché ci sono questi problemi, perché ci sono queste guerre, queste lotte, queste angosce, queste tribolazioni, queste fatiche: "perché dovete capire dove dovete andare - ci dice Cristo - Dio vi ha creati per questo: per conoscere Lui!".

Comunicandoci questo, dice: "dovete dedicarvi a questo". Ecco, Dio opera nell'uomo, affinché l'uomo capisca ciò cui de ve dedicarsi, ciò per cui deve vivere, dove deve andare.

E questo dedicarsi vuol dire, profondamente, liberarsi da tutto il resto, cioè liberarsi da tutto ciò che non è Dio per potersi dedicare a Dio, perché soltanto dedicandosi a Dio (e dedicarsi a Dio vuol dire dedicarsi a guardare le cose dal punto di vista di Dio), si rimane con Dio e si arriva alla conoscenza di Dio, cioè alla luce eterna.

Ecco perché la luce che ti chiama indipendentemente da te, senza di te, non si concede senza di te, cioè se tu non ti concedi ad essa. Quel "senza di te", vuol dire che se tu non ti concedi alla luce, cioè se tu non ti dedichi alla luce, se tu non ti dedichi a Dio, cioè se non ti dedichi a vedere le cose dal punto di vista di Dio, non puoi restare nella luce, non puoi trovare la vita eterna, non puoi trovare Dio, non puoi conoscere Dio.

Ecco questo "vacare Deo", questo liberarsi da tutto per poter essere liberi per-, per potersi occupare di-.

Ecco il rischio di cadere nelle tenebre, perché le tenebre ti occupano e in quanto ti occupano, ti rendono incapace, impotente, ti rendono non più disponibile per dedicarti a Dio, per occuparti di Dio.  E se non ti occupi di Dio, tu esperimenti la morte.

 

Alcuni pensieri tratti dalla conversazione:

 

-                            Se sei nelle tenebre, cioè se non vedi l'intenzione di Dio, non camminare, fermati! altrimenti cadi in prigione, perché la cosa, la creatura diventa tua intenzione: tu ne cadi preda ed essa ti porta via la vita.

-                            La prova è per farti camminare, ma se non affermi la Verità, inciampi e cadi in balìa di tutto. È l'occasione di tradire che ti fa camminare. È Dio che dopo averti dato una luce, ti dà la possibilità di "farla", affinché quella luce diventi "tua". Dio non ci chiede di chiuderci tra quattro mura lasciando tutto materialmente, ma di avere libero il pensiero per Lui non preoccupandoci più di nient'altro che di cercare di vedere le cose dal punto di vista dì Lui.  "Il resto ti sarà dato - ci promette Gesù --tu pensa solo a questo, e non ti preoccupare più di nient'altro". "Vi sarà dato...”: ma allora il nostro problema è risolto!

-                            Se non siamo più Disponibili per Dio è segno che siamo precipitati ben in basso.

-                            Scegliere un piatto di lenticchie al posto di DIO? È un assurdo! Eppure noi facciamo questo, magari per far piacere alle creature. Sprechiamo la vita in niente, ed è tutto “sangue sparso” invano: Dio si offre, sparge il suo sangue, muore, e ad un certo momento fa morire anche te, Lui che ti ha creato per la vita: è tutto "sangue sparso", perché il tuo sangue è il suo sangue e la vita che tu sprechi è sua vita. E lo fa unicamente per darti la possibilità di capire, di conoscere Lui, di partecipare alla vita eterna, di giungere alla gioia. È per questo che Lui a volte forza un po’ la mano: per farci fare quel "passo" che altrimenti noi non faremmo mai.

-                            Perché Dio che potrebbe far star tutti bene di salute e di ricchezze manda invece tante sofferenze? Ci deve pur essere un motivo profondo se fa questo, perché Lui non ci prende gusto a farci soffrire.  L’importante è non agitarci per cambiare le sue lezioni, ma cercare di capirle.

-                            Dio ci ha creati nella notte, però Lui è la nostra Luce.

-                            Non camminare mai nella notte: fermati!

-                            La luce che il Figlio è venuto a portarci, cioè la luce sul significato della vita ("sei stato creato per conoscere Dio! cerca prima di tutto questo e il resto ti sarà dato"), è la luce della "prima" delle dodici ore del giorno. Se non cammino in questa luce e la perdo (perché "ho i buoi, i campi, la moglie") non posso più essere illuminato una seconda volta, per cui non c'è un'altra luce. Dopo questo rifiuto l'unica possibilità che mi rimane per ricuperare questa prima luce è quella di morire a me stesso, cioè di passare attraverso la morte del Cristo.



 I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce».Gv 11 Vs 8 - 10


- RIASSUNTI Domenica -


Argomenti: L’ordine della città di Dio – L’invocazione dell’antico testamento – Vegliare – La purificazione – La costanza – Il silenzio di Dio – Le dodici ore – La gloria del Padre: annuncio e conoscenza – Sentire e capire – Il dialogo con Dio nella notte -


 

2/maggio/1993  Casa di preghiera Fossano