Io
sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà
pascolo.
Gv 10 Vs 9 Primo tema
Titolo: Bellezza
e verità delle cose (la funzione della porta).
Argomenti: Mondo
esterno e interno. La nostra responsabilità di fronte alla Parola di Dio. Bellezza e verità. Il principio di Dio deve essere il nostro fine. L'ordine di Dio: universo,uomo, mente, Dio. Le conseguenze dell'uomo che trascura o non trascura Dio. L'universo
porta a maturazione il nostro prima di tutto.
25-26/Febbraio/1990 Casa di preghiera Fossano.
È la seconda volta che Gesù dice: "Io
sono la porta delle pecore".
La prima volta dichiarando: "Sono Io la
porta delle pecore", ci ha rivelato la chiave di lettura della sua
parabola sull'ovile, sulla porta delle pecore, in cui si dice che tutti coloro
che non passano per essa sono ladri e assassini.
La parabola non era stata capita.
Dio parla in parabole con tutti ma poi in
privato rivela il significato delle parabole, in privato!
Per insegnare a noi che i misteri del Regno
di Dio sono rivelati personalmente.
A tutti, alla massa, all'umanità Dio parla in
parabole, ma Gesù dice:"A voi che siete dentro è dato conoscere i misteri
del Regno di Dio".
E dicendo questo ci fa capire che Dio non
vuole tenere nulla di nascosto.
Non c'è nulla di nascosto che non abbia a
essere rivelato.
Anzi, Dio ha fatto di Sé e della conoscenza dei
suoi misteri la vita dell'uomo, la vita vera.
Poiché ciò che è vero è eterno, la vita
eterna.
La nostra vita eterna sta nella possibilità
di sprofondarci nei misteri di Dio, avendo la possibilità di conoscerlo.
Cristo è venuto tra noi a portarci il suo
Spirito, proprio perché dice San Paolo: "Lo Spirito di Dio penetra tutte
le cose, anche i misteri di Dio, per questo Dio ha dato a noi il suo Spirito,
per dare a noi la possibilità di penetrare i saperi suoi e trovare in essi la
nostra vita", la vita è conoscenza.
Solo in quanto nell'anima umana si forma
l'interesse, il desiderio di capire, allora Lui rivela il significato delle sue
parabole.
Abbiamo detto che ci dà la chiave di lettura
per intendere.
E la chiave di lettura è questa: "Io
sono la porta".
La chiave di lettura è l'io di Dio.
Il che vuol dire che Dio in tutto il suo
parlare, Dio non fa altro che parlare di Sé, non fa altro che significare Se
Stesso.
Lui solo è e poiché Lui solo è, Lui in tutte
le cose non fa altro che significare Se Stesso.
Quindi anche quando ci parla della porta
delle pecore, dell'ovile, in questa porta Lui, significa Se Stesso, perché
dice:"Io sono la porta delle pecore".
E per la seconda volta qui, Gesù riconferma:
"Io sono la porta".
Se lo dice una seconda volta, è per sollecitarci
ad andare più a fondo.
Quando Dio ci presenta 2,3,50,1000 volte lo
stesso fatto, la stessa parola, la stessa scena è perché non siamo andati
sufficientemente a fondo in quello che Lui vuole comunicare.
Abbiamo visto nella prima dichiarazione l'offerta
della chiave di lettura.
Adesso ci offre la funzione della porta.
La porta, l'abbiamo già accennato è il mezzo
attraverso il quale si entra in una casa.
Cioè si passa da-, a-.
Nel campo naturale e fisico, non c'è nessun
problema, si tratta di passare da un posto a un altro.
Ma nel campo dello Spirito, cosa può
significare per noi questo passare da un luogo a un altro.
Già dal fatto che con la porta si passa da un
luogo esterno a un luogo interno, possiamo pensare che ci siano due realtà, due
mondi in cui l'uomo si trova.
E in mezzo ai due mondi c'è la porta.
Dobbiamo chiederci: ci sono in realtà questi
due mondi?
Abbiamo detto che si tratta di passare da una
realtà a un altra.
Ci sono questi due mondi: c'è il mondo
interno e il mondo esterno e l'uomo è proprio formato da questi due mondi.
Questi due mondi rappresentano il cielo e la
terra.
Il mondo esterno rappresenta la nostra terra,
il mondo interno rappresenta il cielo, perché Dio abita nel suo cielo e Dio
abita dentro di noi e allora questo cielo è dentro di noi.
E quando Dio all'inizio creò il cielo e la
terra, creò questo cielo per Sé dentro di noi e questo mondo esterno attorno a
noi: tutta la sua creazione.
E tutta la sua creazione è un parlare di Dio
per noi, è significazione di Dio per noi.
Dobbiamo chiederci che differenza c'è tra il
mondo esterno e il mondo intero e che differenza c'è tra questi due mondi.
E quanto sia importante per noi passare
dall'esterno all'interno o forse dobbiamo passare dall'interno all'esterno?
Forse la realtà è quella esteriore?
O forse è più importante quella interiore?
L'uomo si trova tra questi due mondi.
Il mondo esterno è un mondo che arriva
all'uomo indipendentemente dall'uomo, s’impone sull'uomo.
La creazione di Dio s’impone sull'uomo.
Il tempo passa indipendentemente dall'uomo.
Le creature non siamo noi che le facciamo,
però le incontriamo.
Una caratteristica del mondo esterno è
questa: noi incontriamo il creato e le creature, ne esperimentiamo la presenza
ma non le conosciamo.
Noi nel mondo esterno facciamo esperienza,
prima della presenza e poi lentamente conosciamo qualcosa di quella presenza.
È una delle caratteristiche del mondo
esteriore: Dio impone a noi i suoi segni, noi subiamo l'azione di un altro.
Il filo d'erba non siamo noi che lo facciamo
e così in tutte le cose, quindi c'è un altro che opera su di noi.
E significa a noi qualche cosa, perché tutto
è Parola di Dio, tutto è parola del Creatore.
Il mondo interno è un mondo nel quale invece
non si entra senza di noi.
Il mondo esterno s’impone a noi, indipendentemente
da noi.
Nel mondo interno non si entra senza di noi.
Già questo semplice accenno ci fa capire che
differenza c'è tra la terra e il cielo.
Colui che ti ha immerso nella creazione senza
di te, non ti fa giungere al suo cielo senza di te.
Il nostro mondo interiore è il cielo, perché
Dio abita dentro di noi.
La caratteristica del cielo è che al rovescio
del mondo esterno, nel cielo di Dio non si giunge alla presenza se non prima
conoscendola.
Nel mondo esterno prima si trova la presenza e
poi si conosce, nel mondo interno non si può trovare nessuna presenza se prima
non si conosce.
La conoscenza è la premessa per giungere alla
presenza.
La caratteristica della verità è questa: non
si trova in altro modo se non conoscendola.
Il che vuol dire che si esperimenta la
presenza della verità, solo conoscendola.
Allora dobbiamo dire che la verità appartiene
al cielo, non alla terra.
Perché tutto ciò che appartiene alla terra,
prima lo troviamo presente e poi lo conosciamo, nel cielo invece non giungiamo
alla presenza se non conoscendo.
Certamente la verità non la troviamo se non
conoscendola.
La verità appartiene quindi al cielo di Dio.
La verità appartiene all'interno dell'uomo.
C'è il problema del passaggio, il problema
della porta.
Ma cosa è che ci fa fare questo passaggio?
Dio ci pone di fronte a questi due mondi, a
queste due grandi realtà: terra e cielo ma non ci lascia senza indicazioni.
L'indicazione è data dal suo verbo, ecco
perché dice: "Io sono la porta".
Mentre ci mette fra queste due grandi realtà
(fuori e dentro) ci dà un'indicazione.
Con il suo verbo ci dice: "Sforzati di
entrare".
Ci impegna.
La parola è l'anima del movimento.
Se Dio non parla, noi restiamo paralizzati.
È soltanto attraverso la Parola di Dio che
noi abbiamo la possibilità di passare, perché abbiamo l'anima del passaggio,
abbiamo il movimento, la forza dell'attrazione, la possibilità.
Ma quale responsabilità abbiamo noi di fronte a questa Parola di Dio?
Si dice di Samuele che non lasciò cadere a
vuoto nessuna Parola di Dio.
L'uomo ha la possibilità di lasciar cadere le
Parole di Dio.
La Parola di Dio, dà all'uomo la possibilità
di passare dal mondo esterno al mondo interno, ma non è detto che avendo la
possibilità, l’uomo segua l'indicazione, approfitti di questa possibilità.
Com’è possibile che l'uomo lasci andare a
vuoto la Parola di Dio?
In realtà si verifica questo.
La Parola di Dio giunge ovunque e
sostanzialmente dice a tutto: "La verità, Dio abita dentro di te, passa
dall'esterno all’interno se vuoi giungere alla verità e soltanto giungendo alla
verità tu troverai la tua libertà".
L'uomo non è libero.
Solo giungendo alla conoscenza della verità
l'uomo trova la libertà.
Questo ci fa capire che l'uomo
sostanzialmente non è libero.
E se non è libero dove sta la sua
responsabilità?
La responsabilità dell'uomo sta nel
trascurare ciò che non può ignorare.
Non poter ignorare non è ancora conoscere.
Abbiamo visto che nel mondo esterno noi
esperimentiamo le presenze, non possiamo ignorarle.
Tutto ciò che noi incontriamo nella nostra
vita, non lo possiamo ignorare ma degli abissi ci separano dalla conoscenza.
Ci sono quindi dei dati che non possiamo
ignorare, bastano questi per renderci responsabili.
Dio Creatore è Colui che nessuno può
ignorare: mi basta un filo d'erba o un granello di sabbia.
Basta chi io m'incontri con un fatto, un
avvenimento o una creatura che non ho fatto io, che non posso fare io.
Già questo mi pone di fronte a Colui che io
non posso ignorare, a Colui che fa le cose.
Tutte le cose ci testimoniano che non siamo
noi i creatori.
E se non lo posso ignorare, il trascurarlo,
il non tenerne conto, il pensare, il parlare, lo scegliere, il vivere senza
tenere conto di Dio Creatore è colpa.
L'affrontare i nostri problemi (in qualunque
campo) senza tenere conto di Dio è essere in colpa.
Perché noi non teniamo conto di ciò che non
possiamo ignorare.
Se camminando su una strada, noi non teniamo
conto dei segnali stradali, noi siamo responsabili e siamo in colpa.
E quando qualcuno ci chiedesse perché non
abbiamo tenuto conto di quei segnali, noi ci riconosceremmo in colpa.
"Perché hai dimenticato quello? Perché
hai trascurato questo?", noi ci riconosciamo in colpa.
Non ci giustifichiamo.
Noi nel mondo ci lasciamo dominare dalla bellezza.
L'elemento centrale, dominante nel mondo
esterno, nel mondo delle creature è la bellezza delle creature.
Non è la verità, è la bellezza delle
creature.
Il tema di oggi è bellezza e verità delle
cose.
Qualcuno ha fatto l'appunto: "Perché
prima bellezza".
Perché la bellezza è proprio quell'elemento
nella vita dell'uomo che gli fa trascurare ciò che non può ignorare.
Per cui lo rende irresponsabile e colpevole.
Quando noi camminiamo per strada e non teniamo conto di una segnalazione
stradale, se noi ci giustificassimo dicendo che il
segnale non era sufficientemente bello, tutti si metterebbero a ridere.
Questo cosa ci dice?
Che proprio quelle scelte che noi facciamo
per la bellezza, non ci giustificano affatto.
Noi facciamo le scelte in funzione della
bellezza ma questo non ci giustifica, perché?
Perché il mondo esterno è il mondo che arriva
a noi attraverso il sentimento.
Al centro del sentimento c'è la bellezza e
questa fa riferimento al nostro io, puramente al nostro io.
Per questo tutto il mondo esterno è
incentrato sulla bellezza, sull'armonia.
Ma l'elemento che ci rende responsabili è la
verità: ciò che è e ciò che deve essere.
Quello che rende responsabile l'uomo è ciò
che l'uomo sa, ciò che l'uomo non può ignorare e qui non centra la bellezza,
qui centra la verità.
L'uomo non può ignorare che Dio è il Creatore
di tutte le cose.
Questo è il punto fisso di riferimento, che
piaccia o non piaccia all'uomo.
Un segnale stradale va osservato, piaccia o
non piaccia, che sia bello o sia brutto, va osservato.
E noi ci sentiamo in colpa se non lo
osserviamo e non ci giustifichiamo dicendo che non era sufficientemente bello.
Quindi qui abbiamo un rapporto ed è questo
che ci rende responsabili e in colpa.
Abbiamo un rapporto di verità che ci vincola,
ci vincola a una giustizia.
Ciò che è, va rispettato per ciò che è.
Dio è il principio di tutto e va messo come
principio di tutto.
Dio è il fine di tutto e va messo come fine
di tutto, nella nostra vita personale, questa è verità.
Noi stessi non possiamo ignorarlo.
E se lo trascuriamo, ci sentiamo in colpa.
Perché quando un giorno Lui ci chiederà
perché non abbiamo tenuto conto di Lui, noi ci sentiremo in colpa perché lo
sapevamo.
Non abbiamo tenuto conto di ciò che sapevamo.
Noi sapevamo di non essere noi i
creatori..."E perché non hai tenuto conto del Creatore?".
Sapevi che non eri tu il principio delle
cose, il principio è un altro, e perché non lo hai messo come principio?
Sapevi che non eri tu il fine delle cose, il
fine delle cose è un altro, e perché non lo hai messo come fine?
Ecco la colpa.
Noi dobbiamo considerare quali sono le
conseguenze di questo non tenere conto di Dio.
Se Dio è principio di tutto, deve essere anche principio dei nostri
pensieri.
Se è principio, deve essere principio anche
delle nostre parole.
Altrimenti noi ci separiamo dal principio e
se ci separiamo dal principio, perdiamo il contatto con la verità.
Se noi ci preoccupiamo di avere Dio come
principio, vuol dire che in continuazione dobbiamo riportare ogni cosa a Lui.
Per vederla in Lui e da Lui, nel suo
principio.
Il che vuol dire che noi dobbiamo avere Dio
come fine nostro.
Il principio di Dio deve essere il nostro
fine.
È un principio che deve essere recuperato in
continuazione in tutte le cose.
Perché noi subiamo gli effetti delle cose e
non vediamo il principio delle cose.
E questo principio va recuperato, perché a
questo principio non si giunge senza di noi.
Questo è il compito vero dell'uomo.
Tu uomo sai che Dio è il principio di tutte
le cose, abbilo come tuo principio e quindi recupera ogni pensiero, ogni
avvenimento, ogni parola, riportali a Dio, per vederli in Dio e da Dio nel suo
principio.
Perché soltanto vedendo le cose dal loro
principio, tu le vedi veramente bene, altrimenti resti deviato.
Per capire quali sono queste conseguenze,
dobbiamo tenere presente l'ordine che c'è in tutta l'opera di Dio.
L'ordine che c'è in questa realtà in cui ogni
uomo è inserito.
Sant Agostino diceva: "Dio Tu hai fatto
tutto l'universo per il corpo dell'uomo e hai fatto il corpo dell'uomo per la
mente dell'uomo, affinché la mente possa liberamente conoscere Te e contemplare
Te".
Ecco l'ordine di Dio nelle cose,
Tutto l'universo è fatto per il nostro corpo e il nostro corpo è fatto per la nostra anima, per la nostra mente,
affinché la nostra mente possa occuparsi di Dio.
San Paolo diceva: "Tutto è vostro, la
vita, la morte, gli avvenimenti, le stelle, il sole, ma voi siete di Dio".
Tutto, ridotto ai minimi termini è fatto per
la mente dell'uomo, affinché la mente possa pensare Dio.
Quindi la mente dell'uomo è questo grande
altare dell'universo in cui tutto giunge, affinché l'uomo possa pensare Dio,
affinché l'uomo possa offrire su quest’altare i suoi pensieri a Dio.
Allora l'uomo è il vero grande sacerdote dell'universo.
Ma allora questo ci fa anche capire che senza
l'uomo, l'universo non giunge alla consacrazione.
E se non giunge alla consacrazione di sé,
l'universo resta separato da Dio nell'uomo che non compie quest'offerta a Dio
nell'altare della sua mente.
Resta separato.
Cosa succede se il mondo, dentro l'uomo resta
separato da Dio?
Teniamo presente che tutto l'universo è fatto
per l'uomo, affinché l'uomo lo offra a Dio sull'altare della sua mente e lo unisca
a Dio e riceva da Dio la rivelazione del Pensiero di Dio.
Tutto questo non avviene senza l'uomo, perché
nella mente le cose non avvengono senza di noi.
Se non avvengono senza di noi, possono non
avvenire.
E se non avvengono, cosa succede?
Succede che dentro di noi abbiamo questa
divisione.
Il mondo sensibile arriva a noi senza di noi
ed entra in noi (anche se non lo vogliamo) indipendentemente da noi ma questo
mondo non giunge a Dio senza di noi e Dio è dentro di noi.
Si forma una catastrofe della nostra psiche.
S’inaugura un processo di schizofrenia a
nostra insaputa.
La nostra casa resta divisa.
Tutto il mondo geme e soffre dentro di noi in
attesa di essere portato a Dio e se non viene riportato a Dio, tutto questo
mondo dentro di noi incomincia a marcire.
E questo mondo che dentro di noi marcisce,
incomincia a creare un disastro dentro di noi.
Perché noi incominciamo a vivere con dei
pensieri morti che creano la morte in tutto.
Conseguenza del fatto che noi non abbiamo riportato
tutto ciò che è di Dio a Dio, non lo abbiamo unito a Dio, non l'abbiamo
consacrato a Dio.
Tutto il mondo è fatto per questo, solo per
questo.
Tutto l'universo è fatto affinché l'uomo
possa giungere a conoscere il suo Dio.
Tutto è opera di Dio ed è perfettamente
ordinato a un unico fine, si chiama universo perché è rivolto verso l'unità.
Tutto questo mondo è perfettamente ordinato e
quindi bello.
Bello nel suo fine.
Se in noi, questo fine non si raggiunge, se in
noi, questo fine viene frustrato da noi stessi, tutto questo mondo si ribella
contro di noi.
Si ribella contro di noi e ci porta via
tutto, perché il fine diverso da Dio che è in noi, a un certo momento ci fa
assistere alla perdita della mente, del tempo per Dio, della disponibilità,
dell'interesse per Dio.
Ci porta via la volontà per interessarci e
per conoscere Dio.
E tutto questo è opera di tutto
quest’universo che si sta rivoltando verso di noi e che ci porta via tutto.
Noi non siamo liberi, né di pensare, né di
amare.
Come non siamo liberi di avere del tempo
disponibile.
Perché se noi abbiamo del tempo disponibile,
è perché noi abbiamo tutto l'universo che ci serve.
E se noi cerchiamo Dio, noi ci accorgiamo che
tutte le creature ci servono e ci aiutano.
Ma se noi non mettiamo Dio prima di tutto e
non riportiamo quindi tutto a Dio, tutte le cose che dovevano servirci per
giungere a questo fine, incominciano a rubare a noi la mente, la disponibilità,
il tempo, la volontà, tutto diventa nemico.
Ecco le conseguenze del non aver tenuto conto
di Dio, dell'aver trascurato ciò che non possiamo ignorare.
Se invece noi teniamo conto di Dio, cosa
succede?
Tenere conto vuol dire che noi riportiamo
tutto a Dio e allora tutto serve bene, perché tutto è fatto per questo.
Qui tutto ci accompagna, tutto ci aiuta.
A un certo momento ci accorgiamo che tutto ci
dà disponibilità, intelligenza, luce, tempo, volontà per occuparci di Dio.
Tutto ci attrae a Dio, se mettiamo Dio al di
sopra di tutto.
Ma tutta quest’attrazione per Dio diventa
intimità con Dio, perché diventa pensare a Dio e il Pensiero di Dio è una cosa
essenzialmente personale.
Gesù dice che quando uno semina, poi la terra
porta a maturazione quello che uno ha seminato e conclude dicendo:"Perché
la terra è fatta così".
L'universo è fatto così.
Se noi seminiamo Dio su questa nostra terra,
nella nostra vita, tutto (anche a nostra insaputa) porta a maturazione questo
seme, cioè, tutto ci aiuta.
Noi crediamo di essere noi a volere, non siamo
mica noi a volere è tutto l'universo che vuole per noi.
Non siamo mica noi a cantare le nostre
canzoni, sono le nostre canzoni che ci fanno cantare.
E così è tutto l'universo che ci fa volere.
Se noi abbiamo messo Dio prima di tutto,
tutto coopera, è questa terra che produce, che porta a maturazione il seme che
noi abbiamo seminato.
Tutto l'universo conosce quello che noi
seminiamo.
L'universo non è indifferente a noi,
l'universo è attento al prima di tutto che noi seminiamo.
E se noi nella nostra vita seminiamo altro da
Dio prima di tutto, quest’universo che è finalizzato al vero fine dell'uomo
(Dio), non ignora mica questo nostro fine diverso da Dio.
L'universo porta a maturazione qualsiasi seme
che noi seminiamo e può essere un disastro.
Perché portando a maturazione un fine diverso
da Dio ci porta via a Dio.
L'universo è come la donna, la donna porta a
maturazione il seme che l'uomo ha seminato e a un certo momento ti dà la
creatura.
Cos' è la vita di ogni uomo con Dio, perché
tutto è segno di Dio.
L'universo è questa terra in cui noi
seminiamo quello che mettiamo prima di tutto nella nostra mente.
Se noi non teniamo conto di Dio (ciò che non
possiamo ignorare) è perché abbiamo messo prima di tutto nei nostri pensieri e
nei nostri interessi altro da Dio.
Sarà fatale (sia che noi dormiamo o vegliamo)
che un giorno ci troveremo con quello che noi abbiamo seminato.
A.: La responsabilità dell'uomo: il
problema che hai posto parallelamente al problema della libertà.
È vero che noi non siamo liberi, non siamo
liberi perché non conosciamo la verità in Assoluto, quindi non possiamo dirci
liberi in Assoluto e allora non dovremmo neppure essere responsabili e invece
una certa responsabilità l'abbiamo e questa responsabilità è data da ciò che
conosciamo. Se ciò che conosciamo ci costituisce responsabili, vuol dire che
ciò che noi conosciamo lo conosciamo come vero, altrimenti non potrebbe farci
essere responsabili.
Luigi: Non lo possiamo ignorare, la
conoscenza è ancora un altra cosa.
A.: Quello che noi non possiamo ignorare di
certo è l'esistenza del mondo esterno che s’impone su di noi. Sono segni che
dipendono da una volontà diversa dalla nostra.
Per cui non possiamo ignorare questa volontà
diversa dalla nostra che s’impone.
Se io incontro una persona per la strada, non
so chi sia, però non posso più ignorarla.
A.: Quindi vivere come se non esistesse
questa volontà, questo principio ci fa essere in colpa. C'è qualche conoscenza
vera che ci è data e che costituisce la base, il punto di partenza, per poter
risalire, per fare questo passaggio dal mondo esterno al mondo interno,
filtrato poi naturalmente dalla Parola di Dio, per poter poi giungere alla
conoscenza della verità in sé.
Tutto è Parola di Dio e la Parola di Dio ti
convoca alla presenza di questo dato di volontà diversa dalla tua che crea
tutte le cose davanti a te. In quanto ti convoca, ti propone, ti fa una
proposta e tu, di fronte a una proposta non puoi fare a meno di dare una
risposta. E questa risposta qui a un certo momento diventa sì o no. E qui c'è
la responsabilità, perché tu o tieni conto o non ne tieni conto, non c'è altra
soluzione. O sì o no. Di fronte a una proposta tu non puoi che dire o sì o no.
A.: Sì, non conosco ancora la verità, però
quella conoscenza che mi è data è vera.
È sufficiente per costituirti responsabile.
A.: Quindi quella conoscenza ha in embrione
la verità.
Si capisce.
È ciò che tu non puoi ignorare, quindi non è
un fatto di sentimento o di bellezza.
Io non mi sento in colpa giustificandomi
dicendo che non era sufficientemente bello, la colpa mi viene dal sapere o dal
non sapere: "Lo sapevo, non ne ho tenuto conto" e come mai non ne hai
tenuto conto? "Avevi i buoi, i campi e la moglie".
Se noi dimentichiamo non siamo noi che
dimentichiamo, noi in sostanza quando dimentichiamo è perché vogliamo
dimenticare.
C'è quello che noi abbiamo messo prima di
tutto che ci fa dimenticare. Perché quello che abbiamo messo prima di tutto,
quello che ci sta veramente a cuore, quello ci fa ricordare tutto quello che
riguarda questo prima di tutto e ci fa dimenticare tutto il resto.
Per cui a un certo momento noi diventiamo
anche responsabili di tutto quello che dimentichiamo.
A.: Poi oltre al mondo esterno c'è tutto il
mondo interno che ha un valore ancora più probante, pensiamo al bisogno di
Assoluto che l'uomo porta in sé, sono delle realtà ancora più forti, ancora più
struggenti che premono più del mondo esterno. Questo ci dimostra l'esistenza di
un altro a cui dobbiamo riferire tutto, non solo tutto il mondo esterno ma
tutto il nostro mondo interiore, tutto noi stessi.
Noi siamo fatti per l'Assoluto ed essendo
fatti per l'Assoluto, portiamo in noi questo bisogno. Per cui a un certo
momento subiamo la frustrazione del non Assoluto per cui noi siamo vissuti.
Per cui noi vivendo per ciò che non è Assoluto, noi ne
subiamo tutto il danno.
A.: Quindi portiamo questa frattura fra la
Realtà e la nostra stessa realtà interiore.
Noi abbiamo la contraddizione dentro di noi,
perché la frattura è dentro di noi.
Per cui tutto il mondo in noi diventa
disordine, tutti i nostri pensieri sono disordinati. I nostri pensieri sono
ordinati se c'è il fine, per cui se il fine coincide con quel fine voluto dal
Creatore, tutto è meravigliosamente ordinato, tutto è perfettamente bello ma la
bellezza è una conseguenza, non è una premessa. È una conseguenza del fine.
Se io ho un fine diverso, tutto a un certo
momento resta scombinato e tutto diventa disordinato dentro di me.
B.: È molto consolante per noi, sapere che
il corpo deve servire la mente, mente che deve servire Dio.
Noi invece adoperiamo la mente per servire il
nostro corpo.
B.: E sull'altare della nostra mente
offriamo i nostri pensieri a Dio e Lui li consacra.
Se la nostra mente pensa Dio, il nostro corpo
è silenzioso perché serve la mente e tutto il mondo attorno a noi diventa
buono, silenzioso, perché serve il nostro corpo che serve la mente.
Ma se la mia mente anziché servire Dio,
cercare Dio, si rivolge ad altro tutto incomincia a fare rumore a disturbarmi.
Noi ci lamentiamo che il mondo ci disturba, non lamentarti che il mondo ti
disturba, sei tu che ti sei disturbato staccandoti dal fine per cui sei stato
creato.
Naturalmente tutto dentro e fuori di te
incomincia a farsi sentire e comincia a disturbarti per dirti: "Amico mio
non sei finalizzato".
Da parte di Dio tutto è stato perfettamente
finalizzato, però siccome tutto è finalizzato al fine dell'uomo, cosa succede?
Se l'uomo ha un fine diverso da Dio, tutto l'universo diventa finalizzante per
l'uomo in quel fine sbagliato lì.
E gli crea il disastro.
B.: È San Paolo che dice che tutto coopera
al bene di colui che cerca Dio?
Certo, perché tutto è fatto per quello ma,
bisogna che l'uomo però cerchi Dio.
"Cercate prima di tutto il Regno di Dio
e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù", tutto è ordinato, se tu
cerchi prima di tutto Dio tutto il resto coopera e ti aiuta, ma se tu non
cerchi Dio tutto diventa nemico.
Allora tu fai una fatica enorme, perché tu
stai lottando contro un mondo che è contro di te perché tu non cerchi Dio.
Quindi il problema è tutto interiore, il
problema non è modificare il mondo esterno.
Il problema è modificare il nostro mondo
interno e sopratutto modificare la nostra mente nei riguardi di Dio.
È questo rapporto qui che determina tutto.
La linea di spartiacque è nella nostra mente,
tutto lì.
B.: E poi è anche importante mettere Dio
prima di tutto perché crea quest’attrazione verso Dio.
Dio prima di tutto vuol dire che è il fine.
Quella diventa la chiave di lettura per
tutto.
Noi abbiamo come chiave di lettura, quello
che noi abbiamo messo prima di tutto come nostro fine.
C.: Bisogna imparare a metter Dio prima di
tutto perché a quel punto lì tutto di Dio ci attrae.
Noi facciamo tanto sentimento, il problema
non sta nel sentimento, il problema sta nella mente.
La mente è l'altare su cui si offrono i
sacrifici a Dio.
Perché è un problema di verità, non è un
problema di bellezza o di sentimenti o di sacrifici o riti o rinunce.
È un problema d’intelligenza.
A Dio si giunge con l'intelligenza, tutto si
decide lì.
In quel punto lì.
....... Se non siamo attratti dal Padre, non
arriviamo mica al Cristo: "Nessuno viene a Me se non è attratto dal
Padre", cosa vuol dire questo?
Vuol dire che si presuppone quest’attrazione,
cioè questo interesse per conoscere Dio.
Se io ho interesse di arrivare in un certo
luogo, allora ho interesse ad andare a cercare la strada o la guida che mi
conduca in quel luogo.
Ma il problema della strada (Cristo è la
strada), il problema della giuda (Cristo è la guida) viene dopo la scelta del
fine, se non mi sono convinto che devo arrivare a conoscere Dio, che la vita
vera sta nel conoscere Dio, se non sono entrato in questa attrazione per il
Padre, se non ho fatto questa giustizia essenziale (giustizia è dare a Dio
quello che è di Dio, mettere Dio come tuo principio, perché Lui è il
Principio), io non entro mica.
E se incontro il Cristo, l’incontro male.
L’incontro male perché lo faccio servire ai
miei interessi e ai miei scopi.
D.: Non posso entrare per la porta quando
desidero io?
Io passo per la porta in quanto ho interesse
per entrare in casa.
Io scelgo un mezzo, un’automobile, in quanto
ho un fine da raggiungere.
Non scelgo prima il mezzo e poi decido dove
andare, qui sono tutto sfasato.
Il fine è la prima cosa da mettere, ecco per
cui dico che il fine deve coincidere con il principio.
È la prima cosa da mettere.
Dio creando l'universo e creando l'universo
ha creato l'uomo, ha messo come prima cosa la luce.
E cosa è questa luce?
È il fine.
Tutto è perfettamente ordinato, perché tutto
è finalizzato.
Anche in noi, tutto diventa perfettamente
ordinato in quanto è finalizzato ma, è finalizzato in quanto noi mettiamo il
fine prima di tutto.
Io non parto e poi per la strada decido dove
andare.
La meta è quello che si mette prima di tutto,
prima di partire, si mette prima no?
E poi dopo, anche quando uno è in cammino,
uno la meta la tiene sempre presente, non la dimentica mica, perché per poco
che la dimentichi entra in crisi, non sa più dove andare.
Quindi il fine è la cosa da mettere prima e
da mantenere costantemente presente.
Altrimenti sbagli strada, se dimentichi il
fine a ogni bivio entri in crisi.
E allora scivoli nella bellezza e resti presa
da quella.
Scegli le strade in base alla bellezza della
strada e non in base al fine: "Prendo quella strada perché c'è l'ombra”.
Se tu non hai il fine ben preciso, di fronte
al primo bivio, quale strada scegli?
Quella che ti sembra più bella ed è finito
lì.
D.: Ma io so che per questa strada
arrivo...
Ma arrivi dove, se non sai dove vuoi andare?
D.: Ma magari vogliamo provare se sia
arriva anche da un'altra strada: "Proviamo a vedere se si arriva anche di
là?"
La nostra mente funziona in linea diretta, se
tu fai attenzione, anche nei sentieri che vanno in montagna, si tende sempre a
fare la scorciatoia, non segui mica tutto il sentiero, perché? Perché sei
attratta dalla meta: linea diretta.
Se tu devi, è perché sei disturbata da
qualche cosa, c'è qualcosa che ti disturba, sei attratta da altro dal fine e
quell'altro lì ti brucia e a un certo momento non arrivi più.
E.: Più la creatura che il Signore mi
presenta è bella...
E più resti fregata....pregate di non vedere
gli angeli perché sarete fregati in eterno!
E.: Ma allora come mai il Signore ci
presenta le cose belle.
Ma perché Lui ha fatto le cose belle, in Dio
tutto è armonia, Lui è unità, Lui è uno, l'infinito è uno, Colui che è uno, fa
tutte le cose uno e quindi sono belle, l'armonia è data dall'unità.
Ora però tu non devi lasciarti disturbare
dalla bellezza perché lo scopo è la verità.
Se tu ami Dio perché è bello o perché è
buono, resti fregata.
Il giorno in cui tu esperimenti che Dio non è
più buono con te, perché non ti dà più la caramella (e quel giorno arriva
certamente), il giorno in cui tu non vedi Dio bello, perché non ti piace più,
stai pur certa che tu non riesci più a stare con Dio.
Soltanto se tu scegli Dio perché è vero sei
nel giusto.
La bellezza è in relazione a noi, la bontà è
in relazione a noi, è in relazione al pensiero del nostro io.
Il vero è trascendente e Dio va cercato
(piaccia o non piaccia) perché è così, perché Lui è il Creatore, non siamo noi
i creatori.
È per giustizia che dobbiamo riconoscerlo.
Tu non fai le curve perché ti piacciono o non
ti piacciono, voglio vedere se quando guidi la macchina scegli le curve a
seconda se sono belle o brutte, anche se non ti piacciono tu devi farle.
Tu devi ubbidire ai segnali stradali che ti
piaccia o non ti piaccia.
Vedi che c'è una giustizia da fare,
indipendentemente da quello che piace o non piace?
Questo vuol dire che dobbiamo superare noi
stessi, sopratutto il pensiero del nostro io e riferire le cose a Dio, perché
si entra in Dio per mezzo di Dio, per questo Lui è la porta.
Non sono i nostri criteri la porta.
Ma se è Lui non sono io.
E se Lui è diverso da me, vuol dire che io
devo superare tutto il mio mondo, tutti i miei criteri.
E.: Quindi sia nel bello che nel brutto
devo cercare il significato in Dio.
Devi cercare il Pensiero di Dio. Perché
bisogna portare tutto a Dio: il bello e il brutto, il buono e il cattivo,
quello che mi piace e quello che non mi piace, quello che mi conviene e quello
che non mi conviene.
Tutto in quanto lo incontro, è Dio che me lo fa
incontrare e se me lo fa incontrare, io lo debbo portare sull'altare della mia
mente e devo offrirlo a Dio e chiedere: "Signore che cosa mi vuoi dire di
te attraverso questo avvenimento?".
Alloro lì scopro il positivo in tutto, scopro
la bellezza in tutto ma, dopo aver messo Dio come fine.
E.: Anche perché il bello e il brutto sono
soggettivi.
Sì, però nel pensiero del nostro io noi siamo
portati ad abbracciare la creatura bella e a scartare quella brutta, come siamo
portati a seguire quello che è secondo i nostri interessi e a scartare quello
che è dolore e sofferenza.
Tutta la nostra vita, nel pensiero del nostro
io, è tutta portata a correre dietro a quello che piace, a quello che ci
conviene e fuggire invece da quello che non ci conviene.
Tutta la nostra vita è improntata a quello.
Il che vuol dire che noi viviamo sotto questa
minaccia della morte, all'ombra della morte, cercando quello che ci piace e
sfuggendo a quello che non ci piace.
Entrambe le cose sono Pensiero di Dio.
F.: Dobbiamo riconoscere le nostre
debolezze.
Direi che noi non dobbiamo neppure guardare
le nostre debolezze, le dobbiamo ignorare.
La prostituta di Magdala, non ha mica
guardato le sue debolezze, si è avvicinata con tutti i suoi stracci a Gesù.
È Lui che ci fa forti, è Lui che ci libera.
Lui non ti dice di pulirti o di chiedere
perdono prima di avvicinarti a Lui, tu avvicinati a Lui con tutti i tuoi
stracci, con tutta la tua povertà, con tutta la tua miseria.
Lui non è il medico che ti dice di guarire
prima di andare da Lui, ti dice di andare a Lui con tutta la tua malattia
addosso, solo Lui ti può curare.
Fossimo anche nell'abisso più nero, Lui dà a
noi la possibilità di pensarlo e se noi lo pensiamo, Lui ci tira fuori da
tutto. Lui è il liberatore.
Non siamo noi che dobbiamo liberarci e poi
andare da Lui.
Lui ti dà la possibilità di pensarlo, perché
Lui è con te.
Lui è in noi, è con noi.
E se è con noi, ci dà la possibilità di
pensarlo e per poco che noi lo pensiamo già inizia un poco a tirarci fuori.
E più lo pensiamo e più ci libera e a un
certo momento ci mette le ali.
Ma dobbiamo pensarlo, il problema è pensarlo.
F.: Quindi pensandolo ci libera.
È Lui che fa tutto.
Se tu dici: "Prima devo pettinarmi,
prima devo fare questo e quell'altro" stai fresco, non arriverai mai.
F.: Necessitiamo di grande intelligenza che
va alimentata di continuo.
L'intelligenza è Lui, Lui è la nostra
intelligenza.
La nostra intelligenza riceve luce da ciò cui
guarda.
Se io guardo una piccola causa, ho poca
intelligenza, se guardo una grande causa, ho grande intelligenza, se guardo una
causa infinita, io ho intelligenza infinita.
Lui è nostra intelligenza, non siamo noi
intelligenti.
"Senza la sapienza da te mandata nulla
vale" e noi facciamo esperienza di essere scemi e di fare delle scelte
sceme se non guardiamo a Lui, perché è Lui la nostra intelligenza.
L'importante, come dicevo prima, è pensarlo.
Pensare Lui e Lui ci dà la possibilità di
pensarlo.
Il più grande dono, il più grande tesoro che
ogni uomo porta con sé è questo: può pensare Dio e lì ha tutto a disposizione.
F.: Penso che lo sforzo più grande sia
proprio all'inizio, perché dobbiamo scrollarci di dosso tutto quello che ci
impedisce, poi invece quando c'è l'attrazione è una corsa verso Dio.
Certo più tu conosci Dio e più tu corri.
G.: Ma in Dio c'è anche la bellezza insieme
alla verità.
La bellezza deve essere una conseguenza, se
tu la metti come premessa...
G.: Ma a me sembra che bellezza e verità
stiano assieme.
No, la bellezza è subordinata alla verità.
G.: Pensare che Dio si prende cura di noi,
è vero ma anche bello.
Se ti culli lì, arriverà un giorno in cui ti
prenderai tante di quelle staffilate che certamente penserai che Dio non è più
né tanto bello, né tanto buono.
Se tu non metti il vero al di sopra di tutto
nella tua vita, ti accorgerai di quello che succede.
G.: E cosa è allora quello che sento?
È sentimento nel pensiero del nostro io, c'è
il pensiero del tuo io.
Tutte le creature sono ottime se sono
mantenute al loro posto, se tu le fai uscire dal loro posto, diventano pessime,
così anche la bellezza, così anche la bontà, tutto.
Prima di tutto tu devi mettere Dio, perché è
vero, perché c'è.
Devi cercare Dio per quello che è, bellezza,
sentimenti, bontà verranno dopo ma, come conseguenza.
Con Dio c'è pienezza di gioia ma dopo.
Se tu cerchi Dio per la gioia resti fregata,
a un certo momento vedi che razza di gioia ti arriva.
G.: Ma con cosa ci attira il Padre?
Con la giustizia ci attira.
Perché Lui è vero e se tu non dai a Dio
quello che è di Dio, non perché è bello, non perché ti piace, non perché ti dà
le caramelle ma perché è vero, tu non arrivi certamente a Dio.
G.: Come si fa a realizzare la vita intima
con Dio prima di Pentecoste.
Tu puoi essere una prostituta nell'abisso più
nero, quando pensi Dio sei con Dio.
Non sei mica stabile, tutt'altro che stabile
ma, quando pensi Dio sei già alla presenza di Dio.
Perché Dio è con te.
Dio è sempre con te.
Dio non si sposta mica, Dio non è uno che va
e che viene.
Lui resta sempre con te, sei tu che vieni
meno.
Siamo noi che scappiamo, ma Lui è sempre con
noi.
Come noi scappiamo?
Con il pensiero.
Se tu pensi non sei tu che pensi, perché Dio
è il Creatore anche del tuo pensiero.
E quando tu pensi non sei tu che pensi, è Dio
che ti fa pensare.
E se tu prostituta pensi Dio, non sei tu che
pensi Dio, ma è Dio che ti sta visitando.
Anche se sei una prostituta, ti sta
visitando.
E sta pensando a te e sta generando in te il
suo pensiero, per cui tu lo pensi e dici: "Io penso Dio" perché non
capisci niente.
Non sei tu che pensi, è Dio che sta generando
in te il suo pensiero.
E ti dà la grazia di poterlo pensare.
Siamo noi nel nostro disordine che diciamo di
pensare Dio.
Non sei tu che pensi Dio ma è Dio.
Dio è il Creatore di tutto e se tu pensi, è
Dio l'iniziatore del tuo pensiero.
È Lui che genera in te il tuo pensiero.
G.: E dal primo momento in cui Lui si fa
pensare, Lui sta già generando in me il suo pensiero?
Ma altrimenti tu non potresti pensarlo.
Quando tu pensi Dio, lo pensi con il Pensiero
di Dio.
Col pensiero di, di, di Dio.
E se è il Pensiero di Dio non è tuo.
H.: Gesù non ripete mai inutilmente le
cose, qui ha sottolineato la funzione della porta, prima ce l'ha fatta
individuare: il suo Io e adesso ci dice la funzione.
La funzione è quella di passare dal fuori
al dentro.
Tu capisci che c'è il problema del passaggio
in quanto ci sono due realtà, due mondi.
H.: C'è il fuori della casa e c'è la casa.
E la casa è dentro di noi perché Dio abita dentro di noi.
L'importante è che io voglia entrare dove è
Dio. In un primo tempo posso illudermi di trovare Dio fuori.
Davanti a Dio possiamo dire solo o sì o no.
Ma tu dici o sì o no perché Lui ti fa una
proposta, se lui non ti facesse una proposta, tu non puoi dire sì o no.
Tu puoi dire sì o no per grazia sua, perché
lui te lo propone.
Un ateo può negare Dio per grazia di Dio,
solo per grazia di Dio può negare Dio.
Dio dà la grazia all'uomo di poterlo negare,
senza la grazia di Dio non si può nemmeno negare Dio.
H.: Posso desiderare di passare per la
porta solo se lui mi chiama.
Solo se ti fa la proposta, se non t’invita a
cena, non puoi andare a cena.
Se t’invita a cena tu, puoi andare e se vai,
non dici mica grazie a te stessa, dici grazie a colui che ti ha invitato, se
non vai, dici: "Io ho i buoi, i campi, la moglie, non posso venire",
sei tu che declini la cosa, ma Lui ti ha fatto la proposta.
H.: Nel campo dei segni è facile aprire la
porta quando si è fuori al freddo ma, nel campo dello spirito è ben più complesso.
Noi nello spirito quando siamo fuori al
freddo e alla pioggia non ce ne accorgiamo, tutto lì, il nostro corpo avverte
il freddo, il nostro spirito no.
I.: Tutto è fatto perché io possa pensare a
Dio.
Se tu non pensi Dio, un giorno, anche le stelle,
lontane miliardi di anni luce ti rimprovereranno, tutta la creazione, perché
tutto era fatto per te, affinché tu pensassi Dio e tu non lo hai pensato.
M.: Noi rendiamo gloria a Dio quando per
amor suo sopportiamo sofferenze e dolori.
Ma tu sopporti sofferenze e dolori in vista
di conoscere Lui.
Perché il problema centrale è quello.
Dio non ti ha creato per sopportare
sofferenze e dolori o per farti fare il fachiro.
Devi accettare tutto da Dio, sapendo che
tutto quello che ti manda te lo manda affinché tu possa pensare Lui.
N.: In tutte le cose devo tenere presente
Dio.
Devo riportare tutto al principio e Lui è il
principio, in modo da averlo come mio principio e non avere altro come
principio motivante me.
O.: Il prima di tutto che seminiamo in noi,
l'universo lo porta a maturazione.
L'universo ti conosce in ciò che tu metti
prima di tutto, quello che tu semini, non solo ma, quando tu metti qualcosa
prima di tutto, tutto l'universo (stelle comprese) cooperano per aiutarti a
raggiungere quello.
Può essere un disastro perché se hai seminato
vento raccogli tempesta.
Noi crediamo di essere noi a muovere tutto,
tutto coopera per il prima di tutto che tu hai messo in te, per farti prendere
consapevolezza di che razza di bestialità hai fatto mettendo altro da Dio come
prima di tutto.
Così come se tu metti Dio prima di tutto a un
certo momento, ti trovi a tu per tu con Dio (rapporto intimo), se tu metti
altro da Dio, ti trovi a tu per tu con il niente, con la morte.
O.: Essendo tutto finalizzato così,
se metto Dio prima di tutto, ricevo volontà, tempo e disponibilità.
Certo, perché tutto l'universo lavora per te.
Tu puoi dormire ma tutto l'universo lavora,
lo dice Gesù, quando tu hai seminato, sia che tu vegli e sia che tu dormi, la
terra produce, porta a compimento quello che hai seminato.
Le vergini sagge a un certo momento si
addormentano, non sono escluse perché hanno dormito.
Il che vuol dire che quando uno mette prima
di tutto Dio, anche quando dorme, tutto l'universo e le creature lavorano
per Lui.
L'azienda lavora anche quando i proprietari
sono in vacanza.