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Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti ; ma le pecore non li hanno ascoltati.   Gv 10 Vs 8 Primo tema


Titolo: Prima di tutto, ciò che mettiamo prima di tutto diventa la chiave di lettura.


Argomenti: Dare il nome alle cose. Punto fisso di riferimento.  Porte vere e porte false. Come si forma la capacità di leggere bene. Superare il pensiero del proprio io.Tempo per Dio. Il prima di tutto.


 

28-29/Gennaio/1990 Casa di preghiera Fossano.


Siamo giunti al versetto otto del Capitolo 10 di San Giovanni.

Qui Gesù dice: " Tutti quelli che sono venuti prima di Me sono ladri e briganti e le pecore non li hanno ascoltati".

Questa sera ci fermiamo sulla prima parte di esso: "Tutti quelli che sono venuti prima di Me".

E anche qui dobbiamo chiederci (poiché è Parola di Gesù, Parola del Figlio di Dio, Parola per noi) che cosa Gesù vuole dire a noi con questa dichiarazione che Egli fa seguire a quanto aveva affermato: "Sono Io la porta delle pecore".

Che cosa vuole dirci e quindi che cosa Dio vuol farci conoscere di Sé, dichiarando: "Tutti quelli che sono venuti prima di Me sono ladri e briganti".

Tutto è Regno di Dio, Dio è il Creatore, Dio è il protagonista di tutti gli avvenimenti, Dio è Colui che parla in tutto.

E siccome Dio è Colui che parla in tutto, il primo compito dell'uomo che Dio stesso ha rivelato a noi attraverso il primo uomo, attraverso la prima cosa che ha chiesto all'uomo, ad Adamo, è di capire il Pensiero di Dio in tutte le opere che Dio fa, cioè di imparare a leggere.

Il fondamento della lettura è dare il vero nome alle cose.

Adamo diede il vero nome alle cose.

Ma come lo diede Adamo questo nome?
E perché, è vero?

Dio Creatore presentò ad Adamo le creature.

Era Dio che presentava all'uomo la creazione.

Dio la presentava all'uomo!

E poiché Dio presentava all'uomo Adamo le creature, Adamo per la passione di unificazione che portava in sé, che è passione di Assoluto, riportava le creature a Dio, per conoscere da Dio che cosa Dio significava di Sé nelle creature.

Per Adamo, il punto fisso di riferimento, poiché era Dio Creatore che gli presentava le cose, il punto fisso di riferimento era Dio.

Essendo questo il punto di riferimento, tutto, ogni cosa, Adamo riportava a Dio.

Dare il nome alle cose è stabilire un rapporto e quando noi parliamo di rapporto, essenziale è il punto fisso di riferimento cui le cose si rapportano.

Se a fondamento della lettura c'è il dare il nome alle cose, e dare un nome alle cose è stabilire un rapporto tra le cose e il punto fisso di riferimento e il punto fisso per Adamo era Dio, (in Adamo c'è tutta l'umanità) e quindi deve essere il punto fisso per ogni uomo, anima della lettura è proprio questo punto fisso di riferimento.

Per poco che noi spostiamo questo punto ecco che noi fraintendiamo ogni cosa.

Per questo Gesù ha detto: "Io sono la porta delle pecore".

Dicendo: "Io" ha detto una cosa esclusiva, poiché l'io è singolare, inconfondibile con altro.

Se avesse detto una regola o un luogo no!

Ha detto un "Io", "Io sono la porta".

E dicendo: "Io sono la porta" ha detto una cosa esclusiva e immensa.

Perché?

Perché ci fa capire che tutti gli altri non sono porte.

O per lo meno sono porte finte o porte false.

Ora, quando noi cerchiamo di entrare attraverso una porta falsa, una porta finta, prendiamo delle nasate.

Perché dietro quella non c'è il varco ma c'è il muro.

E noi prendiamo nasate contro questo muro.

Quante nasate dobbiamo prendere prima di capire qual è la porta attraverso la quale si entra nel Regno di Dio e quindi s’impara a leggere!!

Ho detto: quell'"Io" del Cristo è un fatto esclusivo quindi non si può confondere con altro.

............................................................

Ogni uomo si trova di fronte a Dio Creatore.

Ma Dio Creatore non lo vedi fuori, perché fuori si vede la creazione di Dio.

Dio Creatore abita dentro di noi.

Dove?

Nella nostra mente, nei nostri pensieri, tra i nostri pensieri, Dio è spirito.

Quindi ognuno di noi si trova di fronte a:

- Dio dentro di noi

- L'opera di Dio, la creazione di Dio, i segni di Dio attorno a noi, fuori di noi.

È la situazione di Adamo.

Adamo come primo compito diede il nome alle cose.

Rapportò ogni cosa al punto fisso di riferimento e il Pensiero di Dio Creatore fu per lui la chiave di lettura per intendere che cosa Dio significava di Sé nella creazione, nelle creature che gli presentava, nelle "scritture" che Dio gli presentava.

Qui Adamo non lasciò entrare altri "prima", non mise altro prima, perché il punto fisso di riferimento era soltanto Dio Creatore.

Invece proprio perché Gesù dice: "Quanti vennero prima di Me" ci fa pensare che ci sia nella situazione dell'uomo questo avvenimento, questo fatto: mettiamo altro prima di Dio in noi.

Mettendo altro prima di Dio in noi, succede che noi leggiamo in modo sbagliato tutte le cose, perché la chiave di lettura è soltanto Dio, Dio che è il Creatore, che è Colui che parla, è anche Colui che ci insegna a leggere.

Solo Lui ci insegna a leggere.

S’impara a leggere alla presenza di colui che scrive, di colui che parla, poiché leggere significa passare dai segni all'intenzione di colui che scrive o parla, quindi al pensiero.

Ma il pensiero, l'intenzione di uno è propria di quell'uno e di nessun altro.

E allora soltanto nella misura in cui noi ci fermiamo con Colui che parla con noi, solo nella misura in cui noi capiamo da Lui e solo da Lui, perché nessun altro ci può comunicare il suo Pensiero, la sua Intenzione diventiamo capaci di leggere.

L'intenzione è la caratteristica di ciò che un essere è.

Ogni esistente ha la sua intenzione, come ogni esistente ha la sua voce.

Ogni persona ha un suo pensiero diverso dalle altre persone.

Anche Dio ha un suo Pensiero diverso da quello degli altri: è unigenito, inconfondibile.

Solo da Dio e con Dio, noi possiamo per grazia di Dio, conoscere il Pensiero di Dio e quindi l'Intenzione di Dio, abbiamo la possibilità di leggere il Pensiero di Dio nelle cose, nelle opere stesse di Dio.

Per cui ognuno di noi è fatto capace di leggere soltanto nella misura in cui è stato con Dio che gli manifesta il suo Pensiero nelle opere che Egli fa, perché non si può passare dai segni al pensiero, non si può passare dalle parole all'intenzione di chi dice o scrive quelle parole.

Si può salire dal segno al pensiero solo nella misura in cui si è discesi dal pensiero, dall'intenzione al segno.

Ora, l'uomo si trova con questi due fattori davanti a sé: Dio e la creazione di Dio.

La creazione per l'uomo è una realtà sensibile.

È una cosa che vede e che tocca.

L'uomo corre il rischio di non riportare la creazione a Dio, di non fare il lavoro che fece Adamo, di non dare il vero nome alle cose.

Corre il rischio di chiamare le cose in relazione al suo io, ai suoi interessi e qui mette un prima di tutto che è diverso da Dio.

Perché i segni di Dio non sono Dio, le creature di Dio non sono Dio.

Non si passa dalle creature a Dio automaticamente e sopratutto non si passa dalle creature a Dio senza di noi personalmente.

Il che vuol dire che se non si passa senza di noi personalmente può avvenire questo: non dare il vero nome alle cose.

Perché non si passa senza di noi?

Perché Dio non diede Lui il nome alle creature, ma lo fece dare da Adamo?

Quello che Dio chiese ad Adamo è rivelazione di quello che Dio chiede a ogni uomo.

Dio presenta le creature a ogni uomo ma non dà Lui il nome alle creature.

Vuole che sia l'uomo a darlo.

Perché?

Ecco per cui non si passa dalle creature al Creatore, non si passa a capire che cosa Dio significa di Sé nelle creature se non per mezzo di noi.

Perché è necessario che l'uomo guardi la creazione e le creature dal punto di vista di Dio.

E questo solo l'uomo lo può fare.

Perché?

Perché soltanto l'uomo può superare il pensiero del suo io.

Guardare dal punto di vista di un'altro io, l'io di Dio, richiede il superamento del pensiero del proprio io.

Qui abbiamo l'atto libero chiesto all'uomo alla presenza di Dio.

Solo alla presenza di Dio l'uomo ha la possibilità (la possibilità, ma senza Dio Creatore non può) di superare se stesso per guardare dal punto di vista di Dio.

Per guardare dal Pensiero di Dio.

Soltanto facendo così, l'uomo ha la possibilità di dare il vero nome alle cose.

Cioè di dire che cosa Dio significa di Sé nelle cose.

Soltanto così stabilisce un punto fisso di riferimento, quindi ha la chiave di lettura delle cose.

Ma per avere questo bisogna guardare dal punto di vista di Dio e per guardare dal punto di vista di Dio, è necessario superare il pensiero del proprio io, ecco perché Dio chiede a ogni uomo di dare il vero nome alle cose.

Ecco perché non lo dà Lui, ma vuole che sia l'uomo a darlo.

Ora, prima che l'uomo capisca che deve dare il vero nome alle cose in questo modo ha già dato tanti di quei nomi a tutte le creature e a tutta la creazione, ha già messo tanto di quel pensiero del suo io in tutte le creature che a un certo momento le cose diventano terribilmente difficili.

Ora se teniamo presente che dare un nome è stabilire un rapporto e che stabilire un rapporto significa avere un punto fisso di riferimento, se l'uomo non guarda dal punto di vista di Dio, punto fisso di riferimento per lui è il pensiero del proprio io cui riferisce tutte le cose, e l'uomo dà il nome alle cose in riferimento al pensiero del proprio io.

E il suo io che cosa è?

È una passione di Assoluto, un'ambizione, un interesse, interesse di essere al centro, è interesse di farsi Assoluto.

Se teniamo presente che questo punto fisso di riferimento diventa in noi chiave di lettura, noi capiamo quanto ci porti lontano da Dio questo rapportare le cose al pensiero del nostro io.

Non riportando le cose a Dio, mettiamo in noi prima di tutto altro da Dio.

Prima di tutto!

E questo prima di tutto, a un certo momento ci porta così lontano, ma così lontano da Dio che a un certo punto ci rende impossibile avere un minimo di tempo per Dio.

Perché?

Una delle caratteristiche della lettura sbagliata, una delle caratteristiche di quello che noi abbiamo messo prima di tutto in noi prima di Dio è questa: disponibilità di tempo per tutto ciò che non è Dio e mai per Dio.

Chi mette come punto di riferimento Dio e dà il vero nome alle cose, ha tutto il tempo poiché il tempo è un servo meraviglioso, ha "tutto" il tempo per Dio.

Ma chi mette dentro di sé prima di tutto altro da Dio, una delle prime cose che verifica è questa: gli viene a mancare il tempo per Dio, il tempo per occuparsi di Dio.

Avrà tempo per tutto il resto ma si accorge che il tempo per pensare Dio gli viene progressivamente mancando.

E quello che è tragico è che l'uomo non si rende conto che questo tempo che gli viene a mancare è già Dio che gli sta dicendo che il Regno di Dio ti viene tolto.

Avere il Regno di Dio vuol dire avere la possibilità di fermarsi con Dio, di pensare Dio di conoscere Dio.

Gesù dice che il Regno di Dio viene tolto: "Il Regno di Dio vi sarà tolto", a coloro che non fanno frutto e viene dato a coloro che lo fanno fruttare.

Ecco, il Regno di Dio ci viene tolto in questo modo: Dio ci toglie il tempo per Lui.

Ci toglie la disponibilità, sopratutto interiore di pensiero perché quello che noi abbiamo messo prima di tutto e che in noi è diventato chiave di lettura, diventa una chiave di valutazione, di valore, di scelte progressive sempre più in quel campo: ci porta via tutto.

Perché l'anima di tutto in cui noi riveliamo tutto, è nella valutazione che noi diamo alle cose.

Siccome Dio è il presente in noi, ogni valutazione che noi diamo alle cose, noi la diamo al confronto con Dio.

Noi diamo un valore a Dio in noi e diciamo che per noi altro è più importante di conoscere Lui, è più importante di cercare Lui.

Ho detto: questo diventa in noi una chiave di lettura, una chiave che ci sottrae progressivamente il tempo per Dio, perché l'anima del leggere è un processo di semplificazione, di unificazione, di riduzione di tutto all'unità.

In quell'unità che noi abbiamo messo prima di tutto.

Qualunque cosa che noi abbiamo messo prima di tutto al posto di Dio in noi, ci fa leggere (diventa chiave di lettura) tutte le cose secondo questa unica cosa necessaria, per cui noi siamo sempre più disponibili per questo e sempre meno disponibili per altro.

È un processo di unificazione.

Ma dire processo di unificazione vuol dire anche processo di sottrazione di noi a tutto il resto. 

Ecco la meraviglia!

Se noi mettiamo Dio prima di tutto, Dio in noi diventa chiave di lettura e diventando chiave di lettura diventa un processo di unificazione di tutto in Dio.

Questo ci fa entrare nel Regno di Dio e ci libera da tutto il resto.

Ma se noi mettiamo altro prima di tutto in noi, questo diventa chiave di lettura e ci sottrae a ogni altro impegno progressivamente fino a escluderci completamente, fino a renderci impossibile cercare e conoscere Dio.

Già con questo noi preannunciamo la seconda parte di questo versetto in cui Gesù dice: "Sono ladri e briganti".

Qui Gesù dice: "Tutti quelli che sono venuti o che vennero (usa il tempo passato) prima di me" (per cui sembra che si riferisca a cose avvenute prima di Lui) ma poi dice: "Sono ladri e briganti".

Sono, non dice "Erano", ma dice: "Sono" per farci capire l'attualità delle cose.

In quanto accenna a questi ladri e briganti, già ci fa capire che quello che noi mettiamo prima di tutto in noi, diventa chiave di lettura che ci porta via (ecco perché:"Ladri e briganti"), ci porta via sopratutto la disponibilità interiore per Dio, ci porta via il tempo per Dio.



Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti ; ma le pecore non li hanno ascoltati.   Gv 10 Vs 8 Secondo tema


Titolo: Ladri e briganti nel Regno di Dio. (Consumazione nell'unità).


Argomenti: Il prima di tutto e la chiave di lettura.  Cristo il ladro.   Dio prima di tutto.   Il niente che esperimenta l'uomo. Superare il finito per giungere all'infinito.   La funzione dei ladri.


 

4-5/Febbraio/1990 Casa di preghiera Fossano


Qui Gesù dice: "Tutti coloro che sono venuti prima di Me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati".

Domenica scorsa ci siamo soffermati sulla prima parte: "Tutti coloro che sono venuti prima di Me"

Abbiamo visto che "prima" non è da riferirsi a una categoria temporale ma a valutazione.

È un fatto personale  per cui deve intendersi:"Tutti quelli che sono stati messi prima di Me".

Messi da chi?

Messi da ognuno di noi.

Adesso, avendo capito cosa significa quel "prima", possiamo vederne le conseguenze.

È molto importante questo "prima", perché quello che noi mettiamo "prima" diventa in noi una chiave di lettura, per leggere, per intendere o non intendere la scrittura di Dio.

E siccome tutto è scrittura di Dio (anche oggi tutto quello che accade nella nostra vita  è scrittura di Dio) è da leggere, ed in quanto è da leggere richiede una chiave di lettura.

Ora succede che questa chiave di lettura in noi può essere sbagliata poichè il "prima di tutto" può essere sbagliato.

Gesù lo dice: quello che mettiamo prima di Lui è una chiave sbagliata che ci fa leggere sbagliato tutto quanto.

E noi leggiamo e crediamo anche di leggere bene e di valutare quindi bene e sbagliamo invece tutto.

Perché la sola vera chiave di lettura  è quella che Gesù ci offre dicendo: "Io sono la porta".

Dicendo: "Io sono la porta", ci fa capire che tutte le altre porte non sono porte, perché l'io è una singolarità, esclusiva, inconfondibile.

Abbiamo detto domenica scorsa che tutte le altre porte sono porte finte e ci fanno prendere grandi nasate perché c'è il muro.

Solo una è la porta.

Quando si parla di porta, s’intende sempre l'accesso a un luogo, a un appartamento.

Qui Gesù dicendo: "Io sono la porta" intende il passaggio per entrare nel Regno di Dio, per entrare nella luce di Dio, per conoscere Dio, quindi per entrare nella vita eterna.

Perché la vita vera, quindi eterna sta nel conoscere Dio come vero Dio.

Siamo stati creati per la vita eterna e creati per la vita eterna e cioè per conoscere Dio come vero Dio, siamo anche ammoniti, tutti i giorni da tutti gli avvenimenti a sforzarci di entrare in essa.

Tutti i giorni siamo ammoniti da Dio perché Dio è il Creatore.

Dio è Colui che fa tutte le cose e non avviene nulla nella nostra vita che non sia voluto da Lui.

E Lui ci ha creati per la vita eterna.

Però Colui che ci ha creati per la vita eterna non ci fa entrare in questa vita eterna, cioè nella conoscenza di Dio come vero Dio, senza di noi.

E allora noi siamo tutti i giorni ammoniti da Lui personalmente, perché ci chiama per nome a sforzarci di entrare in questa vita eterna.

E ogni giorno che noi lasciamo passare senza impegnarci personalmente a entrare in questa vita eterna è un giorno trascorso invano è un giorno perduto.

Ma tutto ciò che noi perdiamo crea la nostra perdita, perché ogni giorno in cui noi facciamo niente riduce noi stessi a niente, il che vuol dire che ci porta via tutto.

C'è qualcosa nella nostra vita che ci sta portando via tutto, anche la capacità di pensare Dio, anche la capacità di conoscere Dio, anche la volontà di conoscere Dio, anche il tempo per occuparci di Dio.

E così ci apriamo a questo nuovo argomento della seconda parte di questo versetto otto: "ladri e briganti".

Il tema di questa sera è "Ladri e briganti nel Regno di Dio".

Gesù parla di ladri e briganti: "Tutti coloro che sono venuti prima di Me, sono ladri e briganti".

Evidentemente ci sono questi ladri e questi briganti nel Regno di Dio.

E la prima cosa da chiederci è come mai Dio ha creato ladri e briganti?

Perché ci sonò.

Che significato hanno?

Ora siccome tutto quello che Dio fa, Dio lo fa nella sua intenzione e siccome la sua intenzione è quella di salvare tutti, evidentemente anche questi ladri e questi briganti partecipano di questa Intenzione di Dio, perché se esistono, esistono per Volontà di Dio e quindi partecipano di questo disegno di salvezza.

E allora dobbiamo chiederci che cosa Dio ci vuol dire, sopratutto che cosa ci vuol dire di Sé, attraverso questi ladri e questi briganti.

Questi sono messi in rapporto a quel "prima di tutto", perché è questo che ci illumina il concetto di briganti.

Poichè, abbiamo visto come mettendo qualche cos'altro da Dio prima di tutto, noi ci apriamo a una perdita, addirittura ci viene portato via il tempo per Dio.

Molte volte abbiamo constatato che avere tempo e non avere tempo è solo un paravento, uno schermo per nascondere il nostro vero interesse.

Perché nella realtà, noi abbiamo sempre tempo per ciò che ci sta a cuore, per il nostro interesse principale, cioè per quello che noi abbiamo messo prima di tutto.

E proprio quello che abbiamo messo prima di tutto, a poco a poco ci porta via il tempo per tutto.

Il concetto di "ladri & briganti" evidentemente non deve essere un concetto negativo, perché appartiene alle opere di Dio e quindi deve essere un aiuto per ognuno di noi.

Dobbiamo scoprire questo lato positivo, tanto più che Cristo stesso paragona la sua venuta alla venuta di un ladro.

Lui stesso è un ladro: "Io verrò come un ladro quando meno ve lo aspettate".

Ora il concetto di ladro è certamente il concetto di uno che porta via, ti porta via tutto quello che hai, tutto quello a cui tu sei abbarbicato.

Cristo si paragona a un ladro: uno che viene a portarci via non tutto ma a tutto.

Lui viene per portarci via a tutto, perché quando dice: "Non preoccupatevi del mangiare e del vestire, non preoccupatevi della vostra figura, non preoccupatevi dei vostri interessi, del vostro mondo, dei vostri valori, non preoccupatevi dei buoi, dei campi, della moglie eccetera, ma cercate prima di tutto il Regno di Dio", dice una parola che è una parola detta con l'autorità di Dio perché si appoggia su Dio che ti porta via a tutto: a tutto.

"Cercate prima di tutto", ecco qui il "prima" che salta fuori.

Quando uno ha sentito quella parola non può restare come prima, non può più immergersi nelle cose di prima e se si immerge si immerge con amarezza, con tristezza, con una nostalgia enorme, perché deve lasciare quell'invito, quell'annuncio, quella tromba.

L'Apocalisse parla di una tromba: l'angelo che suona una tromba e convoca tutti alla presenza di Dio.

Ecco la tromba che convoca tutti.

È questa parola che ci porta via a tutto.

Ci porta via a tutto perché anche se noi restiamo nel tutto di prima, non lo gustiamo più, non ha più senso, non ha più significato, perché abbiamo ascoltato una parola diversa, l'unica parola che può giustificare la nostra vita.

Per cui i buoi non giustificano più, i campi non giustificano più, la moglie non giustifica più, l'azienda, il lavoro, le istituzioni, le religiosità diverse, i riti, eccetera non giustificano più, perché c'è questa parola che Dio ti dice tutti i giorni, te la ripete tutti i giorni.

"Non preoccuparti di nulla, cerca prima di tutto il Regno di Dio"

E  ti dice un "Cerca prima di tutto" che ti porta via a tutto.

E la nostra anima non può non sentire questo fascino, questa attrazione, questo sentirsi portato via, perché l'unico valore che l'anima percepisce è il valore di Dio.

Fintanto che non incontriamo questa parola possiamo illuderci che sia nostro dovere, che sia Volontà di Dio perché è Dio che crea i buoi, i campi, la moglie eccetera.

E se è Dio che li ha fatti, possiamo illuderci  di fare la Volontà di Dio occupandoci di essi, per cui diciamo: "Questo è il mio dovere, questa è la Volontà di Dio".

Ma quando Dio ti fa arrivare quella parola lì, la nostra anima che è fatta per Dio non può più dimenticarla: è una parola che ti brucia tutto e allora la Parola di Dio diventa fuoco.

Dobbiamo chiederci: ma se tutto è opera di Dio, e tutto è opera di Dio, Dio è il prima di tutto in tutto, è il Principio di tutto, è Colui che regna in tutto, se tutto è opera di Dio, perché noi dobbiamo metterlo prima di tutto?

Lo è già!

Eppure Gesù dice:"Quanti sono stati messi prima di Me", questo fa pensare che l'uomo possa mettere qualche cosa prima di Dio.

In realtà ce ne accorgiamo tutti che mettiamo qualcosa prima di Dio: i buoi, i campi, la moglie ce lo testimoniano.

Ma dobbiamo chiederci: perché?

Cosa succede?

Cosa c'è di guasto nell'uomo perché egli debba mettere prima di tutto Uno che è già prima di tutto?

Dio è prima di tutto, è il Principio di tutto.

E che bisogno c'è che noi lo mettiamo prima di tutto quando Egli è prima di tutto?

Lui è il centro di tutto: che bisogno c'è che noi lo mettiamo al centro di tutto?

Nella realtà noi tutti facciamo esperienza che al centro della nostra vita non c'è Dio.

Lo esperimentiamo, non c'è Dio.

E se lo esperimentiamo allora vuol dire che è valida questa parola: "Metti Dio al centro di tutto!".

Perché non c'è Dio al centro di tutto in noi.

Dio è prima di tutto ma nella nostra vita non è prima di tutto, tant'è vero che Gesù stesso nella sua parabola dice: "C'è chi mette i buoi, i campi e la moglie prima di tutto".

Conseguenza: "Non assaggeranno la mia cena".

Allora l'uomo ha la possibilità di mettere i buoi, i campi, la moglie prima di tutto.

È perché ha questa possibilità?

Perché Dio da all'uomo la possibilità di mettere altro da Dio e quindi di fare esperienza di ladri e di briganti?

Perché Dio non ci inchioda di fronte a questo "prima di tutto" che è Lui?

Perché non ci incentra su questo centro?

Perché ci lascia fare esperienza di altri centri?

Perché ci lascia fare esperienza di mettere prima di tutto altro? E quindi di subire l'azione di ladri e briganti?

L'azione del niente, l'azione di far esperienza del niente?

Perché l'uomo ha questa terribile possibilità: a un certo momento fa esperienza del niente!

Del niente della sua vita, del niente delle sue fatiche, del niente del suo tempo, del niente dei suoi pensieri, del niente su tutto ciò su cui lui ha consacrato la sua vita.

Perché l'uomo deve passare attraverso questa esperienza del niente?

E sopratutto perché può fare l'errore di mettere altro da Dio prima di tutto nella sua vita?

Sant'Agostino, lapidariamente dice: "Chi ti ha creato senza di te non ti può (non ti può!)salvare senza di te"

Colui cioè, che ti crea per la vita eterna non ti può condurre alla vita eterna senza di te.

Colui che ti ha creato per la verità, non ti può far conoscere la verità senza di te.

Abbiamo parlato molte volte dei "doni maggiori", i doni maggiori sono i doni che restano in vita eterna, mentre invece i doni minori sono quelli soggetti a mutamento, al tempo che passa, all'annullamento, alla vanità: sono le parole (Parole di Dio certo) che passano per lasciarci il pensiero, per condurci al Pensiero di Dio, il Pensiero di Dio non passa, la Parola di Dio è eterna: questa non passa.

Tutto il resto invece passa.

Tutto ciò che passa sono i doni minori e questi giungono a noi senza di noi:  la creazione, l'esistenza, la vita, le creature

tutte intorno a noi: tutto questo è dato a noi senza di noi, anzi è imposto a noi!

Ma i doni maggiori: lo scoprire ciò che è eterno, ciò che è Assoluto, ciò che è infinito, ciò che è immutabile, ciò che è luce, ciò che è verità, ciò che è Dio, lo scoprire Dio, Uno solo in tre persone, questo nemmeno Dio può darlo alla creatura se la creatura non si apre, non può darlo senza la creatura.

Perché?

Cosa c'è qui sotto per cui questa creatura rischia di perire e di perire malamente perché tutto le viene posto nelle mani?

Dio stesso si pone nelle mani della creatura.

Ma perché?

Perché Dio si può conoscere soltanto guardando da Dio.

Perché Dio si può conoscere soltanto per mezzo di Dio.

Perché l'infinito si trova soltanto per mezzo dell'infinito.

Il che vuol dire che se noi non superiamo tutto il nostro mondo finito, cioè se noi non superiamo tutti i doni minori, se noi non superiamo tutto quello che noi esperimentiamo, vediamo e tocchiamo, quindi buoi, campi e moglie, se noi non superiamo tutto questo noi non possiamo conoscere Dio.

Va superato tutto ciò che il nostro io percepisce per opera di Dio, per creazione di Dio, perché il nostro io fa certe esperienze: i buoi i campi la moglie sono esperimentati  e poi ci leghiamo ad essi appunto perché facciamo certe esperienze con essi, e facendo certe esperienze noi diciamo:"È bello, è buono questo", e dicendo: "È bello, è buono", ci leghiamo ad essi.

Noi ci leghiamo alle cose finite, alle creature di Dio, ma fintanto che noi siamo nelle cose finite, nel modo più assoluto, eternamente, noi non possiamo pensare di conoscere Dio.

Per questo Gesù dice di coloro che si scusano ("Abbimi per scusato : io ho i buoi, i campi, la moglie"), dice: "Non gusteranno la mia cena".

Gusteranno la cena i poveri, i ciechi, i malati, gli zoppi, i peccatori, i bestemmiatori, tutto quello che volete.

Ma quelli che dicono: "Io ho i buoi, i campi, la moglie", quelli non la gusteranno.

Perché?

Perché c'è un abisso, ed è impossibile, nel modo più assoluto passare da una parte all'altra: è invalicabile.

Non si può passare dal finito all'infinito!

L'infinito si trova solo per mezzo dell'infinito.

E questo può avvenire soltanto quando l'infinito si offre a noi per dare a noi la possibilità di fare questo passaggio.

Ed è una possibilità che scade, perché Gesù dice: "Non sempre avrete Me".

L'infinito si trova soltanto nell'infinito  e in quanto uno ha la possibilità di guardare quindi dall'infinito.

L'eterno si trova solo con l'eterno: non si trova nel tempo.

Noi possiamo vivere mille anni nel tempo: non troveremmo assolutamente l'eterno.

E noi possiamo spaziare per tutto l'universo, andare su tutti i pianeti e in tutte le stelle, ma se noi crediamo di trovare Dio, di trovare la verità spaziando per tutto l'universo o consumando tutta la nostra vita nel girare per l'universo, noi siamo stolti, solennemente stolti!

Perché la verità non si può assolutamente trovare in ciò che è esperimentabile.

Con la scienza umana non si può trovare la verità, nel modo più assoluto.

Perché la verità si trova soltanto nella verità.

L'eterno si trova soltanto nell'eterno.

Dio si trova soltanto in Dio e soltanto per mezzo di Dio, quindi soltanto in quanto abbiamo la possibilità di pensare Dio.

Perché noi possiamo passare da una cosa all'altra soltanto per mezzo del pensiero.

In nessun altro modo.

Ecco per cui dico che è assurdo cercare la verità nelle cose che si esperimentano, che si possono toccare o che si possono vedere nel pensiero del nostro io.

La verità la possiamo trovare soltanto in quanto abbiamo la possibilità di trasferirci col pensiero da ciò che vediamo, tocchiamo ed esperimentiamo a Dio, a guardare dal punto di vista di Dio.

Ora noi non siamo liberi di passare e non possiamo passare  quando e come vogliamo.

Noi possiamo passare dal nostro finito all'infinito, ed è un passaggio impossibile a noi, solo quando (solo quando!) la Parola di Dio arriva a noi, solo quando Dio giunge a noi come proposta.

Poichè se nel campo dei segni, nel campo sperimentabile le cose arrivano a noi senza di noi e quindi ci sono imposte (la vita ci è imposta, il mondo ci è imposto, il tempo si impone ed è tutta opera di Dio, per cui Dio fa giungere a noi la sua voce, i suoi richiami, i suoi annunci senza di noi), nel campo dell'infinito, dell'eterno, dell'Assoluto le cose ci sono proposte: perché si tratta di arrivare a scoprire che cosa è l'Assoluto, che cosa è l'infinito, che cosa è l'eterno, perché noi dobbiamo essere liberati dalle cose che passano!

Noi dobbiamo arrivare ad individuare  che cosa c'è di eterno che noi portiamo con noi, per cui noi siamo una passione di Assoluto!

Dobbiamo poterlo individuare questo Assoluto, per poter guardare da questo Assoluto, altrimenti non possiamo farlo assolutamente.

Dobbiamo aprirla questa finestra  per poterci affacciare  su questa finestra  da cui noi possiamo guardare l'infinito, l'eterno, l'Assoluto di Dio.

Noi abbiamo questa possibilità soltanto quando Dio giunge a noi e ce la offre.

Ci fa la proposta, non ce la impone.

Il passaggio avviene in quanto  noi superiamo il pensiero del nostro io e ci portiamo a guardare le cose dal punto di vista di Dio.

Ora, il pensiero del nostro io è Dio stesso che ce lo dà, anzi ce lo impone.

Noi esistiamo per Volontà di Dio.

Ora, nemmeno Dio, in quanto il nostro io è voluto da Dio, nemmeno Dio ci impone il superamento del pensiero di noi stessi, perché ce lo annullerebbe.

Solo noi lo possiamo fare, per riconoscimento di verità, perché nel pensiero del nostro io Dio si annuncia come il Creatore.

E in quanto si annuncia come Creatore e quindi come principio di tutto, propone a noi di metterlo come principio di tutto, come Creatore.

Siamo solo noi che possiamo metterlo così, perché Dio si annuncia come tale.

Dobbiamo rispettare la legge universale della verità se vogliamo non perdere la verità.

La legge universale della verità è questa: ciò che è, è ciò che deve essere, è ciò che deve essere là nel pensiero del nostro io.

Perché c'è qualche cosa di noi, una parte di noi in cui Dio non è il principio, non è il centro, in cui Dio non è il Creatore.

Ed è in questa parte che è il pensiero che noi dobbiamo mettere Dio prima di tutto e fintanto che noi mettiamo altro, questo "altro" in noi e per noi diventa ladro e brigante.

Abbiamo detto che ladro è colui che ti porta via qualcosa: ti porta via tutto quello che hai.

Teniamo presente che ognuno di noi vivendo ha sempre un "prima di tutto", per cui è sempre disponibile per questo, e questo "prima di tutto" è la chiave di lettura con cui legge: il che vuol dire che ognuno di noi legge in modo diverso dall'altro e parla in modo diverso dall'altro a seconda della chiave di lettura che ha.

Ora quando noi leggiamo o parliamo, cosa facciamo?

Leggendo e parlando, noi non facciamo che affermare un nostro principio, ciò che noi abbiamo messo prima di tutto.

Noi non facciamo altro parlando e leggendo, che unificare, raccogliere tutto in quello che noi abbiamo messo prima di tutto(è una consumazione in questa unità).

Proprio facendo questo, noi incominciamo a scartare tutto ciò che non entra in quel nostro prima di tutto.

E se il prima di tutto non è Dio, cioè non è il principio, non è la verità, noi incominciamo a scartare una cosa, l'altra, l'altra, l'altra e a un certo momento restiamo con niente, perché scartando tutto quello che non entra nel nostro principio, siccome questo prima di tutto non è Dio, scartando tutto quello che non entra a un certo punto restiamo con niente.

Noi non ci rendiamo conto ma scartando una cosa e l'altra e l'altra e l'altra, scartiamo la nostra stessa anima, perdiamo tutto.

Ecco il ladro!

I ladri non sono fuori!

I ladri sono dentro.

E noi li facciamo entrare proprio mettendo altro da Dio.

Sono questi che ci rubano tutto perché diventano una chiave di lettura e ci fanno scartare tutto quello che non riusciamo a raccogliere, a unificare, a far entrare in quel prima di tutto che noi abbiamo messo prima di tutto.

Noi mettendo prima di tutto i buoi, i campi o la moglie, a un certo momento ci accorgiamo che dobbiamo scartare tutto, a un certo momento dobbiamo scartare anche la nostra anima: perdiamo tutto!

Niente entra in quello che noi abbiamo messo prima di tutto, perché tutte le creature hanno come prima di tutto, quindi come principio Dio e possono essere  raccolte e possono entrare  solo in Dio e in nient'altro.

E noi mettendo altro a un certo momento le dobbiamo scartare.

Ecco perché a un certo momento non abbiamo più tempo per-.

A un certo momento, l'uomo non ha più tempo per niente.

E si accorge che dentro si trova con il buco nero, il vuoto.

Ha scartato tutto!

Ha buttato via l'acqua sporca e il bambino.

Ha buttato via tutto ed è rimasto con niente.

Noi restiamo con niente.

Quel prima di tutto che noi abbiamo messo prima di Dio, a  un certo momento rivela ciò che è: niente!

È niente, ecco l'unificazione nel niente.

E allora noi abbiamo fatto un errore!

E allora qui scopriamo la funzione dei ladri.

Abbiamo detto che se esistono questi ladri e questi briganti hanno una funzione, perché sono voluti da Dio.

È Dio che annulla tutto, quando noi facciamo un errore.

E lo annulla tutto impedendoci di raccoglierlo nel nostro errore.

Lo fa per metterci di fronte al nostro errore  e quindi per farci capire ciò che dovevamo mettere prima di tutto.

Scoprendo che non abbiamo più tempo per Dio, che non abbiamo nemmeno più la possibilità di pensare Dio, perché quando ci raccogliamo un pochino per pensare Dio siamo portati via da tutto, quando ci accorgiamo di non avere più la volontà per pensare Dio, perché la nostra volontà non è libera, tutt'altro che libera, noi arriviamo a un certo punto a non avere più la volontà di occuparci di Dio e siamo disposti a leggere gli argomenti di tutti gli uomini, a consultare tutti i giornali, ad ascoltare la televisione, la radio e tutto quello che vogliamo, ma non abbiamo più volontà di occuparci di Dio.

(La volontà ci viene portata via, abbiamo anche il ladro della volontà!).

Dico, quando Dio ci fa esperimentare questo, ci fa capire l'errore che abbiamo fatto a mettere altro da Dio prima di tutto.

Ma facendoci scoprire questo, ci fa capire quello che dovevamo mettere prima di tutto e quindi quello che dobbiamo mettere prima di tutto.

Questo, ed è il senso di quest'argomento, ci fa capire perché la via della vita eterna, la via della conoscenza di Dio, per la quale Dio ci ha creati, talvolta diventa molto difficile, molto lunga, talvolta diventa impossibile per noi: è per l'azione di questi ladri e questi briganti che non farebbero niente, assolutamente niente contro di noi e non ci potrebbero portare via assolutamente niente se noi non facessimo l'errore di mettere prima di tutto altro da Dio.

È da ricordare che nella verità, ciò che è, è ciò che deve essere messo in noi.

Questo si riconosce soltanto con l'intelletto, soltanto con l'intelligenza.

È soltanto l'intelligenza che riconosce che Dio è il Creatore e che va messo come Creatore, che Dio è il principio e che va messo come principio.

Ma se noi incominciamo a seguire i sentimenti, a seguire il cuore, a seguire quello che dicono gli altri, eccetera, tutto questo può essere bello, può essere buono ma ci porta a morire molto lontano da Dio, perché ci porta via tutto.

Il criterio è uno solo: Dio è il principio, mettilo come principio.

Dio è il centro, abbilo come centro.

Dio è prima di tutto, abbilo come prima di tutto nella tua vita.

E questo non è il cuore che te lo dice, non sono i sentimenti che te lo dicono, è soltanto l'intelligenza.

E se noi quindi vogliamo restare nella verità, dobbiamo riconoscere ciò che non possiamo ignorare

Noi non possiamo ignorare che Dio è il Creatore, che Dio è il principio di tutto, non possiamo ignorare che Dio è il centro di tutto, noi siamo responsabili se lo trascuriamo e se non lo mettiamo al posto che gli spetta.

Non per quello che a noi piace, non per quello che noi sentiamo, non per quello che noi gustiamo, non per quello che può far piacere agli altri.

Noi non siamo stati creati ne per la società, ne per gli altri: noi siamo stati creati per conoscere Dio.

Questa è la vita eterna e questo è lo sforzo che Dio chiede a ognuno di noi.



Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti ; ma le pecore non li hanno ascoltati.

Gv 10 Vs 8 Terzo tema.


Titolo: L'intelligenza delle pecore.


Argomenti: L'importanza di dire no. Parola e persona. Il si e il no di fronte alla proposta di Dio. Cosa vuol dire dire si e no? Si dice si con la mente. Desiderio dell'uomo e verità di Dio. Il prima di tutto ( fine) determina i nostri no. I due padri dell'uomo. Il maestro interiore.


 

11-12/Febbraio/1990 Casa di preghiera Fossano.


Le volte precedenti ci siamo soffermati sulle prime due parti di questo versetto.

Oggi dobbiamo soffermarci sulla terza parte: "Ma le pecore non li hanno ascoltati".

Anche qui è Parola di Dio e quindi è parola per ognuno di noi.

Dobbiamo chiederci che cosa Dio vuole significare a noi con questa dichiarazione.

La Parola di Dio è segno e via e sopratutto è significazione di quello che Dio è.

Dio in tutte le cose non fa altro che parlare di Sé, Lui solo è, Lui è il Creatore di tutte le cose.

In tutte le cose Dio significa Se Stesso, parla di Sé e parla di Sé a noi.

Per comunicare qualche cosa di Sé a noi.

Poiché la vita vera, quindi eterna, sta nel conoscere Dio come vero Dio.

Allora anche qui noi dobbiamo chiederci che cosa Dio vuole significare di Sé a noi, con quest'affermazione: "Le pecore non li hanno ascoltati".

Chi non hanno ascoltato le pecore?

Quelli che cita prima: ladri e briganti.

Chi sono i ladri e briganti?

Lui dice:"Tutti quelli che sono venuti prima di Me".

Abbiamo visto che quel "prima di Me", non è una categoria temporale, ma tutti quelli che sono stati messi prima di Dio, nel nostro cuore, nella nostra mente, nella nostra vita.

Costoro sono ladri e briganti.

Ladro è colui che porta via.

Ed abbiamo visto domenica scorsa che cosa portano via questi ladri e briganti a noi.

Sopratutto abbiamo visto che portano via il tempo per Dio.

Noi tutti facciamo esperienza che il tempo per Dio ci viene a mancare.

Non siamo capaci a fermarci a pensare Dio, non abbiamo più la possibilità, non abbiamo il tempo interiore per fermarci a pensare Dio.

E anche quando ci fermiamo, noi siamo invasi dal nostro mondo: siamo incapaci a pensare Dio.

Perché?

C'è stata l'azione dei ladri e dei briganti.

E perché c'è stata l'azione dei ladri e dei briganti?

Perché abbiamo messo prima di tutto, nella nostra vita altro da Dio.

Il Signore ci vuol far scoprire qual è la causa, per cui a un certo momento la via della conoscenza di Dio per noi diventa molto lunga, diventa difficile, certe volte diventa impossibile.

Gesù ha detto prima: "Io sono la porta delle pecore" e con questo ci ha rivelato la chiave di lettura per capire le sue parole, per capire le sue opere.

La porta è il mezzo attraverso cui si entra in una casa.

Nel campo dello spirito, della conoscenza, "porta" è quella che ci dà la possibilità di entrare nel campo della verità.

L'"io" è una cosa esclusiva, ognuno di noi ha un io che è esclusivo, che non si confonde con niente e con nessuno.

Ora dicendo:"Io sono la porta", ci dice la condizione essenziale per arrivare a capire, a intendere e a leggere.

Abbiamo detto la chiave di lettura.

Ed è questo che dobbiamo mettere prima di tutto.

Per questo Lui dice: "Tutti coloro che sono stati messi prima di Me, sono ladri e briganti".

Mentre Lui è venuto per dare a noi la possibilità di avere tempo per Dio.

Per dare a noi la possibilità di occuparci di Dio.

Perché questo è l'essenziale, questa è l'unica cosa necessaria.

Gesù dice di non preoccuparsi del mangiare e del vestire.

E perché non preoccuparsi?

Ma il Creatore, Colui che ci ha creati dal niente, che è stato capace di darci l'esistenza, crediamo forse che non sia capace a mantenerci?

E perché sacrificate sul vostro altare tutta la vostra vita, il vostro tempo, le vostre preoccupazioni per il denaro, per il mangiare, il vestire, la carriera, la figura?

Lui dice:"Non preoccupatevi, cercate prima di tutto il Regno di Dio".

"Cercate prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù".

È la Parola che Dio Creatore fa giungere a noi.

Se un industriale o una persona ricchissima dicesse a noi:"Occupati soltanto di questo e a tutto il resto ci penso io", noi  ci crederemmo.....Dio, il Creatore di tutte le cose, dice a noi:"Preoccupati di questo è a tutto il resto ci penso Io" e noi non ci crediamo.

Cristo è venuto per comunicarci e per renderci possibile quel destino per il quale noi siamo stati creati.

Non siamo stati creati per preoccuparci del mangiare e del vestire.

Per questo basta l'uomo animale, ma l'uomo si caratterizza dall'animale perché ha un pensiero, ha un anima.

Il nostro pensiero si nutre di verità.

L'uomo è stato creato per la verità.

Questa è l'unica cosa necessaria.

L'uomo è stato creato per la conoscenza e quando non conosce prende delle cantonate da mattina a sera.

E sbaglia tutto e si carica di affanni, di angosce, di preoccupazioni, di morte.

Siamo noi che ci carichiamo di morte, perché non ci preoccupiamo di mettere prima di tutto quello che va messo prima di tutto.

Tradiamo il nostro destino.

Il pensiero guida dell'argomento di questa sera lo prendiamo dalla Bibbia, dal primo capitolo del cantico dei cantici.

Dice:"I figli di mia madre mi hanno messo a guardia delle vigne;la mia vigna non l'ho custodita".

L'argomento di stasera è questo: l'importanza di saper dire di no, l'importanza di essere liberi.

Dice questa ragazza nel cantico dei cantici che rappresenta la nostra anima:"I figli di mia madre mi hanno messo a guardia delle vigne;la mia vigna non l'ho custodita", è l'intelligenza delle pecore.

Qui Gesù dice:"Le pecore non li hanno ascoltati".

Tutto è Parola di Dio, perché tutto è creazione di Dio, perché Dio parla in tutto.

Se Lui parla il problema per ognuno di noi è quello dell'ascolto.

E noi dobbiamo chiederci che cosa è necessario avere in noi per ascoltare ed intendere le Parole di Dio.

Qui dicendo:"Le pecore non li hanno ascoltati", ci fa pensare che ci siano invece altri che li hanno ascoltati.

E perché c'è questa differenza?

Per pecore si intendono uomini.

Ma pecore di Dio, sono uomini che hanno messo Dio prima di tutto.

Qui ci fa capire che c'è una differenza fra gli uomini.

Ci sono le pecore di Dio e ci sono le non pecore di Dio.

Cioè ci sono le pecore del mondo.

L'uomo è sempre pecora, o è pecora di Dio o è pecora del mondo, non c'è nulla da fare.

Dicendo:"Le pecore non li hanno ascoltati", ci dice:"Le pecore di Dio non li hanno ascoltati".

Ci fa capire invece che le altre pecore li hanno ascoltati.

Ascoltati chi?

I ladri e i briganti.
E ne hanno subito quindi il danno.

Allora dobbiamo chiederci che cosa fa la pecora di Dio e cos'è che fa la pecora che ascolta i ladri.

Che caratteristica hanno le pecore che non ascoltano i ladri e i briganti e cos'hanno invece le altre che li ascoltano.

La Parola di Dio arriva a tutti.

Dio dice Gesù: "Fa splendere  il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa scendere la sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti"

Su tutto e tutti.

Il suo "sole e la sua pioggia" significa la sua parola.

Tutto è Parola di Dio.

La Parola di Dio è un segno che cade su tutti i terreni.

Cade sulle strade asfaltate, cade sulle pietre, cade tra i rovi, cade anche sulla terra profonda, ma la Parola di Dio arriva a tutti.

La Parola di Dio arrivando a noi ci fa una proposta.

È sempre una proposta la Parola di Dio, perché?

Cos'è una parola?

La parola è caratteristica della persona, perché ci conduce sempre al pensiero di una persona.

Tutti gli esistenti hanno una voce, gli uomini che sono persone hanno la parola.

Dio che è persona, ha la parola.

E la parola di uno è quel segno che ci fa pensare al pensiero di colui che parla.

Anche la Parola di Dio ci fa pensare a Dio.

La parola degli uomini ci fa pensare agli uomini, la Parola di Dio ci fa pensare a Dio.

E se noi guardiamo un filo d'erba e pensiamo Dio, noi dobbiamo essere convinti che quel filo d'erba è una Parola di Dio, perché mi fa pensare Dio.

Ma se noi aprendo un giornale pensiamo agli uomini, quella non è Parola di Dio, quella è parola di uomini, perché mi fa pensare gli uomini.

Tutto ciò che arriva a me e mi fa pensare Dio, tutta quella è Parola di Dio che arriva a me: mi fa pensare a Dio.

E in quanto mi fa pensare a Dio, mi fa una proposta: mi propone Dio.

Noi di fronte a una proposta non possiamo fare a meno di rispondere, necessariamente rispondiamo: si o no.

Ma allora il problema è come mai alcuni uomini dicono si e altri uomini dicono no.

La proposta è uguale per tutti, perché Dio fa arrivare la sua parola a tutti, ma come mai di fronte alla stessa proposta, c'è qualcuno che dice si e qualcuno che dice no?

Perché?

Noi dobbiamo ritenere che l'uomo sia libero o capriccioso.

L'uomo non è libero.

L'uomo quando dice si, ha una sua motivazione e quando dice no ha una sua motivazione.

Dio non ha creato l'uomo perché l'uomo giochi a dadi.

L'uomo non gioca a dadi con Dio.

E non c'è il caso.

L'uomo ha sempre una motivazione.

La caratteristica della persona è che in ogni cosa, anche se non lo sa o non ne è cosciente, ha sempre una sua motivazione.

E se l'uomo dice si, è perché ha un suo motivo, magari lo nasconde, non lo dice, però un motivo c'è e se dice no ha un suo motivo.

Allora dobbiamo chiederci quale motivo fa rispondere si alla proposta di Dio e quale motivo fa rispondere no alla stessa proposta di Dio.

Non esiste l'uomo cattivo e l'uomo buono.

Dio non fa differenze di persone, Dio ha creato tutti gli uomini perché si salvino e giungano a conoscere la verità.

Quindi il destino è uguale per tutti, bianchi e neri, uomini e donne.

E se sono tutti destinati a questo, perché non tutti dicono si?

Cosa succede nell'uomo che a un certo momento dice no?

L'esperienza di ognuno di noi è questa: c'è questo si e questo no.

Per cui possiamo dire che tutto il parlare di ogni uomo, di ognuno di noi, ridotto ai minimi termini si può ridurre a un si o a un no.

Perché chi fa arrivare le proposte è Dio Creatore.

Dio fa giungere a noi le sue proposte, l'iniziativa è sempre di Dio.

L'uomo si caratterizza, assume un volto, una personalità rispondendo a queste proposte di Dio.

Abbiamo detto però che c'è il si e c'è il no.

Per capire cos'è il no, dobbiamo prima capire cosa è un si.

Cosa vuol dire dire si?

Il dire si è una parola, ma a fondo di questa parola ci deve essere una realtà che corrisponde a questa parola.

Cosa vuol dire questa paroletta si e cosa vuol dire questa paroletta no?

In tutte le cose Dio ci fa delle proposte.

Noi non diciamo sì a una proposta dicendolo a parole.

Noi di fronte a una proposta possiamo anche dire sì a parole.

C'è la parabola di Gesù dove i due figli di fronte alla proposta del padre di lavorare la vigna, rispondono uno dicendo sì (e poi non va) e l'altro dicendo no (e poi va).

Questo per farci capire che il sì e il no, non sta nelle parole.

Noi possiamo anche dire da mattina a sera:"Signore io ti amo" però avere il pensiero altrove e questo non è amare.

In cosa consiste il sì e in cosa consiste il no? Perché non è sufficiente dire delle parole.

Se la Parola di Dio che arriva a noi è una proposta, noi diciamo sì quando ci impegniamo in ciò che ci propone Dio.

Dio non fa altro che proporre Se Stesso, perché la Parola di Dio ci convoca a pensare a Lui.

Allora dice sì colui che si impegna a pensare a Dio.

Invece noi il più delle volte non diciamo no apertamente a Dio.

Dobbiamo capire che il no non è dire no, noi diciamo no a Dio, quando ci impegniamo in altro da Dio.

Noi apertamente non diciamo no a Dio, però ci impegniamo in altro.

Quindi noi ci caratterizziamo di fronte a Dio, in quanto ci impegniamo in ciò che Lui ci propone: Se Stesso.

Quando cioè noi ci impegniamo a pensare a Lui, quando poniamo mente a ciò che Lui ci propone (sì), oppure quando noi ci impegniamo in altro da Lui (no).

Chi si impegna nei "buoi, campi e moglie" Gesù dice che: "Non assaggeranno la mia cena".

Se ci impegniamo con la mente a pensare Dio diciamo sì.

Con la mente, non dico con il cuore o con i sentimenti o con rinunce: con la mente.

Gesù stesso dice questo.

Gesù nella prima parabola fondamentale dice che :"La nostra vita è l'opera di un seminatore che tutti i giorni passa a seminare", noi siamo  questa terra su cui Dio, tutti i giorni viene a seminare il suo seme.

E Lui commenta questa parabola dicendo che questo seme rappresenta la Parola di Dio.

Però questa Parola di Dio (seme) cade su terreni diversi.

Può essere strada,terreno pietroso, rovi o può essere anche terreno fertile.

Gesù stesso differenzia i diversi terreni e dice che il seme caduto sulla strada rappresenta coloro che ascoltano la Parola di Dio ma non pongono mente e subito il demonio gli porta via la parola.

Il terreno profondo, quello che porta frutto, Gesù dice che rappresenta coloro che ascoltano la Parola di Dio (la Parola di Dio si fa sentire indipendentemente da noi) e vi pongono mente.

Allora diciamo la differenza tra il sì e il no sta qui.

Dice sì colui che ascoltando la Parola di Dio pone mente.

E si pone mente per che cosa?

Si pone mente per capire.

Pone mente per capire, vuol dire che ha interesse per la verità.

Quindi chi pone mente dice si a Dio, pone mente per capire.

"E con pazienza pone mente fino ad arrivare a capire", dice Gesù.

Lì c'è l'amore per la verità e questo è terreno profondo.

E questa è vera preghiera.

Pregare non vuol dire tanti sì con le parole, con la bocca con le labbra.

Pregare vuol dire porre mente, elevare la mente a Dio per cercare di capire quello che Lui ci dice.

L'uomo deve sforzarsi di cercare di capire, però deve anche sapere che il capire non dipende e non può dipendere da lui.

L'uomo non gioca a dadi e non può giocare a dadi.

S'illude se crede di essere libero.

L'uomo ha sempre delle motivazioni dentro di sé, nascoste quanto si voglia ma l'uomo ha sempre delle motivazioni in sé.

Ora le motivazioni sono sempre solo due: o Dio o l'io.

O l'amore alla verità o l'amore a noi stessi.

Sant Agostino ha detto che due sono gli amori che costituiscono le due città.

L'amore per Dio, per la verità costituisce la città di Dio e l'amore al nostro io costituisce la città di satana.

Il nostro io messo come fine diventa un demonio.

Il nostro io è fatto per pensare Dio, non per pensare a se stesso.

L'uomo si trova di fronte a questo bivio: Dio o il suo io.

In realtà l'uomo si trova di fronte a due grandi manifestazioni:

La creazione attorno a lui, tutta la creazione, tutte le creature e la creazione per l'uomo è sentimento.

L'uomo sente la creazione, tutto è un sentire, tutta la creazione arriva a noi come sentimento.

E questa è creazione di Dio, è Dio che parla a noi.,

Tutta la creazione è un parlare di Dio a noi.

Tutti i giorni, tutti gli avvenimenti sono Parole di Dio che arrivano a noi e si fanno sentire.

S'impongono.

Per cui, sia che vogliamo o che non vogliamo, le strade sono strade, i muri sono muri, i monti sono monti, questo non dipende dalla nostra volontà, questo è il mondo in cui noi siamo inseriti.

Ma c'è un altra realtà che l'uomo porta dentro di sé.

È il Pensiero di Dio, è Dio.

Questa realtà qui, però non è nel mondo esterno.

Questa realtà è nella mente dell'uomo, è nel pensiero dell'uomo.

Allora il mondo esterno l'uomo lo vede e lo tocca (lo esperimenta noi diciamo), Dio l'uomo lo porta dentro di sé ma non lo esperimenta, perché non lo tocca, non lo vede.

Perché Dio è trascendente.

Perché Dio esiste indipendente dall'uomo.

Il mondo esterno non esiste indipendente dall'uomo, tant'è vero che noi diciamo che una cosa esiste perché io la vedo e la tocco, la mettiamo sempre in relazione a noi.

Dio non è in relazione a noi.

Dio è trascendente noi, la verità è trascendente noi.

Noi abbiamo bisogno di Dio, Dio non ha bisogno di noi.

Noi abbiamo bisogno della verità altrimenti prendiamo delle cantonate, la verità non ha bisogno di noi.

L'uomo si trova con queste due grandi realtà.

Il Pensiero di Dio Creatore nella sua mente.

E l'uomo non lo può ignorare perché tutte le creature parlano di Lui e tute le creature sono parole e le parole ci convocano alla sua presenza.

Tutte le creature e tutti i fatti ci fanno pensare a Dio, però Dio non lo vediamo e non lo tocchiamo.

Non possiamo però ignorarlo.

L'uomo si trova con questa realtà: Dio nella sua mente e le creature nel mondo esteriore.

Però tra queste due realtà c'è la Parola di Dio che lo invita, che lo convoca a guardare a Dio a pensare a Dio.

Succede che l'uomo avverte questo, però vive per ciò che vede e tocca, ecco il grande guaio.

L'uomo avverte la Parola di Dio che gli dice di cercare Dio perché Dio esiste, ma l'uomo risponde:"Io ho i buoi, i campi, la moglie".

Come mai l'uomo obietta e perché?

L'uomo dice:"Ho i buoi, i campi e la moglie", il che vuol dire che li mette prima di Dio e qui c'è la valutazione e la responsabilità.

Ma perché li mette prima di Dio?

Evidentemente perché per lui i buoi, i campi e la moglie sono più importanti, soddisfano di più, rispondono di più ai  suoi desideri, più di quanto non risponda Dio.

A un certo momento l'uomo pone i suoi desideri prima della verità.

Mentre invece i suoi desideri dovrebbero essere una conseguenza della verità.

Prima bisogna costatare la realtà e poi dopo desiderare di conseguenza.

Invece l'uomo prima mette i desideri e poi va a cercare quello che soddisfa i suoi desideri.

E così si esclude dalla conoscenza:"Io non posso venire, ho i buoi, i campi e la moglie, abbimi per giustificato".

Con Dio non si può andare a caso.

A caso non si trova assolutamente Dio.

Con Dio bisogna andare a ragion veduta.

A Dio si giunge solo con l'intelligenza.

La grande legge della verità è quella: ciò che è, è ciò che deve essere.

Dio è il principio e Dio deve essere il nostro principio.

Dio certamente è prima di tutto e Dio deve essere il nostro prima di tutto.

Ora, questo "dover essere" si raggiunge solo con l'intelligenza, non con i sentimenti.

Noi con il cuore e i sentimenti siamo traditi dal pensiero del nostro io.

Non è con quello che mi piace o non mi piace o con quello che mi serve o non mi serve che noi giungiamo alla conoscenza della verità.

Prima di tutto bisogna rispettare la verità, al di sopra di tutto.

Bisogna metterla prima di tutto.

L'uomo è giocato da questo prima di tutto.

Perché quello che l'uomo mette prima di tutto diventa il suo fine e l'uomo diventa una conseguenza del suo fine.

E qui, soltanto quando ha un suo fine, quando ha messo qualcosa prima di tutto che l'uomo diventa capace di dire no.

Qui scopriamo che il no, è soltanto l'altra faccia di un si.

Il no non esiste, esiste solo il si.

E noi con il si, mettiamo qualcosa prima di tutto e in conseguenza di quel prima di tutto che noi mettiamo, noi siamo sempre disponibili per quel prima di tutto.

Noi abbiamo sempre tempo per quello e tutto il resto è in secondo ordine.

Accade che avendo messo prima di tutto una cosa, noi incominciamo a dire dei grandi no.

Noi diciamo no, a tutto quello che non serve al nostro prima di tutto.

Ecco come nasce il no.

Il no serve in quanto ci concentra sempre di più nel nostro fine, nel prima di tutto, per realizzarlo.

Perché avendo messo qualcosa prima di tutto, noi tendiamo con tutte le nostre forze a realizzarlo.

Il no è una cosa ottima se il prima di tutto è ottimo (Dio).

Altrimenti il no ci distrugge tutto, ci porta via tutto.

Diventa un ladro.

Soltanto se noi abbiamo messo Dio prima di tutto e quindi Dio come nostro fine, solo qui noi siamo fatti capaci di dire no ai ladri e ai briganti, altrimenti non siamo fatti capaci di dire no.

Ecco le pecore che Gesù dice:"Non li hanno ascoltati".

La capacità di ascoltare o non ascoltare, la capacità di dire si o di dire no, deriva da ciò che noi abbiamo messo prima di tutto.

Infatti Gesù dice:"Ecco perché voi non ascoltate, perché avete un altro padre".

Noi abbiamo due padri, abbiamo il padre naturale che ci è imposto, ma noi non diventiamo figli di questo padre qui.

Il più delle volte i figli sono dei ribelli nei confronti dei propri padri.

Appunto perché hanno un altro padre.

Il vero padre di ognuno di noi, è ciò che noi mettiamo prima di tutto.

È ciò per cui noi viviamo, il fine per cui noi viviamo.

Ed è questo fine che a un certo momento magari ci fa dire no all'altro padre o magari a tutti gli altri padri, tutti gli altri maestri.

Dio ci ha creati ma non ci ha lasciati in balia di altri, nemmeno di padre e di madre.

Nemmeno delle istituzioni, nemmeno delle religioni, nemmeno delle strutture, tantomeno delle politiche, nemmeno dell'autorità.

Dio non ci ha lasciati in balia di nessuno, perché?

Perché ha posto Se Stesso dentro di noi.

Perché Lui si è fatto maestro di ognuno di noi.

Un maestro dentro.

Per cui il vero maestro lo portiamo dentro di noi, non solo, ma Lui dice ad ognuno di noi di non dare a nessuno il nome di maestro.

Ce lo impone, ce lo ordina, se vogliamo ascoltare la sua parola.

Perché uno solo è il Maestro, è Dio che abita dentro di te.

E tu lo puoi guardare perché è con te.

Tu lo puoi interrogare, tu lo puoi ascoltare, tu lo puoi conoscere, tu lo puoi capire, tu puoi essere istruito da Lui, ma non dare a nessuno il nome di maestro.

Noi non ci giustifichiamo dicendo che apparteniamo a una famiglia, una istituzione, una struttura, noi non siamo giustificati da questo, nel modo più assoluto.

Dio creando l'uomo non lo ha messo in balia degli altri.

Dio creando l'uomo l'ha messo in rapporto con Se Stesso e l'ha voluto in rapporto con Se Stesso, l'uomo è l'unico essere che è a contatto con Dio.

E Dio non vuole che noi sostituiamo a Lui altro.

E se lo facciamo siamo in colpa.

Perché noi allora preferiamo l'inferiore al superiore.

Noi così invertiamo i valori.

È solo in questo rapporto diretto con Dio ed è solo presso Dio, che noi abbiamo la capacità di dire no a tutti i ladri della nostra vita, altrimenti non possiamo resistere.

Noi qui possiamo dire di no a tutti coloro che ci possono presentare altro come prima di tutto.

Il ladro si caratterizza in questo, in quanto ti presenta come prima di tutto altro da quello che ti presenta Cristo.

E Cristo come prima di tutto cosa ti presenta?

La  conoscenza di Dio, la vita eterna.

Questa è l'unica cosa necessaria e lo dice Cristo.

Cristo presenta come prima di tutto la conoscenza di Dio e  noi qui abbiamo la capacità di dire no a tutti quelli che ci presentano altro.

Ladri e briganti sono coloro che presentano come prima di tutto altro dalla conoscenza di Dio.

Solo coloro che ascoltano il Cristo e ascoltando Cristo mettono la conoscenza di Dio prima di tutto, sono rappresentati da queste pecore che hanno la capacità, la possibilità di non ascoltare ogni altra voce.

Ma chi non mette Dio prima di tutto, necessariamente ascolta altri da Dio.

Necessariamente perché l'uomo non è libero.

Ascolta altri che gli rubano l'anima.

Gli rubano il pensiero, gli rubano il tempo per Dio.

Gli rubano l'essenziale e all'ultimo l'uomo si trova con niente.

E allora abbiamo queste due grandi categorie di uomini che alla sera della loro vita si ritrovano: l'uno  nella contemplazione di Dio e conosce la verità di Dio e gode della certezza di Dio, l'altro invece si trova di fronte al niente, alla vanità del tutto, per costatare che tutta la sua vita è servita a niente, si è conclusa con niente.

Certo, perché è stato preda dei ladri.

E perché è stato preda dei ladri?

Perché ha messo prima di tutto altro da Dio.


A.: Questa ragazza del cantico dei cantici non ha custodito la vigna....

Perché doveva correre dietro al suo amore.

A.: Aveva un amore più grande che aveva messo prima della custodia di questa vigna, è quello che dovrebbe fare la nostra anima.

Il mondo tende a farci custodire una vigna, tende ad asservirci ma il nostro destino è un altro.

Soltanto se seguiamo questo destino, se abbiamo messo prima di tutto Dio, noi abbiamo questa capacità di dire no al mondo.

Altrimenti ci sembra bello, giusto e doveroso fare questo e quell'altro e intanto siamo portati via al nostro vero destino.

A.: Dio ci ha creati ma non ci ha lasciati in balia di nessuno.

Assolutamente, è Lui che parla con ognuno di noi.

A.: E ci libera da buoi, campi e mogli...

Per cui noi di fronte a Dio, noi non potremmo giustificarci dicendogli che Lui ci aveva messo attorno altri doveri.

A.: È triste vedere come tanti di noi sprecano la loro vita...

Questo è quello che si costata, non sono astrazioni, è la realtà che tutti quanti noi costatiamo.

Quanti uomini arrivano alla fine della vita e devono confessare che la loro vita è servita a niente.

Dio te lo aveva già detto in principio:"Senza di Me fate niente".

Noi non ci rendiamo conto ma noi escludiamo il Tutto per mettere attorno a noi dei soprammobili.

Nella nostra vita accumuliamo solo soprammobili che raccolgono soltanto polvere.

Alla fine della vita abbiamo solo soprammobili da buttare e se non li buttiamo noi li buttano via gli eredi.

B.: I nostri si e i nostri no sono determinati....

Da quello che abbiamo messo prima di tutto.

Noi non siamo liberi.

La vera libertà si ha soltanto con Dio, nella conoscenza di Dio.

Lì siamo nella libertà perché con consapevolezza diciamo si e con consapevolezza diciamo no.

Altrimenti noi diciamo dei si e dei no che ci coprono di marmellata da mattina a sera.

Noi facciamo scelte sbagliate e poi diciamo:"A se avessi saputo!".

Quindi non eri libero, eri dominato da altro.

Prima noi scegliamo (ecco l'errore) e poi diciamo:"Ah se avessi saputo!", ma perché non "sai" prima? Metti prima il sapere, la conoscenza e poi dopo scegli, non scegliere prima e poi dopo conoscere.

Quando noi scegliamo senza sapere, evidentemente è perché siamo dominati e se siamo dominati non siamo liberi.

C'è un prima di tutto che va messo prima di tutto.

Se vogliamo restare nella verità certamente Dio è prima di tutto.

Cent'anni fa certamente nessuno di noi esisteva, quindi certamente Lui è prima di tutto.

Prima dell'universo e della creazione e se vogliamo restare nella verità dobbiamo metterlo prima di tutto.

B.: Ma la seconda parte del mettere prima di tutto Dio non è molto convincente per l'uomo:"Tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù".

Abbiamo provato noi a metterlo prima di tutto?

Noi non proviamo a metterlo prima di tutto e diciamo che ci manca la seconda parte.

Mettilo prima di tutto e poi te ne accorgi.

Noi vogliamo prima di tutto la seconda parte, quindi perdiamo il prima di tutto e perdiamo anche la seconda parte.

E restiamo con niente perché non rispettiamo i valori.

Dobbiamo rispettarli i valori!

Se ti dico:"Se mi fai prima di tutto questo ti do cento lire", tu non puoi dirmi che vuoi prima le cento lire.

C'è un rapporto di dipendenza tra il cercare prima di tutto il Regno di Dio e tutto il sovrappiù che vi sarà dato.

Proviamo a fare l'esperienza, proviamo a farla....Dio ce la offre.

C.: È una cosa molto difficile....

Nessuno ha detto che sia facile.

C.: È difficile affidarsi a uno che non si vede....

Ma il filo d'erba, vogliamo convincerci che non siamo noi a farlo?

Se c'è un Altro che fa il filo d'erba, l'universo e le stelle, sarà ben capace di farmi arrivare un pezzo di pane, una casa e ciò di cui ho bisogno.

D.: I ladri e i briganti non sono certamente quelli venuti prima di Lui temporaneamente ma sono quelli che abbiamo posto noi prima di Lui come importanza per noi.

È essenziale tenere presente che Dio non ha posto nessuno tra noi e Lui, il rapporto con Dio è personale.

La dignità che Lui ci ha dato è questa: noi siamo persone di fronte a Dio e senza Dio noi perdiamo la nostra personalità, il nostro io si degrada e termina in niente.

È importante non mettere mai altro tra noi e Dio.

Perché Dio non ha posto nessuno tra Lui e te.

E.: Il si a Dio è impegnarsi con Lui.

Impegno in cui la Parola di Dio ci impegna.

la Parola di Dio arrivando a noi ci fa una proposta, io dico si impegnandomi in ciò che mi propone.

Non in quanto dico si a parole, ma  mi impegno con la mente per capire la sua parola, quello di cui Lui mi parla.

E lì sta la vera preghiera e nasce la capacità di dire no a tutto il resto, per cui  attraverso questi no Dio ti  libera di tutto.

F.: Dire si è segno d'intelligenza in quanto questa si sviluppa attraverso l'interesse per la verità.

Certo, se tu cerci di capire tu dici si, se tu invece dici che hai altro cui pensare che non è Dio, vuol dire che tu hai messo altro prima di tutto, quindi dici no alla verità, dici no al capire.

Noi siamo cambiati e trasformati dalla luce, dalla conoscenza.

F.: Ma uno può dire si per un certo periodo e poi tutto crolla....

Il dire si è impegnarsi e se ti impegni a capire, quanto più questa luce entra, arrivi alla certezza.

Dio non ti ha mica creata per farti restare nell'incertezza e nel dubbio.

Con Dio hai una certezza crescente, è una luce e la luce ti convince, la luce convince, è la nostra notte che ci lascia nell'incertezza ma la notte è prodotto nostro.

Dove c'è la luce c'è la certezza e quando tu vedi tu cammini.

È nella notte che tu sei incerta.

Presso Dio tutto è luce, non possiamo dire che Dio è nelle tenebre, presso Dio tutto è luce, perché Dio è verità e nella verità c'è la certezza.

La nostra vita sta lì: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".

"Conoscerete la verità" è una promessa, Dio non ci prende mica in giro.

Se promette una cosa è perché vuol darla.

E Lui ce lo promette:"Conoscerete la verità", perché non ci crediamo?

G.: Mettendo prima di tutto il nostro io, inizialmente si cammina bene, si dice di si a tutto, però alla fine devi lasciare tutto, se invece per grazia di Dio metti Dio prima di tutto, devi dire di no a tutto quello che non è Dio, però quello ti porta poi a comprendere tutto, perché la verità di Dio comprende tutto.

Ma tu implicitamente metti l'io come centro in quanto ti fermi alle creature.

Perché le creature ti piacciono, ti fermi cioè ai sentimenti, perché le creature provocano in te sentimenti.

Dio non provoca in te sentimento.

Dio non si fa sentire.

La verità tu la trovi solo conoscendola, tu non la trovi per sentimento.

Le creature tu invece le trovi per sentimento.

Tanto che noi restiamo fregati, perché le creature noi le troviamo prima di conoscerle e viviamo per le creature prima di conoscerle e quando incominciamo a conoscerle diciamo di aver preso una cantonata, appunto perché le creature le troviamo prima di conoscerle, quindi per sentimento.

La verità tu non la trovi prima di  conoscerla, la verità, tu la trovi solo conoscendola.

Dio lo trovi soltanto conoscendolo.

Per cui se tu ti fermi alle sensazioni, al sentimento, al cuore, tu ti fermi alle creature, perché lì c'è il centro del tuo io.

Perché il tuo io esperimenta questo.

G.: Fermandomi alle creature metto il mio io al centro...

C'è già il  tuo io al centro lì.

Mentre la Parola di Dio ti dice di superare le creature, perché le creature sono parole sue.

Ti dice di cercare il suo pensiero nelle creature, di conoscere ciò di cui Lui ti parla attraverso le creature e allora mi fa superare le cose.

Però l'argomento da mettere in evidenza è che Dio ci ha creati e non ci ha lasciati in balia di nessuno, perché ci ha messi in rapporto con Lui.

G.: Abbiamo questo punto-luce in noi.

Per cui noi siamo responsabili.

E la nostra responsabilità è nei riguardi di Dio.

Dio non ti ha messo in balia di altri, perché Dio creandoti ha messo Se Stesso, la sua  stessa verità in te, tu sei portatore di Dio, la verità non è fuori, non è negli altri.

Sant Agostino l'ha cercata per trent'anni fuori e a un certo momento ha capito che faceva un grosso errore:"T'ho cercata tanti anni fuori di me mentre Tu eri dentro di me".

La verità abita nell'interiore dell'uomo.

Non abita fuori.

G.: Le nasate che Dio mi fa battere...

Sono per farti capire il luogo.

Se tu cerchi le stelle alpine in un campo di grano è certo che tu prenderai nasate, fino a quando non le andrai a cercare in montagna.

H.: I no non sono nient'altro che dei si..

Un altro argomento da tener presente  è che il "no", non esiste di per sé, esiste come conseguenza di un si detto, quindi è l'altra faccia del si.

Per cui se io ho messo prima di tutto i buoi, i campi, la moglie, io debbo tanti no, a quelle parole che mi dicono di superare i buoi, i campi, la moglie, per occuparmi di quello che mi dice Dio.

Ecco che mi salta fuori il no come altra faccia del si.

L.: Posso dire no, quando ho già ascoltato la parola di Cristo...

No, puoi dire no, soltanto quando hai messo prima di tutto qualche cosa.

Perché tu dici no, in quanto hai in te una motivazione, un prima di tutto.

L'uomo non gioca a dadi, l'uomo ha sempre un motivo dentro di  sé e quando dice no, è perché dentro di sé ha detto si a qualche cosa.

E allora a un certo momento dice no a tutto quello che non corrisponde a questo si che lui ha detto.

L.: Pensavo che in conseguenza della parola di Gesù...

Non basta la parola di Gesù, perché questa arriva anche sulle strade asfaltate e non penetra.

Penetra nel terreno profondo.

E qual è questo terreno profondo?

È quello che mette la Parola di Dio prima di tutto.

Cioè pone mente.

Quando tu poni mente per capire, quando cioè poni questo interesse per capire Dio al di sopra di tutto, prima del mangiare e del vestire, prima della polenta o della torta di cioccolato.

Quando metti quello prima di tutto quello ti rende capace.

Noi diventiamo figli di quello che mettiamo prima di tutto.

Noi diventiamo figli del nostro fine, diventiamo figli di questo.

È quello che condiziona tutto, anche la capacità di dire si o no.

M.: Quando la proposta arriva a noi la nostra risposta è scontata in base al prima di tutto che portiamo dentro di noi.

Certamente.

M.: Però sembra che sia un circolo chiuso, perché se uno ha altro prima di tutto è nell'impossibilità di rispondere si alla proposta di Dio.

Certo, lì c'è il cerchio chiuso, per cui tu ti separi da Dio.

Diventi un isola, quello è il rischio.

Se io metto l'interesse mio prima di tutto, quello mi condiziona nelle scelte.

Perché io scelgo in funzione del mio interesse.

E scegliendo tutte le cose in funzione del mio interesse, questo interesse gira sempre di più attorno a se stesso.

Allora si creano delle grandi distanze da Dio.

Le distanze da Dio si creano in quel modo.

Dio è sempre vicino, Dio non si sposta mica ma siamo noi che ci isoliamo nel nostro pensiero, per cui a un certo momento ci diventa impossibile pensare Dio, addirittura diventa un assurdo per noi Dio, tanto siamo lontani da Dio.

Ma la lontananza sta tutta soltanto dentro di noi, Dio è vicinissimo, eppure per noi è impossibile.

M.:C'è un momento della vita in cui si mette prima di tutto altro da Dio e poi Dio ci conduce a prendere coscienza..

Dio ti fa prendere delle grandi nasate, può darsi che prendendo nasate....

Là dove non c'è intelligenza tu necessariamente devi prendere delle nasate.

Può darsi che attraverso la sofferenza.....

Sai quando si fa il test ai topolini? Ci sono tante porte ed in una sola si mette il formaggio, si vede l'intelligenza del topo, per vedere se trova subito il formaggio oppure sbatte delle nasate in tutte le altre porte.

Gesù dice:"Io sono la porta", c'è una porta sola ma tu questa porta la scegli soltanto se sei intelligente, in caso diverso sbatti delle grandi nasate.

Può darsi che attraverso tutte queste nasate, tradimenti, delusioni, inganni, niente, uno si chieda il perché di tutto questo.

Tutto questo è ancora opera di Dio per vedere se rinsavisci, se ti rendi conto che bisogna mettere prima di tutto altro.

N.: Verrebbe da pensare che sarebbe meglio prendere queste nasate presto, nell'adolescenza...

Ma non bastano mica le nasate per scoprire Dio, non è automatico, ci vuole l'intelligenza, ci vuole sopratutto il Pensiero di Dio e noi il più delle volte per scoprirlo bisogna magari che passi tutta la vita, certe volte lo scopriamo soltanto nell'agonia.

Io ho visto persone a cui nell'agonia gli portavano la televisione per vedere le partite di calcio e quelle mi dicevano che non gli interessava più niente:"Non c'è più niente che m'interessa", ecco che crolla tutto.

A un certo momento l'unico problema è essere sicuri che Dio esiste, che la morte non è annullamento di tutto.

E dobbiamo proprio arrivare a quei punti estremi lì, abbiamo bisogno di una camera operatoria per capire qualcosa quando potremo capirlo prima con un po' d'intelligenza, ecco perché dico che è un problema d'intelligenza.

Perché Dio abita nella mente, non nei sentimenti e se noi ci lasciamo guidare dai sentimenti prendiamo le nasate.

N.: Mi pareva che questi ragionamenti a una certa età è difficile farli perché siamo troppo figli della terra....

Noi diventiamo figli della terra man mano che glia anni passano.

Il bambino capisce perfettamente questi linguaggi qui,  perfettamente.

Siamo noi che ci carichiamo delle nostre esperienze e del nostro sapere, è questo sapere nostro ci fa lontanissimi dal sapere di Dio.

Perché viviamo tutti incentrati su quello che noi abbiamo capito e conosciuto nella nostra esperienza, è quello che ci frega.

Infatti Gesù dice:"Se non ritornate bambini".

Questi vedono il volto del Padre, noi non vediamo più il volto del Padre, perché?

Noi vediamo il lavoro, l'economia. la politica, vediamo l'opera degli uomini e non vediamo più l'opera di Dio.

Invece il bambino vede tutta opera di Dio.

Abbiamo bisogno di ritornare a quella semplicità lì.

Infatti Gesù dice a Nicodemo:"Se non ritornate come bambini", bisogna rinascere dal fatto che tutto è opera di Dio e dono di Dio, bisogna tornare a questa semplicità.

O.: Noi ci troviamo di fronte a un grande rischio, quello di subire l'azione di ladri e briganti nella nostra vita.

E ci fa capire che soltanto l'intelligenza di Dio, cioè, soltanto l'avere messo Dio prima di tutto ti libera dai briganti.

O.: E questa è l'intelligenza delle pecore.

Si, perché le pecore di Dio sono quelle che hanno messo Dio prima di tutto.

Si è pecora di Dio in quanto tu hai Dio come padre, in quanto hai messo Dio prima di tutto.

O.: La forza di dire noi ai briganti viene solo dal Figlio.

Certo.

O.: La Parola di Dio la distinguiamo da quella degli uomini perché ci fa pensare a Dio.

Se un giornale mi fa pensare a Dio...

Quella è Parola di Dio certo.

La parola si caratterizza nel farti pensare a-.

Se tu ascoltando una parola, pensi a Dio, quella è una Parola di Dio che è arrivata per te ed è una proposta.

O.: Magari anche una semplice fotografia...

Qualunque cosa.

O.: E allora sono responsabile.

La Parola di Dio ti rende Dio, per te, non più ignoto.

Sarà un istante ma lo hai pensato, si è fatto pensare, da qui tu non puoi più ignorare Dio, tu Dio sai che c'è.

Adesso tu puoi trascurarlo, bestemmiarlo, fargli tutto quello che vuoi, però non puoi ignorarlo.

Dio è l'unico essere che nessuno può ignorare.



Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti ; ma le pecore non li hanno ascoltati. Gv 10 Vs 8 Riassunti Domenica/Lunedì.


- RIASSUNTI -


Argomenti: Tutto è significazione di Dio – La chiave di lettura – Prima di Gesù – Il prima di tutto – Dedicare quotidianamente il pensiero – Il tempo e l’interesse – Il tempo per Dio – Riferire ogni cosa a Dio – Togliere il Regno – Semplificare la vita – La fuga ai monti – L’impossibilità di pensare Dio – Segni e Parole – Collegare il negativo con il Positivo - Ladri e briganti di tempo e pensiero per Dio – Le proposte diverse dalla conoscenza di Dio – Il tempo che passa è Dio che viene – La funzione positiva dei ladri – La schiavitù al peccato – Il luogo di sicurezza – La tromba dell’Apocalisse – La perdita di significato – L’esperienza del niente – L’anima è bisogno d’assoluto – La trascendenza della Verità – Il superamento del nostro mondo – Doni maggiori e doni minori – La conoscenza della Verità richiede la partecipazione della creatura – Guardare dall’Infinito – La consumazione del nostro mondo nell’unità di Dio – Ricevere mercede di vita eterna – Il tutto di Dio o il niente della creazione – L’intelligenza delle pecore – L’esperienza d’assenza – I negativi sono Parole di Dio – Per dire si a Dio bisogna dire no al mondo -


 

18-19/Febbraio/1990 Casa di preghiera Fossano.