Io sono la porta: se qualcuno entra attraverso
di me, sarà al sicuro; entrerà e uscirà
e troverà pascolo.
Gv 10 Vs 9 Decimo tema.
Titolo: Il deserto
fiorirà.
Argomenti: Nutrire la
vita. Il cibo
adatto. L'interrogazione
è la fame della nostra anima. Deserto dell'uomo. La
perdita del pascolo (Tu) di Adamo. Perdere
il "Tu" di Dio. Si va a senso unico. Pascolo è il rapporto personale con il "Tu" di
Dio. Amicizia
di Dio con Adamo. Il
luogo dipende dal nostro rapporto con Dio. Problemi
ambientali. Come
recuperare il "Tu" di Dio? Sottomettersi a
un "tu" o sottomettere
un "tu". Dio si
sottomette a noi. Cristo
stabilisce un "tu" con la creatura. Morte
di Cristo. Per l'uomo la realtà è la materia, non lo spirito.
Il
Figlio di Dio incarnato occupa un posto nel mondo esterno. Scoprire la presenza attraverso l'assenza. Coscienza & incoscienza. Realtà esterna e interna. Il deserto è la morte. Il male non esiste. A cosa serve il sentimento. La Madonna. Consapevolezza.
20-21/Maggio/1990 Casa di
preghiera Fossano.
"Troverà
da pascolare", è un futuro, una promessa, una Parola di Dio.
Noi dobbiamo
vedere in tutti gli avvenimenti, in tutte le opere di Dio, questa promessa per
ognuno di noi.
Il tema di oggi
è : il deserto fiorirà.
Il deserto
fiorirà appunto perché c'è questa garanzia della Parola di Dio.
Non c'è quindi
nessuno che sia autorizzato a disperarsi, per quanto possa essere grave la sua
situazione, la sua notte, Dio dice:"Sorgerà il sole", "Tu guarda
ad oriente e sorgerà il sole, anche per te".
"Troverà
da pascolare" vuol dire che troverà da alimentare la propria vita.
Il pascolo è un
luogo di alimento.
Dio ha dato a
noi la vita ma non è detto che questa vita rimanga se noi non l'alimentiamo.
Dio è il
vivente, Lui non ha bisogno di alimentarsi, Lui è l'Essere, noi siamo per
partecipazione.
Viviamo in
quanto partecipiamo.
E vediamo che
tutte le forme di vita dell'universo, vivono in quanto partecipano, in quanto
comunicano.
Anche noi siamo
creature, anche noi siamo chiamati a partecipare di questa vita.
Ma la vita
rimane in noi in quanto noi l'alimentiamo.
E per
alimentarla bisogna trovare il cibo.
Abbiamo visto
domenica scorsa che è facile perdere di vista il pascolo della vita, il pascolo
di Dio.
In realtà, la
maggior parte degli uomini, perde la vita perché non l'alimenta.
E non
l'alimenta perché perde di vista il pascolo.
Non vede il
cibo con cui deve nutrire questa sua Vita.
Per conoscere
quale cibo sia adeguato ad ogni essere
vivente, bisogna capire qual è la natura della sua vita.
Ogni pianta ha
un suo cibo, ogni animale ha un suo cibo e anche l'uomo ha un suo cibo ed è per
questo che è essenzialmente importante riconoscere qual è il cibo adatto per
ogni esistente.
Non si può dare
carne a un animale erbivoro o lattuga a un animale carnivoro.
Così è anche per
l'uomo.
Bisogna capire
in cosa consista la natura della vita dell'uomo, per potergli dare il cibo
adeguato.
La vita
dell'uomo sta essenzialmente nel conoscere Dio, è Parola di Dio.
"La vita
eterna e quindi vera, sta nel conoscere Dio come vero Dio".
Quindi la vita
dell'uomo è conoscenza.
Conoscenza
della verità.
Infatti la
nostra anima è fame di verità.
Ora se la vita
dell'uomo è conoscere Dio, cibo dell'uomo è tutto ciò che lo aiuta a conoscere
Dio.
I pascoli di
Dio sono determinati da ciò che parla a noi di Dio, di ciò che Dio è, che dà
noi la possibilità di conoscere Dio.
Noi, siccome
dobbiamo preoccuparci di nutrire la nostra anima, dobbiamo preoccuparci di
vedere questo cibo e di trovare questi pascoli.
Altrimenti la
nostra Vita essenziale deperisce e muore.
La nostra morte
consiste nel non avere più interesse per le cose di Dio, nel non sentire più
attrazione per Dio.
Quando in noi
muore l'interesse, muore l'interrogazione.
Abbiamo visto
che l'interrogazione è la fame della nostra anima.
Quando Dio ci
dice:"Domandate e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, chiedete e
otterrete", Dio stesso ci comanda di interrogare per mantenerci uniti a
Lui.
Quando noi
perdiamo la vita, non abbiamo più interesse per interrogare.
Se Dio dice a
noi di interrogare, questo vuol dire che soltanto se noi guardiamo a Dio, noi
da Dio riceviamo questa sua intenzione: "Interroga, chiedi".
E allora noi
chiediamo.
Noi essendo
creature se non riceviamo non possiamo fare niente.
"Senza di
Me fate niente", non possiamo nemmeno interrogare.
Non possiamo
nemmeno desiderare d'interrogare e desiderare di conoscere.
C'è dunque il
rischio di non vedere il cibo, di non vedere i pascoli.
Dio ha fatto
tutto molto bene e avendo dato all'uomo la vita ha dato anche all'uomo il
pascolo.
In realtà gli
uomini che nascono con questo pascolo divino a poco per volta esperimentano lo
sfiorire di questo pascolo e a un certo momento
si accorgono che questo pascolo è diventato un deserto.
Il deserto è in
ognuno di noi: non più interesse per Dio.
Gli uomini
assistono a una perdita progressiva di vita.
Gli uomini
nascono con una pienezza di vita.
E poi assistono
a una perdita progressiva.
Arriva un certo
momento in cui gli uomini sono soltanto più ossessionati dalla morte.
Quasi che
l'unica cosa crescente nella vita dell'uomo sia la morte.
Invece l'unica
cosa crescente nella vita dell'uomo è la vita non è la morte.
Dio non ha
creato l'uomo per la morte, l'ha creato per la vita.
Dobbiamo chiederci
allora perché gli uomini assistono a questo crescere dalla morte.
A un certo
momento della loro vita, gli uomini sono tutti lì che corrono con il fiato in
gola per sfuggire a una cosa sola: la morte.
Adamo è stato
creato nel paradiso terrestre, quindi Adamo ha ricevuto la vita e ha ricevuto
il pascolo della vita.
Poi a un certo
momento ha perso il pascolo della vita.
Adamo è stato
cacciato dal paradiso terrestre.
Cosa è
successo?
Abbiamo visto
che l'uomo a un certo momento, ha preferito la via facile alla via difficile.
La via facile è
la via del sentimento, è seguire ciò che è bello e buono, ciò che attrae.
L'uomo è stato
creato per la conoscenza e la conoscenza non è sentimento.
La verità non
si trova sentimentalmente.
Basta l'esempio
dei funghi, non si cercano i funghi sentimentalmente se no si finisce al
cimitero.
Quindi Dio in
tutte le cose ci sollecita ad essere intelligenti, perché la verità si trova
soltanto conoscendola.
Dio è la verità
e Dio lo si trova solo conoscendolo.
Per questo, Dio
ponendo Adamo nel paradiso terrestre gli disse di nutrirsi di tutto eccetto dei
sentimenti.
Siccome tutto è
fatto molto bene, tutto arriva a noi carico di sentimento, è bello e buono.
Però noi non
dobbiamo lasciarci dominare da ciò che è bello e ciò che è buono.
Perché ciò che
deve essere dominante in noi è la verità.
In questi
pascoli celesti, per Adamo c'era l'albero della vita che era la presenza di
Dio, che era Dio stesso e c'era l'albero della scienza del bene e del male,
questo "io" di Adamo che sente, che produce questi frutti ma di cui
Adamo non doveva nutrirsi.
A un certo
momento Adamo si lasciò guidare e dominare dai suoi sentimenti.
Qui abbiamo la
lezione di Dio che insegna a noi perché perdiamo i pascoli di vita.
Perché nella
nostra vita noi ci lasciamo dominare da quello che è bello e buono.
E ci
giustifichiamo dicendo:"La donna che Tu mi hai dato era bella e
buona".
Le conseguenze
che avvengono nella vita di Adamo, sono le conseguenze che ognuno di noi
esperimenta.
Non perché
Adamo abbia peccato ma perché Adamo è rivelazione di quello che avviene nella
nostra vita.
Vedremo poi il
perché fu necessario questo.
Adamo
lasciandosi dominare dal sentimento perse il rapporto diretto con Dio.
Quel rapporto
diretto che è rappresentato dal "Tu" di Dio, dall'albero della vita.
È la presenza
di Dio che rende feconda la vita dell'uomo, il che vuol dire che è la presenza di Dio che ci dà la possibilità di
vedere il cibo, di vedere i pascoli, ci dà la volontà di nutrirci e ci dà la
volontà di vivere.
Ma noi da soli
non vediamo, non desideriamo, non interroghiamo, non abbiamo neppure la volontà
di vivere.
Tutto ci viene
da Dio, perché è Dio il nostro Creatore.
Se tutto ci
viene da Dio, soltanto se manteniamo stretto questo rapporto nostro, diretto
con Dio, noi vediamo i pascoli di Dio.
Ma per restare
in questo rapporto, noi dobbiamo in continuazione riferire tutto sempre a Dio.
Adamo il suo
sentimento non lo riferì più tutto a Dio.
Si lasciò
attrarre da quello che sentiva lui e perse il contatto con Dio.
Ha perso il
"Tu" di Dio.
Questo ci fa
capire che cosa è che fa sfiorire i pascoli o meglio, ci fa capire che cosa è
che riduce il paradiso terrestre in un deserto.
Perché nel
campo delle parabole si dice che Adamo è stato cacciato dal paradiso terrestre,
in realtà il paradiso terrestre è diventato un deserto.
È diventato un
deserto perché Adamo ha perso il rapporto diretto con il Suo Signore, con Dio.
Si diventa
figli delle nostre opere, Adamo si è fermato alla creatura e ha perso il
"Tu" di Dio.
Noi dobbiamo
tenere presente che nel Regno di Dio si va avanti a
senso unico, non si va avanti e indietro.
Il tempo passa
a senso unico, la vita passa a senso unico e non si può recuperare una cosa
passata.
Adamo quando
perse il paradiso terrestre non poté più tornare nel paradiso terrestre, si va
a senso unico.
Infatti la
scrittura ci dice che Dio pose un angelo
con la spada di fuoco sull'entrata del paradiso terrestre, per impedire il
ritorno di Adamo.
Quest'angelo
con la spada di fuoco è il tempo che passa, è la vita che passa, non ci concede
la possibilità di rivivere due volte lo stesso punto.
Adamo allora è
perso?
Adamo è una
lezione per noi.
Persi i
pascoli, non è più possibile trovarli?
Chi è stato
illuminato una volta non può più essere illuminato una seconda volta, dice la
scrittura.
Eppure c'è la
speranza e la promessa, non è lecito disperare.
La speranza sta
lì:"Chi passa per Me, troverà da pascolare".
Allora si può
tornare indietro?
Non si può
tornare indietro.
Bisogna
approfondire.
Il problema del
pascolo è un problema di rapporto con il "Tu" di Dio, è un rapporto
personale.
Perso il rapporto
personale con Dio non si può più recuperare il rapporto personale con Dio, si
va a senso unico.
Bisogna andare
più a fondo per cercare di capire cos'è questo rapporto personale e cos'è un
"tu", perché l'anima di tutto è questa.
Tutte le sere
Dio scendeva a passeggiare con Adamo.
Quindi Dio ha
dato ad Adamo la possibilità di un rapporto diretto con il "Tu" e
proprio con questo "Tu", Adamo aveva la grazia di mangiare e di
nutrirsi.
È l'amore che
ci dà la possibilità di nutrirci, di mangiare.
Senza amore non
si mangia.
Da parte di Dio
c'è stato questo, però è un dono a senso unico.
In realtà Adamo
non fu in grado di vivere con il "Tu" di Dio, non ne fu capace.
Perdette
l'amicizia, il cielo si chiuse.
La terra ha
incominciato a produrgli triboli e spine.
Il giardino
terrestre ha cominciato a produrgli triboli e spine.
È diventato un
deserto e questo ci fa capire una cosa molto
importante che il luogo in cui ci troviamo è strettamente in rapporto con
quello che noi portiamo dentro di noi.
È strettamente
in rapporto con la nostra amicizia con Dio.
Fintanto che
Adamo restò nel "Tu" di Dio era nel giardino terrestre.
Tutto era fatto
molto bene.
La scrittura
dice che tutto è stato fatto molto bene, il che vuol dire che tutto aiutava
Adamo (anche l'albero del bene e del male) a crescere nella conoscenza di Dio.
Ma come Adamo
non restò in questa amicizia, perse questo "Tu", la terra cominciò a
produrgli triboli e spine.
I problemi ambientali in cui noi ci
troviamo sono una conseguenza (dipendenza, funzione) dei nostri rapporti con
Dio.
È perfettamente
inutile quindi affannarci a raffazzonare l'ambiente, modificare l'ambiente, per
guarire o per curare o proteggere l'ambiente.
È assurdo:
stiamo lottando contro Dio.
L'unica
soluzione è quella di modificare il nostro interno, di modificare cioè i nostri
rapporti con Dio.
Ma una volta
persa l'amicizia con Dio, è possibile recuperarla?
Una volta perso
il "Tu", è possibile recuperarlo?
Una volta persa
la presenza, è possibile recuperarla?
Notiamo bene
che non dipende da noi.
Noi possiamo
fare anche i salti mortali ma non possiamo rendere presente chi si è fatto
assente.
Noi con tutto
il desiderio di rivedere una persona che è morta, non possiamo rivederla.
Questo ci fa
capire che la presenza non dipende da noi, noi moriamo nell'assenza, perché noi
viviamo di presenza, ma la presenza non dipende da noi.
Se non dipende
da noi, quando noi abbiamo perso il "Tu" dell'altro, quando noi
abbiamo perso la presenza di Dio, cosa si può fare?
Ho detto che
dobbiamo approfondire il concetto di "tu".
Si ha un rapporto con
un "tu" e si vive con un "tu"
in quanto tutto si riferisce a lui, tutto si sottomette a lui.
Adamo a un
certo momento non sottomise tutto a Dio.
Non sottomise
il frutto dell'albero del bene e del male, non sottomise Eva che gli proponeva
di mangiare questo frutto, non lo sottomise a Dio.
Si fermò a
quello che sentiva.
È sufficiente
che noi teniamo per noi un pensiero, una parola, un sentimento, senza
sottometterlo a Dio, per farci perdere il "Tu" di Dio.
Perché si vive
con un "tu" soltanto in quanto non si nasconde niente a questo
"tu".
In quanto si
sottomette tutto a questo "tu", altrimenti si perde, fatalmente,
necessariamente, sicuramente.
Però c'è ancora
un altra via con cui si mantiene un "tu".
Il
"tu", abbiamo visto che è un rapporto.
Un rapporto tra
due persone.
Si mantiene la
presenza dell'altro in quanto si sottomette tutto all'altro, si riferisce tutto
all'altro.
Però essendo un
rapporto di due termini, può anche avvenire il rovescio.
C'è lo stesso
rapporto del "tu" se si sottomette tutto dell'altro a me.
E anche qui c'è
un rapporto di "tu".
Un delinquente
che uccida una persona, stabilisce un rapporto di "tu" con la persona
uccisa.
Perché
sottomette tutto di quella persona a se stesso.
Se il
"tu" è dato dalla sottomissione di tutto ad "uno", può
darsi che il tutto sia sottomesso al primo termine ma può anche darsi che il
primo termine si sottometta tutto al secondo.
E c'è sempre un
rapporto di "tu", perché il rapporto di "tu" è sempre
sottomissione di tutto a uno.
Il primo
rapporto (creatura tutta sottomessa a Dio) è fallito.
Non si può
tornare indietro, c'è l'angelo di fuoco che te lo impedisce, non puoi tornare
nel paradiso terrestre.
Non si va
avanti e indietro.
C'è l'altro
rapporto di "tu", c'è l'altra via con cui si può stabilire un
rapporto di "tu".
Nel paradiso
terrestre, nel disegno puro di Dio (prima che l'uomo si manifesti), Dio ha fatto
tutte le cose, affinché l'uomo potesse vivere in amicizia con il suo Signore,
quindi in rapporto di "tu" con il suo Signore.
Quindi affinché
l'uomo dialogasse tutto con Dio, sottomettesse tutto a Dio e Adamo per un certo
periodo sottomise tutto a Dio.
E Adamo
cresceva sottomettendo tutto a Dio e manteneva il rapporto con il
"Tu" di Dio.
Poi a un certo
momento questo rapporto si ruppe, quando Dio chiese ad Adamo, mettendolo alla
prova, di far entrare in questa amicizia quello che Adamo doveva ancora far
entrare.
A un certo
momento c'è stato il fallimento.
Quindi il primo
rapporto è fallito.
Ma questo
rivela che il primo rapporto fallisce per ognuno di noi, perché Adamo è lezione
per ognuno di noi.
Il rapporto in cui
si sottomette tutto a Dio, fallisce in ognuno di noi.
C'è un' altra
possibilità per stabilire un "tu" ma che non dipende da noi.
Che l'Altro, al
quale noi dovevamo sottomettere tutto di noi, si sottometta adesso a noi.
L'unica
soluzione per stabilire un "tu".
Dio ha creato
le due vie per salvare l'uomo.
Se ha creato le
due vie, Lui in realtà le percorre queste due vie.
La seconda via
è quella del Dio che si sottomette tutto all'uomo, per stabilire un
"tu" con l'uomo, perché è l'unico modo.
Non è che si torni
indietro, non è l'uomo che recupera la posizione di prima perché non può
recuperarla.
Ma è Dio adesso
che per stabilire un rapporto di "tu" con la sua creatura, si
sottomette tutto alla creatura e abbiamo il Figlio dell'uomo, abbiamo Cristo.
Abbiamo il
Figlio di Dio che si incarna, che si sottomette tutto alla creatura, per
recuperare la creatura al "tu".
Cristo
sottomesso alla creatura, muore.
Non può essere
in modo diverso.
E la creatura
esperimenta l'assenza, il silenzio, la morte di Dio.
Data proprio
dal fatto che Dio si è sottomesso tutto alla creatura.
Ed è qui che
succede la meraviglia.
Dio che è
eterno, Assoluto, immutabile, presente in tutto, che parla in tutto sempre,
trova il modo di far esperimentare alla creatura il suo silenzio, la sua assenza,
la sua morte.
Non la morte
della creatura, non il silenzio della creatura, non l'assenza della creatura ma
l'assenza di Dio, la morte di Dio, il silenzio di Dio.
Ci deve essere
un significato in questo, Dio non lo fa per condannare la creatura.
Lo fa per
salvare la creatura perché Dio vuole che tutti si salvino e giungano a
conoscere la verità, quindi anche questo suo annientarsi va visto in questa
intenzione.
Notate bene che
c'è una contraddizione nell'annientarsi di Dio nella creatura.
Perché Dio si
annienta nella creatura?
Abbiamo detto
che qui si stabilisce un rapporto di "tu".
La creatura ha
perso il paradiso terrestre, ha perso i pascoli della vita proprio perché si è
lasciata dominare dal sentimento.
Lasciarsi
dominare dal sentimento, vuol dire far consistere la realtà in quello che si
vede e si tocca.
A questo punto
la creatura ritiene realtà il mondo esterno, quello che vede e tocca, quello
che determina i suoi sentimenti e la creatura vive per questo.
Notate bene che
la creatura, quando ritiene che la sua realtà sia quella che vede e tocca, si
taglia completamente fuori dalla possibilità di trovare Dio.
Dio non si
trova nel mondo esterno.
Dio non si
trova in ciò che si vede e si tocca e d'altronde se si trovasse in ciò che si
vede e si tocca, Dio non sarebbe più Dio.
Dio abita
dentro l'uomo e se l'uomo cerca la realtà fuori di sé, si taglia completamente
la possibilità di trovare Dio, perché lo cerca nel luogo sbagliato.
Sant Agostino,
lo dice lui stesso, dice di aver sprecato tanta parte della sua vita cercando
Dio nel mondo esterno, senza sapere che Dio era dentro di lui.
E fu la grande
scoperta di Sant Agostino, questo capire che la verità abita dentro di noi.
E fintanto che
cerchiamo la verità fuori ci condanniamo e ci frustriamo tutta la vita.
Ecco la morte
crescente, perché esperimentiamo un'assenza crescente.
Il Figlio di
Dio incarnandosi, è venuto a occupare un posto nel mondo esterno, là dove noi cerchiamo la realtà, la verità, Dio stesso e morendo,
facendoci toccare con mano l'assenza di Dio, il silenzio di Dio nel mondo
esterno, facendoci toccare con mano la morte di Dio, l'abbandono di Dio
("Dio mio perché mi hai abbandonato") ci dà la possibilità di
scoprire la presenza di Dio, poiché noi non scopriremmo un'assenza se non
l'avessimo presente dentro di noi.
Dio ha trovato
il modo di farci toccare con mano la sua assenza, il suo silenzio, la sua
morte, per farci capire la sua presenza e sopratutto
per farci capire dove è questa sua presenza.
Noi certamente
non possiamo esperimentare, toccare l'assenza di una cosa se non l'abbiamo
presente dentro di noi.
Noi non
possiamo, nel modo più assoluto esperimentare l'assenza di Dio se Dio non lo
abbiamo dentro di noi.
Me noi esperimentiamo
l'assenza di Dio, data dalla morte di Cristo in croce.
Questa
esperienza dell'assenza di Dio, ci fa scoprire la presenza di Dio.
Non più fuori
ma nel nostro pensiero, nella nostra mente, ci riporta lì.
"Tu non ti
accorgeresti che Io sono assente, che Io non ci sono, se Io non fossi dentro di
te".
Se noi non
potessimo pensare a una persona, certamente non ci renderemmo conto
dell'assenza di quella persona.
Ecco come Dio
facendoci esperimentare in quel mondo esterno, in quel deserto su cui noi abbiamo
deviato (non sottomettendo tutto a Dio) la sua assenza, ci fa scoprire la
presenza sua in noi.
Ci fa scoprire
il luogo e quindi ci ridà la possibilità del rapporto con il "Tu" di
Dio.
Siamo passati
dal giardino che sfiorisce, all'esperienza del deserto e adesso all'esperienza
del deserto che fiorisce.
Allora dobbiamo chiederci
qual è il significato di tutto questo?
Il significato è sempre in
Adamo, perché Adamo rappresenta ognuno di noi.
Adamo era in rapporto con
il "Tu" di Dio ma inconsciamente.
Inconsciamente perché era
tutto dono di Dio e tutto ciò che noi riceviamo come puro dono di Dio arriva a
noi inconsciamente, noi viviamo, amiamo, mangiamo ma tutto perché Dio è con noi
e noi non ce ne rendiamo conto.
Siamo carichi di un amore
che noi ignoriamo e lo attribuiamo a noi, crediamo di essere noi:"Io sono
intelligente, io decido di fare questo, io vado qui, vado là, faccio questo,
faccio quello", non ci accorgiamo che tutto questo noi lo facciamo perché
siamo carichi di un amore, di Uno che ci ama senza che noi ce ne rendiamo
conto.
Adamo era così.
Ma nei rapporti con Dio, i
figli di Dio sono figli consapevoli.
Si resta con Dio soltanto
in modo consapevole e Dio sta formando Adamo, come ognuno di noi a questa consapevolezza.
E fu per questa
consapevolezza che Adamo e ogni uomo deve passare dalla perdita del paradiso
terrestre, dalla perdita dei pascoli divini, all'esperienza del deserto, cioè
all'esperienza dell'assenza, della morte di Dio, per scoprire quello che
avrebbe scoperto nel paradiso terrestre se avesse sottomesso tutto a Dio.
Per scoprire quindi
consapevolmente.
Per prendere consapevolezza
del "Tu" di Dio e come tutto dipenda da questo "Tu" di Dio.
Quando l'uomo avendo
esperimentato la privazione e l'assenza di Dio, con tutte le conseguenze,
avendo scoperto consapevolmente dove sta questo "Tu" di Dio, adesso
ha la possibilità di partecipare a questo rapporto, a sottomettere cioè tutto,
consapevolmente a Dio.
Ecco per cui il Signore
dice che "Troverà da pascolare".
Il deserto che fiorisce è
la conclusione, attraverso la morte di Cristo. del ritorno nostro alla vita
essenziale, al rapporto diretto e personale con Dio, al rapporto con questo
"Tu".
A.: Noi
proiettati nel mondo esterno troviamo il Cristo che ricostruisce questo
rapporto che abbiamo distrutto...che ha distrutto Adamo e che troviamo
distrutto in noi, per cui troviamo la Parola di Dio che si lascia uccidere da
noi.
Adamo non lo ha
distrutto, lo distruggiamo noi.
Adamo è
rivelazione di un fatto che avviene in noi.
Anzi, Adamo è
positivo, perché rappresenta un momento della nostra maturazione.
Dio
esternamente, rappresenta per noi le tappe della nostra vita.
Un momento di
questo cammino, nella nostra vita è Adamo.
A.: Non
riuscendo l'uomo a sottomettere tutto a Dio, Dio entra in quella realtà esterna
in cui noi siamo proiettati.
Dio sottomette
tutto Se Stesso a me e sottomettendo tutto Se Stesso, annulla Se Stesso e mi fa
toccare con mano la sua assenza, Lui che è il presente fa toccare con mano a me
la sua assenza e con questo mi fa scoprire la sua presenza.
Lui morendo mi
fa scoprire la sua presenza.
A.: Mettendosi
nella realtà esterna si mette nelle mie mani e a un certo punto, dato che mi
contraddice lo uccido, lo faccio fuori e mi fa sentire l'assenza di Dio,
assenza che non potrei provare se non ne portassi interiormente la presenza.
Tu non
scopriresti un assenza se non portassi la presenza di quella dentro il tuo
pensiero.
Io cerco una
matita, in quanto l'ho in mente.
Però fin che
l'ho solo in mente, io non dico mica di averla trovata, per dirlo devo averla
trovata fuori la matita.
La realtà per
me è fuori.
E invece la
realtà è dentro.
Ecco l'errore
che noi facciamo, il fuori è per ricondurmi all'interno.
Il fuori è una
testimonianza, è per ricondurmi a scoprire quello che ho dentro, non è che
debbo scoprire fuori quello che ho dentro.
Quando io trovo
fuori dico di aver trovato, in realtà non ho trovato un bel niente.
Se io dentro di
me ho il pensiero del registratore, quando lo vedo dico:"L'ho trovato".
E sono in pace.
In realtà non
ho trovato niente, perché il registratore fuori è per condurmi alla realtà
interiore ed è qui che trovo veramente.
Qui mi riposo.
Dio abita
dentro di noi, mica fuori.
Il fuori è
tutto per condurmi dentro.
Quindi anche
l'assenza di Dio è fuori, è l'annullamento di tutta la realtà esterna in cui io
(sbagliando) mi sono riposato.
Per cui io
tendo a fare nel mondo esterno quella realtà in cui riposarmi.
E Dio mi
annulla tutto per farmi scoprire che io devo ricondurre tutto a questa realtà
interna qui.
Ecco che mi
stabilisce il rapporto col "Tu".
A.: Rapporto
che scopro solo dopo che ho soppresso il pensiero del mio io.
Si capisce, Lui
si fa figlio mio e io divento figlio della mia opera.
E diventando
figlio ho di nuovo il rapporto del "Tu" che avevo perso all'inizio.
Ma questo è Dio
che lo fa, perché io non posso rendere presente niente.
È Lui che si
rende presente e come se io uccido un uomo, io divento figlio di quest'uomo che
ho ucciso, non posso mica più slegarmi da lui.
B.: Adamo è una
grande lezione di Dio per noi, non ha saputo stare con il "Tu" di Dio
perché non ha sottomesso tutto.
Perché noi non
siamo capaci....
È un po' la vicenda di
Dante che non riesce ad arrivare al colle e deve
passare attraverso l'inferno e il purgatorio per arrivare al paradiso, lui era
diretto al paradiso ma a un certo momento deve passare attraverso l'inferno.
È sempre Dio
che scrive in tutto.
Noi siamo in
rapporto diretto con Dio, per grazia di Dio ma non siamo capaci di restare con
un "tu".
È come se io
fossi in amicizia con una persona importantissima e non sono capace a
mantenerla questa amicizia, devo passare attraverso la perdita di
quest'amicizia per scoprire l'importanza di quest'amicizia.
Io ho bisogno
di passare attraverso la perdita, la privazione di Dio, la morte di Dio.
Lui che non può
morire, mi fa toccare con mano la sua assenza per farmi scoprire l'importanza
della sua presenza e qui incomincio a diventare consapevole.
Ecco il
rapporto di prima con in più la consapevolezza dell'uomo.
È tutto un
processo di maturazione.
Per cui noi
siamo Adamo.
Adamo
rappresenta un momento della nostra vita in cui noi ci siamo lasciati dominare
dalla passione del mondo esterno, dalla realtà esterna, quindi dal nostro
sentimento.
B.: Una cosa mi
ha spaventato, lei ha detto che non si stabilisce un rapporto con questo
"Tu" di Dio se noi nascondiamo o non riferiamo anche una sola cosa.
Certo, lì sta
tutto il nostro fallimento.
Quello che crea
la divisione è quello che portiamo dentro di noi non riferito a Dio.
Soltanto quando
avremo sottomesso tutto al Figlio di Dio, il Figlio di Dio ci consegnerà al
Padre, perché tutto quello che noi tratteniamo impedisce il rapporto diretto
con Dio, il rapporto con il "Tu" di Dio.
C.: Se noi non sottomettiamo
tutto a Dio incominciano le tribolazioni.
Noi ci veniamo
a trovare in un deserto e noi ci troviamo a lottare con un deserto.
Deserto
significa mancanza di vita.
Infatti man
mano che noi viviamo noi stiamo lottando con la morte.
La morte è il deserto.
Cioè, tocchiamo
con mano cosa voglia dire perdere l'amicizia con Dio.
È da questo
rapporto diretto con il "Tu" di Dio che noi riceviamo la carica del
desiderio, del volere, dell'amare, del vivere, altrimenti noi perdiamo tutto
fino a non avere più volontà di vivere.
Perché è Dio la
nostra vita.
C.: Perché si
chiama albero del bene e del male quando poi esprime il concetto del bello e
buono, sono due cose diverse.
Bene e del male
perché da quel punto lì il mondo si spacca in due.
Certe cose sono
buone e certe cose sono male, prima tutto era bene.
Se noi
sottomettiamo tutto a Dio tutto è bene, non esiste il male.
Il male non
esiste.
Ma dal momento
in cui non sottometto più a Dio ma mi lascio guidare dal bello e dal buono, da
quello che piace a me, il mondo si divide in due: cose che mi piacciono e cose
che non mi piacciono.
C'è la
scissione fra bene e male, per questo si chiama albero della conoscenza del
bene e del male.
D.: E come mai
nell'uomo avviene questa scissione?
I frutti
dell'albero del bene e del male ci sono, cioè i sentimenti sono cosa buona.
Tutto quello
che arriva a me senza di me è buono e i sentimenti sono anch'essi opera della
creazione di Dio.
La pioggia, il
sole, le stelle, tutto l'universo è sentimento, è Dio che mi tocca e in quanto
tocca si fa sentire da me.
Il sentimento è
tutto quello che arriva a me senza di me e si fa quindi sentire.
È una passività
che subisco, ma la subisco per opera del Creatore.
Quindi è una
cosa buona.
Ma non dobbiamo
alimentarci di questo, perché tutto quello che Dio ti fa arrivare, te lo fa
arrivare perché tu lo abbia a sottomettere a Dio per averlo come
"argomento" per cercare il Pensiero di Dio.
Quindi come
argomento per arrivare all'albero della vita.
Tutto quello
che Dio ti fa arrivare senza di te, tu lo devi sottomettere a Dio, per imparare
a vivere con il "Tu" di Dio.
"Signore
mi hai chiamato, mi hai toccato, cosa mi vuoi dire con questo?".
È tutta opera
di Dio che arriva a me senza di me ed è logico perché l'iniziativa è sua, per
risvegliare in me l'attenzione a Lui.
Perché da Lui
mi deve arrivare una cosa che Lui non mi fa arrivare toccandomi.
C'è una cosa
che non mi arriva attraverso il sentimento.
Il sentimento è
necessario per farmi rivolgere tutta l'attenzione a Lui, ecco il rapporto del
"Tu", ma la rivelazione del suo pensiero, della sua intenzione mi
viene solo da Lui.
D.: E non
poteva crearci in modo che il bello è il buono non potessero essere nutrimento?
Il nutrimento
dell'uomo è la verità ma è una conseguenza della verità, conoscendo la luce
provo gioia ma la gioia viene dopo, se io cerco Dio per la gioia, stai
tranquilla che resto fregato.
Io non trovo né
Dio, né la gioia, ma se io cerco Dio e non penso alla gioia, da Dio ricevo la
gioia ma questa è una conseguenza, quindi non debbo capovolgere i termini.
In realtà i
sentimenti sono conseguenze.
D.: Anche nel
paradiso terrestre era così?
Era tutto così,
però Adamo stava crescendo, non era mica finito, era in formazione e in questo
processo di formazione era toccato da Dio e doveva riportare tutto a Dio.
Fino a un certo
punto ha riportato tutto a Dio, infatti dialogava con Dio.
Ha dato il nome
alle cose, ha riportato tutte le creature esterne a Dio, ha cercato cosa Dio
significava di Sé in tutte le creature, ma quando ha dovuto cercare che cosa
Dio significava di Sé nell'io di Adamo, lì c'è stata la frattura.
E.: Il primo
rapporto fallisce per ognuno di noi.
Per ognuno di
noi, perché Adamo è rivelazione di un momento della nostra vita, come Cristo è
rivelazione della nostra vita, delle tappe della nostra vita.
Quindi Cristo è
il "Tu" di Dio nel peccato dell'uomo.
Nel paradiso
terrestre abbiamo il "Tu" di Dio senza il peccato dell'uomo.
Quindi abbiamo
il paradiso terrestre uguale al "Tu" di Dio senza il peccato
dell'uomo: l'uomo non ha ancora manifestato il suo io.
Cristo è il
"Tu" di Dio ma nel peccato dell'uomo.
E.: Ma Dio ha
dato la possibilità all'uomo di non fallire? La Madonna non ha fallito...
La Madonna è
paradiso terrestre nel peccato dell'uomo.
E.: Cosa vuol
dire?
La Madonna è il
paradiso terrestre nel peccato dell'uomo e Cristo è il "Tu" di Dio
nel peccato dell'uomo.
F.: Dio basta
pensarlo per averlo presente perché è Spirito, Lui si rende presente se noi ci
manteniamo uniti a Lui.
Invece la
creatura è anche sostanzialmente spirito, però non succede la stessa cosa
perché non basta pensarla per averla presente....
La presenza ti
viene da Dio, se tu non hai presente Dio, tu non puoi avere presente nessuna
creatura.
La presenza ti
viene da Dio, soltanto passando attraverso Dio scopri la presenza della
creatura altrimenti non l'hai mica. Noi abbiamo presenti i corpi delle creature
ma i corpi non sono mica le persone.
Dio è rapporto
diretto.
È un'illusione
il nostro aver presenti le creature.
G.: "Porrò
la mia legge nel loro animo e il deserto fiorirà". Prima che il deserto
fiorisca bisogna passare attraverso triboli e spine...
Triboli e spine
sono il deserto.
"Porrò la
mia legge", la legge è Lui stesso.
Cioè:"Condurrò
l'uomo a scoprire che Io sono presente nel suo animo, nel suo pensiero e lì
allora il deserto fiorisce".
Perché il
giardino del paradiso terrestre diventa un deserto ( la nostra vita diventa un
deserto) perché noi abbiamo perso la presenza di Dio e abbiamo perso la
presenza di Dio perché ci siamo lasciati dominare dal sentimento e il
sentimento è esterno.
Per cui noi
abbiamo identificato la realtà con ciò che ci fa sentire certe cose.
Io mangio la
bignola e mangiando la bignola provo piacere, adesso
per me la realtà è la bignola perché provoca in me questo piacere, ho stabilito
un corto circuito tra la bignola e me, il mio piacere, dominato dal mio piacere
io adesso mi faccio un magazzino di bignole e consumo tutta la mia vita per
avere il magazzino di bignole, ecco come tutta la mia vita è diventata un
deserto.
Ho perso il
rapporto con Dio.
H.: Adamo si è
nascosto a Dio, però Adamo Dio lo portava nel cuore....
No, no, lui si
è nascosto proprio perché non aveva riferito qualcosa a Dio.
È proprio
quello che portiamo in noi, nascosto a Dio che ci fa perdere il "Tu"
con Dio, per cui adesso Dio lo chiama ma lui ormai ha perso il rapporto.
L'ha tenuto
nascosto perché?
Perché ha fatto
una cosa che non era nell'iniziativa di Dio, l'ha dovuta nascondere perché non
era approvata, sapeva che non era approvata, Adamo non ha ubbidito a Dio.
Quello che
adesso ha tenuto nascosto a Dio ha creato la frattura con il "tu" di
Dio.
Perdendo il
"Tu" di Dio è tutto perso.
Chi ti dà il
giardino, chi ti fa vedere i pascoli e ti dà la possibilità di mangiare è il
"Tu" di Dio ma se io perdo il "Tu" di Dio, io non ho
neppure più la volontà di mangiare.
Quando mi muore
una persona cara non ho più la volontà di mangiare, la carica per mangiare, per
vivere, per amare, per agire e fare ce la dà qualcuno che è presente, noi non
ci rendiamo conto ma è per questa presenza che noi facciamo tante cose.
A un certo
momento Dio ci toglie questa presenza e noi non siamo più capaci a fare niente.
Nemmeno più
pregare.
Non abbiamo più
la volontà di pregare, di mangiare, ci lasciamo andare, come mai?
Noi
diciamo:"È vecchio, ha un esaurimento...", il problema è uno solo:
prima aveva un amore e adesso non l'ha più.
M.: Veder come
Dio ha trovato il modo di restituirci questo "Tu" che noi abbiamo
perso....
Teniamo
presente che noi non possiamo assolutamente recuperare un "tu".
Tu puoi
sottomettere tutto ma non lo recuperi più.
M.: Non si può
tornare indietro.
Assolutamente
no.
M.: Però Dio ha
trovato questa via...
Non che l'abbia
trovata, Lui stesso conoscendo l'uomo, l'ha stabilita nel processo di
formazione dell'uomo.
Cioè nel
processo di creazione dell'uomo ha posto questo.
Siccome il
"tu" sta nella sottomissione di tutto a uno solo, essendoci il
rapporto di due persone, il "tu" si stabilisce o con la prima che si
sottomette alla seconda o con la seconda che si sottomette alla prima.
Non ci sono
altre soluzioni.
Dopo Cristo, in
eterno non ci sono più altre soluzioni, noi non possiamo più trovare un altra
soluzione dopo Cristo.
Due sono i
termini: Dio e il mio io.
O il mio io è
tutto sottomesso a Lui o Lui è tutto sottomesso al mio io.
Non c'è un
altra possibilità, è matematico.
M.: Se non si
riferisce tutto al "Tu" di Dio lo si perde, si richiede quindi sempre
questa vigilanza continua?
Ma non è una
vigilanza, è un piacere continuo.
Quando tu stai
con una persona che ami è un piacere riferirgli tutto, raccontargli tutto
quello che ti è successo nella giornata, per te l'amato è tutto, perché senza
quella presenza non stai su, altro che vigilanza continua!
Non è mica un
rapporto di timore con Dio, è un rapporto di amore, di gioia.
M.: Nel salmo
si dice:"A chi teme Dio nulla manca", questo timore?
Quando in
ebraico si parla di "timore" è attenzione a, è l'attenzione
dell'allievo verso il maestro, non è il timore che comunemente intendiamo noi.
Noi abbiamo fatto di tutto sentimento, quindi anche questo "timore"
l'abbiamo trasformato in un sentimento di paura.
N.: Sant
Agostino diceva:"Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato".
Io non sentirei
la mancanza di una cosa se non avessi in me la presenza di quella cosa.
È un pensiero
molto profondo e vero, non si può trascurare una cosa del genere, come faccio
io a pensare una cosa che non ho mai visto, mai esperimentato in nessuno modo e
desiderarla?
Certo.
P.: È talmente
fondamentale il rapporto diretto con questo "Tu" per la nostra
vita.....
È un rapporto
vitale, altrimenti non vedi i pascoli.
Tu muori per
mancanza di cibo, perché non vedi più il cibo e non hai più il desiderio di mangiare.
P.: Visto che
noi non siamo stati capaci a restare nel suo "Tu" sottomettendo
tutto, Lui...
Lui ci sta
educando a come si vive con il suo "Tu", noi siamo fatti dal suo
"Tu", noi siamo fatti in coppia, noi non siamo soli, noi siamo fatti
dalla sua presenza e Lui ci sta educando a come si vive con Lui.
Per educarci ha
creato il paradiso terrestre e per educarci ha creato Adamo e per educarci ha
fatto fallire Adamo, Lui ha fatto fallire Adamo ed è lezione per noi.
Poi dopo ha
mandato Cristo, sempre per formare noi.
Poi ha mandato
a morte suo Figlio, sempre per formare noi.
Tutto solo per
formare in noi questa capacità di restare con il suo "Tu".
Sì ma si resta
solo consapevolmente, perché inconsapevolmente Adamo era già in rapporto con il
"Tu" di Dio.
Noi nasciamo e
noi siamo già con il "Tu" di Dio, perché se Dio non fosse in noi, noi
saremmo degli animali.
Noi siamo già
con il "Tu" di Dio ma inconsapevolmente.
Tu vivi con una
persona cara e tu sei carica di questo amore ma non ti rendi conto, devi
esperimentare la privazione di quella persona cara, per scoprire quello che lei
era per te, appunto perché noi non siamo intelligenti e dobbiamo passare
attraverso il sentimento.
Quello che tu
non raggiungi con l'intelligenza puoi raggiungerlo con l'esperienza
(sentimento) dell'assenza.
Noi non essendo
intelligenti scopriamo il valore delle cose o delle persone quando le perdiamo.
Quando tu perdi
Dio, incominci a capire che cosa è Dio per te, altrimenti no.
Soltanto
comprendendo quello che Dio è per te, tu inizi a essere consapevole.
P.: Questa è
proprio una via obbligata per l'uomo...
Vorrei far
capire che Adamo non è stato una disgrazia, Adamo non ha sbagliato.
Adamo è
rivelazione di Dio di un momento della nostra vita nel processo di maturazione
di questa consapevolezza.
P.: Quindi nel
piano primitivo di Dio tutto questo era contemplato...
Certo, lo credo
bene!
P.: Allora la
via dell'intelligenza Dio contemplava che non era possibile....
Non è che non
sia possibile.....Se tu sei distratta e sbagli strada, non è impossibile che
non essendo distratta prendessi quella giusta.
P.: Tutti siamo
responsabili della morte di Cristo.
Ma si capisce.
Sono tutte
tappe nella formazione dell'uomo, Dio ci sta facendo.
E in questa
formazione c'è il paradiso terrestre, c'è Adamo, c'è il peccato, c'è il
deserto, c'è la morte di Cristo, c'è tutto.
Ma tutto serve
per cui noi loderemo Dio in tutto.
In cielo noi
loderemo Adamo, Giuda, il peccato, perché attraverso tutto questo siamo
maturati.
Ma è tutto
opera di Dio e dobbiamo vederlo tutto come opera di Dio.
Opera di Dio
non sono solo i profeti, anche Adamo, anche Giuda sono opera di Dio per formare
me, capace di restare con Lui.
Tutto lì.
R.: Siccome il
cammino è a senso unico, noi possiamo recuperare il "Tu" di Dio che
era in principio solo sottomettendo tutto il nostro io al "Tu" del
Figlio dell'uomo.
No, noi
possiamo recuperarlo soltanto se il Figlio dell'uomo si sottomette tutto, fino
alla morte a me, Se Stesso a me, non siamo noi che sottomettiamo, quello sarà
poi dopo, lì la strada è sbarrata, c'è l'angelo con la spada di fuoco e non
posso tornare sui miei passi, non posso più sottomettermi.
Ho bisogno che
Dio si sottometta tutto a me, fino alla morte.
R.: Ma bisogna
che io mi sottometta a Lui...
Dopo, dopo che
avrò scoperto....
S.: Dio ci fa
capaci di essere con il suo Verbo in tutte le dimensioni.
Per cui Cristo
morendo ha santificato tutta la creazione e tutto l'universo, non c'è più nulla
di profano.
Annullando
tutta la creazione ha consacrato tutta la creazione per cui non c'è più nulla
di profano.