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Io sono la porta: se qualcuno entra per  me, sarà al sicuro; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Gv 10 Vs 9 Quinto tema.


Titolo: La via della Pasqua.


Argomenti: Scartare ciò che non serve al fine. Lottare contro Dio. La fatica dell'uomo sulla via di Dio. L'uomo si rende difficile la vita. Trascurare ciò che non si può ignorare. Fare Dio oggetto del nostro pensiero.


 

1-2/Aprile/1990 Casa di preghiera Fossano.


Domenica scorsa c'è stata l'obbiezione che la vita con Dio è una lotta continua.

Dobbiamo essere grati al Signore che ha suscitato quest'affermazione, quest’obbiezione, perché ci invita a capire con quanta facilità si fraintendano le cose e quanto sia difficile ricevere le comunicazioni di Dio, il significato e l'Intenzione di Dio.

Siamo invitati ad approfondire questo "entrare" di cui abbiamo parlato, questa via che conduce alla conoscenza di Dio e quindi alla vita eterna.

Noi siamo stati creati, siamo qui su questa terra, per entrare nella vita eterna, per conoscere Dio.

E tutte le cose valgono per quanto ci aiutano a conoscere Dio.

Basta annunciare il fatto che il nostro fine è la vita eterna, conoscere Dio, per capire tutto quello che noi possiamo e dobbiamo scartare dalla nostra vita e se lo scartiamo quanto tempo, quanta libertà e quanta disponibilità noi acquistiamo per occuparci di Dio e per conoscere Dio.

Se noi teniamo presente il fine (creati per conoscere Dio) abbiamo la possibilità di fronte a tutto ciò che ci si presenta, di scartare tutto ciò che non serve al fine.

Quando si segnala il fine a una persona intelligente, le si dà una capacità di scelta.

La capacità di rifiutare tutto ciò che non serve al fine.

La capacità di valutare e di apprezzare tutto ciò che serve al fine.

Il fine ci è indicato.

Dio parla in modo chiaro, netto, preciso, inconfondibile.

Dio dice chiaramente a tutti quanti che ci ha creati per la vita eterna, per conoscere Lui.

Dicendo questo ci rivela la sua intenzione.

Ma ci rivela anche la meta verso cui noi dobbiamo arrivare e indicandoci la meta ci dà la possibilità di scartare tutto ciò che non serve alla vita eterna.

Ora se noi pensiamo quanto del nostro tempo, quanto della nostra giornata, quanto del nostro pensiero noi sprechiamo per occuparci di cose che non servono alla vita eterna, noi già lì possiamo capire quale dono prezioso Dio fa a noi indicandoci il fine, la sua Intenzione.

Soltanto se noi sposiamo l'Intenzione di Dio, soltanto se noi ci uniamo a questa Intenzione di Dio, a questa proposta di Dio (cerca Dio prima di tutto), soltanto qui noi abbiamo la capacità (la capacità è una conseguenza) di ricevere e di intendere le comunicazioni di Dio.

Altrimenti c'è incomunicabilità.

Noi fraintendiamo tutto.

E solo dove c'è sintonia, ossia dove c'è identità d’intenzione, d’interesse, c'è capacità di ascolto.

È l'interesse che apre le nostre orecchie all'ascolto e ci rende attenti.

E ci rende capaci di ascoltare e ci fa custodire quello che arriva a noi.

Sopratutto ci fa applicare la mente per arrivare a capire quello che ci viene detto.

Dio la sua intenzione non la nasconde, la rivela apertamente, nessuno la può ignorare.

Tant'è vero che tutti noi siamo delusi, stanchi, avviliti, annoiati, frustrati dalla vita che facciamo.

Noi non siamo fatti per vivere per delle cose che passano.

Eppure viviamo per cose che passano, per cose che non sono eterne e siamo sempre lì a lamentarci.

Siamo sempre annoiati con il bisogno di novità continue, perché ci sentiamo morire dentro.

Perché viviamo per delle che passano mentre siamo fatti per vivere per delle cose eterne.

Dio l'ha annunciata chiaramente questa sua intenzione.

Fa strano che sia tanto difficile da parte delle sue creature raccogliere questa Intenzione di Dio.

Noi sposiamo tante altre intenzioni: uomini, mondo, società, politica, religione, morale ma troviamo tanto difficile sposare l'Intenzione di Dio.

Ed è per questo che, a un certo momento, noi fraintendiamo tutto.

Quello che fa molto stupire è sempre questo.

Dio ci fa giungere raggi di luce che ci fanno capire tante cose.

Sopratutto ci fanno capire il senso e il significato degli avvenimenti.

Noi senza la Parola di Dio, assistiamo agli avvenimenti e ai fatti (tutto è opera di Dio) ma non capiamo niente.

Tutto il mondo attorno a noi è mistero.

Tutto ci annuncia qualcosa che noi non riusciamo a capire.

Ci rendiamo conto che tutto è segno, che tutto è Parola di Dio per noi e allo stesso tempo noi siamo stanchi e annoiati di vivere per cose che passano.

È assurdo passare tutta la vita per guadagnare denaro, per accumulare ricchezze, è assolutamente assurdo, illogico.

Perché siamo stati creati per la vita eterna e certamente non c'è alcun bene materiale che possa supplire a questo bisogno di Assoluto che portiamo dentro di noi.

Eppure fa stupire che quando la Parola di Dio arriva a noi e ci fa capire il senso delle cose o qualche significato delle cose, per cui vediamo raggi di luce, fa stupire come il più delle volte, anziché gioire di questa luce che ci arriva (siamo fatti per la conoscenza), invece noi proviamo dello sgomento, della fatica, noi lo vediamo come un distacco da tante cose.

Noi ci voltiamo indietro, anziché essere affascinati da quella luce che arriva a noi e che fascina l'anima, perché la nostra anima è fatta per questo.

Noi ci voltiamo indietro a dire:"Ma allora il mio mondo? Ma allora la vita che faccio a cosa serve? Ma allora è tutta una lotta continua? Ma allora è tutto un andare contro? È tutta una fatica?".

Gesù dice che chi si volta indietro non è fatto per il Regno di Dio.

Questo ci fa capire come, fintanto che noi non sposiamo questa Intenzione di Dio, Dio può parlare con noi da mattina a sera, può farci arrivare tutta la luce che vuole ma noi non capiamo niente.

Perché di fronte alla sua luce, noi siamo sempre lì a dire: "Ma io debbo lasciare questo, ma io come faccio a vivere senza quest'altro?".

Anziché gioire, cantare, ringraziare il Signore, glorificare Dio per la luce che ci fa arrivare, noi presentiamo tutte le nostre obbiezioni e le nostre difficoltà e le nostre incapacità.

L'obbiezione di domenica scorsa: "È tutta una lotta continua", ci impegna a penetrare nel campo di questo cammino verso la luce, verso Dio.

A capire quanto sia difficile penetrare nel Pensiero di Dio, nel significato delle cose, perché Dio non ci ha dato la vita per lottare contro Lui.

La vita non sta nell'agire contro.

Lottando contro, non si ottiene assolutamente niente.

E fintanto che noi vediamo le proposte di Dio, le Parole di Dio, gli annunci di Dio sotto l'aspetto di lottare contro il nostro mondo, i nostri interessi, il nostro vivere, noi non raggiungiamo assolutamente niente.

Se uno volesse costruirsi una casa lottando contro il vento, contro la pioggia, contro il freddo, contro il gelo, non costruirebbe nessuna casa.

Se uno volesse raggiungere la laurea, impegnandosi a non andare più al bar, al cinema e al ristorante, non conseguirebbe assolutamente nessuna laurea.

Eppure noi poniamo il problema con Dio in questi termini.

Tutto sul negativo.

Noi crediamo di raggiungere Dio non facendo questo, rinunciando a quell'altro, lottando contro quell'altro e ci rendiamo la cosa impossibile.

Tanto impossibile che a un certo momento noi lasciamo tutto perché la cosa è troppo difficile per noi.

Non si consegue e non si raggiunge niente lottando contro.

Il problema della vita non è un problema di lottare contro, è un problema di impegnarsi in-.

Siamo stati creati per conoscere Dio.

Non si conosce mica Dio fuggendo il mondo.

Non si conosce Dio lottando contro le cose del mondo o cercando di cambiare il mondo.

Come non si conosce Dio rinnegando noi stessi o andando contro noi stessi.

Dio si conosce solo per mezzo di Dio.

Una casa non si costruisce lottando contro qualcosa, si fa il progetto, le fondamenta e tutto quanto.

Una laurea si consegue non lottando contro le dispersioni del mondo ma impegnandosi nello studio necessario per conseguire quella laurea.

E con Dio è lo stesso.

Tutto è segno.

A Dio non si giunge fuggendo da questo e da quell'altro.

A Dio si giunge impegnandosi nella conoscenza di Dio.

Resta il problema che la cosa sia difficile.

Il tema di oggi è la via della Pasqua.

È quel "Per", "Chi entra per".

Dobbiamo essere grati al Signore che ha suscitato quest’obbiezione perché ci invita ad approfondire questo "Per", "Entrare per".

Abbiamo visto molte volte questi aspetti dell'entrare.

Già all'inizio abbiamo detto che si entra in quanto si aderisce all'Intenzione di Dio.

Aderendo all'Intenzione di Dio si stabilisce un legame forte.

Fintanto che noi non scegliamo, in noi non si stabilisce il legame forte.

Noi siamo in balia di legami deboli.

Quindi in balia di cose che ci portano via con una facilità estrema.

Lo verifichiamo sopratutto nel nostro pensiero, dove maggiormente noi siamo labili.

Non siamo capaci a fermarci più di un istante in un pensiero.

Non siamo capaci ad approfondire un pensiero.

Ma questo è il primo passo, per avere in noi l'Intenzione di Dio come legame forte.

Perché soltanto avendo in noi presente l'Intenzione di Dio, abbiamo in noi la capacità, la possibilità di ricevere la comunicazione di Dio e abbiamo l'attrazione per gli argomenti di Dio.

Quante volte sento dire che Dio non attrae, Dio non attrae chi non ha sposato l'Intenzione di Dio.

Noi non possiamo entrare nell'attrazione di Dio, se non entriamo in ciò che Dio ci propone.

E Dio ci ordina, ci comanda, ci propone di amare Lui con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutto noi stessi, con tutta la nostra vita.

Amare Dio non vuol dire scappare da tutti gli altri.

Amare un uomo o una donna, non vuol dire scappare da tutti gli altri o da tutte le altre!

Vuol dire impegnarsi con quella persona.

Resta il problema della fatica.

Apparentemente è faticosa la via di Dio e Dio stesso dice di sforzarci di entrare.

Gesù stesso dice che la porta è stretta e la strada difficile.

C'è questa difficoltà.

Ma dall'altra abbiamo Dio che ci dice: "Io non voglio sacrifici, non voglio penitenze, Io voglio la conoscenza".

Abbiamo parole nettissime di Dio, basta pensare a Isaia a Geremia, di una tenerezza estrema: "Ti porto nel palmo della mia mano, ti ho scritto nel palmo della mia mano" e più ancora.

Eppure il cammino verso Dio ha un aspetto di difficoltà, è difficile.

E quante volte ci scusiamo dicendo che è un cammino troppo difficile.

È necessario approfondire per capire qual è l'anima di questa fatica, questa difficoltà del camminare con Dio.

All'inizio Dio non ha fatto le cose difficili.

All'inizio Dio ha fatto le cose tutte buone.

Buone significa che aiutano l'uomo a raggiungere il suo vero fine.

E se tutte le cose lo aiutano, il cammino è facile.

Dio all'inizio ha fatto per l'uomo una via facile.

Facile per che cosa?

Facile per giungere alla vita eterna.

Facile per conoscere Dio.

Teniamo presente che Dio all'inizio, nel principio ha fatto così.

Ma teniamo presente che Dio non è stato il Creatore, Dio è il Creatore.

Dio trascende il tempo, come trascende lo spazio, come trascende i pensieri degli uomini, come trascende le parole degli uomini e tutte le sciocchezze che dicono gli uomini.

La verità trascende tutto, ma questo cosa vuol dire?

Vuol dire che nel principio, nel suo principio, Dio ancora oggi fa tutte le cose buone.

Cosa vuol dire fare le cose buone?

Vuol dire che il cammino è facile per l'uomo, nel principio.

Ma l'uomo si allontana dalle cose fatte da Dio nel principio.

Le cose sono diventate difficili quando Adamo ed Eva hanno peccato.

Ma noi non subiamo le conseguenze di quel peccato.

Quello è rivelazione del nostro peccato, rivelazione di come noi ci rendiamo la vita difficile.

Per Adamo ed Eva, la vita divenne difficile quando peccarono, cioè quando si sono allontanati dal principio.

Allora la terra ha cominciato a produrre tribolazioni.

"Mangerai il tuo pane con il sudore della tua fronte".

Pane di vita eterna, Dio parla sempre nello spirito.

E Gesù dice di non affaticarsi per il pane materiale, il difficile è l'altro pane, quello spirituale.

Ma com’è difficile se Lui ha fatto le cose buone cioè se ha fatto semplice la via?

È difficile nella situazione di peccato.

È in quanto noi ci allontaniamo dalle cose fatte da Dio nel suo principio che le cose sono difficili.

Dio ancora oggi, tutta la sua creazione e tutta la sua opera, la fa nel suo principio e nel suo principio la fa molto bene.

Il che vuol dire che nel suo principio, tutte le creature e tutti gli avvenimenti ci aiutano a camminare verso Dio, a conoscere Dio, a entrare nella vita eterna.

Se tutto ci aiuta (tutto niente escluso), tutto è facile, tutto è semplice, ma nel principio.

Nel Pensiero di Dio.

Perché tutte le cose sono fatte nel principio e il principio è il Pensiero di Dio.

Tutte le cose sono fatte molto bene nel Pensiero di Dio.

Ma com’è che noi ci rendiamo la vita tanto difficile?

Perché ci allontaniamo dal principio.

Cosa vuol dire questo?

Se io passo tutta la vita a cercare stelle alpine in un campo di grano mi rendo la vita difficile.

Se io mi arrampico tutta la vita su un larice per cercare delle mele, mi rendo la vita difficile.

Se voglio che un gatto diventi un cane mi rendo la vita difficile.

Cosa vuol dire tutto questo?

Vuol dire che noi trascuriamo qualche cosa che sappiamo.

Noi siamo una passione d'Assoluto, perché noi siamo creati per l'Assoluto, destinati per l'Assoluto.

Dio ha fatto bene tutte le cose e in noi c'è la passione dell'Assoluto.

Eppure noi diciamo che l'Assoluto non ci attrae, che Dio non ci attrae.

Ecco l'assurdo in cui noi ci mettiamo.

Perché mentre noi siamo fame di Assoluto, diciamo che l'Assoluto non ci attrae.

Mentre noi siamo una sete, diciamo che l'acqua non ci attrae.

È un assurdo ed è qui che noi ci rendiamo la vita difficile.

Siamo noi che staccandoci, dimenticando, trascurando qualcosa di Dio ci rendiamo la vita difficile.

Ma allora Dio non ha fatto le cose difficili.

Siamo noi che ci rendiamo la vita difficile.

Se io vedo il cucciolo di un leone e me lo metto in casa perché è molto carino, mi rendo la vita difficile.

Dio non mi ha ordinato di prendermi il cucciolo di un leone o un elefantino in casa.

Io sto trascurando qualcosa che non posso ignorare.

Dio ci rende le cose semplici, proprio nel fatto che ci fa capire le cose.

Tutte le cose sono fatte molto bene nel Pensiero di Dio ma se noi lo trascuriamo, ci rendiamo la vita molto difficile.

E poi ci scusiamo dicendo che non possiamo occuparci di Dio perché è un argomento troppo difficile.

Ecco l'errore che noi facciamo.

Il problema sta nel non trascurare ciò che non possiamo ignorare.

È un problema d’intelligenza.

È un problema d’intelligenza quello di conoscere il luogo delle cose.

E é un problema di stoltezza cercare stelle alpine in un campo di grano.

Ed è un problema di stoltezza cercare su un larice le mele.

Mi rendo la vita difficile?

Certamente mi rendo la vita difficile.

E quanto difficile noi ci siamo fatti la vita anche nei riguardi di Dio dicendo: "Io faccio i miei doveri e ci metto l'Intenzione di Dio".

"Io faccio il mio lavoro e ci metto l'Intenzione di Dio".

"Io faccio il mio interesse, quello che mi piace e dico che questa è la Volontà di Dio".

Ecco quanto abbiamo reso difficile la nostra vita con Dio.

Tribolata perché noi non esperimenteremo la comunione con Dio, non esperimenteremo l'unione con Dio.

Non troveremo certamente Dio.

È come se io andando a Torino dicessi che vado a Torino, però ci metto l'intenzione di andare a Cuneo.

Noi ci rendiamo la vita difficile in questo modo.

Se noi siamo stati creati per un fine, ma vivi per questo fine!

Dare un fine a una persona intelligente, vuol dire orientarla a raggiungere quel fine e Dio ci ha messo tutto a disposizione per raggiungere questo fine.

Tutto!

Noi dobbiamo sposare questa Intenzione di Dio, questo nostro destino, questa nostra finalità.

Dio ci ha creati per camminare verso Lui e noi dobbiamo andare verso Lui, non andare da un'altra parte e dire che ci mettiamo l'intenzione di andare a Dio.

Dare un fine, vuol dire impegnare una creatura ad arrivare al fine.

Non a lottare contro qualcosa.

Se noi ci orientassimo a quel fine per il quale Dio ci ha destinati, noi ci accorgeremmo quanto sia facile sempre la vita con Dio.

A noi sembra pauroso presentare la croce.

Questa è la teologia della croce.

La croce è mettere Dio prima di tutto.

È mettere questo fine prima di tutto, la Volontà di Dio prima di tutto, l'Intenzione di Dio prima di tutto.

Questa è la teologia della croce.

Noi rifiutando questo ci rendiamo la vita difficile e crediamo che la vita con Dio sia un lottare contro Dio.

Contro i nostri desideri, sogni, interessi, mondo, creature, opinione degli altri eccetera.

Non è questa la vita con Dio, assolutamente non è questa.

Questa è la via di Pasqua, è la via attraverso la quale si giunge, questo mettere Dio prima di tutto.

La meraviglia sta lì.

Dio vuole, ce lo chiede, ce lo elemosina a un certo momento di farlo oggetto del nostro pensiero.

Perché?

Perché la via di Dio passa attraverso il nostro pensiero e solo il nostro pensiero.

Dio si fa oggetto del nostro pensiero per diventare il soggetto del nostro pensiero, il padre del nostro pensiero.

Per diventare il principio del nostro pensiero.

Notiamo che solo se noi facciamo Dio oggetto del nostro pensiero, possiamo giungere a scoprire Dio padre del nostro pensiero e noi figli, Dio principio del nostro pensiero, Dio Soggetto e non più oggetto del nostro pensiero.

Questo avviene solo se facciamo Dio oggetto del nostro pensiero.

Questo non avviene certamente nel modo più assoluto senza di noi.

Dio si propone a essere oggetto del nostro pensiero.

Dio non diventa oggetto del nostro pensiero senza di noi.

Però se noi aderiamo e facciamo di Dio l'oggetto del nostro pensiero, la grazia è immensa, infinita, assoluta eterna.

Qui si forma l'unione con l'Intenzione di Dio, con il Pensiero di Dio.

Noi non possiamo fare Dio oggetto del nostro pensiero se Lui non si propone, di essere oggetto del nostro pensiero.

Non possiamo pensare Dio se Dio non si offre a essere pensato da noi.

È Lui il Creatore e noi siamo creature.

Noi non possiamo nemmeno amare se non riceviamo amore.

Noi abbiamo la possibilità di amare, solo nella misura in cui riceviamo amore.

È vero che ricevendo amore noi possiamo tradire l'amore e rifiutare l'amore, però soltanto nella misura in cui noi riceviamo amore, abbiamo la possibilità di amare, siamo creature.

Solo se sono invitato a pranzo, io posso partecipare a quel pranzo.

È un problema sempre di rispetto e quindi di non trascurare ciò che non possiamo ignorare.

Noi non possiamo ignorare che non siamo noi i creatori e se siamo creature, non dobbiamo ignorare che, tutto quello che abbiamo, lo riceviamo, perché siamo creature.

Non possiamo vantarci né di amare, né di pensare.

Noi abbiamo la possibilità di amare solo nella misura in cui riceviamo amore.

Ma teniamo presente che amare è essenzialmente pensare.

E noi non possiamo pensare Dio, se Dio non ci dà la possibilità, l'occasione di pensarlo.

Non possiamo pensare Dio, se Dio non si offre, a essere oggetto del nostro pensiero.

Dio si offre a essere oggetto del nostro pensiero, noi possiamo quindi pensare Dio, non è detto che lo pensiamo ma, se lo pensiamo, la grazia è tutta di Dio.

Perché siamo creature, quindi il dono è di Dio.

Ma se lo pensiamo, è lì che noi abbiamo la possibilità di scoprire che Dio è il principio del nostro pensiero, quindi il padre del nostro pensiero.

È lì che noi cominciamo a scoprire che Lui ci ha pensati come suoi figli, il suo pensiero appunto, il Figlio di Dio.


A.: "Non la mia volontà sia fatta ma la Tua", evidentemente in noi c'è una volontà che tende a non tenere conto di quello che è il principio, di quella che è la Volontà di Dio.

Luigi: Siamo noi che ci rendiamo la vita difficile, noi, perché trascuriamo Dio, trascuriamo il Principio.

A.: Ma evidentemente è oggettivamente difficile non trascurare il Principio, perché non dovrebbe creare questa sofferenza, dovrebbe creare gioia.

Se noi fossimo attratti dalla luce, dal fine per il quale siamo stati creati, nel ricevere quei raggi di luce, noi gioiremmo, ci immergeremmo come in un bagno, in un mare, non penseremmo mica a noi stessi.

Quando uno è fatto per la luce e riceve la luce, non sta mica a chiedersi com’è vestito, non ci pensa minimamente, è talmente assorbito da questa gioia della luce che gli sta arrivando che non pensa a se stesso.

Se l'importante per noi è la vita eterna, se l'importante per noi è conoscere Dio, quando mi arriva qualcosa di Dio, dovrebbe essere una gioia immensa e invece noi diciamo che la vita con Dio è un lottare contro, una lotta continua, è piena di difficoltà.

Di fronte a Dio che mi sta rivelando il suo volto noi diciamo:"E ma io qui, io là...".

Ma Dio è talmente potente da assorbire tutta la nostra sporcizia, tutte le nostre difficoltà, nella sua luce in un attimo.

L'importante è gioire della sua luce.

Ma perché noi non gioiamo della sua luce?

Evidentemente perché non apparteniamo a Dio, apparteniamo ad altro.

Certo che se io appartengo ad altro e mi arriva Uno che m’invita a staccarmi da ciò per cui io vivo, io protesto e mi lamento e con questo, io dimostro, testimonio, che io non appartengo a Dio, appartengo ad altro.

A.: Perché Gesù ha detto :"Non la mia volontà sia fatta ma la tua"?

Perché noi ci siamo resi la vita difficile, assurda, impossibile e Lui per salvarci si è investito della nostra situazione, di questa situazione di conflitto tra la mia volontà e la Volontà di Dio, tra quello che mi propone Dio e le cose del mondo in cui io sono immerso.

Siamo noi che ci rendiamo la vita difficile.

Nel Principio, Dio ha fatto le cose semplici.

Le ha fatte molto bene.

Ma quando diciamo nel Principio, non dobbiamo pensare a miliardi di anni fa.

A.: Nel suo Pensiero.

Ma allora vuol dire che io mi sono separato dal suo Pensiero.

Separato dal suo Pensiero, è normale che la vita mi diventa difficile.

Perché la vita mi è molto facile nel suo Pensiero, ma se io trascuro il suo Pensiero, no.

Quando io cerco stelle alpine in un campo di grano o salgo su un larice a cercare delle mele, cosa faccio?

Io trascuro una nozione.

So che le mele crescono su un certo albero che non è il larice.

Quando cercano Gesù dodicenne nel tempio, cosa risponde Gesù?

"Perché mi cercavate? Non lo sapevate che io mi devo trovare nelle cose del Padre mio?".

E dice: "Non sapevate", è un rimprovero.

Questo è il rimprovero che Gesù fa a ognuno di noi: "Perché ti affatichi, sudi tutta la vita per trovare delle mele su un larice, non lo sapevi che le mele non si trovano sul larice?".

E noi stiamo consumando tutta la nostra vita in quell'errore lì: "Non lo sapevi?".

Cioè, noi non dobbiamo trascurare ciò che non possiamo ignorare, noi non possiamo ignorare che c'è un Creatore, ma se io non ignoro il Creatore, io sono nel Principio, sono in quelle cose fatte nel Principio, cioè fatte molto bene.

Siamo noi che ci complichiamo la vita, perché io vado verso il mio fine e ci metto l'intenzione di andare in un altro fine.

Certo che mi rendo la vita impossibile.

Se io voglio andare contemporaneamente in due luoghi diversi, mi rendo la vita difficile.

Se io vi proponessi di andare a Torino e a Genova contemporaneamente, vi renderei la vita molto complicata: dovremmo fare un passo verso Torino e poi due verso Genova, poi devo andare anche a Torino e allora tre passi verso Torino e poi quattro verso Genova: non ci muoviamo, ma noi nella nostra vita spirituale facciamo questo.

Siamo stati creati per Dio, il fine è Dio, dobbiamo orientarci a Dio, vedere tutte le cose da Dio e noi viviamo per altro e addirittura in quest'altro ci mettiamo l'Intenzione di Dio: ecco come ci rendiamo la vita impossibile e assurda.

Cristo viene a salvarci in questa situazione qui, la via della croce.

La via della croce in cosa consiste?

"Non la mia volontà sia fatta ma la tua".

Questo mettere prima di tutto il Pensiero, la Volontà, l'Intenzione di Dio.

Cioè metti questo fine: conoscere Dio, perché sei stato creato per questo: supera tutto il resto e per noi questo diventa una croce.

A.: Perché devi andare controcorrente...

Per cui a un certo momento diciamo che la vita con Dio è tutto un andare contro...

Il problema non è andare contro!

Andando contro, non risolvi assolutamente niente.

Noi non ci rendiamo conto di che razza di offesa terribile rechiamo a Dio, è come se io dicessi alla persona che amo: "Ma con te è tutto un andare contro, ma che fatica stare con te" e noi diciamo questo a Dio?

A Dio che è il nostro Creatore, che è il nostro Padre, che pensa a noi in continuazione, noi diciamo questo?

Ma ci rendiamo conto?

Noi con le persone che amiamo, nella nostra famiglia siamo gioiosi di stare con loro e perché con Dio facciamo tutta questa difficoltà?

Questa è una grande offesa che rechiamo a Dio.

A.: Sarà perché nasciamo in un ambiente che è fondato su altri valori.

Però dentro di noi, portiamo un fuoco, una passione che a un certo momento ti fa ribelle a tutti gli ambienti in cui tu sei nato e a tutti i condizionamenti.

In noi c'è una forza che ci dà la possibilità di superare tutto e tutti.

Guardalo là, guardalo là! (Indicando uno dei presenti N.d.R.).....In un ambiente come era il tuo, chi ti ha dato quella forza?

Sei diventato un ribelle.

In noi abbiamo una forza con cui possiamo far scoppiare il mondo, il mondo non ci condiziona affatto se noi stessi  non vendiamo la nostra mente, se  non vendiamo Dio, noi abbiamo una forza tremenda, guarda la Madonna.

Era una ragazzina di quindici anni ma era più forte di tutto il mondo, ha fatto scoppiare l'Impero Romano.

Adesso stanno facendo scoppiare l'Unione Sovietica....

Dio ci chiede solo di non ignorare Colui che non si può ignorare.

A un certo momento, Colui che tu non puoi ignorare, ti dirà: "Ma non lo sapevi?".

"Si Signore lo sapevo".

"E allora perché?".

B.: Il nostro problema è che non dobbiamo trascurare ciò che non possiamo ignorare.

Certo, è lì che ci rendiamo la vita difficile.

A un certo momento noi piangeremo, perché le sapevamo le cose.

Non potevano ignorarle.

B.: Dio nel principio ha fatto tutte le cose bene, non solo allora ma per ognuno di noi.

Dio è il Creatore e nel suo Principio, ancora oggi, Lui le cose le fa molto bene.

Anche tutte quelle difficoltà che noi troviamo sul cammino, sono cose fatte da Dio molto bene nella situazione in cui ci troviamo.

Quindi quelle che noi chiamiamo difficoltà, sono un maggiore aiuto per mettere Lui prima di tutto.

Abbiamo visto quel sacerdote che ringraziava Dio di avergli mandato il cancro, perché quello gli ha fatto scoprire l'essenziale.

Il che vuol dire che quello era fatto bene per la situazione in cui quel sacerdote si trovava, se no non avrebbe scoperto l'essenziale.

B.: Isaia dice: "Farò passare per le montagne facili strade", è Lui che ci porta.

Dio non si diverte mica a farci tribolare, siamo noi che ci rendiamo la cosa difficile.

Noi sposiamo l'assurdo!

C.: L'uomo è fatto per cose che non passano e vive per un mondo di cose che passano: è terribile.

Certo, io mi trovo con una persona che amo e sono molto tribolato, perché quella persona, da mattina a sera sta parlando con me e le sue parole passano?

Tutta la creazione di Dio è Dio che sta parlando con noi personalmente.

E io dico che mi fa le cose difficili?

Lui parlando con me, mi sta riempiendo di gioia, perché sta parlando a me! Sta parlando a me!

D.: Ci va un po' di ottimismo.

Ma non importa l'ottimismo o il pessimismo.

Quello che importa è la Realtà, la Realtà!

O è vero o non è vero?

È vero che Dio è il Creatore o non è vero?

Ma se Dio è il Creatore dobbiamo essere consequenziali: tutto è creazione di Dio ancora adesso, perché Lui è il Creatore del tempo, quindi Lui è fuori del tempo.

Allora Lui è Creatore ancora adesso.

Allora Lui nel suo Pensiero, fa le cose tutte bene.

Il che vuol dire che fa le cose tutte per me, la creazione è tutto un parlare di Dio personalmente a me.

Ma se Dio mi sta parlando, io faccio dei salti alti due metri da mattina a sera.

Io sono triste quando Lui non mi parla, quando Lui non mi pensa.

C.: Siamo tristi perché c'è la morte.

Ma perché è una Parola di Dio e se noi la vedessimo come Parola di Dio gioiremmo anche della morte.

Perché quando quel sacerdote, quando ha scoperto di avere il cancro ha detto che è stata una festa migliore del battesimo o del sacerdozio?

Perché ha detto questo?

Perché si è scoperto pensato, conosciuto.

Noi abbiamo bisogno di essere pensati.

La più grande tristezza nella vita non sta mica nel ricevere batoste, sta nell'accorgersi che nessuno pensa a noi, che noi siamo soli, che siamo solo noi che pensiamo a noi stessi e che non c'è nessuno che ci pensa.

È lì la grande tristezza dell'uomo.

È sbagliato dire che la vita con Dio è tutto un piacere ed è sbagliato dire che la vita con Dio è tutto un dovere: è sbagliato.

D.: In principio tutto è fatto molto bene, ancora oggi....

È fatto, ancora adesso è fatto molto bene.

Siamo noi che allontanandoci dal principio, naturalmente ci rendiamo la vita impossibile, assurda.

A un certo momento la nostra vita diventa insostenibile, invivibile.

Moriamo nell'immondizia.

D.: Dio ci dice di ritornare nel Pensiero in cui siamo nati.

Ma Dio ti manda a dire di vestirti a festa.

E.: Mi rendo conto di essere sciocca quando penso cose diverse da Dio, però è difficile restare in questo Pensiero.

Anche tu dici che è difficile? La lotta con Dio.....

F.: Ma questa fatica a un certo punto cessa....

Tu capisci che l'entusiasmo della luce, della conoscenza....

Quando si ama una persona, cosa si cerca?

Si cerca soltanto di conoscerla.

Ti poter restare alla presenza di quella persona.

Di sentire parlare quella persona.

Tutto il resto non conta niente.

La gioia è tutta lì.

Guardare ed essere guardati.

Essere pensati, il problema è tutto lì.

Siamo stati creati per questo.

Guardare Dio ed essere guardati da Dio.

Ma in Dio c'è tutta la nostra vita.

Certo se ci allontaniamo da Dio che è la nostra vita la cosa si fa difficile.

Ma è logico che tutto diventa difficile.

Nel suo Pensiero tutto è facile.

Ma lontano dal suo Pensiero tutto è difficile.

G.: Noi nello spirito non vogliamo essere guariti da Dio.

Non vogliamo essere guariti, abbiamo paura che Lui ci guarisca.

G.: C'era un santo che diceva:"Signore liberami da questo ma non subito", a volte preferiamo restare nella comodità...

Noi chiamiamo comodità mangiare marmellata tutti i giorni.

H.: Perché il Signore ci fa passare periodi sereni in cui sembra di vivere nella sua parola e altri che sono il contrario?

Perché noi non ci impegniamo a conoscerlo.

Noi siamo stati creati per conoscere Dio.

Dobbiamo camminare verso questo fine.

E ogni giorno vale in quanto progrediamo nella conoscenza di Dio.

Le cose valgono in quanto ci fanno entrare nella vita eterna.

E quando apri il giornale, quello ti parla della vita eterna? Se non te ne parla, lascialo stare.

A cosa ti serve!?

Non ti serve a niente.

Noi ci riempiamo la casa di soprammobili che non servono assolutamente a niente.

A un certo momento siamo talmente carichi di questi soprammobili che non sappiamo più dove metterci.

Ma chi te lo ha fatto fare?

Noi non siamo mica scemi, quando uno deve andare in un luogo, lascia l'interesse di tutti gli altri luoghi.

Tutte le informazioni che gli arrivano per altri luoghi, le lascia stare, perché lui deve andare là.

Ma se noi dobbiamo andare nella vita eterna, siamo stati creati per la vita eterna e oggi dobbiamo sforzarci di entrare nella vita eterna, perché se non entriamo oggi, non entriamo certo domani, tutto ciò che non serve alla vita eterna, perché ce lo tratteniamo?

Lascialo perdere se non ti serve per la vita eterna.

Quando ti trovi di fronte a un bivio, quello che ti fa scegliere è la meta che hai.

Tutti i giorni abbiamo dei bivi.

E i bivi in cosa consistono?

Questo mi serve per la vita eterna, questo non mi serve per la vita eterna.

Tutto quello che non ti serve per la vita eterna, se tu devi arrivare alla vita eterna, lascialo andare.

Di fronte ad ogni persona, fatto o cosa, chiediti se ti serve per la vita eterna e se non ti serve lascialo perdere: è un bivio.

Ci accorgeremmo quanto tempo, pensiero, libertà interiore, disponibilità, quanta facilità noi avremmo per conoscere Dio.

Noi ci ingolfiamo con cose che non servono per la vita eterna.

Ci carichiamo di cose che non servono per la vita eterna, ma l'errore è nostro.

M.: Lasciamo perdere il facile e il difficile....

Vedi il problema del facile o difficile, come il problema dell'agire contro è essenziale perché ci serve per precisare che la vita con Dio non sta nel lottare contro.

Molta spiritualità, noi la facciamo consistere nel lottare contro.

La vita con Dio non sta nel lottare contro.

La vita con Dio, Cristo ce l'ha segnata:"Restate nelle mie parole", basta restare nelle sue parole, non hai bisogno tu di lavorare di fantasia per conoscere Dio, anzi non devi cullarti o lasciarti portare dalla fantasia per conoscere Dio.

Resta nelle parole dette da Cristo, quelle sono un cammino, sono un sentiero.

Resta in queste parole: ricordale, meditale, cerca di capirle.

Ti accorgerai che la vita diventa molto semplice.

La vita è già tutta tracciata, ti conduce.

"Sarete veri miei discepoli se resterete nelle mie parole", vuol dire che Lui con le sue parole, ha già tracciato a noi tutto il sentiero.

E se l'ha tracciato, basta seguirlo.

Quando uno mi ha fatto la strada, la cosa diventa semplice.

Non sono io che me la debbo fare, me l'ha già fatta Lui.

E non devi deviare né a destra, né a sinistra, Lui la strada te l'ha tracciata.

E l'ha tracciata con le sue parole.

M.: Sposare l'Intenzione di Dio significa avere la stessa Intenzione di Dio....

E quindi la tua intenzione non è più tua ma è Intenzione di Dio.

E l'Intenzione di Dio è un’intenzione infinita mentre la tua era finita.

Tu capisci che quello che opera in te a questo punto è l'Intenzione di Dio che è un'Intenzione infinita e se l'Intenzione di Dio opera in te, tu canti da mattina a sera.

M.: E poi la cosa va da sé.

Si capisce.

M.: Quest’unione con l'Intenzione di Dio avviene quando aderisco alla proposta che Dio mi fa di metterlo prima di tutto.

Noi siamo giocati dal prima di tutto, perché noi generalmente mettiamo prima di tutto altro da Dio e poi ci lamentiamo delle  difficoltà dei nostri rapporti con Dio.

E già, perché hai un prima di tutto che è diverso da Dio, noi siamo giocati dal prima di tutto.

È il prima di tutto che determina tutto in me, tutto!

L'attenzione, la capacità di ascoltare, di meditare, di capire, di ricordare, tutto questo deriva da ciò che io ho messo prima di tutto.

N.: La croce è superare il pensiero del nostro io, è evidente che se noi mettiamo Dio prima di tutto, intanto non è più croce ma poi immediatamente è superato il pensiero del nostro io.

Ecco il negativo che viene assorbito dal positivo.

Ecco la zizzania che deve essere lasciata crescere per separarla dal grano al momento buono.

Tanta nostra vita e vita religiosa, l'abbiamo fatta consistere nel togliere il male, liberarsi dal male, il problema è un altro.

M.: Sulla sintonia che è data dal fatto di avere due fini uguali.

Il giovane ricco che si rivolge a Gesù per sapere che cosa gli manca per avere la vita eterna, era in sintonia con Gesù, ma non basta la sintonia...

Ci vuole la dedizione, ma se c'è la sintonia c'è anche la dedizione o no?

C'è sintonia e sintonia?

No, c'è una sintonia sola.

M.: E allora perché quella del giovane ricco non sembra una sintonia buona?

Gesù ha amato questo giovane ricco perché stava cercando la vita eterna.

Lui dice:"Che cosa mi manca per la vita eterna? È dall'infanzia che la sto cercando, perché non sono entrato?"

"Che cosa mi manca?".

Il problema sta nel fatto che stava cercando quello che gli mancava, mentre aveva troppo, aveva troppo, il problema era lì.

Lui si sforzava di entrare per quella porta ma si portava un baule enorme con sé e va da Gesù a chiedergli come mai non riesce a entrare.

Non gli mancava niente, aveva troppo!

O.: La vera croce, la via per la Pasqua è passione per-.

Passione in quanto tu stai vivendo per una cosa, quindi hai messo Dio prima di tutto.

Tu subisci una passione in quanto ti sei orientata verso il conseguimento di un fine.

E allora subisci la passione per questo fine qui.

La passione del Cristo è quella.

È la passione di ogni uomo.

La passione del Cristo è la passione per il Padre.

Lui non è mica morto per gli uomini, Lui è morto per il Padre.

Per la passione del Padre.

Ha portato questa passione all'estremo.

Si è lasciato uccidere da tutto il mondo per questa passione del Padre.

E ci ha salvati con questa passione del Padre ed è lì che ci dà la sua vita.

O.: Mettere Dio prima di tutto è prendere consapevolezza sempre crescente che la realtà è determinata da Dio Creatore e lì si capisce come diventa assurdo agire sul negativo.

Intanto il mettere Dio prima di tutto è una grazia enorme, immensa.

Ti trasfigura tutta la vita.

Ma è una grazia immensa.

O.: Uno a quel punto ignora tutto di sé, anche le proprie debolezze....

Non ci pensa minimamente, non pensa più a se stesso, perché è talmente preso da quell'interesse che non sta a pensare né a come mangia, né a come veste, né a dove abita, non gli interessa neppure.

Lì Dio diventa liberatore, ti libera.

P.: Ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio....

Ma tu diventi simile a ciò in cui tu ti specchi.

Sei stato creato per diventare a immagine e somiglianza di Dio in quanto ti specchi in Dio, se tu ti specchi in un’animale, tu diventi animale, appunto perché sei creato per diventare a immagine e somiglianza di ciò cui guardi: specchiati in Dio e crescerai a immagine e somiglianza di Dio, ma se ti specchi in altro no.

Q.: Si è detto tante volte che con Dio non si gioca a dadi, ma essendo stato un discreto giocatore di poker, Dio mi fa pensare che noi vogliamo bleffare con Dio sapendo che Dio non solo ci dà le carte ma conosce anche quali carte abbiamo in mano.