Io sono la porta: se qualcuno entra attraverso
di me, sarà al sicuro; entrerà e uscirà
e troverà pascolo.
Gv 10 Vs 9 Undicesimo tema.
Titolo: Il
principio della vita nuova nei pascoli di Dio.
Argomenti: Come
Adamo perse il principio. Il
deserto e la
sua funzione. Come
restare con il Tu" di Dio. La
solitudine. La speranza
in Adamo: accogliere da Dio. Ubbidire
alle creature o a Dio? Presenza
& assenza. Involuzione dall'interno all'esterno. Incarnazione
di Cristo. Luogo di Dio. Il
principio. Cristo
riporta l'uomo a contatto con il "Tu" di Dio. Il "Tu" di Dio prima del peccato e dopo il peccato. Il capovolgimento nella vita dell'uomo. Legame debole & forte. Senza il peccato Adamo sarebbe stato il Cristo.
27-28/Maggio/1990 Casa di
preghiera Fossano.
Ci troviamo sempre nell'argomento dei pascoli
dello Spirito.
Abbiamo visto domenica scorsa come l'uomo
possa perdere la visione di questi pascoli dello Spirito.
La lezione che Dio ha voluto dare a tutti gli
uomini con Adamo, è una lezione che serve a ognuno di noi, appunto per farci
capire come si perdono i pascoli dello Spirito.
In principio Dio ha fatto tutto bene per
l'uomo.
Dio all'uomo ha dato la vita e ha dato i
pascoli per la vita dell'uomo.
In principio la vita dell'uomo era la luce.
Pascolo di vita per l'uomo era la luce.
L'uomo è fatto per la conoscenza, è fatto per
conoscere Dio e pascolo per la sua vita è tutto ciò che lo aiuta a conoscere
Dio.
Poiché Dio ha fatto bene tutte le cose, tutto
aiuta l'uomo a conoscere Dio.
Quindi tutto è pascolo, nel principio.
Però è! Perché quello che Dio ha fatto nel
principio, ancora oggi Dio lo fa nel principio.
Perché il principio è il Verbo di Dio, in principio
era il verbo.
E il Verbo di Dio è il Pensiero di Dio e Dio
tutto fa nel suo Pensiero, ancora adesso.
Dio è il Creatore e tutte le cose, Lui le fa
nel suo Pensiero.
L'uomo può allontanarsi da questo Principio,
può perdere di vista questo Principio, può allontanarsi dal Pensiero di Dio e
allora tutte le cose mutano; quelle cose che erano fatte molto bene nel
Pensiero di Dio, fuori del Pensiero di Dio, diventano motivo di triboli e spine
per l'uomo.
Adamo, avendo perso il Principio, si trovò
con una terra che incominciò a produrgli triboli e spine, dice la scrittura.
E abbiamo visto come Adamo perse il
Principio.
Adamo non era fatto, Adamo era in formazione
come tutti noi.
Adamo è una lezione per noi.
Tutti noi non siamo fatti, Dio ci sta
facendo.
Non è ancora detto quale sarà la conclusione
di quest'opera.
E non è detto che noi arriveremo alla
conclusione di quest'opera.
Lungo il cammino può esserci l'aborto.
Non è detto che noi nasciamo alla luce, siamo
tutti in formazione.
Anche Adamo, nostro fratello era in
formazione e in questo processo di formazione, per parecchio tempo, Adamo
riferì tutte le cose a Dio.
Infatti, Adamo diede il vero nome a tutte le
creature, alla presenza di Dio, dice la scrittura.
Il che vuol dire che Adamo riferiva tutte le
cose a Dio e riferendo tutte le cose a Dio si alimentava dei pascoli di Dio,
perché raccogliendo in Dio conosceva sempre di più Dio.
Ma a un certo momento, quando fu sulla porta
della vita eterna, lì, a un certo momento, Adamo si lasciò guidare dal sentimento,
si lasciò dominare dal sentimento.
Non riferì più a Dio.
Abbiamo detto che è una lezione di Dio per
noi, per far capire a noi come si perde di vista il pascolo di Dio.
Notiamo che Adamo accolse tutto da Dio.
Ed era un aspetto positivo questo.
Però non basta accogliere tutto da Dio,
bisogna riferire tutto a Dio.
Adamo riferiva tutto a Dio, a un certo
momento, quando dovette riferire a Dio il pensiero del suo io (nel pensiero del
suo io c'era Eva), Adamo si fermò, non lo riferì a Dio.
Sentimento.
Eva si fermò al sentimento e Adamo si fermò
al sentimento.
Il frutto era bello e buono, la bellezza e la
bontà.
La cosa non fu più riportata a Dio.
E lì il paradiso terrestre incominciò a
sfiorire.
Ma abbiamo visto che comprendendo che cosa fu
a far sfiorire il paradiso terrestre, abbiamo anche la possibilità di capire
che cosa fa fiorire il deserto.
L'ultimo argomento è stato il deserto che fiorisce.
Proprio comprendendo cos'è che fa perdere di
vista il pascolo di Dio, cosa fa sfiorire i pascoli di Dio, questo ci fa anche
capire cos'è che fa fiorire il deserto.
Come i pascoli di Dio sfioriscono, Adamo
viene a trovarsi in una terra che produce triboli e spine.
Viene a esperimentare il deserto e abbiamo
visto che il deserto è l'esperienza dell'assenza di Dio, del silenzio di Dio,
arriveremo alla morte di Dio con Cristo; ma già Adamo incominciò a
esperimentare questa morte di Dio in conseguenza dell'essere rimasto dominato
dal sentimento.
Per lui la meta non fu più la conoscenza di
Dio, la meta fu il sentimento.
L'uomo diventa figlio delle sue opere e Adamo
anziché raccogliere e vedere da Dio quello che Eva gli proponeva, Adamo si
fermò al sentimento e questo spense ogni luce: una lezione di Dio per la nostra
vita, per far capire a noi perché le cose fatte da Dio in Principio molto bene
a un certo momento ci lasciano in un pasticcio enorme.
Perché là dove si esperimenta l'assenza, dove
si esperimenta il deserto, si esperimenta che la vita non ha più senso, che la
vita non dà più gioia, si esperimenta il non più interesse per Dio.
Addirittura viene a mancare la volontà,
l'uomo diventa incapace di volere.
Ma tutto questo è necessario che l'uomo lo
esperimenti.
Il deserto è necessario per comprendere una cosa importantissima: ciò che l'uomo crede di essere e ciò che l'uomo
crede di poter fare (amore, volontà, intelligenza, vita, tempo) è conseguenza
del fatto che con l'uomo c'è un Amore, c'è una Presenza, c'è Dio.
L'uomo non lo sa, però se l'uomo ha la
capacità di volere, la capacità di conoscere Dio, se ha la capacità di capire,
di fare delle scelte, se ha la stessa volontà di mangiare e di vivere, non è
lui che ha questa capacità, questa volontà, questo tempo, è tutta una
conseguenza del fatto che con l'uomo c'è Dio.
L'uomo non si rende conto ma ha alle sue
spalle una carica d'amore ed è per questa carica d'amore che lui intende,
desidera, vuole e ama.
L'uomo è una creatura e da solo non può fare
assolutamente niente.
E da solo l'uomo esperimenta il niente ed è
necessario che l'uomo esperimenti questo niente del deserto, per rendersi conto
che l'uomo non si può vantare di quello che crede di avere, perché è tutto dono
di un Amore che lui ha alle spalle e di cui non è ancora consapevole.
Adamo aveva con sé Dio e Dio scendeva a
dialogare con Adamo la sera.
E Adamo proprio per questa forza che aveva
del "Tu" di Dio con sé, era capace di vivere e aveva volontà di
vivere e di amare e di conoscere.
Poi a un certo momento ha perso di vista il
"Tu" e incominciò a scoprire quello che lui veramente era ed è
lezione di Dio per ognuno di noi.
Per farci capire quello che veramente siano,
perché perdendo di vista il "Tu" di Dio, incominciamo a scoprire il
nostro niente: "Senza di Me fate niente".
E senza di Lui è fatto niente di tutto quello
che è fatto, dice il Vangelo.
Ecco questo deserto, questa terra che produce
triboli e spine e che producendo triboli e spine, deserto e mali ci fa pensare
quasi che Dio non esiste.
È ancora Dio che si sottomette all'uomo per
cercare di riportare l'uomo in quel rapporto diretto con il "Tu" di
Dio, perché soltanto ridando all'uomo il "Tu" di Dio gli si dà la
volontà di vivere, gli si dà un senso di vita, gli si dà la capacità della
luce.
Abbiamo detto che si è in rapporto con un
"tu" in quanto si sottomette tutto di noi a lui.
Si è in rapporto con il "Tu" di Dio solo in quanto sottomettiamo,
quindi raccogliamo tutto in Dio.
E Adamo stava raccogliendo tutto in Dio ed
era in rapporto con Dio con un "Tu".
Poi quando si lasciò dominare dal sentimento,
Adamo sentì il bisogno di nascondersi a Dio.
Ecco quello che lo portò via al
"Tu".
È ciò che noi nascondiamo all'altro che ci
priva del rapporto diretto con il "tu" dell'altro e privandoci del
"tu" ci fa esperimentare di essere soli.
La solitudine non dipende mica dal fatto che Dio ci lascia soli.
La solitudine dipende da noi, che non siamo
capaci a restare con il "Tu" di Dio.
E noi perdiamo il "Tu" proprio
perché anziché sottomettere tutto all'iniziativa di Dio a un certo momento, ci
fermiamo al sentimento nostro e quindi all'iniziativa nostra.
E tutto ciò che parte dalla nostra
iniziativa, fondato quindi sul nostro sentire (sentimento) che ci fa perdere il
rapporto con il "Tu" e perdendo il "Tu" ci fa perdere il
rapporto con l'amore e perdendo il rapporto con l'amore, noi incominciamo a
esperimentare di essere soli, di essere senza significato e quando non c'è
significato, si perde anche la stessa volontà e gli stessi interessi, lo stesso
desiderio di conoscere e di capire.
Si perde tutto.
Però tutto questo ha un significato.
Abbiamo detto che il peccato sta in quanto
uno si lascia dominare dal sentimento anziché cercare la luce di Dio, il
Pensiero di Dio, perché tutte le cose sono fatte nel Pensiero di Dio.
Ed ha un significato perché nello stesso
momento in cui Adamo (ogni uomo) fece questo peccato, questo errore, questa
colpa ......al km 7 la strada fu interrotta per Adamo e lui lo sa (indicando
uno degli interlocutori N.d.R.), come questa strada fu interrotta per Adamo ci
fu una speranza in Adamo.
E perché ci fu questa speranza?
La speranza ci fu perché Adamo accolse tutto da Dio.
Infatti, Adamo dice: "La donna che Tu mi
hai dato".
Bisogna accogliere tutto da Dio ma bisogna
riportare anche tutto a Dio.
Adamo certamente accolse tutto da Dio.
Il difetto fu che la donna che Dio gli diede
lui non la riportò a Dio e Dio lo rimproverò.
Perché Adamo non doveva ubbidire alla donna.
L'uomo è stato creato con tante creature
attorno, ma l'uomo ha il sacrosanto dovere di non ubbidire alle creature.
L'uomo ha il dovere di ubbidire a Dio.
E allora tutte le voci che gli arrivano dalle
creature, l'uomo ha il dovere di riportarle a Dio.
Adamo non negò Dio, accolse da Dio: "La
donna che Tu mi hai dato".
Quindi accolse la creatura da Dio e fu quello
che gli mantenne la speranza.
Direi che fu quello il punto immacolato in
Adamo.
Adamo rispettò Dio Creatore.
E su quel punto lì immacolato che gli rimase,
Dio incominciò l'opera di ricostruzione che si concluderà dopo con Cristo,
perché Cristo morendo in croce fa toccare con mano ad Adamo (l'uomo) la morte
di Dio, l'assenza di Dio ma nello stesso momento in cui Cristo muore, per far
toccare con mano l'assenza, il silenzio, la morte di Dio, rivelò ad Adamo,
all'uomo il "Tu" di Dio, la presenza di Dio.
Abbiamo visto che l'assenza è una categoria della presenza.
L'uomo non esperimenterebbe assolutamente
l'assenza di qualcosa se non l'avesse presente in se stesso.
L'uomo non esperimenterebbe l'assenza di Dio
se non avesse Dio presente in sé.
Notiamo che quello che dico di Adamo è sempre
lezione per capire l'uomo, perché quello che è avvenuto in Adamo avviene
nell'uomo.
Come l'uomo si lascia guidare dal sentimento, Adamo si lasciò dominare dal
sentimento e nell'uomo che si lascia guidare dal sentimento avviene un'involuzione nell'uomo del punto fisso di riferimento.
Prima Adamo riferiva tutte le cose a Dio,
poi, in conseguenza della sua sottomissione al sentimento, Adamo riferì tutte
le cose non più alla conoscenza di Dio ma alla realizzazione del mondo esterno.
Cioè la realtà non fu più Dio, la realtà fu ciò
che fa sentire all'uomo certe cose, cioè il mondo esterno, le creature e allora
l'uomo, Adamo, qui incomincia non più a cercare la realizzazione delle cose in
Dio ma incomincia a cercare la realizzazione delle cose nel mondo esterno.
Per cui una cosa è reale, si realizza
soltanto in quanto la trova nel mondo esterno.
E allora l'uomo dice che nel mondo esterno
una cosa è assente se non la vede o presente se la vede la tocca la
"sente".
Sentimento.
È l'involuzione.
È proprio qui che si perde il "Tu"
di Dio, perché qui abbiamo l'uomo che dialoga con le creature, con il mondo
esterno.
È qui che l'uomo esperimenta l'assenza di
Dio, perché Dio certamente non si troverà mai nel mondo esterno.
L'Assoluto si trova solo per mezzo
dell'Assoluto.
Dio si conosce solo in Dio.
È l'uomo che si condanna a fare l'esperienza
dell'assenza di Dio, perché è l'uomo che cerca l'Assoluto, l'infinito e
l'eterno in ciò che non può essere Assoluto, infinito ed eterno.
È quindi l'uomo che si condanna
all'esperienza dell'assenza.
L'assenza è una categoria della presenza
quando questa presenza è cercata in un luogo sbagliato.
Quindi non è che Dio non ci sia a o non sia
con l'uomo.
È l'uomo che fa esperienza della sua
solitudine, dell'assenza di Dio perché cerca Dio là, dove Dio non può esserci.
Cristo morendo in croce fa toccare con mano all'uomo la sua assenza nel
mondo esterno, là dove Cristo è, perché Cristo è il Figlio di Dio incarnato, quindi che ha preso abitazione nel
mondo esterno, là dove l'uomo cerca l'Assoluto, per poter dialogare con l'uomo
e riportarlo a quel "Tu" di Dio che l'uomo ha smarrito e smarrendolo
l'uomo esperimenta la propria morte.
Cristo viene nel mondo esterno, in quella
realtà che per l'uomo è realtà in conseguenza del suo peccato
"sentimentale" e qui Cristo fa toccare con mano all'uomo l'assenza di
Dio.
Ma morendo fa toccare all'uomo la morte di
Dio, l'assenza di Dio e nello stesso tempo, nello stesso istante (morendo)
rivela all'uomo la presenza di Dio, il "Tu" di Dio.
Sopratutto facendo toccare con mano all'uomo
l'assenza di Dio nel mondo esterno gli rivela il luogo in cui Dio è presente.
Cristo viene a morire per riportare l'uomo
dentro, l'uomo che si era messo tutto fuori.
L'uomo non esperimenterebbe l'assenza di Dio
se non avesse presente Dio, Dio per far ritrovare all'uomo il suo
"Tu" che è motivo di vita o di morte, Lui stesso si sottomette
all'uomo (la sottomissione è condizione necessaria per stabilire un rapporto di
"tu"), gli fa esperimentare l'assenza e facendogli esperimentare
l'assenza gli fa scoprire la presenza.
Ma gli fa scoprire sopratutto il luogo.
L'uomo non noterebbe l'assenza di qualcosa se
non l'avesse presente nel suo pensiero.
L'uomo esperimenta l'assenza di Dio nel mondo
esterno, perché ha Dio nel suo pensiero.
Un cane non esperimenta l'assenza di Dio nel
mondo.
L'uomo invece esperimenta l'assenza di Dio e
perché la esperimenta?
Perché Dio è nel suo pensiero ed è lì che
l'uomo lo deve cercare.
Fintanto che l'uomo cerca Dio nel mondo
esterno, certamente, non lo troverà.
Dio è nel pensiero dell'uomo e Cristo muore
per gridare all'uomo che Dio è presente nel pensiero dell'uomo, per cui l'uomo
lo deve cercare in se stesso.
Ecco allora che Dio condanna alla morte, al
tempo, tutta la sua creazione, tutta quella realtà per cui l'uomo vive e in cui
crede di realizzare o di realizzarsi, condanna tutto alla vanità.
San Paolo dice che Dio ha sottomesso tutto
alla vanità, cosa vuol dire?
Ha sottomesso tutto alla morte, tutto al
niente, per far scoprire all'uomo dove è il tutto.
Siccome l'uomo ritiene che il tutto sia
quello che lui esperimenta con i suoi sentimenti, Dio annulla tutto ciò che per
l'uomo è motivo di sentimento, gli annulla tutto.
E per annullargli tutto il Figlio di Dio
s’incarna in questo mondo di sentimento, per far capire all'uomo il luogo in
cui Dio è.
Dio è dentro l'uomo.
Dentro dove?
Nel pensiero stesso dell'uomo, perché è qui
che l'uomo ha il Pensiero di Dio.
L'uomo non noterebbe l'assenza di Dio se non
avesse presente Dio in sé.
Dio è presente nell'uomo ed è proprio per
questa presenza di Dio nell'uomo che l'uomo scopre l'assenza di Dio nel mondo esterno.
Ma scoprire il luogo della presenza di Dio in
funzione dell'assenza è sì un’opera meravigliosa che Dio fa per ogni uomo
(Cristo e la creazione muore per ogni uomo), è una grande scoperta per l'uomo
ma non è la vera conoscenza di Dio.
È però passaggio necessario.
Siccome Dio si conosce soltanto per mezzo di
Dio, soltanto trovando il luogo in cui Dio è, io lì ho la possibilità adesso di
conoscere veramente Dio.
Noi qui siamo riportati al principio.
Ogni uomo come ogni bambino va sempre alla
ricerca del principio, chissà perché?!
E chiede sempre alla mamma: "Dove mi hai
trovato? Come mi hai trovato? Come hai fatto a trovarmi?".
E viene fuori il cavolo.
Adesso anche gli uomini vanno a cercare il
principio ed è venuto fuori il big bang.
Noi tutti siamo figli del big bang!
Ognuno dà delle soluzioni.
E poi viene fuori che il bambino è figlio
della donna e anche questa è una soluzione.
Dal cavolo si passa alla donna.
La vera soluzione è una sola: il nostro
principio è Dio, noi siamo da Dio.
Ed è soltanto da Dio e in Dio che noi
troviamo la ragione e la giustificazione di noi stessi.
Noi non stiamo su da soli.
Tutti gli uomini vanno a cercare il loro
principio, da dove vengono, perché si accorgono di non stare su, hanno bisogno
di giustificarsi.
Adamo ha bisogno di giustificarsi.
L'uomo ha bisogno di una giustificazione.
Cioè hanno bisogno di un principio.
E questo principio qui di ognuno di noi è Dio
Creatore.
Cristo muore perché si è sottomesso tutto all'uomo,
visto che l'uomo non si era sottomesso tutto a Dio e non sottomettendosi l'uomo
tutto a Dio, l'uomo ha perso il "Tu" di Dio.
Noi siamo figli di un "Tu" e si
mantiene il rapporto con un "tu" soltanto in quanto ci si sottomette
tutto a questo.
Non essendosi l'uomo sottomesso tutto a Dio e
avendo perso quindi il "Tu" di Dio ed esperimentando adesso la
propria morte, Dio stesso si è sottomesso tutto all'uomo per far ritrovare
all'uomo il "Tu" di Dio.
È la vittima che fa ritrovare il
"tu" al suo uccisore.
Come colui che commette un delitto dà del tu a colui che uccide e diventa
figlio di colui che uccide, così Cristo lasciandosi uccidere dall'uomo, riporta nel rapporto diretto l'uomo con il
"Tu" di Dio, con il "Tu" di Dio che si è fatto vittima
dell'uomo.
Ma in questo punto fa ritrovare all'uomo la
sua presenza, la presenza di Dio.
Questa è una conoscenza di Dio che si ha in
conseguenza dell'esperienza dell'assenza di Dio, sia chiaro.
Non è vera conoscenza di Dio, però è
conoscenza del punto, del luogo in cui si trova Dio, qui l'uomo adesso ha un
dono meraviglioso tra le mani.
Avendo ristabilito (per grazia della morte di
Cristo) il punto di contatto con il "Tu" di Dio, qui l'uomo ha la
possibilità di sottomettere tutto a questo "Tu", cioè di non perdere più
il rapporto con il "Tu" di Dio.
Ma qui dobbiamo chiederci che differenza c'è tra Adamo che aveva il
"Tu" di Dio e l'uomo che è stato riportato nella stessa situazione di Adamo.
C'è una differenza grande, Adamo era in
rapporto con il "Tu" di Dio e tutta questa vita lui la riceveva dal
rapporto con questo "Tu" di Dio ma era inconsapevole, perché era in
formazione.
Qui l'uomo ha fatto un passo avanti, qui
l'uomo dopo aver perso il "Tu" di Dio ha esperimentato cosa vuol dire
aver perso un Amore, un'Amicizia, un rapporto diretto con Dio.
Qui l'uomo riportato al "Tu" di Dio
è un uomo che si trova molto più avanti di Adamo.
Perché porta con sé l'esperienza di quanto
costi il trascurare questo rapporto con Dio.
Il che vuol dire che a questo punto l'uomo
non può più agire senza sapere le conseguenze del trascurare il "Tu"
di Dio come fu per Adamo.
Qui l'uomo sa per esperienza, perché Dio si è
sottomesso all'uomo e gli ha fatto fare l'esperienza di cosa voglia dire essere
senza Dio.
L'uomo con questa esperienza qui, ritrovando
il "Tu" di Dio ha tutta la possibilità di sottomettere tutto al
"Tu" di Dio.
Qui avviene il grande capovolgimento nella vita dell'uomo.
Il tema di oggi è il principio della vita
nuova nei pascoli di Dio.
L'uomo a questo punto ha scoperto che la
realtà non è più nel mondo esterno ma la realtà è la presenza di Dio che egli
porta nel suo pensiero, in sé, nella sua mente.
Questa è la realtà.
La morte di Cristo ha portato l'uomo a
scoprire (attraverso l'assenza nel mondo esterno di Dio) la vera realtà.
La vera realtà non è il mondo esterno.
Il mondo esterno è segno di Dio ma non è Dio
e tutte le creature sono segni di Dio ma non sono Dio.
E tutte le istituzioni e tutte le autorità
sono segni di Dio ma non sono Dio.
La vera realtà è Dio presente dentro di noi.
Se questa è la grande realtà, l'uomo, a
questo punto non cerca più la realizzazione nel mondo esterno di ciò che ha
dentro.
L'uomo non cerca più di fare.
Tutta l'opera dell'uomo che ha smarrito il
"Tu" di Dio e quindi dell'uomo che è Adamo dopo il peccato, è tutta
rivolta a realizzare, a fare, nel mondo esterno ciò che porta nella mente.
Qui avviene un grande capovolgimento.
L'uomo a questo punto non si preoccupa più di
fare nel mondo esterno quello che ha nella mente, assolutamente no.
L'uomo qui cerca che cosa il mondo esterno
gli dice di Dio.
Perché per lui la realtà ora è Dio, quello
che porta dentro di sé.
E tutto il mondo esterno è tutto segno, tutta
parola, ed essendo tutta parola, l'uomo cerca di raccogliere queste parole per
sprofondarsi sempre di più in questa grande realtà che diventa vita eterna.
E questa grande realtà è il "Tu" di
Dio che l'uomo porta dentro di sé.
Questi sono i pascoli che si aprono di fronte
all'uomo che attraverso la morte del Cristo (assenza di Dio nel mondo esterno),
è stato condotto a scoprire che la vera grande realtà assoluta, lui stesso la
porta dentro di sé.
A.: Io ho sempre pensato al peccato come un
atto positivo della volontà contro Dio, qui invece è stato detto che
semplicemente non riportando (omissione) a Dio, noi cadiamo nel peccato ed è
stato questo il peccato di Adamo.
Il peccato di Adamo è stato solo quello.
A.: Noi pensiamo che il peccato sia un
andare positivamente contro Dio..
No, no...
A.: Automaticamente si entra nella sfera del
peccato non riportando a Dio.
Non ha fatto l'ultimo tratto di strada.
A.: Col peccato si entra in quella sfera del
sentimento in cui si ascolta soltanto più l'io e la vita entra nel disordine.
Cerchi la realizzazione in quanto tendi a
trovare nel mondo esterno, quelle cose o quelle creature che provocano in te
certi sentimenti, ecco che il cerchio si chiude.
A.: Conseguenza di questo peccato è la
solitudine che il più delle volte noi la riteniamo una mancanza o un difetto di
rapporto con i nostri simili e invece è una rottura del contatto con Dio...
Con il "Tu" di Dio.
A.: Con il "Tu" di Dio, per cui
noi arriviamo a essere in rottura con tutta la creazione.
Per cui tu puoi essere in una metropoli e
sentirti solo.
Non c'è nessuna creatura che possa sostituire
questo rapporto d'amore che c'è tra il "Tu" di Dio e il nostro io.
A.: Fortunatamente questo scivolare nel
sentimento non cancella la presenza di Dio nell'uomo.
Dio rimane sempre ma anche all'inferno c'è la
presenza di Dio. Ma non è quello.
A.: Ma è proprio questa presenza che dà
all'uomo la possibilità di scoprire, quando avrà il Pensiero di Dio morto in
sé....
Quando esperimenterà l'assenza di Dio in
quella realtà esteriore che si sintetizza in Cristo morto in croce.
L'uomo non può scoprire l'assenza di una cosa
se non l'ha presente nel pensiero.
È l'assenza che lo riporta alla presenza.
A.: E questa presenza è inconsapevole,
questo fare tutto sotto la presenza di Dio, anche se l'uomo non lo sa, gli darà
poi la possibilità di scoprire il Dio morto.
Si capisce.
Scoprendo questo e lo scopre attraverso
l'assenza di Dio.
Teniamo conto che Dio è il presente, ora Dio
facendomi toccare con mano la sua assenza, Dio si mette in contraddizione ma il
fine giustifica il mezzo.
Per recuperare l'uomo, è Dio che si
sottomette alla creatura, per far toccare con mano alla creatura il niente
della creatura stessa, l'assenza di Dio, per fare scoprire alla creatura la
presenza di Dio.
Io scoprendo che una cosa mi manca, scopro
che la cosa mi manca e scopro la presenza e il valore di quella cosa.
Per questo dico che l'uomo non essendo
intelligente, deve necessariamente passare attraverso l'esperienza della
mancanza di una cosa per trovare quella cosa.
Quante volte lo esperimentiamo che soltanto
perdendo una creatura noi incominciamo a capire l'importanza che quella
creatura aveva per noi.
Questo è effetto di difetto d'intelligenza.
Soltanto perdendo una cosa allora inizio a
scoprire quella cosa lì.
A questo punto qui, tutto il mondo esterno è
morte di Dio.
L'uomo ha un punto solo per ritrovare Dio:
sottomettere tutto a questa realtà che Cristo morendo fuori lo conduce a
scoprire.
E scoprendo questa realtà, Cristo non l'hai
mica più, adesso dipende da te, o tu sottometti tutto a Dio....e qui allora c'è
la resurrezione, sei tu che fai risorgere Cristo.
A.: Questo lo può scoprire perché non lo
rinnega.
A questo punto è Dio che si dà nelle mani
dell'uomo e dandogli la possibilità di ritrovare di nuovo il suo "Tu"
gli dà la possibilità di sottomettere tutto al "Tu", altrimenti lo
perde.
È qui che avviene la resurrezione.
Per cui la resurrezione non è più per tutti.
Cristo muore per tutti è evidente ma non
risorge per tutti.
A.: Nella resurrezione di Cristo vi è la
resurrezione di tutta la creazione.
Ecco per cui Cristo ha santificato tutto
l'universo e tutte le creature, morendo Lui ha santificato tutto.
A.: Ha recuperato tutto.
Ma attraverso però questo "Tu" di
Dio presente dentro l'uomo, perché è l'assenza di Dio che ti fa scoprire la presenza.
B.: Adamo a un certo punto si è lasciato
dominare dal sentimento e non ha più riferito a Dio, però avendo accolto tutto
da Dio lo ha riconosciuto come Creatore....
È stato quello il punto di salvezza, di
speranza che c'è nell'universo: accogliere tutto da Dio ti mantiene la
speranza, ti fa esperimentare la morte di Dio, l'assenza di Dio, la morte di
Dio perché non hai riportato, però c'è la speranza in quanto hai accolto.
In Adamo c'è stato questo punto verginale su
cui Dio ha fatto leva...il discorso sarebbe lungo.
Infatti, poi dopo è per questa presenza di
Dio Creatore che rimane in Adamo che all'uomo è data la possibilità, quando Dio
fa esperimentare all'uomo la sua morte, la possibilità di trovare la presenza
di Dio.
B.: Quindi Adamo avendolo come principio lo
aveva anche come fine.
E no!
È lì la rottura, l'ha avuto come principio e
non come fine e invece doveva averlo sia come principio che come fine.
Quello che è principio deve essere il mio fine,
perché uno per restare nel principio deve riportare tutto al principio.
Adamo aveva riportato tutta la creazione al
principio, perché aveva dato il nome alle creature alla presenza di Dio, quando
si trattò di riportare a Dio il pensiero del suo io, lì ci fu la frattura e lì
poteva entrare nella vita eterna.
Fintanto che noi non riportiamo il pensiero
del nostro io, anche se riportiamo tutte le creature, noi non entriamo mica
nella vita eterna.
Adamo era in formazione e il suo io era
anch'esso una creatura che lui doveva riportare nel principio.
Quando noi riportiamo tutto in un principio,
quel principio lì diventa nostro fine.
Adamo ha ricevuto da Dio principio ma non ha
riportato tutto.
È nel principio che noi troviamo la
giustificazione.
Noi ci troviamo in questo deserto, non per
colpa di Adamo ma per colpa nostra.
Adamo è una lezione, è grazia di Dio, è Dio
che ci fa vedere il perché noi ci siamo venuti a trovare in questo deserto.
Perché ti sei lasciato dominare dal
sentimento e non hai più avuto Dio come fine.
C.: Il "Tu" di Dio che l'uomo
porta dentro di sé sono i pascoli di Dio....
Beh, quando li abbiamo trovati.
Perché il "Tu" di Dio mi può
diventare un inferno.
Il "Tu" di Dio in me, è quello che mi
fa esperimentare la morte di Dio nel mondo esterno, perché se io non avessi
presente Dio in me, io non noterei l'assenza di Dio.
Noi esperimentiamo l'assenza e la morte di
Dio, noi esperimentiamo che Dio non risponde, noi non lo troviamo Dio, però
tutti cercano Dio, sbagliano luogo però tutti cercano Dio, l'Assoluto, la vita
e si sbaglia luogo in quanto ci si lascia dominare dal sentimento.
La realtà per me, diventa quello che è fuori,
non quello che ho dentro.
Invece nel regno dello spirito, la vera realtà
non è fuori, la vera realtà è dentro.
A questo punto non cerco più di fare
realizzare fuori, cerco di realizzare dentro e anzi raccolgo tutto l'esterno
dentro, perché la grande realtà è Dio, lì ritrovo il "Tu".
Perché il "Tu" lo perdo se non
sottometto tutto di me a quello.
Se non sottometto tutto il mondo che è
attorno a me a questo "Tu", io perdo il contatto con il
"Tu" e perdendo il contatto con il "Tu" io faccio la stessa
esperienza di un figlio che perde la madre e non ha più volontà per fare niente.
Lui non si rendeva conto ma se prima viveva,
aveva amore, s’interessava di tante cose è perché alle spalle aveva tutta una
famiglia, tutto un amore.
Poi quando quest’amore viene meno, noi
diciamo esaurimento, depressione... ma è tutto dovuto al fatto che lui ha perso
l'amore.
Noi da soli non stiamo su.
Noi abbiamo bisogno di un "Tu" per
vivere, è il "Tu" che dà significato alla nostra vita, è il
"Tu" che ci fa intelligenti, è il "Tu" che ci fa amare, è
il "Tu" che ci fa volere, che suscita in noi un'infinità d’interessi
ma è sempre questo "Tu".
Se noi perdiamo questo "Tu”, possiamo
vivere in una casa con i rubinetti d'oro ma non ci dice più niente.
Questa è l'esperienza che ogni uomo fa.
Il che vuol dire che l'anima di tutto, la
grande realtà è il nostro rapporto con il "Tu", questo è il nostro
principio.
Se tu perdi questo rapporto, puoi essere in
una casa d'oro ma tu ti butti giù dal balcone, perché non c'è più nulla che
abbia significato per te.
C.: La vera realtà non è questa....
Per noi la realtà è quella che vediamo e
tocchiamo ed è una grande fregatura perché noi diventiamo figli delle nostre
opere.
Il problema non è la prassi e anche tanto
cattolicesimo l'abbiamo ridotto alle opere.
Il problema non sono le opere, il problema non
è la prassi, il problema è la contemplazione.
Il problema è la conoscenza.
La vita eterna sta nel conoscere non sta nel
fare.
Noi anche tutto il nostro conoscere lo
utilizziamo in funzione del "fare".
Perché tu tanto più conosci e tanto più puoi
fare nel mondo.
È tutto sbagliato.
La realtà non è il nostro mondo, la realtà è
questo Dio che portiamo in noi e poter raccogliere tutto in Lui.
Il mondo esterno è un mezzo ma da raccogliere
in questa realtà di Dio.
D.: Grazie al peccato di Adamo abbiamo la
possibilità di ritrovare il "Tu" di Dio...
Ciò che ti fa capire lo sfiorire del paradiso
terrestre è anche ciò che ti fa capire ciò che fa fiorire il deserto.
Il mio paradiso è sfiorito perché ho perso il
"Tu" di Dio e allora se adesso mi trovo nel deserto capisco anche
cosa mi fa fiorire questo deserto: è trovare questo "Tu" ma il
"Tu" non dipende mica da me, perché io non posso rendere presente
nessuno, una persona che è morta, certamente non posso renderla presente.
La presenza del "Tu" di Dio mi
viene da Dio.
D.: Cristo ci dà la possibilità di ritrovare
questo principio.
Attraverso l'esperienza della morte di Dio.
È la morte di Dio intelletta che mi fa capire
che se io esperimento la morte di uno è perché l'ho presente.
D.: A questo punto qui uno non cerca più di
realizzare nel mondo esterno quello che porta nel pensiero...
Se ne guarda bene, perché l'ha pagata cara,
sa quanto gli costa.
E.: Adamo è stato necessario.
Altroché necessario, è una grazia per noi.
Noi vediamo Adamo quasi come una condanna di
tutti noi ma Adamo è una grazia, è una lezione stupenda.
È lezione per noi, perché è un passaggio
obbligato per ognuno di noi.
Dio ci ha creati per l'intelligenza ma noi a
un certo punto viviamo per il sentimento.
L'uomo conclude in quanto mette insieme l'intelligenza
più l'esperienza.
Allora ha le due spade che gli danno la forza
per restare fermo in questo "Tu".
Altrimenti in lui c'è il dubbio perché è in
formazione.
E nel dubbio l'uomo resta dominato dal
sentimento, non può farne a meno.
F.: La consapevolezza dei danni derivanti a
me dalla morte di Dio....
È un passaggio obbligato questo.
Tu non scopri che una persona manca, se tu
non hai presente quella persona in te.
Una persona che tu non hai presente nel pensiero,
certamente non noti che sia assente.
Il che vuol dire che l'assenza è una
categoria della presenza.
È un’espressione, una manifestazione della
presenza ma se è una manifestazione della presenza siamo a posto, non c'è più
l'assenza.
F.: E a questo punto qui si è più avanti
rispetto ad Adamo.
Certamente, a questo punto qui l'uomo non fa
più l'errore di cercare la realtà fuori.
L'uomo a questo punto ha la Realtà, anzi, a
questo punto adopera tutto il di fuori, come segni di questa Realtà, per
confermare questa Realtà, per sprofondarsi sempre di più in questa realtà.
Raccoglie tutto in questo e si ritrovano i
pascoli, a questo punto tutto il mondo esterno diventa pascolo per nutrirci
della conoscenza di Dio.
G.: Adamo non era consapevole perché non aveva
esperimentato l'assenza?
No, non è che si debba esperimentare
l'assenza.
Dio presenta ad Adamo la tentazione appunto
per renderlo consapevole ma la consapevolezza nasce in quanto sottometto il
pensiero del mio io a Lui a questo "Tu" ed è lì che avviene il
fallimento.
Non sottomettendo il mio io al "Tu"
di Dio, devo passare attraverso l'esperienza dell'assenza di Dio e della morte
di Dio, per ritrovarlo.
La consapevolezza mi viene da Dio in quanto
io sottometto a Dio, ma mi viene da Dio.
Dio solo è consapevole.
E solo da Dio mi viene la consapevolezza
delle cose.
Il principio della nostra incoscienza è il
pensiero del nostro io.
E se non sottomettiamo questo io che sente e
quindi ci lasciamo dominare dal sentimento, noi stiamo freschi!
Io mi metto in una matassa da cui non ne esco
nel modo più assoluto, tanto è imbrogliata.
H.: Si arriva alla sicurezza attraverso un
legame debole....
No, il legame debole deve diventare un legame
forte.
Il legame è debole fintanto che io sono
legato a una cosa che arriva a me senza di me.
Il legame diventa forte quando io mi sono
dedicato a questa cosa.
Ecco per cui Adamo dedicandosi al sentimento
ha creato un legame forte con il sentimento e questa è diventata la sua realtà.
Mentre il legame di Adamo con Dio era un
legame debole, perché debole?
Perché Dio era unito ad Adamo senza Adamo.
Quando Dio chiede ad Adamo di unirsi a Lui
per stabilire un legame forte qui c'è stato il fallimento e c'è il fallimento e
si crea invece il legame forte con le creature (sentimento).
Allora bisogna passare attraverso la morte
del Cristo, l'esperienza dell'assenza di Dio.
Qui mi dà la possibilità di stabilire un
legame forte.
Qui avviene la liberazione e la resurrezione.
L.: Il km 7 c'è anche nei matrimoni, settimo
anno, settimo giorno...
M.: La consapevolezza non viene quindi dal
riportare la creazione a Dio ma viene dal riportare il nostro io a Dio
Noi siamo inconsapevoli perché noi subiamo
tante cose di cui non capiamo niente.
Perché?
Perché il punto centrale di luce sta in questo
rapporto interiore tra Dio e il pensiero del mio io e fintanto che non si
ritrova, questo tutto è nella notte.
Tutto l'universo e la creazione sono tutti
segni, noi siamo bombardati dalle Parole di Dio, ma noi siamo inconsapevoli di
questo, noi siamo nella notte, per noi è tutto mistero.
Perché?
Perché il punto centrale è questa
sottomissione del pensiero del mio io a Dio.
Fintanto che Dio non mi dà la grazia di
capire che cosa Lui è e che cosa io sono, lì io sono nella notte, perché la
luce scatta da un rapporto.
Fintanto che io considero Dio come un mezzo
per realizzarmi nel mondo esterno, io sto fresco.
Il rapporto qui è tutto sbagliato, non scatta
mica nessuna luce qui.
M.: Ma dare il vero nome alle cose come fece
Adamo, non è ancora conoscenza?
Si era già un principio di conoscenza, perché
cercava che cosa Dio significava di Sé ad Adamo attraverso quelle creature.
M.: Conosceva qualcosa di Dio quindi...
Conosceva che Dio era Creatore, infatti,
Adamo ha rispettato Dio Creatore e anche quando si è nascosto e Dio lo chiama,
Adamo riconosce: "La donna che Tu mi hai dato", quindi riconosce Dio
Creatore.
Ma tu capisci che accettare tutte le cose da
Dio Creatore non mi fa uscire dalla notte.
Quando il mio io è sottomesso a Dio e vedo il
mio io da Dio, questa luce adesso m’illuminerà tutto l'universo.
Perché Dio sta parlando al mio io in tutto
l'universo, sta parlando con me, ma fintanto che io non vedo questo rapporto
tra Dio e il mio io, tutte le parole che Dio mi dice e me le dice in questo
rapporto, per me sono avvolte nella notte, anche se capisco che è Dio che mi
sta parlando do Sé.
M.: Questo mio io prima del peccato che
rapporto ha con il Cristo?
Se tu mi dici prima del peccato, prima del
peccato non c'è Cristo.
Cristo è in funzione del peccato.
M.: Non Cristo, il Figlio di Dio.
Tutte le cose sono fatte nel Pensiero di Dio,
nel Figlio di Dio.
Il paradiso terreste è il "Tu" di
Dio presente all'uomo nell'incoscienza dell'uomo.
L'uomo non ha ancora preso coscienza.
Dio è il Creatore dell'uomo e di tutte le
cose e questo l'uomo lo sa, basta un filo d'erba per farmi capire che non sono
io il creatore delle cose.
Questo Adamo lo sapeva e stava crescendo in
questo e appunto perché stava crescendo, sottometteva tutto alla presenza di
Dio.
A un certo momento doveva sottomettere quello
che Eva gli proponeva a Dio e perché non l'ha sottomesso a Dio?
Si è fermato al sentimento "bello e
buono".
Se a questo punto qui Dio avesse concesso di
soddisfare quello che desidera l'uomo, l'uomo avrebbe detto "Come è buono
Dio", se Dio si fosse sottomesso alle ragioni dell'uomo, l'uomo avrebbe
detto:"Come è buono Dio".
Buono e bello non avrebbe salvato.
Dio ha dovuto sottomettersi all'uomo perché
l'uomo dicesse: "Com’è vero Dio".
Perché Dio possa fare dire all'uomo:
"Dio come è vero", non deve concedere la caramella all'uomo,
concedendogli la caramella non salva mica l'uomo, deve morire Lui, deve
sottomettersi Lui alla violenza dell'uomo.
Deve dare all'uomo la possibilità di
affermare il suo io.
Perché solo affermando il suo io, l'uomo
esperimenta l'assenza di Dio.
Ed esperimentando l'assenza di Dio scopre la
presenza di Dio.
H.: Ma sottomettersi all'uomo non è un
rapporto vero...
Adamo era stato creato in un rapporto vero,
il rapporto vero era riportare tutto a Dio e Adamo riportava tutto a Dio, a un
certo momento non ha più riportato il suo io a Dio ed è quello che avviene per
ognuno di noi.
Il nostro io è un posto di blocco, perché il
nostro io a contatto con Dio sente, perché Dio si fa sentire e quando Dio si fa
sentire, tu incominci a dire: "Com'è bello questo, com'è buono
quello" e tu incominci a vivere in funzione del bello e buono.
E incominci a vivere con le creature, perché
le creature sono belle e buone e si fanno sentire da te, ma è Dio che si fa
sentire da te e tu ti fermi ai sentimenti.
È lì la grande fregatura, tu non cerchi più
Dio a questo punto, tu cerchi soltanto più la creatura che ti fa sentire certe
cose e vivi per questo.
Hai mangiato una bignola e adesso vuoi farti
un magazzino di bignole.
Vivi per la bignola ecco la grande fregatura,
non cerchi più di sottomettere tutto a Dio per conoscere da Dio, a questo punto
a te non interessa nulla conoscere Dio a te interessa avere sempre più bignole.
E se tu credi in Dio Creatore, pregherai Dio
affinché ti mandi tante bignole.
H.: Ma a un certo momento non le dà più per
farci esperimentare la sua assenza.
A un certo momento ti fa esperimentare
l'assenza ed è lì che si sottomette adesso al tuo io.
È lì la meraviglia di Dio, perché Dio che è il
Presente, trova il modo di far toccare con mano a te che Lui è assente.
Solo facendoti esperimentare la sua assenza
ti fa scoprire, dove Lui è presente, tu stai cercando inconsciamente Lui in
luoghi sbagliati.
E stai consumando tutta la tua vita in luoghi
sbagliati.
E Dio muore per farti capire dove Lui si
trova.§
Ma quando tu hai scoperto che Dio è in te, tu
non realizzi più le cose fuori, sono le cose che non sono realizzate in me e si
devono realizzare in me.
Noi uomini crediamo di realizzare una cosa in
quanto costruiamo una casa, ma il mondo esterno è fatto per realizzarti in
questa grande realtà della verità di Dio che tu porti dentro di te.
Le cose dal di fuori devi portarle dentro,
questa è la realizzazione che devi fare, altro che portare quello che hai
dentro fuori.
M.: Dopo aver trovato la presenza di Dio
nell'assenza, diventa tutto automatico?
No, prima di tutto bisogna capire la morte di
Dio.
Devo capire che l'assenza è una presenza e
quando Dio mi fa capire che la grande realtà la porto dentro di me, non avviene
automaticamente nulla.
Le creature vivono con Dio in modo
consapevole.
Cristo ha dato la possibilità di diventare
figli di Dio, adesso mi dà la possibilità di restare con il suo "Tu"
in quanto riporto tutto in questa realtà.
Mentre prima io realizzavo le cose fuori,
perché per me la realtà era fuori, adesso ho capito che la realtà è dentro.
Adesso ho la possibilità di portare tutte le
cose da fuori a dentro, perché si realizzino, ma la realizzazione delle cose
avviene in Dio, non avviene più fuori.
Io prima facevo l'errore di credere che una
cosa si realizza in quanto la faccio fuori e dico: "Più uno ha case, più
uno ha soldi, più ha fatto carriera e più si è realizzato" e Cristo
dice:"Sei uno scemo!" E glielo dice:"Perché stanotte tu
muori", cos'hai realizzato?
Quindi la grande realizzazione non avviene
fuori.
È la nostra illusione, la grande
realizzazione avviene dentro.
Quindi sono tutte le cose fuori che devono
essere portate dentro, per realizzarmi in Dio.
N.: Con la morte del Cristo ho la
possibilità di ritrovare questo "Tu" e non perderlo più.
Certamente.
Ma lì è finito perché non c'è un altro
sacrificio, non c'è un altro Cristo, qui tutto è finito.
Con Cristo che muore è finito tutto, in
quanto Cristo muore, tu esperimenti l'assenza di Dio per l'eternità.
Cristo morendo si mette nelle tue mani, tu
sola lo puoi far risorgere.
Sembra un assurdo ma tu sola lo puoi far
risorgere.
Perché Dio viene a morire in te, si mette
nelle tue mani, tu sola lo puoi far risorgere.
Qui c'è tutta l'opera della Madonna.
Dal Cristo che muore fino alla vita eterna,
c'è l'opera della Madonna.
È lei che ci insegna come si fa a risorgere
nello spirito.
O.: Noi siamo in situazione di vantaggio
rispetto ad Adamo.
Ma renditi conto che Adamo siamo noi.
L'uomo con Cristo è Adamo che dopo
l'esperienza della perdita del paradiso terrestre e dell'assenza di Dio, matura
con il Cristo che muore in croce.
Per ognuno di noi c'è il paradiso terrestre e
il peccato originale, per ognuno di noi c'è tutta l'attraversata dell'antico
testamento e per tutti noi c'è il Cristo che muore in croce.
È tutto uno sviluppo, Adamo rappresenta per
noi una tappa del nostro cammino verso la formazione di noi in Dio, nella vita
eterna.
O.: I pascoli di Dio noi li portiamo nel
pensiero...
I pascoli di Dio sono tutto ciò che mi aiuta
a conoscere Dio.
Quindi sono tutte le Parole di Dio e tutto
l'universo è pascolo di Dio se lo vedo come Parola di Dio per conoscere questo
Dio che porto dentro di me.
Ma tutto devo sottometterlo a questa realtà.
O.: Per mantenere questo "Tu".
Per mantenermi in rapporto con questo
"Tu".
Se io perdo il "Tu", io perdo
tutto.
Perché il senso della vita mi è dato dalla
presenza di una persona che mi ama.
È quello che mi fa essere, è quello che mi dà
significato a tutto.
Se mi manca quello io posso essere pieno di
soldi, mondo, creature, ma non avere nulla che mi dà vita.
Con la sua morte, Cristo ci porta a toccare
con mano che l'anima del tutto è questo "Tu", quindi perdi tutto ma
non perdere questo "Tu", per cui Dio diventa il tuo tutto a questo
punto.
È logico, perché è Lui che dà anima a tutto,
se ti manca quello, tutto perde di significato.
E quando perde di significato non puoi più
vivere.
O.: Ma perché fin da bambini si dice che
Gesù è buono e non si dice che è vero?
Certo perché non capiamo, noi usiamo le
espressioni bellezza o bontà perché Dio risponde al tuo sentimento, al tuo
bisogno o al tuo desiderio.
Tu desideri una caramella se uno ti dà la caramella,
tu dici come è buona quella persona, non dici mica come è vera.
Quindi una cosa è buona in quanto serve te.
Una cosa è bella in quanto risponde ai tuoi
pensieri.
In quanto è in armonia con i tuoi pensieri.
Ma quello non ti salva mica, quello non fa
altro che confermare il tuo io.
P.: Per la nostra mancanza d'intelligenza è
necessario toccare il fondo, l'abisso dell'assenza di Dio.
Il Dio che io ho contribuito a mandare sulla
croce.
Senza Dio abbiamo il bene e il male, con Dio
abbiamo solo il bene.
Certo.
Q.: Siamo tutti alla ricerca del principio
ma non sappiamo dov'è.
Cristo morendo in croce ci riporta al
principio, perché ci fa scoprire il luogo della presenza di Dio.
Però scoprire la presenza in funzione
dell'assenza, non è ancora la presenza definitiva che ci salva.
Però è un dono meraviglioso...
Perché ti dà la possibilità di arrivarci.
Ti evita sopratutto di sbagliare tutta la
vita, perché tu arrivi alla conoscenza di Dio solo attraverso Dio.
Ecco per cui questa presenza diventa un
passaggio obbligato.
Q.: Lì abbiamo la possibilità di non perdere
più questo "Tu".
Con tutta l'esperienza che uno ha fatto,
perché la possibilità l'aveva già Adamo, però è necessario passare attraverso
l'esperienza.
Q.: La realizzazione significa ...
Vedere le cose nella realtà e la realtà è
Dio.
Invece quando pensiamo a noi stessi, per noi
la realtà è quella che vediamo e tocchiamo.
"Questa cosa è vera perché io l'ho
vista, la tocco", li non c'è conoscenza, è come se insegnassi matematica dicendo
che due più due fa cinque perché io lo dico, perché io lo sento, perché mi
piace.
Q.: Ed è qui che noi rubiamo il
"Tu" di Dio a Dio, perché scambiamo il segno col segnalato.
Il Cristo morendo annulla tutta la creazione
e la consacra, non c'è più nulla di profano.
L'annulla nel senso che ormai non la vediamo
più nel pensiero dell'io, perché nel pensiero dell'io, lì si esperimenta
l'assenza, la morte di Dio.
Profano vuol dire "fuori del
tempio".
Q.: Quello che vediamo nel pensiero dell'io,
quello è tutto profano.
Ormai si vedono solo più tutte le cose in
Dio e da Dio e tutto è sacro.
Certo.
R.: Nell'assenza c'è la conoscenza di Dio.
Nell'assenza c'è la presenza.
La presenza non è ancora conoscenza.
Nell'assenza non c'è la conoscenza ma c'è la presenza,
tu non scopriresti l'assenza di una cosa se tu non l'avessi presente dentro di
te.
Però che tu abbia presente una cosa, non è
detto ancora che tu la conosca, non è già conoscenza.
S.: Hai detto che Cristo è in funzione della caduta di Adamo, se Adamo non
fosse caduto, non avrebbe dovuto, alla fine del suo cammino dovuto necessariamente incontrare Cristo?
Era lui (Adamo) il Cristo.
Noi siamo creati per diventare figli di Dio,
fare una cosa sola con il Figlio di Dio.
Non ci sarebbe stato bisogno del Cristo, era
lui.
Non ci sarebbe stata incarnazione, era lui
che diventava Cristo.
Cristo è Dio presente tra noi.
S.: Ma noi anche se ci salviamo non saremo
mai figli naturali di Dio.
Il figlio naturale è il Figlio di Dio, il
Verbo di Dio.
L'incarnazione del Figlio di Dio è la
creatura, è l'uomo.
S.: Ma chi è che fa conoscere il Padre?
È il Pensiero di Dio.
S.: E Adamo non lo avesse incontrato?
Ma certamente, senza di Dio non si va da
nessuna parte.
Adamo era nel Pensiero di Dio e raccoglieva
tutte le cose nel Pensiero di Dio.
S.: Il Figlio di Dio come pensiero?
Come pensiero certo, Dio è eterno.
S.: Chi mi fa conoscere il Padre è il
Pensiero di Dio?
Il Cristo è l'incarnazione del Pensiero di
Dio tra noi, in conseguenza del peccato.
Se io parlo solo italiano, Dio per salvarmi
deve venire e parlarmi in italiano.
Dio deve scendere a parlarmi in italiano
perché io non capisco il linguaggio eterno.
T.: Cristo morendo ci fa scoprire il
principio di vita nuova...
Il principio di vita nuova è Lui.
T.: Mi annulla tutta la creazione...
Sì, perché altrimenti per me la realtà è la
creazione.
Sentimentalmente le cose valgono in quanto si
fanno sentire da me, per me questa è la realtà, Dio per farmi trovare
l'Assoluto, mi deve annullare tutto quello che per me è realtà, me lo annulla
tutto.
Lui si sottomette al mio peccato.
Ecco il verbo incarnato, prende su di Sé il
mio peccato e il mio peccato è di ritenere Assoluto e realtà quello che vedo e
tocco.
Lui prende questa realtà la offre alla mia
violenza ed io lo uccido e lì in quel punto lì che io divento figlio suo,
perché Lui si fa oggetto del mio delitto, Lui si fa oggetto mio e a quel punto
lì diventa soggetto mio.
Z.: Cristo è asceso al cielo e ci ha aperto
la via alla contemplazione personale della presenza di Dio in noi.
Quella è la realtà, la vita eterna.
La vita sta nel conoscere Dio, non nel
realizzare fuori i nostri desideri.
A volte sento dire:"Dio fa questo per
realizzare fuori...", no, il fuori è per realizzarti dentro.
Y.: Una domanda sull'Ascensione,
l'Ascensione è questa possibilità d’interiorizzazione che ci viene offerta...
No, l'Ascensione è il Figlio che ti consegna
al Padre e non puoi ascendere se non sei passata attraverso la morte del
Cristo.